Luigi Bisignani
Caro direttore, dopo la Rai tempo di nomine anche per le Forze Armate.
E, come diceva Andreotti, l’unica guerra che i nostri generali sanno
fare è quella tra loro. La partita a risiko è già iniziata: il supercommissario Figliuolo, con i suoi 55 milioni di vaccini, vuole ora il «green pass» per diventare, a novembre, Capo di stato maggiore della difesa
al posto del generale di squadra aerea Enzo Vecciarelli, fortunatamente
in uscita dopo aver acuito una guerra senza senso tra Marina e
Aeronautica.
Se invece la battaglia dovesse vincerla il generale Pietro Serino,
Figliuolo, ormai anche lui in trans mediatica e sempre più somigliante
al generale paranoico del Dottor Stranamore di Kubrick, potrebbe
aspirare a prendere il suo posto come Capo di stato maggiore dell’esercito, oppure ambire a fare il Segretario generale della difesa, il vero Ceo delle Forze Armate.
Tuttavia, alla Segreteria della difesa sarebbe molto più naturale che approdasse l’attuale numero due, l’ammiraglio triestino Diego Giacomin;
ma si sa che, in fatto di nomine, Mario Draghi vuole fare il fenomeno,
come in Rai. Per Viale Mazzini ha scelto, sbagliando clamorosamente i
ruoli e forse anche i profili, Carlo Fuortes, impresario Pd, e Mariella
Soldi, manager televisiva in sedicesimo. Dopo le disastrose esperienze
di altri due «esterni»,
Campo Dall’Orto e Salini, la Rai aveva bisogno di scelte interne e
certo non di una Presidente che rischia di essere bocciata
clamorosamente dalla Commissione di Vigilanza e di un capo azienda che
si è cimentato in modesti, sia pur prestigiosi, enti culturali da sempre
cari alla sinistra. Comunque, sembra che almeno per la Difesa
SuperMario stia segretamente coltivando l’opzione giusta. Con una
piccola modifica a mezzo Dpcm, di contiana e funesta memoria, potrebbe
per la prima volta nella storia nominare come Capo di stato maggiore
della difesa il Comandante generale dei Carabinieri Teo Luzi,
unanimemente riconosciuto come il più autorevole ufficiale, con la «U»
maiuscola.
Il premier darebbe così un segnale importante alle Forze Armate
italiane, sempre più riconosciute, con i Carabinieri in prima fila, nel
mondo, espressione di pace e per l’Arma, finalmente, un riconoscimento
della loro padteticità con le altre Forze militari e di Polizia. Per
l’Aeronautica la partita pare invece chiusa con la promozione del
generale Luca Goretti, ben conosciuto a Washington, mentre più avanti
nel tempo per il Comandante della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana,
che ha ridato prestigio alle Fiamme Gialle, la carica più probabile
potrebbe essere quella di direttore dell’Aise al posto del silenzioso,
ma stimatissimo Gianni Caravelli. Dopo l’infausto passaggio a Palazzo
Baracchini dell’ex ministra grillina Elisabetta Trenta, ora rifugiatasi
in Italia dei Valori, l’M5s sa di aver perso il consenso del mondo
militare che aveva in gran parte votato per loro fiduciosi
nell’aspettativa, completamente disattesa, dell’«uno vale uno».
L’ultima barzelletta rifilatagli dal Movimento è il disegno di legge predisposto dalla deputata Emanuela Corda che avrebbe dovuto istituire il diritto di tutte le forze militari ad avere un’organizzazione sindacale; facoltà peraltro già avallata nel 2018 dalla Corte Costituzionale. Ma non è l’ennesima figuraccia che deve preoccupare i 55te11e quanto de) che ne deriva: una potenziale perdita di 3 milioni di voti alle prossime elezioni che contribuirà ad affossarli ulteriormente.