Archive for Luglio 15th, 2021

Draghi al carcere di Santa Maria Capua Vetere, gesto simbolico che sottolinea l’esigenza di scelte rapide

giovedì, Luglio 15th, 2021

di Massimo Franco

Ribadita l’esigenza della riforma della giustizia: una legge chiesta anche dalla Commissione europea come condizione per concedere gli aiuti del Piano per la ripresa. Segnali di boicottaggio da parte dei 5 Stelle

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La visita del premier Mario Draghi e della Guardasigilli Marta Cartabia al carcere di Santa Maria Capua Vetere ha avuto un valore altamente simbolico, dopo le violenze e le umiliazioni subite dai detenuti. Ma il segnale non si è limitato a quella pagina vergognosa. Una presenza così autorevole e inedita è servita a ribadire l’esigenza della riforma della giustizia: una legge chiesta anche dalla Commissione europea come condizione per concedere gli aiuti del Piano per la ripresa. Va dunque letta come un messaggio rivolto a quella parte della maggioranza di governo che su questo continua a porre veti e a lanciare avvertimenti: in prima fila il Movimento Cinque Stelle .

Si tratta di una questione tanto più spinosa perché fa emergere una gestione del ministero negli anni del grillino Alfonso Bonafede, che come minimo solleva qualche domanda. Il fatto che dopo la presentazione della riforma in Consiglio dei ministri, dai Cinque Stelle arrivino segnali di boicottaggio in Parlamento, pone una questione di coerenza. Ma non di Palazzo Chigi, quanto del Movimento. Prima ha avallato con i suoi ministri le modifiche al testo. Poi l’ha contestato con l’ ala giustizialista che fa capo al leader, ancora solo in pectore, Giuseppe Conte: un attacco così prevedibile da diventare stucchevole; oltre tutto con la minaccia velata di un’astensione sulla riforma.

Non si capisce dove possa portare una strategia del genere, se non a una spaccatura ulteriore del M5S: magari con la speranza inconfessabile di una crisi di governo in pieno agosto. Ma usare le norme controverse di Bonafede come totem per ritrovare un simulacro di unità del Movimento è un’operazione spregiudicata quanto miope. Mostra solo la regressione della forza di maggioranza relativa, orfana della presidenza del Consiglio e incapace di ritrovare lucidità politica. La prima conseguenza è di incrinare il rapporto col Pd, che sulla giustizia ha abbracciato la linea del premier.

Con Lega e FI, il partito di Enrico Letta chiede che si faccia presto: non si dovrebbe andare oltre il 23 luglio. M5S e FdI, che però è all’opposizione, chiedono invece tempi più lunghi. Matteo Salvini rivendica la «totale condivisione» dell’agenda Draghi. E avverte:«Chiunque si metterà di traverso sulle riforme, che sia Conte, Grillo o qualche corrente del Pd, avrà nella Lega un avversario». L’insistenza con la quale Salvini rivendica la sintonia con Draghi sa un po’ di forzatura. Vela tra l’altro una scelta referendaria sulla giustizia che può confliggere con il percorso della riforma Cartabia.

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Green pass, ecco la «via italiana»: uso ampio, ma non alla francese

giovedì, Luglio 15th, 2021

di Adriana Logroscino

Roma – «Una via italiana all’uso ampio del green pass». Cioè «esteso» sì, «per incentivare le vaccinazioni», ma non così esteso come in Francia. La formula di mediazione tenta di pronunciarla la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini. Su di lei convergono, abitualmente, le richieste e le pressioni dei presidenti di Regione. Che, sul tema del green pass obbligatorio per accedere a molte differenti attività, anche ristoranti e bar, hanno posizioni differenti, piuttosto in linea con l’area politica di riferimento. Allarmatissimi, poi, sono i rappresentanti dei pubblici esercizi, chef e ristoratori, le categorie che dovrebbero rientrare tra le attività aperte solo ai vaccinati: controlli impossibili e fuga di clienti, i loro timori.

Tuttavia una misura che provi a tenere insieme ripresa della socialità (e dell’economia) e contenimento del contagio, non sembra più rinviabile. La curva dei contagi ieri ha fatto registrare un’impennata: 2.153 nuovi casi, ben 619 in più di due giorni fa (1.534) e addirittura il doppio di sette giorni fa (1.010). Per ritrovare un dato così alto, bisogna tornare al 9 giugno. Certo, si eseguono moltissimi tamponi: 210.600, 18 mila in più del giorno prima. Ma è comunque il tasso di positività, che passa dallo 0,8 all’1%, a togliere ogni dubbio.

I contagi

I sottosegretari alla Salute, Pierpaolo Sileri e Andrea Costa hanno due ricette differenti per provare a correggere la rotta del contagio. «Facciamo subito come la Francia — sostiene Sileri riferendosi al pass obbligatorio anche per entrare nei ristoranti o per viaggiare a bordo di treni e mezzi pubblici —: il green pass non è un mezzo indiretto per imporre l’obbligo vaccinale, bensì un modo per evitare le restrizioni. Con venti-trentamila contagi giornalieri non si chiude più ma si richiede il pass anche per circostanze di vita quotidiana».

Costa, invece, preoccupato «più dai no vax che dalla variante Delta», non crede nell’opportunità di imporre il pass per andare fuori a cena: «Misura eccessiva e onerosa per le famiglie costrette a pagare il tampone per andare a mangiare una pizza». Il ministro Speranza snocciola i numeri di immunizzazioni e di green pass scaricati (28 milioni) e ribadisce: «L’unica via per uscire dalla pandemia sono i vaccini». Gelmini porta una ulteriore sfumatura dall’interno del governo: «Non inseguiamo modelli stranieri, troviamo una via italiana all’utilizzo ampio del green pass per incentivare le vaccinazioni».

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