Archive for Luglio 26th, 2021

Tra Conte e il premier Draghi c’è un telefono «rosso»: e la trattativa decolla

lunedì, Luglio 26th, 2021

di Tommaso Labate

ROMA «Mario Draghi non ha alcuna colpa. La piega che ha preso finora la questione della riforma della giustizia non possiamo certo imputarla a lui. E questo è un aspetto della faccenda di cui dobbiamo tenere conto».

Quali saranno gli effetti nel medio e nel lungo periodo, ecco, questo lo si capirà col tempo. Ma nel breve periodo, e questo lo si percepirà con nettezza a partire da domani, l’evoluzione dei rapporti tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, che c’è stata nelle ultime quarantotto ore al riparo da orecchie e sguardi indiscreti, è destinata a lasciare il segno.

Nel lungo fine settimana i due si sono sentiti più volte. L’unica telefonata la cui eco ha raggiunto l’esterno è quella di giovedì pomeriggio, poco prima che il Consiglio dei ministri autorizzasse la fiducia sulla riforma firmata dalla ministra Marta Cartabia e inserita dall’Europa tra le condizioni per finanziare il Piano nazionale di ripresa e resilienza con i soldi del Recovery plan. Poi, nella giornata di venerdì, a seguito delle dichiarazioni incendiarie di Fabiana Dadone sulla possibile uscita dal governo della delegazione M5S, il presidente del Consiglio e il suo predecessore si sono sentiti ancora. Una chiacchierata distensiva, in cui il leader in pectore del Movimento ha sminato il sentiero dalle minacce di resa dei conti, che infatti ha portato la ministra delle Politiche giovanili a correggere il tiro rispetto alla dichiarazione messa a verbale su RaiTre.

Sabato c’è stato un altro contatto. Non è dato sapere chi dei due abbia cercato l’altro; ma ieri mattina, parlandone con le persone più fidate, Conte si è abbandonato a un giudizio sul suo successore che ha sorpreso non poco i suoi interlocutori. «Draghi non ha alcuna colpa», ha risposto a quelli che gli chiedevano se l’accelerazione di un pezzo dei M5S verso la crisi di governo sulla giustizia avesse il suo sigillo. «La piega che ha preso finora la questione della riforma della giustizia non possiamo certo imputarla a lui. Semmai sono altri pezzi della maggioranza, dalla Lega a Italia viva passando per Forza Italia, che vogliono dare un colpo di spugna sulla prescrizione forse anche per metterci in difficoltà», ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio. Che ha rimarcato a più riprese, anche per garantire l’ala governista guidata da Luigi Di Maio, che sarà impossibile non tener conto della parte in commedia del premier, considerato da Conte una colomba e non certo un falco, nell’evolversi della vicenda in Parlamento.

L’avvocato sa perfettamente che un pezzo significativo del gruppo parlamentare pentastellato, sul tema della durata dei processi, sarebbe pronto a spingersi oltre le colonne d’Ercole della crisi. E questo aspetto l’avrebbe sottolineato anche nel confronto con Draghi, che a sua volta avrebbe mostrato di aver colto la delicatezza della questione. «Vedi», è stata l’annotazione di Conte, i due negli ultimi tempi sono passati dal “lei” al “tu”, «non possiamo permettere che ci sia anche un solo processo di mafia che salta a causa della riforma». L’argomentazione, figlia dell’allarme di alcuni pezzi importanti della galassia della magistratura, a cominciare dal consigliere del Csm Giuseppe Cascini, ha un punto di caduta che per il Movimento è imprescindibile: per dare il via libera alla riforma, sono necessari degli accorgimenti tecnici che rendano evidente che sui processi, a cominciare da quelli di mafia, non ci sarà alcun colpo di spugna.

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Così ostili in nome del popolo (disprezzando le persone reali)

lunedì, Luglio 26th, 2021

di Angelo Panebianco

Le posizioni dei 5 Stelle sui procedimenti giudiziari e della destra sull’immunizzazione: al fondo un’identica avversione per le condizioni che consentono a una società di essere libera

Apparentemente non hanno nulla in comune la volontà dei 5 Stelle, affiancati da certi settori della magistratura, di difendere l’imprescrittibilità dei procedimenti giudiziari e la campagna della destra contro l’obbligatorietà dei vaccini. Eppure, al fondo, si scopre un’identica ostilità per le condizioni che consentono a una società di essere libera, un’identica incomprensione di come si possa alimentare un regime di libertà. Non è solo colpa dei politici suddetti, sia chiaro. È, indubbiamente, un effetto del meccanismo democratico: quei politici rappresentano (al peggio o al meglio, giudicate voi) settori della società che nutrono la stessa ostilità e la stessa incomprensione.

A un primo sguardo, fra la visione forcaiola della giustizia («vale la presunzione di colpevolezza e pertanto un imputato può benissimo rimanere tale a vita») e la visione pseudo-libertaria («sui vaccini fate un po’ come ve pare») non c’è punto di contatto. Se l’ideale di società della prima sembra corrispondere a un immenso carcere nel quale condannati e detenuti in attesa di giudizio stiano tutti insieme ammassati e con l’obbligo del silenzio, l’ideale di società dei secondi sembra quello di una grande stanza affollata da gente che strepita e si lancia addosso uova, ortaggi e qualunque cosa a disposizione. Il problema è che tanto il primo quanto il secondo ideale non hanno nulla a che spartire con una società libera.

Detto in modo più realistico, si può sostenere che, anche se una società autenticamente libera non è mai esistita (e forse non esisterà mai), le due suddette visioni fanno a pugni con i tentativi — più o meno riusciti in giro per il mondo occidentale — di creare o mantenere condizioni che per lo meno si avvicinino a quelle di una società libera.

Partiamo dai campioni della «libertà dal vaccino». Persino loro dovrebbero essere in grado di capire che la libertà dell’uno finisce dove comincia la libertà dell’altro. Dovrebbero capire che le persone che non si vaccinano mettono a rischio altre persone. O dobbiamo aspettarci che, per coerenza, propongano anche di eliminare l’obbligo (liberticida?) di assicurare i veicoli in circolazione? E dunque perché tanto accanimento sui vaccini? La risposta probabilmente è che costoro hanno individuato un interessante bacino elettorale in quella parte — purtroppo, a quanto pare, piuttosto estesa — di nostri concittadini che si è bevuta l’una o l’altra delle teorie del complotto circolanti, persone che, non sapendone nulla, non avendo nessuna preparazione che li metta al riparo dalle bufale raccattate in rete, disprezzano gli scienziati, pensano che la scienza, come l’informazione, sia al servizio delle multinazionali, della Cia, dell’Uomo Nero. Le recenti manifestazioni di piazza dei più esagitati fra loro sono, temo, solo la punta dell’iceberg. Chi li corteggia e li vezzeggia contribuisce a indebolire le condizioni su cui si regge una società libera (o ciò che vi si avvicina). Teorie del complotto, rifiuto della scienza, se si diffondono, finiscono per inceppare i meccanismi di una tale società, la quale vive di delicati equilibri, e, nello specifico, di fiducia nella competenza di chi ne sa più di noi e della necessità di raccordare sapienza e rappresentanza democratica. La scienza è fallibile? Certo che lo è. Per definizione. Ma l’alternativa alla scienza fallibile è solo l’ignoranza, la superstizione. Anche il più addestrato dei piloti può commettere un errore ma persino il no vax preferisce che a guidare l’aereo su cui vola sia un pilota addestrato piuttosto che un avvocato, un sarto o un medico che non abbiano mai visto prima i comandi di un aereo. In una società libera non si rifiuta a priori la competenza. Si accetta che sia la politica rappresentativa, ascoltati i competenti, a trovare la sintesi migliore che tuteli la libertà (e in questo caso anche la salute) dei cittadini.

Anche i campioni della presunzione di colpevolezza per chiunque risulti indagato o imputato (l’imprescrittibilità ne è una conseguenza) hanno in uggia la libertà e gli equilibri su cui si regge. In una società libera la giustizia deve contemperare l’esigenza di tutelare le vittime e di salvaguardare i diritti degli accusati. Habeas corpus, presunzione di non colpevolezza, limiti temporali alla durata dei procedimenti giudiziari e altri istituti collegati, sono stati costruiti nel tempo per salvaguardare quei diritti. I suddetti campioni, se volessero davvero, come ipocritamente affermano, tutelare le vittime, non dovrebbero calpestare i diritti di indagati e accusati. Dovrebbero chiedere processi rapidi (ossia il contrario di ciò che accade in Italia). Perché è proprio la lunghezza dei procedimenti giudiziari ciò che impedisce di rispettare i diritti delle vittime.

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Letta: «Ora sui vaccini serve un patto di maggioranza: tutti i candidati siano immunizzati»

lunedì, Luglio 26th, 2021

di Monica Guerzoni

Il segretario pd Letta: Salvini ha fatto un passo, il partito lo segua. Tutte le forze sostengano le misure del governo senza ambiguità

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Enrico Letta insieme alla candidata alla presidenza della Regione, Calabria Amalia Bruni

«Ci vuole un patto di maggioranza sul tema dei no vax».

Tutti con Draghi, contro chi rifiuta il vaccino?

«Il dna di questo governo è dato da tre cose. La prima – per il segretario Enrico Letta, reduce dal lancio della piattaforma digitale delle Agorà democratiche del Pd – è la scrittura del Pnrr. Poi le riforme funzionali ai fondi europei, giustizia, fisco, e semplificazioni. Ma la questione numero uno è la campagna vaccinale per uscire dalla pandemia e tornare alla normalità».

A che punto è la missione di Draghi?

«Il governo e la maggioranza stanno lavorando bene sul Pnrr e sui nodi delle riforme, ma l’elemento costitutivo della maggioranza è la messa in sicurezza dell’Italia attraverso vaccinazioni, riaperture e green pass. Anche Figliuolo ha lavorato molto bene per la campagna, ma ora la variante Delta e la sfida no vax alzano il livello della difficoltà».

E se la Lega non ci sta?

«Vaccinandosi Salvini ha fatto un passo in avanti. Sui social, dove è stato pesantemente criticato, si è visto quanto gli è costato da parte del suo mondo, quindi il mio giudizio è positivo».

Ma Salvini contende a Meloni milioni di voti di dubbiosi o contrari e difende chi scende in piazza contro il green pass. Si può fare campagna elettorale sulla vita delle persone?

«Non voglio giocarla sulla polemica nei confronti della Lega, ma ho sentito le dichiarazioni responsabili di Di Maio, Berlusconi e Tajani e ritengo importante riaffermare un chiaro patto di maggioranza a partire dal tema vaccini. Le prossime settimane saranno complesse, il mare sarà in tempesta, la nave ballerà».

Sta dicendo che il governo rischia, perché Lega o M5S possono strappare?

«Sto dicendo che la variante Delta corre, la stanchezza della popolazione dopo un anno sfiancante è comprensibile. È necessario un patto di chiara corresponsabilità, per sostenere le misure del governo e lo sforzo di farle passare nell’opinione pubblica, senza distinguo e senza ambiguità».

Una sfida a Salvini?

«Noi lanciamo la sfida a tutti. Chiediamo che tutti i candidati alle amministrative abbiano ottemperato agli obblighi vaccinali, come fa il Pd. È un messaggio forte, che tutti dovrebbero sottoscrivere. Sindaci e presidenti di regione siano i primi a dare l’esempio. In questi giorni ho battuto la Calabria da Nord a Sud con la nostra candidata presidente Amalia Bruni, che rappresenta nella sua terra il modello che Draghi ha portato a livello nazionale».

Bruni come Draghi?

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Incendi in Sardegna, Solinas: “Quota Pnrr sia destinata alla riforestazione” | Canadair anche da Francia e Grecia

lunedì, Luglio 26th, 2021
Canadair in azione per spegnere i roghi in Sardegna

“Quello a cui stiamo assistendo è un dramma di proporzioni enormi: ettari ed ettari andati in fumo, secoli di storia ambientale e paesaggistica cancellati”. Così il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, commenta i roghi che hanno colpito la provincia di Oristano. “Chiederò a Draghi che una quota del Pnrr sia subito destinato a un grande progetto di riforestazione che rimargini queste terribili ferite”, aggiunge.

“Ancora non è possibile fare una stima esatta dei danni”, aggiunge Solinas a “La Stampa”. Finora 1.500 persone sono state sfollate e oltre 20mila ettari di territorio sono svaniti tra le fiamme. Per domare i roghi sono in campo dieci squadre a terra dei vigili del fuoco, supportate da 5 canadair, oltre a due velivoli inviati dalla Francia e altrettanti dalla Grecia.

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