Archive for Luglio, 2021

Giuseppe Conte ed Enrico Letta, il patto “segreto” per Roma e lo sfregio a Virginia Raggi

mercoledì, Luglio 21st, 2021

Giuseppe Conte ed Enrico Letta avrebbero stretto un patto non scritto per aiutarsi a vicenda. Ai danni dell’attuale sindaca di Roma, la grillina Virginia Raggi. Stando a un retroscena del Giornale, infatti, l’ex premier ambirebbe al seggio occupato adesso da Roberto Gualtieri nella Capitale, lo storico Roma 1, da sempre roccaforte del Pd. Ecco perché al leader in pectore del M5s converrebbe che venisse eletto a sindaco proprio il suo ex ministro dell’Economia. Così, il seggio rimarrebbe vuoto e le porte per Conte si spalancherebbero
Cosa c’entra Letta in tutto questo? Anche il segretario dem, come riporta il quotidiano di Augusto Minzolini, è alle prese con le elezioni suppletive nel collegio di Siena-Arezzo. E lì necessita di tutto l’appoggio possibile, pure da parte dei grillini, in modo da prevenire eventuali sorprese renziane. Ecco perché si sarebbe arrivati a delineare una strategia che vede proprio la corsa al Campidoglio come uno dei passaggi chiave della futura alleanza tra Pd e Movimento. Senza dimenticare che per il leader dei dem la partita del sindaco di Roma rischia di essere decisiva anche per la tenuta della sua segreteria.

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Voghera, l’assessore leghista Massimo Adriatici spara a un 39enne durante una lite e lo uccide

mercoledì, Luglio 21st, 2021

di Eleonora Lanzetti

Voghera, l'assessore leghista Massimo Adriatici spara a un 39enne durante una lite e lo uccide

Massimo Adriatici, avvocato e assessore alla Sicurezza del Comune di Voghera (Pavia), ha sparato, nella tarda serata di martedì 20 luglio, un colpo di pistola contro un uomo di 39 anni, Youns El Bossettaoui. L’uomo, di origini marocchine, è morto. Lo sparo è partito intorno alle 23 davanti al bar La Versa di piazza Meardi. Secondo le prime ricostruzioni, effettuate dai carabinieri, sembra che poco prima ci sia stata una violenta discussione tra Adriatici e la sua vittima (tutto ciò che sappiamo finora sulle indagini in questo articolo). L’assessore era stato il promotore di un’ordinanza anti-alcool, emanata lo scorso 19 luglio, che era entrata in vigore proprio nella notte. «Aveva smesso di fare il poliziotto qui in città ma di fatto lo faceva ancora», hanno raccontato alcuni residenti.

Massimo Adriatici (Photo Masi)
Massimo Adriatici (Photo Masi)

Adriatici è stato interrogato fino alle 7 di mercoledì mattina. Ha spiegato che il colpo che ha raggiunto all’addome il 39enne sarebbe partito a seguito di una caduta, perché era stato spinto a terra dalla vittima. Adriatici avrebbe chiamato la polizia per far arrivare una pattuglia in piazza Meardi, perché l’uomo avrebbe infastidito i frequentatori di un bar. Quest’ultimo lo avrebbe sentito mentre faceva la telefonata e gli si sarebbe avvicinato: di lì sarebbe cominciata una lite, degenerata poi in una colluttazione. Una persona che era presente avrebbe visto il 39enne lanciare una bottiglia contro l’assessore. «Sentendo la mia telefonata mi ha spinto facendomi cadere. Il colpo di pistola mi è partito cadendo», avrebbe detto Adriatici agli inquirenti. La sua pistola, calibro 22, sarebbe regolarmente detenuta.

La vittima è stata soccorsa dai sanitari del 118. Le sue condizioni sono apparse da subito molto serie. L’uomo è deceduto poco dopo l’arrivo in ospedale. L’assessore vogherese si trova ora agli arresti domiciliari, dove resterà almeno fino all’udienza di convalida dell’arresto, che si potrebbe tenere tra giovedì e venerdì. In un primo momento l’arresto da parte dei carabinieri, con l’ok del pm Roberto Valli, è stato effettuato per omicidio volontario con misura dei domiciliari. L’imputazione poi è stata cambiata in «eccesso colposo in legittima difesa», che prevede le pene dell’omicidio colposo, dopo che sono stati sentiti testimoni. Il pm però non ha deciso per la liberazione, malgrado il cambio di imputazione, e nelle prossime ore manderà la richiesta al gip che dovrà valutare se e quale misura cautelare chiedere per Adriatici.

Chi è Adriatici

Originario di Voghera, ex poliziotto, assessore da ottobre del 2020, militante della Lega, Adriatici è titolare di uno studio di avvocatura molto noto e risulta «docente di diritto penale e procedura penale presso Scuola allievi agenti Polizia di Stato Alessandria» ed «ex docente dell’Università del Piemonte Orientale».

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Giustizia, barricate M5s sulla riforma. Pioggia di emendamenti per bloccare la Cartabia

mercoledì, Luglio 21st, 2021

Sulla riforma della giustizia il M5s vuole la trattativa, ma fa capire che è pronto anche allo scontro, se serve. Con 917 emendamenti presentati in commissione Giustizia alla Camera, la maggior parte dei quali dedicati alla prescrizione, il messaggio lanciato alla Guardasigilli, Marta Cartabia, ma soprattutto al premier, Mario Draghi, è inequivocabile.

Nonostante le rassicurazioni del leader in pectore, Giuseppe Conte, che lunedì mattina a Palazzo Chigi aveva garantito «il contributo e l’atteggiamento positivo» del suo gruppo nel colloquio con il suo successore. II «cavillo», spiegano in ambienti pentastellati, sta nel prosieguo della frase pronunciata dal futuro presidente pentastellato: «Saremo molto vigili nello scongiurare che si creino soglie di impunità».

Il nodo è tutto lì. Perché, ribadisce l’ex avvocato del popolo dopo la valanga di emendamenti depositati dai Cinquestelle, «il nostro obiettivo offrire una risposta che sia efficace, equa e nell’interesse dei cittadini». A dar manforte alle argomentazioni del M5s arrivano le critiche di pesi massimi della magistratum italiana, come il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, che non è convinto dalla «improcedibilità», perché «non corrisponde alle esigenze di giustizia» e «riguarda tutti i processi», compresi quelli per «reati gravissimi», come mafia, terrorismo e corruzione, con «conseguenze molto gravi nel contrasto alle mafie, al terrorismo e alle altre illegalità». Non è il solo a nutrire dubbi, visto che in audizione davanti alla commissione Giustizia della Camera pure il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, spiega che a suo modo di vedere la riforma va cambiata.

Tutti tasselli di uno stesso mosaico, che giorno dopo giorno mostra l’immagine di un percorso parlamentare molto meno rapido di quanto spera il governo. Anche perché gli emendamenti totali sono 1.631, anche per mano degli ex M5s oggi nel gruppo di L’Alternativa c’è, che ne depositano ben 403, mentre Forza Italia 120. Sono 65 anche quelli di Italia viva, mentre FdI ne ha 39, il Pd 21, Radicali-PiùEuropa 19, la Lega 12, Liberi e uguali 7, venti dal gruppo Misto, 5 da Noi con l’Italia-Rinascimento Adc e 3 da FacciamoEco. I rffiettori, però, restano puntati sui 5 Stelle.

Mentre la ministra Cartabia, da Napoli, continua a difendere i principi della sua riforma: «Le forze politiche spingono in direzioni diametralmente opposte, ma deve essere fatta perché lo status quo non può rimanere tale». Il concetto è semplice: «Ogni processo che non arriva a sentenza definitiva è una sconfitta», ma soprattutto sul Pnrr «siamo di fronte a un’occasione unica, non perdiamo il treno del Recovery che sta passando, non facciamoci intrappolare in quello che è accaduto da decenni sulla giustizia italiana, per cui il punto di vista dei procuratori diverso da quello degli organi giudicanti, dell’avvocatura diverso dalla Corte d’Appello, che hanno imprigionato tune le riforme della giustizia in forze centrifughe che paralizzano».

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Nuova ondata di caldo africano, nel weekend afa e temperature bollenti

mercoledì, Luglio 21st, 2021

Italia assediata dal caldo. Nei prossimi giorni l’anticiclone africano tornerà a pompare aria bollente dal deserto del Sahara verso il Mediterraneo e l’Europa. Questo non farà altro che far salire le temperature su gran parte delle regioni. Il sito ilmeteoit segnala che i valori massimi potranno toccare i 40 gradi, come in Sardegna. Inizierà a fare molto caldo anche sul resto d’Italia, specie al Centro-Nord con valori diurni fino a 34-35 gradi a Roma, Firenze, Mantova, Pavia, Rovigo, Bologna e fino a 32-34 su molte città del Veneto, della Toscana, del Piemonte, della Campania. Oltre al caldo poi si dovrà fare i conti anche con l’afa che giorno dopo giorno aumenterà il disagio fisico a causa dell’aumento dell’umidità negli strati più bassi dell’atmosfera.

«La circolazione ciclonica responsabile dell’instabilità osservata in questi ultimi giorni – avvertono i meteorologi – si sta allontanando verso la penisola balcanica, consentendo un generale miglioramento della situazione con solo qualche residua precipitazioni all’estremo Sud. In gran parte del nostro Paese osserveremo condizioni meteorologiche improntate prevalentemente al tempo soleggiato e caldo, con temperature che torneranno a risalire verso valori più in linea con la norma anche sulle regioni meridionali e quelle centrali adriatiche». Qualche pioggia, invece, interesserà le regioni settentrionali. Sarà probabile lo sviluppo di qualche isolato temporale di calore.

Negli ultimi giorni della settimana il promontorio anticiclonico nord africano, che nel frattempo resterà posizionato sull’Europa occidentale, punterà più decisamente verso l’Italia dando vita alla terza ondata di caldo di questa stagione, probabilmente destinata ad accompagnarci fino alla metà della prossima settimana. Gli effetti si faranno sentire con più decisione al Centro-Sud e in Emilia Romagna, dove si toccheranno punte dai 36 ai 40 gradi.

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Cts, altro che trasparenza. Nei verbali la verità sul vaccino AstraZeneca

mercoledì, Luglio 21st, 2021

Dario Martini

Non è un mistero che la fiducia nel vaccino AstraZeneca sia bassa. Il motivo? I continui cambi di rotta del governo. Ripensamenti continui sempre supportati dagli autorevoli consigli degli undici componenti del Comitato tecnico scientifico. Dagli ultimi verbali desecretati, però, scopriamo che questi pareri, più che una logica scientifica, seguono spesso quella politica. Le pressioni sono forti. Gli esperti, sempre rigorosamente collegati in teleconferenza, sono costretti a fare salti mortali per coprire le falle della campagna vaccinale. Il problema maggiore? L’insufficienza di fiale anti-Covid. Siamo ai primi di maggio. In quei giorni AstraZeneca è raccomandato a chi ha più di 60 anni (prima di aprile era riservato a chi ne aveva meno di 65).

Nella seduta del 5 maggio, il Cts tranquillizza il governo sul pericolo trombosi. «I soggetti che hanno ricevuto la prima dose di questo vaccino senza sviluppare questa tipologia di eventi – scrivono gli scienziati – non presentano controindicazioni per una seconda somministrazione del medesimo tipo di vaccino». Poi, però, mette le mani avanti: «Questa posizione potrà essere eventualmente rivista qualora dovessero emergere evidenze diverse». Dill a45 giorni, infatti, il parere verrà completamente capovolto, con l’introduzione della vaccinazione eterologa. Ovvero, tutti coloro che hanno fatto una prima dose AstraZeneca avranno come richiamo un siero a mRna (Pfizer e Moderna).

Ma torniamo ai verbali di maggio. I veri problemi arrivano il 7 maggio. In quella seduta, il Cts è costretto a rispondere ad una richiesta del ministero della Salute. Speranza vuole sapere se può somministrare AtraZeneca anche alla fascia d’età 50-59 anni. Per quale motivo? Si limita a un vago riferimento all’«attuale situazione epidemiologica nel Paese» e all’«evoluzione della campagna vaccinale». Gli scienziati capitanati dal professo Franco Locatelli per il momento tengono il punto. Ricordano al ministro i casi di trombosi nella popolazione più giovane. Riportano il parere dell’Ema del 23 aprile che ha portato a raccomandare i vaccini adenovirali a chi ha più di 60 anni.

Poi, però, il Cts prende tempo. E chiede ulteriori informazioni a ministero e struttura commissariale. Vuole sapere quanti vaccini Pfizer e Moderna saranno consegnati tra maggio e giugno. Ma anche quante persone tra 50 e 59 anni sono state vaccinate fino a quel momento, sia con prima che con seconda dose. Il Comitato ha bisogno di acquisire informazioni anche sulle trombosi avvenute in Francia, dal momento che b. AstraZeneca è autorizzato da 55 anni in su. Il parere definitivo assicurano gli scienziati – sarà rilasciato il 10 maggio. I dati arrivati tre giorni dopo, però, non sono sufficienti.

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Sparatoria nel discopub sulla spiaggia a Taranto: dieci feriti, uno è grave

mercoledì, Luglio 21st, 2021

TARANTO. Dieci giovani sono rimasti ferite, uno in modo grave, ricoverato in prognosi riservata, nel corso di una sparatoria avvenuta prima delle 2 di questa notte nel discopub Yachting di San Vito, alla periferia di Taranto. Nel locale era in corso una serata organizzata da studenti universitari, con la presenza di oltre 300 persone.

Secondo una prima ricostruzione, al culmine di una rissa scaturita dal litigio tra due gruppi di giovani – uno di Grottaglie e l’altro del quartiere Tamburi – un ragazzo avrebbe impugnato una pistola calibro 9 cominciando a sparare e colpendo quattro ragazze e sei ragazzi tra i 20 e i 28 anni. Le condizioni delle 9 persone, esclusa la più grave, sono meno preoccupanti, anche se qualcuno è stato sottoposto a intervento chirurgico per l’estrazione dei proiettili.

LA STAMPA

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Boom di contagi Covid a Roma, nuovi casi quintuplicati dalla finale degli Europei

mercoledì, Luglio 21st, 2021

Oggi la capitale supera quota 500 (557 per l’esattezza i contagi registrati nelle ultime 24 ore) mentre l’11 luglio i nuovi contagiati erano 122

Boom di contagi Covid a Roma, nuovi casi quintuplicati dalla finale degli Europei

I nuovi casi di Covid si sono quasi quintuplicati nella Capitale rispetto all’11 luglio scorso, giorno della finale degli Europei di calcio. Oggi Roma supera quota 500 (557 per l’esattezza i contagi registrati nelle ultime 24 ore) mentre l’11 luglio i nuovi contagiati erano 122. Stesso andamento per i contagi registrati nella Regione Lazio che oggi sono 681 nuovi positivi (su quasi 33mila test) a fronte di 164 registrati l’11 luglio (su circa 20mila test). «Stiamo pagando il cosiddetto “effetto Gravina” ma senza complicazioni negli ospedali – ha detto stamattina l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato – I casi sono ancora destinati ad aumentare per l’effetto del calo di tensione in occasione dei festeggiamenti per gli Europei, che durerà ancora alcuni giorni». 

LA STAMPA

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Quelle piccole bandiere piantate in giro dai partiti

mercoledì, Luglio 21st, 2021

di Antonio Polito

Per quante tempeste le forze politiche provino a sollevare, ora non hanno vento nelle vele; ma con il tempo queste tattiche potrebbero produrre danni seri

Che cosa può spingere un segretario di partito come Salvini a indicare per quali fasce di età è adatto il vaccino, concludendo che agli under 40 «non serve»? Che cosa può indurre un ex premier come Conte a paventare la morte del processo per il crollo del Ponte Morandi se venisse modificata una legge del suo governo, quando quel processo non c’entra niente perché i fatti sono precedenti?

Diciamoci la verità: in questa inquietante estate, a metà del guado tra il Covid di ieri e quello di domani, i partiti non stanno dando uno spettacolo di serietà. E questo avviene innanzitutto perché pretendono troppo da se stessi. Immaginano di poter — o di dover — svolgere una funzione etica, un ruolo di guida morale delle persone e del Paese. Per questo sollecitano costantemente l’indignazione a basso costo, evocano valori supremi come la Libertà e la Giustizia per piccole battaglie di piccolo cabotaggio, si arrogano competenze che non hanno. È un antico vizio italiano; di un Paese che, forse per la sua eredità storica di inventore del totalitarismo nel Novecento, ètotus politicus, in cui cioè la politica ha troppo peso, s’impiccia di tutto, e presume di poter raddrizzare con la forza delle ideologie il legno storto dell’umanità. Ma così facendo i partiti finiscono per collezionare brutte figure, implicitamente rivelando essi stessi la loro scarsa rilevanza.

Hanno infatti voglia a piantare bandierine: il fronte della battaglia si sposta di continuo travolgendole, e il governo procede sulla sua strada con un’agenda che è quasi obbligata, oltre che sensata. Anzi, alzando in parallelo una bandierina di destra e una di sinistra rendono perfino più facile per Draghi fare lo slalom, senza scontentare nessuno, e puntare così al traguardo sia del «green pass» sia della «riforma Cartabia».

È una strana situazione: Calvino l’avrebbe chiamata la «grande bonaccia delle Antille». Per quante tempeste i partiti provino a sollevare, non hanno vento nelle vele; e la nave del governo appare stabile perché senza alternative, e perché nessuno dei politici che lo sostengono ha il benché minimo interesse ad affondarla per dover poi nuotare da solo in mare aperto, affrontando le elezioni.

Però, allo stesso tempo, non è una buona situazione. E non solo perché la goccia scava la roccia e a furia di creare tensioni e diversivi il governo può essere rallentato se non fermato, o piano piano svuotato della carica riformista di cui l’Italia avrà tra breve molto bisogno per riaprire le scuole e non far chiudere le fabbriche. Questa fibrillazione è negativa anche perché conferma e rafforza un serio dubbio sulla credibilità di entrambe le coalizioni politiche. Viene da chiedersi (qualcuno all’estero già se lo chiede): sarebbero capaci, sarebbero pronte per governare, il giorno che l’attuale stato di eccezione finirà? Perché se si comportano così mentre c’è ancora il governo Draghi, se per marcare il loro territorio arrivano a smentire o mettere in ombra il lavoro dei loro stessi ministri, che faranno il giorno che si riprendessero il controllo del potere (e delle nomine)? Basta del resto vedere quello che sta accadendo al disegno di legge Zan: sull’unica questione per la quale il governo è estraneo e neutrale, scontro, caos e quasi certo rinvio.

Ma il piano di Recovery non si può rinviare, gli investimenti arrivano fino al 2026. Il timore di quello che potrebbe accadere da qui ad allora se si tornasse alla politica di prima deve essere una delle ragioni per cui le scommesse su Draghi al Quirinale sono in calo: meglio tenerselo dove sta.

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Delaware, le società «calamita» che fanno sparire decine di aziende italiane

mercoledì, Luglio 21st, 2021

di Milena Gabanelli e Mario Gerevini

La prima volta ci fai appena caso: una sconosciuta azienda italiana scompare, incorporata da una finanziaria del Delaware. Poi le operazioni aumentano, progressivamente. Ci segniamo date e nomi per due anni, fino a pochi giorni fa. Dal Piemonte alla Sicilia decine di società vengono prelevate con tutto il patrimonio (spesso sono solo debiti) fondendosi in sconosciute holding del piccolo e blindato stato americano, tutte Limited liability company (Llc) che godono di benefici fiscali. La regia tecnica di molte fusioni riconduce a un ufficio romano ai Parioli. Alcuni esempi tra i tanti.

L’insegnante e la sarta

Napoli: un irrintracciabile insegnante, Antonio Passaretti, è alla guida del gruppo Copetrol che nel 2018 commercia formaggi, nel 2019 si converte improvvisamente al trading petrolifero e nel 2020, con il fatturato esploso da 0 a 44 milioni senza spiegazioni in bilancio, chiude i battenti e trasloca nel Delaware. Nel frattempo aveva assorbito aziende di gas e chimica, una intestata a un certo Alberto Scarrone, falso avvocato che da tempo imperversa a Imperia.  Rovigo: una società petrolifera con decine di milioni di fatturato, l’Atlantica Energia, prima di trasferirsi aveva ufficialmente sede allo stesso domicilio di un Bed & Breakfast in campagna, ma la titolare del B&B non ne sapeva nulla.  Milano: la  fusione dell’italiana Event Better (organizzazione di eventi) con la Phoenix del Delaware è stata chiusa pochi giorni fa. «Strategia internazionale – ci spiega la commercialista Mafalda Poli che l’ha organizzata insieme al consulente svizzero Giulio Maione – gli investitori americani erano molto interessati a Event Better». Posseduta fino a dicembre 2020 da un enologo veronese, Event Better ha realizzato un giro d’affari di 6 mila euro in tre anni. E gli investitori americani? Titolare della Phoenix è una sarta di Settimo Milanese, secondo le carte recuperate in Delaware. Patrizia Lucantoni al telefono del suo piccolo negozio conferma:  «Sì sono io, mi hanno offerto 300 euro per firmare, avevo bisogno di soldi ma non me li hanno ancora dati». Prestanome, dunque.

Tra i campi di mais del Delaware

La traccia di queste e molte altre operazioni simili è in annunci affogati tra le pagine della Gazzetta Ufficiale: «Fusioni transfrontaliere» è la definizione tecnica. Ovunque si realizzino, deve esserne dato preavviso in Gazzetta nell’interesse dei creditori, fisco compreso. Infatti nei casi estremi le società potrebbero essere fatte sparire a un passo dal crac o essere scatole vuote caricate strumentalmente di debiti prima di emigrare o un mezzo per commettere frodi e reati fiscali. Ma se spariscono un attimo prima del dissesto, i creditori che cosa se ne fanno della Gazzetta Ufficiale?  Un file (6992210) del registro imprese del Delaware ci dà alcune chiavi e indica un nome: Zafinvest llc. Buona parte delle imprese italiane sono state incorporate da questa finanziaria e da una sua «sorella», Wall System llc,  domiciliate presso una società di servizi amministrativi, la Harvard Business Service che sta in mezzo ai campi di mais della Coastal Highway.

Qui vengono «sfornate» 5mila nuove società all’anno. Il costo è di circa 100 dollari e il vero proprietario resta copertoNon siamo in un’isola offshore qualsiasi, siamo negli Stati Uniti, più precisamente nel feudo di Joe Biden, il Delaware appunto.

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Politici e vaccino: da Salvini e Meloni a Letta, Renzi e Grillo. Chi lo ha fatto e chi non lo farà

mercoledì, Luglio 21st, 2021

di Giuseppe Alberto Falci e Fabio Savelli

Le foto del premier, di ministri e parlamentari in coda per la dose. Salvini e Meloni non l’hanno ancora fatta. E Grillo non si esprime

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In Senato Andrea Marcucci, ex capogruppo del Pd, fa la sua proposta: «Sul fatto di essere vaccinati abbiamo il dovere di essere da esempio, chiedo alla presidenza un intervento ai questori sulle nuove regole, anche in vista della green card». Mentre Marcucci parla, Ignazio La Russa presiede l’assemblea di Palazzo Madama. Il colonnello di Giorgia Meloni in Senato gli risponde dallo scranno più alto: «Io le dico che sono vaccinato, a caldo la mia idea sarebbe di mettere i non vaccinati nella parte alta dell’emiciclo, con la mascherina e distanziati». E se tutto questo succede nel corso di una seduta parlamentare, dentro e fuori il palazzo si discute su quanti politici risultano essere immunizzati. E su quanti ancora si mostrano dubbiosi. Alcuni procrastinano la decisione di effettuare l’iniezione a data da destinarsi, anche per ammiccare al mondo no Vax.

Gli scettici

Claudio Borghi, euroscettico del leghismo, prende di mira i cronisti che lo incalzano: «Terzo giornalista che chiama per sapere se sono vaccinato. Perché questi eroi la prossima volta che intervistano un LGBT non gli chiedono se è sieropositivo e se fa profilassi?». Si sfoga: «Stiamo andando verso una deriva pericolosa. Sto vedendo nascere le stesse dinamiche mosse contro gli ebrei». Ma alla fine Borghi si è vaccinato? Risposta inevasa. Gianluigi Paragone, ex grillino, oggi senatore del Misto, è netto: «Non mi vaccino. Ho avuto il Covid, la memoria degli anticorpi non me la dà un atto burocratico». In casa leghista altri indecisi. Come Massimiliano Romeo, capogruppo in Senato della Lega. O ancora, Simone Pillon che la mette così: «Mi fa piacere che tutti siate attenti alla mia salute. Mi sono riservato di valutare la cosa assieme al mio medico». Posizione non dissimile per Giovanbattista Fazzolari, senatore meloniano: «Penso che un cittadino non sia tenuto a rendere nota la cartella clinica».

Nel governo

Poi certo ci sono i vaccinati. Mario Draghi ha completato le due dosi un mese fa. Come del resto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il titolare dell’Economia Daniele Franco. Mariastella Gelmini ha completato il ciclo con Pfizer la scorsa settimana. Giancarlo Giorgetti ha fatto Moderna. Come il collega di partito Massimo Garavaglia, ministro del Turismo. Mara Carfagna, ministro del Sud, è a metà del percorso, farà la seconda dose fra 7 giorni. Marta Cartabia ha preferito il monodose J&J quando era ancora possibile. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, due dosi alla Spezia, dove vive. Vittorio Colao, alla transizione digitale, in ossequio alla sua cifra di innovatore ha il Green Pass sull’app Io. Renato Brunetta, alla pubblica amministrazione, è immunizzato e tifa per l’estensione del Green Pass ove possibile. Domani in Consiglio dei ministri forse si parlerà dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico. Maggioranza bulgara per i sì-vax.

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