Archive for Luglio, 2021

Sondaggio Legge Zan, maggioranza per il sì. Ma un italiano su due ne sa poco

sabato, Luglio 10th, 2021

di Nando Pagnoncelli

Sondaggio Legge Zan, maggioranza per il sì. Ma un italiano su due ne sa poco

A fronte del clima sociale in netto miglioramento rispetto ai mesi scorsi si contrappongono forti divisioni politiche su un tema al centro del dibattito, il disegno di legge Zan. Sono divisioni all’interno delle forze che sostengono la maggioranza e secondo alcuni commentatori potrebbero rappresentare una minaccia per la tenuta del governo. Solo una minoranza degli italiani (14%) si è informato sui contenuti del ddl e ha seguito con attenzione il confronto tra i partiti, il 38% ha seguito abbastanza la questione, il 38% ne ha solo sentito parlare e il 10% ignora il tema.

Nel complesso prevalgono i favorevoli al provvedimento, infatti il 37% si dichiara d’accordo e lo considera prioritario e il 14%, pur mostrandosi favorevole, lo considera un tema poco importante. Viceversa, il 13% disapprova il testo attuale e ritiene che debba essere modificato almeno in parte e il 10% è nettamente contrario. Ma un italiano su quattro (26%) non è in grado di esprimere un giudizio. Le opinioni differiscono in relazione all’orientamento di voto, con gli elettori pentastellati e del centrosinistra nettamente più favorevoli. Tuttavia fa riflettere la quota non marginale (anche se minoritaria) di elettori del centrodestra favorevoli, in particolare tra i sostenitori di FI e delle formazioni «centriste» (il 27% lo considera prioritario e un altro 21% è favorevole). Il consenso è nettamente più elevato tra le persone più informate. E anche tra i cattolici praticanti prevalgono i favorevoli.

Una delle questioni più controverse riguarda il fatto che con il testo attuale si potrebbe mettere a rischio la libertà di opinione di coloro che non accettano orientamenti o comportamenti diversi da quelli eterosessuali o il concetto di «identità di genere». Le opinioni si dividono: il 34% non ritiene che vi sia questo rischio (con picchi del 56% tra gli elettori dem e del 46% tra i pentastellati), il 27% è di parere opposto (47% tra gli elettori di FdI e 43% tra i leghisti), mentre la maggioranza relativa (39%) non prende posizione. In questo caso i credenti sono molto divisi.

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Cartabia: «La riforma della giustizia? Non è solo un compromesso, ma rispetto della Costituzione»

sabato, Luglio 10th, 2021

di Giovanni Bianconi

Cartabia: «La riforma della giustizia? Non è solo un compromesso, ma rispetto della Costituzione»

La ministra Marta Cartabia

Ministra Marta Cartabia, quanto è stato complicato trovare l’accordo sulla riforma della giustizia penale?
«Sono state settimane di continui colloqui. Il fatto però che il Consiglio dei ministri abbia approvato il progetto all’unanimità è stato un traguardo importante. Raggiunto nell’ultimo miglio, anche grazie alla determinata guida del premier che lo ha sostenuto con convinzione. Molti si erano detti increduli o scettici sulla possibilità che questo governo potesse farcela laddove altri erano caduti, compreso l’ultimo. La giustizia da anni è il tema più divisivo in Italia, e le forze politiche dell’attuale maggioranza hanno sensibilità opposte e molto infiammate. Che si sia riusciti ad approdare ad un testo condiviso e comunque incisivo rende il traguardo ancora più significativo».

Qual è stato il passaggio più complicato della trattativa?
«Indubbiamente la prescrizione, come era facile prevedere. Gradualmente, in questi mesi le diffidenze e le distanze tra cosiddetti giustizialisti e garantisti si sono accorciate. E questo testo riflette l’apporto di tutti.Le resistenze residue emerse nel Consiglio dei ministri sono nate da esigenze politiche, e non da considerazioni sul merito».

Ma proprio per questo, lei confida davvero che in Parlamento i partiti rispetteranno l’impegno di non darsi battaglia?
«Ripartiamo dai fatti. Il primo giorno di questo governo tutte, dico tutte le forze politiche di maggioranza, compreso il M5S, hanno sottoscritto un ordine del giorno impegnandosi a modificare la riforma del 2019 ch peraltro era animata dal giusto obiettivo di limitare la prescrizione dei reati e dei processi, troppo frequente in Italia. Ma lo ha fatto con un intervento a detta di molti, e anche mio, sbilanciato: trascurando il diritto degli imputati alla ragionevole durata del processo, che è un principio costituzionale e di civiltà giuridica. È vero che il Greco, organo anticorruzione del Consiglio d’Europa, ha richiamato l’Italia per l’alto numero di prescrizioni, ma l’Italia è anche, e di gran lunga, il Paese col più alto numero di condanne della Corte europea dei diritti dell’uomo per violazione della ragionevole durata del processo: 1.202 dal 1959 ad oggi; al secondo posto c’è la Turchia, doppiata, con 608. Su temi così importanti e complessi, bisogna avere l’onestà intellettuale di leggere i dati nell’insieme. Quanto alla lealtà futura, le forze politiche conoscono bene gli impegni presi con l’Europa e le scadenze. Mi auguro che il senso di responsabilità dimostrato da tutti i ministri prevalga su ogni altra considerazione, nell’interesse del Paese».

L’ex premier Giuseppe Conte e l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede hanno criticato aspramente la sua soluzione, e diversi parlamentari grillini annunciano battaglia.
«La riforma conserva l’impianto della prescrizione in primo grado della legge Bonafede: chi l’aveva allora proposta potrebbe ritenersi soddisfatto. È stato confermato il valore di quell’intervento per arginare il fenomeno delle troppe prescrizioni; un processo che finisce nel nulla è davvero un fallimento dello Stato, su questo io sono la prima ad essere d’accordo, come ben sa Alfonso Bonafede che in queste settimane ha avuto un’interlocuzione costante con il ministero. Tuttavia non si poteva evitare di correggere gli effetti problematici di quella riforma. Per questo abbiamo stabilito tempi certi e predeterminati per la conclusione dei giudizi di appello e Cassazione. Giudizi lunghi recano un duplice danno: frustrano la domanda di giustizia delle vittime e ledono le garanzie degli imputati. La riforma proposta vuole rimediare ad entrambi questi problemi. Non è un banale compromesso politico, è ispirata al bilanciamento tra quelle due esigenze: fare giustizia, nel rispetto delle garanzie. Questo è ciò che ci chiede la Costituzione: bilanciamento fra principi, proporzionalità tra valori, equilibro tra esigenze in conflitto. E quando si parla di giustizia ritengo che l’equilibrio sia una virtù, non un demerito».

Qualcuno ha già paventato rischio per il processo per la strage del ponte Morandi…
«Non c’è ragione di preoccuparsi. Intanto questa disciplina si applicherà per reati commessi dopo il 1° gennaio 2020, gli stessi a cui si applica l’attuale legge sulla prescrizione. Ma soprattutto, la riforma prevede che i processi per reati gravi e complessi abbiano garanzie e tempi più lunghi per celebrare ogni grado, con la possibilità di proroghe. E sa a Genova in quanto tempo si celebrano, mediamente, in appello i processi? Meno di due anni. A Roma, l’appello di un caso complesso come “Mafia capitale” è stato celebrato in poco più di un anno. La Cassazione ha impiegato ,eno di un anno per la pronuncia sulla strage di Viareggio».

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Tennis, Berrettini nella storia: batte Hurkacz e vola in finale a Wimbledon

sabato, Luglio 10th, 2021

Matteo Berrettini supera il polacco Hubert Hurkacz in quattro set (6-3, 6-0, 6-7, 6-4) e scrive la storia del tennis italiano: nessun azzurro aveva infatti mai raggiunto la finale di Wimbledon. Primo parziale ottimo del romano, che strappa due break. Berrettini è poi spaziale nel secondo set (6-0); nel terzo perde al tie-break, ma nel quarto chiude i conti. Ora affronterà Djokovic nella rivincita dei quarti del Roland Garros.

Non solo la Nazionale di calcio. Anche Matteo Berrettini regala allo sport italiano una finale da sogno, sempre fissata per domenica 11 e sempre a Londra. Nell’atto conclusivo del Torneo di Wimbledon, che si disputerà tra meno di 48 ore, ci sarà infatti il numero 9 al mondo: primo tennista azzurro a raggiungere un traguardo del genere nello Slam inglese. Ed è una finale meritatissima quella raggiunta dal romano, che disputa un match pressoché perfetto contro Hubert Hurkacz, a parte qualche incertezza nel terzo set.

L’avvio della semifinale è da urlo per il romano. Il primo set contro il polacco si conclude con Berrettini che dimostra molto solido: dopo avere strappato il break nel settimo game, lo fa anche nell’ultimo gioco e chiude il parziale in 35 minuti durante i quali concede molto poco. Qualche piccola crepa solo dal lato del rovescio, ma in compenso al servizio va come un treno servendo alla grande e piazzando 5 ace. Quello che accade nei successivi 23 minuti è un vero incubo per Hurkacz che, semplicemente, stordito dalla situazione, non riesce più a trovare nessuna soluzione utile. Ne approfitta Berrettini, che serve fin troppo bene per togliersi da eventuali guai; vince ben 11 game consecutivi e va prendersi il secondo set con un bagel senza storia.

Il polacco riesce a interrompere la serie negativa con un bel servizio e volée. Il terzo parziale non si presta comunque a particolari emozioni lungo il suo svolgimento, se non per una scivolata a testa (senza conseguenze), almeno fino al 5-4: il polacco si trova a dovere servire per restare nel match. Berrettini, con due passanti, recupera da 40-15 a 40 pari, si trova per due volte a due punti dalla vittoria, ma è Hurkacz a concedere poco e, prendendo la rete, agguanta 5-5. Altro game lottato sul 6-5 dell’italiano (che torna in altre due occasioni a due punti dalla finale), ma è nel tie-break che Hurkacz si issa subito sul 4-0, in gran parte grazie a una gran risposta nel primo punto e a una volée sul nastro dell’attuale numero 9 del mondo. Il vincitore di Miami riapre così il match con il 7-3.

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G20, Visco: “L’economia spinta in un territorio sconosciuto”. Franco: “Il Recovery non è panacea”

venerdì, Luglio 9th, 2021

 Entrano nel vivo i lavori del G20 finanziario di Venezia. Nel giorno in cui partono le sessioni che vedono come protagonisti i ministri dell’economia dei principali Paesi mondiali, i governatori delle banche centrali, il gotha dell’economia mondiale al centro delle discussioni finisco subito tasse e lotta al cambiamento climatico. A metterli al centro dell’agenda è il padrone di casa, il ministro dell’Economia italiano Daniele Franco, secondo cui si tratta di due temi cruciali. «Il G20 deve essere la forza trainante per il cambiamento climatico», ha detto al Simposio di alto livello sulla fiscalità. «Oggi dobbiamo affrontare questioni difficili e importanti per ri-orientare le nostre economie verso un futuro low carbon: ce lo impone il pianeta e la posta in giorno è molto alta», ha spiegato. E ha anche aggiunto però che, «la crescita quest’anno sarà almeno del 5%, ma dobbiamo ricordare che la nostra sfida principale rimane aumentare strutturalmente la crescita. E questo richiede un aumento della produttività in Italia». In questo orizzonte il Recovery Plan potrà dare uno shock positivo «ma non sarà una panacea» ai problemi del Paese. 

A seguirlo in questa direzione anche il segretario del Tesoro, Janet Yellen, il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, e la direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva. «I Paesi del G20 hanno una grande responsabilità nell’adottare i prossimi passi necessari a portare un approccio alla decarbonizzazione all’interno delle nostre economie e prendere decisioni difficili dal punto di vista economico. Siamo responsabili per oltre l’80% delle emissioni globali quindi è nostra responsabilità adottare misure e farlo subito», ha detto Yellen, mentre la direttrice del Fmi ha chiesto un «forte segnale sui prezzi delle emissioni di Co2» per centrare gli obiettivi al 2050.

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Scossa di terremoto in Molise: magnitudo 3.3, epicentro in provincia di Campobasso

venerdì, Luglio 9th, 2021

CAMPOBASSO. Una scossa sismica di magnitudo 3.3, con epicentro a circa cinque chilometri da Guardialfiera (Campobasso) è stata registrata intorno alle 11,45. La scossa, a 9 chilometri di profondità, è stata avvertita dalla popolazione, ma non si segnalano al momento danni a cose o persone.

LA STAMPA

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Italia-Inghilterra, tre giornalisti positivi al Covid a Coverciano: squadra isolata

venerdì, Luglio 9th, 2021

COVERCIANO. Tre giornalisti al seguito della Nazionale sono risultati positivi al Covid al rientro da Italia-Spagna. Per questo motivo il ritiro degli Azzurri a Coverciano risulta blindato a due giorni dalla finale con l’Inghilterra. Non sembrano esserci particolari preoccupazioni per i giocatori, visto che sono vaccinati e hanno contatti con i media solo durante le conferenze stampa. Nessun timore di un focolaio, quindi, per il momento.

Tra i contagiati c’è anche Alberto Rimedio, il telecronista Rai delle partite degli Azzurri che dunque dovrà essere sostituito per la finale di domenica. La Federcalcio ha messo in atto una procedura di sanificazione del Centro tecnico di Coverciano, pur essendo squadra, staff e dirigenti in una «bolla». La Rai ha attivato controlli attraverso tamponi molecolari per tutti i suoi inviati alla fase finale degli Europei.  La Figc rende noto che la conferenza stampa odierna di Leonardo Bonucci si svolgerà soltanto in modalità online.  Variante Delta, Pregliasco: “Italia sta vivendo una luna di miele, aspettiamoci un rialzo dei contagi”

LA STAMPA

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Matteo Renzi a Huffpost: “La destra è maggioranza, sul Quirinale si tratta anche con loro”

venerdì, Luglio 9th, 2021

Matteo Renzi, dica una parola chiara. Ormai è chiaro che il ddl Zan resterà così come è. Come voterà in Aula sugli emendamenti?

La cosa chiara è che, grazie a noi, il ddl Zan smette di essere discusso su Instagram e va dove deve stare: in Aula. Detto questo, spero sempre che ci sia un sussulto di saggezza perché l’ostruzionismo da un lato e l’ideologismo dall’altro rischiano di far saltare il provvedimento. Noi fino all’ultimo lavoreremo con pazienza affinché la politica faccia il suo mestiere. La politica, non i like su instagram. Dico: c’è ancora tempo, non sprechiamolo.

Non mi ha risposto.

Ma secondo lei, se avessi voluto affossare la legge nel voto segreto, avrei fatto tutto questo cinema?

Perché no?

De Angelis, lei conosce il Parlamento molto bene, conosce anche in quanti sono in dissenso nel Pd e non lo dicono, sa meglio di me che nel voto segreto questa legge non passa. Se stai andando a sbattere contro un muro, chi ti vuole bene prova a fermarti. Chi ti odia, ti lascia andare. Io sto prendendo insulti per aver segnalato un problema che è il segreto di Pulcinella, ma che solo noi abbiamo il coraggio di porre a viso aperto. Ma comunque sa che le dico?

Che cosa?

Che siccome mi sono stufato di ricevere lezioni su come funziona il Parlamento da chi immagina di sostituirlo con le dirette facebook, martedì in Aula intervengo io sulle pregiudiziali.

Per dire?

Che non ci sono più margini per continuare a prenderci in giro. Siamo a un passo da una legge che tutela centinaia di ragazzi omosessuali e che possono avere delle tutele maggiori. Io dico “facciamo” un accordo su quei punti più divisivi, e ci rispondono con odio e scatenando le campagne d’odio. Mai vista una legge contro l’odio che si vorrebbe imporre odiando chi chiede di parlarne. 

Le giro l’accusa: lei sta facendo il gioco della destra.

Considerazione ideologica è ridicola. Se sui diritti approviamo una legge tutti insieme, è un bene. L’altro giorno Ostellari ha fatto una proposta avanzata rispetto a quella iniziale della Lega, chi lo nega non sa cosa sia il confronto. Ma perché, invece di trovare un accordo ampio su questi temi e scrivere una bella pagina del Parlamento alla luce del sole, bisogna andare alla roulette russa del voto segreto? Possiamo vincere 3-0 e vogliamo andare a rischiare tutto ai rigori?

Renzi, nel trascrivere questa conversazione, non so come renderne lo spirito. Lei si sta letteralmente sfogando.

Sì. Invecchiando non sopporto più l’ipocrisia. Sui diritti non prendo lezioni da chi cinque anni fa mi fece mettere la fiducia e votò contro. Io so quanto ho pagata la scelta di mettere la fiducia, quante critiche, quante polemiche. Dico agli amici del Pd, ve lo ricordate quando quella legge passò grazie ai voti di Alfano e Verdini, mica quelli di Di Maio e Di Battista? Ci sono tante perplessità.

A partire dal Vaticano, dice lei.

Non solo della Cei, ma anche di Arcilesbica, della Bonino, di Se non ora quando, di tutti quelli che alla buvette mi danno ragione e tacciono per disciplina di partito. Ma come si fa a non capire che conviene a tutti mediare?

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“Impreparati alla rivoluzione del digitale”, a rischio un milione e mezzo di lavoratori

venerdì, Luglio 9th, 2021

Fabrizio Goria

“Impreparati alla rivoluzione del digitale”, a rischio un milione e mezzo di lavoratori

TORINO. Almeno 1,5 milioni di lavoratori italiani è a rischio. Anche con la ripresa che sarà. L’allarme arriva dal XXV Rapporto sull’economia globale e l’Italia, a cura del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo. Le cicatrici della pandemia sono profonde e il timore è che l’autunno produca un picco di disoccupazione. Una doccia fredda che potrebbe rallentare la ripartenza economica, amplificare le tensioni sociali e ridurre la competitività delle imprese.

«Al di là dell’avvio del Recovery Plan, il primo vero scoglio della ripresa sarà l’impatto con la realtà del mercato del lavoro». Un monito che non si può non considerare, quello del Centro Einaudi, che ricorda come il blocco dei licenziamenti abbia permesso di ridurre la perdita di occupati al 3,2 per cento. Ovvero, circa 520 mila persone, in gran parte donne. Tuttavia, «è difficile pensare che tutti gli addetti che si sono fermati tornino al loro posto. I lavoratori dipendenti in cassa integrazione nell’ultimo trimestre del 2020 corrispondono a 1,5 milioni equivalenti a tempo pieno». E la nuova normalità, cui si arriverà progressivamente, non potrà garantire una riallocazione nel mercato occupazionale in modo simultaneo. «Più facile la possibilità che il rientro avvenga nel tempo di realizzazione del Recovery Plan», sottolinea lo studio.

Da un lato la digitalizzazione e dall’altro le nuove competenze richieste dal mondo post-Covid rischiano dunque di escludere dal mercato del lavoro milioni di italiani. Per questa ragione, avvertono Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo, «gli 1,5 milioni di occupati rappresentano il numero minimo delle persone da considerare a rischio non solo di non tornare all’occupazione precedente, ma di trovarsi costrette a cercare un’occupazione diversa, essendo completamente o parzialmente prive delle competenze necessarie per farlo». A patire di più potrebbero essere nuovamente le giovani generazioni. Come ha rilevato l’Ocse, in Italia la disoccupazione giovanile è cresciuta «da un livello già alto del 28,7% al picco del 33,4% lo scorso gennaio».

Gli ammortizzatori sociali, finora, non sono mancati. Ma il rapporto del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo valuta anche l’impatto delle misure correnti. Come la Naspi: «Un milione di lavoratori in Naspi costerebbe allo Stato circa 15 miliardi di euro», spiega l’analisi. E costerebbe, aggiunge, «solo il 25% in più se invece si aprissero dei cantieri di lavoro temporaneo, con vantaggi per i lavoratori (che trascorrerebbero un anno sia in formazione sia lavorando, aumentando la loro occupabilità successiva) e per le amministrazioni (che riceverebbero un innesto temporaneo accelerando processi e progetti arretrati, tutt’altro che difficili da individuare)». Il problema di lungo periodo rilevato dagli economisti riguarda la formazione continua, che avrebbe dovuto affiancare le azioni per contenere la disoccupazione.

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Giorgia Meloni: “Sul ddl Zan nessuna fobia, idee diverse. La sinistra usa i gay come scudi umani”

venerdì, Luglio 9th, 2021

Niccolò Carratelli

ROMA. Giorgia Meloni si è stufata di sentirsi dare dell’omofoba. «Sono contraria alla legge Zan per motivi che nulla hanno a che fare con l’omofobia – dice la leader di Fratelli d’Italia – qua non c’è nessuna fobia, è una questione razionale, si possono avere idee diverse sui contenuti di una legge». Unica leader dell’opposizione al governo Draghi, con cui pure mostra di coltivare un certo feeling, aspirante leader del centrodestra, ma «io e Salvini non ci odiamo, c’è lealtà reciproca», fieramente critica dell’attuale modello europeo: «Chi propone di cambiarlo non è un mostro». Nell’intervista con il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, per la trasmissione “30 minuti al Massimo” (versione integrale su lastampa.it), Meloni ribalta la prospettiva e accusa la sinistra di «fare battaglia politica sulla pelle di gay e lesbiche, usando i più fragili come scudi umani per fare altro».

Questo vale anche per chi si oppone alla legge Zan, o no?
«No, dovrebbe chiederlo a molti omosessuali orgogliosi che non sono incappati nelle lobby gay e non amano farsi usare ed essere oggetto di propaganda. Nel merito, credo che portare nelle scuole elementari il tema dell’omosessualità non c’entri niente con la discriminazione. Tra l’altro, nelle stesse scuole in cui non facciamo educazione sessuale. Perché siamo sessuofobi? No, perché è un tema complesso e io credo sia meglio venga affidato alle famiglie. Qui non c’è nessuna fobia, solo un punto di vista diverso».

Quindi FdI la legge Zan non la voterà a prescindere? Anche se alla fine Salvini e Renzi riescono a modificarla?
«Vediamo se e come la modificano. Un conto è prevedere aggravanti in caso di discriminazione, ma la legge Zan fa tutt’altro».
A proposito di leggi, come valuta quella anti lgbt del governo ungherese di Orban?
«Ho letto quella legge e mi pare molto diversa da quello che avete scritto sui giornali. Con toni che io non userei mai e che possono non piacere, dice una cosa semplice: non si fa propaganda gender nelle scuole, soprattutto se a farla sono associazioni che non sono riconosciute dal sistema formativo ungherese. Da qui a dire che è una legge omofoba ce ne passa».

L’ha criticata con forza anche la presidente della Commissione europea Von der Leyen: sta con lei o con Orban?
«Io sto con Giorgia Meloni e con l’Italia, sempre. La cheerleader la faccio fare ad altri. Ma mi faccia dire che, visto che l’Ue è così sensibile su questa materia, credo debba essere coerente. Porteremo in Parlamento una proposta, affinché il governo Draghi si faccia promotore, a livello europeo, dell’iniziativa di sospendere gli accordi commerciali con tutti i Paesi che puniscono l’omosessualità come un reato. E vediamo chi la vota».

Intanto ha fatto discutere la vostra firma del cosiddetto manifesto dei sovranisti: è compatibile con i valori europei?
«È un tentativo di far emergere nel dibattito anche un altro modello di Europa, diverso dall’attuale. La conferenza sul futuro dell’Europa è stata disegnata per confermare una tesi, che è quella federalista, che espropria sempre di più gli Stati nazionali delle loro competenze. Io credo, invece, in un modello confederale: l’Unione si occupa delle grandi materie, come la politica estera, di cui oggi non si occupa, e lascia agli Stati le materie più vicine ai cittadini. Lo sosteneva un padre fondatore come De Gaulle, oggi chi lo dice viene considerato un eretico, un mostro. E questo mi sembra un po’ dittatoriale, a lei no?».

Con Mario Draghi come va? Il confronto è positivo?
«Ci ascolta, si rende conto della serietà delle nostre proposte, ad esempio sul cashback, uno strumento che noi avevamo criticato già un anno fa. In alcuni casi condivido le sue mosse, in altri meno, come sul decreto Sostegni, che ho considerato in continuità con il governo Conte. Sul Pnrr non ho apprezzato il metodo, perché il Parlamento non ha potuto leggere prima il documento, al contrario della Commissione europea, mentre alcuni contenuti vanno bene, altri mancano».

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Il passo indietro dei 5 Stelle

venerdì, Luglio 9th, 2021

MARCELLO SORGI

A leggere il rapporto del commissario europeo sulla Giustizia Reynders si capisce subito perché l’Europa attenda al passo l’Italia, che in questo settore è uno dei fanalini di coda dell’Unione. In pessima compagnia con Polonia e Ungheria, quanto a scarsa indipendenza dei giudici e a tempi inverosimilmente lunghi dei processi. E priva di credibilità perché negli ultimi trent’anni s’è sempre impegnata ad affrontare i problemi del proprio apparato giudiziario, mentre in pratica ha fatto il contrario: vedi appunto l’abolizione della prescrizione, che ha istituito la figura dell’imputato a vita, voluta dall’ex-ministro Bonafede. Stavolta la Commissione non si accontenterà di parole, vincolando, come ha fatto, l’erogazione dei fondi del Pnrr all’effettiva realizzazione di una serie di riforme, tra le quali, in prima fila, è appunto quella della giustizia, penale e civile. È la ragione per cui ieri Draghi ha voluto che le proposte della ministra Cartabia in Consiglio dei ministri avessero il sigillo dell’intero esecutivo, chiudendo a un certo punto il tormento dei ministri M5S, trascinatosi fino a un minuto prima della seduta a Palazzo Chigi.

Per i 5 stelle rinunciare alla Bonafede, senza neppure passare per il voto degli iscritti, è il passaggio più doloroso dei tanti vissuti negli ultimi anni in conseguenza delle responsabilità di governo: dopo Tav, Tap, Ilva, per citare i rospi più grossi ingoiati finora, sarebbe troppo lungo da citare l’elenco dei sacrifici celebrati sull’altare della mutazione genetica, da movimento populista di opposizione frontale alla politica, ai partiti e al sistema politico dei compromessi a principale partito di governo di questa legislatura. Consapevole di ciò, la Cartabia ha fatto il possibile per rendere più accettabile il progetto di riforma all’ex-ministro Guardasigilli pentastellato, che in cuor suo non l’ha mai condiviso e ha provato a resistere con Conte, trovando invece in Di Maio un atteggiamento più disponibile e realista. Così, nel testo che arriverà in Parlamento, la non-prescrizione è stata limitata al primo grado di giudizio; resa invece inevitabile per i processi che si dilungano troppo nel secondo e nel terzo grado (Cassazione) e dovranno invece avere durate prestabilite per non decadere, con eccezioni da discutere e relativo allungamento dei termini solo per i reati di corruzione, concussione e contro la pubblica amministrazione. Malgrado questo, il boccone è rimasto amaro da digerire per il Movimento, peraltro ancora afflitto dalle sue divisioni e dalla diatriba Grillo-Conte.

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