Archive for Luglio, 2021

Ma il pallone non ci salverà

giovedì, Luglio 15th, 2021

Carlo Cottarelli

Vista la mia nota passione per il calcio, quello azzurro (oltre che quello neroazzurro; nessuno è perfetto), forse qualcuno si stupirà se dico che sarebbe meglio moderare gli entusiasmi riguardo gli effetti taumaturgici sull’economia italiana della nostra vittoria agli Europei. Grande vittoria dopo più di mezzo secolo (avevo 14 anni quando Giacinto Facchetti alzò la coppa nel 1968), vittoria meritata, vittoria di gruppo e di leadership (grazie Mancini, ma anche grazie Oriali e Vialli). Gli allori calcistici rilanciano l’immagine dell’Italia nel mondo e danno morale. Ma non è certo un fattore decisivo nella nostra ripresa economica. Io resto ottimista su quest’ultima. Continuo a credere che la crescita supererà il 5 per cento quest’anno, nonostante il dato, deludente, della produzione industriale a maggio. Detto questo, dobbiamo continuare ad avere un ottimismo del fare. E ci sono tante cose ancora da fare. Tre sono particolarmente importanti.

La prima è la continuazione della campagna vaccinale. La campagna va bene, a ritmi sopra il mezzo milione al giorno, ma le prime dosi stanno rallentando. Questo può essere dovuto a vari fattori (compresa la limitata disponibilità di vaccini e la necessaria priorità data alle seconde dosi), ma potrebbe riflettere anche la difficoltà di attirare i tanti che restano ancora alla finestra e che, tanto per andare sul sicuro, non si vaccinano. Beh, non vanno sul sicuro, soprattutto alla luce della diffusione della variante delta. Nulla sarebbe più devastante per la nostra economia di una forte ripresa dei contagi e delle chiusure nei prossimi mesi. Il virus va ridotto ai minimi termini, anche per evitare che la sua persistenza, in Italia e altrove, generi nuove pericolose varianti. La scelta del governo inglese di riaprire tutto nonostante i quasi quarantamila contagi al giorno è sbagliata. Fa bene invece la Francia a introdurre vantaggi per chi si è vaccinato. Dovremmo fare così anche noi e presto. Certi vaccini sono sempre stati obbligatori (vedi polio). Non diventeremo certo uno stato orwelliano, come qualcuno ha detto, se diamo qualche vantaggio a chi è vaccinato e quindi non rischia di contagiare gli altri.

La seconda priorità riguarda la riforma della giustizia. Il buon senso dovrebbe essere sufficiente a dirci che un paese dove i processi sono drammaticamente lenti è un paese dove la certezza del diritto viene a mancare: e la certezza del diritto è fondamentale in economia. Ma non è solo il buon senso a dircelo.

Da anni i sondaggi delle imprese ci confermano che la lentezza dei processi è una delle principali cause del basso livello degli investimenti privati nel nostro paese. Qualche progresso è stato compiuto negli ultimi anni. I dati CEPEJ indicano che la durata media dei processi civili che arrivano in corte di Cassazione (probabilmente i più importanti) si è ridotta da 8 anni a 7 anni e tre mesi tra il 2016 e il 2018. Ma si tratta di durate che restano drammaticamente eccessive (in Germania la durata media è di 2 anni e 4 mesi; in Francia e Spagna siamo sui tre anni e mezzo). E non è solo una questione di giustizia civile. La lentezza dei processi penali non è soltanto dannosa in sé, ma solleva la questione della prescrizione, che sta creando grosse tensioni nel governo. La riforma Cartabia non è certo perfetta (per esempio, non dedica abbastanza attenzione agli aspetti più manageriali della gestione dei tribunali), ma va nella direzione giusta ed è auspicabile che sia approvata al più presto.

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Draghi al carcere di Santa Maria Capua Vetere, gesto simbolico che sottolinea l’esigenza di scelte rapide

giovedì, Luglio 15th, 2021

di Massimo Franco

Ribadita l’esigenza della riforma della giustizia: una legge chiesta anche dalla Commissione europea come condizione per concedere gli aiuti del Piano per la ripresa. Segnali di boicottaggio da parte dei 5 Stelle

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La visita del premier Mario Draghi e della Guardasigilli Marta Cartabia al carcere di Santa Maria Capua Vetere ha avuto un valore altamente simbolico, dopo le violenze e le umiliazioni subite dai detenuti. Ma il segnale non si è limitato a quella pagina vergognosa. Una presenza così autorevole e inedita è servita a ribadire l’esigenza della riforma della giustizia: una legge chiesta anche dalla Commissione europea come condizione per concedere gli aiuti del Piano per la ripresa. Va dunque letta come un messaggio rivolto a quella parte della maggioranza di governo che su questo continua a porre veti e a lanciare avvertimenti: in prima fila il Movimento Cinque Stelle .

Si tratta di una questione tanto più spinosa perché fa emergere una gestione del ministero negli anni del grillino Alfonso Bonafede, che come minimo solleva qualche domanda. Il fatto che dopo la presentazione della riforma in Consiglio dei ministri, dai Cinque Stelle arrivino segnali di boicottaggio in Parlamento, pone una questione di coerenza. Ma non di Palazzo Chigi, quanto del Movimento. Prima ha avallato con i suoi ministri le modifiche al testo. Poi l’ha contestato con l’ ala giustizialista che fa capo al leader, ancora solo in pectore, Giuseppe Conte: un attacco così prevedibile da diventare stucchevole; oltre tutto con la minaccia velata di un’astensione sulla riforma.

Non si capisce dove possa portare una strategia del genere, se non a una spaccatura ulteriore del M5S: magari con la speranza inconfessabile di una crisi di governo in pieno agosto. Ma usare le norme controverse di Bonafede come totem per ritrovare un simulacro di unità del Movimento è un’operazione spregiudicata quanto miope. Mostra solo la regressione della forza di maggioranza relativa, orfana della presidenza del Consiglio e incapace di ritrovare lucidità politica. La prima conseguenza è di incrinare il rapporto col Pd, che sulla giustizia ha abbracciato la linea del premier.

Con Lega e FI, il partito di Enrico Letta chiede che si faccia presto: non si dovrebbe andare oltre il 23 luglio. M5S e FdI, che però è all’opposizione, chiedono invece tempi più lunghi. Matteo Salvini rivendica la «totale condivisione» dell’agenda Draghi. E avverte:«Chiunque si metterà di traverso sulle riforme, che sia Conte, Grillo o qualche corrente del Pd, avrà nella Lega un avversario». L’insistenza con la quale Salvini rivendica la sintonia con Draghi sa un po’ di forzatura. Vela tra l’altro una scelta referendaria sulla giustizia che può confliggere con il percorso della riforma Cartabia.

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Green pass, ecco la «via italiana»: uso ampio, ma non alla francese

giovedì, Luglio 15th, 2021

di Adriana Logroscino

Roma – «Una via italiana all’uso ampio del green pass». Cioè «esteso» sì, «per incentivare le vaccinazioni», ma non così esteso come in Francia. La formula di mediazione tenta di pronunciarla la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini. Su di lei convergono, abitualmente, le richieste e le pressioni dei presidenti di Regione. Che, sul tema del green pass obbligatorio per accedere a molte differenti attività, anche ristoranti e bar, hanno posizioni differenti, piuttosto in linea con l’area politica di riferimento. Allarmatissimi, poi, sono i rappresentanti dei pubblici esercizi, chef e ristoratori, le categorie che dovrebbero rientrare tra le attività aperte solo ai vaccinati: controlli impossibili e fuga di clienti, i loro timori.

Tuttavia una misura che provi a tenere insieme ripresa della socialità (e dell’economia) e contenimento del contagio, non sembra più rinviabile. La curva dei contagi ieri ha fatto registrare un’impennata: 2.153 nuovi casi, ben 619 in più di due giorni fa (1.534) e addirittura il doppio di sette giorni fa (1.010). Per ritrovare un dato così alto, bisogna tornare al 9 giugno. Certo, si eseguono moltissimi tamponi: 210.600, 18 mila in più del giorno prima. Ma è comunque il tasso di positività, che passa dallo 0,8 all’1%, a togliere ogni dubbio.

I contagi

I sottosegretari alla Salute, Pierpaolo Sileri e Andrea Costa hanno due ricette differenti per provare a correggere la rotta del contagio. «Facciamo subito come la Francia — sostiene Sileri riferendosi al pass obbligatorio anche per entrare nei ristoranti o per viaggiare a bordo di treni e mezzi pubblici —: il green pass non è un mezzo indiretto per imporre l’obbligo vaccinale, bensì un modo per evitare le restrizioni. Con venti-trentamila contagi giornalieri non si chiude più ma si richiede il pass anche per circostanze di vita quotidiana».

Costa, invece, preoccupato «più dai no vax che dalla variante Delta», non crede nell’opportunità di imporre il pass per andare fuori a cena: «Misura eccessiva e onerosa per le famiglie costrette a pagare il tampone per andare a mangiare una pizza». Il ministro Speranza snocciola i numeri di immunizzazioni e di green pass scaricati (28 milioni) e ribadisce: «L’unica via per uscire dalla pandemia sono i vaccini». Gelmini porta una ulteriore sfumatura dall’interno del governo: «Non inseguiamo modelli stranieri, troviamo una via italiana all’utilizzo ampio del green pass per incentivare le vaccinazioni».

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Un film già visto

mercoledì, Luglio 14th, 2021

Augusto Minzolini

Puntuale come un orologio svizzero è arrivata la risposta dei giudici alla politica che tenta di rialzare la testa. Il solito avviso di garanzia per una vicenda di presunto finanziamento illecito ai partiti e fatture false che vede nel mirino Matteo Renzi e l’agente dei vip dello spettacolo, Lucio Presta. Roba che a prima vista fa ridere. Quello che non fa ridere, invece, e anzi preoccupa è l’ennesima coincidenza: l’avviso di garanzia all’ex presidente del Consiglio è arrivato proprio mentre esce un suo libro che mette a nudo i meccanismi perversi che regolano i rapporti tra magistratura e politica. Senza contare che proprio in questi giorni il leader di Italia Viva sta valutando se appoggiare o meno i referendum sulla giustizia promossi da Matteo Salvini e dai radicali.

Se fossi in lui non attenderei un minuto per firmarli, perchè ormai il meccanismo è talmente sfacciato, scontato, automatico, chirurgico, imbarazzante che mette a repentaglio addirittura il diritto di critica e l’agibilità politica in questo Paese. Lo stesso Renzi nel libro svela di essere stato oggetto di un altro avviso di garanzia nei mesi scorsi per «prestazione inesistente» in relazione ad un convegno ad Abu Dhabi. E proprio ieri, presentando il suo libro alla stampa, si è lasciato andare ad una scommessa: «Vedrete che mi arriveranno addosso dieci processi».

A questo punto neppure i bookmakers inglesi, malgrado la loro spavalderia, avrebbero il coraggio di puntare contro una simile previsione. Perché è nelle cose, è nella storia recente del Paese. Queste analisi spietate sullo stato della giustizia in Italia Silvio Berlusconi, purtroppo inascoltato, le faceva già un quarto di secolo fa. La verità è che per comprendere le inchieste che coinvolgono i politici, nella maggior parte dei casi, non devi basarti sugli atti processuali ma sulle logiche, appunto, politiche. Perché una parte della magistratura ormai è palese – Palamara docet – fa politica. Solo così scopri i perchè dell’accanimento sull’ex premier, che è lo stesso metro utilizzato in passato e ancora oggi nei confronti di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi: nella circostanza Renzi deve pagarla perchè ha messo in crisi il governo più giustizialista di tutti i tempi, quello che aveva come Guardasigilli un personaggio come Alfonso Bonafede, che ha provocato più danni al nostro ordinamento penale e alle nostre carceri di Pierino alle elementari.

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Faccia a faccia Draghi-Salvini: ecco cosa si sono detti

mercoledì, Luglio 14th, 2021

Federico Garau

Incontro in mattinata tra il leader della Lega Matteo Salvini ed il presidente del Consiglio Mario Draghi: dopo il colloquio a palazzo Chigi, durante il quale i due hanno affrontato vari temi, l’ex vicepremier ha spiegato ai giornalisti che si è trattato di un confronto “molto utile, con totale condivisione su come andare avanti nei prossimi mesi”.

Pass sanitario

Viste le polemiche scatenate dalle misure di Macron in Francia, Salvini ha affrontato il tema del pass sanitario: “Dal mio punto di vista nessun modello francese, non devi tirare fuori la siringa o un tampone per andarti a bere un cappuccino o mangiare una pizza”, dichiara infatti l’ex ministro dell’Interno. “Se ci sono eventi particolarmente affollati, come allo stadio, ci può essere una richiesta di controlli sacrosanta. Noi non siamo per gli estremismi. Il modello francese non è un modello. Il vaccino deve essere una scelta consapevole, non un obbligo”, aggiunge ancora il leader del Carroccio, spiegando che si tratta probabilmente della stessa linea di pensiero dell’ex governatore della Banca centrale europea. “Se Draghi è d’accordo con me? Chiedetelo a lui ma le scelte estreme non piacciono nè a me nè a lui”.

Per quanto riguarda il tema caldo della riapertura delle scuole connesso al non obbligo per gli insegnanti di effettuare il vaccino, il segretario della Lega ha voluto ribadire il concetto: “Tutti i fragili hanno tutta la convenienza di mettersi in sicurezza con il vaccino. Io non inseguo nessuno con la siringa, le cose vanno spiegate. Il vaccino deve essere una scelta non può essere un obbligo”.

Giustizia e fisco

La riforma della giustizia resta un altro importante crocevia per il governo, specie a causa delle diverse posizioni sostenute dai partiti che supportano Draghi: “Bisogna correre sulle riforme, accelerare sulle riforme”, dice ai giornalisti Salvini. “Quindi riforma della giustizia da portare in Parlamento e approvare entro l’estate”. E per quanto riguarda i referendum promossi dalla Lega? “Quelli su cui stiamo raccogliendo le riforme servono per accelerare e coprire anche temi che la riforma Cartabia non affronta”. Per quanto concerne, invece la riforma fiscale, l’ex vicepremier precisa che oltre al taglio delle tasse, ritenuto di fondamentale importanza, il Carroccio preme per “la riforma della Pubblica amministrazione, e il riavvio di tutti i cantieri fermi”.

Nessuno spazio per chi creerà ostruzionismo: “Chiunque si metterà di traverso sulla via delle riforme, vuoi che sia Conte o Grillo o qualche corrente del Pd, avrà nella Lega un avversario perchè la situazione economica è positiva, è una estate con una crescita a doppia cifra. Lavoriamo con buon senso. Ho detto al presidente che la Lega c’è”, aggiunge Salvini.

Covid e restrizioni

Per quanto riguarda il sistema cromatico di gestione delle restrizioni, il leader del Carroccio ha poi spiegato di aver “sottoposto al presidente quello che verrà avanzato dalle Regioni ossia cambiare i criteri di colori ed eventuali chiusure, quindi passare dal numero dei contagi – che dice poco – quello dei ricoveri e delle terapie intensive, che fortunatamente invece dice molto ed è sotto controllo. Ci potranno essere più contagi? Sì, ma questo non vuol dire che ci saranno più ricoverati e morti”.

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Spettro zona gialla, nelle Marche è già allarme. “Basta spaventare i turisti”

mercoledì, Luglio 14th, 2021

di LUIGI LUMINATI

Il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli (Fd’I), 46 anni
Il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli (Fd’I), 46 anni

Presidente Francesco Acquaroli, è preoccupato da questo clima di allarme sui numeri dei contagi nelle Marche?

“Facciamo attenzione alle cose, perché nessuno di noi vuole apparire superficiale davanti alla gestione di questa crisi sanitaria, ma classificare una regione come potenzialmente a rischio per una differenza di circa 4 casi positivi settimanali ogni 100 mila abitanti, e ampiamente sotto il dato che farebbe scattare la zona gialla, non sembra prevenzione quanto piuttosto un allarmismo attualmente del tutto ingiustificato”

Il tema suscita preoccupazione soprattutto nel settore turistico.

“In mattinata sono stato raggiunto dalle telefonate allarmate degli operatori che dopo gli articoli pubblicati stanno registrando molteplici disdette con conseguenti riscossioni di caparre. Io invito tutti a essere attenti nel dare le informazioni, perché vorrei si evitassero danni economici ingenti a causa di una diffusione non veritiera dei dati inerenti la pandemia”.

L’estate turistica va salvata, ma come possiamo farlo?

“Innanzitutto non ingenerando allarmismi ingiustificati, fornendo le giuste informazioni e, da parte nostra, continuando sempre a monitorare la situazione della pandemia che dobbiamo tenere sotto controllo”.

Lei ha telefonato al ministro Speranza e al generale Figliuolo per manifestare questa sua preoccupazione.

“C’è un rischio potenziale, stiamo vivendo una pandemia globale, ma ci dobbiamo basare sui numeri e i numeri parlano in maniera chiara e inequivocabile. Mi aspetto una collaborazione istituzionale che ho ricevuto telefonicamente e in tutte le maniere, mi aspetto che ci aiutino a raccontare la situazione per quella che è”.

Le Marche quindi non sono a rischio per il ritorno in zona gialla.

“Nessun rischio imminente al momento. Ricordo alcuni dati. Il primo è che per andare in zona gialla, con le normative attuali, occorre registrare 50 nuovi positivi settimanali ogni 100 mila abitanti. La media nazionale attualmente è di 11 nuovi positivi settimanali su 100 mila abitanti, nella nostra regione il dato ad oggi è di 14,45. Di fatto nell’ultima settimana abbiamo avuto in termini assoluti su tutta la popolazione marchigiana 51 nuovi positivi “in eccesso” rispetto alla media nazionale, circa 7 casi al giorno in più. Attualmente siamo molto lontani dal raggiungere i numeri che ci potrebbero riportare in zona gialla e di fatto siamo in linea con la media nazionale”.

Come procede il tracciamento dei positivi?

“Il numero dei tamponi che noi effettuiamo giornalmente, nel tentativo di individuare e tracciare i positivi, raggiunge anche i 3.000 giornalieri proprio per cercare di circoscrivere il virus ed evitare eventuali focolai. Ricordo anche che il numero dei ricoverati in questo momento per Covid nelle strutture sanitarie regionali è di 10 persone in tutto. La preoccupazione va limitata”.

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Facciamo squadra: vacciniamoci

mercoledì, Luglio 14th, 2021

di MARCO BUTICCHI

La lettera delta è la quarta dell’alfabeto greco. Dopo di lei ce ne sono altre venti. Mi auguro che questo maledetto virus non le percorra tutte ma, viste le sue capacità d’evoluzione, temo che ci aspettino tempi non facili. Il Presidente Macron ha detto chiaramente che fare ai suoi: rinnovare quelle precauzioni che si andavano perdendo. Ma, soprattutto, obbligare alla vaccinazione i dissenzienti che operano in campi sensibili. Ancora non sappiamo come l’Italia reagirà alla nuova avanzata pandemica. Ma, se davvero l’unica via d’uscita risiede nel vaccino, vacciniamoci. Tutti, senza esitazione. Con le paure legittime di ciascuno ma, vi assicuro per averlo provato sulla mia pelle e su quella dei miei cari, contrarre il virus fa ben più paura del più pernicioso tra gli antidoti.

Bene ha fatto il presidente francese a levare gli scudi contro l’avanzata del menefreghismo no-vax: ormai si prende al volo il treno del dissenso, aspettando che la devozione degli altri, alla fine, porti benefici anche a chi si rifiuta di proteggere sé stesso e la collettività. Vorrei porre l’accento proprio sulla collettività: un soggetto non vaccinato è come un proiettile innescato, specie se opera in una scuola, in un ospedale, in una casa di riposo.

La collettività non può correre il rischio ricadere nell’ennesima conta dei morti. Soprattutto adesso che un modo per arrestare l’avanzata del contagio esiste, checché ne dicano i novelli terrapiattisti no-vax. Anzi, chi afferma che la terra sia un disco piatto almeno non gioca con la pelle di chi gli sta vicino e induce a rispondere alle sue affermazioni con colorite battute. Il ritorno di una nuova ondata pandemica fa solo paura per la salute, per l’economia e per la stabilità sociale.

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Grandi navi a Venezia: stop da agosto al passaggio davanti a San Marco

mercoledì, Luglio 14th, 2021

Via libera dal Consiglio dei ministri al decreto legge che impedisce, a partire dal primo agosto, il transito delle grandi navi a Venezia, davanti a San Marco e sul Canale della Giudecca. Lo ha annunciato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, al termine del Cdm, definendo la decisione «storica».

L’approvazione del decreto sulle grandi navi fa di questa «davvero una giornata importante: non è esagerato definirla storica, perché dopo anni di attesa dal primo agosto non passeranno più grandi navi davanti San Marco e il Canale della Giudecca» ha detto Franceschini. Le navi da crociera potranno attraccare provvisoriamente a Marghera, mentre saranno previsti indennizzi e forme di sostegno per le aziende danneggiate da questa decisione. «L’intervento – ha sottolineato Franceschini – è divenuto improcrastinabile, almeno per quanto riguarda il Bacino di San Marco e il Canale della Giudecca, alla vigilia della quarantaquattresima sessione allargata del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco, che discuterà, tra l’altro, lo stato di conservazione del sito della città storica di Venezia e della sua laguna». 

Le navi per cui vale il divieto

Più nel dettaglio, il divieto di transito riguarda i mezzi con almeno una delle seguenti caratteristiche: stazza lorda superiore a 25.000 tonnellate; lunghezza dello scafo a galleggiamento superiore a 180 metri; tiraggio aereo superiore a 35 metri, con esclusione delle navi a propulsione mista vela-motore; impiego di combustibile in manovra con contenuto di zolfo uguale o superiore allo 0,1 per cento.

Come spiegato da una successiva nota della presidenza del Consiglio dei ministri, «il decreto adottato oggi costituisce un importante passaggio per la tutela del sistema lagunare veneziano. Queste norme intervengono nell’immediato con le cautele e i ristori necessari per mitigare l’impatto occupazionale sul settore e si affiancano al concorso di idee, il cui bando è già stato pubblicato, per la futura realizzazione e gestione di punti attracco fuori dalle aree protette della laguna con l’obiettivo di rendere compatibile l’attività croceristica con la salvaguardia paesaggistica e ambientale».

Giovannini: 157 milioni per gli approdi a Marghera

«Dal primo agosto 2021 – ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini – le grandi navi non potranno più raggiungere Venezia attraverso il Bacino di San Marco, il Canale di San Marco e il Canale della Giudecca. Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che prevede tale divieto, interventi per compensare le perdite degli operatori economici e tutelare l’occupazione. Inoltre, sono stati decisi investimenti per 157 milioni per realizzare approdi temporanei all’interno dell’area di Marghera. Un passo indispensabile per tutelare l’integrità ambientale, paesaggistica, artistica e culturale di Venezia, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità».

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Malacrida (Adecco): “Il lavoro c’è, ma mancano le competenze. Il problema non è lo sblocco dei licenziamenti, ma la formazione”

mercoledì, Luglio 14th, 2021

GIULIANO BALESTRERI

Quello di Gkn, la multinazionale inglese che in provincia di Firenze ha appena licenziato i suoi 422 operai con una email, è un caso limite. Certo, lo sblocco dei licenziamenti, dallo scorso primo luglio, preoccupa sindacati e lavoratori: la ripresa è costante, ma ancora debole. Tuttavia, non c’è stato il temuto “firing day”.

«Manager e imprenditori vogliono dare continuità lavorativa, è nell’interesse delle loro aziende» dice Andrea Malacrida amministratore delegato di Adecco Group in Italia che poi aggiunge: «Il decreto impatta diversamente sui settori industriali, d’altra parte anche la pandemia non ha colpito nello stesso modo ogni comparto. E adesso c’è un rimbalzo molto forte degli ordini, anche se le difficoltà non mancano. Dalle materie prime alla logistica».  

Malacrida (Adecco): “Il lavoro c’è, ma mancano le competenze. Il problema non è lo sblocco dei licenziamenti, ma la formazione”

La paura di sindacati e lavoratori è che le aziende per tagliare i costi, taglino i dipendenti.

In realtà, i manager stanno cercando le migliori soluzioni per accorciare i tempi d’attesa per le materie prime. E nessuno ha intenzione di rallentare. Piuttosto assistiamo a un forte incremento di contratti a tempo e di lavoro somministrato per gestire meglio la flessibilità delle commesse e quindi far fronte a situazioni contingenti. Le difficoltà ci sono e il ritorno alla normalità non è scontato.

Lei quindi non teme un aumento dei licenziamenti?

Le imprese cercano di utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione per evitarli, solo chi è davvero in difficoltà agirà in questo modo. Non credo che si licenzierà per tagliare i costi, perché il rimbalzo della domanda è potente.

Ma il lavoro c’è?

Nel primo trimestre del 2021, come Adecco, abbiamo registrato un incremento molto marcato dei contratti (oltre il 60% in più rispetto al 2020), numeri che ci hanno permesso di registrare il record storico degli ultimi venti anni. E anche nelle ultime settimane abbiamo ritoccato i numeri raggiungendo quasi 55mila lavoratori attivi nell’ultima settimana, di cui quasi la metà a tempo indeterminato

Allora qual è il vero problema?

Abbiamo ancora un grosso problema di disallineamento tra domanda e offerta e per questo abbiamo aperto le nostre filiali per circa 150/200 open day: un esempio di ciò che le aziende chiedono sempre più insistentemente e che ancora manca in molti professionisti sono le competenze digitali, diventate un requisito base dal quale non si può più prescindere. Ma più in generale è necessario lavorare sulle competenze e, in particolare, sul concetto di occupabilità, che sarà la chiave del lavoro nei prossimi mesi.

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Ecco perché le donne conteranno molto di più

mercoledì, Luglio 14th, 2021

FRANCESCA SFORZA

Se c’è un esempio di come la società civile sia in grado di orientare le politiche dei governi, questo è stato offerto ieri dal primo giorno dei lavori del Summit Women20, che ha visto a Roma rappresentanti della politica nazionale e internazionale, accademici, uomini e donne provenienti dal mondo dell’impresa e del terzo settore prendere la parola sul tema dell’uguaglianza di genere e analizzare, dalle prospettive più diverse, la centralità delle donne nello sviluppo globale. E se resta comunque vero, come ha detto non senza amarezza la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nel suo videomessaggio, che: «Al prossimo vertice G20 potrei essere l’unica donna del gruppo», è altrettanto vero che il risultato del lavoro di W20 sarà consegnato ai leder di 20 Paesi con una serie di proposte che sono allo stesso tempo il frutto di un grande sforzo collettivo portato avanti da oltre un anno, e la piattaforma da cui si svilupperà una visione del mondo più equa, in cui le donne conteranno di più.

Sembrava possibile? No. Ed è bene soffermarsi un momento, allora, su come si è arrivati a questo risultato. Fondamentale è stata la capacità di aggregazione delle donne – cementate dalla tenacia della chair Linda Laura Sabbadini – che hanno dimostrato di saper passare sopra le differenze interne in nome di un interesse e valori comuni. Non era scontato, perché ci sono temi che restano controversi – dalla percentuale delle quote alla definizione della governance, dai diversi punti di vista sul welfare fino alla scelta delle priorità di interventi – e che ciononostante hanno portato a un confronto costruttivo: non sono state solo parole, ma proposte, linee guida, orientamenti. Il fatto che Amina Mohammed, vice segretaria delle Nazioni Unite, abbia già dichiarato che porterà tutte le proposte di W20 all’Onu perché diventino operative la dice lunga sulla capacità di scalata che questo gruppo di lavoro ha saputo mettere all’opera. E però le parole sono state importanti, perché ciò che colpiva, nella prima giornata di lavori, è stata proprio una diversa qualità del linguaggio, condiviso dai politici italiani che sono intervenuti – Casellati, Bonetti, Speranza, Giovannini, Orlando – tutti d’accordo nell’utilizzo di categorie come empowerment femminile, presenza di donne in settori prevalentemente maschili, politiche di conciliazione, potenziamento delle infrastrutture sociali, riconoscimento della capacità di cura. L’edilizia, ad esempio, come ha detto il ministro delle infrastrutture Giovannini, «è un settore centrale nel Pnrr e a predominanza maschile, per questo abbiamo deciso di dare incentivi speciali alle società che si impegnano nell’occupazione di giovani e donne, ma possiamo anche escludere quelle che manifestano comportamenti discriminatori». Nel Piano di ripresa e resilienza c’è una clausola per le imprese partecipanti, il 30% delle assunzioni devono riguardare le donne: «Oltre a monitorare che venga rispettata – propone il ministro del Lavoro Orlando – facciamo in modo che venga applicata non solo per il Pnrr, ma per l’insieme degli investimenti pubblici che si realizzano».

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