Archive for Luglio, 2021

Tre atleti sono risultati positivi alle Olimpiadi di Tokyo: sale l’allerta per i Giochi

domenica, Luglio 18th, 2021

di Gaia Piccardi

Due atleti residenti all’interno del villaggio olimpico sono risultati positivi al coronavirus. Lo ha reso noto il comitato organizzatore dei Giochi, senza specificare la nazionalità degli sportivi

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Il primo caso di positività all’interno del villaggio di Tokyo, sabato. Il primo membro del Comitato olimpico internazionale (Cio) positivo al Covid, sempre sabato. E i primi tre atleti — due nel villaggio, uno fuori — domenica mattina.

A meno di una settimana dalla cerimonia d’inaugurazione della travagliatissima XXXII Olimpiade estiva, Tokyo 2020 (per ragioni di brand e marketing il nome è rimasto quello originale nonostante il posticipo) ha già un fortissimo mal di testa.

Il parruccone Cio è Ryu Seung-min, presidente della Federazione tennistavolo della Corea del Sud, negativo a due tamponi prima della partenza per il Giappone e vaccinato: rimasto nelle maglie dei controlli all’aeroporto di Narita, è stato subito isolato.

Meno certezze sul positivo al villaggio, straniero e non atleta, secondo la stampa giapponese, e ancora pochissime sugli atleti, di cui — secondo le prime informazioni — si sa solo che non dovrebbero essere giapponesi: i test anti Covid sono quotidiani, la bolla ermetica approntata dagli organizzatori di Tokyo, evidentemente, è permeabile.

Questa serie di notizie, nonostante le rassicurazioni del numero uno del Cio Thomas Bach («Sono Giochi sicuri, le misure anti Covid stanno funzionando»), aumenta l’apprensione della popolazione locale, fortemente contraria ai Giochi, in vista del via ufficiale.

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La democrazia calpestata nelle carceri

domenica, Luglio 18th, 2021

MASSIMO GIANNINI

Il 21 luglio 2001 la “macelleria messicana” alla Diaz. Vent’anni dopo, la “orribile mattanza” a Santa Maria Capua Vetere. Oggi come allora, la violenza di Stato resta la ferita più profonda inferta al cuore della democrazia. Per un macabro scherzo della Storia, lo scandalo delle violenze nelle carceri italiane deflagra negli stessi giorni in cui ricordiamo una pagina nera della nostra Repubblica. Il G8 di Genova resta “la più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la seconda Guerra Mondiale”, come la definì Amnesty International. Fatte le debite proporzioni, scopriamo adesso che dietro le sbarre di un abisso concentrazionario sul quale rifiutiamo colpevolmente di affacciarci c’è stata un’altra “sospensione dei diritti democratici”. Certo, meno cruenta. Ma non meno grave. 

La “scena del crimine” è sempre uguale: agenti in divisa, protetti da caschi e armati di manganelli, che si accaniscono su corpi inermi e indifesi. Allora erano manifestanti, oggi sono detenuti: la sostanza non cambia. Anche la “strategia difensiva” è sempre uguale: depistaggi e prove artefatte. Allora erano mazze ferrate e bombe molotov, oggi sono bastoni e biglie di olio bollente: di nuovo, la sostanza non cambia. Non cambia a Genova, a Santa Maria Capua Vetere e nelle altre patrie galere, dal Sant’Anna di Modena al Dozza di Bologna. E anche al Lorusso-Cutugno di Torino, dove la Procura ha concluso l’inchiesta sulle decine di violenze denunciate dai prigionieri, e dove è possibile che nei prossimi giorni si arrivi al rinvio a giudizio dei 25 indagati, tra i quali il direttore dell’Istituto e il responsabile delle guardie carcerarie. “Tortura”, potrebbe essere l’ipotesi di reato.

I numeri li conosciamo. Le carceri italiane sono le più sovraffollate della Ue: 120 detenuti per ogni 100 posti disponibili. Abbiamo 53.661 reclusi rispetto a una capienza di 47.445. Di questi, 16.362 sono in attesa di sentenza definitiva, 15 mila hanno da scontare un residuo di pena inferiore ai tre anni e 1.212 hanno condanne inferiori ad un anno. Più di 2 mila lavorano per imprese e coop sociali, meno di 15 mila fanno lavoretti di pulizia e cucina in carcere. Solo in 20.263 frequentano un corso scolastico. Il 48% delle celle non ha doccia, il 30% non ha acqua calda, il 9% non ha riscaldamento. I suicidi in cella hanno raggiunto il record: 61 l’anno scorso. Ma quello che non abbiamo voglia di conoscere è l’inferno che si nasconde dietro i numeri. Quello che non abbiamo voglia di capire è tutto ciò che succede in quelle bolge dantesche, dove “il sole del buon dio non dà i suoi raggi”, come cantava il poeta De Andrè.

Dove “i diritti democratici” non sono sospesi, ma calpestati. Dove non ha spazio la Costituzione che all’articolo 27 dice “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. I filmati di questi giorni fanno paura: violenza burocratizzata, pestaggi eseguiti come fossero adempimenti. Come ai tempi di Stefano Cucchi. A noi cittadini, in fondo, sta bene così. Un po’ è “benaltrismo”: siamo presi da problemi più gravi, il vaccino da fare e il mutuo da pagare, il lavoro che manca e la scuola che arranca. Un po’ è lo “Zeitgeist”: sono colpevoli? Tanto basta, li rinchiudiamo e “buttiamo la chiave”. Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase moralmente oscena, anche da cinici capipartito che oggi risciacquano i panni del populismo giudiziario nel fiume del garantismo referendario.

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Il nuovo statuto M5S incorona Conte: “Pieni poteri politici”

domenica, Luglio 18th, 2021

Ilario Lombardo

ROMA. «Insieme, ora». Giuseppe Conte conclude il video di presentazione del nuovo Statuto con uno slogan che però è qualcosa di più dello slogan che userà nel suo tour «in giro per l’Italia», qualcosa di più di un appello all’unità dei 5 Stelle stremati dalle guerre interne e al coinvolgimento di tutta la comunità del Movimento rimasto per oltre un anno e mezzo senza leader. «Insieme» era uno dei nomi, quello più appetibile, del partito che l’ex premier aveva pronto sul tavolo se la rottura con Beppe Grillo non si fosse sanata.

Inutile riavvolgere il nastro. « Sono stati mesi difficili – ammette l’avvocato – Abbiamo superato momenti di stanchezza. Ma ora possiamo ripartire con il vento delle battaglie che verranno». Il M5S di Conte nasce sulle ceneri della battaglia con il suo fondatore. Lo eredita e lo trasforma a partire dalla prima sede fisica della sua storia, a Roma, in via di Campo Marzio, a due passi dalla Camera. Ma il cambiamento è anche nel simbolo e nel significato delle 5 Stelle. Quando Grillo e Gianroberto Casaleggio crearono il Movimento le stelle rappresentavano: Acqua, Ambiente, Trasporti, Connettività, Sviluppo. Ora l’orizzonte del nuovo M5S è costellato da Beni comuni, Ecologia integrale, Giustizia sociale, Innovazione tecnologica ed Economia eco-sociale di mercato. Allo stesso modo il logo aumenta la tonalità del rosso, a indicare la chiara collocazione a sinistra. Cambia il vestito e cambia il sito. Lo Statuto si voterà su Movimento5Stelle.eu, tramite la piattaforma SkyVote, il 2 e 3 agosto. La seconda convocazione dell’assemblea degli iscritti, per raggiungere il quorum necessario, sarà il 5 e 6 agosto. Niente più Rousseau e Davide Casaleggio. Per trovare il senso della dura lite con Grillo e i suoi avvocati, bisogna andare all’articolo dello Statuto sui poteri del leader. Conte non sarà più «capo politico», ma «presidente», «unico titolare e responsabile della determinazione e dell’attuazione dell’indirizzo politico del M5S». In quell’«unico» c’è tutto il mese di botta e risposta con Grillo. Il presidente sarà «il rappresentante politico del M5S in tutte le sedi», propone uno o più vicepresidenti all’assemblea, indica gli incarichi e le assunzioni, presiede il Consiglio nazionale ed è responsabile del simbolo per tutte le sfide elettorali. Inoltre, altro nodo che è stato del contendere, «coordina la comunicazione del M5S e degli eletti».

Conte conferma che la separazione tra il ruolo politico e il ruolo di garanzia del comico sarà “totale”. Il garante resterà «il custode dei valori fondamentali dell’azione politica del M5S». Un passaggio che rimane tale e quale, come chiedeva Grillo, a quello del vecchio Statuto. Sarà il garante a mantenere «il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme dello Statuto». Proporrà i tre nomi, da votare sulla rete, del Comitato di garanzia che avrà la facoltà di deliberare all’unanimità la sfiducia anche del leader, «condizionata alla conferma dell’assemblea». E per appassionati di duelli passati e futuri è confermato che nel Comitato di garanzia ci sarà, per volontà di Grillo, l’ex capo politico Luigi Di Maio.

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“Green pass per insegnanti e statali”, pressing sul governo per la stretta

domenica, Luglio 18th, 2021

Niccolò Carratelli

ROMA. Prima vediamo come va con l’estensione del green pass, come requisito per l’accesso a mezzi di trasporto e luoghi di svago. Poi, se questo incentivo alla vaccinazione non dovesse bastare, tra qualche settimana per il personale scolastico la certificazione verde potrebbe diventare indispensabile per andare al lavoro, entrare a scuola, stare a contatto con gli studenti. È un ragionamento che si fa strada nel governo, anche se per ora sottotraccia. A maggior ragione dopo il parere del Comitato tecnico-scientifico, che ha raccomandato alla politica «ogni sforzo» per vaccinare gli insegnanti, con «ulteriori misure, anche legislative». Perché, in ogni caso, serve un decreto, sia per introdurre di fatto l’obbligo vaccinale, con una norma simile a quella già in vigore per medici e infermieri, sia per un allargamento del perimetro di utilizzo del green pass, che rappresenterebbe per i docenti una sorta di obbligo mascherato: o sei vaccinato (o guarito di recente dal Covid), oppure per fare lezione in classe devi presentare due o tre tamponi negativi a settimana (uno è valido per 48 ore). Con conseguente spesa da sostenere, almeno 20 euro a referto, visto che per ora non si parla di rimborso del costo dei test da parte dello Stato.

La spinta bipartisan È una strada complicata, ma a indicarla in modo chiaro è stato, pochi giorni fa, il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta: «Sono favorevole all’estensione del green pass per il ritorno alla normalità di tutte le attività – ha detto – e in particolare per garantire le esigenze di socializzazione nella scuola e sui luoghi di lavoro». Quindi, dal suo punto di vista, anche negli uffici e per gli altri dipendenti pubblici, soprattutto se impegnati a contatto con i cittadini, come ha proposto anche il presidente dell’Agenas (Agenzia per i servizi sanitari regionali) Enrico Coscioni. Sulla scuola, in Forza Italia sembrano tutti d’accordo, dalla capogruppo al Senato, Anna Maria Bernini, alla ministra per il Sud Mara Carfagna: «Occorre garantire a ogni costo il ritorno a scuola, valutando l’obbligo vaccinale per gli insegnanti», ha dichiarato.

La mette giù ancora più netta Sandra Zampa, responsabile Salute del Partito democratico, nonché consulente del ministro Speranza: «Vediamo come va con il pass esteso, ma se non ci sarà una risposta adeguata a fine agosto bisogna intervenire, prima dell’inizio dell’anno scolastico – spiega a La Stampa – non si può immaginare che i ragazzi restino a casa perché i loro insegnanti non si vaccinano». Lo stesso Speranza non esclude un intervento più energico nei confronti dei professori no vax, ma «per ora stiamo spingendo con le Regioni sul recupero di quel 15% che non ha ancora fatto nemmeno la prima dose», precisa. Senza dimenticare che un 6% è nel limbo e deve ricevere la seconda dose, fondamentale per contrastare la variante Delta.

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Lo spettro della quarta ondata sull’estate, adesso tornano a crescere anche i ricoveri

domenica, Luglio 18th, 2021

Luca Monticelli

Lo spettro della quarta ondata incombe sull’estate. Il virus continua a correre spinto dalla variante Delta: 3.121 sono i positivi ai test Covid secondo i dati diffusi ieri dal ministero della Salute, contro i 2.898 del giorno precedente. Salgono a 13 le vittime e il tasso di positività si attesta all’1,3%. Il saldo tra entrate e uscite in terapia intensiva aumenta solo di uno, ma la crescita dura da tre giorni consecutivi e i pazienti ricoverati sono 162. Nei reparti ordinari arrivano a 1.111, ossia 23 in più.

Il pressing delle regioni

Dati che spaventano gli italiani, tanto che le stime della Federazione delle imprese di viaggio segnano un crollo del 50% delle prenotazioni per le vacanze e un boom di cancellazioni. Per Coldiretti meno di un milione e mezzo di connazionali si spingerà fuori dai confini, visto che dalla Grecia alla Spagna rimbalzano notizie sulle nuove restrizioni messe in campo. Le regioni vanno in pressing sul governo auspicando un cambiamento dei criteri per restare in zona bianca, vogliono legare il numero dei casi a quello dei letti occupati negli ospedali. Per finire in zona gialla, oltre a superare i 50 contagi ogni 100 mila abitanti, il ministro Roberto Speranza ha individuato due limiti: il 5% dei posti occupati in terapia intensiva e il 10% nei reparti di medicina. Le regioni chiedono il doppio e sperano in un accordo a metà strada. Capitolo green pass: la partita è tutta politica e martedì dovrebbe tenersi una cabina di regia governo-maggioranza. La tabella di marcia prevede tra mercoledì e giovedì la riunione allargata con gli enti locali e poi il varo del decreto con le misure che scatteranno dal primo agosto. Il dibattito per estendere la certificazione verde nei bar e ristoranti resta aperto, ma si fa largo l’ipotesi di richiederla solo nelle zone arancioni e rosse. Filtrano già possibili sanzioni ai gestori- chiusura per 5 giorni – e multe ai clienti fino a 400 euro, tuttavia non è chiaro chi debba vigilare. Il green pass all’italiana dovrebbe valere per teatri, cinema, musei, concerti e discoteche, queste ultime quando riapriranno. E poi per piscine, palestre, stadi, aerei, treni e trasporti a lunga percorrenza, esclusi bus e metropolitane.

La sfida dei governatori a contenere la circolazione del virus e immunizzare i milioni di persone che mancano all’appello, partendo da quei due milioni e 400 mila over 60 fuori dai radar della campagna vaccinale, passa da queste misure e da altre in preparazione.

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Governo, lunedì il premier Draghi incontra Conte a Palazzo Chigi: il leader M5s verso la linea dura sulla giustizia

sabato, Luglio 17th, 2021

Il presidente del Consiglio Mario Draghi incontrerà lunedì l’ex premier Giuseppe Conte, leader in pectore del Movimento 5 stelle, a Palazzo Chigi alle 11. A confermare il confronto sono state fonti di governo.

Giustizia in primo piano – Sul tavolo ci sarà il tema della giustizia, dopo che la riforma Cartabia ha acceso i malumori della base del Movimento 5 stelle e le proteste dei parlamentari. L’ex premier e quasi leader del M5s, scrive il “Corriere della Sera”, annuncia battaglia in aula perché la riforma della prescrizione è “inaccettabile e impraticabile”. 

I maldipancia dei M5s Risolte ormai le divisioni con Beppe Grillo, in base allo statuto approvato dal garante il nuovo leader del Movimento potrà decidere la linea politica. E allora il 23 luglio, giorno in cui l’aula discuterà la prescrizione, probabilmente l’orientamento di voto dei Cinquestelle seguirà quello dell’ex premier, e dell’ex ministro Alfonso Bonafede, che in assemblea ha detto: “La riforma Cartabia è sbagliata – ha detto Bonafede in assemblea -. c’è il rischio di isole di impunità. E’ una battaglia che dobbiamo portare avanti con determinazione”. 

La giustizia e lo scettro del comando M5s – Dall’altra parte però Draghi vuole lealtà e non intende accettare modifiche al testo. In passato, a rassicurare Draghi era stato proprio Beppe Grillo, ma adesso il comando passa nelle mani di Conte, che ha ottenuto dal garante un passo di lato. Come andrà a finire allora la vicenda giustizia? 

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A Mykonos torna il coprifuoco e nei locali è abolita la musica: le misure contro i contagi e la variante Delta

sabato, Luglio 17th, 2021

di Greta Sclaunich

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Musica bandita nei locali 24 ore su 24 e coprifuoco dall’1 alle 6, da oggi fino al 26 luglio. Sono le misure decise per contrastare l’aumento dei contagi di Covid nell’isola greca di Mykonos, una delle più apprezzate (e visitate) dai turisti di tutto il mondo. L’annuncio è arrivato dopo alcune settimane in cui la curva dei contagi ha continuato a salire diventando, come hanno dichiarato le autorità, «preoccupante».

La variante Delta e l’aumento dei casi

Un dato contenuto nel comunicato con cui il viceministro alla Protezione civile Nikos Hardalias ha annunciato le restrizioni per Mykonos ben fotografa la situazione: il 15 luglio il numero di positivi sull’isola aveva raggiunto e oltrepassato i 300 casi. Il quadruplo della settimana precedente. Una progressione legata alla variante Delta, più contagiosa rispetto alla Alfa, e, almeno a Mykonos, aggravata dalle feste clandestine. Anche su queste è intervenuto il viceministro, ricordando che gli organizzatori di festini privati con più di venti persone rischiano multe fino a 200mila euro.

Le isole le più colpite

Anche nel resto della Grecia i casi sono in aumento: venerdì ne sono stati registrati in tutto 2.700 contro i circa 400 di tre settimane prima. In particolare, secondo i dati citati da Hardalias, le zone dove stanno aumentando più in fretta sono proprio le isole. Mykonos ma anche Santorini, Ios, Paros e le città di Retimo e Candia, a Creta. Tutte mete turistiche molto note e per questo cruciali per la ripresa del turismo, settore dal quale dipende un quinto dell’economia della Grecia. Tanto che prima dell’estate in molte isole era stata avviata una campagna vaccinale massiccia in modo da renderle Covid-free.

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Inghilterra, la retorica del primato rischia di perdere una nazione

sabato, Luglio 17th, 2021
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di   Beppe Severgnini

Per trasformare un evento sportivo di successo in un mezzo disastro reputazionale ci vuole del talento. E agli inglesi il talento non manca: neanche in occasione di un passo falso. Una nazione solida, organizzata e stoica, quando sbaglia, sbaglia in modo spettacolare.

La giovane squadra dei Tre Leoni è arrivata, per la prima volta nella sua storia, alla finale dei campionati Europei, giocata in casa davanti agli occhi del mondo. Un successo indiscutibile, offuscato da quanto è accaduto domenica 11 luglio. Riassumiamo per comodità: caos e incidenti intorno a Wembley, prima della partita con l’Italia; irruzione e prepotenze di tifosi senza biglietto; fischi durante l’inno di Mameli (fischiato anche l’inno tedesco, negli ottavi di finale); dopo la sconfitta, stizza dei giocatori inglesi, che si sfilano la medaglia d’argento; poi insulti razzisti sui social contro chi aveva fallito il rigore (Rashford, Sancho e Saka, tutt’e tre con la pelle scura).

Domanda: era davvero imprevedibile? O invece la retorica nazionalista degli ultimi cinque anni ha giocato una parte? Brexit – votata nel 2016, realizzata nel 2020 – non è stata un epilogo: qualcuno l’ha presa come un’assoluzione, e l’inizio di una nuova epoca. Chi semina vento, raccoglie tempesta: anche in inglese esistono espressioni simili. You reap what you sow, si raccoglie ciò che si semina. What goes around, comes around, tutto torna indietro. Meno conosciuta, ma altrettato efficace,You’ve made your bed, now lie in it, ti sei fatto il letto, ora accòmodati.

Ecco: quale letto hanno preparato i conservatori di Boris Johnson, negli ultimi cinque anni, ai connazionali? Certamente il Primo Ministro non avrebbe voluto nulla di quanto è accaduto: non lo sgarbo verso gli ospiti, non il ritorno degli hooligan, non la rinuncia al fair-play, non i rigurgiti razzisti. La sua formazione – Eton, Oxford, i classici e il giornalismo – è contraria a tutto questo. Ma le sue battute e i suoi paradossi, da alcuni, sono stati presi alla lettera. Il suo atteggiamento verso l’Unione Europea è sembrato, spesso, irridente. Il suo patriottismo, cinico e roboante, ha confuso molti. Anche durante questi Europei: se crei aspettative parossistiche, non puoi stupirti che la delusione sia rabbiosa.

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Procure poco preparate sulla violenza contro le donne, “diritti spesso disattesi”

sabato, Luglio 17th, 2021

La tutela delle donne vittime di violenza o maltrattamenti non è garantita allo stesso modo in tutta Italia. Perché le leggi ci sono, sono valide, ma metterle in pratica è un’altra cosa. E la piena realizzazione della tutela delle vittime di ogni forma di violenza di genere passa, quando si arriva alle indagini o poi in un’aula di tribunale, anche dalla formazione degli addetti ai lavori. Che in molti casi è carente. E così accade che una donna possa ricevere piena tutela e assistenza se a occuparsi del suo caso è una procura che ha al suo interno un pool specializzato in violenza di genere o, quantomeno, in tutela delle fasce cosiddette deboli e che, invece, non riceva tutte le garanzie che merita se si trova di fronte a magistrati che, non necessariamente per colpa loro, non sono adeguatamente formati. Il gap, quando si parla di donne che hanno bisogno di aiuto, è grave e andrebbe colmato subito. Come? Assicurando un livello accettabile di specializzazione da parte di chi dovrà maneggiare questa materia delicatissima. Si sofferma in particolare su questo aspetto il “Rapporto sulla violenza di genere e domestica nella realtà giudiziaria”, della commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. Il lavoro è stato approvato il 17 giugno ma presentato oggi. “La Convenzione di Istanbul, che prescrive di rendere concreto il diritto delle vittime alla protezione, resta in larga parte ancora disattesa”, si legge tra le 36 pagine del lavoro. 

L’indagine, che aveva come obiettivo capire in che modo fossero trattati i casi di violenza domestica dalle varie figure della realtà giudiziaria, è stata svolta con la somministrazione di appositi questionari a procure, tribunali ordinari, di sorveglianza, Csm, scuola superiore della magistratura, consiglio nazionale forense e ordini degli psicologi, focalizzando l’attenzione sul triennio 2016-2018. Emergono sicuramente buone pratiche, ma anche tante lacune. “Serve molta più formazione e specializzazione per riconoscere e affrontare con efficacia la violenza contro le donne, sanzionarla, prevenire escalation, sostenere le donne che denunciano”, si legge nel rapporto. 

“L’Italia è dotata oggi di un buon impianto normativo, cioè di buone leggi per contrastare il fenomeno maschile della violenza sulle donne”, ha detto Valeria Valente, senatrice Pd e presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. Ma, ha continuato durante la presentazione del rapporto, “la vera scommessa è di interpretare correttamente queste norme e per farlo c’è bisogno di una maggiore specializzazione e formazione di tutti gli operatori del complesso mondo della giustizia: dai pm ai giudici, agli avvocati, agli psicologi chiamati a fare consulenze tecniche d’ufficio sulle quali spesso si basano le sentenze”.

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Giovani in lista d’attesa e il virus corre

sabato, Luglio 17th, 2021

La variante Delta dominerà nelle prossime settimane e soprattutto tra i giovani. Per molti di loro, il turno di vaccinarsi non è ancora arrivato. La curva dell’epidemia di Covid-19 in Italia è in ascesa nella maggioranza delle Regioni, con gli under 30 che risultano essere i più colpiti. L’Rt nazionale si impenna, passa in 7 giorni da 0,66 a 0,91 e la previsione dell’Iss è che raggiunga 1,24 la prossima settimana. La situazione torna dunque di allerta con un quadro, dopo alcune settimane di calo dei contagi, totalmente ribaltato. Il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, spiega che l’età media dei nuovi casi è scesa a 28 anni, in alcune Regioni si parla addirittura di 23 anni. Le fasce d’età che più di altre stanno contraendo il Covid sono quelle tra 20-29 e 10-19 anni, spesso si tratta di casi asintomatici.

Così si spiega il fatto che non ci sia un sovraccarico delle strutture ospedaliere. Ma solo per ora perché, secondo gli scienziati, la situazione peggiorerà nelle prossime settimane e “centinaia di persone sono a rischio ricovero”. L’evoluzione nel mese di agosto, avverte Brusaferro, “si prospetta con una crescita dell’occupazione in terapia intensiva e area medica ed è possibile che si superi il 10% di occupazione, con centinaia di persone ricoverate. Questo è ovviamente lo scenario peggiore”.

In sostanza la variante Delta “corre molto”, come rileva il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, segnalando “un aumento della trasmissibilità del 60% rispetto alla variante Alfa”. Con il quadro generale che “torna a peggiorare” e con la Delta che galoppa, è il monito di Brusaferro, è cruciale “tracciare i contatti e prevedere le quarantene, ed è opportuno raggiungere quanto prima la copertura vaccinale del maggior numero possibile di persone con la doppia dose”. Il ragionamento che viene fatto tra gli scienziati e la struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo non nasconde il fatto che “solo con una vaccinazione sostanziosa dei giovani, il virus comincerà a rallentare”. Ma ci vorrà del tempo per vaccinare gli under 30 in massa, che come tutti gli under 60 necessitano delle dosi Pfizer e Moderna. Dosi che vengono somministrate alle fasce d’età più alte, in alcuni casi per iniziare il ciclo vaccinale e in altri, nel caso delle persone più anziane, per completare le due dosi e non vanificare gli effetti della prima. Due milioni di dosi AstraZeneca sono rimaste nei frigoriferi, mentre i vaccini Rma vengono somministrati prima alle fasce d’età più alte. “Se un giovane contrae il Covid molto difficilmente ha gravi ripercussioni, ma un under 30 può contagiarlo ai genitori e ai nonni. Per questo resta fondamentale vaccinare le fasce d’età più alte”, è il ragionamento che arriva dalla struttura commissariale.

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