Archive for Luglio, 2021

L’occasione del turismo (se sapremo essere pronti)

lunedì, Luglio 5th, 2021
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di   Gian Antonio Stella |

Più 498,4%: il 25 aprile scorso sembrò davvero, al di là della ricorrenza storica, il giorno della liberazione dalla pandemia. Mario Draghi avviava le prime riaperture e la Sojern, società del Nebraska specializzata nell’elaborare dati turistici mondiali, registrò che le prenotazioni in Italia eran schizzate dal 2020 a quell’euforica impennata. Urrah! Ma i numeri, si sa, van presi con le pinze. Da quel giorno, dice lo studio americano, l’ottimismo prese a affievolirsi. Anzi, in coincidenza coi nuovi dubbi sulle varianti inglese e indiana, la curva cominciò a scendere e scendere… Fino a risalire intorno al 40% venti giorni fa. Un trend simile a quello annotato in Gran Bretagna, Francia, Germania, Portogallo e Grecia, dove l’impennata aveva superato addirittura l’850%. Mai fidarsi delle ubriacature: non basterà l’estate a portar via i disastri della pandemia. Ora sappiamo, però, grazie a vari segnali incoraggianti e all’insistenza sui vaccini, che il nostro turismo sta uscendone davvero. Purché sia chiaro: di tutto abbiamo bisogno tranne di nuove fesserie («Non ce n’è Coviddi!») starnazzate in spiaggia.

Certo, il complesso monumentale del Duomo di Milano, che nel primo semestre di quest’anno ha registrato un -93% di turisti rispetto al 2019, nell’ultimo weekend di giugno ha accolto «più di 7 mila persone in due giorni». «In Liguria è boom di prenotazioni per la stagione estiva: gli alberghi a luglio e agosto sono già opzionati al 50%, soprattutto da turisti stranieri, che finalmente tornano a trovarci», ha esultato l’altra settimana il governatore ligure Giovanni Toti. «Vogliamo arrivare a un decreto che riprenda le basi di quello del 110%, ma estendendole al di là dell’efficientamento energetico. Sarà un bonus limitato all’80%, ma con una ben maggiore accessibilità», ha promesso il ministro del turismo Massimo Garavaglia.

Per carità, è comprensibile incoraggiare i cittadini a credere che la ripresa sia lì lì per sanare le ferite di un settore devastato. Per capire meglio, però, occorre rileggere il rapporto sull’impatto economico del 2020 del World Travel & Tourism Council diffuso due mesi fa da Federturismo Confindustria: «In Italia il giro di affari ha registrato un calo del -51%, passando dai 236 miliardi di euro ai 116 miliardi di euro, e l’impatto sul Pil nazionale è sceso al 7% nel 2020 rispetto al 13,1% del 2019». Di più: «In Italia il numero di occupati nel settore dei viaggi e del turismo è sceso da 3,5 milioni nel 2019 a quasi 3,2 milioni nel 2020, con un calo del 9,6%».

E via così. Con problemi enormi per la gran parte degli alberghi e dei ristoranti, indebitati tanto da dover spesso cedere: «Tutti gli hotel di Venezia sono indebitati, a Piazza San Marco metà dei negozi sono passati nelle mani di stranieri», sbotta con la schiettezza del novantenne Arrigo Cipriani, proprietario del celeberrimo Harris Bar e di vari ristoranti e hotel sparsi per il mondo, «Il personale all’estero mi costa il 33% degli incassi, qui il 49%. Il 49% non è una percentuale: è una malattia». Ed ecco il ricorso a banche sempre più rigide, ad agenzie assai esose, a usurai. Tanto che alle preoccupazioni per la caccia in corso ai più celebri hotel italiani da parte di fondi d’investimento e multinazionali del turismo, il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara aggiunge l’apprensione «per il rischio dell’ingresso di capitali sporchi» dei quali sarebbe poi difficile liberarsi.

Facciamo finta di niente e confidiamo in un futuro azzurro e cristallino? Meglio piuttosto prendere di petto i problemi e ripartire col piede giusto. «A Mondello Antonio Romano, figlio dell’ex ministro cuffariano Saverio, sta per riaprire La Sirenetta che diventerà bar, ristorante e sala banchetti. Ha bisogno di 70 persone, ne ha trovate la metà, la maggior parte non siciliane», scriveva ieri Sara Scarafia su la Repubblica di Palermo. Racconto memorabile: «Cerco personale qualificato e propongo contratti semestrali da 1.500 euro al mese. Ci dicono “ no, grazie”. Col Reddito mediamente si guadagnano 800 euro e basta lavorare due-tre giorni a settimana, in nero, a 50 euro, per arrivare alla stessa cifra». A godere del reddito, spiegava l’Inps a maggio, in Sicilia, erano 556.000 persone. Una ogni sette in età di lavoro. Perché mai accettare l’offerta per un contratto in regola che avrebbe portato alla sospensione del «reddito» per essere poi costretti a rifare la domanda a contratto finito?

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Tari a Roma, stop al pagamento: scoppia la rivolta fiscale dei ristoratori sulla bolletta rifiuti

lunedì, Luglio 5th, 2021

Damiana Verucci

Di fronte a cassonetti straripanti di rifiuti che insistono spesso di fronte ai locali, strade sporche, porta a porta che non decolla, i titolari degli esercizi di somministrazione dicono no al pagamento dell’ultima bolletta dell’Ama. E, forse, c’è da capirli. Non solo il periodo è difficile per tutti e la ripresa, sebbene ci sia, è lenta, vedersi recapitare la bolletta per il pagamento della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti relative al primo semestre 2021 suona, e non poco, quasi come una beffa.

Da qui la protesta raccolta da Fipe Confcommercio Roma, che ha invitato i titolari degli esercizi a fornire tanto di documentazione dello stato in cui si trovano le strade dove insistono i loro locali, per poter dare il supporto legale e avanzare un’azione di danni e di richiesta risarcitoria nei confronti dell’azienda municipalizzata. Intanto, di pagare la bolletta, non ci pensano proprio. Anche perché, fanno notare dalla Fipe, bisogna considerare il lungo periodo in cui le attività sono state sottoposte a misure restrittive che ne hanno ridotto in modo significativo l’operatività fino quasi ad azzerarla ed era forte l’attesa che l’amministrazione tenesse conto di ciò nel calcolo delle tariffe così come era stato fatto per i 78 giorni di chiusura del primo lockdown quando il Comune aveva riconosciuto una riduzione, peraltro insufficiente, de125% della quota variabile della tariffa 2020. E invece nulla.

Nel frattempo la Regione Lazio ha avuto 16 cambi di colore con 80 giorni in fascia rossa e arancione ovvero con la chiusura totale di bar e ristoranti e 115 giorni in gialla con la possibilità di stare aperti fino alle 18.00. Solo a partire dal 26 aprile è stato possibile lavorare negli spazi all’aperto e solo dal primo giugno si è tornati a lavorare anche al chiuso. A tutto ciò occorre aggiungere che la capienza dei locali continua ad essere ridotta di almeno il 30% per via dei protocolli di sicurezza sanitaria. «La pretesa di far pagare per intero un servizio che non c’è stato o è stato parziale – spiega Sergio Paolantoni, Presidente di Fipe Confcommercio Roma inaccettabile sia sul piano economico che di principio. Su questo siamo pronti ad avviare tutte le iniziative necessarie, anche legali, a tutela dei pubblici esercizi della città perché non siamo disposti a subire oltre al danno anche la beffa».

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Parcheggio “nobile” per il Colle. Il Quirinale affitta nuovi posti auto

lunedì, Luglio 5th, 2021

Alberto Di Majo

Il Quirinale trova un parcheggio «nobile» per i suoi dipendenti. A Palazzo Rospigliosi, a pochi metri dalla dimora di Sergio Mattarella, potranno lasciare la macchina diciotto funzionari dell’istituzione. Il 18 giugno scorso, infatti, il vicesegretario generale della presidenza della Repubblica ha stipulato un accordo con gli eredi della famiglia Pallavicini Rospigliosi per prendere in affitto una parte del cortile e destinarla a parcheggio. Un luogo splendido nel cuore di Roma: il palazzo fu acquistato nei primi del Settecento dal principe Giovanni Battista Rospigliosi, nipote di papa Clemente IX, e da sua moglie, la principessa Maria Camilla Pallavicini.

Il contratto prevede la possibilità per diciotto macchine di sostare ogni giorno nell’area con ingresso al civico 43 di via XXIV Maggio. «Questi 18 posti non rappresentano parcheggi assegnati a singoli dipendenti ma ampliano l’area di parcheggio a disposizione di tutti i titolari del contrassegno per l’ingresso e la sosta dei veicoli nelle aree interne del Palazzo del Quirinale», spiega il documento firmato dal vicesegretario generale per le attività gestionali.

Funziona così: «A partire dal 1° luglio 2021, in caso di completa occupazione dei parcheggi nelle aree interne al Palazzo, i titolari del contrassegno potranno, al loro arrivo all’ingresso a Porta Dataria, essere indirizzati dal personale addetto al Settore Guardaportoni ad utilizzare il parcheggio di Palazzo Rospigliosi, nei limiti della disponibilità dei diciotto posti previsti dal contratto».

Istruzioni: gli utilizzatori dovranno esporre «sul cruscotto della propria auto il contrassegno per la sosta interna al Palazzo del Quirinale, rispettando inoltre le specifiche disposizioni previste dal regolamento». Costerà 12 euro a testa «da trattenere sulle competenze retributive di dodici mesi a partire da luglio 2021». Il vicesegretario avverte che la spesa «potrebbe variare (previa comunicazione) qualora dovessero verificarsi consistenti rinunce da parte degli attuali titolari del contrassegno». Ovviamente «la decisione di non versare il contributo comporterà la revoca dell’autorizzazione all’accesso con il proprio autoveicolo al Palazzo». Per ragioni organizzative la prima trattenuta ci sarà a settembre e comprenderà il trimestre luglio-settembre.

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Vaccini, forniture in calo e richiami. Ecco il piano per salvare l’estate

lunedì, Luglio 5th, 2021

di ALESSANDRO BELARDETTI

Roma, 5 luglio 2021 – La campagna vaccinale nell’ultima settimana ha registrato un calo rispetto all’accelerata da fine giugno. Così gli italiani si chiedono cosa succederà, ecco le risposte in vista dell’estate.

Bollettino Covid Italia del 4 luglio

Quante dosi sono state consegnate?

L’Italia ha a disposizione circa 6,3 milioni di dosi, il 10,5% di quelle consegnate fino a oggi dalle aziende farmaceutiche. Il problema è che la maggior parte dei vaccini ancora in cassaforte sono AstraZeneca e Johnson&Johnson (vietati agli under 60). In più, devono restare delle scorte per le seconde dosi e per le terze iniezioni ai sanitari. Ma nonostante questo l’Italia ha il 10% di vaccinazioni complete in più (37%) rispetto alla media Ue.

Quante forniture le aziende hanno tagliato in luglio?

“A luglio manterremo la quota di somministrazione delle 500mila dosi di vaccini al giorno”, ha detto il commissario straordinario Francesco Figliuolo, ammettendo un calo del 5% nelle forniture rispetto alle attese. Il generale scarica ’la colpa’ del rallentamento sulle Regioni: “Il problema è l’agenda dei territori, che hanno deciso tutto su AstraZeneca prima che il Cts definisse le linee guida”. In luglio sono attese 2 milioni e 600mila dosi di AstraZeneca per gli over 60 e 14 milioni e 600mila dosi di vaccini Rna.

Che strategie hanno scelto le Regioni?

La Puglia avrà 432mila dosi in meno di Pfizer, ma 50mila in più di Moderna e ha comunque già disposto lo spostamento degli appuntamenti degli under 30 programmati in questa settimana alla settimana dal 26 luglio al primo agosto. La Toscana ha garantito gli appuntamenti fissati per il mese di luglio (in arrivo 700mila dosi), ma non è possibile fissare nuove vaccinazioni. Il Lazio fa slittare le prenotazioni adducendo la mancanza di circa 100mila dosi di Pfizer, il vaccino di gran lunga più usato. In Lombardia ad agosto verranno consegnate oltre un milione di dosi: confermato il piano estivo, con la possibilità di rinviare il richiamo solo in caso di difficoltà serie, L’Emilia-Romagna con Bonaccini lamenta “scarsità di dosi”. “Speriamo si possa recuperare ma la tabella di marcia è molto chiara”, valutando uno stop alle prenotazioni fino al 15 agosto per la fascia 20-59 anni.

Quante fiale arriveranno entro settembre?

Entro il terzo trimestre del 2021, dunque fino a settembre compreso, sarebbero attesi altre 94 milioni di vaccini. Contando che a oggi ne sono arrivati quasi 59 milioni – gli accordi ne prevedevano in realtà 76 milioni (25% in più) –, l’obiettivo è ottenerne 60 milioni nei prossimi tre mesi (15 a luglio, 20 ad agosto, 25 a settembre). Sempre un terzo in meno. Una missione possibile, considerando i classici tagli improvvisi e lo stop ad AstraZeneca e Johnson&Johnson. Nel piano sono compresi anche i lotti di Curevac, quasi 14 milioni, che però deve ancora essere autorizzato dalle agenzie regolatorie. Insomma, la maxi campagna sta incontrando molti ostacoli e le tabelle di marcia vengono riviste ogni mese.

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L’Italia piace agli investitori. Guai a deluderli

lunedì, Luglio 5th, 2021

di DAVIDE NITROSI

È il momento giusto per avere fiducia e investire in Italia. Le parole di Jamie Dimon, il ceo di JP Morgan (la più grande banca al mondo per capitalizzazione di mercato, oltre 400 miliardi di dollari) suonano come l’annuncio di una nuova stagione per il nostro Paese. Almeno potenzialmente, l’Italia è avviata sulla strada di una crescita inattesa. Il mondo ci crede. A fare da carburante – e Dimon lo ha detto chiaramente in un’intervista al Sole 24Ore – è la fiducia generata dalla presenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Si dice che la credibilità internazionale dell’ex presidente della Bce illumini di luce riflessa anche il sistema Italia. 

Ma non è solo la sua designazione a premier che ha spinto in alto la fiducia internazionale verso l’Italia. Avere SuperMario alla guida del governo ha enormemente rafforzato i pilastri già presenti. Nel 2020, in piena pandemia, il numero di investimenti diretti in Italia è aumentato del 5%, si legge nell’EY European Actrativness Survey. Il segno positivo non è scontato: in Spagna, Germania, Olanda e Francia gli investimenti esteri sono calati. L’Italia ha recuperato attrattività, tuttavia ancora solo il 2% degli investimenti diretti in Europa arriva nel nostro Paese. Troppo pochi. Le parole di Dimon confermano una tendenza avviata, ma ci fanno capire che l’Italia non può perdere questa occasione. Nel report di EY, gli investitori stranieri dicono che hanno scelto l’Italia per “il know how tecnico” e per la “qualità del capitale umano”. Due punti di ecellenza che si sintetizzano in una parola: formazione. La scuola è la pietra d’angolo per attirare investimenti e fare crescere il Paese.

Draghi non fa miracoli, potremmo dire che è un facilitatore: il resto dobbiamo mettercelo noi. Si torna ai cosiddetti compiti a casa. Le riforme. Prima fra tutte quella della burocrazia, la principale criticità sottolineata dagli investitori stranieri. Peggio delle carenze infrastrutturali. La strada della semplificazione non ha scorciatoie. Le imprese e i grandi fondi stranieri punteranno sull’Italia solo se vedranno cambiare in meglio il Paese. E questa è una buona notizia, perché una burocrazia snella ed efficace non fa bene solo a JP Morgan o ai colossi cinesi e americani, ma migliora la vita di ogni italiano. A patto che sia vera riforma e non una mano di vernice.

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Cacciari: “Quelle di Salvini sono mosse elettorali E sul ddl Zan vedo tattica, pochi valori”

lunedì, Luglio 5th, 2021

Francesca Schianchi Roma

Ci sono due chiavi di lettura della Carta dei valori europei firmata da Matteo Salvini insieme a Giorgia Meloni. Una rivolta all’esterno, spiega il professor Massimo Cacciari, «un gioco politico-strategico» delle destre per cercare di contare di più in vista dei futuri assetti europei, dinanzi alle «sinistre che versano in uno stato pietoso», e una rivolta all’interno, «un gioco tattico-elettorale» del capo leghista per fare concorrenza all’agguerrita leader di Fratelli d’Italia. Un episodio che però, valuta il filosofo, non scalfirà il governo: «Basta che Draghi non ne tenga alcun conto». All’ombra di una maggioranza così ampia, sono in corso tentativi di posizionamento di «forze politiche con gruppi dirigenti debolissimi e senza radicamento sociale», come denuncia che stia avvenendo sul ddl Zan e come avverrà nel semestre bianco che sta per aprirsi. Ma, prevede Cacciari, non sarà un problema per la navigazione dell’esecutivo: la vera partita sarà all’inizio dell’anno prossimo, con l’elezione del presidente della Repubblica.

Professore, che impressione le ha fatto questa Dichiarazione sul futuro dell’Europa firmata da 16 partiti europei?

«È un incredibile pasticcio reazionario. Ma anche quando le espressioni sono così misere, occultano problemi reali: l’impotenza crescente della forma Stato e delle nostre democrazie in questo momento, il loro indebolimento rispetto a potenze imperiali vecchie e nuove. Ma è assurdo discuterne dal punto di vista dei principi, va discusso dal punto di vista politico». Che significato ha dal punto di vista politico?

«C’è una dimensione europea: queste forze politiche hanno bisogno di controbilanciare la potenza democratico-popolare. Mirano a consolidarsi in vista dei cambi alla guida degli organismi europei e per farlo devono coalizzarsi. E questo disegno europeo si sarebbe già realizzato qualche anno fa, se non fosse stata possibile una coalizione tra popolari e socialisti. Con il centrosinistra europeo nelle condizioni in cui versa, il pericolo di un nuovo governo europeo di centrodestra è reale».

Poi però c’è una lettura di politica interna, con Salvini che sta nel governo europeista di Draghi ma firma quella Dichiarazione…

«Salvini deve contrastare la Meloni e evitare di lasciarle la leadership del centrodestra».

Una scelta quindi strettamente legata alla competizione interna con Fratelli d’Italia?

«È inevitabile. Giorgia Meloni gode di una rendita di opposizione, e obbliga Salvini a tallonarla sul terreno della destra. Non credo nemmeno che Salvini abbia firmato volentieri quel documento».

Giorgetti dicendo sabato che nemmeno aveva letto il testo non dava l’idea di essere molto partecipe della scelta.

«Ma nessuno nella Lega ha protestato, perché capiscono che di fronte alla crescita della Meloni questo gioco è inevitabile».

Letta ha fatto presente che non è compatibile stare con Orban in Europa e con Draghi in Italia: non è d’accordo?

«Ma Letta pensi ai cavoli suoi! Se non gli sta bene stare al governo con un sovranista esca lui dal governo».

E per Draghi non è un problema questo doppio registro?

«Per Draghi è tollerabile tutto: fosse stato per lui, ci sarebbe anche la Meloni al governo. Tutto questo non crea nessuna tensione al governo: basta che Draghi non ne tenga alcun conto».

Lei ci ha mai creduto a una svolta europeista di Salvini?

«Non è una svolta. Tutto dipende dalla fissazione sul personaggio, ma quel che conta sono le strutture: la struttura amministrativa della Lega non è mai stata sovranista. Poi ha trovato un leader che ha portato grandi risultati perché ha capito che a destra c’erano le praterie. Non ci può essere in un grande Paese come l’Italia un governo con gli Orban, e lo sa anche Salvini: ma il suo problema è prendere anche quel settore reazionario. Altrimenti, se la prossima volta la Meloni prende più voti di Salvini, come fanno a non dare a lei la possibilità di formare un governo?».

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In montagna anche la via più facile può diventare un inferno bianco

lunedì, Luglio 5th, 2021

Reinhold Messner

È il Whiteout, quel bianco che ti avvolge e confonde. La bufera, freddo, neve, nebbia con le raffiche di una forza inaudita. Quei tre ragazzi ci sono finiti dentro. E tutto appare impossibile se non hai esperienza. Sono condizioni estreme da cui devi uscire in velocità, ma per farlo devi conoscere i luoghi. La montagna, la più facile da salire o scendere, può diventare un inferno bianco. Appartiene a un mondo selvaggio. Anche il Monte Rosa, la sua via più facile può trasformarsi in un ambiente ostile, pericoloso. Questo lo si deve sempre tenere a mente. Su un ghiacciaio con la nebbia, la bufera, le raffiche impetuose, sei di fronte a un muro bianco e il freddo ti entra dentro. E quei ragazzi erano stati sorpresi da un temporale, abiti bagnati. E già infreddoliti, sono poi finiti nella bufera.

Proprio in quel momento ogni loro percezione è cambiata. E’ facile perdere l’orientamento nella nebbia, ancor di più se si aggiunge una bufera, e se non hai un Gps non puoi neppure dare indicazioni precise a chi potrebbe soccorrerti, salvarti. Credi di essere in un posto e invece sei dalla parte opposta: il tempo scorre e resti sempre in balia della bufera in un luogo che non offre protezioni. Il rischio con il vento freddo, ancor di più quando si è bagnati, è che il corpo è come se fosse nudo, gli abiti non possono più mantenere il calore e quando la temperatura corporea scende a 34 o 33 gradi, le possibilità di sopravvivenza sono legate alla distanza tra te e un luogo sicuro. Se sei a più di quattromila metri su una montagna, come quei tre ragazzi, la morte è la conseguenza più probabile. A quella quota la pioggia diventa neve e ti penetra il gelo. Basta poco perché tutto diventi impossibile, confuso.

Lungi da me la volontà di esprimere qualsiasi giudizio, ci mancherebbe, ma per affrontare una bufera improvvisa in un ambiente glaciale e di alta quota occorre essere preparato a questa eventualità. E chi oggi va in montagna, anche volendo vivere un’avventura, nella maggioranza dei casi segue un itinerario, una pista e non ha coscienza del mondo selvaggio, soprattutto non mette in conto la possibilità di trovarsi nel Whiteout. E se ciò accade ad alta quota su una montagna di grandi ghiacciai, quindi con più insidie, pericoli, è difficile trovare la via del ritorno. Se poi non sei su una montagna che hai già affrontato o che conosci, i problemi si moltiplicano e si affaccia anche la paura. Di fronte a un freddo intenso e a un vento che non lascia tregua, cominci a tremare, ad avere un controllo di te stesso relativo, fino ad avere paura e quando diventa panico ogni movimento può trasformarsi in errore. Se sei a Torino e esci di casa durante un forte temporale o il vento gelido che trascina neve fino a impedirti visibilità sei a disagio ma non devi fare scelte per salvare la tua vita. Quando la montagna per una bufera si trasforma in un luogo selvaggio quanto non ti aspettavi, le tue scelte devono essere rapide. E devi scendere nel più breve tempo possibile. Tutto diventa inedito quando tremi dal vento, non vedi altro che bianco e tremi dal freddo. Sei sferzato dal vento e devi muoverti. A quel punto è il panico che può bloccarti.

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L’indice Rt risale: “In due settimane balzo dei contagi”

lunedì, Luglio 5th, 2021

Francesco Rigatelli

Per gli scienziati la variante Delta porterà entro breve un aumento dei contagi anche in Italia. Forse non sarà un’ondata come quelle dell’ anno scorso e nemmeno al livello di quella inglese, ma ci sarà e se non verrà contenuta dall’aumento dei vaccinati e dei tracciati potrà fare male a qualcuno tra persone fragili e non ancore protette con due dosi.

Ieri sono stati 808 i nuovi positivi, 12 le vittime, 141.640 i tamponi effettuati con un tasso di positività dello 0,57 per cento, in crescita rispetto allo 0,4 di sabato. Dati che come sempre nel week end significano poco e vanno visti sulla settimana. E’ in questo modo che si notano alcuni cambiamenti, come avverte Roberto Battiston, professore ordinario di Fisica all’Università di Trento: «La discesa del numero di nuovi infetti quotidiani si è fermata per la prima volta in tre mesi. I numeri di questa settimana superano quelli della settimana scorsa. Si tratta con ogni probabilità dei primi effetti visibili della variante Delta, che sta diventando dominante in Italia». Per l’ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana «il sorpasso sulla variante inglese potrebbe arrivare verso la metà di luglio e portare con sé un rischio di contagio molto alto».

In caso di una nuova ondata, calcola il noto fisico, «la copertura vaccinale necessaria per fermare la variante Delta si raggiungerebbe con la copertura dell’88 per cento della popolazione. Non basterebbe più il 72 dunque».

Di inversione di tendenza rispetto alla diminuzione dei contagi parla anche Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe di Bologna, che tiene la contabilità della pandemia: «Il concetto è che finché riusciremo a contenere i nuovi focolai non vedremo grandi ondate, ma se come capita in molte regioni si traccia e si sequenzia pochissimo e lentamente allora avremo presto dei guai». Cartabellotta sottolinea ancora una volta i due difetti che l’Italia si porta dietro dall’inizio dell’emergenza. Da un lato la lentezza «nell’approntare un efficiente e tempestivo sistema di rilevazione dei nuovi contagiati e dei loro contatti», con relativo isolamento, aggravato ora in tempo di varianti dalla mancanza di un sequenziamento del virus rilevato; dall’altro «la disomogeneità delle pratiche regionali» e la divisione sostanziale dell’Italia in due. «Quello che vedremo probabilmente – conclude Cartabellotta – è che i casi risaliranno a macchia di leopardo, ma in maniera inversamente proporzionale alla copertura vaccinale».

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Variante Delta: più contagi ma non altrettanti ricoveri o morti. I grafici della Gran Bretagna

lunedì, Luglio 5th, 2021

Le statistiche pubblicate sul sito del governo inglese. I nuovi casi segnano +66%, i ricoveri +24, le morti sono in lieve flessione. E il totale dei vaccinati con due dosi supera il 63%

di Claudio Del Frate

Variante Delta: più contagi ma non altrettanti ricoveri o morti. I grafici della Gran Bretagna

Un boom di nuovi casi a cui non ha fatto seguito una pari risalita di ricoveri o decessi. Gli esperti in questi giorni hanno sempre indicato questa prospettiva, a proposito della temuta variante Delta del coronavirus; poteva apparire come una sorta di ottimismo della volontà», ma in realtà le statistiche fino a oggi sembrano disegnare esattamente questa prospettiva. Lo conferma il ministero della salute del Regno Unito, sul cui sito sono reperibili i grafici: questi, più di tante parole mostrano come sta procedendo la diffusione della pandemia e in particolare la «fiammata» indotta dalla variante.

I contagi

La curva epidemiologica mostra nettamente un riesplodere dei contagi a partire dalla seconda metà di giugno, data in cui erano anche cessate quasi tutte le restrizioni decise dal governo. Nell’ultima settimana i positivi al virus sono stati 164.290 con un incremento complessivo del 66,9% e una incidenza ogni 100.000 abitanti di 198,7. Numeri comunque lontanissimi dal periodo più nero: ai primi di gennaio nel Regno Unito si accumulavano oltre 80.000 nuovi malati al giorno. Nei primi tre giorni di luglio, inoltre la curva ha mostrato una leggerissima flessione: troppo poco, in ogni caso, per dire che è stata «scavallata» la fase più difficile della variante Delta.

I ricoveri

Oltre ai casi sono aumentati anche i ricoveri ospedalieri ma l’impennata è assai meno brusca rispetto al numero generale dei contagi. Negli ultimi sette giorni i ricoveri ospedalieri sono stati 1.953 pari a una crescita del 24,2%. Equivalgono a 300 circa al giorno: a maggio si era scesi sotto quota 100 ma a gennaio si viaggiava a oltre 4.000 quotidiani. Il dato dei ricoveri avrebbe bisogno di essere analizzato: quanti dei malati che entrano in reparto sono già vaccinati con almeno una dose? La maggior parte di loro, comunque, presenta sintomi gravi tanto da aver bisogno di un sostegno alla respirazione.

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Roma, Papa Francesco è stato operato al Policlinico Gemelli | Il Pontefice resterà in ospedale almeno 5 giorni

lunedì, Luglio 5th, 2021
Roma, il Papa operato al Policlinico Gemelli

Papa Francesco è stato operato al Policlinico Gemelli di Roma. Si è trattato di un intervento programmato da tempo per una stenosi diverticolare sintomatica del colon. Il direttore della sala stampa della Santa sede, Matteo Bruni, ha fatto sapere che “il Santo Padre ha reagito bene all’intervento” eseguito dal professor Sergio Alfieri. Stando a quanto emerso, la degenza di Bergoglio durerà almeno 5 giorni.

L’arrivo al Gemelli – Il Pontefice è arrivato al Policlinico Gemelli intorno alle ore 15, accompagnato soltanto dall’autista e da un suo stretto collaboratore. Un ricovero “anonimo”, tanto che nessuno dei degenti si è accorto della presenza del Santo Padre. Stretto riserbo anche tra il personale: solo i medici direttamente coinvolti erano a conoscenza dell’intervento.

Il ricovero come Wojtyla – Papa Francesco è stato accolto al decimo piano della struttura, negli stessi locali dove in passato era stato ricoverato anche Papa Giovanni Paolo II. 

In viaggio a settembre – Nel corso dell’Angelus di domenica mattina, papa Francesco ha annunciato una visita pastorale in Slovacchia dal 12 al 15 settembre. Il 12 settembre, durante il viaggio di andata, farà tappa a Budapest, in Ungheria, per la messa conclusiva del 52esimo Congresso eucaristico internazionale.

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