Archive for Luglio 15th, 2021

Non sappiamo più educare i giovani (solo compiacerli)

giovedì, Luglio 15th, 2021
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di   Ernesto Galli della Loggia

Più insopportabile di ciò che i giovani spesso fanno è la retorica che sui giovani si fa. Quella retorica, ad esempio, che a commento della recentissima decisione di estendere ai diciottenni il diritto di voto per il Senato ha fatto titolare a qualche giornale «Da oggi i giovani contano di più». Come se dopo la medesima estensione del diritto di voto per la Camera mezzo secolo fa qualcuno si fosse mai accorto che i suddetti giovani avessero cominciato a «contare di più».

Si pensa con questa retorica di risultare loro simpatici, di ingraziarseli. Ingraziarsi i giovani è divenuta infatti da decenni la parola d’ordine di un Occidente sempre più vecchio e sempre più preso dalla paura di esserlo. Compiacere i giovani è divenuto così il primo comandamento di chiunque intenda apparire al passo dei tempi e magari giovane anche lui: dal ministro dell’Istruzione al sindaco dell’ultimo borgo d’Italia che si farebbe impalare pur di non chiudere una discoteca da diecimila decibel.

Ma i giovani non dovrebbero essere adulati. Adularli, compiacerli, è il modo più sicuro per rovinarli: perché così li si rinchiude nell’informe in cui essi ancora consistono e dal quale invece devono essere aiutati a uscire, «e-ducati» (condotti fuori: ah la folgorante perspicuità della lingua latina!). Per l’appunto l’educazione non l’incensamento è il vero diritto che i giovani possono, e devono, accampare nei confronti della società.

Disgraziatamente è proprio ciò che le nostre società, a cominciare dalle famiglie, non riescono più a fare. Non sappiamo educare le nuove generazioni, dare loro una misura e un retroterra, e quindi un orizzonte di senso per l’oggi e per il domani; riempire di un contenuto positivo di attesa e di speranza gli anni d’apprendistato che esse vivono. Incapaci ormai di fare qualcosa del genere abbiamo creato uno spaventoso vuoto educativo.

Ed è per l’appunto su questo fronte che anche la scuola italiana registra il suo fallimento più visibile. C

ome dimostrano ogni giorno le cronache delle multiformi imprese di tante masse giovanili — con la loro insubordinazione distruttiva ma insieme con il loro evidente carico di disperazione — anche la scuola non riesce a dare ai propri allievi quella minima maturità e padronanza di sé, quella consapevolezza degli obblighi della convivenza sociale che sarebbero necessarie.

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Inondazioni in Germania, almeno 42 morti e in 200 mila senza elettricità

giovedì, Luglio 15th, 2021

Colpite le regioni occidentali. Una settantina i dispersi. Merkel: «Sconvolta dalla catastrofe». Problemi e vittime anche in Belgio, allerta in Francia e Olanda

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È salito ad almeno quarantadue il numero delle vittime in Germania, morte per le forti piogge e inondazioni che hanno colpito la parte occidentale del Paese. Le autorità hanno dichiarato l’emergenza nella regione dopo giorni di forti piogge. Ampie parti della zona occidentale e centrale, così come i paesi vicini, hanno subito danni estesi. La polizia della città di Coblenza ha riferito in un tweet che quattro persone sono morte nella contea di Ahrweiler e circa 50 sono rimaste intrappolate sui tetti delle loro case in attesa di soccorso.

Le inondazioni, i danni e i dispersi

Alto il numero dei dispersi che secondo la Bild sarebbero almeno una 70. Particolarmente colpita Schuld che si trova nell’Eifel, una regione vulcanica di colline e piccole valli a sud-ovest di Colonia. L’intera entità dei danni nella regione non è ancora chiara dopo che molti villaggi sono rimasti isolati a causa dell’inondazione e dei crolli.

Il legame con i cambiamenti climatici

A dirsi «sconvolta per la catastrofe» Angela Merkel. La cancelliera, oggi a Washington per incontrare il presidente Joe Biden, ha espresso attraverso un tweet del suo portavoce Steffen Seibert, il cordoglio per le vittime e i dispersi e la vicinanza ai loto familiari. D’altro canto il presidente del land tedesco del Nordreno-Vestfalia, Armin Laschet, parlando alla stampa ad Hagen, ha spiegato come la forza con cui il maltempo e la pioggia si sono abbattuti in queste ore nell’Ovest della Gemania sia «legata agli effetti del cambiamento climatico». E un’offerta di aiuto è arrivata da Bruxelles. «Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi e Germania potete contare sull’aiuto dell’Ue per far fronte a queste drammatiche inondazioni». Lo scrive in un tweet il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

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Mario Draghi: “Degli operai Whirlpool ce ne occuperemo noi”

giovedì, Luglio 15th, 2021
Italian Prime Minister, Mario Draghi, during a ceremony for players and staff of Italy's national football...
Italian Prime Minister, Mario Draghi, during a ceremony for players and staff of Italy’s national football team at Palazzo Chigi in Rome on July 12, 2021. Italy won the final of UEFA EURO 2020. ANSA/FABIO FRUSTACI

Quando i tre segretari locali dei sindacati si trovano di fronte Mario Draghi sono passate poche ore dall’annuncio dell’avvio della procedura di licenziamento per i 340 lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli. La protesta, montata durante un’assemblea concitata dentro la fabbrica, è a poche centinaia di metri dal carcere di Santa Maria Capua Vetere che il premier ha appena finito di visitare. Gli operai sono arrivati in macchina con le bandiere e con la rabbia. Vogliono risposte. E Draghi le dà. Senza garantire un risultato perché – dice secondo quanto riferito dai partecipanti all’incontro – “non è nel mio stile”. Ma è una sfumatura di fronte al giudizio perentorio che dà subito dopo: il comportamento di Whirlpool è inaccettabile, uno sgarbo nei confronti del Governo e dei lavoratori. Già in serata, rientrato a Roma, contatterà il board americano per convincerlo a ritirare i licenziamenti. In alternativa si farà garante di una reindustrializzazione di alto livello e in ogni caso non lascerà i lavoratori da soli. 

Rosario Rappa, segretario generale della Fiom di Napoli, è uno dei tre partecipanti al faccia a faccia con Draghi. È lui a prendere la parola subito dopo. “Al premier – dice a Huffpost – abbiamo detto che per noi la soluzione più idonea e più semplice è convincere Whirlpool a riprendere la produzione”. Il premier aggiornerà il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e proverà a tirare su una soluzione, ma la protesta degli operai e l’incontro con i loro rappresentanti è la prima immagine della necessità di prendere le misure con un pezzo del Paese reale che in una settimana si è visto rovesciare addosso i 152 licenziamenti alla Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, i 422 alla Gkn di Campi Bisenzio e i 340 della Whirpool. Vicende diverse, ma accomunate da una serie di questioni che convergono e che sono esplose. Anche dentro al Governo. È la difficoltà di governare il passaggio dal blocco dei licenziamenti a una fase ordinaria, ma anche una lunga stagione di reindustrializzazioni fallite.

Draghi e gli operai, i sindacati che hanno cambiato strategia e registro (”È una guerra”, “arrivano gli sciacalli”, dicono i segretari della Fiom) dopo mesi di sostanziale pacificazione, l’avviso comune sottoscritto tra il Governo e le parti sociali disatteso dopo neppure una settimana, il malcontento, sempre dei sindacati, per il silenzio di Confindustria. Sono tutte immagini di una transizione disordinata. Non è solo la già delicata questione dei posti di lavoro bruciati. La fibrillazione dentro all’esecutivo è una spia di un tema molto più grande e delicato. Basta leggere un passaggio del tweet pubblicato dal vicesegretario del Pd Peppe Provenzano dopo che Whirlpool ha deciso di rifiutare la proposta del Governo di usufruire di 13 settimane aggiuntive di cassa integrazione in cambio di un impegno a non licenziare: “Non si possono accettare licenziamenti quando sono previsti ammortizzatori per accompagnare il rilancio del sito”. E fin qui tutti d’accordo visto che poco prima Giorgetti aveva definito “irragionevole” l’atteggiamento dell’azienda. I 5 stelle, che al ministero hanno la viceministra Alessandra Todde, tra l’altro delegata alle vertenze, sono ancora più agguerriti. “Non mollo io e non mollano i lavoratori”, dice Todde che rivendica di aver ricordato alla multinazionale che “lo Stato e le istituzioni si sono prese carico in questi mesi di lavorare ad un progetto industriale alternativo”. Provenzano però aggiunge: “Ma Giorgetti offra una soluzione industriale”. 

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Pietro Senaldi, l’effetto-Euro 2020? Già finito: ddl Zan e giustizia, si torna alla rissa continua

giovedì, Luglio 15th, 2021

Pietro Senaldi

I contagi in Francia salgono, il presidente Macron va in televisione e annuncia forti restrizioni per chi non si è vaccinato e in un giorno un milione di persone prenota la prima iniezione, al ritmo di ventimila al minuto. La minaccia di non poter più viaggiare in treno, andare al ristorante o al cinema fa più paura degli eventuali effetti collaterali della profilassi e del rischio di ammalarsi e finire in ospedale, strettamente collegati alla mancata immunizzazione. Anche in Italia i contagi stanno aumentando. Balliamo da qualche giorno intorno all’indice Rt 1, un nuovo positivo fa ammalare un’altra persona; se la cifra cresce, riesplode l’epidemia. La ragione sta nel fatto che il 30% delle persone, per timore, diffidenza, pigrizia, non si è mai vaccinata né è ragionevole pensare che lo farà a breve, perché immunizzarsi ora significa dover fare il richiamo in pieno agosto. Risultato: i centri vaccinali non sono più affollati e il governo teme che il virus rialzi la testa prima che milioni di italiani che hanno rimandato all’autunno l’iniezione la ritrovino. Per questo il generale Figliuolo ieri ha annunciato che forse ci conviene imitare l’esempio di Macron e prevedere una serie di limitazioni della libertà a chi si ostina a sfidare il Covid. Lo scopo è evitare di essere costretti, in autunno, a tornare a limitare, pesantemente, le libertà di tutti.
Apriti cielo, si è scatenato il solito dibattito contro l’uomo in divisa che ci vuole tutti sull’attenti. Il miracolo dell’Europeo vinto è durato solo 24 ore. La concordia nazionale e la retorica della ripartenza hanno già lasciato il passo alle tensioni che attraversano la politica. Per la legge anti-omo Pd e centrodestra si mettono le dita negli occhi in Parlamento, i magistrati hanno già iniziato a sabotare la riforma Cartabia con i loro ruvidi avvisi, Salvini e Meloni, mai così d’accordo da mesi, hanno mandato a stendere il commissario al Covid che pensa di stare all’Eliseo e non nel bordello Italia, citazione dantesca. Si avvicina agosto, inizio del semestre bianco, periodo in cui non si può andare al voto neppure se dovesse crollare il mondo e tutti si agitano. Perfino gli uomini di Draghi vengono lambiti.

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Renzi indagato? Sallusti: c’è chi dice che sia un messaggio a Mario Draghi. La magistratura è un’emergenza

giovedì, Luglio 15th, 2021

«Sto seriamente pensando se firmare il referendum sulla giustizia», aveva detto poche ore fa Matteo Renzi. La risposta della magistratura non si è fatta attendere: avviso di garanzia per lui e per il manager dello spettacolo Lucio Presta con il quale l’ex premier aveva prodotto per Discovery il documentario “Firenze secondo me”, quattro puntate andate in onda nel 2018 su tv Nove peraltro senza grande riscontro di pubblico. L’accusa è di finanziamento illecito ai partiti, la solita che i magistrati contestano ai politici quando, pur frugando nelle loro vite, non trovano nulla di serio. 
Non per fare il garantista a oltranza ma la scena di questo avviso di garanzia sembra uscita dalle pagine del libro “Il Sistema” nel quale Luca Palamara ricostruisce le scorribande della magistratura nella vita politica. C’è il politico ingombrante da punire (di solito, come in questo caso, nemico del Pd), c’è il pm con smania di protagonismo, ci sono i giornali amici che preparano il terreno e ci inzupperanno il biscotto. 

Tutto da copione, compreso il fatto che Matteo Renzi stia in questi mesi facendo impazzire la sinistra e ammicchi sia con Salvini che con Berlusconi per bloccare il decreto Zan e per far passare la riforma della giustizia. I più raffinati, e informati delle segrete cose sostengono che questo avviso di garanzia sia anche un segnale a Mario Draghi che pochi giorni fa aveva indicato, all’insaputa dei partiti, Marinella Soldi come futuro presidente Rai. La signora all’epoca dei fatti finiti sotto inchiesta era infatti amministratore delegato di Discovery, la compagnia di produzione che aveva sottoscritto con Renzi il contratto in questione e che secondo i magistrati era sproporzionato rispetto alle qualità artistiche dell’ex premier. 

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Ecco il video del polpo di vetro: ripreso da un robot il raro cefalopode fantasma

giovedì, Luglio 15th, 2021
Il polpo di vetro (Foto: Schmidt Ocean Institute)

l polpo di vetro (Foto: Schmidt Ocean Institute)

Trasparente, gelatinoso, quasi invisibile. Il Vitreledonella richardi, meglio noto come il polpo di vetro (glass octopus in inglese), è un cefalopode dall’aspetto etereo e sfuggente, difficile da osservare nel suo habitat naturale. Una missione scientifica in una remota località dell’Oceano Pacifico è tuttavia riuscita a immortalarlo in tutta la sua elegante bellezza. Questo è il video che documenta l’incontro ravvicinato:



Scoperto per la prima volta nel 1918, il polpo di vetro è uno dei due rappresentanti del genere Vitreledonella, che include solo un’altra specie, il V. alberti. Vive nelle acque abissali (fino a 3 mila metri di profondità) delle aree tropicali o sub-tropicali, dove può mimetizzarsi nell’oscurità grazie alla suasagoma spettrale. Le uniche parti opache, ben visibili anche nel filmato, sono gli occhi cilindrici, il nervo ottico e il tratto digestivo. Per via dei rari avvistamenti in natura, le poche informazioni disponibili sull’animale arrivano per lo più dai resti rinvenuti nella pancia dei suoi predatori.

L’esemplare del video è stato ripreso a largo delle Isole della Fenice, un ecosistema di otto atolli e due barriere coralline sommerse a nord-est di Sydney, a più di 5 mila chilometri dalle coste dell’Australia. Le immagini sono state catturate da un robot sottomarino in supporto alla nave da ricerca Falkor, dello Schmidt Ocean Institute, un ente non-profit fondato da Wendy ed Eric Schmidt, ex CEO di Google. A inizio luglio, l’equipe a bordo della Falkor si è servito di vari mezzi tecnologici per studiare un’area di circa 30 mila chilometri quadrati nell’Oceano Pacifico, realizzando tra le altre cose una mappatura ad alta risoluzione del fondale e registrando oltre 182 oredi riprese subacquee.

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Nicola Zingaretti regala case agli abusivi. La Regione Lazio premia chi occupa

giovedì, Luglio 15th, 2021

Daniele Di Mario

Altro assist della Regione Lazo agli occupanti abusivi di via Maria Adelaide. Lo stabile a due passi da piazza del Popolo di proprietà dell’amministrazione di via Cristoforo Colombo e occupato illegalmente da 16 anni diventerà la nuova sede dell’Ater Roma. A patto però che lo stesso ente per l’edilizia residenziale pubblica troverà un nuovo alloggio agli occupanti abusivi.

È tutto messo nero su bianco nella decisione numero 33 approvata martedì 13 luglio da una giunta regionale ampiamente rimaneggiata. Alla seduta, infatti, non partecipano il presidente Nicola Zingaretti, il suo vice Daniele Leodori né gli assessori Valentina Corrado, Alessio D’Amato e Paolo Orneli. Ci sono invece l’assessore anziano Claudio Di Berardino (che firma in calce il verbale) e gli assessori Mauro Alessandri, Alessandra Troncarelli e Massimiliano Valeriani, che ha la delega alle politiche abitative. Collegati in videoconferenza invece gli assessori Roberta Lombardi ed Enrica Onorati. Con la decisione numero 33 del 13 luglio la Regione dispone «la cessione diretta a titolo oneroso dell’immobile tuttora impropriamente occupato» di via Maria Adelaide 11/14 «all’Ater del Comune di Roma, al fine della destinazione quale nuova sede istituzionale a condizione che l’Azienda stessa sia in grado di definire – precedentemente alla cessione la procedura di alienazione dell’attuale sede di lungotevere Tor di nona 1 e a fronte della disponibilità della stessa Ater di porre in essere le necessarie operazioni di ‘accompagnamento sociale’ delle famiglie occupanti attraverso la definizione di un piano di collocazione temporanea e di dare attuazione ai provvedimenti di sgombero».

Di fatto si sgombera l’immobile di via Maria Adelaide, che diventerà la nuova sede istituzionale dell’Ater Roma, ma gli occupanti abusivi saranno alloggiati in un altro immobile. In barba alle migliaia di famiglie regolari in lista d’attesa per una casa popolare. Una manovra che non piace alla Lega. «Con la giustificazione di liberare l’immobile occupato a Roma, in via Maria Adelaide angolo via Maria Cristina di Savoia, la Regione Lazio attraverso una delibera di giunta regala ulteriori alloggi popolari agli occupanti abusivi – attacca la consigliera regionale del Carroccio Laura Corrotti Ennesima beffa che rientra all’interno di un metodo che danneggia costantemente chi è in attesa da anni per una casa popolare, a favore invece di chi vive nell’illegalità».

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Coronavirus, due italiani su favorevoli al modello Macron: sì anche dagli elettori di Meloni e Salvini

giovedì, Luglio 15th, 2021

Alessandra Ghisleri

Le rigide opzioni in termini di Green Pass e vaccini proposte da Emmanuel Macron in Francia piacciono alla maggioranza degli italiani: il 68,4% è favorevole a un pass obbligatorio che attesti l’essersi sottoposti al ciclo completo di vaccinazione anti-Covid per entrare nei ristoranti, negli alberghi, nei cinema, sui treni, sugli aerei… E il 69,2% condivide la sospensione dell’attività lavorativa e dei relativi compensi per il personale sanitario non vaccinato entro il 15 settembre. Queste percentuali non dovrebbero stupirci se consideriamo che al 13 luglio 2021 33.988.200 di italiani avevano ricevuto una dose e 24.801.699 terminato il loro ciclo vaccinale (fonte Covid-19 Opendata Vaccini).

Se si osservano i dati dal punto di vista della discussione politica, pur con percentuali minori rispetto al resto dell’elettorato, emerge che il 58,7% degli elettori della Lega e il 59,7% di quelli di Fratelli d’Italia si dichiarano favorevoli all’introduzione di un pass sanitario obbligatorio. In tutto questo un cittadino su quattro rimane invece fermo sulle proprie convinzioni, non condividendo la proposta dei cugini francesi e tra questi si riconoscono anche il 10,6% di cittadini già vaccinati.

Nel caso dovesse entrare in vigore una simile restrizione tra i resilienti uno su due rinuncerebbe alla frequentazione di locali ed eventi pubblici (53,2% del 25,5% che si tradurrebbe in un 13,6% sul totale della popolazione), l’11,2% si adeguerebbe facendo tamponi all’occorrenza (2,9% sul totale della popolazione) e il 10,1% (2,5% sul totale della popolazione) cederebbe il braccio al vaccino per poter continuare ad avere una vita pubblica.

Motivare le persone può dimostrarsi di aiuto soprattutto se si prendono in considerazione azioni routinarie e meccaniche. Ed è proprio questa la considerazione che sembra stare alla base di una scelta così severa come la proposta del presidente francese. Oggi infatti i vaccini anti-Covid sono divenuti un’azione «comune» e comunitaria. Sono considerati, nella percezione delle persone, dei vaccini speciali in una posizione a metà tra un vaccino in senso classico e un farmaco vero e proprio. Sappiamo bene che la comunicazione, più che chiarire e aiutare la gente in un processo di fiducia, si è dimostrata confusa e contradditoria, lasciando molto spazio alla libera interpretazione per ciascuno. Le linee guida non sono mai state chiarissime, aprendo delle importanti falle come l’estrema sofisticata espressione di una società in netta difficoltà se non in decomposizione. Il premier Mario Draghi, con la sua esperienza e con l’aiuto di una buona campagna vaccinale pianificata dal generale Figliuolo, ha posto degli argini a questa situazione. Tuttavia oggi il nostro Paese si trova in un importante momento di passaggio, dovendo trovare un nuovo rapporto con il passato e le tradizioni sanitarie e la necessità di messaggi chiari privi di bandiere politiche.

L’insistenza sull’apparire, sull’immagine e sulla teatralità della politica non aiuta ad avere più consensi. L’iperbole della personalizzazione fa comprendere al cittadino che ci stiamo perdendo nel dettaglio, perché ciò che si percepisce dal di fuori del Palazzo è che la posta in gioco non sono le sorti della nazione, ma il semplice campo di gioco.

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Covid, più di mille casi in Giappone, triplicati i contagiati in Austria

giovedì, Luglio 15th, 2021

A pochi giorni dall’inizio dei Giochi Olimpici di Tokyo il numero di nuovi contagi da coronavirus è salito a oltre 1.000. Mercoledì la capitale giapponese ha registrato 1.149 nuovi casi superando la soglia dei mille per la prima volta in circa due mesi. L’aumento arriva nonostante Tokyo sia stata posta per la quarta volta in stato di emergenza. A preoccupare è la curva dei contagi in ascesa da 25 giorni a questa parte. L’opinione pubblica nipponica ha espresso forti dubbi sull’opportunità di disputare i Giochi per paura di un aumento dei contagi ma il Giappone e il Comitato Olimpico Internazionale hanno assicurato che le Olimpiadi saranno sicure. Il Giappone «non deve preoccuparsi della sicurezza», ha affermato il n.1 del Cio, Thomas Bach. Dall’Asia all’Europa. Anche l’Austria registra un’impennata dei contagi Covid. Per l’esattezza, sono triplicati nel giro di una settimana. Sono infatti 332 i nuovi casi accertati tra venerdì e sabato, mentre nello stesso periodo della settimana precedente sono stati individuati appena 107 contagi. Negli ultimi sette giorni sono stati registrati in media 160 nuovi casi al giorno, quasi il doppio della stessa settimana di luglio 2020 (84). Lo stesso vale anche per i casi attivi che attualmente sono 2.474 e il 14 luglio del 2020 furono appena 1.239.

LA STAMPA

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Ma il pallone non ci salverà

giovedì, Luglio 15th, 2021

Carlo Cottarelli

Vista la mia nota passione per il calcio, quello azzurro (oltre che quello neroazzurro; nessuno è perfetto), forse qualcuno si stupirà se dico che sarebbe meglio moderare gli entusiasmi riguardo gli effetti taumaturgici sull’economia italiana della nostra vittoria agli Europei. Grande vittoria dopo più di mezzo secolo (avevo 14 anni quando Giacinto Facchetti alzò la coppa nel 1968), vittoria meritata, vittoria di gruppo e di leadership (grazie Mancini, ma anche grazie Oriali e Vialli). Gli allori calcistici rilanciano l’immagine dell’Italia nel mondo e danno morale. Ma non è certo un fattore decisivo nella nostra ripresa economica. Io resto ottimista su quest’ultima. Continuo a credere che la crescita supererà il 5 per cento quest’anno, nonostante il dato, deludente, della produzione industriale a maggio. Detto questo, dobbiamo continuare ad avere un ottimismo del fare. E ci sono tante cose ancora da fare. Tre sono particolarmente importanti.

La prima è la continuazione della campagna vaccinale. La campagna va bene, a ritmi sopra il mezzo milione al giorno, ma le prime dosi stanno rallentando. Questo può essere dovuto a vari fattori (compresa la limitata disponibilità di vaccini e la necessaria priorità data alle seconde dosi), ma potrebbe riflettere anche la difficoltà di attirare i tanti che restano ancora alla finestra e che, tanto per andare sul sicuro, non si vaccinano. Beh, non vanno sul sicuro, soprattutto alla luce della diffusione della variante delta. Nulla sarebbe più devastante per la nostra economia di una forte ripresa dei contagi e delle chiusure nei prossimi mesi. Il virus va ridotto ai minimi termini, anche per evitare che la sua persistenza, in Italia e altrove, generi nuove pericolose varianti. La scelta del governo inglese di riaprire tutto nonostante i quasi quarantamila contagi al giorno è sbagliata. Fa bene invece la Francia a introdurre vantaggi per chi si è vaccinato. Dovremmo fare così anche noi e presto. Certi vaccini sono sempre stati obbligatori (vedi polio). Non diventeremo certo uno stato orwelliano, come qualcuno ha detto, se diamo qualche vantaggio a chi è vaccinato e quindi non rischia di contagiare gli altri.

La seconda priorità riguarda la riforma della giustizia. Il buon senso dovrebbe essere sufficiente a dirci che un paese dove i processi sono drammaticamente lenti è un paese dove la certezza del diritto viene a mancare: e la certezza del diritto è fondamentale in economia. Ma non è solo il buon senso a dircelo.

Da anni i sondaggi delle imprese ci confermano che la lentezza dei processi è una delle principali cause del basso livello degli investimenti privati nel nostro paese. Qualche progresso è stato compiuto negli ultimi anni. I dati CEPEJ indicano che la durata media dei processi civili che arrivano in corte di Cassazione (probabilmente i più importanti) si è ridotta da 8 anni a 7 anni e tre mesi tra il 2016 e il 2018. Ma si tratta di durate che restano drammaticamente eccessive (in Germania la durata media è di 2 anni e 4 mesi; in Francia e Spagna siamo sui tre anni e mezzo). E non è solo una questione di giustizia civile. La lentezza dei processi penali non è soltanto dannosa in sé, ma solleva la questione della prescrizione, che sta creando grosse tensioni nel governo. La riforma Cartabia non è certo perfetta (per esempio, non dedica abbastanza attenzione agli aspetti più manageriali della gestione dei tribunali), ma va nella direzione giusta ed è auspicabile che sia approvata al più presto.

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