Archive for Luglio 23rd, 2021

Salvini si vaccina: «Salute e libertà vanno insieme». Ira Meloni su Draghi: «Da lui parole di terrore»

venerdì, Luglio 23rd, 2021

di Francesca Del Boca e Alessandro Sala

La leader di FdI contro il premier che aveva definito gli appelli a non vaccinarsi come «invito a morire». Il capo della Lega posta invece una foto in cui sorride

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Giorgia Meloni la prende decisamente male e accusa Mario Draghi di diffondere «parole di terrore» sui vaccini, evocando uno scenario di privazione delle libertà. Matteo Salvini, che pure era il destinatario indiretto delle osservazioni del capo del governo — rispondendo ad un cronista a margine della presentazione del Green Pass il premier aveva spiegato che «gli appelli a non vaccinarsi sono un appello a morire» — ostenta invece un sorriso radioso mentre in una foto pubblicata sul suo profilo Facebook sorseggia un caffé al bar. Ma non un bar qualsiasi: la colazione del leader leghista oggi è avvenuta ad un tavolino del Vapore 1928, locale annesso alla Fabbrica del Vapore, uno dei principali hub vaccinali del centro di Milano, facilmente riconoscibile sullo sfondo. Sul tavolino, sotto la mascherina blu con l’effigie di Alberto da Giussano, un foglio stampato con in bella vista un Qr Code e la scritta Regione Lombardia. I cittadini lombardi notano subito la netta somiglianza con il certificato di avvenuta somministrazione di una dose di vaccino. Non è il Green Pass, ma un primo passo per ottenerlo.

«Siamo stupefatti»

Il suo staff inizialmente non conferma e non smentisce, trincerandosi dietro il fatto che si tratta dati sanitari sensibili. Ma le agenzie di stampa non hanno dubbi e battono la notizia. Del resto lo stesso Salvini, che aveva sempre lasciato intendere di volersi immunizzare, non ha fatto nulla per nascondere le tracce. Chi si attendeva una risposta dura al premier, insomma, probabilmente è rimasto deluso. Nel commento che accompagna la foto, il numero uno leghista si limita a scrivere che «Salute, lavoro e libertà devono stare insieme». Aggiunge che «a volte nei palazzi della politica combattiamo da soli, ma il sostegno di milioni di italiani ci regala forza e coraggio. Vi si vuole bene amici». Con tanto di smiley sorridente. La replica a Draghi resta affidata a non precisate fonti leghiste che attraverso l’Ansa fanno sapere che «non si è attenuata, con il passare delle ore, la sorpresa» per le «frasi molto dure». E ancora: «Per usare un eufemismo possiamo dire che siamo rimasti stupefatti». Oltre lo stupore, niente.

«Questa non è libertà»

Di ben altro tono il commento di Giorgia Meloni, sempre via Facebook: «I numeri sembrano non contare più. Nonostante i dati delle terapie intensive siano ampiamente sotto controllo, il Green pass è diventato il nuovo mantra da imporre».

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La cerimonia di apertura delle Olimpiadi, in diretta

venerdì, Luglio 23rd, 2021

di Marco Imarisio e Gaia Piccardi, inviati a Tokyo

Cerimonia e sfilata: si aprono i Giochi olimpici di Tokyo 2020

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Afp

DAI NOSTRI INVIATI
TOKYO — Con la cerimonia inaugurale di venerdì 23 luglio sono ufficialmente iniziate le Olimpiadi di Tokyo.


Qui la diretta video della cerimonia. Qui le immagini più belle e significative. Sotto il racconto dei nostri inviati.
OLIMPIADI DI TOKYO 2020: NOTIZIE, MEDAGLIE, STORIE

Ore 16.59 – La storia del Giappone nel passaggio della torcia (e Naomi Osaka ultima tedofora)
La storia del Giappone, nel passaggio della torcia. L’ultimo passaggio, dai ragazzi di Fukushima a Naomi Osaka, la donna nuova per questo Paese, cosmopolita, vera cittadina del mondo, è l’immagine del Giappone come vorrebbe essere e diventare. Anche con questi Giochi così stropicciati, da brutto anatroccolo. E comunque, anche solo a livello simbolico, dopo questo anno e mezzo di pandemia é stato bello rivedere il mondo unito, tutti insieme. (di Marco Imarisio)

Ore 16.16 – Le lacrime trattenute a fatica della presidentessa di Tokyo 2020
Un attimo di verità, dopo tante parole vane, dopo tanta diplomazia per riuscire a far cominciare questi Giochi. Le lacrime trattenute a fatica sul podio dei discorsi dalla presidentessa di Tokyo 2020 Seiko Yoshimoto dicono più di ogni altro discorso della fatica e della tensione che circondano le Olimpiadi giapponesi. Era la ministra dello Sport, si dimise per assumere questo ruolo dopo una serie di rinunce dovute più che altro alla poca voglia di associare il proprio nome a una impresa così impopolare nel proprio Paese. «Vorremmo tanto portare un momento di pace alle persone che ne hanno tanto bisogno in questi tempi difficili», ha detto con gli occhi lucidi e la mano tremante. E sembrava voler dire che forse, tutto sommato, il peggio è passato. Non solo per i Giochi. Speriamo. (di Marco Imarisio)

Ore 15.55 – L’emozionante ologramma del mondo (e le note di Lennon)
L’ologramma del mondo sospeso sopra lo stadio olimpico di Tokyo. Le note di Imagine che partono. Per la prima volta da quando è cominciata la cerimonia d’inaugurazione dell’Olimpiade, ci si emoziona. Brividini. (di Gaia Piccardi)

Ore 15.46 – Il Giappone sfila senza la sua star, Naomi Osaka (che potrebbe essere la sorpresa finale della cerimonia)
Nella delegazione del Giappone mancava la stella assoluta, la tennista Naomi Osaka, che due mesi fa si è ritirata dal Roland Garros trovando il coraggio di spiegare che soffre di una forma di depressione. Doveva essere in campo domani per il primo turno del torneo olimpico, ma è stato spostato a domenica. Potrebbe essere lei la sorpresa finale della cerimonia, l’atleta che avrà l’onore di accendere le fiamma. E dopo le polemiche sul suo conto di questi mesi, sarebbe davvero una gran scelta. Anche considerando che Osaka è una vera cittadina del mondo: padre haitiano, madre giapponese, ma cresciuta negli States. (di Marco Imarisio)

Ore 15.38 – La sfilata degli atleti Usa
I due portabandiera, Sue Bird (stella della Wnba e girlfriend della fuoriclasse del calcio Megan Rapinoe) e Eddy Alvares, hanno scelto di non stare davanti alla squadra ma di essere “inglobati” dal gruppo dei compagni d’avventura qui all’Olimpiade di Tokyo: gli Stati Uniti d’America, elegantissimi in Ralph Lauren e applauditi in tribuna d’onore dalla first lady Jill Biden, hanno sfilato così. One for all, all for one. (di Gaia Piccardi)

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Sue Bird e Eddy Alvares, i portabandiera Usa (Getty Images)

Ore 14.55 – Baci e abbracci vietati, divise sgargianti (tranne la Germania, che ha scelto un «inguardabile» verde)
Mica facile il riconoscimento facciale degli atleti sotto le mascherine. E allora concentriamoci sugli abiti. I colori sgargianti dell’Africa (l’Angola elegantissima, il Kenya in fucsia, lo Zambia in verde smeraldo, le tute sgargianti del Congo), i vestiti tradizionali dell’Afghanistan e dell’Arabia Saudita, i cappelli di paglia delle Isole Cook, i sandali delle Seychelles, i turbanti dell’Oman, il Suriname con i copricapo di piume e la Nuova Zelanda con i mantelli di pelliccia, El Salvador con le braghe a fiori, le donne in rosso con fascia in vita dei Roc, i russi neutrali per colpa dello scandalo doping, armati di bandierine olimpiche, festanti nonostante tutto. Indelebili ricordi all’ingresso di Tonga che quattro anni fa, a Rio 2016, ci regalò un sogno con il portabandiera Pita Taufatofua, che si presentò al Maracanà in gonnellino e a torso nudo, ricoperto d’olio come una sardina pronta da impanare. L’alfiere è sempre Pita, che replica il total nude look (with oil). Il Cio aveva raccomandato sobrietà anche nella sfilata (vietatissimi baci e abbracci), e così è stato. L’insufficienza nella divisa va alla Germania, in indefinibile simil-verde e scarpe gialle fluo. Si può dire? Inguardabile. (di Gaia Piccardi)

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La sfida di Draghi agli intoccabili

venerdì, Luglio 23rd, 2021

Sarà perché non ha l’assillo del consenso. Sarà perché il suo governo, dopo il default dei partiti di fronte a una straordinaria emergenza, ha una forza derivante dal fatto che l’alternativa non c’è, perché l’alternativa sarebbe il fallimento del Paese. Sarà anche perché un uomo delle istituzioni sa che, non solo i governi, ma le democrazie muoiono di non decisioni, a maggior ragione se infettate dalla pandemia e dalla crisi della politica.

Sarà per una o per tutte queste ragioni, ma la conferenza stampa di Draghi oggi è il più straordinario esempio di “decisionismo antipopulista” che si sia visto da un po’ di tempo a questa parte. Che chiama in causa il concetto più politico, non tecnico, che esista: la responsabilità, intesa come capacità di scelte sulla base di una autonoma visione dell’interesse nazionale. È questo che lega il Green Pass alla riforma della giustizia da non procrastinare o stravolgere, l’appello agli italiani a vaccinarsi e la “fiducia” su un provvedimento divisivo come la riforma Cartabia, la presenza del ministro della Salute, così contestato da Salvini, alla sua sinistra e della Guardasigilli alla sua destra, così contestata dai Cinque stelle e da pezzi rilevanti della magistratura, la fermezza di un direttore d’orchestra in grado di armonizzare solisti anche stonati.

L’idea cioè che, a un certo punto si decide, e la mediazione può essere utile, necessaria, nella misura in cui è uno strumento per arrivare all’obiettivo, ma non una prassi che si autoalimenta producendo immobilismo. E si decide sulla base di ciò che è giusto, perché il primo provvedimento serve per coniugare Pil e salute, senza vanificare gli sforzi fatti, l’altro è un pezzo del contratto da onorare con l’Europa per ottenere i fondi del Recovery.

Mai si era visto un premier che, a domanda sulle parole di un leader della sua maggioranza (Salvini), che ammicca ai no vax, contesta il Green Pass, dispensa prescrizioni su chi si dovrebbe vaccinare e chi no, risponde, icasticamente: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire sostanzialmente. Se non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire”. Proprio così, fissa un discrimine non di opportunità, ma inconfutabile come la differenza tra la vita e la morte. Parole dentro le quali c’è un giudizio definitivo sul cinico gioco, a favor di consenso, sulla salute delle persone. Tutto l’impianto dei provvedimenti messi in campo e di quelli che saranno affrontati nelle prossime settimane con la discussione del “lasciapassare” anche sui mezzi di trasporto e sul tema della vaccinazione dei docenti è una clamorosa sconfitta del salvinismo, che questa volta non ha neanche l’appiglio semantico per rivendicare i provvedimenti come propri, come quando il leader della Lega giocava intestandosi aperture che in verità erano più graduali e prudenti di come venivano dal medesimo presentate.

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Nuove zone gialle, ecco le regioni a rischio: i criteri per le restrizioni

venerdì, Luglio 23rd, 2021

di ELENA G. POLIDORI

Cambiano, come annunciato, i parametri per far mutare di colore una Regione a seconda dei contagi. Il cdm ha dato il via libera a criteri più “elastici”, basati per lo più sul peso dei ricoveri e sui posti letto occupati nelle terapie intensive, ma questo non è stato ugualmente “digerito” dalle Regioni, in particolare le più piccole, dalla Valle d’Aosta all’Umbria, che considerano i nuovi schemi “inapplicabili” al loro territorio e temono di ’chiudere’ per un paio di pazienti in più ricoverati. Stando a indiscrezioni, nel confronto con il governo, dall’esecutivo sarebbero arrivate rassicurazioni, con la garanzia di flessibilità in questi casi.

Proprio ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha spiegato la “ratio” delle nuove scelte che cambiano certo lo schema (prima dominava l’Rt, ndr), ma il motivo sottostante della scelta è chiaro: non soffocare l’economia. “Il parametro prevalente, d’ora in poi, sarà il tasso di ospedalizzazione – ha spiegato Speranza – le ragioni di questo cambio è che il nostro Paese ha somministrato oltre 63 milioni di dosi e l’idea è che ci sia una ricaduta minore sulle ospedalizzazioni”.

Dunque, un modo per consentire l’apertura delle attività economiche in parziale sicurezza e continuando a monitorare l’evoluzione della pandemia. Ecco, quindi, i nuovi “schemi di gioco” dei territori rispetto alla variante Delta, in vigore dal primo agosto.

Zona gialla

Il limite tra la zona bianca e la zona gialla sarà stabilito dalla percentuale di occupazione dei posti letto disponibili che si aggiunge al criterio dell’incidenza che resta fissato in 50 casi ogni 100 mila abitanti. Viene fissato il limite al 10% per le terapie intensive e al 15% per i reparti ordinari. Le Regioni avevano chiesto il 20% di terapie intensive, il Cts aveva dato orientamento per una soglia del 5%.

Zona arancione

Per passare in zona arancione le soglie sono state fissate al 20% di occupazione dei posti disponibili per le terapie intensive e al 30% per le aree mediche (semplice ricovero, ndr).

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Vaccini e Green pass, un Fico di Palazzo

venerdì, Luglio 23rd, 2021

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Roberto Fico arriva alla Camera in autobus

Tutto muta, e i politici spesso mutano più in fretta. Sono i miracoli del Palazzo. Così il presidente della Camera Roberto Fico può proprio dirsi un uomo diverso da quello che tre anni fa si recò in autobus ad assumere l’onere e l’onore di presiedere Montecitorio. Era il periodo della scatoletta di tonno, della lotta ai privilegi, quelle cose lì. Fico era tra i più convinti. Ricordiamo ancora la prima volta che per ragioni d’ufficio dovette salire al Quirinale, e lo fece a piedi in mezzo a due ali di fotografi e cronisti festanti. Poi il furore anticasta si è man mano allentato, e già quando qualche settimana fa andò all’Olimpico con 9 (nove) uomini di scorta la mutazione poteva dirsi a buon punto. Per concluderla serviva un ulteriore salto di qualità, quello dal privilegio passivo, la scorta (io politico usufruisco di una facilitazione di cui tu comune mortale non disponi) al privilegio attivo, l’esenzione dal green pass (io politico scanso un obbligo a cui i cittadini devono invece sottostare).

Fico ha infatti sostenuto che non è buona cosa chiedere ai parlamentari se sono o meno vaccinati e che quindi di green pass per entrare nel Palazzo per il momento non se ne parla. Tre anni fa, prima di entrare nel Palazzo, i grillini avrebbero fatto fuoco e fiamme di fronte a un’affermazione del genere, adesso che il tonno della scatoletta sono loro, beh insomma, che volete che sia.

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Covid, Mario Draghi non si fida del green pass e pretende il tampone per la conferenza

venerdì, Luglio 23rd, 2021

Dario Martini

Mario Draghi obbliga tutti gli italiani ad avere il green pass se vogliono andare in pizzeria. Ma quando il gestore del locale diventa lui, le regole cambiano. Probabilmente il presidente del Consiglio non si fida tanto di questo strumento se per partecipare alle sue conferenze il certificato verde diventa carta straccia. Lo abbiamo scoperto ieri, quando abbiamo cercato di partecipare alla sua conferenza convocata proprio per illustrare le novità sul green pass. Nella nota diramata in mattinata, infatti, Palazzo Chigi informava che i 25 giornalisti ammessi alla sala polifunzionale della presidenza del Consiglio, per ascoltare le parole del capo del governo e dei ministri Speranza (Salute) e Cartabia (Giustizia), avrebbero potuto accedere solo «esibendo il referto di esito negativo del tampone antigenico rapido effettuato non oltre le 24 ore precedenti e con l’obbligo della mascherina Ffp2». Ovviamente, i costi del tampone sono a carico di chi intende partecipare. Tralasciando questo piccolo particolare, abbiamo subito pensato in un errore. Adesso che ogni vaccinato ha il green pass – ci siamo chiesti – come è possibile che non sia contemplato il suo utilizzo proprio nella conferenza che lo rende obbligatorio per tutti gli italiani che intendono avere una vita sociale? Fiduciosi che si fosse trattato solo di una svista, abbiamo chiamato la sala stampa di Palazzo Chigi. Purtroppo, le iscrizioni alla conferenza erano già chiuse. I posti liberi sono andati via in un lampo. Volevamo comunque sciogliere i nostri dubbi, anche per sapere come comportarci per partecipare alle prossime comunicazioni del presidente del Consiglio. Il responsabile è stato costretto ad ammettere che «per prendere parte a questa conferenza il green pass non basta, serve il tampone». «Probabilmente – ha aggiunto – verrà previsto per le prossime conferenze». Insomma, per Palazzo Chigi il lasciapassare verde non è sufficiente. Eppure Draghi, proprio nel corso della conferenza ha confermato l’importanza del certificato. «Il green pass non è un arbitrio – ha detto – è la condizione per tenere aperte le attività economiche». Non solo.

Il premier ha invitato «tutti gli italiani a vaccinarsi e a farlo subito, devono proteggere se stessi, le proprie famiglie». Perché se un miglioramento c’è stato «lo dobbiamo alla campagna vaccinale». Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha insistito su questo punto, con il forte appello a «vaccinarsi, vaccinarsi, vaccinarsi, per metterci alle spalle la stagione che abbiamo vissuto». Il premier, poi, ha spiegato ancora che il green pass serve proprio «a dare serenità, non a toglierla».

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Partono le Olimpiadi “della sofferenza”, da oggi il mondo si aggrappa allo sport

venerdì, Luglio 23rd, 2021

GIANNI RIOTTA

TOKYO. La cerimonia sarà dimessa, «Niente celebrazioni, solo riverente omaggio alla sofferenza» lascia trapelare l’imperatore Naruhito. Per una volta in sintonia con il Trono del Crisantemo, la crassa volgarità degli spot si allinea alla modestia, dopo Toyota gli sponsor tutti chiedono austerità. I picchetti della protesta contro l’inaugurazione dei Giochi della XXXII Olimpiade, oggi nello Stadio di Tokyo, il terzo nel quartiere di Shinjuku, dietro la vecchia stazione ferroviaria, sono sparuti, ma 7 cittadini su 10 volevano cancellare la kermesse, impauriti da costi, pandemia, assenza di tifosi, turisti, applausi.

Lo stadio, opera dell’architetto Kengo Kuma, è costato il triplo di quello inglese a Londra 2012, sprechi, confusione, ritardi. Dalle tribune si lanceranno con altoparlanti i cori di altre edizioni, perdute voci di tripudio nel caldo afoso. La sfilata in pista non vedrà i volti degli atleti, da Hend Zaza, a 12 anni il più giovane, nato in Siria, senza mai aver conosciuto la pace, impegnato nel tennis da tavolo, fino a Mary Hanna, nata l’1 dicembre 1954, australiana, sei Olimpiadi nel dressage equestre. Solo i portabandiera, poi qualche coreografia, orfana del musicista Cornelius, cacciato per gesti odiosi contro i disabili, e del direttore Kentaro Kobayashi, licenziato per battute contro l’Olocausto. Vessillo olimpico affidato alla nostra Paola Egonu, una gioia vera.

Sono in palio 339 medaglie, presentate su un vassoio ai premiati per evitare contagi, 33 le discipline, l’oro dei vincitori riciclato da tecnologia di scarto, omaggio alla sostenibilità. Debuttano il karate, letteralmente «mano cinese», praticato per secoli sull’isola di Okinawa da maestri come Ankō Itosu, lo skateboarding delle periferie, il surf, che dalla California del film di Milius «Un mercoledì da leoni» passa alle onde basse della spiaggia di Tsurigasaki, 50 km. Sud Est di Tokyo, e infine l’arrampicata sul muro da palestra, tre prove tra altezza e velocità, con regole così controverse, il filosofico eroe del K2 Walter Bonatti sarebbe inorridito, che già a Parigi 2024 saranno modificate.

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A proposito di nazismo

venerdì, Luglio 23rd, 2021

MATTIA FELTRI

Ho promesso al mio amico Giovanni di non spendere più sarcasmo quando scrivo degli antivaccinisti, e manterrò la promessa. Forse. Non garantisco niente. Ci provo. Comunque, sono un vaccinista convinto, ho fatto la prima dose, la seconda fra pochi giorni, e sono in ritardo perché ogni volta che mi infilo in qualche impresa burocratica scopro l’inferno della carta bollata.

Ora, peggio, l’inferno del click bollato. Quella mattina mi ero messo lì, sereno: è facilissimo, mi avevano detto. Bene. Mi connetto al sito della regione, compilo tutto, è tutto ok. Finché non mi chiedono la tessera sanitaria. E non la trovo. Per vaccinarsi è obbligatoria la tessera sanitaria. Sono fregato.

Però c’è una soluzione: inserire la dichiarazione dei redditi (è obbligatorio anche pagare le tasse) per ottenere il numero della tessera. Non compare niente. Si può provare a risalire col codice fiscale (super obbligatorio) ma di nuovo, zero. In capo a due settimane perso fra siti, link, in cui richiedo lo spid (non ho ancora capito che sia però ora ce l’ho), telefono a call center eccetera, scopro l’arcano: la mia tessera sanitaria non esiste. Perché per fare il vaccino è obbligatorio avere la tessera sanitaria, ma per avere la tessera sanitaria è obbligatorio avere il medico di base (e per avere il medico di base è obbligatorio avere la residenza, quella ce l’ho, per fortuna). Ecco, io non avevo mai preso il medico di base. Solo per dire ai miei amici antivaccinisti (apprezzi lo sforzo, Giovanni?), convinti dell’avanzare di un nazismo di stampo sanitario, che dopo una tale odissea di obblighi io al ristorante ci entrerò al passo dell’oca.

LA STAMPA

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Il premier apre la nuova fase

venerdì, Luglio 23rd, 2021

MARCELLO SORGI

Le decisioni del consiglio dei ministri in materia di Covid e di giustizia ci dicono essenzialmente una cosa: in Italia il vento sta cambiando, l’economia è in ripresa oltre ogni ottimistica previsione, come ha spiegato Draghi, e gli italiani vogliono che le cose continuino così e sono disposti a pagare qualsiasi prezzo perché questo avvenga e non si rischi di tornare indietro, al passato recente della pandemia e del lockdown, che oggi sarebbe insopportabile. Anche la riforma della giustizia – per la quale il governo ha annunciato la fiducia, cioè il taglio a un certo punto di un percorso parlamentare che dev’essere rapido, e insieme la disponibilità ad alcuni “aggiustamenti tecnici” – si inquadra in questo clima e nel desiderio, testimoniato dai trecentomila cittadini che hanno firmato per i referendum di Radicali e Lega, che il sistema giudiziario e i comportamenti della magistratura cambino decisamente. Quello predisposto dalla ministra Cartabia è un testo che rappresenta un primo passo in questa direzione, ed è anche – non va dimenticato – qualcosa che viene incontro alle richieste della Commissione europea, che si prepara a sostenere l’Italia con un piano di aiuti e prestiti da 209 miliardi.

La conferenza stampa di Draghi, Speranza e della stessa Cartabia, dopo una riunione tutto sommato breve del governo e un pieno accordo con le Regioni a cui si era lavorato nei giorni precedenti, è servita essenzialmente a questo: sgomberare il campo, per quanto possibile, dalle divisioni e dalle resistenze di parti della maggioranza, per far sì che la nuova fase in cui il Paese è entrato possa svilupparsi senza ostacoli, consentendo al Pnrr, il progetto di ricostruzione dopo il disastro della pandemia, di dispiegare pienamente i suoi effetti, magari in un tempo minore di quello preventivato. Si spiegano così il venir meno dei dubbi di Conte sulla giustizia, dopo una telefonata con il premier, e di Salvini sull’estensione del “green pass”, per il pieno ritorno alla normalità della vita della gente e per far sì che possa godersi le vacanze senza timori e senza fare i danni della scorsa estate, dato che per ottenere il “green pass” è necessario vaccinarsi. E ci sono ancora aree delle generazioni a rischio over 60 che inspiegabilmente prendono tempo, rischiando di più di contagiarsi con le varianti del virus e di perderci la vita, che non ad affrontare le incognite minime della vaccinazione.

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Draghi sulla giustizia: “Metteremo la fiducia. Ok a miglioramenti”

venerdì, Luglio 23rd, 2021

Federico Capurso

ROMA. L’apertura arrivata dalla Guardasigilli Marta Cartabia, ora disponibile a trovare un accordo sulla prescrizione, apre la strada a un accordo con i Cinque stelle che eviti scossoni al governo. «Da più voci è stata espressa preoccupazione che mi pare vada presa in considerazione seriamente», ha ammesso la ministra della Giustizia in conferenza stampa a palazzo Chigi. I maggiori timori, per Cartabia, convergono tutti «su un punto specifico», e cioè quello di evitare che di fronte alla lentezza atavica di alcune corti di appello, l’improcedibilità introdotta con la riforma «provochi un’interruzione di procedimenti importanti. Questa è una preoccupazione molto seria che anche il governo ha avuto fin dall’inizio ed è il terreno – sottolinea – su cui si stanno valutando questi accorgimento tecnici».

La possibilità di apportare «accorgimenti tecnici» è un passo in avanti decisivo, che permette a Mario Draghi di ottenere il voto favorevole dell’intero Consiglio dei ministri alla decisione di porre la fiducia sulla riforma della Giustizia, che arriverà in aula alla Camera tra una settimana. Con la fiducia si vuole «porre un punto fermo», sostiene in conferenza stampa Draghi, che poi si affida alla diplomazia: «Nessuno vuole sacche di impunità – dice rivolgendosi ai Cinque stelle – e c’è tutta la buona volontà ad accogliere emendamenti che siano di carattere tecnico e non stravolgano l’impianto della riforma». Via libera anche a quegli emendamenti, però, che arrivano «da altri partiti». Il passaggio è rischioso per la tenuta dell’esecutivo, a pochi giorni dall’apertura del semestre bianco, ma «si arriva a chiedere la fiducia quando si ha la certezza che certe differenze sono incolmabili», spiega il premier. «Per garantire un periodo minimo di permanenza delle riforme che facciamo bisogna che siano condivise, ma non con le minacce di una consultazione elettorale che si fanno le riforme». Condivisione sempre complicata, in una maggioranza così ampia, tanto è vero che adesso sono le forze di centrodestra a non prendere benissimo la decisione di tornare a sedersi al tavolo con i Cinque stelle, nonostante Draghi abbia offerto disponibilità a tutte le parti in gioco. In Forza Italia c’è qualche «perplessità», viene fatto sapere. E anche la Lega accoglie con «sorpresa» le parole del premier, visto che nel pomeriggio c’era stata una lunga e cordiale telefonata tra Draghi e Matteo Salvini, e il leader della Lega – fanno sapere dal Carroccio – aveva «garantito massimo sostegno alle riforme, a partire da Giustizia e Fisco». Insomma, la coperta è sempre corta.

«Un accordo però ancora non c’è», mette in evidenza chi sta gestendo il dossier per i Cinque stelle. Giuseppe Conte si mostra comunque «positivo» con i suoi, per i passi in avanti compiuti. Sta lavorando a una mediazione rimanendo in «contatto costante» con il premier e la Guardasigilli – fanno notare fonti parlamentari a lui vicine – sulla scia di quell’«approccio costruttivo» avviato lunedì nell’incontro con Draghi, con l’obiettivo di velocizzare i processi ed evitare il rischio che, con questa riforma, centinaia di migliaia di processi possano andare al macero. Forte anche dell’appoggio del Pd, che con il segretario Enrico Letta rinnova l’auspicio «che il testo venga migliorato rispetto a quello attuale» e che almeno la prima approvazione della riforma «avvenga prima pausa estiva».

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