Archive for Novembre, 2021

Nuova variante, Speranza: «Arriverà in Italia? Difficile possa essere fermata. Essenziale la terza dose»

sabato, Novembre 27th, 2021

di Monica Guerzoni

Il ministro della Salute: per capire e valutare la minaccia ci vorrà tempo. Se la mutazione arriverà anche in Italia? Difficile possa essere fermata

Chiaro che Roberto Speranza è preoccupato, come potrebbe non esserlo? «Sarebbe da irresponsabili, in una fase non semplice di gestione della pandemia». Per provare a fermare la variante che sta spaventando il mondo, alle 8.30 del mattino il ministro della Salute ha imboccato l’autostrada della «massima precauzione» e ha firmato per primo in Europa lo stop agli ingressi dal Sudafrica. Poi si è chiuso con gli scienziati a studiare la B.1.1.529: «Questa variante va presa con grandissima attenzione. Ancora non c’è una valutazione finale, ma si tratta di un elemento nuovo e preoccupante».

La notizia che la Omicron è approdata in Europa, con un primo caso in Belgio, esplode in Italia a due giorni dal via libera al nuovo green pass rafforzato che taglia fuori dalla vita sociale i non vaccinati. Ma per nella strategia del governo «non cambia nulla», rassicura il ministro. Per difendersi dalla sudafricana bisogna vaccinarsi, vaccinarsi, vaccinarsi. E «indossare sempre la mascherina al chiuso e anche all’aperto quando c’è il rischio di assembramento». E i vaccini? Dobbiamo continuare a crederci? «Sì, è l’arma fondamentale. Senza vaccino avremmo numeri terrificanti e dobbiamo insistere, con ogni energia». Speranza lo ripete in ogni riunione riservata e a sera rilancia dai microfoni di Zapping su RadioUno, per spazzare via i dubbi e l’angoscia degli italiani.

A che serve la terza dose con un farmaco che potrebbe essere «bucato» dalla nuova variante? Il ministro ammette che «non abbiamo ancora informazioni sufficienti», ma sull’utilità del booster non ha esitazioni: «La terza dose è essenziale, protegge benissimo da tutte le varianti esistenti e va assolutamente fatta». Protegge anche dalla sudafricana? «Questa variante è ancora sotto investigazione. In ogni caso il vaccino è uno scudo. La variante può forse ridurne l’efficacia, ma non certo azzerarla».

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La variante Omicron è in Europa. Servirà aggiornare i vaccini? Pfizer: «Ci occorrono 100 giorni»

sabato, Novembre 27th, 2021

di Adriana Logroscino

Ordinanza di Speranza che blocca accessi e voli dall’Africa meridionale. Oms in allerta: «Molto contagiosa, può reinfettare e può eludere le protezioni». Von der Leyen: aggiornare i vaccini, Europa agisca compatta. Ma l’Ema frena

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Il Tambo’s airport di Johannesburg

La nuova variante è in Europa. Almeno un caso, individuato in Belgio: una giovane donna, non vaccinata, in arrivo dall’Egitto, attraverso la Turchia. E fa paura. All’Italia, che cerca di tenerla lontana bloccando l’ingresso a chi negli ultimi quattordici giorni abbia soggiornato in uno degli otto Paesi che ne sono stati investiti. E all’Unione europea che, tramite la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, invoca un aggiornamento dei vaccini «come da contratti con i fornitori». All’Organizzazione mondiale della sanità, in «massima allerta».

Variante più contagiosa

Si tratta della variante B.1.1.529, ribattezzata dall’Oms «Omicron» , che presenta un numero molto alto di mutazioni sulla proteina spike. Più contagiosa, con un maggior rischio di reinfezione e, si teme, resistente ai vaccini (per ora quest’ultima è solo un’ipotesi) le caratteristiche che innescano le contromosse allarmate.

Quale impatto sui vaccini?

Di «maggiore capacità» di eludere i vaccini parla l’inviato speciale dell’Oms per il Covid-19, David Nabarroanto. Maria Van Kerkhove, che guida l’area dell’Oms dedicata al coronavirus, precisa che «serviranno alcune settimane per capire l’impatto di questa variante sui vaccini». L’Ema (agenzia europea per il farmaco) frena: «È prematuro prevedere al momento se per la nuova variante sudafricana del Covid è necessario un adattamento dei vaccini».

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Paura per la nuova variante Nu, l’Italia stoppa i voli dal Sudafrica. La sanità Uk: “Elude i vaccini”. Israele a un passo dall’emergenza

venerdì, Novembre 26th, 2021

La nuova variante del coronavirus in Sudafrica, la B.1.1.529, fa paura. Nelle prossime ore l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) si riunirà per determinare se la nuova variante sudafricana debba essere classificata come ”preoccupante”, dicendo intanto che «ha un gran numero di mutazioni». Nel frattempo le ricadute a livello mondiale sono state immediate: Inghilterra e Israele, per primi, hanno chiuso i voli in arrivo da sette paesi Africani. Lo stesso ha fatto l’Italia poco dopo, vietando l’ingresso a sette Paesi africani. Sul caso si sta muovendo l’Unione Europea, mentre le borse crollano. E per oggi pomeriggio l’Agenzia Ue per il controllo delle malattie (Ecdc) ha annunciato una valutazione delle minacce derivanti da questa variante Covid.

Covid, il ministro della Salute britannico: “Variante sudafricana potrebbe essere più trasmissibile”

La preoccupazione si sta diffondendo un po’ ovunque. La nuova variante del coronavirus (in Sudafrica era già stata isolata una prima mutazione, la variante Beta, questa, la “Nu” invece dovrebbe essere la risultanza di più mutazioni) secondo fonti sanitarie inglesi, è la più significativa scoperta finora fatta dagli scienziati. Lo afferma un alto funzionario sanitario del Regno Unito, riferisce la Bbc online. Gli scienziati temono che la variante – nota come B.1.1.529 – possa essere più trasmissibile e più in grado di eludere i vaccini. «Questa è la variante più significativa che abbiamo incontrato fino ad oggi e sono in corso ricerche urgenti per saperne di più sulla sua trasmissibilità, gravità e suscettibilità ai vaccini», ha detto Jenny Harries, amministratore delegato dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (Ukhsa). Gli scienziati stanno esaminando «quali azioni di salute pubblica possono limitare l’impatto di B.1.1.529».

Pochi vaccini in Sudafrica

Il Sudafrica ha un tasso di vaccinazione di appena il 24% della popolazione totale e si ipotizza che le tante mutazioni si siano accumulate in un contagiato immunodepresso che ha lottato con il coronavirus per settimane o mesi. Il National Institute of Communicable Diseases sudafricano ha riferito che la presenza della variante è stata documentata con il sequenziamento in 22 casi positivi, per lo più giovani, ma se ne segnalano già molti altri da vari laboratori del Paese. In totale sono almeno una sessantina i casi accertati a livello mondiale, tra cui quattro in Botswana e uno a Hong Kong in un viaggiatore di ritorno dal Sudafrica.

La spiegazione più chiara di come i vaccini mRNA Pfizer e Moderna combattono il Covid e cosa succede dentro di noi

Per questa ragione, alcuni Paesi hanno deciso di introdurre misure per evitarne l’importazione. Tra questi la Gran Bretagna, che ha temporaneamente sospeso i collegamenti aerei con il Sudafrica, ma anche con Namibia, Botswana, Zimbabwe, Lesotho ed Eswatini. E lo stesso, a ruota, hanno fatto altri Paesi europei, Italia compresa.

Non solo l’Europa si blinda. Lo stesso ha fatto Israele, che vieterà ai suoi cittadini di viaggiare in Africa del sud. In India, invece, è stato disposto di effettuare «rigorosi screening e test» dei viaggiatori che erano arrivati ​​dal Sudafrica e di rintracciare e testare i loro contatti. Il vice premier della Nuova Zelanda, Grant Robertson, ha definito la nuova variante come «un vero campanello d’allarme per tutti noi, questa pandemia è ancora in corso».

E oggi Israele comunica che ha rilevato il primo caso della nuova variante sudafricana B.1.1.529 all’interno del proprio territorio. Lo ha annunciato il ministero della sanità aggiungendo che il caso si riferisce ad un israeliano di ritorno dal Malawi. Sempre secondo il ministero ci sono altre 2 persone sospettate di essere state infettate con la nuova variante ma si stanno aspettando i test finali. Tutti e 3 i coinvolti risultano essere vaccinati. «Siamo a un passo dal dichiarare lo stato di emergenza» commenta il primo ministro israeliano Naftali Bennett dopo la scoperta di un caso della nuova variante proveniente dal Sudafrica.

E oggi Israele comunica che ha rilevato il primo caso della nuova variante sudafricana B.1.1.529 all’interno del proprio territorio. Lo ha annunciato il ministero della sanità aggiungendo che il caso si riferisce ad un israeliano di ritorno dal Malawi. Sempre secondo il ministero ci sono altre 2 persone sospettate di essere state infettate con la nuova variante ma si stanno aspettando i test finali. Tutti e 3 i coinvolti risultano essere vaccinati.

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Previsioni meteo: l’inverno si prende l’Italia. Neve a bassa quota e freddo. Le mappe

venerdì, Novembre 26th, 2021

Roma – Sarà una serie di giorni caratterizzata dal brutto tempo. Le previsioni meteo di ilMeteo.it non lasciano spazio a dubbi: irrompe l’inverno dal prossimo weekend. Tutta colpa di un’intensa perturbazione, pilotata da un vortice centrato sulle Isole Baleari, che sta investendo l’Italia. Già domani è prevista un’intensificazione del maltempo, con rischio nubifragi a Roma e Napoli. C’è anche un’allerta meteo della Protezione civile.

Il maltempo delle prossime ore

Il meteorologo Andrea Garbinato avvisa che nella giornata odierna (giovedì 25 novembre) temporali e piogge abbondanti o molto abbondanti colpiranno soprattutto Toscana, Lazio, Sicilia, Calabria e Puglia, ma pioverà anche sul resto delle regioni. Da domani, venerdì 26 novembre, inizierà ad affluire aria via via più fredda in quota. Altri impulsi fortemente perturbati colpiranno duramente le regioni tirreniche dalla Toscana alla Campania anche con nubifragi a Roma e Napoli.

Allerta rossa in Calabria

La Protezione civile annuncia per domani allerta rossa su parte della Calabria, e allerta arancione su settori di Calabria, Basilicata, Campania e su gran parte della Puglia. E ancora,allerta gialla su gran parte dell’Italia centro-meridionale e su Sicilia e Sardegna.

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Variante sudafricana, il Covid al suo peggio? Una drammatica conferma, Borse a picco e panico globale

venerdì, Novembre 26th, 2021

Ora, dobbiamo fare i conti con l’ultima variante del Covid: la scoperta è stata annunciata dalle autorità del Sudafrica, si tratterebbe della mutazione più pericolosa tra quelle emerse da inizio pandemia. E una drammatica conferma in tal senso arriva dai mercati: si pensi infatti che la Borsa di Tokyo, in seguito all’annuncio del governo sudafricano, ha perso oltre il 3%, toccando i minimi da un mese a questa parte.

L’indice Nikkei 225 cede il 3,02%, a 28.607,98 punti, mentre il Topix scende del 2,41% a 1.976,92 punti. Segnali di allarme arrivano anche dai futures sulla piazza di New York, in caduta di un punto su tutti i principali indici. Insomma, la nuova variante ha scatenato il panico sui mercati.

Per quel che riguarda il Giappone, la reazione della Borsa è dovuta al fatto che il Paese ormai si considerava in sicurezza per quel che concerne il contagio, soprattutto per il numero di vaccini effettuati. Ma secondo le autorità di Pretoria, la nuova variante è in grado di bucare il siero. Sempre per quel che concerne il Giappone, il numero di nuovi casi Covid è molto diminuito a partire da settembre e ieri ci sono stati solo 163 casi sull’intero territorio nazionale, contro il picco di oltre 25mila registrato ad agosto. La prospettiva che a causa della mutazione si ripiombi nel peggiore incubo pandemico, dagli investitori è stato accolto nel peggiore dei modi.

Dopo la pausa del pomeriggio il Nikkei mette a segno una flessione del 2,72% lasciando sul terreno più di 800 punti. Inverte la rotta anche lo yen che si apprezza sul dollaro a quota 114.70. Le tensioni però sono state avvertite un po’ in tutte le piazze asiatiche:  a Hong Kong, l’indice Hang Seng cede il 2,1% a 24.213,55, lo Shanghai lo 0,5% a 3.566,18.

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L’Aria Che Tira, Vittorio Feltri umilia i no vax: “Questi tonti…” E Myrta Merlino impazzisce per il direttore

venerdì, Novembre 26th, 2021

Giada Oricchio

“Il vaccino non ti garantisce l’immortalità, ma i no vax sono tonti, hanno un guasto all’intelligenza”. Il giudizio tombale sugli italiani che continuano a rifiutare il vaccino anti Covid a costo di morire è del direttore editoriale di “Libero”, Vittorio Feltri.

Nel talk mattutino di LA7, “L’Aria che Tira”, si è affrontato il caso dell’uomo no vax e Covid scettico che nel suo necrologio ha fatto scrivere “Se avessi creduto alla pandemia… se avessi creduto al Covid… oggi racconterei un’altra storia, ma non questa storia”. Feltri ha ammesso di non provare empatia: “Non mi commuovo davanti a questi ‘pentiti’, arrivano tardi, ma non mi sembra che si debba arrivare intubati per capire che la realtà è un’altra. Ci si deve pensare prima, magari non si evitano tutte le conseguenze, ma il 70-80% dei casi se ne sta a casa sua a vedere la televisione”.

Poi ribadisce un concetto già espresso in precedenza: “I no vax sono come i terrapiattisti. Gli puoi portare le prove degli astronauti che dimostrano che la Terra è rotonda e loro ti dicono che è un piatto che vola. Sono persone ottuse. Non riesci a convincerle di niente perché sono chiuse nei loro pregiudizi, li coccolano, li proteggono”. E precisa: “La scienza non ti può garantire l’immortalità, anche il vaccino non ti garantisce l’immortalità, puoi morire comunque come da sempre succede all’umanità. E dico anche che non riuscire a convincere i no vax ci deve indurre a smetterla di tentare di sedurli con argomenti che non sono in grado di capire perché sono tonti e ottusi. Hanno avuto un guasto dell’intelligenza che impedisce loro di capire la realtà”. Lapidario.

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Report, Ranucci accusato di ricatti sessuali. Il conduttore: “Calunnie per colpire report”

venerdì, Novembre 26th, 2021

Michela Tamburrino

ROMA. Prima una lettera anonima, poi una denuncia firmata, l’Audit che ancora non avrebbe svolto il suo lavoro, un amministratore delegato che non è a conoscenza dei fatti perché partiti prima del suo insediamento. Rai, Sodoma e Gomorra a Saxa Rubra, a far rumore è un dossieraggio circolato senza firma che riguarda Sigfrido Ranucci, l’anima di Report, accusato di aver bullizzato e molestato una parte femminile della sua redazione. Con nomi, cognomi, circostanze. Una bomba scoppiata due giorni fa in Vigilanza, portata all’attenzione dell’ignaro ad Carlo Fuortes. Accuse di mobbing, ricatti sessuali, un presunto caso di #metoo che coinvolgerebbe colleghe costrette a favori impropri pur di essere assunte, servizi giornalistici a tesi pre confezionate, un inferno dantesco a bordo scrivania.

Il dossier, datato fine 2017, vede una sua prima versione si dice inviata via mail attraverso il servizio protonmail, che serve a proteggere l’identità del mittente e dunque via copia dattiloscritta, sia ai vertici Rai sia al capo del personale. Con il tempo le accuse si sarebbero ampliate di fatti fino a quando, il 5 agosto di quest’anno, l’accusato Sigfrido Ranucci non si è deciso a sporgere denuncia alla Procura. Nella denuncia pare fosse chiamato in causa anche il direttore di Rai3 Franco Di Mare, che del dossier ne avrebbe discusso in precedenza con il giornalista allarmato per «l’ennesimo attacco a me e al lavoro di tutti noi». Nella lettera si accusa appunto Ranucci di aver creato in redazione una sorta di suo personale harem terrorizzato, tra ricatti sessuali e dileggio, nei confronti di quattro colleghe di Report, di servizi fake, stravolti per ledere, nella fattispecie, l’onorabilità di un grande gruppo sanitario lombardo.

A riportare il caso all’attenzione dell’Ad Fuortes, in Vigilanza, è stato Davide Faraone di Italia Viva, appoggiato da Andrea Ruggeri di Forza Italia, mentre l’Ad ha assicurato di «non avere agli atti alcuna denuncia formale o informale» ma di voler andare a fondo della questione. Interviene sull’accaduto anche Michele Anzaldi, (Italia viva) segretario della Commissione di Vigilanza Rai, che oltre a non credere a quanto arriva via anonima, sostiene di aver fatto delle verifiche personali già in passato ma di non aver rilevato comportamenti scorretti. Ma insiste a che l’Audit indaghi. Anonimo o non anonimo, in Rai molti sanno qual è la mano che ha, se non scritto, almeno ispirato il dossier. Certamente nessuno della redazione di Report, sostiene Ranucci, provato dalle accuse «vergognose per me e per i colleghi tutti».

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Se la politica ascolta il Paese

venerdì, Novembre 26th, 2021

Stefano Lepri

Si stenta a crederci: sul fisco, ai contrasti fra i partiti della maggioranza si è trovata una soluzione abbastanza razionale. Sette degli 8 (non molti) miliardi disponibili andranno a ridurre l’Irpef ai ceti medi. Può essere un segno che la politica italiana è meno peggio di quello che sembra. Nelle settimane scorse, si era assistito a un accavallarsi delle richieste più strambe, compresi abbuoni a chi le tasse non le vuole pagare. Ormai è scontato che la propaganda politica funzioni così: per farsi notare occorre agitare le frazioni di elettorato più esasperate, pur se piccole. Spostano voti più facilmente, e comunque si vedono di più. Ma alla fine, tutti i partiti di questa maggioranza raccolgono la maggior parte dei voti nei ceti medi. Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco hanno saputo farsi interpreti di questo. Hanno persuaso a dare ascolto alla più larga parte del Paese oltre il frastuono degli interessi particolari più rumorosi. Certo gli sgravi saranno limitati. Il carico fiscale sugli italiani è alto perché deve pagare una spesa pubblica alta, che da oltre un quarto di secolo non è stata mai ridotta da tutti quanti promettevano di ridurla. Ed alto il carico fiscale è probabile che resti in futuro perché la pandemia spinge a spendere di più per la sanità, il cambiamento del clima spinge a investire per contrastarlo.

Si può però distribuirlo meglio, il peso del fisco, per non scoraggiare chi lavora e produce. Una delle opzioni valide (se forse non la migliore) era questa, rimettere a posto la curva che fa salire il prelievo al crescere dei redditi della fascia media e medio-alta. Diventerà un poco più vantaggioso darsi da fare per un aumento di stipendio, o sforzarsi di aumentare i ricavi. Invece, una profonda riforma del fisco ancora non si delinea. Ai lavoratori, e anche alle imprese, si potrebbe dare di più se si avesse il coraggio di tassare almeno un poco i patrimoni, con alcune delle misure che in Italia paiono da estremisti ma che vigono nella gran parte dei Paesi democratici. Per contenere le spese occorrerebbe poi che gli enti locali fossero responsabilizzati con entrate proprie, in modo da lasciar decidere ai cittadini con il voto se vogliono meno tasse, ma a fronte di meno servizi, oppure più servizi, ma anche più tasse. Gli sgravi all’Irap – tributo destinato a finanziare le Regioni per la sanità – seppur graditi ai beneficiari non vanno in questa direzione. Quando Draghi aveva inserito nella manovra 2022 anche la riforma fiscale, era lecito chiedersi perché si fosse cacciato volontariamente in quel ginepraio, dato che su questo tema sensibile ogni partito avrebbe cercato di distinguersi con una proposta propria. Invece è riuscito a uscirne facendo, almeno al momento, contenti tutti i partiti.

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Prodi: “Il sovranismo dei francesi frena l’Europa. Pd troppo piccolo per dare le carte sul Colle”

venerdì, Novembre 26th, 2021

Annalisa Cuzzocrea

ROMA. Se gli si chiede «Come sta?», Romano Prodi risponde: «Troppo bene». E si sente – nella voce – che è così. Ha scritto un libro che racconta attraverso 100 immagini il senso dell’Europa ai suoi nipoti, e a tutti noi. Lo ha fatto con una sorta di candore: ricorda, l’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea, che da quando i nostri Paesi si sono uniti, nel continente sono cessate le guerre. Ripercorre questa prima conquista e poi tutte le altre, parla delle ferite, dei pericoli, ma sempre – costantemente – delle possibilità. Di quel che c’è ancora da fare e di come bisogna agire. Sul Quirinale dice: «So contare, quindi seppure questo Pd non fosse più quello dei 101, è troppo piccolo per dare le carte». Quanto a Silvio Berlusconi: «La sua aspirazione è legittima, ma dovrebbe imparare a contare anche lui».

Come mai ha scelto 100 immagini per raccontare l’Europa?
«Perché bisogna far entrare il senso dell’Europa nell’immagine quotidiana della vita politica, come un fatto familiare e nello stesso tempo fatale. Non è un caso che abbia dedicato questo libro ai miei nipoti: spero vedano l’Europa compiuta, ma non ne sono sicuro perché i processi democratici, se vogliono essere tali, sono molto lenti. È il nostro problema nella sfida con i regimi autoritari, che sono molto più veloci».

Scrive che bisogna superare il meccanismo dell’unanimità per far marciare l’Unione, troppo spesso bloccata da interessi contingenti dei singoli Stati.
«Sia per la politica contingente che per il semplice fatto che con il diritto di veto un nano si sente un gigante».

A commento di un’immagine che ricorda il piano Marshall, spiega che per una vera ricostruzione servono forza e coesione della società. Oggi le abbiamo?
«Parliamo soltanto di soldi! O di generici macro-processi di riforme. E invece il cambiamento si fa con i mutamenti nella vita quotidiana. Servono il funzionamento della pubblica amministrazione, della giustizia, ma anche delle imprese, della struttura economica. Altrimenti avremo solo un bellissimo respiro che rischia di durare poco. Non è approfittando di un incentivo temporaneo che si cambia il Paese».

Visto quello che accade nei Paesi dell’ex blocco sovietico, si è mai pentito dell’allargamento a Est?
«Ci ho pensato spesso, ma non mi sono pentito. A parte che i treni della storia passano una volta sola, si immagini oggi una Polonia uguale all’Ucraina. Il dramma delle tensioni che ci sono oggi con Polonia e Ungheria è estremamente inferiore rispetto a quel che sarebbe successo senza l’allargamento. Quando vedo che a Versavia c’è un governo che fa tutti i dispetti possibili, ma i sondaggi scoprono che il 90% dei polacchi dice sì all’Unione, penso che queste tensioni siano fortemente negative, ma temporanee. E il disegno europeo invece sano e permanente. Anche se non passerei il mio tempo libero con Katczynski e Orban».

Giorgia Meloni guarda molto a Orban, alla destra spagnola di Vox.
«Ma è amore o è ancora una volta politica interna pura pura pura? Che adocchia un elettorato di “no vax politici” per curare la diversità della sua base? Così facendo mette in difficoltà un grande disegno per un interesse breve, accodandosi a una storia arretrata».

L’Europa dei sovranisti arretra davvero?
«Sì, ma quello che mi preoccupa è un rigurgito di sovranismo in Francia. Che per motivi di politica interna un uomo come Michel Barnier metta delle piccole zeppe perché è entrato in una situazione pre-elettorale, mi colpisce. Sa bene che il diritto europeo deve stare sopra quello degli Stati, sennò si sfascia tutto. Ancora una volta c’è un aspetto della Francia profonda che rallenta la corsa».

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Si salda l’asse Draghi-Macron. Via al Trattato del dopo Merkel

venerdì, Novembre 26th, 2021

Adalberto Signore

Nei giorni in cui in Germania sta prendendo forma il governo guidato dal futuro cancelliere Olaf Scholz che, di fatto, archivia gli oltre tre lustri dell’era Merkel, Italia e Francia suggellano un asse che potrebbe condizionare la politica europea dei prossimi anni.


Questa mattina a Roma, infatti, Mario Draghi ed Emmanuel Macron firmeranno il Trattato del Quirinale, dodici articoli frutto di quello che Palazzo Chigi definisce un «lungo e complesso impegno negoziale proseguito per tutto il 2021». L’obiettivo è quello di rafforzare il rapporto bilaterale tra Roma e Parigi attraverso il «dialogo tra le due amministrazioni», «consultazioni periodiche» e «l’individuazione di un’agenda comune» con «grandi temi e priorità condivisi». L’intenzione, insomma, è quella di creare un asse permanente tra Italia e Francia, tanto che il Trattato viene paragonato in quanto a importanza a quello sottoscritto nel 1963 tra Parigi e Berlino. Di certo, la firma di oggi mette fine ad anni di incomprensioni e attriti, soprattutto quelli tra l’Eliseo e il governo gialloverde, che hanno di molto rallentato il lavoro degli sherpa. Quando l’allora vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio decise di volare in Francia e incontrare il leader dei gilet gialli Cristophe Chalençon, si aprì infatti una profonda crisi diplomatica. Sulla quale pesarono anche gli affondi dell’allora vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, molto critico con Macron sul tema migranti. Non è un caso, che anche il secondo governo guidato da Giuseppe Conte abbia faticato a riprendere il filo del negoziato. Rilanciato solo a febbraio scorso, con l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi.


Tra l’ex numero uno della Bce e il presidente francese, infatti, il rapporto è solido da tempo. Al punto che oggi che l’uno è premier in Italia e l’altro presidente della Repubblica in Francia, capita spesso che l’interlocuzione sia diretta, scavalcando i consueti canali della democrazia. L’uscita di scena di Angela Merkel, peraltro, ha contributo a velocizzare il via libera al Trattato del Quirinale che, di fatto, spinge verso una collaborazione permanente su alcuni dossier decisivi per la politica europea dei prossimi anni.


Macron è arrivato a Roma ieri pomeriggio da Zagabria. Primo appuntamento in agenda, un incontro con Sergio Mattarella, convinto che «la firma del Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata» sia «un risultato importante». Perché, spiega il capo dello Stato, «unisce due Paesi fondatori dell’Ue che condividono l’impegno per la costruzione del grande progetto europeo». Insomma, un rapporto più forte tra Italia e Francia «contribuisce a costruire un’Unione europea più forte». Dopo essere stato al Quirinale, Macron ha incontrato Draghi a Palazzo Chigi.

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