Il ministro della Salute: per capire
e valutare la minaccia ci vorrà tempo. Se la mutazione arriverà anche
in Italia? Difficile possa essere fermata
Chiaro che Roberto Speranza è
preoccupato, come potrebbe non esserlo? «Sarebbe da irresponsabili, in
una fase non semplice di gestione della pandemia». Per provare a fermare
la variante che sta spaventando il mondo, alle 8.30 del mattino il ministro della Salute ha imboccato l’autostrada della «massima precauzione» e ha firmato per primo in Europa lo stop agli ingressi dal Sudafrica. Poi si è chiuso con gli scienziati a studiare la B.1.1.529: «Questa variante va presa con grandissima attenzione. Ancora non c’è una valutazione finale, ma si tratta di un elemento nuovo e preoccupante».
La notizia che la Omicron è approdata in Europa, con un primo caso in Belgio,
esplode in Italia a due giorni dal via libera al nuovo green pass
rafforzato che taglia fuori dalla vita sociale i non vaccinati. Ma per
nella strategia del governo «non cambia nulla», rassicura il ministro.
Per difendersi dalla sudafricana bisogna vaccinarsi, vaccinarsi,
vaccinarsi. E «indossare sempre la mascherina al chiuso e anche all’aperto quando c’è il rischio di assembramento». E i vaccini? Dobbiamo continuare a crederci? «Sì, è l’arma fondamentale. Senza vaccino avremmo numeri terrificanti e dobbiamo insistere, con ogni energia». Speranza lo ripete in ogni riunione riservata e a sera rilancia dai microfoni di Zapping su RadioUno, per spazzare via i dubbi e l’angoscia degli italiani.
A che serve la terza dose con un farmaco che potrebbe essere «bucato» dalla nuova variante? Il ministro ammette che «non abbiamo ancora informazioni sufficienti», ma sull’utilità del booster non ha esitazioni: «La terza dose è essenziale,
protegge benissimo da tutte le varianti esistenti e va assolutamente
fatta». Protegge anche dalla sudafricana? «Questa variante è ancora
sotto investigazione. In ogni caso il vaccino è uno scudo. La variante può forse ridurne l’efficacia, ma non certo azzerarla».
Ordinanza di Speranza che blocca
accessi e voli dall’Africa meridionale. Oms in allerta: «Molto
contagiosa, può reinfettare e può eludere le protezioni». Von der Leyen:
aggiornare i vaccini, Europa agisca compatta. Ma l’Ema frena
La nuova variante è in Europa. Almeno un caso, individuato in Belgio:
una giovane donna, non vaccinata, in arrivo dall’Egitto, attraverso la
Turchia. E fa paura. All’Italia, che cerca di tenerla lontana
bloccando l’ingresso a chi negli ultimi quattordici giorni abbia
soggiornato in uno degli otto Paesi che ne sono stati investiti. E all’Unione europea che, tramite la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, invoca un aggiornamento dei vaccini«come da contratti con i fornitori». All’Organizzazione mondiale della sanità, in «massima allerta».
Variante più contagiosa
Si tratta della variante B.1.1.529, ribattezzata dall’Oms «Omicron», che presenta un numero molto alto di mutazioni sulla proteina spike. Più contagiosa, con un maggior rischio di reinfezione e, si teme, resistente ai vaccini (per ora quest’ultima è solo un’ipotesi) le caratteristiche che innescano le contromosse allarmate.
Quale impatto sui vaccini?
Di «maggiore capacità» di eludere i vaccini parla l’inviato speciale dell’Oms per il Covid-19, David Nabarroanto. Maria Van Kerkhove, che guida l’area dell’Oms dedicata al coronavirus, precisa che «serviranno alcune settimane per capire l’impatto di questa variante sui vaccini». L’Ema (agenzia europea per il farmaco) frena: «È prematuro prevedere al momento se per la nuova variante sudafricana del Covid è necessario un adattamento dei vaccini».
La nuova variante del coronavirus in Sudafrica, la B.1.1.529, fa paura. Nelle prossime ore l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) si riunirà per determinare se la nuova variante sudafricana debba essere classificata come ”preoccupante”, dicendo intanto che «ha un gran numero di mutazioni». Nel frattempo le ricadute a livello mondiale sono state immediate: Inghilterra e Israele, per primi, hanno chiuso i voli in arrivo da sette paesi Africani. Lo stesso ha fatto l’Italia poco dopo, vietando l’ingresso a sette Paesi africani. Sul caso si sta muovendo l’Unione Europea, mentre le borse crollano. E per oggi pomeriggio l’Agenzia Ue per il controllo delle malattie (Ecdc) ha annunciato una valutazione delle minacce derivanti da questa variante Covid.
Covid, il ministro della Salute britannico: “Variante sudafricana potrebbe essere più trasmissibile”
La preoccupazione si sta diffondendo un po’ ovunque. La nuova variante del coronavirus (in Sudafrica era già stata isolata una prima mutazione, la variante Beta, questa, la “Nu” invece dovrebbe essere la risultanza di più mutazioni) secondo fonti sanitarie inglesi, è la più significativa scoperta finora fatta dagli scienziati. Lo afferma un alto funzionario sanitario del Regno Unito, riferisce la Bbc online. Gli scienziati temono che la variante – nota come B.1.1.529 – possa essere più trasmissibile e più in grado di eludere i vaccini. «Questa è la variante più significativa che abbiamo incontrato fino ad oggi e sono in corso ricerche urgenti per saperne di più sulla sua trasmissibilità, gravità e suscettibilità ai vaccini», ha detto Jenny Harries, amministratore delegato dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (Ukhsa). Gli scienziati stanno esaminando «quali azioni di salute pubblica possono limitare l’impatto di B.1.1.529».
Pochi vaccini in Sudafrica
Il Sudafrica ha un tasso di vaccinazione di appena il 24% della
popolazione totale e si ipotizza che le tante mutazioni si siano
accumulate in un contagiato immunodepresso che ha lottato con il
coronavirus per settimane o mesi. Il National Institute of Communicable
Diseases sudafricano ha riferito che la presenza della variante è stata
documentata con il sequenziamento in 22 casi positivi, per lo
più giovani, ma se ne segnalano già molti altri da vari laboratori del
Paese. In totale sono almeno una sessantina i casi accertati a livello
mondiale, tra cui quattro in Botswana e uno a Hong Kong in un
viaggiatore di ritorno dal Sudafrica.
La spiegazione più chiara di come i vaccini mRNA Pfizer e Moderna combattono il Covid e cosa succede dentro di noi
Per questa ragione, alcuni Paesi hanno deciso di introdurre misure
per evitarne l’importazione. Tra questi la Gran Bretagna, che ha
temporaneamente sospeso i collegamenti aerei con il Sudafrica, ma anche
con Namibia, Botswana, Zimbabwe, Lesotho ed Eswatini. E lo stesso, a
ruota, hanno fatto altri Paesi europei, Italia compresa.
Non solo l’Europa si blinda. Lo stesso ha fatto Israele, che vieterà
ai suoi cittadini di viaggiare in Africa del sud. In India, invece, è
stato disposto di effettuare «rigorosi screening e test» dei viaggiatori
che erano arrivati dal Sudafrica e di rintracciare e testare i loro
contatti. Il vice premier della Nuova Zelanda, Grant Robertson, ha
definito la nuova variante come «un vero campanello d’allarme per tutti
noi, questa pandemia è ancora in corso».
E oggi Israele comunica che ha rilevato il primo caso della nuova
variante sudafricana B.1.1.529 all’interno del proprio territorio. Lo ha
annunciato il ministero della sanità aggiungendo che il caso si
riferisce ad un israeliano di ritorno dal Malawi. Sempre secondo il
ministero ci sono altre 2 persone sospettate di essere state infettate
con la nuova variante ma si stanno aspettando i test finali. Tutti e 3 i
coinvolti risultano essere vaccinati. «Siamo a un passo dal dichiarare
lo stato di emergenza» commenta il primo ministro israeliano Naftali
Bennett dopo la scoperta di un caso della nuova variante proveniente dal
Sudafrica.
E oggi Israele comunica che ha rilevato il primo caso della nuova
variante sudafricana B.1.1.529 all’interno del proprio territorio. Lo ha
annunciato il ministero della sanità aggiungendo che il caso si
riferisce ad un israeliano di ritorno dal Malawi. Sempre secondo il
ministero ci sono altre 2 persone sospettate di essere state infettate
con la nuova variante ma si stanno aspettando i test finali. Tutti e 3 i
coinvolti risultano essere vaccinati.
Roma – Sarà una serie di giorni caratterizzata dal brutto tempo. Le previsioni meteo di ilMeteo.it non lasciano spazio a dubbi: irrompe l’inverno dal prossimo weekend. Tutta colpa di un’intensa perturbazione, pilotata da un vortice centrato sulle Isole Baleari, che sta investendo l’Italia. Già domani è prevista un’intensificazione del maltempo, con rischio nubifragi a Roma e Napoli. C’è anche un’allerta meteo della Protezione civile.
Il meteorologo Andrea Garbinato avvisa che nella giornata odierna (giovedì 25 novembre) temporali
e piogge abbondanti o molto abbondanti colpiranno soprattutto Toscana,
Lazio, Sicilia, Calabria e Puglia, ma pioverà anche sul resto delle
regioni. Da domani, venerdì 26 novembre, inizierà ad affluire aria via via più fredda in quota.
Altri impulsi fortemente perturbati colpiranno duramente le regioni
tirreniche dalla Toscana alla Campania anche con nubifragi a Roma e
Napoli.
La Protezione civile annuncia per domani allerta rossa su parte della Calabria, e allerta arancione su settori di Calabria, Basilicata, Campania e su gran parte della Puglia. E ancora,allerta gialla su gran parte dell’Italia centro-meridionale e su Sicilia e Sardegna.
Ora, dobbiamo fare i conti con l’ultima variante del Covid:
la scoperta è stata annunciata dalle autorità del Sudafrica, si
tratterebbe della mutazione più pericolosa tra quelle emerse da inizio
pandemia. E una drammatica conferma in tal senso arriva dai mercati: si
pensi infatti che la Borsa di Tokyo, in seguito all’annuncio del governo sudafricano, ha perso oltre il 3%, toccando i minimi da un mese a questa parte.
L’indice Nikkei 225 cede il 3,02%, a 28.607,98 punti, mentre il Topix scende del 2,41% a 1.976,92 punti.
Segnali di allarme arrivano anche dai futures sulla piazza di New York,
in caduta di un punto su tutti i principali indici. Insomma, la nuova
variante ha scatenato il panico sui mercati.
Per quel che riguarda il Giappone, la reazione della Borsa è dovuta
al fatto che il Paese ormai si considerava in sicurezza per quel che
concerne il contagio, soprattutto per il numero di vaccini effettuati.
Ma secondo le autorità di Pretoria, la nuova variante è in grado di
bucare il siero. Sempre per quel che concerne il Giappone, il numero di nuovi casi Covid è molto diminuito a
partire da settembre e ieri ci sono stati solo 163 casi sull’intero
territorio nazionale, contro il picco di oltre 25mila registrato ad
agosto. La prospettiva che a causa della mutazione si ripiombi nel
peggiore incubo pandemico, dagli investitori è stato accolto nel
peggiore dei modi.
Dopo la pausa del pomeriggio il Nikkei mette a segno una flessione
del 2,72% lasciando sul terreno più di 800 punti. Inverte la rotta anche
lo yen che si apprezza sul dollaro a quota 114.70. Le
tensioni però sono state avvertite un po’ in tutte le piazze asiatiche:
a Hong Kong, l’indice Hang Seng cede il 2,1% a 24.213,55, lo Shanghai
lo 0,5% a 3.566,18.
“Il vaccino non ti garantisce l’immortalità, ma i no vax sono
tonti, hanno un guasto all’intelligenza”. Il giudizio tombale sugli
italiani che continuano a rifiutare il vaccino anti Covid a costo di
morire è del direttore editoriale di “Libero”, Vittorio Feltri.
Nel talk mattutino di LA7, “L’Aria che Tira”,
si è affrontato il caso dell’uomo no vax e Covid scettico che nel suo
necrologio ha fatto scrivere “Se avessi creduto alla pandemia… se avessi
creduto al Covid… oggi racconterei un’altra storia, ma non questa
storia”. Feltri ha ammesso di non provare empatia: “Non mi commuovo
davanti a questi ‘pentiti’, arrivano tardi, ma non mi sembra che si
debba arrivare intubati per capire che la realtà è un’altra. Ci si deve
pensare prima, magari non si evitano tutte le conseguenze, ma il 70-80%
dei casi se ne sta a casa sua a vedere la televisione”.
Poi ribadisce un concetto già espresso in precedenza: “I no vax sono come i terrapiattisti.
Gli puoi portare le prove degli astronauti che dimostrano che la Terra è
rotonda e loro ti dicono che è un piatto che vola. Sono persone ottuse.
Non riesci a convincerle di niente perché sono chiuse nei loro
pregiudizi, li coccolano, li proteggono”. E precisa: “La scienza non ti
può garantire l’immortalità, anche il vaccino non ti garantisce
l’immortalità, puoi morire comunque come da sempre succede all’umanità. E
dico anche che non riuscire a convincere i no vax ci deve indurre a
smetterla di tentare di sedurli con argomenti che non sono in grado di
capire perché sono tonti e ottusi. Hanno avuto un guasto
dell’intelligenza che impedisce loro di capire la realtà”. Lapidario.
ROMA. Prima una lettera anonima, poi una denuncia firmata,
l’Audit che ancora non avrebbe svolto il suo lavoro, un amministratore
delegato che non è a conoscenza dei fatti perché partiti prima del suo
insediamento. Rai, Sodoma e Gomorra a Saxa Rubra, a far rumore è un
dossieraggio circolato senza firma che riguarda Sigfrido Ranucci,
l’anima di Report, accusato di aver bullizzato e molestato una
parte femminile della sua redazione. Con nomi, cognomi, circostanze. Una
bomba scoppiata due giorni fa in Vigilanza, portata all’attenzione
dell’ignaro ad Carlo Fuortes. Accuse di mobbing, ricatti sessuali, un
presunto caso di #metoo che coinvolgerebbe colleghe costrette a favori
impropri pur di essere assunte, servizi giornalistici a tesi pre
confezionate, un inferno dantesco a bordo scrivania.
Il dossier, datato fine 2017, vede una sua prima versione si dice
inviata via mail attraverso il servizio protonmail, che serve a
proteggere l’identità del mittente e dunque via copia dattiloscritta,
sia ai vertici Rai sia al capo del personale. Con il tempo le accuse si
sarebbero ampliate di fatti fino a quando, il 5 agosto di quest’anno,
l’accusato Sigfrido Ranucci non si è deciso a sporgere denuncia alla
Procura. Nella denuncia pare fosse chiamato in causa anche il direttore
di Rai3 Franco Di Mare, che del dossier ne avrebbe discusso in
precedenza con il giornalista allarmato per «l’ennesimo attacco a me e
al lavoro di tutti noi». Nella lettera si accusa appunto Ranucci di aver
creato in redazione una sorta di suo personale harem terrorizzato, tra
ricatti sessuali e dileggio, nei confronti di quattro colleghe di Report, di servizi fake, stravolti per ledere, nella fattispecie, l’onorabilità di un grande gruppo sanitario lombardo.
A riportare il caso all’attenzione dell’Ad Fuortes, in Vigilanza, è
stato Davide Faraone di Italia Viva, appoggiato da Andrea Ruggeri di
Forza Italia, mentre l’Ad ha assicurato di «non avere agli atti alcuna
denuncia formale o informale» ma di voler andare a fondo della
questione. Interviene sull’accaduto anche Michele Anzaldi, (Italia viva)
segretario della Commissione di Vigilanza Rai, che oltre a non credere a
quanto arriva via anonima, sostiene di aver fatto delle verifiche
personali già in passato ma di non aver rilevato comportamenti
scorretti. Ma insiste a che l’Audit indaghi. Anonimo o non anonimo, in
Rai molti sanno qual è la mano che ha, se non scritto, almeno ispirato
il dossier. Certamente nessuno della redazione di Report, sostiene Ranucci, provato dalle accuse «vergognose per me e per i colleghi tutti».
Si stenta a crederci: sul fisco, ai contrasti fra i partiti della maggioranza si è trovata una soluzione abbastanza razionale. Sette degli 8 (non molti) miliardi disponibili andranno a ridurre l’Irpef ai ceti medi. Può essere un segno che la politica italiana è meno peggio di quello che sembra. Nelle settimane scorse, si era assistito a un accavallarsi delle richieste più strambe, compresi abbuoni a chi le tasse non le vuole pagare. Ormai è scontato che la propaganda politica funzioni così: per farsi notare occorre agitare le frazioni di elettorato più esasperate, pur se piccole. Spostano voti più facilmente, e comunque si vedono di più. Ma alla fine, tutti i partiti di questa maggioranza raccolgono la maggior parte dei voti nei ceti medi. Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco hanno saputo farsi interpreti di questo. Hanno persuaso a dare ascolto alla più larga parte del Paese oltre il frastuono degli interessi particolari più rumorosi. Certo gli sgravi saranno limitati. Il carico fiscale sugli italiani è alto perché deve pagare una spesa pubblica alta, che da oltre un quarto di secolo non è stata mai ridotta da tutti quanti promettevano di ridurla. Ed alto il carico fiscale è probabile che resti in futuro perché la pandemia spinge a spendere di più per la sanità, il cambiamento del clima spinge a investire per contrastarlo.
Si può però distribuirlo meglio, il peso del fisco, per non
scoraggiare chi lavora e produce. Una delle opzioni valide (se forse non
la migliore) era questa, rimettere a posto la curva che fa salire il
prelievo al crescere dei redditi della fascia media e medio-alta.
Diventerà un poco più vantaggioso darsi da fare per un aumento di
stipendio, o sforzarsi di aumentare i ricavi. Invece, una profonda
riforma del fisco ancora non si delinea. Ai lavoratori, e anche alle
imprese, si potrebbe dare di più se si avesse il coraggio di tassare
almeno un poco i patrimoni, con alcune delle misure che in Italia paiono
da estremisti ma che vigono nella gran parte dei Paesi democratici. Per
contenere le spese occorrerebbe poi che gli enti locali fossero
responsabilizzati con entrate proprie, in modo da lasciar decidere ai
cittadini con il voto se vogliono meno tasse, ma a fronte di meno
servizi, oppure più servizi, ma anche più tasse. Gli sgravi all’Irap –
tributo destinato a finanziare le Regioni per la sanità – seppur graditi
ai beneficiari non vanno in questa direzione. Quando Draghi aveva
inserito nella manovra 2022 anche la riforma fiscale, era lecito
chiedersi perché si fosse cacciato volontariamente in quel ginepraio,
dato che su questo tema sensibile ogni partito avrebbe cercato di
distinguersi con una proposta propria. Invece è riuscito a uscirne
facendo, almeno al momento, contenti tutti i partiti.
ROMA. Se gli si chiede «Come sta?», Romano Prodi risponde: «Troppo bene». E si sente – nella voce – che è così. Ha scritto un libro che racconta attraverso 100 immagini il senso dell’Europa ai suoi nipoti, e a tutti noi. Lo ha fatto con una sorta di candore: ricorda, l’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea, che da quando i nostri Paesi si sono uniti, nel continente sono cessate le guerre. Ripercorre questa prima conquista e poi tutte le altre, parla delle ferite, dei pericoli, ma sempre – costantemente – delle possibilità. Di quel che c’è ancora da fare e di come bisogna agire. Sul Quirinale dice: «So contare, quindi seppure questo Pd non fosse più quello dei 101, è troppo piccolo per dare le carte». Quanto a Silvio Berlusconi: «La sua aspirazione è legittima, ma dovrebbe imparare a contare anche lui».
Come mai ha scelto 100 immagini per raccontare l’Europa? «Perché
bisogna far entrare il senso dell’Europa nell’immagine quotidiana della
vita politica, come un fatto familiare e nello stesso tempo fatale. Non
è un caso che abbia dedicato questo libro ai miei nipoti: spero vedano
l’Europa compiuta, ma non ne sono sicuro perché i processi democratici,
se vogliono essere tali, sono molto lenti. È il nostro problema nella
sfida con i regimi autoritari, che sono molto più veloci».
Scrive che bisogna superare il meccanismo dell’unanimità per far marciare l’Unione, troppo spesso bloccata da interessi contingenti dei singoli Stati. «Sia per la politica contingente che per il semplice fatto che con il diritto di veto un nano si sente un gigante».
A commento di un’immagine che ricorda il piano Marshall,
spiega che per una vera ricostruzione servono forza e coesione della
società. Oggi le abbiamo? «Parliamo soltanto di soldi! O di
generici macro-processi di riforme. E invece il cambiamento si fa con i
mutamenti nella vita quotidiana. Servono il funzionamento della pubblica
amministrazione, della giustizia, ma anche delle imprese, della
struttura economica. Altrimenti avremo solo un bellissimo respiro che
rischia di durare poco. Non è approfittando di un incentivo temporaneo
che si cambia il Paese».
Visto quello che accade nei Paesi dell’ex blocco sovietico, si è mai pentito dell’allargamento a Est? «Ci
ho pensato spesso, ma non mi sono pentito. A parte che i treni della
storia passano una volta sola, si immagini oggi una Polonia uguale
all’Ucraina. Il dramma delle tensioni che ci sono oggi con Polonia e
Ungheria è estremamente inferiore rispetto a quel che sarebbe successo
senza l’allargamento. Quando vedo che a Versavia c’è un governo che fa
tutti i dispetti possibili, ma i sondaggi scoprono che il 90% dei
polacchi dice sì all’Unione, penso che queste tensioni siano fortemente
negative, ma temporanee. E il disegno europeo invece sano e permanente.
Anche se non passerei il mio tempo libero con Katczynski e Orban».
Giorgia Meloni guarda molto a Orban, alla destra spagnola di Vox. «Ma
è amore o è ancora una volta politica interna pura pura pura? Che
adocchia un elettorato di “no vax politici” per curare la diversità
della sua base? Così facendo mette in difficoltà un grande disegno per
un interesse breve, accodandosi a una storia arretrata».
L’Europa dei sovranisti arretra davvero? «Sì, ma
quello che mi preoccupa è un rigurgito di sovranismo in Francia. Che
per motivi di politica interna un uomo come Michel Barnier metta delle
piccole zeppe perché è entrato in una situazione pre-elettorale, mi
colpisce. Sa bene che il diritto europeo deve stare sopra quello degli
Stati, sennò si sfascia tutto. Ancora una volta c’è un aspetto della
Francia profonda che rallenta la corsa».
Nei giorni in cui in Germania sta prendendo forma il governo
guidato dal futuro cancelliere Olaf Scholz che, di fatto, archivia gli
oltre tre lustri dell’era Merkel, Italia e Francia suggellano un asse
che potrebbe condizionare la politica europea dei prossimi anni.
Questa
mattina a Roma, infatti, Mario Draghi ed Emmanuel Macron firmeranno il
Trattato del Quirinale, dodici articoli frutto di quello che Palazzo
Chigi definisce un «lungo e complesso impegno negoziale proseguito per
tutto il 2021». L’obiettivo è quello di rafforzare il rapporto
bilaterale tra Roma e Parigi attraverso il «dialogo tra le due
amministrazioni», «consultazioni periodiche» e «l’individuazione di
un’agenda comune» con «grandi temi e priorità condivisi». L’intenzione,
insomma, è quella di creare un asse permanente tra Italia e Francia,
tanto che il Trattato viene paragonato in quanto a importanza a quello
sottoscritto nel 1963 tra Parigi e Berlino. Di certo, la firma di oggi
mette fine ad anni di incomprensioni e attriti, soprattutto quelli tra
l’Eliseo e il governo gialloverde, che hanno di molto rallentato il
lavoro degli sherpa. Quando l’allora vicepremier e ministro dello
Sviluppo economico Luigi Di Maio decise di volare in Francia e
incontrare il leader dei gilet gialli Cristophe Chalençon, si aprì
infatti una profonda crisi diplomatica. Sulla quale pesarono anche gli
affondi dell’allora vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini,
molto critico con Macron sul tema migranti. Non è un caso, che anche il
secondo governo guidato da Giuseppe Conte abbia faticato a riprendere il
filo del negoziato. Rilanciato solo a febbraio scorso, con l’arrivo di
Draghi a Palazzo Chigi.
Tra l’ex numero uno della Bce e il
presidente francese, infatti, il rapporto è solido da tempo. Al punto
che oggi che l’uno è premier in Italia e l’altro presidente della
Repubblica in Francia, capita spesso che l’interlocuzione sia diretta,
scavalcando i consueti canali della democrazia. L’uscita di scena di
Angela Merkel, peraltro, ha contributo a velocizzare il via libera al
Trattato del Quirinale che, di fatto, spinge verso una collaborazione
permanente su alcuni dossier decisivi per la politica europea dei
prossimi anni.
Macron è arrivato a Roma ieri pomeriggio da Zagabria. Primo appuntamento in agenda, un incontro con Sergio Mattarella, convinto che «la firma del Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata» sia «un risultato importante». Perché, spiega il capo dello Stato, «unisce due Paesi fondatori dell’Ue che condividono l’impegno per la costruzione del grande progetto europeo». Insomma, un rapporto più forte tra Italia e Francia «contribuisce a costruire un’Unione europea più forte». Dopo essere stato al Quirinale, Macron ha incontrato Draghi a Palazzo Chigi.