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Una strada accidentata verso il prossimo governo

giovedì, Ottobre 20th, 2022

di Antonio Polito

Questa specie di crisi attualmente in corso prima ancora che l’esecutivo si formi certifica che il vecchio centrodestra è morto da tempo, e il nuovo non è nato

Ciò che sta accadendo in queste ore, una specie di crisi di governo prima ancora che il governo si formi, certifica che il vecchio centrodestra è morto da tempo, e
il nuovo non è nato
. La «coalizione» è stata sepolta nelle urne sotto una valanga di voti per Giorgia Meloni; mentre gli altri due partner sommati non arrivano nemmeno al risultato del pur ammaccatissimo Pd. Ogni lettura psicologica del comportamento che sta tenendo Berlusconi dice perciò solo una parte della verità. Non basta l’età, né le compagnie, né l’indole da scorpione che punge anche chi se lo sta portando sulle spalle al governo, né un residuo maschilista che lo spinge a contestare l’autorità esercitata da una giovane donna, che lui non a caso chiama con sprezzo «signora», e alla quale arriva a ricordare da dove viene il reddito del compagno; non basta tutto questo a spiegare perché, alla vigilia delle consultazioni, il Cavaliere se ne vada ancora in giro depositando trappole sulla strada della futura premier.

Influiscono, eccome, i tratti personali. Ma, come si diceva un tempo, il personale è politico. Politica è infatti la questione di fronte alla quale si trova ora Giorgia Meloni. Il Cavaliere non riesce ad accettare la morte del «suo» centrodestra. Lei deve dunque costruirne, forse perfino inventarne, uno nuovo, dando vita a una coalizione politica che oggi non c’è. E lo deve fare mentre mette su un governo. Se non le riesce, le sue speranze di durata ed efficacia si affievoliranno notevolmente. Con grave danno per l’Italia, che ha invece bisogno di un governo stabile e forte, e si è espressa nelle urne di conseguenza.

Da qui alla presentazione della lista dei ministri la leader del partito di maggioranza deve perciò risolvere due problemi. Il primo: non basta più che il suo governo sia «autorevole», come si era ripromessa di fare fin dall’inizio; ora l’asticella si è alzata, e deve dare anche prova di essere «affidabile». Perché Berlusconi, il capo del partito che esprimerà il ministro degli Esteri, si è appena dichiarato «il primo dei cinque veri amici» di Putin (chi saranno gli altri quattro? Lukashenko? Orbán? Khamenei?), considera Zelensky un poco di buono, e si rammarica che non sia riuscita l’«operazione speciale» concepita a Mosca per insediare con la forza a Kiev un «governo di persone per bene».

Così facendo il Cavaliere dissipa il capitale di credibilità europea che si era conquistato negli anni, diventando in Italia l’unico esponente del Partito Popolare. Posizione che avrebbe invece potuto dare a Forza Italia una grande rilevanza nel nuovo esecutivo, facendone un centro di gravità di fronte ad alleati che non hanno il suo pedigree internazionale.

A peggiorare le cose, non è affatto detto che anche Salvini, nel fondo del suo cuore, non la pensi come il Cavaliere. D’altra parte il neo-presidente leghista della Camera, Lorenzo Fontana, ha appena detto di considerare un «boomerang» le sanzioni che il suo Paese, insieme a tutta l’Europa, ha imposto alla Russia.

Alleanze internazionali a parte, vale la pena di ricordare ai leader della nuova maggioranza che la stabilità finanziaria, bene così prezioso in un Paese così indebitato, si garantisce anche con la credibilità politica (come abbiamo visto nei 20 mesi di Draghi: a proposito, grazie!). Se invece continuano a picconarla, aggravando i dubbi all’estero sulla nostra futura lealtà europea e atlantica, la stessa Meloni non potrebbe accettare il rischio di una crisi di sistema, che la travolgerebbe prima ancora di partire. Questo è un punto da «whatever it takes», da mantenere a qualsiasi prezzo. Anche al prezzo di non fare il governo come lei stessa ha detto ieri.

Il secondo problema che Meloni deve risolvere è affermare senza ombra di dubbio l’autorità che le deriva dalla Costituzione, una volta ottenuto l’incarico dal capo dello Stato. Nessun ministro le può essere imposto. Valeva per Licia Ronzulli, vale per Casellati alla Giustizia. Il potere di proporre i nomi a Mattarella spetta solo a lei, e solo al presidente spetta quello di nomina.

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Il Cav e la Donzella, una favola amara

giovedì, Ottobre 20th, 2022

CONCITA DE GREGORIO

Non c’è verso, bisogna sempre parlare di lui. Perché la politica italiana, cari amici stranieri che ci telefonate con la voce rotta dal pianto, dovete chiudere il pezzo e non capite la logica, si spiega così: con le parabole, il Cavaliere e la Donzella, le favole, c’era una volta un re al Cremlino e sono andati tre messaggeri a chiedergli aiutaci tu, l’operetta, c’è sempre una donna svestita nascosta dietro la tenda, cielo mio marito, la farsa, certo. Ma soprattutto – non siamo mica così ridicoli da farci bastare i foglietti che non erano quello mio, prendevo appunti da un altro, i pizzini i giochi delle tre carte funiculì funiculà la pizza buona lo so io dove la fanno, Apicella cantaci ‘na tarantella. No, questo è per l’elettorato “a cui rivolgersi come a un bambino di dieci anni” – regola numero uno – è per intrattenere le massaie al pomeriggio, un tempo davanti alla tv c’era anche la buonanima di mamma Rosa. Soprattutto, dicevo, la politica italiana si deve sempre leggere attraverso la psicoanalisi ma non vi spaventate, niente di impegnativo. È una tragedia psichica in fondo facile da comprendere, perché cova in ciascuno di noi. “Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me” diceva ormai decenni fa il genio di Gaber e non aveva ancora visto niente, né i barboncini né le mongolfiere né i finti testimoni pure ottuagenari un filo rigidi d’imbarazzo, i colletti di pizzo da collegiale della neo eletta ultima finta moglie, 32 anni, cerchietto in testa come una bambina. Bisogna cominciare da qui. Tra i finti sposi corrono 54 anni. Berlusconi, 86, non porta le donne che potrebbero essergli figlie e nipoti all’altare: le sposa lui. Non deflette, non demorde. È sempre lui il marito, l’amante. Voi capite che il tema della successione – del passaggio di testimone, della rinuncia, della resa alla maestosa cavalcata del tempo – non lo sfiora. Proprio non la concepisce. Ci fu un tempo in cui discusse seriamente con il suo medico anche sindaco di Catania di una pozione capace di assicurare eterna giovinezza. È morto quasi dieci anni fa, Scapagnini: se l’aveva creata doveva essere una dose sola, forse Berlusconi la tiene nella stanza frigo dove conserva anche le casse di Lambrusco che scambia con la vodka di Putin. C’è un peculiare cimitero, in un allegato per amatori della suddetta politica italiana: è il catalogo dei cadaveri dei delfini di Silvio. Nomi ormai dimenticati, Pili il sardo bellino, Angelino Alfano nella stanza comunicante al partito, Fitto Parisi Frattini Toti un pochino Formigoni ma non tanto, per un attimo Moratti poi Carfagna, che ingrata, ora stai a vedere se non cade a un passo dalla Farnesina anche Tajani, i cui tweet disperati sulla “vittoria nei Castelli romani” fanno presagire il peggio. Del resto, la spiegazione fatta da Berlusconi al gruppo alla Camera su come sono andate le cose fra Russa e Ucraina – alla vigilia delle consultazioni al Quirinale, ore 10 di stamani – sono il classico colpo alla nuca. Si scherza ma non tanto, perché il passaggio che abbiamo di fronte è esattamente questo: che lo voglia o no Silvio B. sta per cedere il passo all’erede. La prossima premier del centrodestra sarà Giorgia Meloni. Il precedente – e l’unico – è stato lui. Quindi eccoci, al passaggio di consegne sempre abortito. Eccoci al delfino. Solo che non l’ha scelta lui, l’erede. Non è del suo partito, ha preso il triplo dei suoi voti, lo tratta con sufficienza, dice non mi faccio ricattare. Certo, Anche Rosy Bindi gli disse non sono a sua disposizione, ma fioccarono battute machiste e comunque non era destinata a succedergli. Meloni sì, prenderà il suo posto e lui non la può neppure corteggiare, non la può metaforicamente portare all’altare – nemmeno, al limite si sarebbe adattato, nel ruolo secondario del padre che dà il braccio: lei non lo lascia. Qualcosa è andato storto, ma è tardi. Fra due giorni l’incarico, forse sabato la lista dei ministri. È a lei che deve passare il testimone, e non potrà nemmeno fare uno-due-tre con le dita come fece con Salvini nel 2018, a far intendere sempre alle signore da casa che sì, giurava quello, ma l’agenda l’aveva scritta lui. Così finisce il pasto di Krono. Finisce la favola del principe azzurro, il king maker: l’unico leader che c’è in Europa sono io – ha detto ai quarantacinque deputati del gruppo, in tanti ridevano. Tanti gli dicevano “no meglio se non la racconti, com’è andata con l’Ucraina”, ma l’ha raccontata. Non è che si sia sbagliato, non è che non sapesse che di quarantacinque almeno la metà ma forse più l’avrebbero registrato e fatto girare: lo sapeva. E quindi ha detto questo. Ve lo dico io com’è andata: la guerra l’hanno provocata gli ucraini. È partita la favola. L’accordo del 2014 in Bielorussia, le delegazioni disperate dal Donbass che vanno da Putin a dire l’Ucraina non rispetta gli accordi aiutaci tu, Re Artù che nicchia, ci pensa, poi dice ok adesso metto un governo di persone per bene e di buon senso, in Ucraina, il buon senso non manca mai nelle storie di B., ma poi gli occidentali hanno mandato le armi e quella che doveva essere una guerra di due settimane è diventata una guerra che durerà “duecento e rotti anni”. Fine della quale guerra Silvio B. è sicuro di vedere, grazie alla pozione che custodisce nel frigo del Lambrusco, a fianco della moglie che nascerà nel 2210 ma noi no: noi di certo non la vedremo. Ora. Tutto questo potrebbe anche essere un modo per avere la delega alle telecomunicazioni, cosa che per via dei danè da sola gli interessa. Per avere parola sul ministro di Giustizia, far fuori Tajani che intanto desolatissimo twitta comunque la linea è la mia, in Europa domani a parlare a nome del Paese ci vado io. Si sospetta che le dichiarazioni di Silvio precedano quelle di Tajani nella scaletta dei notiziari nella Fox. Ma la chiave, la vera storia, è sempre l’altra.

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Berlusconi il putiniano: “La guerra è colpa di Zelensky”

giovedì, Ottobre 20th, 2022

Antonio Bravetti

ROMA. Sembra Nerone, è Silvio Berlusconi che osserva il centrodestra andare a fuoco. Un nuovo audio, a dir poco tenero nei confronti di Vladimir Putin, inguaia la coalizione vincitrice delle elezioni e mette a rischio la nascita del governo Meloni. Sono quasi quattro minuti di discorso, registrati durante una riunione a porte chiuse con i deputati di Forza Italia e resi noti sempre da LaPresse, in cui Berlusconi dice che la guerra tra Mosca e Kiev è colpa della resistenza ucraina. «Non posso dire cosa penso di Zelensky…», sibila tra le risate e gli applausi dei suoi. Solo in tarda serata, quando l’incendio politico è divampato, l’ex premier prova a correggere il tiro. Parla di «metodi di dossieraggio indegni di un Paese civile», del suo pensiero «stravolto e rovesciato» e precisa: «La mia posizione personale e quella di Forza Italia non si discostano da quella del governo italiano, dell’Unione Europea, dell’Alleanza Atlantica né sulla crisi Ucraina, né sugli altri grandi temi della politica internazionale».

Nuovo audio di Berlusconi: “Putin non voleva la guerra: Zelensky ha triplicato gli attacchi nel Donbass”

La registrazione diffusa ieri, però, racconta altro. «Sapete com’è avvenuta la cosa della Russia?», domanda Berlusconi, che subito avverte i presenti: «Anche su questo vi prego, però, il massimo riserbo. Promettete?». In sottofondo qualche risata, altro che «riserbo». Si sente Giorgio Mulé che prova a frenare il leader: «Non è il caso presidente, ci sono le finestre aperte». Ma il Cavaliere è già partito. «Ahia…», si arrende Mulé. Il racconto dell’ex premier assomiglia molto alla propaganda russa: «La cosa è andata così: nel 2014 a Minsk, in Bielorussia, si firma un accordo tra l’Ucraina e le due neocostituite repubbliche del Donbass per un accordo di pace senza che nessuno attaccasse l’altro. L’Ucraina butta al diavolo questo trattato un anno dopo e comincia ad attaccare le frontiere delle due repubbliche. Le due repubbliche subiscono vittime tra i militari che arrivano, mi si dice, a 5-6-7mila morti. Arriva Zelensky, triplica gli attacchi alle due repubbliche. Disperate, le due repubbliche mandano una delegazione a Mosca e finalmente riescono a parlare con Putin. Dicono: “Vladimir non sappiamo che fare, difendici tu”. Lui è contrario a qualsiasi iniziativa, resiste, subisce una pressione forte da tutta la Russia. E allora si decide a inventare una operazione speciale». Eccola, è la versione già offerta il 23 settembre scorso a Porta a Porta: «Le truppe dovevano entrare in Ucraina, in una settimana raggiungere Kiev, deporre il governo in carica, Zelensky eccetera, e mettere un governo già scelto dalla minoranza ucraina di persone perbene e di buon senso, un’altra settimana per tornare indietro. È entrato in Ucraina e si è trovato di fronte a una situazione imprevista e imprevedibile di resistenza da parte degli ucraini, che hanno cominciato dal terzo giorno a ricevere soldi e armi dall’Occidente. E la guerra, invece di essere una operazione di due settimane, è diventata una guerra di duecento e rotti anni». Subissato dalle critiche, quella volta provò a giustificarsi: «Riferivo parole di altri», disse.

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Consultazioni per il governo: quando avvengono e la data del nuovo esecutivo

giovedì, Ottobre 20th, 2022

di Claudio Bozza

Giovedì 20 ottobre, alle 10, il via di Mattarella nello Studio alla Vetrata; il nuovo governo — che dovrebbe essere guidato da Giorgia Meloni – potrebbe arrivare tra sabato e domenica. Ecco tutte le date delle consultazioni

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella Loggia d’Onore. Alle sue spalle il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti e il portavoce Giovanni Grasso

Continuano le scintille tra la premier in pectore Meloni e Berlusconi, ma dietro le quinte i mediatori lavorano per arrivare al traguardo. Il prossimo passaggio chiave, dopo l’insediamento delle Camere e l’inizio della XIX legislatura , sarà l’avvio delle consultazioni.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceverà i leader dei partiti, con i relativi capigruppo di Camera e Senato, a partire dalla mattinata di giovedì 20 ottobre.

Con una nota, solitamente letta dal segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti comunicherà l’apertura delle porte dello studio alla Vetrata, luogo nel quale Sergio Mattarella riceve le delegazioni.

Il calendario delle consultazioni

Il calendario ufficiale è stato diffuso dall’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica: eccolo.

Giovedì 20 ottobre
— Il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, verrà sentito telefonicamente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
— Ore 10:00: Presidente del Senato, il senatore Ignazio La Russa
— Ore 11:00: Presidente della Camera, l’onorevole Lorenzo Fontana
— Ore 12:00: Gruppo parlamentare «Per le autonomie (SVP-Patt, Campobase, Sud Chiama Nord)» del Senato.
— Ore 12:30: Gruppo misto del Senato.
— Ore 16:00: Gruppo misto della Camera.
— Ore 16:30: Rappresentanti della componente «Alleanza Verdi e Sinistra» del Gruppo misto della Camera.
— Ore 17:00: Gruppi parlamentari «Azione-Italia Viva-R.E.» del Senato e della Camera.
— Ore 18:00: Gruppi parlamentari «Movimento 5 Stelle» del Senato e della Camera.
— Ore 19:00: Gruppi parlamentari «Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista» del Senato e della Camera.

Venerdì 21 ottobre
— ore 10,30: Gruppi Parlamentari «Fratelli d’Italia», «Lega Salvini Premier-Partito Sardo d’Azione» e «Forza Italia Berlusconi Presidente» del Senato e della Camera, gruppo «Civici d’Italia – Noi Moderati (UDC – Coraggio Italia – Noi con l’Italia – Italia al Centro) – MAIE» del Senato e componente «Noi Moderati (Noi con l’Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro) – MAIE» del Gruppo Misto della camera.

La prassi e le curiosità delle consultazioni

Per prassi salgono al Quirinale gli ex presidenti della Repubblica (dovrebbe esserci anche una telefonata con il presidente emerito Giorgio Napolitano), i due presidenti delle Camere appena eletti, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana , e i diversi capigruppo accompagnati dai leader.

Le coalizioni possono presentarsi in un’unica delegazione (come farà il centrodestra) o divisi per partito.

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Lo Studio alla Vetrata, dove il capo dello Stato riceve le delegazioni

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Meloni: «Noi per l’Ucraina, chi non ci sta è fuori dal governo, a costo di non fare il governo»

giovedì, Ottobre 20th, 2022

di Paola Di Caro

L’aria che tira fa pensare che la lista dei ministri e quella che arriverà dei sottosegretari potrà subire cambiamenti non di poco peso . Si parla molto di un possibile cambio alla Difesa proprio per dare un segnale di ferreo impegno militare

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ROMA- Le parole. E quegli applausi entusiasti dei parlamentari quando Silvio Berlusconi quasi irride Zelensky, momenti che secondo i fedelissimi di Giorgia Meloni rappresentano «il livello più infimo mai raggiunto da Forza Italia».

È stato tutto incredibilmente troppo, alla vigilia delle Consultazioni e a pochi giorni dal suo prevedibile incarico, perché la leader di Fratelli d’Italia non uscisse allo scoperto. Per rassicurare gli alleati internazionali, della Nato ed europei. Per avvertire i riottosi leader della coalizione che così non si può più continuare. Per ribadire che andrà dritta per la sua strada, sulla linea politica e sulla scelta della squadra. E per gridarlo quasi: o ci si comporta seriamente, rispettando il programma e i punti fermi su cui si fonda la coalizione, o «non si fa il governo».

A sera dunque, dopo un’altra giornata difficilissima, dopo lo sdegno, la ricerca di contromisure, i contatti frenetici, Meloni diffonde una nota durissima e fermissima. Che serve in primo luogo a dire al mondo che sarà lei e sempre più lei a garantire sull’affidabilità internazionale dell’Italia, non altri. Sia per la posizione sempre assunta, sia nella scelta delle persone più affidabili che entreranno nella sua squadra.

«Su una cosa sono stata, sono, e sarò sempre chiara. Intendo guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo». Senza citare mai Berlusconi, Meloni insiste: «L’Italia con noi al governo non sarà mai l’anello debole dell’occidente, la nazione inaffidabile tanto cara a molti nostri detrattori. Rilancerà la sua credibilità e difenderà così i suoi interessi». E lo farà solo con chi ci sta: «Su questo chiederò chiarezza a tutti i ministri di un eventuale governo. La prima regola di un governo politico che ha un forte mandato dagli italiani è rispettare il programma che i cittadini hanno votato».

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Draghi e il suo addio: «I miei venti mesi straordinari»

giovedì, Ottobre 20th, 2022

di Monica Guerzoni

Il saluto del premier: ho imparato molte cose. Il ringraziamento di Mattarella: un lavoro eccellente

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Roma – Mario Draghi saluta, ringrazia e infila negli scatoloni la foto in cornice che lo ritrae con la squadra di governo sullo scalone di Palazzo Chigi. È il giorno degli addii e il dono pensato dalle ministre uscenti arriva al termine dell’ultimo Consiglio dei ministri. «È un ricordo molto bello, grazie a tutti», ricambia il presidente leggendo il biglietto. Di ritorno dal pranzo al Quirinale, in vista del Consiglio Ue, Draghi porta a tutti i ministri l’omaggio del presidente Sergio Mattarella, che ha ringraziato l’intero governo «per l’eccellente lavoro svolto e i lusinghieri risultati ottenuti».

Quanto al suo, di lavoro, il quasi ex capo del governo di unità nazionale è convinto di aver fatto le cose nel migliore dei modi. Lo dice lui stesso durante il breve saluto con i giornalisti: «Cosa ho imparato? Troppe, troppe cose… È stata un’esperienza straordinaria, di cui sono straordinariamente contento e che finisce in maniera molto soddisfacente. La cosa più importante è la buona coscienza del lavoro fatto». Draghi ringrazia i «chigisti» che lo hanno seguito in questi mesi difficili tra «pandemia, guerra e crisi energetica», riconosce all’informazione di aver svolto «un servizio fondamentale e straordinario, per i cittadini e per la democrazia italiana». E rivendica di aver risposto sempre alle domande «al meglio possibile e con tutta la sincerità», per il profondo rispetto «che si deve a una stampa libera».

Il pensiero dei giornalisti corre alla conferenza stampa dello scorso maggio, quando il premier criticò duramente l’intervista del ministro russo Lavrov su Rete4. Nel Paese di Putin «non c’è libertà di espressione», sottolineò Draghi, mentre «in Italia c’è libertà di esprimere le opinioni, anche quando sono false e aberranti».

Scherza sulle tante, lunghissime conferenze stampa alle spalle («nessuno di voi se lo aspettava») e prova a sfuggire alle curiosità dei giornalisti: «Non ci sono domande, vero?». Ecco invece che la domanda su Berlusconi e Putin arriva e Draghi chiede pietà: «Basta, basta!». È ottimista sul futuro dell’Italia? Il presidente di nuovo sfugge, agitando le mani in segno di saluto e muovendosi verso l’uscita: «Grazie». E poi, tornando sui suoi passi: «Se non rispondo questo viene interpretato come una risposta». Non è finita. E le foto di Mussolini nei palazzi, vanno rimosse o no? «Ho detto che non rispondo. Basta. E non applaudite!».

Nel pomeriggio, l’ultimo Cdm. All’ordine del giorno c’è il decreto legge con le misure urgenti per arginare la crisi energetica e prorogare fino al 18 novembre la riduzione delle accise sui carburanti. Sul tavolo anche il parere dell’Ufficio parlamentare di bilancio, in cui è scritto che gli interventi in favore delle famiglie attivati dal governo hanno attenuato dell’88% l’impatto dell’inflazione su 5 milioni di famiglie meno abbienti. Draghi legge i numeri e poi, senza dissimulare l’orgoglio, condivide con i ministri l’ultima riflessione politica del suo mandato: «Qualcuno ci ha accusati di non aver fatto nulla sul piano sociale, ma finalmente emerge la verità sul lavoro che abbiamo fatto». Niente nomi, ma è chiaro che la frecciata è rivolta a Giuseppe Conte.

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Il 25 ottobre ci sarà l’eclissi solare: cos’è e come osservarla

mercoledì, Ottobre 19th, 2022

Alessandro Ferro

Il 25 ottobre ci sarà l'eclissi solare: cos'è e come osservarla

Sarà un evento da non perdere ma prendendo le opportune cautele per la vista: martedì prossimo potremo osservare dall’Italia un’eclissi parziale di Sole. Come spiegano gli esperti di Edulnaf, il picco massimo dell’oscurità (fino al 20%) si osserverà intorno alle 12.20 con le regioni settentrionali e orientali maggiormente favorite dal fenomeno. La mappa in 3D a cura di Timeanddate mostra quali sono le aree del pianeta dove il disco solare si oscurerà maggiormente: si tratta della Russia europea e del Kazakhstan con l’80% di copertura del Sole. In Italia le percentuali oscillerranno tra il 20,89% di Bolzano e il 9,17% che vedranno gli abitanti di Sassari.

Cos’è l’Eclissi solare

Il fenomeno astronomico dell’eclissi solare si verifica quando la Luna si trova in mezzo tra la Terra e il Sole: a quel punto la sua ombra viene proiettata sul nostro pianeta e ne viene oscurato il Sole. L’eclissi può essere di tre tipi: parziale, totale o anulare. Come avverrà il 25 ottobre, nel primo caso a essere oscurata è soltanto una parte del Sole: questo avviene quando non c’è un totale e perfetto allineamento con la Luna, come accade quando invece si parla di eclissi totale e anulare. Quest’ultimo caso si verifica quando la Luna si trova nel punto più lontano della sua orbita (chiamato apogeo) e il suo cono d’ombra non arriva fin sulla Terra perché “il diametro angolare del disco della Luna si mantiene minore di quello solare”, come viene spiegato dagli astronomi. Ciò significa che l’anulare si verifica soltanto quando Sole, Luna e Terra si trovano tutti e tre allineati con la Luna che si trova alla massima distanza dalla Terra. Quando si verificano tutte queste condizioni, il nostro pianeta non fa parte del cono d’ombra lunare e rimane visibile soltanto un sottile anello di luce solare.

Ogni quanto avviene

Come detto, il fenomeno avviene quando si creano, contemporaneamente, le condizioni astronomiche per cui il disco del Sole viene oscurato. In questo senso non esiste una regola: a volte il fenomeno si può verificare una volta ogni anno e mezzo, altre volte anche in due occasioni nello stesso anno. Se non si verifica un’eclissi solare in Italia non vuol dire che non sia avvenuta in altre parti del mondo: il prossimo martedì, per esempio, sarà soltanto una porzione d’Europa a poter osservare il fenomeno. Questo perché per la grandezza ma soprattutto per la sfericità della Terra è impossibile che un’eclissi possa essere visibile contemporaneamente da qualsiasi parte del globo. Non accadrà nulla negli Stati Uniti e in Sud America così come in Australia. L’ultima eclissi si è verificata il 30 aprile scorso e ha interessato le aree del Sudafrica e dell’Oceano Pacifico.

Come si può osservare

“Osservare un’eclissi è un evento indimenticabile, non potevamo sperare di meglio per iniziare la terza stagione della serie ‘Il cielo in salotto’. Un’eclissi visibile anche nei nostri cieli, la partecipazione entusiasta di tanti telescopi e colleghi da tutta Italia, la collaborazione di partner d’eccezione che ci mostreranno l’evento da quasi tutto il mondo”, ha affermato all’Agi Livia Giacomini, direttore responsabile di EduInaf. Come detto in apertura, però, attenzione alla modalità in cui si alzano gli occhi al cielo. “Non si deve mai osservare l’eclissi guardando il Sole a occhio nudo. Per evitare danni alla vista è necessario utilizzare opportuni sistemi di protezione e/o strumenti per l’osservazione sicura del Sole”, aggiunge la Giacomini.

Come abbiamo visto sul Giornale.it, il prof. Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmogica Italiana (Soi), aveva consigliato di osservare l’eclissi “utilizzando occhialini speciali appositamente studiati per proteggere l’occhio o anche gli occhiali usati per la saldatura classificati con valore 14 o più”. Assolutamente bocciati i metodi fai-da-te come l’uso di un vetro affumicato, “strategia molto diffusa ma inutile e pericolosissima”

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Il Terzo polo è già fuso. Calenda al Colle da solo. Renzi parte per l’estero

mercoledì, Ottobre 19th, 2022

Laura Cesaretti

«Ma quale gelo tra me e Renzi? É proprio destituito di ogni fondamento», dice Carlo Calenda. «Ci sentiamo tutti i giorni. È incredibile che si facciano deduzioni sulla delegazione».

Dal Terzo Polo si liquidano così le voci di «dissapori» tra i due leader, «gonfiate ad arte dal Pd», accusano, dopo l’annuncio che la delegazione che salirà al Quirinale per le consultazioni sarà composta da Carlo Calenda, dalla ex ministra renziana Teresa Bellanova e dai due capigruppo eletti ieri: il calendiano Matteo Richetti alla Camera e Raffaella Paita di Italia viva al Senato. Una divisione dei compiti ovvia, spiega il senatore renziano Ivan Scalfarotto: «Abbiamo deciso insieme, dall’inizio della campagna elettorale, che il ‘frontman’ sarebbe stato Calenda. In che veste Renzi avrebbe dovuto partecipare alle consultazioni? Mica fanno come i due carabinieri che si marcano a vicenda». Tanto più che l’ex premier, si spiega, nei prossimi giorni ha una serie di impegni all’estero, e – incassata l’ennesima clamorosa assoluzione giudiziaria, questa volta per i suoi genitori – sarà in viaggio. Ma «interverrà in aula quando ci sarà il dibattito sulla fiducia – spiega Scalfarotto – Il Terzo Polo procede spedito: a novembre ci sarà la formalizzazione della federazione e andiamo rapidamente verso il partito unico».

Non che tutto fili liscio tra i due leader della formazione riformista, entrambi caratterialmente accentratori e ingombranti: Renzi, abilissimo nelle manovre politiche e parlamentari, è pronto a giocare le sue partite quando ci saranno i margini per farlo (ad esempio nella scelta dei presidenti delle commissioni di garanzia, come il Copasir e la Vigilanza Rai, dove il voto si giocherà su margini molto ristretti e la maggioranza potrebbe dividersi). Mentre Calenda sta attento a non lasciare margini di ambiguità nei rapporti col centrodestra: «Non siamo disponibili» a far parte della maggioranza di governo nel caso in cui la destra rompesse, ha spiegato due sere fa intervenendo a «Che Tempo che fa». «Diciamo no così come abbiamo detto no ai Cinque Stelle». Quanto a Renzi, «bisogna chiederlo a Renzi, ma per noi è no».

Insieme, però, i due denunciano l’inciucio tra Pd e grillini di Giuseppe Conte per spartirsi le cariche istituzionali che spettano all’opposizione, e escludere gli ingombranti terzopolisti dalla partita. Mentre il segretario dem accusa il Terzo Polo di «provocazioni e attacchi insopportabili: sembra che il campo dell’opposizione si debba ridurre a cosa dicono loro di noi. È una cosa francamente insostenibile». La replica di Calenda è secca: «Nessun attacco insopportabile, Enrico.

Ma la constatazione che avete raggiunto accordo con il M5S per spartirvi le vicepresidenze. Amen. Per quanto ci riguarda ti abbiamo mandato un piano sulla riduzione delle bollette proponendo di discuterne insieme. Aspettiamo risposta».

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Le implicazioni del possibile invio dei missili iraniani in Russia

mercoledì, Ottobre 19th, 2022

Paolo Mauri

L’Iran starebbe rafforzando il suo sostegno alla Russia nel conflitto in Ucraina prevedendo l’invio di missili balistici a corto raggio.

Il Washington Post riferisce che secondo gli ufficiali dell’intelligence statunitense e alleata, Teheran avrebbe deciso di inviare non solo droni di vario tipo (tra cui loitering muinitions o droni kamikaze) ma anche missili superficie-superficie di fabbricazione iraniana.

L’aumento del flusso di armi dall’Iran potrebbe aiutare a compensare l’esaurimento degli arsenali russi, messi a dura prova dal lungo corso delle operazioni belliche e dall’embargo sulla componentistica – specialmente per missili – che si è fatto più stringente con l’inizio della guerra. I pesanti attacchi missilistici che hanno interessato città e infrastrutture dell’Ucraina nei giorni scorsi, effettuati come ritorsione per la parziale distruzione del ponte sullo Stretto di Kerch, potrebbero avere ulteriormente dissanguato le riserve di vettori dell’esercito russo, spingendo Mosca ad aprire alla possibilità di ricevere missili iraniani.

Sempre il Wp ci informa che il 18 settembre Teheran ha inviato funzionari in Russia per finalizzare i termini per ulteriori spedizioni di armi, inclusi due tipi di missili balistici, e secondo una valutazione dell’intelligence statunitense e ucraina Teheran si sta preparando per il primo carico di missili Fateh-110 e Zolfaghar.

La fonte appare bene informata, ed è la stessa che lo scorso agosto aveva identificato l’invio in Russia di droni iraniani della serie Shahed e il Mohajer-6, del cui utilizzo in guerra poi abbiamo avuto evidenza. In merito ai droni, i funzionari hanno affermato che l’Iran si sta preparando per nuove consegne tra cui “dozzine” di Mohajer-6 aggiuntivi e un numero maggiore di Shahed-136, le loitering munitions indicate anche come Geran-2 dai russi.

Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha affermato che “la Repubblica islamica dell’Iran non ha e non fornirà alcuna arma da utilizzare nella guerra in Ucraina”, in occasione della telefonata di sabato scorso con la sua controparte portoghese, aggiungendo che “riteniamo che l’armamento di ciascuna parte della crisi prolungherà la guerra”.

Il 3 ottobre, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanani aveva ripetuto la negazione di qualsiasi coinvolgimento nella fornitura di droni alla Russia affermando che “la Repubblica islamica dell’Iran considera i rapporti sulla consegna di droni alla Russia da utilizzare nella guerra in Ucraina “infondati” e non li conferma”. Le evidenze fotografiche, però, lo hanno smentito.

Come l’Iran, anche la Russia ha respinto i rapporti occidentali sulla spedizione di armi iraniane per il conflitto in Ucraina, con il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha definito tali resoconti “falsi”.

L’Iran possiede uno dei più grandi e diversi arsenali di missili a corto e medio raggio del Medio Oriente. Le versioni più recenti di Fateh-110 e Zolfaghar sono considerate dagli esperti ragionevolmente precise a distanze relativamente brevi: missili di questo tipo sono stati utilizzati in attacchi di ritorsione in Iraq il 13 marzo scorso, a Erbil. L’Iran ha anche fornito gli stessi missili ai ribelli filo-sciiti Houthi nello Yemen che li hanno usati in attacchi contro raffinerie di petrolio e altri obiettivi civili nei paesi vicini del Golfo, specialmente in Arabia Saudita. In particolare il Fateh-110 è l’ultima evoluzione della generazione di missili balistici a corto raggio Zelzal entrato in servizio nel 2004. Esso è a propellente solido ed ha un raggio d’azione massimo di 300 chilometri con una testata del tipo He (High Explosive) o chimica del peso di 500 chilogrammi. Lo Zolfaghar è l’evoluzione del Fateh-110. Svelato nel 2016, ha un raggio d’azione stimato di 700 chilometri ed è anch’esso a stadio singolo e propellente solido; come i suoi predecessori trasporta una singola testata del tipo He o con submunizioni.

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Mai così basso il prezzo del gas da agosto, in due mesi giù del 70%: e allora perché le bollette restano alte? Ecco quando ci sarà il calo

mercoledì, Ottobre 19th, 2022

Sandra Riccio

Prosegue il calo delle quotazioni del gas e l’ipotesi è che gli effetti si vedranno già nelle prossime bollette. Il prezzo registrato oggi al nodo di Amsterdam è in discesa dell’11% e porta i valori a quota 110 euro al megawattora. Si tratta del livello minimo registrato dal giugno scorso. In meno di due mesi il prezzo si è ridotto del 70% e i picchi toccati lo scorso agosto sembrano lontani (353 euro).

L’andamento è stato influenzato da diversi fattori tra cui una prima parte dell’autunno che si sta rivelando mite e ha rimandato l’accensione dei termosifoni. Inoltre i Paesi Ue hanno quasi tutti completato gli stoccaggi (l’Italia è al 94%, la Germania al 96%). Inoltre il price cap è in dirittura d’arrivo. La Ue ha inoltre deciso di indagare su possibili speculazioni sul prezzo del gas. «Non crediamo che la speculazione» sul mercato del gas al momento «sia significativa, tuttavia per verificare davvero i dati abbiamo chiesto all’Acer e all’Esma di coordinare il loro lavoro e condividere le informazioni per basare la nostra valutazione su una buona analisi». Lo ha detto la commissaria europea per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, in conferenza stampa. «Osserviamo con attenzione se ci sono attività speculative che potrebbero richiedere ulteriore attenzione» da parte dell’Ue, ha indicato, evidenziando che è un’azione «importante in tempi di grande incertezza» e di «aumenti di prezzo molto considerevoli».
Quando il calo del prezzo delle bollette
Intanto sul prezzo del gas naturale sono puntati anche gli occhi dei consumatori. La speranza è che i ribassi degli ultimi mesi portino a bollette più leggere (probabilmente a partire da novembre), soprattutto per il gas visto l’avvicinarsi dell’inverno.

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