Archive for Gennaio, 2022

Quirinale, il piano segreto di Pd e 5 Stelle per il Mattarella bis

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

ANNALISA CUZZOCREA

C’era un’aria rarefatta e grave alla Camera durante la commemorazione del presidente del Parlamento europeo David Sassoli. «È tempo di unire le voci, di fonderle insieme», ha detto Enrico Letta citando David Maria Turoldo. Chi gli stava accanto, ha pensato che quel richiamo, quelle parole, non fossero un caso.
La scelta del prossimo presidente della Repubblica ha bisogno di gravità e unità. Per questo il segretario dem è convinto, e lo ripeterà aprendo la direzione di domani, che debba essere il più larga possibile. Per la stessa ragione, un pezzo di centrosinistra continua a essere convinto che in questa fase la soluzione migliore sia – ancora – la permanenza al Colle di Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha fatto smentire a più riprese la sola possibilità. Eppure c’è un piano – trasversale – che va in quella direzione. Con uno schema nuovo: il tentativo di convincere Matteo Salvini a farsi portavoce dell’appello.
Non è dal centrosinistra che deve levarsi la prima voce. Anche per questo hanno dato fastidio le uscite dei senatori M5S e dei giovani turchi dem. A fare il primo passo, a dire a Mattarella «resta», dovrebbe essere proprio il leader della Lega. Cercando di portarsi dietro il centrodestra o quanto meno Silvio Berlusconi, una volta certificato che non ha i numeri per prevalere, nonostante gli strenui tentativi delle ultime settimane.
Di quest’eventualità Letta ha parlato nelle ultime ore con un ex segretario centrista. E ieri sera, a Di Martedì, ha detto chiaro che certo, se la persona che unisce tutti fosse Mattarella «sarebbe il massimo». Ripetendo a microfoni spenti, ma con un sorriso, «non credo si convinca». Lo stesso scenario – la destra che si convince a fare un appello per la stabilità del quadro – è stato presentato dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in un in un giro di incontri con rappresentanti diplomatici europei, facendo capire che è qualcosa di più di un desiderio. Spiega un ministro: «Dopo quello che Berlusconi ha fatto trapelare durante la conferenza stampa di Draghi, anche per lui la mossa più onorevole potrebbe essere andare su Mattarella, certificando l’impossibilità per questo Parlamento di eleggere un nuovo capo dello Stato». Insomma, quello di Salvini non dovrebbe essere per forza un parricidio, anche se il segretario leghista risulterebbe colui che dà le carte, il king maker dell’elezione più importante di tutte: in una parola, il leader della coalizione.
Giorgia Meloni continua a dire, lo ha fatto anche ieri sera a Rete4, che lei su quella strada non è disposta ad andare. «Non si sente garantita da Mattarella», spiega chi ci ha parlato. E quindi ripete: «La conferma del presidente della Repubblica uscente non può diventare una prassi, ma conosco i miei polli: so che cercheranno anche stavolta di usare i dati, la pandemia, i contagi, per dire “fermi tutti non si deve muovere niente”, perché non si devono muovere loro». Fratelli d’Italia però ha un drappello di 37 deputati e 21 senatori. Se il resto dei 1009 grandi elettori fossero uniti potrebbe essere ininfluente anche per le intenzioni di Mattarella.

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David Sassoli, il giornalista che credeva nella politica e nei valori

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

di Walter Veltroni

È difficile scrivere di David al passato. Ci conosciamo da decenni e abbiamo vissuto lo stesso tempo della storia. La sua morte, così assurda e ingiusta, ci trova impreparati e ci accartoccia, sembrandoci icona di una stagione plumbea. David era in primo luogo una persona gentile, aperta, incapace di coltivare il sentimento che sembra incarnare lo spirito di questo tempo di caos: l’odio.

Era uomo del dialogo e rispettava sempre chi aveva idee diverse dalle sue. Ma questo atteggiamento non deve essere scambiato solo per la pur non disprezzabile virtù della buona educazione, che a David non difettava. Sassoli era aperto al dialogo perché aveva dentro di sé un sistema di valori forte. Per questo, proprio per questo, sapeva dialogare. La sua formazione affonda in una radice profonda della vita culturale e politica di questo Paese: il cattolicesimo democratico. Quello di Dossetti, di La Pira, di Mazzolari, di Scoppola e di tanti altri, politici e non. Un intreccio di valori etici e spirituali coniugati con la tensione al dispiegamento della libertà dell’uomo e alla permanente ansia di giustizia sociale.

David sentiva inaccettabile la violazione dei diritti della persona, fosse un immigrato al quale si rifiutava accoglienza o una persona minacciata per le sue scelte religiose, politiche, sessuali. L’Europa nella quale ha creduto, della quale ha più volte richiamato lo spirito originario, quello di Ventotene, gli piaceva esattamente perché era la culla di quei valori, conquistati a fatica: la libertà di pensiero e di mercato e la multiculturalità, i diritti e il pluralismo. Ha presieduto, assai bene, il Parlamento europeo perché si vedeva che credeva in quella istituzione, in quell’utopia realizzata.

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David Sassoli, il mieloma, il trapianto di midollo e le falsità dei no vax

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

di Paolo Conti

Anni fa l’insorgere della malattia. Sassoli era ricoverato all’Istituto Tumori di Aviano

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David Sassoli era ricoverato nel reparto di Oncoematologia dell’Istituto Tumori Friulano ad Aviano ed era seguito dallo staff medico del Centro di riferimento oncologico da lungo tempo. Anni fa Sassoli era stato colpito da un mieloma, un tumore del sangue, ed era stato sottoposto a un trapianto di midollo. Per questa ragione il 26 dicembre era stato deciso il suo trasferimento ad Aviano quando le sue condizioni si erano aggravate dopo un’ultima ricaduta nei giorni di Natale, seguita alla brutta polmonite da legionella di cui aveva parlato in un video il 9 novembre 2021, raccontando anche di un ricovero a Bruxelles.

L’istituto di Aviano ha spiegato con una scarna dichiarazione le ragioni della morte di David Sassoli: «Una grave complicanza dovuta a una disfunzione del sistema immunitario». Niente altro, nessun particolare «nel rispetto del riserbo mantenuto dal presidente Sassoli e dalla famiglia».

Quella di Aviano è una struttura di eccellenza a livello internazionale e segue pazienti con neoplasie dell’apparato emopoietico, leucemie acute e croniche e altre malattie di questo tipo. L’istituto di Aviano è una struttura modernissima, aperta nel 1984 e riconosciuta già dal 1990 come istituto di ricovero e cura a carattere scientifico da parte del ministero della Salute.

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La «cultura» che vuole cancellare il passato

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

di Antonio Polito

Colpisce che sia il Papa a criticare l’ansia di abbattere statue, ostracizzare classici della letteratura, censurare autori e registi che dilaga negli Usa e in Inghilterra

I più recenti discorsi di papa Francesco smentiscono ulteriormente, se mai ce ne fosse stato bisogno, le accuse di chi lo vorrebbe «cripto-comunista», o «globalista», se non addirittura propenso al relativismo culturale. E forse per questo sono passati per lo più sotto silenzio. «L’inverno demografico — ha detto per esempio all’Angelus il giorno di Santo Stefano — è contro le nostre famiglie, contro la Patria, contro il futuro»; dove quel riferimento alla Patria contesta l’illusione della accoglienza indiscriminata, e l’idea in fondo un po’ razzista che immagina di poter usare la manodopera di un popolo in migrazione, quello africano, per risolvere i problemi di un popolo in declino demografico, quello italiano, in una sorta di nuova «società servile».

Ma ancor più significativo è stato il durissimo attacco che il Pontefice ha mosso, davanti ai membri del corpo diplomatico in Vaticano, contro la cosiddetta «cancel culture», che negli Stati Uniti e nell’anglosfera dilaga come presunto strumento di affermazione dei diritti delle minoranze, bollata dall’Economist in quanto arma della «illiberal left». Il punto critico per Francesco è che quest’ansia di abbattere statue e monumenti, ostracizzare classici della letteratura e del teatro, censurare autori e registi, «rinnega il passato» nel nome di un «bene supremo indistinto e politicamente corretto». Un falso idolo, insomma, si potrebbe chiosare; con il rischio di una «colonizzazione ideologica che non lascia spazio alla libertà di espressione». F rancesco vede insomma un problema liberale che sembra sfuggire a molti liberal: e cioè che «si va elaborando un pensiero unico, pericoloso, costretto a rinnegare la storia, o peggio ancora a riscriverla in base a categorie contemporanee, mentre ogni situazione storica va interpretata secondo l’ermeneutica dell’epoca, non l’ermeneutica di oggi».

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La versione di Novak Djokovic: «Disinformazione sul Covid» E si scusa per le false dichiarazioni

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

di Marco Calabresi

Il numero uno del tennis mondiale Novak Djokovic ha respinto la «disinformazione» sulle sue uscite pubbliche in Serbia nonostante un test positivo al Covid. Djokovic, che ha descritto le accuse come «molto dolorose» per la sua famiglia, ha dichiarato su Instagram di aver appreso del risultato del test del 16 dicembre solo il giorno successivo, dopo aver partecipato a un evento di tennis giovanile.

Le prime ammissioni

Djokovic ha inoltre ammesso di aver commesso «errori umani» nel compilare i documenti per entrare in Australia e nel partecipare a un’intervista con L’Equipe anche dopo aver appreso la sua positività al Covid. Nel suo post il serbo scrive che il suo agente avrebbe fatto un errore relativo alla parte dei suoi recenti viaggi: sul formulario è stato dichiarato che Djokovic non aveva viaggiato nei 14 giorni precedenti il suo arrivo in Australia, ma in quelle due settimane precedenti l’atleta di solito basato a Montecarlo è stato visto in Spagna e in Serbia. «Il mio agente si scusa in modo sincero per l’errore amministrativo nel segnare la casella sbagliata» e »questo è stato un errore umano e di certo non deliberato», ha scritto Nole, aggiungendo che il suo team ha «fornito informazioni aggiuntive al governo australiano per chiarire la questione». Il tutto dopo che la Border Force australiana, cioè l’autorità locale per l’immigrazione, ha annunciato ieri che sta indagando per accertare se ci sia stata una “dichiarazione falsa”, che sarebbe motivo per una cancellazione di visto.

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Covid, Fauci: “Omicron contagerà quasi tutti” | In Germania oltre 80mila nuovi casi, mai così tanti da inizio pandemia

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

La variante “Omicron alla fine contagerà quasi tutti” grazie al suo grado di trasmissibilità senza precedenti. A dirlo è l’esperto Usa di malattie infettive Anthony Fauci, consigliere della Casa Bianca nella gestione dell’emergenza Covid. Intanto in Germania sono stati registrati oltre 80mila nuovi casi in un giorno: è il numero più alto nel Paese dall’inizio della pandemia.

  • 12 gen 07:35 Nuovo picco in Germania: superati gli 80mila casi in un giorno In Germania sono stati registrati, per la prima volta dall’inizio della pandemia, oltre 80mila casi di Covid in un giorno. Lo riferisce il Robert Koch Institut (Rki). I decessi nelle ultime 24 ore sono stati 384. Esattamente una settimana fa i contagi riferiti erano stati 58.912, anche se in quel caso – sottolinea la Frankfurter Allgemeine Zeitung – bisognava tenere in considerazione ritardi relativi a test e registrazioni legati alle vacanze.
  • 12 gen 07:31 Fauci: “Alla fine la variante Omicron troverà quasi tutti” La variante “Omicron, con il suo grado di trasmissibilità senza precedenti, alla fine troverà quasi tutti”. Lo ha detto l’esperto Usa di malattie infettive Anthony Fauci, consigliere della Casa Bianca nella gestione dell’emergenza Covid. “I vaccinati e coloro con la terza dose saranno esposti” alla variante, spiega Fauci, e molti di loro “saranno probabilmente infettati ma, molto probabilmente, non finiranno in ospedale e non moriranno”.

TGCOM

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Morte David Sassoli, un retroscena straziante: “Qual è stata la sua ultima preoccupazione”

martedì, Gennaio 11th, 2022

Una morte che scuote l’Italia e l’Europa, quella di David Sassoli, scomparso nella notte all’età di 65 anni. Era il presidente del Parlamento europeo e recentemente aveva rivelato che non si sarebbe ricandidato. La morte è dovuta a “una grave complicanza dovuta ad una disfunzione del sistema immunitario“, così come aveva spiegato ieri, lunedì 10 gennaio, il suo portavoce, Roberto Cuillo.

Sassoli era ricoverato dallo scorso 26 dicembre, ma lo si è scoperto soltanto ieri. Sempre Cuillo, a SkyTg24, ha spiegato che la sua “ultima preoccupazione era stata qualche giorno fa che tutto funzionasse bene nel passaggio istituzionale tra un presidente e l’altro alla prossima plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo”.

Ovvio il cordoglio e i messaggi di solidarietà, a partire da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che si è detta “profondamente rattristata dalla morte di un grande europeo e italiano. David Sassoli è stato un giornalista appassionato, uno straordinario Presidente del Parlamento europeo e soprattutto un caro amico”, ha concluso.

Toccanti le parole che gli ha riservato Mario Calabresi, su Twitter: “Il sorriso di David Sassoli non era mai finto, impostato o di maniera. Ma significava apertura al mondo, curiosità di guardare oltre lo steccato e passione. Che dispiacere che ci abbia lasciato così presto”.

La solidarietà è ovviamente bipartisan. Da Matteo Salvini “una preghiera per David Sassoli”. Quindi Matteo Renzi: “Lo ricordo come un uomo appassionato, un europeista convinto, un servitore delle istituzioni. Riposi in pace”. Quindi le parole di Mario Draghi, che ne ha elogiato la “straordinaria passione civile e la capacità di ascolto”, definendolo “un simbolo di equilibro e umiltà”. E ancora, Giorgia Meloni: “È mancato, nella notte, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Una gran brava persona, un avversario leale, un uomo onesto. A nome del partito dei Conservatori e Riformisti europei e di Fratelli d’Italia esprimo sincere condoglianze alla sua famiglia e alla sua comunità politica”.

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“La minaccia dell’Aventino contro il Cavaliere? Per il Pd sarebbe solo un segnale di debolezza”

martedì, Gennaio 11th, 2022

Stefano Zurlo

Il fantasma dell’Aventino. L’uscita in massa dei grandi elettori del Pd per scongiurare l’avvento di Silvio Berlusconi. «Io credo che una mossa del genere sarebbe un segnale di debolezza, fragilità, mancanza di strategia da parte di Letta e del suo partito. Diciamola tutta – afferma Alfonso Celotto, ordinario di diritto costituzionale a Roma Tre – l’Aventino non ha mai portato bene, a partire dal ’24, quando le opposizioni abbandonarono l’aula lasciando campo libero a Mussolini per consolidare il proprio potere».

Ma così il Pd manderebbe un segnale preciso: Berlusconi non è il presidente di tutti.

«Sono considerazioni che di solito valgono un giorno, poi spesso vengono dimenticate – risponde Celotto che ha appena pubblicato un saggio delizioso, L’enigma della successione, Feltrinelli, un viaggio su e giù per i secoli e dietro le quinte di democrazie e regimi autoritari – Chi diventa capo dello Stato lo sarà anche di chi non lo ha votato o è uscito. Io piuttosto mi soffermerei su un altro elemento».

Quale?

«L’uscita dall’aula puó incidere sul voto? In altre parole può abbassare il quorum? Come tutti sanno l’asticella non si sposta: due terzi nelle prime tre votazioni, la maggioranza assoluta dei grandi elettori dalla quarta».

Quindi l’addio all’aula danneggerebbe solo chi se ne va?

«Io capisco che Letta voglia scoraggiare la discesa in campo di Berlusconi, ma allora tratti in parlamento, faccia sentire la sua voce, suggerisca il nome di un candidato. A due settimane dal voto è necessario dialogare, proporre, suggerire. Non sabotare o minacciare gesti estremi. Ma credo, spero, che si tratti solo di chiacchiere. In ogni caso, il voto per la presidenza della Repubblica è assai diverso da quello per il governo».

In quel caso le defezioni contano?

«Certo».

E infatti con questa tecnica Giulio Andreotti varò nel 1976 il governo della non sfiducia.

«Esatto. Ma in quel caso la nascita dell’esecutivo fu un capolavoro di sottigliezza politica e il frutto della collaborazione fra i due partiti più importanti: i parlamentari del Pci uscirono dall’aula o si astennero, così da abbassare il fatidico quorum. E Andreotti ottenne la fiducia anche se si trattava di un governo monocolore, con i voti della sola Dc».

C’è anche il rischio che i grandi elettori siano bloccati dal Covid. Meglio votare da remoto?

«Non c’è alcuna obiezione formale contro il voto da remoto, ma il nostro parlamento non mi pare attrezzato per questa soluzione».

E allora?

«Andiamo per gradi. Se ci sono positivi asintomatici ci si può organizzare, per esempio con un tendone all’aperto: fra l’altro, in quel caso il parlamento è solo un seggio elettorale».

Ma se i malati fossero cento o più?

«È chiaro che si porrebbe un problema concreto, ancora di più se il cluster colpisse un partito a discapito di un altro. In questo contesto, io sarei per il rinvio».

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Berlusconi a Roma riunisce il partito. E arriva l’aut aut: Draghi premier o si torna al voto

martedì, Gennaio 11th, 2022

Pier Francesco Borgia

Oggi Berlusconi sarà a Roma. L’idea è quella di preparare il vertice del centrodestra (in programma con ogni probabilità venerdì a Villa Grande) riunendo già domani i vertici del partito. Si parlerà del «nodo Quirinale» e soprattutto del futuro del governo Draghi. Ed è proprio sull’ipotesi di un passaggio al Colle dell’attuale premier che Forza Italia da giorni che ha espresso l’intenzione di sfilarsi da una maggioranza guidata da un altro presidente del Consiglio.

Lo stesso Berlusconi va ripetendo ai suoi: «Siamo entrati in un governo sostenuto da un’ampia maggioranza di cui il presidente Mario Draghi è il garante. Senza di lui si va necessariamente al voto». Il leader di Forza Italia non ha dubbi. Quella che un tempo era soltanto la legittima speranza di Giorgia Meloni (mandare Draghi al Colle per ritornare al più presto alle urne) ora diventa una supposizione molto credibile dal momento che Lega e Forza Italia si sfileranno da un governo che non rappresenterebbe l’unità (e lo spirito) dell’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce.

Uno scenario, questo, che il leader azzurro non vede però come il più probabile. «Draghi – dice – a molti non piace e tanti non lo voterebbero comunque perché la sua elezione significherebbe elezioni anticipate, voto subito». Il riferimento più immediato è al piccolo esercito di parlamentari del gruppo Misto. Una fetta considerevole dell’elettorato attivo per il Quirinale, ago della bilancia rispetto ai due blocchi di centrodestra e centrosinistra. E da quelle parti non sono in molti a voler chiudere i conti in fretta con questa legislatura.

Anche Matteo Salvini ripete da giorni che Draghi è impegnato nel gestire una doppia emergenza (sanitaria ed economica) e che il suo posto resta a Palazzo Chigi. «Da tempo sto lavorando – aggiunge il leader del Carroccio – a individuare, grazie a contatti a 360 gradi, una personalità di alto profilo, di centrodestra. E sto lavorando soprattutto affinché questa scelta arrivi in tempi rapidi».

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Le mani dell’industria mineraria sui fondali dell’Oceano Pacifico

martedì, Gennaio 11th, 2022

Monica Perosino

Lo scorso novembre, alla conferenza sul clima di Glasgow, le parole dei delegati dei piccoli Stati insulari (Aosis), i primi condannati a scomparire a causa del riscaldamento globale, avevano commosso e colpito il mondo. Tutti ricordano l’appello di Simon Kofe, delle Tuvalu, Stato insulare polinesiano nell’Oceano Pacifico, che aveva inviato un videomessaggio al mondo con le gambe immerse nel mare fino alle ginocchia per denunciare i rischi legati al cambiamento climatico: «Per noi, per le piccole isole – aveva detto – si tratta di vita o di morte».

Oggi, proprio una di quelle piccole isole minacciate dall’azione dell’uomo sulla natura, potrebbe cambiare – in peggio – la storia. Nauru, un puntino di foresta e spiagge bianche nell’Oceano Pacifico meridionale, 20 chilometri di superficie e diecimila abitanti, sta per spostare ancora un po’ più in alto – meglio dire in basso – il limite di sfruttamento delle risorse naturali.

Il presidente di Nauru, Lionel Aingimea, che grazie a una clausola della convenzione Unclos ha il controllo esclusivo su 75mila chilometri quadrati di fondali nella zona nordpacifica di Clarion-Clipperton (tra le Hawaii e il Messico), ha deciso che era il momento di sfruttarli, questi fondali. E si avvia, con una sussidiaria di The Metals Co (ex DeepGreen), la Nauru Ocean Resources, ad avviare – secondo una complessa catena di richieste e permessi – il progetto mineriario entro 18 mesi. Se Nauru riuscisse, come sembra, a mettere in atto il progetto, enormi bulldozer potrebbero scendere nell’ecosistema più grande e ancora incontaminato del mondo, il fondale marino, con danni irreversibili all’ecosistema. L’unico stop potrebbe arrivare dall’Isa, l’autorità internazionale dei fondali marini, che ha 18 mesi, appunto, per completare il suo “codice minerario” e (che avanza estremamente a rilento) e bloccare il progetto, ma che in 30 anni non è riuscita a stabilire nemmeno le regole per le estrazioni in alto mare.

Dalle acque profonde si estrarrebbero cobalto, rame, nichel e manganese – materiali chiave delle batterie – da rocce delle dimensioni di una patata chiamate «noduli polimetallici» che si trovano sul fondo del mare a una profondità di 4-6 km, che verrebbero risucchiati usando enormi macchinari subacquei.

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