Archive for Febbraio, 2022

Covid, ritorno alla normalità: la road map delle riaperture

giovedì, Febbraio 24th, 2022

A cura di Paolo Russo

Stadi, cinema e teatri pieni, niente più Super Green Pass nei luoghi all’aperto. Scuole sempre aperte per tutti. La data da cerchiare in rosso verso il ritorno alla normalità è il 1° aprile, perché il giorno prima scadrà lo stato di emergenza che il premier Draghi ha confermato di non voler ulteriormente prorogare. Ma nei luoghi pubblici al chiuso il Super Green Pass resterà ancora per un po’, almeno fino al 15 giugno, quando scadrà l’obbligo di vaccinazione per gli over 50 e quello di mostrare il certificato per andare a lavorare. La Lega, ma anche Forza Italia e parte del M5S la finirebbero lì. L’ala più rigorista del governo, capeggiata dal minsitro della Salute, Roberto Speranza, vorrebbe invece prorogare ancora entrambi fino all’autunno. Non per emulare Savonarola, ma per via dell’andamento lento delle dosi booster. I tanti che negli ultimi tempi si erano vaccinati obtorto collo proprio per non perdere lo stipendio, ma anche per viaggiare o andare al cinema o al ristorante, ora avrebbero puntato i piedi pur potendo già fare la terza dose, preferendo aspettare fino al limite dei sei mesi di validità del Green Pass, sperando appunto nella abrogazione della sua versione rafforzata. Un calcolo che potrebbe rallentare il liberi tutti. Anche se la strada verso il ritorno alla normalità da qui all’estate è ormai tracciata.

SUPER GREEN PASS – Abolizione graduale, il primo passo in tribune e dehors
Draghi lo ha detto chiaramente: «Metteremo gradualmente fine all’obbligo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto, tra cui fiere, sport e spettacoli». In realtà dal 1° aprile il lasciapassare sanitario, rilasciato solo a chi è in regola con i vaccini, non sarà più obbligatorio nemmeno per sedersi all’aperto in bar e ristoranti. Dove invece al chiuso, almeno fino al 15 giugno, senza Super Green Pass non ci si potrà sedere, ma al massimo si potrà consumare velocemente un caffè o un drink al bancone. Il Green Pass non dovrebbe più essere necessario neanche negli stadi.

LAVORO – Smart working, dopo l’emergenza servirà l’accordo
La prima data da cerchiare in rosso è il 1° aprile, quando scaduto lo stato di emergenza decadrà anche il ricorso collettivo allo smart working. Da remoto si potrà continuare a lavorare lo stesso, ma solo dopo la stipula di accordi individuali tra dipendente e datore di lavoro. Il 15 giugno scade poi l’obbligo di vaccinazione per gli over 50 e quello relativo al Super Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro. Speranza vorrebbe prorogare entrambi, la Lega nemmeno per sogno e Draghi tentenna. Come per tutti i luoghi al chiuso, per il momento non se ne parla di togliere l’obbligo di mascherina.

SCUOLA – Tutti in classe. Anche per i contatti basta con la Dad
Con la fine dello stato di emergenza «le scuole resteranno sempre aperte per tutti», ha assicurato il presidente del Consiglio. Questo significa che a prescindere da quanti siano stati i contagi in una classe, tutti i contatti stretti, alunni ed insegnati, continueranno a far lezione e a seguire in presenza. Oggi invece nella scuola primaria con più di 4 casi in aula gli alunni non in regola con la vaccinazione vanno in dad, gli altri continuano a seguire in presenza con le Ffp2 che saranno abrogate dal 1° aprile. Stessa cosa nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, dove oggi con due o più positivi i non vaccinati restano a casa.

EVENTI SPORTIVI – Stadi, la capienza subito al 75% poi si sale al 100%
Tanto per cominciare, da questo weekend gli stadi potranno tornare a riempirsi al 75% della loro capienza e i palazzetti dello sport al 60%. Poi dal 1° aprile si potrà tornare al tutto esaurito in entrambi i casi. Il 10 marzo, come già deciso, tanto al cinema che a teatro e negli stadi via libera a pop-corn, snack e bibite. In cinema, teatri e sale da concerto nelle regioni in fascia bianca si è già adesso al 100% della capienza, mentre nelle altre non si può andare oltre il 50%. Ma il 1° aprile con lo stato di emergenza finisce anche l’epoca dei colori e così si torna alla possibilità di fare sold out ovunque.

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Andrea Orlando: “Giusto l’altolà di Draghi, Salvini mette a rischio la tenuta del governo”

giovedì, Febbraio 24th, 2022

Niccolò Carratelli

ROMA. Sulla tenuta del governo, in questo ultimo anno di legislatura, pesa «il rischio Salvini». Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, dice di temere le elezioni anticipate «per il Paese» e avverte: «Chi strappa in questo momento si assume una responsabilità molto grande». Quindi, bene ha fatto il premier Draghi «a lanciare un altolà» ai partiti della maggioranza, in vista di riforme legate al Pnrr su cui «non si può giocherellare». Intervistato dal direttore de La Stampa, Massimo Giannini, nella trasmissione “30 minuti al Massimo” (versione integrale su lastampa. it), Orlando sottolinea l’urgenza di trovare un accordo con le parti sociali su rappresentanza e contrattazione dei salari, ma «se non ci riusciamo non possiamo rimanere fermi, non escludo la possibilità di intervenire per legge”. E invita a un supplemento di riflessione su come «i superprofitti realizzati da alcune grandi aziende energetiche possano aiutare a contenere l’impatto del caro bollette, piuttosto che continuare a fare debito».

Partiamo dalla crisi ucraina e dalle sanzioni nei confronti della Russia, su cui non tutti sono d’accordo in Italia. Salvini ha espresso i suoi dubbi: è un atteggiamento ondivago che mal si addice a un Paese con una forte tradizione atlantica?
«Non so quale sia l’intento o il retropensiero di Salvini, so che dentro la maggioranza c’è massima consapevolezza che l’Italia debba restare salda sul suo atlantismo e non possa essere l’elemento che indebolisce una risposta comune europea. È evidente che, pur lavorando per aprire una via diplomatica, l’unico strumento di pressione e deterrenza restino le sanzioni. Congrue e mirate, ma se non si usa quella leva non si capisce quale altra si possa usare».

Le diverse sensibilità anella maggioranza sono note, gli incidenti di percorso si moltiplicano: c’è il rischio di non arrivare a fine legislatura?
«Non credo ci siano alternative al governo Draghi, anche alla luce di com’è andata la vicenda dell’elezione del presidente della Repubblica. Mi sembra che il premier abbia fatto bene a lanciare un altolà, non per comprimere il ruolo del Parlamento, ma per invitarlo a svolgere il suo compito. Gli episodi avvenuti sul decreto Milleproroghe non erano cruciali, ma ci sono questioni che riguardano gli obiettivi del Pnrr, come la riforma fiscale o quella della concorrenza, che non sono cose su cui si può giocherellare. Se si fa finta di andare avanti e poi si tengono ferme in Parlamento, si rischia di pregiudicare lo sforzo fatto fin qui».

Teme si possa finire a elezioni anticipate?
«Lo temo per il Paese. Ma non che è le elezioni possano essere evitate a dispetto dei santi: se la situazione diventa impraticabile quella è la strada. I rischi ci sono e il problema principale è che Salvini ha la tentazione costante di inseguire Meloni. Ma chi strappa in questo momento, con questa situazione internazionale, una tappa fondamentale per il Pnrr a giugno e una situazione economica e sociale ancora non risolta, si assume una responsabilità molto grande. Vedremo anche se chi riteneva Draghi insostituibile come presidente del Consiglio era in buona fede».

Si riferisce a Salvini, ma anche a Conte e ai 5 stelle…
«Guardi, il Movimento 5 stelle non segue Salvini. Non mi pare che abbia il costume di uscire dopo 30 secondi che un provvedimento viene approvato in Consiglio dei ministri, cercando sistematicamente di distinguersi, a partire dalle questioni legate alla pandemia».

A proposito, il governo non prorogherà lo stato di emergenza dopo il 31 marzo: la Lega vorrebbe archiviare contestualmente anche il Green pass, che ne pensa?
«Siamo in una fase calante della pandemia, non escludo che alcuni strumenti scelti, che hanno dato risultati, possano essere rivisti. Quello che ritengo pericoloso è iniziare a dirlo da ora, depotenziando la loro efficacia da oggi. Parlarne adesso è prematuro e controproducente.

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L’idea di Europa che ora è in bilico

giovedì, Febbraio 24th, 2022

di Antonio Polito

L’Unione europea ha preso forza ed è cresciuta alla caduta dell’Urss. Ma se tutto ciò che è avvenuto dalla fine dell’Impero a oggi può essere messo in discussione, la Ue stessa è messa in discussione

Tutti presi a difendere la loro indipendenza da Bruxelles o dai vicini, gli Stati europei si sono scoperti dipendenti da Mosca per l’energia, e dagli Stati Uniti per la difesa. Il combinato disposto di queste due dipendenze rende l’Europa impotente di fronte alla crisi ucraina.

Si dice che «l’Europa si fa nelle crisi». È stato così molte volte, dalla Guerra fredda al Covid: le grandi emergenze internazionali hanno spesso rafforzato e rilanciato la solidarietà reciproca. Capiremo presto, a partire dal vertice straordinario dei capi di Stato e di governo di stasera, se anche stavolta sarà così, e ce lo auguriamo. Ma questa crisi appare già adesso diversa, peggiore, potenzialmente distruttiva per il progetto politico e ideale dell’Unione.

Putin sta infatti riscrivendo con i carri armati il nuovo ordine europeo uscito dalla Rivoluzione del 1989 e dalla fine dell’Impero comunista. Quando descrive l’Ucraina né più né meno come un’espressione geografica, «interamente creata dalla Russia», ne cancella la storia di Paese sovrano iniziata proprio nel 1991, l’anno della dissoluzione dell’Urss, con un atto di indipendenza che fu votato dal 90% degli ucraini. Ma se tutto ciò che è avvenuto dalla fine dell’Impero a oggi può essere messo in discussione, l’Unione europea stessa è messa in discussione.

Essa infatti rispose al crollo del Muro di Berlino con l’allargamento a Est, per unificare il continente. Fu un processo costoso e anche generoso, riabbracciare e sostenere i «fratelli» che erano rimasti intrappolati dall’altra parte della Cortina di Ferro dopo la Seconda guerra mondiale.

Generoso perché diede una prospettiva a Paesi la cui economia e la cui società erano state praticamente distrutte dal comunismo. E costoso, perché comportò l’annacquamento del progetto europeo, diluito su un territorio troppo vasto e troppo diverso per poter ancora sperare nella «unione politica» sognata dai fondatori.

E infatti lo vediamo da anni: i valori su cui si fonda l’Unione sono ormai apertamente contestati proprio dai Paesi che per primi si ribellarono al giogo sovietico. La Polonia che fu di Solidarność, l’Ungheria di Imre Nagy, la Cechia di Václav Havel, si sono trasformati nei protagonisti di quella secessione strisciante che va sotto il nome di Gruppo di Visegrád. Si ricrea un po’ alla volta, nei comportamenti e nei principi prima ancora che nella politica, un confine tra l’Europa e l’Est. E non è un caso se alcuni osservatori cominciano a parlare di una «nuova Helsinki», riferendosi all’accordo di sicurezza e cooperazione che fissò i rapporti tra Ovest ed Est in Europa nel 1975, quando il comunismo era ancora ben saldo.

Si farebbe del resto un torto alla strategia di Putin e alla chiarezza con cui l’ha espressa nel suo discorso se davvero credessimo che si sta mangiando a fette la sovranità ucraina solo per impedire che Kiev entri nella Nato: vuole l’Ucraina, vuole un governo vassallo, vuole spostare a Ovest i confini del suo sogno imperiale. Macron e Scholz, i leader di Francia e Germania, si erano del resto affrettati ad andare a Mosca per giurare che l’allargamento dell’Alleanza Atlantica non era all’ordine del giorno, né per oggi né per domani. Lui ha incassato. Ma poi ha fatto lo stesso ciò che intendeva fare, dando agli europei una prova tangibile e cocente della loro marginalità: alla mattina l’Eliseo faceva sapere che Mosca aveva accettato la proposta di un vertice bilaterale tra Putin e Biden, e alla sera il Cremlino riconosceva le due repubbliche del Donbass e dava il via alla escalation militare. In questo modo, paradossalmente, l’autocrate russo ha finito per dar ragione ai falchi americani, che volevano Kiev nella Nato per difenderla, e torto proprio agli europei, che erano invece più comprensivi delle ragioni russe e pronti al compromesso.

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Ucraina, G7 straordinario con Biden e gli alleati. Fonti Usa: “In corso una completa invasione”

giovedì, Febbraio 24th, 2022

Alberto Simoni

WASHINGTON. Putin ha dato l’ordine di inziare le operazioni speciali in Ucraina per “proteggere il Donbass” alle 5 del mattino ora di Kiev. Dopo pochi minuti si sono sentite le prime esplosioni. Missili sono stati sparati sulla capitale dove vivono 2,9 milioni di persone, con l’obiettivo di colpire le infrastrutture per la comunicazione. Per Washington «l’invasione dell’Ucraina è iniziata».

La Cnn ha mostrato le colonne di fumo alzarsi nel cielo scuro. Esplosioni anche a Kharkiv, seconda città del Paese con 1,4 milioni di abitanti. Colpi di artiglieria sono stati uditi anche sul fronte orientale nella zona di Lugansk provienti dal confine russo. E anche a Donetsk.

Mariupol nel Sud è stata investita da alcuni colpi. E anche a Dnepr e Odessa.

La situazione però è molto fluida con sabotaggi in tutte le città. Il ministro degli Esteri di Kiev ha detto che è in corso “una invasione su larga scala”.

Lo spazio aereo del Paese è stato chiuso.

Secondo le previsioni dell’intelligence Usa, l’attacco russo sarebbe dovuto iniziare con un attacco missilistico e quindi il ricorso ai caccia per garantire copertura aerea ai mezzi corazzati e alla fanteria.

L’ordine di Putin è arrivato mentre il Consiglio di Sicurezza dell’Onu era riunito. L’ambasciatore ucraino a Palazzo di Vetro ha tenuto un breve e durissimo discorso: “Chi fa la guerra non va in purgatorio, ma all’inferno”. Un grido al quale si è aggiunto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterrez con un appello a Putin: “Nel nome dell’umanità, fermi questa guerra”. “Non è un’aggressione contro gli ucraini ma contro la giunta al potere a Kiev”, ha replicato l’inviato russo alle Nazioni Unite.

La Casa Bianca ha reagito pochi minuti dopo le prime esplosioni: “Le preghiere di tutto il mondo sono per la popolazione dell’Ucraina che soffre per un attacco non provocato e ingiustificato da parte delle forze militari russe”. “Putin – prosegue la nota – ha scelto una guerra premeditata che provocherà una catasfrofe”.

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Putin, dichiarazione di guerra in tv: «Reagiremo contro chi interferisce»

giovedì, Febbraio 24th, 2022

di Fabio Postiglione

Il presidente russo in collegamento alla stessa ora in cui al Consiglio di Stato aveva finito di parlare l’ambasciatrice americana

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La scelta non è stata per nulla casuale. Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l’operazione militare in Ucraina (qui le notizie in diretta) mentre il Consiglio di sicurezza dell’Onu era in corso e aveva da poco finito di parlare l’ambasciatrice americana.

Alle 4, ora italiana, in collegamento con la tv di Stato per annunciare un piano speciale per «smilitarizzare» e la «denazificazione» dell’Ucraina, ovvero una dichiarazione di guerra.

«Ho preso la decisione di un’operazione militare», ha annunciato il presidente russo.

«L’operazione militare russa mira a proteggere le persone e le circostanze richiedono un’azione decisiva dalla Russia», ha aggiunto.

Subito dopo sono state sentite le prime esplosioni a Kiev e nelle altre città. L’esercito iniziava a invadere l’Ucraina con truppe anfibie a Odessa.

Ha lanciato poi un messaggio a chiunque avesse intenzione «di interferire nelle operazioni». «Reagiremo», ha detto.

Non ha mai pronunciato la parola guerra, né invasione, e ha ribadito in tv che «non si tratta di una occupazione». «L’operazione militare russa mira a proteggere le persone e le circostanze richiedono un’azione decisiva dalla Russia», ha spiegato.

Il presidente russo ha detto nel suo discorso di voler «smilitarizzare e de-nazificare» l’Ucraina, invitando i soldati ucraini a deporre le armi e a tornare a casa, affermando che la responsabilità dello spargimento di sangue sarà nelle mani del «regime ucraino». «I vostri padri e i vostri nonni non hanno combattuto per poter aiutare poi i neo-nazisti», ha aggiunto.

E poi un attacco frontale alla Nato perché «un’ulteriore espansione e il suo uso del territorio dell’Ucraina sono inaccettabili» e perché «il suo comportamento è immorale». «Oggi, ritengo ancora una volta necessario tornare sui tragici eventi accaduti nel Donbass e sulle questioni chiave per garantire la sicurezza della stessa Russia. Parliamo di minacce che anno dopo anno, passo dopo passo, vengono create in modo rude e senza tante cerimonie da politici irresponsabili in Occidente nei confronti del nostro Paese».

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Guerra in Ucraina: crolla il rublo, petrolio sopra i 100 dollari. Gli effetti su grano, alluminio e Borse

giovedì, Febbraio 24th, 2022

Putin ordina un intervento militare in Ucraina e i mercati vanno in tilt. Il prezzo del Brent schizza sopra 100 dollari al barile per la prima volta da oltre sette anni e in Asia, dove ieri i listini cinesi avevano chiuso in rialzo, le Borse sono di nuovo in rosso, con Tokyo in calo dell’1,81% e Hong Kong giù del 3,2% (il tecnologico perde oltre il 5%). Anche i future a Wall Street precipitano di circa il 2%, dopo che ieri lo S&P, persi per strada i guadagni iniziali, aveva chiuso in calo di quasi il 2%, entrando ancora di più in fase di correzione, cioè lasciando sul terreno il 18% dall’ultimo picco di novembre. Il Dow Jones e il Nasdaq a loro volta avevano terminato la corsa ai minimi dell’anno. «I mercati ci stanno dicendo che ora la Russia farà quello che vuole, data la debolezza delle sanzioni», commenta Ray Attrill, capo stratega della National Australia Bank,secondo cui «la vera preoccupazione è che adesso l’Europa sia tagliata fuori dal gas russo». I future sull’EuroStoxx perdono anch’essi circa il 3%, dopo che ieri, per la seconda sessione consecutiva, le Borse europee, pur restando in rialzo per oltre metà giornata, avevano ceduto nel finale.

La Borsa di Mosca è stata sospesa. Intanto salgono alle stelle i prezzi di grano, mais e soia. Volano i prezzi dei cereali dopo l’attacco russo in Ucraina. Il costo del grano, di cui Kiev è uno dei principali paesi produttori ed esportatori, sale del 5,90%. Ma aumentano anche soia (+2,87%), mais (+5,47%) e avena (+4,81%). entre gli investitori abbandonano gli asset più rischiosi e si rivolgono a quelli più sicuri: l’euro scende ai minimi da tre settimane sul dollaro, considerato un bene rifugio, il rublo, ai minimi storici, perde oltre il 6,5% e l’oro sale ai massimi da giugno a 1.914 dollari l’oncia.

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Putin dichiara guerra all’Ucraina. Bombardamenti su Kiev, Odessa e Charkiv: il racconto di Francesca Mannocchi

giovedì, Febbraio 24th, 2022

Al via l’”operazione militare” in Ucraina, ufficialmente per difendere i separatisti del Donbass. A notte inoltrata il presidente russo Vladimir Putin a sorpresa interviene nella tv pubblica e varca il Rubicone, proprio mentre si riunisce il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Un discorso aggressivo, in cui Putin tra l’altro ha invitato i soldati ucraini a deporre le armi e soprattutto minacciato di ritorsioni eventuali intromissioni esterne.

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Putin attacca: è guerra in Ucraina. Zelensky: “Costringere la Russia alla pace”. Biden e Draghi: “Attacco ingiustificato”

giovedì, Febbraio 24th, 2022

Roberto Pavanello

La Russia ha attaccato l’Ucraina, ufficialmente per difendere i separatisti delle province orientali filorusse dell’Est, in sostanza per rovesciare il governo. A notte inoltrata il presidente russo Vladimir Putin è intervenuto nella tv pubblica, proprio mentre si riunisce il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, per annunciare l’operazione militare. Un discorso aggressivo, in cui il presidente russo, tra l’altro, ha invitato i soldati ucraini a deporre le armi e soprattutto minacciato di ritorsioni eventuali intromissioni esterne. Nel giro di mezz’ora, esplosioni sono state segnalate a Kiev e in numerose città, è stato accertato che l’operazione sta avvenendo passando anche dalla Bielorussia. Il discorso di Putin, ha evidenziato la Novaja Gazeta, è stato registrato dal presidente il 21 febbraio alle 19, quando le diplomazie erano ancora in azione per evitare il conflitto. Il dato evidenzia ancora una volta come il piano bellico russo sia stato pianificato con largo anticipo.

Le parole di Putin
«Ho preso la decisione di un’operazione militare», ha detto nel video diffuso poco prima delle 6 del mattino a Mosca. Spiegando che «un ulteriore allargamento della Nato ad est è inaccettabile» e che quelli dell’Alleanza atlantica sono «comportamenti immorali». Na aggiunto che «non è nei piani della Russia l’occupazione dell’Ucraina». Evidente la propaganda: «Lo scopo dell’attacco è denazificare e demilitarizzare kiev». il presidente russo ha poi avvertito gli altri paesi che qualsiasi tentativo di interferire con l’azione russa porterebbe a «conseguenze che non hanno mai visto». Il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass, afferma che «Le difese aree dell’Ucraina sono state soppresse». Informazione al momento non verificabile.

L’appello di Zelensky
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede aiuto: «Bisogna costruire una coalizione anti-Putin. Il mondo deve costringere la Russia alla pace». E poi: «Siamo forti, siamo pronti a tutto, vinceremo». Le autorità ucraine hanno invitato la popolazione a restare a casa, non andare al lavoro e non portare i figli a scuola. 

Esplosioni e attacchi a Kiev e in molte città

Numerose esplosioni sono state segnalate prima dell’alba a Kiev e in altre città vicino alla linea del fronte e lungo la costa ucraina, dopo l’annuncio di Putin del via libera all’operazione militare. Sono state sentite esplosioni anche nella città portuale di Odessa, sul Mar Nero, con sirene della polizia e delle ambulanze. Coinvolta anche Kharkiv, una grande città a 35 chilometri a sud del confine russo. Le forze armate ucraine confermano l’attacco missilistico su diverse città.

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L’aumento delle pensioni non si ferma a marzo: cosa accadrà dopo

mercoledì, Febbraio 23rd, 2022

Ignazio Stagno

Controllate sempre con molta attenzione i cedolini delle pensioni. Qui su ilGiornale.it abbiamo ricordato quanto sia importante una verifica del rateo di marzo in arrivo per verificare l’aumento legato all’Irpef e alla rivalutazione piena degli assegni. Ma oggi facciamo ancora più chiarezza su quanto spetta davvero sull’assegno e su quali possano essere le differenze sull’importo anche tra qualche mese, ovvero a gennaio 2023. La causa della variazione dell’importo è presto detta: l’Inps l’1 gennaio procederà, molto probabilmente, con un aumento retroattivo degli assegni. Il motivo? L’adeguamento che scatterà dall’1 marzo 2022 sul parametro di rivalutazione è al ribasso. Ergo con l’inizio del prossimo anno servirà un ritocco sull’assegno per livellare la cifra che spetta ad ogni singolo pensionato.Ecco le tabelle delle pensioni: gli aumenti fascia per fascia – Scarica la guida

Cosa è cambiato nelle cifre

Ecco dunque le percentuali che mano a mano stanno cambiando l’importo previdenziale. La rivalutazione provvisoria degli assegni era stata fissata dall’1 gennaio all’1,7 per cento. Un dato superiore rispetto a quello preso in considerazione dall’Inps dello scorso autunno: l’,6 per cento. Per questo motivo l’Istituto ha cambiato gli importi l’1 gennaio basandosi sull’1,6 per cento di riferimento per poi procedere a conguaglio con il cedolino dell’1 marzo. Ma non è finita qui. L’Istat ha infatti sentenziato che per l’anno 2021 l’inflazione ha toccato l’1,9 per cento. E dunque si è creato uno scarto dello 0,2 per cento tra il tasso provvisorio preso in carico dall’Inps e quello reale e soprattutto definitivo. Va sottolineato che la rivalutazione degli assegni, come ricorda pensionioggi.it, viene effettuata in modo provvisorio per poi essere rivisitata con i successivi conguagli. Il dato finale arriva con il decreto del Ministero del Tesoro alla fine di ogni anno. In questo caso specifico per quanto riguarda il periodo che va da gennaio a settembre del 2021, è stato rilevato un tasso all’1,7 per cento. Nell’ultimo trimestre invece è stata rilevata una impennata dell’inflazione arrivata all’1,9 per cento. Ed è per questo motivo che a gennaio 2023 si procederà al conguaglio.Penalizzazioni alte: cosa accadrà alle pensioni

Tutti i nuovi calcoli

Si tratterà di un aumento minimo in base alla fascia di reddito da pensione. Su base annuale gli assegni da 1.500 euro avranno un aumento di 39 euro, quelli da 2000 di 52, quelli di 25000 di circa 63 euro, quelli da 3000 di circa 74 euro. Per quanto riguarda gli assegni da 3500 euro, l’incremento sale a 83,67 euro; per quelli da 4000 euro aumento da 93 euro, per quelli da 4500 euro si arriva a 103 euro. Quelli di 5000 euro invece avranno un aumento di 112,92 euro sempre su base annuale. Ma questo piccolo incremento va sommato a quello scattato quest’anno che ha portato nelle tasche dei pensionati, con la rivalutazione piena, tra i 25 e i 70 euro in più su base mensile.

IL GIORNALE

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“Andateli a cercare…”. La Meloni fulmina la Berlinguer in tv con 3 parole

mercoledì, Febbraio 23rd, 2022

Ignazio Stagno

Scintille a Cartabianca. Da un lato Giorgia Meloni, dall’altro Bianca Berlinguer. In mezzo Luca Telese. A far scattare il dissidio tra la conduttrice e la leader di Fratelli d’Italia è il tema caldo dei vaccini. Come è noto la Meloni ha una posizione critica sul Green pass e più volte, anche in Parlamento, ha espresso il suo dissenso per una misura, a suo dire, che lede il diritto costituzionale al lavoro. Nel corso dell’intervista in cui la stessa Meloni ha affrontato diversi temi, dalla tenuta del governo alla riforma della Giustizia, è entrato sul campo il tema vaccino.

La Meloni ha affermato che la campagna di vaccinazione (legata anche all’uso del Green pass) poteva essere svolta in modo più efficace. Una posizione chiara quella della leader di Fratelli d’Italia che ha affermato: “Si potevano fare scelte diverse tutelando il diritto al lavoro”. A questo punto interviene la Berlinguer: “Ma come fa a criticare tutto ciò, siamo il Paese più vaccinato al mondo…”. Pronta la replica della Meloni: “Non è vero”. Secca domanda della conduttrice: “Perché? Non mi risulta”. E la leader di Fratelli d’Italia non si fa trovare impreparata rispondendo in modo assertivo: “Perché ad esempio la Spagna e il Portogallo hanno più vaccinati di noi”. La Berlinguer a questo punto prova a difendersi: “Il Portogallo è un piccolo Paese…”. Ma è in questo istante che la Meloni passa al contrattacco: “Per favore mi fate finire un ragionamento?”, afferma. Ed ecco l’affondo: “Io ho avuto mia figlia sbattuta su tutte le prima pagine avendo fatto una scelta comune a tantissimi italiani, visto che meno il 10% degli italini ha vaccinati i figli con meno di 10 anni. Non si creano mostri, io sono una madre come tutte le altri madri. Se siete dei giornalisti onesti, e lo siete (riferendosi a Berlinguer e Telese, ndr), dovreste dire che in quel 90 per cento di italiani che non ha vaccinato i figli ci sono anche esponenti del centrosinistra, non ci sono solo io. Andateli a cercare… Solo ciò che faccio viene messo nel mirino”.

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