Archive for Febbraio 25th, 2022

Bollette, gas, grano: le conseguenze della guerra in Ucraina per l’Italia

venerdì, Febbraio 25th, 2022

di Fiorenza Sarzanini

Bollette energetiche, derrate alimentari, blocchi stradali, profughi: l’attacco russo in Ucraina rischia di provocare conseguenze pesantissime per l’Italia. Perché si impenna il prezzo del gas e delle materie prime, sale quello del carburante e già prima dell’attacco gli autotrasportatori avevano bloccato la circolazione e minacciato altre azioni. Il governo ha stanziato 80 milioni , ma il rischio di nuovi blocchi non è scongiurato. I fronti aperti, che il Consiglio dei ministri analizzerà oggi, sono diversi. Con il pericolo ormai concreto di una nuova emergenza legata all’accoglienza dei profughi.

Le bollette

Il prezzo del gas naturale in Europa si è impennato del 30,5% in poche ore, in salita il costo di tutte le materie prime e il petrolio Brent a 104 dollari supera un’altra soglia psicologica. Gli scenari di guerra fanno prefigurare un’accelerazione dell’inflazione. E si può prevedere che nel giro di due mesi salirà in maniera considerevole il prezzo delle forniture di gas e quindi l’ammontare delle bollette con un aggravio considerevole per le famiglie.

Le derrate

I dati della Borsa di Bologna, che misura il prezzo delle derrate, sono eloquenti: +4/8 euro il grano tenero, +10 euro il mais, +6 euro il sorgo, +10 euro la soia, +7 euro l’orzo. Il costo delle materie prime peserà inevitabilmente sul prodotto al dettaglio. Furio Truzzi, presidente di Assoutenti fa i conti: «La pasta, che già a gennaio ha subito un rincaro del +12,5%, potrebbe arrivare a costare il 30% in più rispetto allo scorso anno; il pane, rincarato del +3,7% lo scorso mese, potrebbe subire aumenti del +10%, così come biscotti, dolciumi e prodotti derivati».

I blocchi stradali

Il governo ha comunicato ieri sera di aver stanziato 80 milioni di euro per tendere la mano agli autotrasportatori che da tre giorni, quindi prima dell’inizio del conflitto, avevano cominciato a protestare contro l’aumento del prezzo del carburante. Era stato il presidente delle Regioni Massimiliano Fedriga a chiedere un intervento urgente contro quei blocchi stradali che rischiano di paralizzare le consegne con l’inevitabile stop nella produzione di beni essenziali. Di questi soldi richiesti dal ministero delle Infrastrutture «20 milioni saranno utilizzati per i pedaggi, 5 milioni serviranno ad implementare la deduzione forfettaria per le spese non documentate». Si ragiona anche su un «credito d’imposta pari al 15 % al netto dell’Iva finalizzato all’acquisto dell’Ad-Blu (additivo per diesel) per un investimento complessivo di oltre 29 milioni di euro, un credito d’imposta pari al 20 % al netto dell’Iva per sostenere l’acquisto di Gnl (gas naturale liquefatto), con un investimento complessivo di 25milioni di euro». Misure che potrebbero essere ritenute però non sufficienti se la crisi durerà a lungo e per questo il Viminale ha già allertato i prefetti per scongiurare proteste simili a quelle che ieri hanno paralizzato l’autostrada A1.

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Russia Ucraina, Berlusconi alla Farnesina: solo lui può trattare con Putin e disinnescare la crisi

venerdì, Febbraio 25th, 2022

Francesco Storace

Alla Farnesina mandateci Berlusconi. Se davvero vogliamo qualcuno che sia capace di ragionare con Vladimir Putin e con l’Occidente, c’è solo Silvio che può provarci. E non è solo un paradosso da social, che sul tema ieri si sono sperticati, con i soliti duelli tra favorevoli e contrari. Ma a volte si può tentare la strada del buonsenso.

Perché Berlusconi ha amicizia comprovata e da tantissimi anni con il leader russo. Nella sua vita politica il Cavaliere ha saputo dimostrare diplomazia anche con Muammar el Gheddafi. E soprattutto perché se si mette in testa un obiettivo che sembra impossibile fa il massimo per ottenerlo. L’impresa può valere la pena se prevale la serietà rispetto alle consuete diffidenze. E non è solo questione di essere amico di Putin. Perché nel loro rapporto pare esserci qualcosa di davvero profondo. Di affetto.

Berlusconi è uno di quegli amici che con Putin può parlare con franchezza – perché ne è stimato – e cercare con lui una soluzione soddisfacente anche per il resto del mondo che soffre per la guerra. No, non servono le adunate promosse dal Pd per convincere l’orso russo a deporre le armi; ma un’accorta linea diplomatica che sappia parlare a Mosca. Se vogliamo, gli ex comunisti che si ribellano ai russi, fanno sorridere e insieme indignare. Una gara ipocrita a far vedere chi è più duro nei confronti di Putin al riparo delle mura di casa. Non è così che si vince la sfida della pace che declamano solo in piazza.
Sull’amicizia tra i due leader abbiamo letto anche le solite sciocchezze condite da ironia fuori luogo quando c’è un conflitto armato. Ma certo sarebbe difficile sottovalutare un ministro degli esteri di nome Silvio Berlusconi anche da parte della potente diplomazia russa, che si è permessa di irridere l’attuale titolare della nostra Farnesina.

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Passo indietro di Matteo Renzi sulla Russia: dimissioni immediate da Delimobil

venerdì, Febbraio 25th, 2022

Matteo Renzi si è dimesso dal board di Delimobil, la maggiore azienda russa di servizi di car-sharing. L’ex premier, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, ha inviato questa mattina un’email al consiglio di amministrazione dell’azienda per comunicare le sue dimissioni con effetto immediato. Lo riporta il Financial Times, citando fonti a conoscenza della vicenda. Renzi, riferisce il quotidiano finanziario della City, non ha voluto commentare l’indiscrezione. Delimobil è stata fondata dall’imprenditore italiano Vincenzo Trani, presidente della Camera di commercio italo-russa. 

Siamo senza gas grazie a sinistra ed ecologisti: hanno fermato tutto

Trani, fondatore di Delimobil, è anche a capo della Camera di Commercio italo-russa, che il mese scorso ha promosso l’incontro tra Vladimir Putin e alcuni dei top manager italiani. Demobil sarebbe dovuta sbarcare in Borsa all fine dello scorso anno, ma la quotazione è stata rinviata a causa delle tensioni geopolitiche in corso. Oltre alle dimissioni di Renzi dal board di Demobil, in queste ore sono giunte anche quelle dell’ex premier finlandese Esko Aho, dal board della maggiore banca russa, la Sberbank, nel quale era direttore indipendente e membro del consiglio dei supervisori. «Ho avviato oggi le misure per ritirarmi dal board», ha annunciato Aho ai media finlandesi.

IL TEMPO

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Panico nelle Borse europee: distrutti 331 miliardi. Sono anche i nostri risparmi

venerdì, Febbraio 25th, 2022

Rodolfo Parietti

Panico. Fuga. Macerie. Lo «shock and wave» di Putin ha colpito e terrorizzato ieri anche i mercati finanziari, in una giornata nerissima, flagellata dall’esodo disordinato degli investitori e dall’esplodere dei prezzi di petrolio e gas. A lungo temuto, lo scenario peggiore è diventato una realtà con cui si dovrà fare i conti forse a lungo. Questa volta nessuno, fidandosi del vecchio adagio, se l’è sentita di «comprare al suono del cannone». Meglio vendere. Scappare. Anche dal falso safe-heaven dei Bitcoin (-9% in 24 ore). Meglio scavare trincee cercando rifugio nell’oro (1.970 dollari l’oncia, un guadagno di quasi il 10% da inizio febbraio) e allontanarsi dalle azioni. Dopo una picchiata fino a -5%, Milano ha chiuso con un ribasso del 4,1% che vale 23 miliardi di euro di capitalizzazione in meno rispetto ai 331 bruciati dai listini europei (-3,2%). Molto peggio è andata a Mosca, dove l’invasione dell’Ucraina è costata alla Borsa un collasso del 30%. Wall Street, invece, ha limitato i danni (-1,9% a un’ora dalla chiusura).

Così, la guerra è entrata nelle case e nei portafogli di tutti. È un dato di fatto, nessuno si senta escluso. Perché i mercati finanziari non sono più un club esclusivo per ricchi, tipo il milione e mezzo di italiani con un patrimonio finanziario superiore ai 500mila euro. E non sono neanche la roulette pazza d’inizio millennio, ai tempi della bolla della new economy, quando gli italiani avevano puntato su Piazza Affari una fiche da 206 miliardi. Il quadro è cambiato. Ce lo ricorda Bankitalia con un dato: nel 2020 la ricchezza finanziaria delle famiglie ammontava a 4.777 miliardi, una cifra di due volte e mezzo superiore al Pil. Una montagna di quattrini composta non solo dagli investimenti diretti effettuati sui mercati, ma anche e soprattutto dai risparmi finiti nei fondi comuni, dal Tfr utilizzato come secondo pilastro previdenziale e dalla piccole gestioni di patrimonio.

Se da un lato l’immobilismo in tempi di inflazione rampante è un lusso che pochi si possono concedere, dall’altro l’esposizione finanziaria ha sempre un’alea di rischio. E questo rischio è destinato a non ridursi nel giro di pochi giorni. I pericoli arrivano da più versanti, a cominciare dai costi del greggio, che ieri ha scavalcato i 100 dollari il barile, e dal metano, le cui quotazioni sono schizzate del 57%. Valori che riflettono le preoccupazioni di uno stop delle forniture russe senza che vi sia un’adeguata compensazione, né la possibilità di una ricostituzione delle scorte durante l’estate.

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Draghi: con Mosca dialogo impossibile. “La crisi sarà lunga”. Il nodo sanzioni

venerdì, Febbraio 25th, 2022

Adalberto Signore

Sono le 7.14 di mattina quando Mario Draghi condanna pubblicamente l’invasione russa dell’Ucraina. Il primo atto di quella che è certamente la giornata più lunga dell’ex numero uno della Bce da quando siede a Palazzo Chigi. L’attacco di Mosca nelle prime ore dell’alba di ieri, infatti, scuote le diplomazie occidentali in piena notte, quando già iniziano i primi contatti. Così, di prima mattina i principali leader europei hanno già preso nettamente le distanze dall’aggressione di Vladimir Putin. Di qui, la scelta del premier di bollare di buon ora l’attacco della Russia come «ingiustificato» e «ingiustificabile». Draghi esprime solidarietà all’Ucraina e fa sapere che alleati europei e Stati Uniti già sono «al lavoro per rispondere immediatamente con unità e determinazione».

Sul tavolo, ovviamente, c’è il tema delle sanzioni. Un nuovo pacchetto di misure che – annuncia la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – sarà «massiccio». In realtà, è questo il dossier più delicato perché, come è noto, non tutti i partner occidentali hanno lo stesso approccio. D’altra parte, ci sono Paesi – e l’Italia è uno di questi – che per la loro dipendenza energetica dalla Russa rischiano di pagare un prezzo economico molto alto. L’attuale scenario di crisi, spiega infatti il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, «si inserisce in un contesto di forte dipendenza sul piano energetico», visto che «Ue e Regno Unito importano complessivamente il 40% del gas dalla Russia».

Così, dopo un rapido Consiglio dei ministri in cui viene dato mandato a Draghi per una risposta dura sul fronte delle sanzioni, il premier decide di parlare a favore di telecamere e fare il punto sulla posizione italiana. Spiega che nel pomeriggio si terrà una consultazione del G7 da remoto, alla presenza del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e a sera un Consiglio Ue straordinario de visu a Bruxelles. Sarà a quei due tavoli che si prenderanno decisioni sulle sanzioni. Che Draghi, però, annuncia già come «molto dure». E spiega: «Avevamo ribadito in tutte le sedi di essere pronti a imporre conseguenze severe nel caso la Russia, come è purtroppo accaduto, avesse respinto i nostri tentativi di risolvere la crisi per via politica. Questo è il momento di metterle in campo. L’Italia è pienamente allineata ai partner su questa posizione». Poi, una stoccata a Putin, che fino all’ultimo ha mostrato il volto di una diplomazia disposta a dialogare quando invece – come peraltro sostenevano con forza sia Washington che Londra – l’attacco era già deciso da tempo. «Le azioni del governo russo di questi giorni – dice il premier – rendono il dialogo nei fatti impossibile. L’Italia, l’Ue e tutti gli alleati chiedono a Putin di mettere fine immediatamente allo spargimento di sangue e di ritirare le proprie forze militari al di fuori dei confini internazionalmente riconosciuti dell’Ucraina».

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Sgomento, senso di impotenza La domanda: sapremo reagire?

venerdì, Febbraio 25th, 2022

di Aldo Cazzullo

Finora abbiamo seguito con distacco le vicende ucraine. E tanti si erano illusi che anche questa crisi sarebbe stata limitata, ma lo scenario si è rivelato completamente diverso

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Soldati russi in Ucraina (Ansa)

Non soltanto non siamo più capaci di fare la guerra; non riusciamo neppure più a pensarla. A concepirla. Ieri mattina eravamo un po’ tutti increduli e sgomenti, nonostante fossimo stati messi sull’avviso non tanto dagli americani quanto dallo stesso Putin. Un sentimento durato tutto il giorno: all’ora di punta il traffico impazzito da fine pandemia appariva spento; chi poteva era rimasto a casa. E ora avvertiamo la più frustrante delle sensazioni: l’impotenza. Cui, a seconda della propria sensibilità, ognuno reagisce parlando d’altro o chiudendosi nell’angoscia.

I social sono pieni di ironie su Di Battista, che è stato sfortunato: aveva appena scritto su Facebook che «la Russia non sta invadendo l’Ucraina», e «credo che Putin tutto voglia fuorché una guerra». In realtà, non c’è nulla da ridere; e non solo perché si tratta di un ex leader storico del partito di maggioranza relativa, votato da un terzo degli elettori italiani. Ex presidenti del Consiglio e studiosi di geopolitica non ci avevano capito molto di più. E tanti di noi si erano illusi che la crisi si sarebbe limitata a una correzione di confini, a uno dei tanti colpi di mano cui Putin ci ha abituati. Le bombe su Kiev e sulle grandi città ucraine, le prime vittime, la manovra a tenaglia: lo scenario è completamente diverso, e rende non solo inutili ma pure un po’ ridicole le schermaglie diplomatiche dei giorni scorsi. Mentre appaiano in tutta la loro gravità le aperture e la ricerca di rapporti privilegiati con Putin, ora che minaccia l’uso dell’atomica — «conseguenze mai viste nella storia» — come neppure Stalin aveva osato fare.

Ora rischiamo davvero di avere Putin o un suo fantoccio sui confini orientali della Nato e dell’Unione europea; proprio nel momento in cui l’Unione misura la propria fragilità. Anche perché ne è appena uscita l’unica nazione che avesse il know-how, i mezzi e la cultura per combattere, se non per l’Ucraina, almeno per se stessa e per gli alleati: il Regno Unito.

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Zelensky: «Sono l’obiettivo numero 1 dei russi, resto qui». Le ipotesi di un governo a Leopoli o in esilio

venerdì, Febbraio 25th, 2022

di Giuseppe Sarcina e Paolo Foschi

Drammatico videomessaggio del presidente ucraino: siamo stati lasciati soli a combattere contro l’Armata rossa. Gli Usa studiano come garantire la sua sicurezza, ma Biden sembra escludere l’invio di un commando militare per metterlo in salvo

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Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky nella notte di giovedì 24 febbraio — il primo giorno dell’invasione totale del suo Paese — si è presentato davanti alle telecamere per chiedere ancora una volta l’aiuto dell’Occidente, per provare a rassicurare i suoi concittadini, ma soprattutto per annunciare: «Sono io l’obiettivo numero uno del nemico, la mia famiglia è il numero due».

I russi sono alle porte di Kiev, anzi, come ha riferito lo stesso presidente, «squadre di sabotatori sono già penetrate all’interno della città».

«L’Ucraina è stata lasciata sola a combattere contro l’Armata rossa» ha aggiunto, «chi è pronto a combattere con noi? Non vedo nessuno. Chi è pronto a dare all’Ucraina una garanzia di adesione alla Nato?».

Nelle ultime ore, al Pentagono come al comando Nato di Bruxelles, cresce la convinzione che Putin voglia «decapitare il governo ucraino». Ieri sera il Segretario di Stato Antony Blinken è uscito allo scoperto in un’intervista televisiva: «Penso che Putin proverà a rovesciare il governo di Kiev».

Zelensky ha sfidato i russi: «non me ne andrò, resterò al mio posto».

Tuttavia americani ed europei sono preoccupati non solo per la sua incolumità personale, dei suoi ministri e dei famigliari, ma anche per il rischio che il Paese resti senza istituzioni riconosciute. Washington e Bruxelles hanno bisogno in un interlocutore legittimo. In caso contrario l’Ucraina potrebbe sprofondare nel caos e per Putin sarebbe più facile assumere il controllo del territorio.

La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ieri ha glissato sul punto, ma con un elaborato giro di parole ha fatto capire che il tema «della sicurezza» di Zelensky è all’ordine del giorno. E probabilmente Joe Biden ne ha parlato con lo stesso leader ucraino nella telefonata di mercoledì notte, subito dopo l’inizio dell’attacco russo.

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Colpito il cuore della finanza ma i colossi del gas si salvano

venerdì, Febbraio 25th, 2022

Marco Bresolin

INVIATO A BRUXELLES. La risposta dell’Unione europea all’invasione russa in Ucraina è forte, fortissima, inedita. Ma non è la più forte possibile. Perché i 27 governi vogliono tenersi ancora qualche munizione da usare in caso di un’ulteriore escalation. Vien da chiedersi cos’altro dovrebbe fare la Russia di Vladimir Putin per meritarsi la pena massima, ma evidentemente il Consiglio europeo che ieri sera si è riunito in via straordinaria avrà fatto i suoi calcoli. O almeno i calcoli li hanno fatti quei governi che più hanno spinto per tenere fuori dal pacchetto delle sanzioni adottato ieri il settore del gas, vero tallone d’Achille dell’Europa, e soprattutto la possibilità di escludere la Russia dal sistema internazionali di pagamenti Swift. Joe Biden e Boris Johnson hanno insistito molto su questo, ma poi hanno allargato le braccia e rinunciato alla mossa «perché gli europei non sono d’accordo».

Alcuni europei, in realtà, sarebbero anche d’accordo. Ma non tutti. E a livello Ue le decisioni sulle sanzioni vengono prese soltanto all’unanimità. C’è da dire che la misura su Swift non era inclusa nel pacchetto di sanzioni che la Commissione ha presentato ieri mattina durante la riunione degli ambasciatori dei 27, ma è anche vero che i Baltici hanno proposto di aggiungerlo. La Germania, sostenuta dall’Italia e da Cipro, ha però stoppato subito l’iniziativa. Per motivi “strategici” – come detto c’è l’intenzione di tenersi un’altra arma a disposizione – ma anche per motivi legati ai rispettivi interessi nazionali.

Il tema Swift, però, è risbucato durante il vertice tra i capi di Stato e di governo Ue che nella tarda serata di ieri erano ancora riuniti per discutere dell’atteggiamento da tenere nei confronti della Russia. La riunione è iniziata alle 20.30 e le conclusioni sono state approvate nel giro di mezz’ora senza alcun problema proprio per dare un segnale di forte unità e per rimarcare la reazione «rapida e decisa». Il documento adottato elenca le grandi linee delle sanzioni, che colpiscono in modo particolare il settore finanziario, ma anche quello dei trasporti, l’export di prodotti tecnologici utilizzati in ambito militare e le aziende pubbliche russe. Si tratta di misure «coordinate con gli alleati» che «imporranno conseguenze massicce e gravi alla Russia».

I leader però sono rimasti nella sala per discutere – nella massima riservatezza, senza dispositivi elettronici – di alcuni nodi non facili da sciogliere. Detto del settore del gas e del sistema Swift, l’altra grande questione che ha animato il confronto riguarda la possibile inclusione nella blacklist dei sanzionati del ministro degli Esteri Sergei Lavrov e dello stesso Vladimir Putin. Su questo si sono scontrate due diverse visioni: da un lato, chi ritiene necessario colpire subito anche loro, principali responsabili dell’invasione militare in Ucraina. Dall’altro, chi invece ritiene che sia meglio tenere aperto uno spiraglio per cercare una soluzione diplomatica. E infatti ieri sera c’è stata una telefonata tra Putin ed Emmanuel Macron, durante la quale il presidente francese ha chiesto lo stop immediato delle operazioni militari.

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La follia dello zar “Denazificare Kiev”

venerdì, Febbraio 25th, 2022

Nathalie Tocci

L’invasione russa su larga scala dell’Ucraina è partita. Vladimir Putin si è trasformato da cinico autocrate a dittatore militare, colpendo non solo l’Ucraina ma l’intera Europa. Non eravamo di fronte a una minaccia del genere dal 1939. L’invasione, che in poche ore si è estesa dalle province di Donetsk e Luhansk all’intero Paese, ha mostrato chiaramente – per chi ancora avesse dubbi – le intenzioni di Putin. Poco interessa al presidente russo l’architettura di sicurezza europea, il controllo degli armamenti o la riduzione dei rischi. Poco interessano le assicurazioni che l’Ucraina non entrerà nella Nato, non per decenni. Su tutti questi punti, l’Occidente, a partire dal presidente Joe Biden, aveva offerto al Cremlino una via d’uscita. La via della diplomazia era aperta, e perseguita assiduamente dalle capitali europee nelle ultime settimane, in primis Parigi e Berlino. Ma Putin ha svelato le carte prima a parole, e ora, drammaticamente, con i fatti. Nei suoi deliranti discorsi, ha negato la sovranità e l’esistenza stessa dell’Ucraina, dichiarando che la sua intenzione è quella di “denazificare” il Paese. Perché per Putin “nazisti” sono tutti coloro che in Ucraina – così come in Russia, in Bielorussia e nel Caucaso – aspirano alla democrazia, alla libertà, e a un’integrazione nella comunità euro-atlantica. Ecco perché in queste ore buie possiamo aspettarci che, mentre l’invasione militare avanza, partirà una caccia alle streghe, a quei presunti “nazisti”, a partire dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky – paradossalmente ebreo -. Di fronte a questa tragedia in atto purtroppo non esiste possibilità di dialogo. È stretta la via della diplomazia.

E allora cosa fare? Intanto quello che non faremo. Gli Stati Uniti e gli alleati della Nato hanno sempre chiarito che non combatteranno in Ucraina. Non per mancanza di capacità militare o solidarietà politica, beninteso. Ma l’Ucraina, appunto, non fa parte della Nato, un’alleanza incentrata sulla difesa collettiva; qualora truppe americane e russe dovessero scontrarsi su territorio europeo, ci troveremmo di fronte a uno scenario da terza guerra mondiale. La reazione, incredibilmente coordinata e coesa da parte di Ue, Usa, Regno Unito, Canada e Giappone, ruota attorno alle sanzioni. Spazzato via il gradualismo, l’Occidente ha risposto all’invasione russa con il pacchetto completo di sanzioni negoziate nelle ultime settimane. Andando ben oltre le misure restrittive annunciate un paio di giorni fa, inclusa la sospensione del gasdotto Nord Stream2 , sono state messe sul tavolo sanzioni finanziarie, tecnologiche e energetiche, le più significative decise dall’Occidente nei confronti della Russia.

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Invasione dell’Ucraina: missili su Kiev, i mezzi corazzati russi a 30 km dalla città. Usa: Putin vuole rovesciare il governo

venerdì, Febbraio 25th, 2022

Roberto Pavanello

Kiev è stata colpita da missili russi, le esplosioni sono andate avanti tutta la notte e stanno proseguendo. L’antiaerea avrebbe abbattuto un velivolo sulla capitale dell’Ucraina. Le forze russe entrate in Ucraina dalla Bielorussia sarebbero a circa 20 miglia (32 chilometri) dalla capitale. «Forze nemiche di sabotaggio sono entrate a Kiev ma io resto qui», ha affermato il presidente Zelensky aggiungendo che finora 137 militari ucraini sono stati uccisi e 316 rimasti feriti. Lo staff della centrale di Chernobyl sarebbe stato sequestrato dalle truppe russe. 

La diretta della giornata

Ore 07.40 – Banca di Russia: aiuto alle banche sanzionate
La Banca centrale della Russia ha annunciato misure per sostenere le banche russe sanzionate dagli Stati Uniti. «La Banca di Russia e il governo russo forniranno tutta l’assistenza necessaria alle banche sanzionate dagli stati occidentali», comprese le due maggiori banche del paese, VTB e Sberbank. Le altre banche colpite dalle sanzioni sono Sovcombank PJSC, Novikombank JSC, Otkritie Financial Corporation PJSC Bank; PJSC Promsvyazbank e JSC CB Russ. Secondo quanto riferisce l’istituzione finanziaria in un comunicato, «tutte le operazioni di queste banche in rubli saranno effettuate e i servizi appropriati saranno forniti a tutti i clienti come al solito». «Tutti i fondi dei clienti in valuta estera sono stati conservati e possono essere emessi in queste valute».

Ore 07.40 – Zelensky al polacco Duda: «Serve una colazione anti-guerra dei “Nove di Bucarest”»
«Difendiamo la nostra libertà, la nostra terra. Abbiamo bisogno di assistenza internazionale concreta». Lo scrive su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aggiungendo di averne parlato con il presidente polacco Andrzej Duda e di una richiesta ai «“Nove di Bucarest” per aiuti alla difesa, sanzioni, pressioni sull’aggressore». «Insieme – conclude – dobbiamo mettere la Russia a tavolo dei negoziati. Abbiamo bisogno di una coalizione contro la guerra».

Ore 07.30 – Zelensky ai russi: «Se siete per la pace, lottate per noi»
I russi che manifestano per la pace dovrebbero «lottare per noi» secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che si è rivolto in russo ai suoi interlocutori in un messaggio televisivo: «Stanotte sono cominciati i bombardamenti sulla città di Kiev, non succedeva dal 1941. Se siete per la pace, lottate per noi contro la guerra». E poi: «L’esercito fa il possibile per difendere il Paese».

Ucraina, i palazzi colpiti dall’attacco russo a Kiev. Immagini alle 5 del mattino

Ore 07.30 – Usa: Zelensky è l’obiettivo principale
Volodymyr Zelensky resta «un obiettivo principale per l’aggressione russa». Lo ha detto alla Cnn il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Ned Price. Zelensky, ha affermato, «rappresenta in molti modi, personifica persino, le aspirazioni democratiche e le ambizioni dell’Ucraina, del popolo ucraino» e quindi «certamente rimarrebbe un obiettivo principale per l’aggressione russa». «Nelle prossime ore, nei prossimi giorni» il presidente ucraino e il suo staff «decideranno in base a ciò che è nel loro interesse migliore, nell’interesse degli ucraini, dello Stato ucraino», ha proseguito Price dopo che il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha detto di essere «convinto» che Vladimir Putin stia cercando di rovesciare il governo ucraino.

Ore 07.20 – Zelensky: i russi bombardano i civili
Le forze armate russe in Ucraina colpiscono anche obiettivi civili: lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky, dicendo che «i russi dovranno prima o poi comunicare con l’Ucraina per mettere fine al conflitto».

Giannini: “L’Occidente di fronte all’alternativa del diavolo: le sanzioni servono a poco, la guerra a Putin sarebbe una tragedia”

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