Archive for Marzo, 2022

Quanto è lontana la terza guerra mondiale dalla guerra in Ucraina?

lunedì, Marzo 7th, 2022

di Franco Venturini

Una terza guerra mondiale, verosimilmente non nucleare ma combattuta come sempre in Europa, è ogni giorno meno distante dalla guerra in Ucraina

Quanto è lontana la terza guerra mondiale dalla guerra in Ucraina? Il presidente americano Joe Biden dice che proprio per evitarla ha rinunciato a difendere militarmente Kiev e si è affidato alle sanzioni per punire il presidente Vladimir Putin, ma siamo sicuri che si tratti di una strategia efficace? Non sono, queste, domande volte a terrorizzare, demagogiche o provocatrici. Perché in realtà la terza guerra mondiale, verosimilmente non nucleare ma combattuta come sempre in Europa, è ogni giorno meno distante dalla guerra in Ucraina.

Da quella guerra che invade le nostre coscienze, che ci assale con le immagini dei morti e dei profughi, soprattutto dei bambini. Sappiamo al di là ogni dubbio e di ogni propaganda che in questa come in quasi tutte le guerre c’è un aggressore e un aggredito, che il colpevole si chiama Vladimir Putin e che Vladimir Putin rischia di perdere la sua guerra se l’orgogliosa difesa degli ucraini continuerà a essere sostenuta dal rigetto corale che in ogni parte del mondo (o quasi) condanna il Cremlino e l’invasione.

Sappiamo tutto questo, ma tendiamo a non guardare in faccia il pericolo maggiore, il male assoluto e devastante di una guerra totale e molto più estesa che a pieno e tragico titolo potrebbe essere definita la terza guerra mondiale. I segnali e i pericoli stanno raggiungendo il livello di guardia, anche da parte di chi, come il presidente ucraino Zelensky, ha meritato ampiamente il nostro sostegno e la nostra fiducia. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che di sicuro non ha simpatie verso Putin e le sue imprese, ha dovuto respingere con molta fermezza (e lo stesso ha poi fatto Biden) la richiesta di Zelensky di creare sopra l’Ucraina una no-fly zone pattugliata dagli aerei occidentali. E se incontravano gli aerei russi? Semplice, li buttano giù, ha detto protestando Zelensky. Ma allora l’eroe di Kiev, al punto in cui siamo, concepisce anche uno scontro Nato-Russia che diventerebbe irreversibile e infiammerebbe tutta l’Europa? È un campanello d’allarme.

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Sanzioni? Conta l’effetto annuncio

lunedì, Marzo 7th, 2022
Ci stiamo dicendo tutti, da giorni, che le sanzioni funzionano. Ma è così? La prima puntata della miniserie su economia e guerra

Ferruccio de Bortoli / CorriereTv

Ci stiamo dicendo tutti, da giorni, che le . Ma è così?
Come prima cosa dobbiamo notare che, paradossalmente, una misura, economica, commerciale, personale è molto più efficace se crea all’inizio tanta apprensione, indipendentemente da quelli che saranno gli effetti pratici nel tempo, tutti da valutare, che comunque ci sono. Ma con il tempo, come dimostra anche la storia recente, ci si adatta, si trovano rilevanti scappatoie giuridiche. Per esempio, è stato calcolato da Giuseppe de Arcangelis su Lavoce che le sanzioni applicate contro la Russia dopo l’annessione della Crimea nel 2014 hanno funzionato al 30 per cento. Molti gli embarghi sulle armi decretati anche da noi italiani? Ma il commercio non ne ha tanto risentito, anzi. Conta, dunque, più l’effetto annuncio. Specie e se poi è seguito da una contromisura che ne amplia l’effetto.

Per esempio, il congelamento delle riserve estere della banca centrale russa e l’esclusione di alcune banche dal circuito Swift, che poi serve semplicemente per mettere in contatto istantaneo i vari istituti di credito, ha portato a undel rublo e nel momento in cui Mosca mette una commissione del 30 per cento sul cambio non fa altro che svalutare di fatto di più la propria moneta. Se la paura è quella di perdere tutto, non c’è prezzo. Ma le sanzioni, come vedremo hanno effetti indesiderati e qualche volta colpiscono di più chi le propone.

CORRIERETV

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Ucraina-Russia, le news sulla guerra: Putin ammassa truppe per l’assalto a Kiev. Profughi in trappola

lunedì, Marzo 7th, 2022

di Lorenzo Cremonesi, Marco Imarisio, Andrea Nicastro, Marta Serafini, Paolo Foschi

Le ultime news in tempo reale: continuano gli attacchi missilistici sulle città sotto assedio. Mosca annuncia per questa mattina l’apertura di corridoi umanitari

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• La guerra tra Russia e Ucraina è al dodicesimo giorno : il tentativo di garantire dei corridoi umanitari è fallito e in molte città i civili sono in trappola sotto le bombe. A Mariupol, sotto assedio senza acqua e senza elettricità, la situazione è sempre più drammatica, mentre a Kiev l’esercito russo ha sparato senza alcuna pietà sui civili in fuga , uccidendo anche una mamma con i due figli, come testimoniato dalle foto che hanno fatto il giro del web indignando il mondo. Le autorità della Capitale parlano di “situazione catastrofica”.
• Sul piano della diplomazia, vari i fronti di trattativa aperti, ma senza successo. Dopo il tentativo di Israele di mediare fra le parti in guerra, ieri il leader francese Macron ha avuto una lunghissima telefonata con Putin, ma il presidente russo non molla: vado avanti.

• L’emergenza umanitaria assume intanto giorno dopo giorno dimensioni sempre più sconvolgenti: dall’inizio della guerra un milione e mezzo di ucraini ha lasciato il paese cercando rifugio all’estero.
• Il Corriere ha avviato una newsletter speciale , una serie di podcast sulla guerra in Ucraina e una sottoscrizione per aiutare le vittime della guerra. Qui sotto, le notizie in diretta.


***

Ore 08.10 – «Riconquistata la città di Chuhuiv»
Le autorità ucraine annunciano di aver ripreso la città di Chuhuiv nella parte orientale dell’Ucraina. Secondo un comunicato delle forze armate di Kiev, l’esercito russo avrebbe «subito pesanti perdite nel personale e nelle attrezzature».

Ore 8.05 – Il presidente cinese Xi: produrremo più grano
Al Parlamento Xi Jinping dice che la Cina «non può fare affidamento sui mercati internazionali» per la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare. Senza citare la guerra in Ucraina, il presidente cinese avverte che «il mondo è in una fase di turbolenti cambiamenti».

Ore 7.45 – Anonymous: «Ci siamo infiltrati nelle tv russe»
Il collettivo di hacker Anonymous ha rivendicato un attacco informatico ai danni delle emittenti televisive di Stato russe, sulle quali sarebbero riusciti a trasmettere immagini del conflitto in Ucraina (che autorità e media di Stato in Russia chiamano «operazione militare speciale»). In un messaggio su Twitter rilanciato dalla Bbc, Anonymous riferisce di aver colpito in particolare le emittenti «Rossija 24», «Primo canale» e «Mosca 24», in aggiunta ai servizi di streaming «Wink» e «Ivi».

Ore 7.40 – Previsto per oggi terzo round di colloqui
Russi e ucraini dovrebbero tornare a incontrarsi oggi, nel dodicesimo giorno di guerra. Un milione e mezzo di persone hanno lasciato il Paese.

Ore 7.30 – Aumenta il prezzo del petrolio
Su del 10%: il Brent, punto di riferimento per i mercati di tutto il mondo, questa mattina ha superato i 130 dollari al barile.

Ore 7.20 – «La Russia recluta combattenti dalla Siria Washington»
Mosca recluterebbe siriani per l’Ucraina, teatro dell’invasione russa. Mosca è coinvolta in Siria dal 2015, al fianco del leader siriano Bashar al-Assad. Il Wall Street Journal, che cita quattro funzionari Usa, scrive che in questi giorni la Russia ha reclutato combattenti dalla Siria con esperienza nella guerriglia urbana per combattere in Ucraina.

Ore 7.15: bombardamenti nella regione di Odessa
Un’area nella regione di Odessa è stata oggetto di un attacco missilistico della Russia dal mare, secondo un video pubblicato dal quartier generale operativo dell’amministrazione militare regionale di Odessa. Colpito il villaggio di Tuzla, a circa 170 chilometri a sud-ovest di Odessa. Non sono state segnalate vittime, colpite infrastrutture essenziali.

Ore 7.06 – Mosca: stamattina apriamo corridoi umanitari
La Russia sarebbe pronta ad aprire stamani corridoi umanitari in diverse città dell’Ucraina, per consentire l’evacuazione dei civili dalle aree. Lo riporta la Bbc che cita media ufficiali russi., ricordando che è il terzo annuncio di questi giorni (i primi due sono andati a vuoto). Il «cessate il fuoco» scatterebbe a partire dalle 10 ora di Mosca (le 8 in Italia), secondo il ministero della Difesa russo, con corridoi per le evacuazioni da Kiev, Kharkiv, Mariupol e Sumy. Non ci sono per ora conferme da parte ucraina.

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Il sondaggio. Tre su quattro contro Mosca, ma Putin non frena Fi e Lega

lunedì, Marzo 7th, 2022

di Ilvo Diamanti

Da oltre due anni viviamo nell’insicurezza. Fino a ieri eravamo turbati dal Covid. Il nemico invisibile che si muove fra noi. In molti hanno parlato di “guerra”, per definire e rappresentare la pandemia. Che ha provocato effetti pesanti e continua a fare vittime. Ma non è una “guerra”. Perché il nemico non ha un volto né interessi in nome dei quali combattere. Mentre ciò che avviene in Ucraina è una guerra vera. Sanguinosa. Che sta mietendo vittime nella popolazione del Paese “occupato”. E, al tempo stesso, fra i militari del Paese “occupante”. La Russia.

LE TAVOLE

Una guerra che si combatte sugli schermi e sui social, oltre che sul territorio e nelle città. Non per caso le autorità russe contrastano, in modo aperto, i canali di comunicazione mediatica e im-mediata. Il digitale e i social. Che “trasmettono” le vicende e le scene di guerra oltre confine. In diretta. Nelle nostre case. In tempo reale.
Anche per questa ragione la preoccupazione dei cittadini appare acuta e diffusa. Pressoché unanime. A differenza di 8 anni fa, nel 2014, quando l’intervento russo in Ucraina determinò l’annessione della Crimea. È quanto emerge dal sondaggio condotto da Demos nei giorni scorsi. Che sottolinea, inoltre, come l’occupazione russa sia condannata da più di tre quarti degli italiani.

Peraltro, la reazione dell’Occidente, attraverso sanzioni economiche, ma senza scendere direttamente in campo, suscita un’ampia adesione, come osservano Bordignon e Turato, nel loro approfondimento. Mentre quanti ritengono che sarebbe stato meglio e più efficace intervenire direttamente, con azioni e interventi militari, costituiscono una componente limitata. Poco superiore al 10%. Circa la metà di quanti avrebbero preferito rimanere fuori dal conflitto. Rinunciando a ogni tipo di sanzione. Per non danneggiare il (nostro) Paese. I nostri mercati.

Tuttavia, queste vicende drammatiche, per quanto abbiano generato emozione, non sembrano aver modificato gli atteggiamenti politici “interni” al Paese. Nonostante le “relazioni” significative con Vladimir Putin, sviluppate, in passato, da alcuni importanti attori politici italiani. In particolare, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. I quali – soprattutto Salvini – oggi cercano di prendere le distanze da quel passato. E da quel “capo”. Tuttavia, le conseguenze di queste drammatiche vicende “esterne”, sul piano politico “interno”, appaiono poco visibili.

La fiducia verso il governo, infatti, si mantiene elevata e raggiunge il 63%. Superiore, di poco, rispetto a un mese fa. Un consenso solido, praticamente identico a quello espresso nei confronti del Presidente del Consiglio, Mario Draghi. A conferma che si tratta di un governo “personalizzato”. Anche gli orientamenti di voto cambiano poco. Anzi, pochissimo. Davanti a tutti si confermano il Pd e i Fratelli d’Italia, entrambi intorno al 21%. Il Pd appena sopra. Entrambi in crescita di mezzo punto percentuale. Mentre, poco più indietro, la Lega è stimata al 17,6% e il M5S scivola sotto il 15%. Come non avveniva da molti anni. Rispetto alle elezioni politiche del 2018, il “non-partito” guidato, attualmente, da Giuseppe Conte appare più che dimezzato.

A conferma dei cambiamenti profondi, che, negli ultimi anni, hanno accentuato l’instabilità del consenso elettorale. Oggi molto più che “liquido”, per evocare Zygmunt Bauman. Tutte le altre “forze” politiche si confermano assai meno “forti”. E non raggiungono, anzi, perlopiù neppure avvicinano il 10%. Ad eccezione di Forza Italia, stimata al 7,8%. In lieve crescita.
Il partito di Berlusconi, quindi, non risente dell’impopolarità di Putin, in questa fase. Come la Lega di Salvini. Nonostante entrambi, Salvini e Berlusconi, abbiano manifestato, negli anni scorsi, un aperto “legame”, con Putin. Matteo Salvini, sul piano dei consensi, appare perfino in crescita, per quanto di poco. Ma resta, comunque, molto lontano da Draghi. E dagli altri principali leader. Conte, Meloni, Gentiloni. E lo stesso Enrico Letta segretario del Pd.

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Il dissenso interno che pesa sul Cremlino

lunedì, Marzo 7th, 2022

di Gianni Riotta

Le migliaia di russi che, sfidando arresti e sevizie, sfilano in queste ore in decine di città, da Mosca a San Pietroburgo, al grido di “No alla Guerra”, “Vergogna Putin”, destano ammirazione perché, come i combattenti ucraini in trincea, sfidano il totalitarismo e mostrano quanto nobile sia battersi per la democrazia, i diritti, la verità, invise a troppi occidentali. Sono gli eredi del dissidente sovietico Natan Sharansky, che dopo nove anni in carcere insegnava “in dittatura il coraggio serve per combattere il male, in democrazia per riconoscerlo” o del matematico ucraino Leonid Plyushch, torturato nell’Urss, che lamentava “è mancato il tribunale di Norimberga per le vittime del gulag”. Il loro esempio morale dovrebbe far riflettere chi, nei bistrot europei, discetta di guerra a Kiev, ma basterà a diventare movimento politico e pesare sulle scelte militari di Vladimir Vladimirovich Putin, magari rovesciandolo in futuro? Qui il realismo si impone sull’etica: secondo i sondaggi indipendenti del Centro Levada, il presidente russo gode del consenso della maggioranza dei connazionali e, sostiene una rilevazione del Council on Foreign Relations, da quando ha mosso guerra al presidente ucraino Volodymyr Zelensky,Putin risale nei favori popolari. Gli sono contro i giovani, i ceti medi colti delle città che popolano le celle della polizia a migliaia, censiti dagli attivisti di OVD-Info, lo applaudono anziani, pensionati, abitanti nelle zone rurali, che l’anemica economia russa, Pil pari a quello del Nord Italia, premia con pensioni e sussidi.


Nessuno in Russia si illude che Putin possa essere travolto da un moto popolare spontaneo, o che i suoi terrorizzati gerarchi possano deporlo, come Breznev, Shelepin e il capo delle spie Kgb Semichastny fecero con il leader Urss Nikita Kruscev il 12 ottobre 1964, in un golpe incruento. La censura che il regime ha imposto ai media internazionali, il blocco delle piattaforme social, fanno sì che la disinformazione del Cremlino sia, per milioni di russi, verità. Dice a Repubblica uno dei collaboratori del dissidente Alexej Navalny, prima avvelenato ora detenuto: “Sulle proteste c’è censura, tanti vorrebbero partecipare ma, ignari, restano a casa”.


Eppure, sostengono sulla rivista Foreign Affairs le studiose Andrea Kendall-Taylor e Erica Frantz, il colosso Putin è insieme potente e fragile, il suo declino potrebbe non essere lento ma schiantarsi, come capita ai despoti, in fragorosa débâcle. Soprattutto se, come possibile, la Russia si vedesse ingaggiata in una sanguinosa guerra di posizione o se l’occupazione dell’Ucraina si prolungasse tra guerriglia e terrorismo, come l’Afghanistan del 1979 che precipitò la fine dell’Urss. Il Paese è sotto choc, nessuno si aspettava l’invasione, se perfino l’alto ufficiale russo Igor Girkin, veterano del Donbass 2014, alla vigilia dell’attacco si diceva certo fosse solo manovra diversiva, “perché ora l’Ucraina è in grado di difendersi”. “Se Putin cattura l’Ucraina, la perderà, l’ha già persa. Intanto ha isolato se stesso e la Russia. Perderà poi anche la Russia o solo il potere?”, si chiede Andrei Kolesnikov del Carnegie Endowment for Peace.

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Ucraina – Russia, le news di oggi dalla guerra: Kiev, intensi bombardamenti nella notte. Petrolio e oro, impennata dei prezzi. Gli Usa aprono una linea diretta tra Biden e Zelensky

lunedì, Marzo 7th, 2022

David Arakhamian, negoziatore ucraino, ha affermato che l’Ucraina è disponibile a discutere “modelli non-Nato” per il futuro, alla vigilia del terzo round di colloqui con Mosca. “Siamo pronti a discutere di alcuni modelli non Nato. Ad esempio, potrebbero esserci garanzie dirette da parte di diversi Paesi come Stati Uniti, Cina, Regno Unito, forse Germania e Francia. Siamo aperti a discutere di queste cose in una cerchia più ampia, non solo nelle discussioni bilaterali con la Russia, ma anche con altri partner”. Putin ha comunicato al presidente francese Macron che la Russia “Non colpirà le centrali nucleari”. Gli Anonymous hanno nuovamente hackerato canali televisivi russi, trasmettendo video della guerra in Ucraina e invitando i russi a opporsi al genocidio russo in Ucraina.

07:37 Sindaco di Mykolaiv: “Attenti a ordigni inesplosi”

Dopo i bombardamenti russi nella notte sulla città ucraina di Mykolaiv, il sindaco Oleksandr Senkevych, riporta la Bbc, in un messaggio diffuso su Facebook, ha scritto che sono finiti nel mirino dei russi edifici residenziali e condivide un video a testimonianza delle denunce. Il sindaco avverte anche sul pericolo di ordigni inesplosi. “Non avvicinatevi, non sollevateli – mette in guardia – non cercate di spostarli da soli”.

07:14 La Borsa di Tokyo perde circa il 3%

La Borsa di Tokyo chiude in forte calo. L’indice di riferimento Nikkei 225 scende del 2,94% per terminare a 25.221,41, mentre il Topix cala del 2,76% a 1.794,03.

07:05 Russia,stamani apertura corridoi umanitari in diverse città

 La Russia ha annunciato oggi che aprirà corridoi umanitari per consentire l’evacuazione dei civili da diverse città ucraine che stanno vivendo pesanti combattimenti, tra cui la capitale Kiev e la città portuale assediata Mariupol. “Le forze russe, per scopi umanitari, stanno dichiarando un ‘regime di silenzio’ dalle 8 (le 10 a Mosca) del 7 marzo e l’apertura di corridoi umanitari”, ha detto il ministero della difesa russo in un comunicato. Le forze armate russe spiegano che la decisione arriva dopo una richiesta in questo senso del presidente francese Emmanuel Macron al leader russo Vladimir Putin. I corridoi umanitari sono previsti da Kiev, Mariupol, Kharkiv e Sumy.

06.59 nella notte bombardata Mykolaiv (sud)

L’artiglieria russa ha bombardato la notte scorsa la città ucraina di Mykolaiv (sud), provocando incendi in numerosi edifici residenziali: lo riporta il Kyiv Independent. Secondo il Servizio di emergenza statale ucraino i bombardamenti si sono concentrati nella periferia della città.
Il consigliere del ministro degli interni, Vadym Denysenko, ha precisato che le forze russe hanno utilizzato lanciarazzi multipli Smerch per colpire Mykolaiv.

06.52 Area vicino Odessa colpita da attacco missilistico

Un’area nella regione di Odessa è stata oggetto di un attacco missilistico della Russia dal mare, secondo un video pubblicato dal quartier generale operativo dell’amministrazione militare regionale di Odessa. Lo riporta Sky News, spiegango che il raid ha colpito il villaggio di Tuzla, a circa 170 chilometri a sud-ovest di Odessa. Non sono state segnalate vittime, anche se le autorità hanno affermato che l’attacco ha colpito infrastrutture critiche.

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Nucleare, in Italia esiste un piano nazionale emergenze radiologiche, ecco cosa prevede. Curcio: “Speriamo di non doverlo mai utilizzare”

domenica, Marzo 6th, 2022

di Alessandra Ziniti

In Italia non ci sono centrali nucleari ma il nostro Paese è ugualmente dotato di un Piano Nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 24 maggio 2010. “Il Piano c’è ed è in continuo aggiornamento, speriamo di non doverlo mai utilizzare”, ha detto il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.

Il Piano, redatto ed aggiornato dal Dipartimento della Protezione civile ogni 3 anni, coinvolge il Dipartimento dei Vigili del Fuoco e le Prefetture, punti strategici del sistema di allertamento.

Il documento ipotizza scenari di riferimento e sorgenti di rischio, valutandone le conseguenze radiologiche; stabilisce come funziona il sistema di allertamento, delinea l’organizzazione del coordinamento operativo che compete, a livello nazionale, alla Protezione civile e, a livello regionale e provinciale, rispettivamente alle Regioni e alle Prefetture chiamate a predisporre i piani operativi provinciali delle misure protettive contro le emergenze radiologiche.

Il documento è suddiviso in quattro parti: la prima illustra gli obiettivi generali del Piano Nazionale e i presupposti di legge, la seconda parte illustra lo scenario di riferimento, i presupposti tecnici e la stima delle conseguenze radiologiche, la terza parte si occupa invece della strategia operativa (dal sistema di allertamento allo scambio delle informazioni nazionali e internazionali, dal monitoraggio dell’ambiente e degli alimenti alle misure di tutela per la salute pubblica fino all’informazione alla popolazione. L’ultima parte è invece relativa ai modelli di intervento (sistema di coordinamento, attuazione del piano, procedure operative per la valutazione degli eventi e le fasi di preallarme e di allarme).

Nel documento sono comprese 19 tabelle e 9 allegati sui livelli dosimetrici di intervento, sulle indicazioni operative per la iodoprofilassi, sull’uso di mezzi aerei per la ricerca delle sorgenti, sulla pianificazione delle emergenze e sulla rete nazionale di sorveglianza della radioattività ambientale.

Il piano scatterebbe in caso di eventi scatenati da sorgenti radioattive (incidenti durate il trasporto di materiale radioattivo o altri accadimenti accidentali) e nucleari (derivanti da centrali nucleari, da reattori, da incidenti a unità navali a propulsione nucleare o da incidenti che possono verificarsi durante il trasporto di materiale nucleare). Ognuno di questi eventi ha una particolare pianificazione circa le misure e gli interventi da adottare.

Il Piano del 2010 è stato strutturato su nuove basi tecniche proposte dall’Ispra, su uno scenario di riferimento (come un incidente ad una centrale di potenza oltre confine) e tiene conto delle indicazioni del Dipartimento di protezione civile di potenziare comunque il livello di protezione e di considerare l’influenza di nuovi fattori di rischio esterni (crisi internazionale). Vengono inoltre previste delle specifiche misure operative per le aree maggiormente esposte in caso di incidente a una centrale nucleare entro 200 km dal confine (scenario di riferimento).

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Rincari record per gli alimentari, in un anno aumento del 21%. Allarme grano: “Panetterie a rischio chiusura”

domenica, Marzo 6th, 2022

di Rosaria Amato ,  Marco Bettazzi

ROMA – Non si tratta solo della guerra: l’indice Fao dei prezzi dei generi alimentari a febbraio ha raggiunto un record assoluto, superando di 3 punti il precedente del 2011, ed è in rialzo del 3,9% rispetto a gennaio e del 20,7% su base annua. E per alcuni prodotti di prima necessità i prezzi corrono ancora più veloci sulla doppia spinta degli aumenti energetici e della guerra: nel giro di una settimana, calcola Coldiretti sulla base delle quotazioni della Borsa merci di Chicago, il prezzo del grano è balzato del 38,6%, quello del mais del 17% e quello della soia del 6%.

«La guerra è un grave problema che si aggiunge ai problemi che c’erano già», rileva Massimo Rivoltini, presidente di Confartigianato Alimentazione, organizzazione alla quale fanno capo molti dei panificatori italiani, preoccupati in queste ore per le forniture di grano tenero per le quali siamo per il 64% dipendenti dall’estero. «Decine di panetterie sono a rischio chiusura — avverte Stefano Fugazza, presidente di Unione artigiani, panettiere di terza generazione a Lambrate — a 10 giorni dall’inizio del conflitto le farine di grano tenero sono cresciute del 40-50%, non possiamo scaricare questi costi sul prezzo del pane, si lavora in perdita per mantenere il rapporto coi clienti». Mario Rezza, panettiere milanese in piazza Piola aggiunge: «Abbiamo due fornitori in Piemonte e Lombardia e uno in Puglia e l’aumento è ovunque quasi del doppio, persino peggio per i prodotti di pasticceria come burro, lieviti, marmellate e cioccolato».

Stessi timori a Bologna: «Negli ultimi mesi il costo dell’elettricità è triplicato, quello del gas è aumentato del 162% — spiega Paolo Bonaga, dello storico panificio Paolo Atti&Figli — il mio impegno è mantenere i beni di prima necessità al di sotto dell’inflazione: il pane ad esempio è aumentato del 3%, a fronte di un’inflazione del 4,8%. Su altri prodotti ho dovuto fare aumenti più importanti: il fritto di carnevale, ad esempio, è passato da 40 a 45 euro al chilo».

A rischio anche le produzioni di pane, biscotti, merendine. Meno la pasta, che ha come materia prima il grano duro prodotto in Italia, ma questo non significa che vada tutto bene perché agricoltori e aziende sono stremati dal rincaro dei prezzi dell’energia e degli imballaggi. E in realtà anche il grano duro prodotto in Italia è aumentato di prezzo, l’80% in un anno, rileva Unione Italiana Food, ma per via della speculazione internazionale che ha fatto scarseggiare molte importanti materie prime nei mercati.

Ma l’allarme adesso è molto più grave perché non si tratta più di singoli prodotti, per quanto importanti, ma delle materie di base delle coltivazioni e della produzione globale. «Sembra che il ministero del Commercio russo abbia dato disposizione di bloccare le esportazioni di fertilizzanti in Europa. — denuncia il presidente di Coldiretti Ettore Prandini — Se il blocco si dovesse estendere a tutti i tipi di concime che arrivano dall’Ucraina, si ridurrà drasticamente la nostra capacità produttiva. In questo settore siamo dipendenti dall’estero per oltre il 95%, ad aprile inizia la campagna di concimazione, bisogna intervenire subito per ampliare la nostra capacità produttiva di almeno il 30%». Una questione che si pone anche per il grano tenero per i prodotti da forno, e per il mais per i mangimi degli animali. La crisi attuale ci coglie impreparati proprio come per l’energia perché, ricorda Coldiretti, negli ultimi 10 anni la produzione italiana di mais si è ridotta di quasi un terzo e quella di grano del 20%, e potrebbe andare anche peggio perché «anche nella nuova Pac (la politica agricola Ue, ndr) ci sono incentivi per non coltivare il suolo», dice Prandini.

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Il morso velenoso del serpente russo

domenica, Marzo 6th, 2022

di Eugenio Scalfari

L’Europa ha una ferita nel cuore, si chiama Russia, che ha a sua volta un’altra ferita ancora più grande, si chiama Ucraina. L’indicibile orrore delle immagini che arrivano in queste ore da Kiev e dalle città distrutte, mi lasciano sgomento. Arrivato alla mia età, non avrei mai immaginato di poter assistere ancora a un conflitto nel cuore dell’Europa. Pensavo che il Novecento, con tutti i suoi tumulti e con i segni delle ferite che ancora ci portiamo addosso, fosse stato archiviato nei libri di storia, invece gli orrori sono riemersi e questa è sicuramente la più grave crisi dopo la Seconda guerra mondiale.


Putin, come lo avevo definito tempo fa, è un serpente a sonagli che circonda i suoi avversari, non sempre il serpente a sonagli morde velenoso. Spesso, specie se viene accarezzato, circonda con disinvoltura il corpo di chi lo sopporta, ma può colpire di sorpresa e mordere con morsi velenosi e quindi uccidere.
E così è accaduto, il serpente con il suo morso velenoso ha colpito, l’aggressione militare all’Ucraina è stata ed è ancora in queste ore di una violenza inaudita.


Le città bombardate e l’esodo di quel popolo inerme in fuga, ci fanno precipitare nei giorni più bui della nostra storia europea. Il presidente russo ha fatto della repressione prima in Cecenia poi in Siria e anche contro il dissenso delle sue piazze, una delle motivazioni di fondo per la conquista e il consolidamento del potere. Ha scelto di usare la forza delle armi per poter ridisegnare la sua idea di Europa, stracciando la mappa degli accordi di Yalta e cercando di farsi largo per ricostituire il blocco sovietico, la grande Russia, a scapito della Nato, della Ue e mettendo in discussione i valori delle democrazie. I suoi carri armati hanno travolto il confine e la sovranità degli stati e con essi la libertà di un popolo, quello ucraino di poter scegliere il proprio destino, di potersi inserire a pieno titolo nella comunità europea.


Kiev, capitale dell’Ucraina, è stata da sempre, come ricordava Ezio Mauro nei giorni scorsi – una capitale di guerra, sangue, conquiste e battaglie – la sua leggenda è parte della nostra storia, è stata l’anima dell’antica Rus’, una realtà storica da più di 1200 anni, quando Mosca e San Pietroburgo non esistevano nemmeno. L’Ucraina, con il suo miscuglio di popoli e con la sua forte identità, è sempre stata per la storia una “Piccola Russia” decantata nelle bellissime pagine giovanili di Gogol e nei racconti del grande Michail Bulgakov.


Ma la Russia pero ha avuto una società civile, la sua cultura è al tempo stesso profondamente russa ed europea come lo dimostrano la letteratura dell’Ottocento, dei Puskin, dei Turgenev, dei Gogol, dei Cechov e di Dostoevskij e Tolstoj. Ce l’ha soprattutto dalla rivoluzione della primavera del 1917, che proclamò la Repubblica, guidata dai menscevichi e dal partito socialista-rivoluzionario. Lì nacquero i soviet che furono, all’inizio, l’espressione d’una società civile formata da intellettuali, borghesi e operai.


Certo non fu mai una società numerosa e capillarmente diffusa, mancava una classe borghese capace di sostenere i suoi valori liberali. Era una società civile gracile e fu quella gracilità che indusse Marx a vaticinare la rivoluzione proletaria in Germania e in Inghilterra ma non certo in Russia e indusse Trotzkij a predicare la rivoluzione mondiale avversando il socialismo in un solo Paese adottato da Stalin il sanguinario, dal quale forse Puntin ha preso ispirazione.
Ma il nuovo Zar ha calpestato tutto questo, ha riscritto con delle menzogne la storia del suo Paese, piegandola ideologicamente al servizio della sua guerra, ha negato l’esistenza storica dell’Ucraina in nome della grande Russia, dimenticando che tutto era iniziato da lì, in quell’ampio territorio che si estendeva dal mar Nero al mar Baltico.


Perfino Mikhail Gorbaciov l’ultimo presidente dell’Urss ha sollecitato il mondo a fermare la minaccia del Cremlino. Ricordo ancora il mio viaggio a Mosca e l’intervista che gli feci insieme a Fiammetta Cucurnia. Avevo molta simpatia per quel leader che si batteva per instaurare il “comunismo dal volto umano” e la sua perestrojka che portò alla caduta nel 1989 del Muro di berlino.

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Il coraggio di dire no a Putin

domenica, Marzo 6th, 2022

STEFANO STEFANINI

«Condanniamo inequivocabilmente le azioni militari della Federazione Russa sul territorio dell’Ucraina». È censura politica, è sdegno morale, quando lo dicono le Nazioni Unite, i leader mondiali, la gente scesa nelle nostre strade e piazze per solidarietà con l’Ucraina aggredita. È straordinario coraggio quando sono i russi a dirlo. Lo hanno fatto ieri i firmatari di una incredibile «lettera aperta al Presidente della Federazione Russa», tutti studenti, ex-studenti e insegnanti della prestigiosa fucina diplomatica russa, l’Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca (Mgimo).

Ci hanno abituato al coraggio russo i dissidenti e oppositori del regime putiniano, messi di forza ai margini della vita politica del Paese, sottoposti a violenze della polizia, angherie, carcere sommario quando non eliminati dalla pallottola di un sicario, dal novichok o polonio. Ci hanno abituato i manifestanti manganellati senza cerimonie, i bambini messi dietro le sbarre dei furgoni penitenziari, le vecchiette strattonate per la strada. Il coraggio politico e ideologico di dire di no è altrettanto straordinario per due motivi.

Innanzitutto, viene dall’interno del sistema. Per minoritario che sia rispetto al resto dell’apparato burocratico e governativo, forse a disagio ma allineato e coperto col Cremlino, rivela una sottile crepa nella muraglia di mobilitazione nazionale eretta da Vladimir Putin e dai fedeli “siloviki”. Che basta a non far dormire sonni tranquilli al dittatore chiuso in paranoico isolamento. Forse allungherà ancora il tavolo che lo separa dagli interlocutori, negli incontri con russi e stranieri, attualmente calcolato a distanza di sicurezza “von Stauffenberg” (attentatore di Hitler) – la tecnologia, si sa, ha fatto progressi dal ’’44. La politica di meno, prova ne sia Vladimir Putin.

La lettera nasce nel cuore istituzionale della Russia. All’Mgimo si forma la élite diplomatica e accademica del Paese. Vi hanno studiato Sergei Lavrov, Ministro degli Esteri di Putin, e Kassim-Jomart Tokayev, Presidente del Kazakistan. Più molti altri, russi e stranieri. Vanta il prestigio accademico di una Harvard bostoniana o di una SciencePo parigina ma è soprattutto la scuola di generazioni di operatori di affari internazionali ai quali è poi affidata la politica estera russa e la tutela degli interessi nazionali. Che poi portano avanti con altissima professionalità. Non è certo un nido di sentimenti antirussi.

In secondo luogo, siamo di fronte a una manifestazione di estrema lucidità politica e diplomatica. La lettera riflette il “mestiere” di chi l’ha scritta. Rivendica valori quali cooperazione internazionale, collaborazione culturale, sicurezza attraverso il dialogo, «importanza di un sistema globale di trattati per la limitazione degli armamenti nucleari», con un giudizio tranciante: l’intervento militare della Russia in Ucraina «ha reso impossibile la realizzazione dei valori che noi abbiamo metabolizzato».

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