Per gli Usa ancora 3-4 settimane e poi in Ucraina sarà guerriglia urbana
mercoledì, Marzo 2nd, 2022Non c’è stato accordo e non c’è stata rottura totale. Dopo cinque ore, i colloqui di Gomel, la cittadina sulle rive del fiume Prypyat ai confini tra Bielorussia e Ucraina, si sono chiusi con la promessa di un nuovo round ancora tutto da definire. Per il governo di Kyiv le richieste del Cremlino, un vero e proprio ultimatum, erano irricevibili. Chiedere che venga riconosciuta ufficialmente l’annessione della Crimea alla Russia (ottenuta con un’invasione armata e violando il diritto internazionale), la smilitarizzazione totale e il divieto eterno di ingresso nella Nato e nell’Unione Europea, significa chiedere all’Ucraina di rinunciare totalmente alla propria sovranità e di diventare uno Stato vassallo al servizio di Putin e governato di fatto da Mosca. Accettando, almeno a parole, un nuovo incontro nei prossimi giorni tutte e due le parti hanno preso tempo per vedere cosa accadrà sul terreno. È lo scontro militare, unito alla capacità dell’Occidente di fornire l’aiuto necessario alla resistenza ucraina, che deciderà il futuro di una libera nazione dell’Europa. Quanto sta accadendo nelle ultime ore è indicativo. Scottato dai primi giorni di invasione, dalla resistenza imprevista, dalla perdita di numerosi carri armati e soprattutto dai morti e dai prigionieri russi (non ci sono cifre ufficiali, ma anche la propaganda ufficiale del Cremlino ha dovuto ammettere che ci sono), Putin ha ordinato ai suoi generali di mettere in campo le forze per schiacciare l’Ucraina nel più breve tempo possibile. Entrata dalla Bielorussia, una colonna di mezzi militari (con artiglieria pesante e lancia-missili) lunga 40 miglia (le foto dei satelliti Usa sono inequivocabili) sta dirigendosi verso la capitale. Se i primi giorni anche soldati di leva non ancora ventenni sono stati mandati in prima linea, ora tocca ai cosiddetti ‘contrattisti’, ai mercenari della Wagner e alle forze speciali che si sono ‘allenate’ alla guerra in Cecenia e Siria. Da un punto di vista puramente militare la vittoria di Putin è scontata, troppo soverchianti sono le forze russe, che ancora non hanno usato appieno i caccia-bombardieri (i bombardamenti vengono soprattutto dagli elicotteri da combattimento). Il Cremlino deve però fare i conti con quella che si sta trasformando in una guerra partigiana, di guerriglia urbana, con parte della popolazione civile che diventa parte attiva nella resistenza. Per Zelensky il fattore tempo è ancora più decisivo. Le sanzioni occidentali iniziano ad avere effetti sull’economia russa e di conseguenza anche sui finanziamenti per la guerra, mentre Stati Uniti, Europa ed Australia stanno inviando armi per cercare di limitare l’avanzata russa. Secondo l’Intelligence Usa oggi Putin ha due opzioni. La meno probabile è quella di fare dell’Ucraina terra bruciata come ha fatto in Cecenia (con il rischio di costi altissimi anche per i russi), oppure di stringere l’assedio, bombardare la popolazione civile e avanzare città dopo città fino a raggiungere i confini occidentali. È quello che sta accadendo e che probabilmente accadrà ancora di più nei prossimi giorni.