Archive for Marzo, 2022

Vladimir Putin, Sallusti: “Gira voce che al colloquio con gli israeliani…”, l’indiscrezione che scuote gli ambienti diplomatici

martedì, Marzo 22nd, 2022

Alessandro Sallusti è intervenuto in collegamento a L’aria che tira, la trasmissione di La7 condotta da Myrta Merlino. Il direttore di Libero ha “duettato” con l’ambasciatore Riccardo Sessa, secondo cui Vladimir Putin sta conducendo le operazioni in maniera tale da arrivare alle trattative da una posizione di forza: “Il vero obiettivo militare di un’operazione puramente politica è ricreare la grande Russia”.
A questo punto Sallusti ha aggiunto un retroscena proveniente dagli ambienti diplomatici: “Gira una voce, non so se vera o falsa, purtroppo non è verificabile, che nel colloquio con il premier israeliano Bennett Putin avrebbe detto: ‘Voi non avete capito che io sono il nuovo Pietro il Grande’”. L’ambasciatore Sessa ha ritenuto molto credibile questo retroscena: “Sono pronto a dire che, a mio avviso, è un’indiscrezione vera al 99%”. Poi Sallusti ha continuato la sua analisi sui veri obiettivi della Russia: “La debolezza dell’armata rispetto a quelle che erano le attese paradossalmente allunga la guerra perché la pace avviene quando nessuno dei due contendenti pensa di poter guadagnare qualcosa”.

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Brexit e resistenza, la gaffe di Boris

martedì, Marzo 22nd, 2022

di Beppe Severgnini

Sono i giorni delle analogie sbagliate e degli accostamenti approssimativi, vecchi trucchi della retorica politica

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Boris Johnson in un’illustrazione di Guido Rosa

«So che l’istinto del popolo di questo Paese, la Gran Bretagna, è come quello del popolo dell’Ucraina: scegliere la libertà, ogni volta. Posso darvi un paio di esempi. Quando il popolo britannico ha votato per Brexit in gran numero, non era certo per ostilità verso i forestieri. Era perché voleva essere libero di fare le cose diversamente, e governarsi da solo».

Paragonare Brexit alla resistenza ucraina, mettere sullo stesso piano Unione Europea e Russia?! Opinione sconcertante. Chi l’ha pronunciata? Un provocatore durante un dibattito televisivo? Un attore? Un anziano signore all’uscita dal pub, dove s’era trattenuto a lungo? No: la frase è di Boris Johnson. L’ha pronunciata sabato, durante l’intervento al congresso di primavera del partito conservatore, a Blackpool.

L’uscita ha provocato irritazione e incredulità nel Regno Unito e oltre. Anche perché il primo ministro britannico è perfettamente consapevole della gravità del momento, ed è stato tra i più rapidi e decisi nel reagire all’aggressione di Putin. Come ha potuto lanciarsi in un paragone simile? Risposta: desideroso di compiacere il pubblico, non ha riflettuto prima di aprir bocca.

Non accade solo ai primi ministri; accade dovunque, continuamente. Sono i giorni delle analogie sbagliate, dei paragoni pericolosi, degli accostamenti approssimativi, dei sillogismi avventurosi. Talvolta è complice l’emozione; spesso, la passione; talvolta, la malafede. Paragonare l’imparagonabile non è una novità; anzi, è un vecchio trucco della politica. Ma in questi tempi ansiosi l’artificio retorico fiorisce ovunque: nei luoghi di lavoro e nelle conversazioni, sui social e in televisione.

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Ucraina Russia, le news di oggi sulla guerra |Navalny condannato. Biden: «Putin valuta l’uso di armi chimiche»

martedì, Marzo 22nd, 2022

di Lorenzo Cremonesi, Andrea Nicastro, Marta Serafini

Le notizie di martedì 22 marzo sulla guerra, minuto per minuto: un giornale russo pubblica il numero di morti tra i soldati, poi cancella la notizia e parla di attacco hacker. Oggi Zelensky interviene al Parlamento italiano

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• La guerra è al 27esimo giorno: oggi il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, parlerà dal suo bunker di Kiev con il Parlamento italiano: vari parlamentari diserteranno l’Aula.
• La città di Mariupol — per usare le parole raccolte da alcuni testimoni — è ormai ridotta all’«inferno in Terra». I russi hanno proclamato di aver riconquistato la città di Makariv.
• Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ieri ha incontrato i capi di Stato e governo di Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania, ha detto che Putin, «con le spalle al muro», «sta valutando di usare armi chimiche e batteriologiche»
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• Komsomolskaya Pravda, un giornale russo vicino a Putin, ha pubblicato la notizia che i soldati russi morti finora sono stati 9.861; 16.153 i feriti. La notizia è stata rapidamente cancellata; il quotidiano ha parlato di un attacco hacker.

***

Ore 8.30 – La condanna di Navalny
Alexey Navalny è stato condannato per frode, in Russia. La condanna a uno dei principali oppositori di Putin, e a uno dei più attivi oppositori della guerra della Russia contro l’Ucraina, non è ancora stata annunciata: rischia fino a 13 anni di carcere.

Ore 7.30 – Zelensky pronto a parlare anche di Crimea e Donbass con Putin

In quello che potrebbe essere un significativo passo diplomatico, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è detto pronto a discutere di tutto con Vladimir Putin, se accetta di negoziare direttamente con lui: ha citato esplicitamente Crimea e Donbass, e si è dichiarato aperto a «cercare di affrontare tutto ciò che turba e dispiace alla Russia».

«La questione della Crimea e del Donbass è una storia molto difficile per tutti», ha detto: servono «garanzie di sicurezza» e la fine delle ostilità, e «una volta tolto questo blocco, parliamone». «Dobbiamo fare di tutto perché Donbass e Crimea tornino da noi. Questione di tempo? Sì. Ma fermare la guerra ora, questo è il problema».

La Crimea è stata occupata dalla Russia nel 2014; il Donbass è la regione dell’Ucraina orientale dove i separatisti filorussi hanno proclamato due «repubbliche» indipendentiste, riconosciute solo da Mosca.

Zelensky ha ribadito che dovrebbe essere il suo popolo a decidere, tramite referendum, su «alcune forme di compromesso» con la Russia.

Il presidente ucraino ha anche affermato di non volere che «la storia ci renda eroi e una nazione che non esiste».

Ore 7.06 – Zelensky torna a proporre un incontro con Putin
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a proporre un incontro con il suo omologo russo Vladimir Putin, «con qualsiasi formato», dicendosi disposto a discutere dello statuto delle repubbliche russofone ucraine e della Crimea e sottolineando che «senza questa riunione risulta impossibile capire veramente cos’è che (i russi) sono disposti a fare per fermare la guerra». In dichiarazioni ad un’emittente regionale ucraina, Zelensky ha detto che «senza trattativa non fermeremo la guerra», ma ha aggiunto che il suo Paese «non può accettare nessun ultimatum da parte della Russia». Sono necessarie, ha spiegato «garanzie di sicurezza» e la fine delle ostilità e, «una volta che quell’ostacolo sarà rimosso, parliamo».

Ore 6.49 – Kiev: forniture russe non dureranno più di 3 giorni Milano
Le forniture russe dureranno «non più di 3 giorni». È quanto riferisce l’esercito ucraino, nel rapporto operativo sulla guerra, affermando che le scorte dei russi non dureranno oltre i 3 giorni. I funzionari dell’esercito hanno affermato che la situazione è simile per quanto riguarda la fornitura di carburante e hanno parlato di «incapacità» della Russia di organizzare i rifornimenti delle truppe, segnale di «fallimento logistico» dei russi.

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L’incidente del Boeing 737 in Cina e il mistero dei quaranta secondi prima dello schianto

martedì, Marzo 22nd, 2022

di Leonard Berberi

L’aereo è finito in picchiata in un campo a Wuzhou. Le indagini congiunte degli esperti cinesi e statunitensi. Il presidente cinese Xi Jinping si è detto «sconvolto» per l’incidente

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Le ricerche a Wuzhou dove l’aereo è precipitato

Quaranta secondi prima di schiantarsi il Boeing 737-800 di China Eastern Airlines ha tentato in extremis di evitare l’impatto riprendendo quota. Non è bastato. Subito dopo il velivolo con a bordo 132 persone (123 passeggeri e 9 membri dell’equipaggio) è finito in picchiata contro le colline di bambù e alberi a quasi 700 chilometri orari di velocità disintegrandosi a sud di Wuzhou alle 14.22 e 45 secondi locali (7.22 in Italia).

È questo uno dei dettagli che gli investigatori cinesi e statunitensi dovranno decifrare per capire cosa abbia provocato uno dei più grandi disastri dei cieli del gigante asiatico e il primo dal 2010.

Il presidente cinese Xi Jinping si è detto «sconvolto» per l’incidente e ha chiesto di impiegare «tutti gli sforzi possibili» per «organizzare la ricerca e il salvataggio, gestire le conseguenze, rafforzare le indagini sui potenziali rischi per la sicurezza nell’aviazione civile e garantire l’assoluta sicurezza delle operazioni». China Eastern — in questi giorni la principale compagnia del Paese e sesta nel mondo per voli programmati — ha deciso di mettere a terra gli altri 101 Boeing 737-800 nella flotta in attesa di capire di più sulla tragedia.

Il Boeing 737-800 decolla da Kunming alle 13.11 con destinazione Guangzhou dove è atteso alle 15.05. Secondo il centro meteorologico nazionale alle 14.15 sul luogo dell’incidente il tempo è nuvoloso ma non piove, la temperatura di 30 gradi centigradi, il vento soffia a 19 chilometri orari e la visibilità è di 16 chilometri. Alle 14.16 l’aereo procede a una quota di «crociera» di 8.870 metri e a 843 chilometri orari. Ma alle 14.20 e 59 secondi i dati grezzi raccolti da Flightradar24 mostrano che il velivolo ha perso in sedici secondi oltre 600 metri di quota. La caduta prosegue, sempre più ripida, tanto che il Boeing arriva a precipitare di quasi 109 metri al secondo (a 2.263 metri). Poi però riguadagna quota per altri dieci secondi, raggiunge i 2.621, ma poi punta di nuovo col muso verso terra dove si schianta pochi secondi dopo.

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Cresce la fiducia nei Paesi dell’Ue dopo l’invasione dell’Ucraina. Germania e Francia superano gli Usa

lunedì, Marzo 21st, 2022

di Ilvo Diamanti

L’intervento della Russia in Ucraina ha scosso violentemente gli equilibri geopolitici. In Europa e nel mondo. E nulla sarà come prima. Non solo sul piano delle relazioni fra i governi. Anche nella visione geopolitica dei cittadini. Di certo, si è rafforzata l’immagine dell’Unione Europea, come è emerso nel recente sondaggio di Demos, pubblicato la settimana scorsa. Ma i cambiamenti vanno oltre, come dimostrano altri dati dello stesso sondaggio.

L’Ucraina, per prima, è divenuta un riferimento importante, agli occhi dei cittadini. Prima era poco “rilevante”. Non solo perché non avevamo “rilevato” la percezione nei suoi riguardi presso, l’opinione pubblica. Ma perché costituiva un Paese “periferico”. Un pezzo di Unione Sovietica, che, dopo la caduta del muro, si era staccato. Come altri. Questa immagine era divenuta più chiara nel 2014, quando la Russia aveva “occupato” la Crimea. Da allora, la presenza ucraina, in Italia, è divenuta più evidente. Non solo nella percezione, ma sul piano sociale. E oggi appare ampia. La più ampia, rispetto agli altri Paesi europei. Circa 200 mila persone, in larga misura donne.

Anche per questa ragione, è prevedibile – e già in atto – un grande esodo di persone in fuga dalla guerra e dirette in Italia. Dove vivono parenti e conoscenti. Peraltro, il consenso verso l’accoglienza dei profughi è larghissimo. In questa fase.

I riflessi di questa guerra sulla visione geopolitica dei cittadini appaiono altrettanto evidenti. Infatti, nel sondaggio di Demos, oltre il 44% degli italiani esprime fiducia verso l’Ucraina. Mentre, di riflesso la “confidenza” nei confronti della Russia risulta “minima”. Si ferma, infatti, al 7%. Al contrario di due anni fa, nel 2020, quando appariva molto più ampia e raggiungeva il 25%. Dunque: 1 italiano su 4. Un grado di fiducia elevato. Superato solo dalla Germania e dagli Usa. Oggi, invece, in Italia, assistiamo a una crescita della fiducia verso i Paesi della Ue. Fra tutti e più di tutti, la Germania. Apprezzata da quasi metà degli italiani. Circa 20 punti in più rispetto a due anni fa. Quando, comunque, costituiva già il riferimento più importante.

Anche l’immagine della Francia si è rafforzata, in questo periodo. Francia e Germania, d’altra parte, sono state molto attive, sul piano diplomatico. Cerando di affrontare questa crisi attraverso la via diplomatica. Attraverso il dialogo con Putin e i suoi “collaboratori” di governo. Con scarsi risultati.

Anche nei confronti degli Usa e del Regno Unito gli italiani esprimono livelli di fiducia significativi. Tuttavia, più limitati. In parte, perché hanno operato con prudenza. In parte, perché sono “fuori” dal cerchio della Ue. Anche se entrambi hanno un ruolo centrale nella Nato. E nella definizione del “campo Occidentale”. Che la Russia considera una minaccia. Un pericolo da allontanare. Anche attraverso azioni di forza, come l’invasione dell’Ucraina.

Più lontana, ai nostri occhi, appare, invece, la Cina. Perché è vicina alla Russia. Sul piano geografico e geopolitico. Coerentemente, dopo la Russia, la Cina, è il Paese che. nel nostro orizzonte geopolitico, si è allontanato maggiormente.

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Tre grandi imperi trattino la pace

lunedì, Marzo 21st, 2022

Massimo Cacciari

Risveglio più doloroso dalle speranze di una generazione non sarebbe mai stato concepibile. Verrà il momento in cui si potrà ragionare sulle cause di un simile tragico fallimento? La caduta del Muro, la pereistroika gorbacioviana avevano segnato per tutti i politici europei degni dei nomi di “politica” e di “Europa”, per l’intelligenza europea, per la coscienza della stragrande maggioranza delle nostre nazioni, la concreta prospettiva che l’impossibile fino a quel momento si era fatto possibilità reale. L’Europa avrebbe potuto finalmente essere quello che la sua cultura aveva sempre saputo senza poter mai realizzare: un grande spazio in cui le differenze di lingua, tradizioni, religione da motivi di perenne inimicizia si trasformavano in reciproco riconoscimento, capacità di ascolto e di dialogo. Un grande spazio arcipelago, unico al mondo – così sognavo, non certo da solo, trent’anni orsono – in cui ogni identità si sente parte di un insieme, in cui il mare non divide, ma è il cammino che permette la relazione e l’incontro. Un grande spazio in cui non poteva mancare la grande Russia.

Non guardavano forse in questa direzione i politici europei che avevano voluto la stessa moneta unica? Non si sperava in questo anche con l’allargamento dell’Unione europea? Forse che gli Schroeder, i Delors, i Prodi, lo concepivano invece come una strategia di isolamento o accerchiamento della Russia? Che cosa auspicava papa Wojtila augurandosi quotidianamente di potersi recare a Mosca? E risaliamo ancora più indietro nel tempo: la politica mediterranea italiana tra anni ’60 e ’80, l’Ostpolitik della grande classe politica socialdemocratica tedesca nello stesso periodo, erano mosse dichiaratamente dalla consapevolezza che un’Europa davvero grande potenza, dotata di una propria, autonoma politica estera e di sicurezza, non era concepibile senza un rovesciamento dei rapporti “da guerra fredda” con la Russia. Questa consapevolezza portò all’appoggio convinto alla svolta di Gorbaciov, e non già la soddisfazione per il crollo dell’Impero nemico. In Gorbaciov non si vedeva il rex destruens (che poi si è rivelato), ma chi poteva dare inizio con noi a una nuova Europa, la quale, attraverso percorsi diversi, per tappe e “pieghe” ragionevoli, avrebbe potuto portare a uno spazio economico, culturale, politico comune – dove il termine Comune significa l’opposto di omologazione e pensiero unico, significa appartenente a nessuno, dominabile da nessuno, fondato su principi di sussidiarietà e solidarietà. Ebbene, nulla ha fatto concretamente seguito a questa possibilità reale, ed ora la sciagurata guerra scatenata da Putin sembra averla messa a morte, trasformandola in un vuoto sogno. E nessuno può dire se e quando potrebbe mai risorgere.

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La fiammata dei mutui

lunedì, Marzo 21st, 2022

Sandra Riccio

MILANO. La rata del mutuo, ad aprile, diventerà più cara. L’indicazione arriva dal movimento dell’Irs, l’indice di riferimento del tasso fisso, quello scelto da oltre il 90% delle famiglie. Di recente è tornato di nuovo sopra quota 1%: alla fine della scorsa settimana era all’1,13% per i 20 anni, contro lo 0,30% di dicembre.

Il cambio di passo
Si tratta di un livello che non si vedeva dal 2019 e segnala l’avvio di un cambio di passo per il costo del finanziamento per la casa. Per lungo tempo gli interessi da pagare sono rimasti sui minimi storici. Con l’avvicinarsi di una stretta nelle politiche monetarie e l’approssimarsi di un rialzo dei tassi ad opera degli istituti centrali, il costo dei finanziamenti ricomincia a salire. Quali sono gli effetti sulle tasche delle famiglie? «Di fatto, il mese prossimo, la rata potrebbe costare circa 35 euro in più – spiega Guido Bertolino, Responsabile Business Development di MutuiSupermarket.it -. È infatti probabile che i nuovi contratti vedranno un aumento del tasso d’interesse di 20 punti base a cui vanno aggiunti altri 40-60 punti base di risalita delle scorse settimane». I mutui vengono calcolati sulla base dell’andamento del costo del denaro del mese precedente alla firma in banca. L’esperto sottolinea tuttavia che è difficile fare previsioni perché la volatilità è molto alta. Le dichiarazioni della scorsa settimana di Christine Lagarde, numero uno della Bce, che ha detto che in questo contesto l’Eurotower non farà mancare il proprio sostegno all’economia, hanno fatto indietreggiare l’Irs di qualche punto. Segno che il mercato si aspetta un passo più lento nel processo di revisione della politica monetaria.

Anche l’Eurirs (a tre mesi), l’indice su cui sono tarati i mutui variabili, è salito rispetto a gennaio. Ha però fatto solo pochi passi in avanti ed è ancora in territorio negativo (-0,50% la settimana scorsa) ma i future quotati a Londra che guardano a questo barometro danno il raggiungimento di quota zero all’inizio del prossimo anno. «La rata di questo tipo di finanziamento è aumentata pochissimo, di pochi euro al mese con un rincaro complessivo che da qui a un anno sarà però sui 30 euro al mese», spiega Bertolino.

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Zelensky alla Knesset: “Il Cremlino usa parole dei nazisti, per noi vogliono la soluzione finale”

lunedì, Marzo 21st, 2022

Parlando alla Knesset, il Parlamento israeliano, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto che”Il cremilino sta usando contro l’Ucraina termini dei nazisti, parlano di ” soluzione finale”, ha detto Zelensky. Secondo il presidente la Russia “vuole distruggere tutto ciò che rende ucraini gli ucraini: ecco perché uso il confronto con la vostra storia”. 

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Il punto di Andrea Margelletti: “Putin vuole una guerra medievale e a Kiev ora il pane è più importante dei missili”

lunedì, Marzo 21st, 2022

Emanuela Minucci

Professor Margelletti, è un’altra giornata di orrore per l’Ucraina. Donne stuprate, bombe sugli ospizi e pure l’ombra delle deportazioni in Russia…

«Ricorda quando parlammo dell’arrivo dei macellai di Aleppo e delle truppe cecene? Purtroppo allora il quadro era già chiaro: questi mercenari avrebbero applicato metodi medievali a una guerra che ha come unico obiettivo quello di sterminare un popolo e suscitare l’orrore del mondo. Siriani e ceceni sono capaci solo delle violenze più turpi, anche perché non sono addestrati per fare la guerra. E il loro impiego sistematico significa che la Russia vuole la più orribile guerra possibile».

Il dato nuovo di ieri riguarda le deportazioni di cui danno notizia gli Stati Uniti…
«Che fosse in atto un processo di russificazione dei territori già conquistati lo avevamo già detto. Per quanto riguarda le deportazioni, l’idea nasce con l’obiettivo di fare sparire i morti. Anche se non credo che i russi siano attrezzati per questo genere di impresa. Ci vorrà ancora qualche ora per capire che cosa stanno sul serio facendo. Il problema adesso comincia a essere la fame. A Kiev il pane è diventato più importante dei missili». 

Zelensky ha detto che è disponibile al negoziato, ma che se questo non andrà in porto l’alternativa è soltanto la terza guerra mondiale.
«Da tempo Zelenky chiede a Putin di negoziare. Il problema è che per negoziare bisogna essere in due. E la Russia invece vuole solo la resa totale. Per quanto riguarda la terza guerra mondiale può solo deciderla la Nato non il leader dell’Ucraina. Ogni giorno, però, è evidente che la prospettiva diventa drammaticamente più credibile».

E la missione umanitaria della Nato? L’ipotesi creare zone di tregue localizzate per consentire la salvezza della popolazione? Ci sarà considerata questa escalation di orrore?

«Si sta lavorando in ogni direzione per fermare questo assassino. Putin per ora va avanti, lento, ma inesorabile. E non si illuda chi spera in uno scollamento fra lo zar e il suo Paese. Gli oligarchi stanno con lui, e il dissenso non cresce di pari passo con le violenze da lui ordinate». 

LA STAMPA

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Italia, 60 miliardi per la Difesa

lunedì, Marzo 21st, 2022

Ilario Lombardo

Nessuno all’interno del governo si illude di portare le spese militari al 2% del Prodotto interno lordo entro il 2024. Ma un piano con un orizzonte leggermente più lungo c’è, e ci stanno lavorando al ministero della Difesa guidato da Lorenzo Guerini. Un piano che prevede di replicare, almeno in parte e per almeno altre due-tre finanziarie, lo stanziamento di 12,5 miliardi di euro che nelle ultime due leggi di Bilancio, in totale 25 miliardi a oggi, sono finiti nel Fondo pluriennale battezzato da Guerini a fine 2020.

Uno strumento di finanziamento con proiezione a 15 anni dove far confluire voci di spesa fino ad allora disseminate in vari ministeri. Sarebbero oltre 60 miliardi circa destinati, in cinque anni, a investimenti lunghi un ventennio su ricerca, industria, tecnologia, mentre «gradualmente», ha spiegato il ministro, si fa crescere il bilancio ordinario annuale. Questo è il piano, delineato dalle principali fonti che lavorano sul dossier e che quasi certamente dovrà passare dallo stress test del dibattito politico sull’incremento delle spese militari, rivitalizzato dallo choc per l’aggressione russa in Ucraina.

La scadenza del 2% di Pil al 2024 è prevista da un accordo Nato sottoscritto in Galles nel 2014. Era l’anno dell’invasione russa del Donbass e dell’annessione della Crimea. Da allora chiunque si è seduto alla Casa Bianca ha chiesto agli alleati di adeguarsi all’obiettivo. Per gli Stati Uniti era essenziale prima e lo è a maggior ragione ora dopo l’invasione unilaterale in Ucraina. La guerra che bussa alle porte dell’Europa svela la geografia frammentata e incoerente della sensibilità su armamenti e investimenti per la sicurezza militare. Ogni Paese della Ue ha i propri interessi strategici, dettati da una percezione più o meno alta del pericolo. A Est i timori sono maggiori, e la ferocia russa prova che non sono così infondati. In Italia, dove le preoccupazioni sono storicamente rivolte verso il Mediterraneo, negli anni si è alleggerito il capitolo di spesa militare fino a portare la percentuale dei contributi in rapporto al Pil nella parte bassa della classifica dei membri Nato.

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