Archive for Marzo 17th, 2022

Il ritorno del telefono rosso

giovedì, Marzo 17th, 2022

di Marco Minniti

La telefonata tra Jake Sullivan e Nikolai Patrushev è una telefonata importante. Molto importante. È la prima comunicazione diretta di cui siamo venuti a conoscenza tra USA e Russia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Ed è un contatto autorevole. Molto autorevole. Immediatamente
un gradino sotto i due Presidenti: Biden e Putin. Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. L’uomo che per incarico del Presidente ha di fatto preso in mano la parte più diretta della pressione diplomatica e negoziale che gli Usa stanno facendo in questi giorni. Nei giorni scorsi a Roma ha incontrato Yang Jiechi importante membro del politbureau del partito comunista cinese. Una sorta di “commissario politico” per le relazioni internazionali. Ed oggi telefonando a Patrushev, uomo chiave del Cremlino. L’unico in grado di poter porre questioni delicate al suo “capo” senza essere costretto a giri di parole o ad abbassare lo sguardo nel caso di una brusca risposta negativa. Grosso modo coetaneo di Putin, un anno più grande. Entrambi nati nell’allora Leningrado, oggi San Pietroburgo. Entrambi arruolati a metà anni 70 nel KGB. Esperienza decisiva per la loro formazione ed alla base, quasi in continuità, dei loro successivi successi politici e professionali. Oggi Nikolai, il generale Patrushev, come viene solitamente appellato (Putin si è fermato al grado di Tenente Colonnello) è il Segretario del Consiglio di Sicurezza russo.

L’espressione più vera e profonda del “Deep State” della grande madre Russia di Putin. Con cui ha condiviso e condivide l’inedito coacervo di nazionalismo ed imperialismo che sta alla base delle ultime drammatiche decisioni. In queste settimane, molto si è scritto sulle sue presunte divaricazioni con Putin riguardo all’invasione dell’Ucraina. Non sappiamo né, forse, sapremo mai, se queste divergenze ci siano state davvero. Quello che, tuttavia, sappiamo è che Patrushev è stato, in questi anni l’uomo delle relazioni “coperte” con le grandi democrazie occidentali. A partire dagli Stati Uniti.

La telefonata di oggi potrebbe essere rivelatrice di una nuova fase, particolarmente delicata della trattativa tra Russia ed Ucraina. Senza esagerare in ottimismo potremmo dire che è il segno che essa è incominciata davvero. Non è un caso che la telefonata sia stata resa nota dopo la calorosa e straordinariamente coinvolgente accoglienza che il Congresso aveva tributato al discorso, forte ed emozionante, di Zelensky. Non è un caso, che per tutta la giornata anche da parte russa, si era sottolineata una nuova possibilità negoziale. La conversazione, le parole scelte nel comunicato che ne dava notizia, di fatto gettano nella discussione il peso diretto degli Stati Uniti. Una trattativa, non dimentichiamolo mai, resa possibile dalla straordinaria “resistenza di popolo” dell’Ucraina al prezzo di durissime ed indicibili sofferenze. Le parole di “addio”, pronunciate da Zelensky, alla prospettiva di un ingresso nella Nato hanno reso più concreta la possibilità di mettere al centro del tavolo negoziale la questione della “neutralità”. Una parola chiave che, tuttavia non può e non potrà mai essere slegata da altre 3: Indipendenza, Autodeterminazione e Sicurezza. Questo il senso più profondo del messaggio di Sullivan. Del tutto in sintonia con le preoccupazioni che gli ucraini hanno manifestato in queste ore. Non ci sono “esperienze” da ripetere.

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Fondi per la difesa. Un segnale politico

giovedì, Marzo 17th, 2022

di Stefano Folli

Di solito gli ordini del giorno parlamentari non fanno la storia, ma in questo caso potrebbe essere diverso. Come è noto, una vastissima maggioranza – quasi l’unanimità – della Camera ha votato a favore dell’aumento (tendenziale) delle spese militari fino al 2 per cento. È una raccomandazione al governo che raccoglie l’indirizzo già espresso nei giorni scorsi da Draghi. E il suo valore simbolico è evidente, per almeno tre ragioni.

 La prima è che il Parlamento conferma di voler essere unito sui temi della politica estera e della difesa. Era già accaduto di recente ed è stato ribadito dal voto di martedì. In troppe occasioni Camera e Senato hanno subito critiche, spesso ben motivate, per non essere all’altezza dei loro compiti istituzionali. Ora invece, con la guerra che investe l’Europa e rischia di lambire i nostri confini nazionali, hanno saputo mettere da parte le dispute minori, o quel che è peggio la pigra indifferenza, e hanno dato un segnale chiaro. L’aumento delle spese militari è da tempo un obiettivo dell’alleanza occidentale e il conflitto in Ucraina sembra aver incrinato le vecchie resistenze: non solo italiane. Ha fatto clamore la decisione senza precedenti di Berlino, ovviamente ancorata alla Nato, e così dovrebbe essere anche per la scelta italiana, tutt’altro che scontata.

 In secondo luogo si dimostra che l’unità nazionale a Roma ha fatto, se così si può dire, un salto di qualità. Era stata raggiunta a fatica nei mesi della pandemia e soprattutto quando si è trattato di mostrarsi abbastanza credibili per ricevere i miliardi stanziati con il piano europeo. Tuttavia è sempre stata un’esperienza contraddittoria, i cui limiti erano innegabili. E non poteva essere altrimenti. Ora sulla politica della difesa il paese si riscatta e anche la classe dirigente, di maggioranza come di opposizione, riesce a mostrare senso di responsabilità, come è accaduto, non di frequente, in altri momenti cruciali della vita repubblicana.

  Terzo punto da sottolineare. Il 2 per cento di spese per l’apparato militare, sia pure come obiettivo a medio termine, cambia la percezione esterna non solo della Nato, ma della stessa Unione Europea. Con la sua invasione temeraria, Putin ha così ottenuto un’Europa più coesa, forse come mai in passato. Un’Europa che forse per la prima volta affronta il tema della difesa comune, in ogni caso collegata al sistema di sicurezza occidentale, ossia agli Stati Uniti. Per Mosca è una disfatta politica. Peraltro siamo solo ai primi passi di un lungo percorso, dal momento che una difesa coordinata presuppone una politica estera condivisa e dunque anche degli interessi nazionali non più in conflitto, come ancora avviene. È una strada lunga, ma l’Italia ha compiuto il primo passo con un certo coraggio.

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Ucraina il generale Del Vecchio: “Non si scherza”. Nato, quali armi si muovono verso est: guerra, conto alla rovescia

giovedì, Marzo 17th, 2022

Sarà ancora Nato contro Russia. Parola del generale Mauro Del Vecchio, secondo cui con la guerra in Ucraina “è cambiato tutto, in due settimane siamo tornati indietro di decenni. E la Nato è ancora la nostra garanzia che quanto capitato all’Ucraina non accadrà anche a noi o ai nostri alleati”. L’invasione, “una azione sconsiderata” di Vladimir Putin, ha di fatto obbligato l’Europa a prendere atto della minaccia del Cremlino, non più solo politica o legata alla cybersicurezza, ma militare. Intervistato dal Quotidiano nazionale, il generale di divisione già comandante della missione Kfor in Macedonia e Kosovo, del Corpo d’armata di reazione rapida italiano della Nato e delle forze Nato in Afghanistan nell’ambito dell’operazione Isaf definisce la situazione attuale “estremamente pericolosa”. 
Da qui la decisione della Germania di destinare il 2% del suo Pil per gli stanziamenti militari e gli spostamenti di truppe e mezzi dell’Alleanza atlantica sul confine orientale dell’Europa. “Lo spostamento per adesso riguarda un numero limitato di forze – anticipa il generale Del Vecchio -, ma nei prossimi mesi assisteremo a un rischieramento più consistente. La Nato non fa che prendere atto della situazione. E lancia un messaggio chiaro: un attacco contro uno di noi sarà un attacco contro tutti”. Lo spostamento non dovrebbe riguardare testate nucleari tattiche, perché “nessuno vuole provocare oltremodo Mosca”.

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Carlo De Benedetti, “Salvini antisemita”? Assolto. Sallusti: la giustizia italiana da ribaltare con una ruspa

giovedì, Marzo 17th, 2022

Alessandro Sallusti

Siamo a un passo dalla guerra e alle prese con una conseguente grave crisi economica, a ore sapremo che cosa intende fare il governo per arginare l’impazzimento delle bollette energetiche. Stando a ciò che trapela da Palazzo Chigi, per i cittadini contribuenti non tira una bella aria ma siamo speranzosi di doverci ricredere. Di fronte a problemi che toccano così profondamente le nostre libertà e le nostre tasche ogni altra notizia appare marginale, tipo quella che il Csm, l’organo di autogoverno della magistratura, ieri ha alzato le barricate per impedire che la riforma della giustizia in corso di discussione in parlamento vada in porto e tolga alcune armi improprie che i magistrati da anni usano impunemente per colpire avversari politici e interferire sul corso della democrazia.Senza quindi voler nulla togliere alla gravità e pericolosità del momento restiamo convinti che questo, guerra o non guerra, non sarà mai un paese normale se non metterà fine all’anomalia della sua giustizia. L’ultimo caso che lascia perplessi è accaduto ieri: il giudice del tribunale di Cuneo, Emanuela Dufour, ha assolto Carlo De Benedetti dall’accusa di diffamazione nei confronti di Matteo Salvini che aveva pubblicamente definito “un antisemita” perché il fatto non costituisce reato. Ora, l’antisemitismo non è una opinione come altre, è un reato punito dal nostro codice penale (articolo 604 bis) da due a sei anni di carcere, reato ovviamente mai contestato al leader della Lega.

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Ma ora è possibile il cessate il fuoco

giovedì, Marzo 17th, 2022

Nathalie Tocci

L’invasione russa dell’Ucraina è a un bivio. Le due vie che si aprono vedono da un lato la speranza di un cessate il fuoco e di un accordo sulla neutralità di un’Ucraina indipendente, e dall’altro lo spettro di una globalizzazione della guerra. La premessa del bivio è la stessa: politicamente – purtroppo non militarmente – Putin questa guerra l’ha già persa. L’obiettivo imperiale era quello di “denazificare” l’Ucraina; tradotto: occupare il Paese per estirparne un’ipotetica élite assoldata dall’Occidente, che tentava di strappare l’Ucraina dalla sua vera vocazione di ricongiungersi alla Madre Patria Russia. La resistenza ucraina ha reso evidente in queste tre settimane di guerra che l’obiettivo di Putin è semplicemente irraggiungibile e, in quanto tale, non negoziabile.

Rimane vero che l’esercito russo può prevalere su quello ucraino. Le capacità militari rimangono drammaticamente ineguali e quindi è probabile, qualora la guerra continuasse, che tra qualche settimana – al massimo tra qualche mese -, la Russia prevarrebbe militarmente e decapiterebbe il governo di Kiev. Ma Putin oggi non può non sapere ciò che è sotto gli occhi di tutti: cioè che la guerra continuerebbe in altre forme, Mosca non riuscirebbe a controllare il Paese da lei occupato, e nel frattempo la morsa delle sanzioni internazionali si farebbe sempre più stretta, mettendo in ginocchio la Russia. Impelagata in una guerra che non può essere vinta, la Russia si ritroverebbe nella migliore delle ipotesi come il cugino povero della Cina; nella peggiore, come una gigantesca Corea del Nord.

La presa d’atto implicita di questo fatto ci porta al bivio. Lo spiraglio aperto ieri è quello di un accordo che ruota attorno a un cessate il fuoco – invocato ieri dalla Corte internazionale di giustizia –, al ritiro delle forze armate russe dai territori occupati dal 24 febbraio, e alla neutralità dell’Ucraina. Quest’ultima idea non è nuova: in forme diverse, è una proposta che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky stesso ha fatto più volte; da ultimo la settimana scorsa, a ridosso dell’incontro tra il suo ministro degli Esteri Dmytro Kuleba e l’omologo russo Sergei Lavrov ad Antalya, in Turchia. La proposta russa di neutralità da parte di Kiev includerebbe una rinuncia alle aspirazioni ucraine – mai davvero accolte – di entrare nella Nato, limitazioni alle sue forze armate, e l’impegno a non ospitare basi militari straniere, in cambio di garanzie di sicurezza da parte di Usa, Regno Unito e Turchia. È notevole che dalla lista dei possibili garanti decadono, rispetto a proposte aleggiate in passato, Francia e Germania. Nell’omissione è implicito il fatto che l’Ucraina potrebbe entrare nell’Unione europea, alla quale ha oramai fatto domanda d’adesione. A corroborare questa lettura, il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov ha parlato di una neutralità come quella dell’Austria o della Svezia. Come noto, entrambi i Paesi non sono membri della Nato – il secondo ha un partenariato molto stretto con l’Alleanza Atlantica –, ma sono parte integrante dell’Ue.

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C’è lo scudo contro i rincari: benzina meno cara per 3 mesi, rafforzato il Golden power

giovedì, Marzo 17th, 2022

Paolo Baroni

Oggi il Consiglio dei ministri si limiterà a definire la road map di uscita dall’emergenza Covid, mentre sarà una seconda riunione in agenda per domani pomeriggio a varare il decreto «taglia-prezzi» sui carburanti e le altre misure per fronteggiare l’impatto della guerra in Ucraina, compreso il nuovo intervento per l’accoglienza dei rifugiati.

Arriva l’accisa mobile

In attesa di definire il quadro di interventi europeo, una parte dei provvedimenti dovrebbe essere preso a fine mese in occasione del varo del nuovo Documento di economia e finanza (Def), anche valutando un nuovo aumento del deficit, da subito però si interverrà sul caro carburanti. «Per contenere l’impatto sui consumatori finali, il governo sta valutando l’ipotesi di praticare sui carburanti un’accisa mobile», ha annunciato in Senato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che ieri è tornato a puntare il dito sugli aumenti «non giustificati» dei prezzi del gas e di riflesso anche sui costi finali dei carburanti dal momento che incidono sui costi di raffinazione.

L’obiettivo del governo è quello di arrivare a ridurre di circa 20 centesimi per tre mesi il prezzo alla pompa utilizzando come copertura l’extragettito Iva accumulato.

Il menù del governo, che per fare cassa studia anche la tassazione degli extraprofitti delle società energetiche, dovrebbe poi prevedere ulteriori interventi per calmierare gli aumenti di gas e luce, in particolare a favore delle famiglie in difficoltà, e la possibilità di allungare la rateizzazione delle bollette. Molto ricco poi il pacchetto di proposte che arrivano dai vari ministeri, anche se non tutto potrebbe non entrare nel decreto che sarà presentato domani.

Nuovi sostegni alle imprese

Il ministero dello Sviluppo, in particolare, propone di istituire due nuovi fondi: uno per sostenere il fabbisogno energetico delle attività produttive, con una dotazione di 800 milioni di euro per il 2022, e concedere aiuti anche a fondo perduto a favore delle imprese maggiormente danneggiate dal caro energia; ed uno per sostenere le imprese energivore di interesse strategico nazionale attraverso garanzie messe da Sace per finanziamenti concessi sotto qualsiasi forma in grado di coprire il 90% dell’importo concesso o la cifra che verrà poi decisa in sede Ue. Quindi al Mise propongono di rafforzare con 1 miliardo di euro il Fondo di garanzia per imprese manifatturiere particolarmente colpite dal caro energia. Una misura destinata a circa 150 mila imprese e volta a favorire, laddove possibile, il ricadenzamento dei piani di ammortamento in modo da rendere più sostenibili i debiti già contratti.

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Il punto di Andrea Margelletti: “No fly zone: ora si incrina il fronte di chi si oppone”

giovedì, Marzo 17th, 2022

Emanuela Minucci

Professor Margelletti l’ipotesi della neutralità dell’Ucraina potrebbe davvero essere risolvente?
«Si tratta di un’ipotesi tutta da discutere. Intanto perché bisogna capire a che tipo di neutralità si aspira. Perché c’éuna grande differenza fra uno Stato armato fino ai denti che difende la propria autonomia ed estraneità rispetto ai conflitti, e uno Stato neutrale in quanto schiavo. Non dimentichiamo che Svezia, Finlandia e Svizzera hanno investito negli anni moltissimo al capitolo difesa, perché neutralità significa potersi difendere. E poi siamo sicuri che la Russia apprezzerà uno Stato che farà a tutti gli effetti parte dell’alveo occidentale che farà  business con l’Ue e l’America e non con loro? Al momento i russi tacciono. Ma evocando una condizione di neutralità bisogna capire bene che tipo di neutralità».

Intanto l’armata rossa continua ad avanzare, facendo strage di civili. Ora nel mirino c’è Odessa, città simbolo.
«Sì, ma è escluso che si possa pensare di invadere Odessa utilizzando soltanto  le forze provenienti dal mare. Prima i russi devono cingere d’assedio il fronte opposto della città con i carri armati».

Che pensa dei nuovi massicci aiuti decisi da Biden?
«Questi aiuti saranno determinanti per mantenere un’Ucraina forte però i russi hanno già detto che sono contrari al fatto che gli americani continuino a dare armi a Zelensky e questo aspetto farà parte di un accordo diplomatico fra di loro». 

E sul fronte degli incontri e della diplomazia?
«Certamente il fatto che i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia abbiano voluto incontrare Zelensky a Kiev ì, sotto le bombe, è stata una grande manifestazione di sostegno e di solidarietà . E posso dirle anche che proprio i Paesi Baltici più vicini territorialmente stanno cominciando a pensare che la No-Fly zone andrebbe concessa».

La Nato che farà a questo punto?
«Non la concederà. A meno che non si arrivi da parte russa all’uso di armi chimiche o altre armi di distruzione di massa. L’alternativa come diciamo ormai da oltre tre settimane è la terza guerra mondiale».

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Giannini: “In prima pagina raccontiamo gli orrori della guerra: chi disinforma è la Russia, non La Stampa”

giovedì, Marzo 17th, 2022

L’intervento del direttore de La StampaMassimo Giannini durante la puntata del 16 marzo 2022 di Otto e Mezzo su La7.

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Stoltenberg (Nato): «Nessuna no-fly zone, diamo più armi a Kiev e ci rafforziamo a Est»

giovedì, Marzo 17th, 2022

di Francesca Basso

Parla il segretario generale: «Dobbiamo adattare l’alleanza atlantica al mondo che cambia e diventa più competitivo. La Russia e la Cina agiscono insieme»

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dalla nostra corrispondente
BRUXELLES — «O si crede nella democrazia e nella libertà oppure no. Io credo nei valori democratici e la Nato li protegge. La Russia no, li viola. È la differenza tra democrazia e autocrazia». Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, risponde alle domande del Corriere al termine della riunione dei ministri della Difesa della Nato. E spiega così perché lo slogan «né con la Nato né con la Russia» per lui non sia comprensibile.

Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina

Ha detto che siamo in un momento decisivo per la sicurezza europea. Cosa intende?
«Ci troviamo di fronte a una nuova realtà, la Russia sta contestando i principi al cuore della nostra sicurezza: il diritto di ogni nazione di scegliere il proprio percorso e il diritto della Nato di difendere i propri alleati. Mosca è disposta a usare la forza per ottenere i suoi obiettivi: ha invaso l’Ucraina, una nazione indipendente e pacifica. E cerca di influenzare la Nato chiedendo di ritirare tutte le nostre forze dai Paesi che si sono uniti all’Alleanza dopo il 1997. Abbiamo 30 membri, di cui 14 hanno aderito dopo quella data. Dunque la Russia pretende per questi Paesi una sorta di membership di seconda classe, per cui non avremmo il diritto di proteggerli come facciamo con l’Italia o qualsiasi altro Paese alleato. Questa è la nuova realtà».

Per quanto tempo l’Ucraina può resistere all’attacco russo? Per la Polonia serve una missione di pace della Nato.
«Il presidente Putin ha totalmente sottostimato la forza e il coraggio dell’esercito ucraino, dei cittadini e della leadership politica. La Nato per anni ha fornito supporto agli ucraini, mettendo a disposizione equipaggiamento militare e addestrando migliaia di truppe che ora sono in prima linea. Non voglio speculare sui prossimi sviluppi, ma gli alleati proseguiranno con il loro sostegno, continueremo a imporre costi pesantissimi con le sanzioni e rafforzeremo la nostra presenza a Est tra i Paesi dell’Alleanza per prevenire un’escalation. Sosteniamo gli sforzi per la pace, i negoziati tra Ucraina e Russia, ma non abbiamo intenzione di dispiegare truppe Nato in Ucraina perché la Nato non è parte del conflitto».

Ieri Mosca ha chiesto agli Usa di non fornire più armi a Kiev. E il presidente Zelensky di chiudere lo spazio aereo.
«L’Ucraina è una nazione sovrana e indipendente, con un governo eletto democraticamente, ha il diritto di autodifendersi. Noi aiutiamo l’Ucraina nel difendere il suo diritto. E gli alleati lo hanno confermato anche alla riunione dei ministri della Difesa: continueremo con il nostro sostegno. Forniamo sistemi di difesa antiaerea e antimissile, ma una no-fly zone implica attaccare o abbattere aerei russi, perché la no-fly zone non è qualcosa che si dichiara ma che si impone e questo porterebbe a una guerra tra Nato e Russia con ancora maggiore distruzione».

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Il discorso di Putin: «La Russia distingua i patrioti dai traditori. Questa pulizia ci renderà più forti»

giovedì, Marzo 17th, 2022

di Marco Imarisio

Il presidente russo ha attaccato il «nemico interno» con parole che hanno destato ovunque impressione, ricordando le «purghe» staliniane: «L’Occidente usa i nostri traditori per distruggere la Russia. Li sputeremo come moscerini finiti in gola»

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Che paura. Quasi come il discorso con il quale annunciò l’inizio della guerra. Questa volta, Vladimir Putin ha attaccato il «nemico interno», la definizione è sua, invitando il popolo russo a fare pulizia al suo interno. Con parole che hanno destato ovunque impressione, anche in Russia, dove il suo incontro con i membri del governo non sempre viene trasmesso in diretta. Mercoledì invece è stato così. Il presidente voleva mandare un messaggio. E lo ha fatto, in un modo che rende impossibile non evocare le purghe di staliniana memoria.

«Non voglio giudicare i nostri connazionali con la villa a Miami o nella riviera francese, e che magari non riescono a vivere senza ostriche, foie gras o le cosiddette libertà di genere». Fino a qui poteva sembrare un semplice ultimatum alla folta tribù degli oligarchi, categoria già poco amata in patria, che non sanno più come prendere le distanze in modo più o meno diretto da quello che sta accadendo. Ma il continuo riferimento alla società russa ha fatto anche sorgere l’impressione che si tratti di una minaccia estesa alle molte persone del mondo culturale che in questi giorni hanno deciso di andarsene, e ai semplici cittadini che stanno cercando un modo per fuggire dal loro Paese, non importa se in treno, in auto o in aereo.

«L’Occidente sta cercando di mandare in pezzi la nostra società speculando sulle perdite russe in combattimento e sulle conseguenze socioeconomiche delle sanzioni, nella speranza di provocare così un ammutinamento della popolazione. E so che sta usando la cosiddetta quinta colonna, i nostri traditori, per raggiungere il suo obiettivo finale, che è la distruzione della Russia». È la prima volta che il Cremlino riconosce l’esistenza di un dissenso strisciante nella società russa.

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