Archive for Marzo 21st, 2022

Cresce la fiducia nei Paesi dell’Ue dopo l’invasione dell’Ucraina. Germania e Francia superano gli Usa

lunedì, Marzo 21st, 2022

di Ilvo Diamanti

L’intervento della Russia in Ucraina ha scosso violentemente gli equilibri geopolitici. In Europa e nel mondo. E nulla sarà come prima. Non solo sul piano delle relazioni fra i governi. Anche nella visione geopolitica dei cittadini. Di certo, si è rafforzata l’immagine dell’Unione Europea, come è emerso nel recente sondaggio di Demos, pubblicato la settimana scorsa. Ma i cambiamenti vanno oltre, come dimostrano altri dati dello stesso sondaggio.

L’Ucraina, per prima, è divenuta un riferimento importante, agli occhi dei cittadini. Prima era poco “rilevante”. Non solo perché non avevamo “rilevato” la percezione nei suoi riguardi presso, l’opinione pubblica. Ma perché costituiva un Paese “periferico”. Un pezzo di Unione Sovietica, che, dopo la caduta del muro, si era staccato. Come altri. Questa immagine era divenuta più chiara nel 2014, quando la Russia aveva “occupato” la Crimea. Da allora, la presenza ucraina, in Italia, è divenuta più evidente. Non solo nella percezione, ma sul piano sociale. E oggi appare ampia. La più ampia, rispetto agli altri Paesi europei. Circa 200 mila persone, in larga misura donne.

Anche per questa ragione, è prevedibile – e già in atto – un grande esodo di persone in fuga dalla guerra e dirette in Italia. Dove vivono parenti e conoscenti. Peraltro, il consenso verso l’accoglienza dei profughi è larghissimo. In questa fase.

I riflessi di questa guerra sulla visione geopolitica dei cittadini appaiono altrettanto evidenti. Infatti, nel sondaggio di Demos, oltre il 44% degli italiani esprime fiducia verso l’Ucraina. Mentre, di riflesso la “confidenza” nei confronti della Russia risulta “minima”. Si ferma, infatti, al 7%. Al contrario di due anni fa, nel 2020, quando appariva molto più ampia e raggiungeva il 25%. Dunque: 1 italiano su 4. Un grado di fiducia elevato. Superato solo dalla Germania e dagli Usa. Oggi, invece, in Italia, assistiamo a una crescita della fiducia verso i Paesi della Ue. Fra tutti e più di tutti, la Germania. Apprezzata da quasi metà degli italiani. Circa 20 punti in più rispetto a due anni fa. Quando, comunque, costituiva già il riferimento più importante.

Anche l’immagine della Francia si è rafforzata, in questo periodo. Francia e Germania, d’altra parte, sono state molto attive, sul piano diplomatico. Cerando di affrontare questa crisi attraverso la via diplomatica. Attraverso il dialogo con Putin e i suoi “collaboratori” di governo. Con scarsi risultati.

Anche nei confronti degli Usa e del Regno Unito gli italiani esprimono livelli di fiducia significativi. Tuttavia, più limitati. In parte, perché hanno operato con prudenza. In parte, perché sono “fuori” dal cerchio della Ue. Anche se entrambi hanno un ruolo centrale nella Nato. E nella definizione del “campo Occidentale”. Che la Russia considera una minaccia. Un pericolo da allontanare. Anche attraverso azioni di forza, come l’invasione dell’Ucraina.

Più lontana, ai nostri occhi, appare, invece, la Cina. Perché è vicina alla Russia. Sul piano geografico e geopolitico. Coerentemente, dopo la Russia, la Cina, è il Paese che. nel nostro orizzonte geopolitico, si è allontanato maggiormente.

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Tre grandi imperi trattino la pace

lunedì, Marzo 21st, 2022

Massimo Cacciari

Risveglio più doloroso dalle speranze di una generazione non sarebbe mai stato concepibile. Verrà il momento in cui si potrà ragionare sulle cause di un simile tragico fallimento? La caduta del Muro, la pereistroika gorbacioviana avevano segnato per tutti i politici europei degni dei nomi di “politica” e di “Europa”, per l’intelligenza europea, per la coscienza della stragrande maggioranza delle nostre nazioni, la concreta prospettiva che l’impossibile fino a quel momento si era fatto possibilità reale. L’Europa avrebbe potuto finalmente essere quello che la sua cultura aveva sempre saputo senza poter mai realizzare: un grande spazio in cui le differenze di lingua, tradizioni, religione da motivi di perenne inimicizia si trasformavano in reciproco riconoscimento, capacità di ascolto e di dialogo. Un grande spazio arcipelago, unico al mondo – così sognavo, non certo da solo, trent’anni orsono – in cui ogni identità si sente parte di un insieme, in cui il mare non divide, ma è il cammino che permette la relazione e l’incontro. Un grande spazio in cui non poteva mancare la grande Russia.

Non guardavano forse in questa direzione i politici europei che avevano voluto la stessa moneta unica? Non si sperava in questo anche con l’allargamento dell’Unione europea? Forse che gli Schroeder, i Delors, i Prodi, lo concepivano invece come una strategia di isolamento o accerchiamento della Russia? Che cosa auspicava papa Wojtila augurandosi quotidianamente di potersi recare a Mosca? E risaliamo ancora più indietro nel tempo: la politica mediterranea italiana tra anni ’60 e ’80, l’Ostpolitik della grande classe politica socialdemocratica tedesca nello stesso periodo, erano mosse dichiaratamente dalla consapevolezza che un’Europa davvero grande potenza, dotata di una propria, autonoma politica estera e di sicurezza, non era concepibile senza un rovesciamento dei rapporti “da guerra fredda” con la Russia. Questa consapevolezza portò all’appoggio convinto alla svolta di Gorbaciov, e non già la soddisfazione per il crollo dell’Impero nemico. In Gorbaciov non si vedeva il rex destruens (che poi si è rivelato), ma chi poteva dare inizio con noi a una nuova Europa, la quale, attraverso percorsi diversi, per tappe e “pieghe” ragionevoli, avrebbe potuto portare a uno spazio economico, culturale, politico comune – dove il termine Comune significa l’opposto di omologazione e pensiero unico, significa appartenente a nessuno, dominabile da nessuno, fondato su principi di sussidiarietà e solidarietà. Ebbene, nulla ha fatto concretamente seguito a questa possibilità reale, ed ora la sciagurata guerra scatenata da Putin sembra averla messa a morte, trasformandola in un vuoto sogno. E nessuno può dire se e quando potrebbe mai risorgere.

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La fiammata dei mutui

lunedì, Marzo 21st, 2022

Sandra Riccio

MILANO. La rata del mutuo, ad aprile, diventerà più cara. L’indicazione arriva dal movimento dell’Irs, l’indice di riferimento del tasso fisso, quello scelto da oltre il 90% delle famiglie. Di recente è tornato di nuovo sopra quota 1%: alla fine della scorsa settimana era all’1,13% per i 20 anni, contro lo 0,30% di dicembre.

Il cambio di passo
Si tratta di un livello che non si vedeva dal 2019 e segnala l’avvio di un cambio di passo per il costo del finanziamento per la casa. Per lungo tempo gli interessi da pagare sono rimasti sui minimi storici. Con l’avvicinarsi di una stretta nelle politiche monetarie e l’approssimarsi di un rialzo dei tassi ad opera degli istituti centrali, il costo dei finanziamenti ricomincia a salire. Quali sono gli effetti sulle tasche delle famiglie? «Di fatto, il mese prossimo, la rata potrebbe costare circa 35 euro in più – spiega Guido Bertolino, Responsabile Business Development di MutuiSupermarket.it -. È infatti probabile che i nuovi contratti vedranno un aumento del tasso d’interesse di 20 punti base a cui vanno aggiunti altri 40-60 punti base di risalita delle scorse settimane». I mutui vengono calcolati sulla base dell’andamento del costo del denaro del mese precedente alla firma in banca. L’esperto sottolinea tuttavia che è difficile fare previsioni perché la volatilità è molto alta. Le dichiarazioni della scorsa settimana di Christine Lagarde, numero uno della Bce, che ha detto che in questo contesto l’Eurotower non farà mancare il proprio sostegno all’economia, hanno fatto indietreggiare l’Irs di qualche punto. Segno che il mercato si aspetta un passo più lento nel processo di revisione della politica monetaria.

Anche l’Eurirs (a tre mesi), l’indice su cui sono tarati i mutui variabili, è salito rispetto a gennaio. Ha però fatto solo pochi passi in avanti ed è ancora in territorio negativo (-0,50% la settimana scorsa) ma i future quotati a Londra che guardano a questo barometro danno il raggiungimento di quota zero all’inizio del prossimo anno. «La rata di questo tipo di finanziamento è aumentata pochissimo, di pochi euro al mese con un rincaro complessivo che da qui a un anno sarà però sui 30 euro al mese», spiega Bertolino.

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Zelensky alla Knesset: “Il Cremlino usa parole dei nazisti, per noi vogliono la soluzione finale”

lunedì, Marzo 21st, 2022

Parlando alla Knesset, il Parlamento israeliano, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto che”Il cremilino sta usando contro l’Ucraina termini dei nazisti, parlano di ” soluzione finale”, ha detto Zelensky. Secondo il presidente la Russia “vuole distruggere tutto ciò che rende ucraini gli ucraini: ecco perché uso il confronto con la vostra storia”. 

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Il punto di Andrea Margelletti: “Putin vuole una guerra medievale e a Kiev ora il pane è più importante dei missili”

lunedì, Marzo 21st, 2022

Emanuela Minucci

Professor Margelletti, è un’altra giornata di orrore per l’Ucraina. Donne stuprate, bombe sugli ospizi e pure l’ombra delle deportazioni in Russia…

«Ricorda quando parlammo dell’arrivo dei macellai di Aleppo e delle truppe cecene? Purtroppo allora il quadro era già chiaro: questi mercenari avrebbero applicato metodi medievali a una guerra che ha come unico obiettivo quello di sterminare un popolo e suscitare l’orrore del mondo. Siriani e ceceni sono capaci solo delle violenze più turpi, anche perché non sono addestrati per fare la guerra. E il loro impiego sistematico significa che la Russia vuole la più orribile guerra possibile».

Il dato nuovo di ieri riguarda le deportazioni di cui danno notizia gli Stati Uniti…
«Che fosse in atto un processo di russificazione dei territori già conquistati lo avevamo già detto. Per quanto riguarda le deportazioni, l’idea nasce con l’obiettivo di fare sparire i morti. Anche se non credo che i russi siano attrezzati per questo genere di impresa. Ci vorrà ancora qualche ora per capire che cosa stanno sul serio facendo. Il problema adesso comincia a essere la fame. A Kiev il pane è diventato più importante dei missili». 

Zelensky ha detto che è disponibile al negoziato, ma che se questo non andrà in porto l’alternativa è soltanto la terza guerra mondiale.
«Da tempo Zelenky chiede a Putin di negoziare. Il problema è che per negoziare bisogna essere in due. E la Russia invece vuole solo la resa totale. Per quanto riguarda la terza guerra mondiale può solo deciderla la Nato non il leader dell’Ucraina. Ogni giorno, però, è evidente che la prospettiva diventa drammaticamente più credibile».

E la missione umanitaria della Nato? L’ipotesi creare zone di tregue localizzate per consentire la salvezza della popolazione? Ci sarà considerata questa escalation di orrore?

«Si sta lavorando in ogni direzione per fermare questo assassino. Putin per ora va avanti, lento, ma inesorabile. E non si illuda chi spera in uno scollamento fra lo zar e il suo Paese. Gli oligarchi stanno con lui, e il dissenso non cresce di pari passo con le violenze da lui ordinate». 

LA STAMPA

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Italia, 60 miliardi per la Difesa

lunedì, Marzo 21st, 2022

Ilario Lombardo

Nessuno all’interno del governo si illude di portare le spese militari al 2% del Prodotto interno lordo entro il 2024. Ma un piano con un orizzonte leggermente più lungo c’è, e ci stanno lavorando al ministero della Difesa guidato da Lorenzo Guerini. Un piano che prevede di replicare, almeno in parte e per almeno altre due-tre finanziarie, lo stanziamento di 12,5 miliardi di euro che nelle ultime due leggi di Bilancio, in totale 25 miliardi a oggi, sono finiti nel Fondo pluriennale battezzato da Guerini a fine 2020.

Uno strumento di finanziamento con proiezione a 15 anni dove far confluire voci di spesa fino ad allora disseminate in vari ministeri. Sarebbero oltre 60 miliardi circa destinati, in cinque anni, a investimenti lunghi un ventennio su ricerca, industria, tecnologia, mentre «gradualmente», ha spiegato il ministro, si fa crescere il bilancio ordinario annuale. Questo è il piano, delineato dalle principali fonti che lavorano sul dossier e che quasi certamente dovrà passare dallo stress test del dibattito politico sull’incremento delle spese militari, rivitalizzato dallo choc per l’aggressione russa in Ucraina.

La scadenza del 2% di Pil al 2024 è prevista da un accordo Nato sottoscritto in Galles nel 2014. Era l’anno dell’invasione russa del Donbass e dell’annessione della Crimea. Da allora chiunque si è seduto alla Casa Bianca ha chiesto agli alleati di adeguarsi all’obiettivo. Per gli Stati Uniti era essenziale prima e lo è a maggior ragione ora dopo l’invasione unilaterale in Ucraina. La guerra che bussa alle porte dell’Europa svela la geografia frammentata e incoerente della sensibilità su armamenti e investimenti per la sicurezza militare. Ogni Paese della Ue ha i propri interessi strategici, dettati da una percezione più o meno alta del pericolo. A Est i timori sono maggiori, e la ferocia russa prova che non sono così infondati. In Italia, dove le preoccupazioni sono storicamente rivolte verso il Mediterraneo, negli anni si è alleggerito il capitolo di spesa militare fino a portare la percentuale dei contributi in rapporto al Pil nella parte bassa della classifica dei membri Nato.

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Guerra in Ucraina: stop all’export di grano tenero, mais e concime. Perché la sicurezza alimentare in Italia è a rischio

lunedì, Marzo 21st, 2022

di Michelangelo Borrillo e Milena Gabanelli

C’è una nave che fotografa la crisi agroalimentare che da fine febbraio sta vivendo mezza Europa, Italia compresa. Una nave che il 27 febbraio scorso avrebbe dovuto caricare nel porto d’Azov 30 mila quintali di grano tenero e che non è mai partita. A bordo c’era il carico acquistato dal pastificio Divella. Altre 90, di cui almeno una quindicina con destinazione finale Italia, sono ferme allo stretto di Kerch, che collega il Mar Nero al Mar d’Azov, la distesa di acqua che ora separa (in tempo di guerra) separa la Russia dall’Ucraina. Senza quelle navi il mercato internazionale dei prodotti alimentari ha già cambiato volto.

Il grano tenero

Se l’Ucraina è il granaio d’Europa, la Russia lo è del mondo. Per l’Italia le principali importazioni legate al mondo agroalimentare provenienti dai due Paesi sono grano tenero, mais, semi oleosi e fertilizzanti. Partiamo dal grano tenero (quello che serve per il pane e la pasticceria): da gennaio del 2021 fino al 23 febbraio 2022, ovvero il giorno precedente all’invasione dell’Ucraina, l’Italia ne ha importato 142 mila tonnellate dall’Ucraina e 116 mila dalla Russia. Secondo l’ufficio studi di Confagricoltura rappresentano circa il 5% del totale delle importazioni italiane di grano tenero. Le quantità che mancano fanno salire i prezzi.

Il riferimento in Italia per le contrattazioni dei prodotti agricoli è la Borsa Merci di Bologna: alla rilevazione dello scorso 18 marzo le quotazioni del grano tenero sono cresciute del 33% in un mese, sfondando per la prima volta nella storia in Italia quota 40 euro a quintale. L’esempio pratico di come il mercato specula su una merce che scarseggia lo fornisce proprio Vincenzo Divella, amministratore dell’omonimo gruppo alimentare che attende la nave non ancora partita: «Abbiamo rimpiazzato quel carico acquistando lo stesso quantitativo a Napoli e Manfredonia: si tratta di grano arrivato da Canada, Russia e Kazakistan prima della crisi. Ma comunque lo abbiamo pagato il 35% in più di quello che aspettavamo dal Mar d’Azov, e di conseguenza abbiamo dovuto aumentare il prezzo della farina per pasticceria di circa il 15%, ma fra 20 giorni dovremo aumentare ancora. Noi abbiamo sempre preferito rifornirci da Russia e Ucraina per via delle annose questioni sul glifosate canadese».

Il mais

Il secondo pilastro che sta venendo meno con il blocco dei mercati russo e ucraino è quello del mais, che rischia di non essere nemmeno seminato nel mese di aprile, e quindi la sua mancanza potrebbe prolungarsi a tutto il 2023. L’Ucraina è per l’Italia il secondo fornitore di mais (dopo l’Ungheria): nell’ultimo anno l’Italia ha importato 1,1 milioni di tonnellate dall’Ucraina (105 mila dalla Russia). Sul totale delle importazioni pesa per il 15%, e il rialzo dei prezzi è già stato del 41% in un mese. Il mais è fondamentale per la produzione di mangimi per gli animali. La conseguenza è l’incremento del costo della carne: secondo la Cia-Agricoltori Italiani, un chilogrammo di manzo al banco è passato dai 12 a quasi 15 euro, la lombata si aggira sui 25 euro, mentre una bistecca potrebbe arrivare costare a breve il 20% in più.

I fertilizzantiIl terzo mercato andato in tilt è quello dei fertilizzanti. Forse quello su cui fa più affidamento Putin visto che lo ha citato come leva principale dell’inflazione alimentare globale. La Russia – stando ai dati di Confagricoltura – produce il 15% dell’intera produzione mondiale di fertilizzanti. E le vendite all’estero di nitrato di ammonio sono già state bloccate fino ad aprile, proprio nella fase fondamentale delle coltivazioni. Sempre nell’ultimo anno l’Italia ne ha importato dall’Ucraina per 47 milioni di euro (il 6% sul totale) con un aumento del 600% rispetto al 2020, e dalla Russia per 61 milioni di euro(7% sul totale) con una diminuzione dell’11%.

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La nuova difesa e i vecchi pacifismi

lunedì, Marzo 21st, 2022

di Angelo Panebianco

I fondamentalisti contestano l’idea che l’equilibrio dipenda da rapporti di forza fra gli Stati e rifiutano perfino la difesa

Comunque si concluda la guerra di aggressione in Ucraina, l’Europa si avvia verso il riarmo (anche l’Italia si è impegnata a incrementare le spese militari). La difesa europea cessa di essere l’idea un po’ velleitaria di un tempo, sta per diventare un fatto. Quasi certamente ciò alimenterà in Europa forme di protesta che si diranno ispirate al pacifismo e che avranno di mira i nuovi «guerrafondai». Come tali verranno bollati i fautori della costruzione della gamba europea della Nato, della necessità di creare un forte potere deterrente al fine di «contenere» la Russia, di frustrarne aggressività e ambizioni imperiali. I segnali si sono già manifestati: dalla cosiddetta «equidistanza» (né… né) alla opposizione di alcuni — pochi ma forse non del tutto isolati nella pubblica opinione — all’invio di armi ai
resistenti ucraini.

Poiché avremo a che fare a lungo con queste cose, sarà bene cercare di chiarirsi le idee. Per cominciare occorre distinguere il desiderio di pace, che è una aspirazione delle persone dotate di senno, dal pacifismo che invece è un’ideologia. Il desiderio di pace è sempre stato presente nella storia umana.Tolti i fanatici e gli esaltati nonché tutti quelli che, a vario titolo, guadagnano (gloria o soldi) dai conflitti armati, gli altri esseri umani hanno sempre avuto orrore della guerra, hanno sperato di vivere in pace.

Ma se la pace è una aspirazione diffusa e perenne, il pacifismo è un’invenzione recente. È uno dei frutti dell’Illuminismo la concezione che il pacifismo ha fatto propria: la pace non più intesa solo come una condizione nella quale le armi tacciono (la cosiddetta «pace negativa») ma come l’espressione di un’organizzazione sociale e politica che dalla pace trae alimento e anche, in una certa misura, legittimità. La diffusione del pacifismo in Europa sarà incentivata dalla contestuale azione di due fattori: la democratizzazione delle società europee che darà voce a tanti che in precedenza erano solo vittime silenziose e inermi delle avventure belliche e l’industrializzazione della guerra che è la causa principale delle grandi carneficine della Prima e della Seconda guerra mondiale.

Possiamo distinguere due forme di pacifismo, ispirate, ciascuna, a un diverso ideale di società: il pacifismo pragmatico e il pacifismo assoluto o fondamentalista.

Il pacifismo pragmatico è proprio delle società aperte o libere. Esse preferiscono la pace alla guerra perché la pace favorisce insieme benessere e libertà individuale. La guerra mette a rischio entrambe e ne mina quindi i fondamenti. Ma poiché nella politica internazionale la forza pesa più del diritto, anche le società libere, per sopravvivere, devono contare sulla forza, i principi liberali devono venire a patti con le regole della politica di potenza. Senza la sconfitta di Hitler prima e senza la capacità degli Stati Uniti, durante la Guerra fredda, di contrastare, con la propria forza politica e militare, l’Unione Sovietica, una potenza totalitaria, la società libera occidentale sarebbe già finita da un pezzo. Checché ne pensino i nostalgici del comunismo, la Nato non è il «braccio militare dell’imperialismo yankee». È un’alleanza difensiva. Non se ne fa parte per aggredire altri Stati ma per difendersi dalle aggressioni altrui.

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Il ricatto sulla missione di aiuto della Russia sul Covid con la minaccia di svelare gli accordi

lunedì, Marzo 21st, 2022

di Fiorenza Sarzanini

Nel corso del 2020 Conte sente Putin e autorizza la missione. Gli obiettivi dei tre scienziati a capo della delegazione: accesso ai dati sanitari, intese commerciali su farmaci e Sputnik

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Militari russi pronti a sanificare la residenza per anziani Honegger ad Albino, in provincia di Bergamo, il 28 marzo 2020 (LaPresse)

Cartelle cliniche con i dati sanitari dei pazienti, accordi commerciali per farmaci e strumentazione, ma soprattutto un patto di ferro per la realizzazione dello Sputnik, il vaccino anti-Covid. C’è tutto questo dietro l’avvertimento all’Italia e l’attacco al ministro della Difesa Lorenzo Guerini di Alexei Vladimorovic Paramonov, 60 anni, ex console russo a Milano, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri che ha minacciato «conseguenze irreversibili» se il nostro Paese aderirà al nuovo piano di sanzioni contro Mosca. Il timore della diplomazia e dell’intelligence è che la ritorsione si realizzi rivelando che cosa davvero accadde a partire dal marzo 2020, dopo l’arrivo di una delegazione di russi nel nostro Paese. La versione ufficiale parlava di aiuti per affrontare l’emergenza pandemica. In realtà la missione degli 007 aveva ben altri scopi.

Al telefono con Putin

È la sera di 22 marzo 2020, domenica, quando all’aeroporto militare di Pratica di Mare, alle porte di Roma, atterrano tredici quadrireattori Ilyushin decollati da Mosca. Ad attenderli c’è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, l’accordo per la missione è stato preso il giorno precedente con una telefonata tra l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente russo Vladimir Putin. Il livello dei rapporti tra Italia e Russia in quel momento è all’apice. Nel luglio precedente Putin è stato ricevuto con tutti gli onori a Villa Madama per una cena che ha unito imprenditori e politici, con 5 Stelle e Lega a farla da padrone. Quella sera, quando ha inizio la missione «Dalla Russia con amore», l’Italia ha 80.539 positivi da Coronavirus e 8.165 decessi. La zona peggiore è quella di Bergamo con 7.458 contagiati. Ma a preoccupare è soprattutto la carenza di ventilatori e mascherine. Ne servono milioni al giorno ma l’Italia non ne produce e quindi la ricerca all’estero è spasmodica. Ecco perché, almeno inizialmente, la missione russa viene accolta con entusiasmo.

Militari e scienziati

Sin da subito qualcosa però non torna. Ufficialmente si tratta di aiuti sanitari ma nella lista dei 104 nomi ci sono solo 28 medici e quattro infermieri. Gli altri sono militari. A guidare la spedizione è il generale Sergey Kikot, vice comandante del reparto di difesa chimica, radiologica, biologica dell’esercito russo. Nel suo curriculum c’è la collaborazione con aziende che producono e riparano armi per la protezione chimica, radioattiva e biologica. Con lui ci sono Natalia Y. Pshenichnaya, vicedirettrice dell’Istituto centrale di ricerche epidemiologiche, e Aleksandr V. Semenov, dell’Istituto Pasteur di San Pietroburgo. Entrambi lavorano al Rospotrebnadzor, la struttura sanitaria civile a cui Putin il 27 gennaio 2020 ha affidato la supervisione del contrasto all’epidemia. Qual è il vero ruolo di questi scienziati in Italia? E quali sono i compiti affidati ai militari? Ma soprattutto, quanti sono gli uomini del GRU, il servizio informazioni delle forze armate russe?

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Ucraina Russia, le news di oggi sulla guerra | Bombe a Kiev su un centro commerciale, Mariupol respinge l’ultimatum: battaglia finale

lunedì, Marzo 21st, 2022

di Lorenzo Cremonesi, Andrea Nicastro, Marta Serafini

Le notizie sulla guerra, minuto per minuto, di lunedì 21 marzo: oggi colloquio telefonico tra Biden, Draghi, Macron, Scholz, Johnson. Perdite di ammoniaca nell’impianto di Sumy

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• La guerra è al 26esimo giorno e stiamo vivendo ore decisive per Mariupol. Respinto l’ultimatum dei russi per un cessate il fuoco: «La resa non è un’opzione». Nella città le autorità locali hanno riferito di «centinaia di persone deportate», si moltiplicano le notizie sugli stupri di guerra.
• A Kiev, racconta qui sotto il nostro inviato Lorenzo Cremonesi, un centro commerciale è stato bombardato nella notte: almeno 7 morti. Fuga di ammoniaca da un impianto a Sumy, altra città sotto attacco.
• Proseguono gli sforzi della diplomazia. Oggi colloquio telefonico tra Biden, Draghi, Macron, Scholz, Johnson. La Svizzera si propone per ospitare i negoziati
• Ieri Mosca è tornata a usare missili ipersonici. Gli sfollati, in Ucraina, sono 10 milioni.
• Zelensky ha parlato ieri a Israele, paragonando la situazione dell’Ucraina alla storia di Israele, e i russi ai nazisti: un confronto che ha creato scandalo, in Israele.
• Perché la Russia ha minacciato l’Italia, sabato? La risposta potrebbe essere in un «ricatto» risalente alla prima fase della pandemia di Covid.


***

Ore 7.45 – Il ricatto di Mosca sulla missione anti Covid
(Fiorenza Sarzanini) Cosa c’è dietro l’avvertimento all’Italia e l’attaco al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, sferrato sabato da Alexei Vladimorovic Paramonov, 60 anni, ex console russo a Milano, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri, che ha minacciato «conseguenze irreversibili» se il nostro Paese aderirà al nuovo piano di sanzioni contro Mosca?

Il timore della diplomazia e dell’intelligence è che la ritorsione si realizzi rivelando che cosa davvero accadde a partire dal marzo 2020, dopo l’arrivo di una delegazione di russi nel nostro Paese. La versione ufficiale parlava di aiuti per affrontare l’emergenza pandemica. In realtà la missione degli 007 aveva ben altri scopi (qui l’articolo completo).

Ore 7.20 – I missili sul centro commerciale di Kiev, raccontati da Lorenzo Cremonesi
(Dal nostro inviato a Kiev Lorenzo Cremonesi) Sette morti, e il bilancio di sangue è destinato a crescere. Le conseguenze dei bombardamenti russi sulla capitale dell’Ucraina, nelle ultime ore, si rivelano particolarmente gravi.

I razzi ieri sera hanno colpito alcune abitazioni e un grande centro commerciale a Podil, il quartiere di nord ovest già bombardato più volte negli ultimi giorni. Podil si trova ad un pugno di chilometri dalla linea del fronte dove sono attestate le avanguardie russe.

Ieri sera abbiamo sentito una forte serie di esplosioni, più intense del solito, il terreno e le finestre hanno tramato anche nel centro. Le sirene hanno suonato più volte. Durante la notte l’intera capitale è paralizzata dal coprifuoco. «Sento le sirene dei pompieri. Mi sa che questa volta ci sono danni importanti», ci diceva un nostro collaboratore che vive non lontano da Podil, ma non poteva verificare di persona. Solo questa mattina sono arrivate le prime immagini. Gli incendi sono ancora attivi.

Sappiamo da giorni che la frustrazione di Putin, alimentata dallo stallo in cui si trovano le sue truppe di terra grazie alla resistenza ucraina, sta scatenando le artiglierie e i tiri di missili contro i centri urbani.

Il rifiuto di Mariupol di capitolare all’ultimatum russo butterà benzina sul fuoco. Intanto Kiev resiste e rafforza le difese. La rappresaglia russa è destinata a intensificarsi.

Ore 7.00 – Ma perché Mariupol?
Perché la Russia sta colpendo — con tutta la ferocia possibile: bombardati ospedali, teatri, scuole, la città «è rasa al suolo» — Mariupol? E se la conquistasse, Putin potrebbe fermare l’offensiva, e sedersi davvero al tavolo negoziale? Fabrizio Dragosei prova a rispondere, in questo articolo.

5.19 – La Svizzera vuole ospitare i colloqui Kiev-Mosca
Il presidente Ignazio Cassis ha detto che spera che «le pistole tacciano presto» e che la Svizzera è pronta a mediare o a ospitare negoziati tra Ucraina e Russia. Cassis visiterà oggi il confine tra Polonia e Ucraina.

4.30 – Perdite di ammoniaca nell’impianto di Sumy
Perdite di ammoniaca in un impianto chimico a Sumy, città dell’est Ucraina assediata dalle truppe russe, hanno contaminato l’area nel raggio di 5 chilometri: a segnalarlo è il governatore Dmytro Zhyvytskyy, la perdita è stata segnalata alle 4.30 ora locale nell’impianto Sumykhimprom. A causarla, ha detto il governatore, un attacco aereo russo. L’impianto è nella periferia est della città, 263 mila abitanti, bombardata nelle scorse settimane dai russi. Le autorità hanno suggerito ai cittadini di Sumy di respirare con bende di garza imbevute di acido citrico.

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