Archive for Giugno, 2022

Xi Jinping-Putin, nuova moneta unica contro dollaro ed euro: la vera bomba atomica

giovedì, Giugno 23rd, 2022

Man.Cos.

La creazione di una valuta per gli scambi internazionali alternativa al dollaro, basata sul paniere delle valute dei Paesi che vi aderiranno. Una decisione storica, se davvero dovesse concretizzarsi, poiché porterebbe alla formazione di un circuito economico alternativo, e dunque concorrente, a quello attuale, di fatto dominato da Europa e America. E riferita in particolare ai Paesi cosiddetti Brics – acronimo che comprende le iniziali di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. In sostanza, le nazioni che non hanno aderito alle sanzioni economiche comminate da Unione Europea e Stati Uniti ai danni di Mosca, dopo l’invasione dell’Ucraina. Un blocco che potrebbe essere identificato come una sorta di “Unione non europea”.

È quanto ha annunciato lo stesso presidente russo Vladimir Putin al Business Forum Brics, l’incontro fra i vertici dei suddetti Paesi. Inaugurando quella che, con le parole utilizzate da Lucio Caracciolo con l’Huffington Post, «sotto il profilo economico è già una guerra mondiale». Una mossa, quella di Putin, che vuole mostrare plasticamente ciò che ha intenzione di creare, vale a dire un nuovo ordine mondiale contrassegnato dalla fine dell’egemonia americana. In cui, naturalmente, Russia e Cina – e soprattutto quest’ ultima, per la verità – farebbero la parte delle potenze dominanti. Ma con gli altri Paesi che rappresenterebbero stampelle importanti, soprattutto un’economia emergente come quella indiana.

Putin ha sottolineato che il sistema russo per la trasmissione di messaggi finanziari Mir è «aperto a collegare le banche» dei Paesi Brics, con una geografia «attivamente in espansione». Tuttavia l’idea di questa valuta – strumento che si contraddistinguerebbe per la sua stabilità e bassa volatilità – si scontra con la realtà dei fatti: trai paesi Brics la valuta meno volatile è lo yuan, che solo di recente è entrato nel paniere delle valute di riserva del Fondo Monetario Internazionale (FMI), mentre altre valute del gruppo, in particolare il rublo russo, non possono essere considerate tali. D’altro canto, l’asse fra Mosca e Pechino dimostra anche in quest’ occasione di essere più saldo che mai – nonostante la Cina utilizzi sempre toni piuttosto pacati, nel commentare la guerra in corso in Ucraina. Proprio il leader cinese Xi Jin ping ha criticato «l’allargamento di alleanze militari» durante il discorso in formato virtuale alla cerimonia di apertura del Forum.

Rating 3.00 out of 5

Matteo Salvini contro Di Maio: “Chi lo segue lo fa solo per la poltrona”

giovedì, Giugno 23rd, 2022

L’addio di Luigi Di Maio al M5s, seguito da una cospica pattuglia di ormai ex grillini che di Giuseppe Conte non ne vogliono sapere, per ovvie ragioni agita la maggioranza di governo. Lo stesso Mario Draghi, a caldo, ha espresso qualche preoccupazione, per quanto il presunto avvocato del popolo abbia poi affermato che “il sostegno al governo non è in discussione”. 

Staremo a vedere. Nel frattempo, è piovuta anche una spallata da Giorgia Meloni, che di fatto ha bollato questo esecutivo inadatto a fare qualsiasi cosa, da questo momento in poi. E ora ecco anche le parole di Matteo Salvini. Parole non rivolte contro il governo Draghi ma contro una delle componenti di maggioranza, la nuova componente: Insieme per il Futuro, il gruppo appena fondato proprio da Di Maio.

Interpellato su Rtl 102.5 alla trasmissione Non stop news, il leader della Lega ha affermato: “Voi pensate che la maggioranza dei parlamentari italiani si voglia mandare a casa da sola? Io penso che si inventeranno 18 partiti e partitini pur di sopravvivere. Penso che la maggior parte dei parlamentari che ha seguito Di Maio lo abbia fatto perché nel M5s c’è la regola del secondo mandato e quindi non sarebbero mai stati ricandidati. Io vedo in giro tanta gente che pensa solo a essere rieletta”.

Rating 3.00 out of 5

Democrazia e politica: esiti imprevisti della guerra

giovedì, Giugno 23rd, 2022

di Angelo Panebianco

Non sappiamo come e quando finirà la guerra. I suoi esiti incideranno non solo, come è ovvio, sugli equilibri internazionali ma anche — il che è meno ovvio — sugli equilibri interni delle democrazie europee. L’Italia è, insieme alla Francia (che però dispone di più solide istituzioni), la più esposta. Per la presenza, numerosa e rumorosa, dei nemici di quello che essi considerano l’impero del Male (gli Stati Uniti). Se una democrazia non è una grande potenza, se non può plasmare il contesto internazionale, allora è quel contesto a condizionare i suoi equilibri interni.

Ad esempio, dopo la Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti forgiarono , alla luce dei propri valori e interessi, in competizione con l’Unione Sovietica, l’ordine internazionale. Le democrazie europee vi si adattarono ottenendo stabilità, sicurezza e benessere. È possibile che la guerra in Ucraina duri a lungo. Ma un giorno le armi, almeno per un po’, taceranno. E si farà un primo bilancio. Ci sono tre possibilità. La prima è che l’Ucraina, anche senza recuperare tutti i territori che la Russia ha conquistato, risulti vincitrice. Per essere ancora uno Stato sovrano che ha resistito con successo al piano di Putin di cancellarla dalla carta geografica. Per avere avuto la capacità di sconfiggere il progetto neo-imperiale russo. La seconda possibilità è che l’Ucraina, pur esistendo ancora, almeno nominalmente, sia ridotta al lumicino,magari senza più accesso al mare, destinata solo a sopravvivere grazie ad aiuti occidentali. La Russia sarebbe riconosciuta vincitrice. Moldavia, Polonia e baltici avrebbero ragione di tremare.

La terza possibilità è uno stallo, una condizione senza chiari vincitori . Ne deriverebbe una tregua destinata, prima o poi, ad essere infranta. La nomenklatura russa non potrebbe tollerare per troppo tempo di non essere, inequivocabilmente, la vincitrice. Perché mai il gigante dovrebbe sopportare l’idea di non essere riuscito a ridurre in poltiglia coloro che considera insignificanti insetti?

Consideriamo le prime due possibilità e i riflessi sull’Italia. Una vittoria ucraina rafforzerebbe le posizioni politiche degli atlantisti. Una vittoria russa le indebolirebbe gravemente. Non tutti coloro che sperano in una sconfitta ucraina sono necessariamente putiniani. Ma tutti sono anti-americani. Pensano che una vittoria ucraina sarebbe una vittoria della Nato e degli Stati Uniti. Sognano un’Europa che, cacciati gli americani, si accordi con la Russia. È un gruppo variegato composto da pacifisti più o meno immaginari, putiniani, settori del mondo cattolico e altri ancora. L’avversione alla Nato è il fattore unificante.

Se vincerà l’Ucraina, gli atlantisti, Partito democratico, Fratelli d’Italia e forse anche — se emergerà — una formazione di centro, si rafforzeranno. Se vincerà la Russia saranno gli anti-atlantisti a rafforzarsi. Anche dentro il Pd e FdI. Forse gli stessi leader di quei partiti verranno contestati per la loro scelta atlantica dai rispettivi oppositori interni. Nel medio-lungo termine, l’assetto europeo che scaturirebbe da una vittoria dell’uno o dell’altro dei belligeranti inciderebbe sugli equilibri politici italiani.

Nelle divisioni sulla guerra si scorgono in controluce aspirazioni differenti sul futuro della democrazia. È vero che entrambi i fronti, atlantista e anti-atlantista, sono divisi al loro interno. Ma, paradossalmente, il fronte anti-atlantista è il più internamente coerente. Fra coloro che qui da noi puntano su un indebolimento del ruolo degli Stati Uniti in Europa — al pari di Mélenchon e di Le Pen in Francia — sono diffuse le preferenze per una società chiusa, fortemente controllata dallo Stato,scarseggiano gli amici della società aperta (all’iniziativa dei singoli) in quanto tale più compatibile con i caratteri fino ad oggi dominanti nella comunità euro-atlantica. Una società chiusa, anche se formalmente ancora democratica, non avrebbe difficoltà ad intendersi con la Russia di Putin.

Nel fronte atlantico c’è più eterogeneità. Vedremo se la combinazione di scelta atlantica e di successo elettorale nel Nord Italia spingerà FdI ad abbandonare la predilezione del passato per certi ideali statalistico-corporativi poco compatibili con le esigenze di una società libera e aperta. E vedremo se il neo-atlantismo del Pd contribuirà a ridurre lo spazio, dentro e nei dintorni del partito (vedi la Cgil), di posizioni anch’esse poco compatibili con quelle esigenze. Ma ciò precisato, non sembra implausibile che la politica italiana sia spinta in una direzione o nell’altra a seconda dell’esito della guerra.

Rating 3.00 out of 5

Intervista a Boris Johnson: «No a una cattiva pace per l’Ucraina: l’Occidente non ceda alla fatica della guerra. Putin deve fallire»

giovedì, Giugno 23rd, 2022

di Luigi Ippolito

Il premier britannico: «Gli ucraini non accetteranno un conflitto congelato nel quale lo zar è in grado di continuare a minacciare ulteriore violenza e aggressione. Bisogna tornare ai confini di prima del 24 febbraio». «All’Europa offriremo sempre sostegno sulla sicurezza». La crisi economica e i costi della Brexit? «Funzioniamo meglio in autonomia, torneremo in testa alla classifica della crescita in due o tre anni. E sarò io a guidare il partito alla vittoria alle prossime elezioni»

desc img
Boris Johnson a Downing Street (foto 10 Downing Street)

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA — «Piacere, Boris!»: si presenta così Johnson, un po’ scarmigliato come sempre, all’appuntamento a Downing Street per l’intervista col Corriere (realizzata assieme al quotidiano spagnolo El Mundo, al francese Le Monde e alla tedesca Suddeutsche Zeitung). Il primo ministro prende posto sotto il grande ritratto di Margaret Thatcher, in quello che fu l’ufficio privato della Lady di Ferro, per un giro d’orizzonte alla vigilia dei vertici del G7 in Germania e della Nato a Madrid. Il focus è ovviamente la guerra in Ucraina e il messaggio di Johnson agli alleati è chiaro: non è questo il momento di fermarsi.

Signor primo ministro, stanno emergendo differenze fra gli alleati occidentali riguardo il conflitto in corso: teme che ci siano Paesi europei che stanno spingendo per una troppo rapida soluzione negoziale?
C’è il rischio di una stanchezza sull’Ucraina, c ’è il rischio che la gente non riesca a vedere che questa è una battaglia vitale per i nostri valori, per il mondo. I costi dell’energia, la spinta dell’inflazione, i prezzi del cibo stanno avendo un impatto sulla fermezza delle persone: ma questo non sta avendo un impatto sulla fermezza del Regno Unito. Crediamo che dobbiamo aiutare gli ucraini a ottenere una capacità di resistenza strategica: devono continuare ad andare avanti. Ma non possiamo essere più ucraini degli ucraini, è la loro crisi, loro devono decidere cosa vogliono fare. Ma è assolutamente chiaro, se vai lì e parli con gli ucraini, con Zelensky, che loro non cederanno territori in cambio della pace, non faranno un cattivo accordo. Non vogliono essere forzati a un negoziato, non acconsentiranno a un conflitto congelato nel quale Putin è in grado di continuare a minacciare ulteriore violenza e aggressione. Il territorio ucraino deve essere restaurato, almeno nei confini prima del 24 febbraio, la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina devono essere protette. E dunque sì, c’è una stanchezza, ma è qualcosa che dobbiamo affrontare, dobbiamo continuare a perorare la causa col nostro elettorato e le nostre popolazioni. Ma trovo che l’unità dell’Occidente sia ben più evidente delle divisioni. Il futuro del mondo dipende dal mantenere una forte, robusta posizione sull’Ucraina: ciò che dobbiamo fare è lavorare assieme come europei per evitare quello che credo sarebbe un disastro, ossia una cattiva pace in Ucraina, costringere gli ucraini ad accettare termini che dovrebbero essere un anatema per gli europei.

Lei continua a dire che Putin deve fallire: ma qual è il punto finale di questa guerra?
Quando diciamo che Putin deve fallire non stiamo facendo riferimento a eventi a Mosca o alla politica russa: non è questo il mio obiettivo, dobbiamo essere chiari. Cosa intendo è che dobbiamo tornare almeno allo status quo precedente il 24 febbraio: questo è ciò che intendo per fallimento. Significa che le sue forze siano espulse dalle aree dell’Ucraina che hanno invaso finora.

La domanda è: come succede?
In questo momento, il conflitto può andare nell’uno o nell’altro senso. Penso che sia il caso, nei prossimi mesi, di aiutare gli ucraini a cambiare la dinamica della situazione: e questo è ciò che proporrò ai vertici del G7 e della Nato. Questo non è il momento per mantenere lo status quo, questo è il momento per provare a rovesciare le cose. Fintantoché gli ucraini sono capaci di montare una controffensiva, dovrebbero essere sostenuti, con l’equipaggiamento che ci stanno chiedendo.

Il Papa ha detto che la Russia è stata provocata dalla Nato: lei è d’accordo o il Papa è fallibile?
(Qui Johnson scoppia in una grande risata). Lasciando da parte le vedute di Sua Santità, che metterò rispettosamente in un angolo, penso che sia stato sempre ragionevole per la Nato avere una politica della porta aperta. La Nato è una alleanza pacifica, serve a proteggere, non è un’alleanza aggressiva. Posti come la Polonia o i Baltici hanno lunghe memorie di attacchi da entrambe le direzioni e penso che avessero diritto a cercare solidarietà.

Il presidente francese Macron ha proposto una architettura europea nella quale la Gran Bretagna potrebbe rientrare in un cerchio esterno. Sarebbe d’accordo, magari all’interno di una struttura di difesa e sicurezza?
Il ruolo del Regno Unito è di essere a sostegno dell’Europa e continueremo sempre a farlo, lo abbiamo fatto per più di un secolo: offriremo sempre sostegno per quanto riguarda la sicurezza. Vediamo il nostro ruolo come garanti e sostenitori dell’Europa: possiamo non essere più nell’architettura della cattedrale, nel Duomo, ma siamo un contrafforte volante, un bellissimo stravagante pezzo di architettura, che sostiene dall’esterno. Cosa vogliamo fare è essere a supporto della sicurezza e prosperità europea, lo vediamo come parte integrante della nostra sicurezza e prosperità.

Rating 3.00 out of 5

Guerra Russia-Ucraina, Zelensky: “Più armi per liberare la nostra terra”. Razzi su Lysychansk: “Molte vittime ma resistiamo”

giovedì, Giugno 23rd, 2022

AGGIORNAMENTI A CURA DI MARCO ACCOSSATO

Il 120° giorno di guerra della Russia contro l’Ucraina si apre con l’annuncio del presidente Usa, Joe Biden, su nuove sanzioni. Gli stati Uniti e i leader del G7 annunceranno nuove misure per accrescere la pressione sulla Russia nel prossimo summit in Germania. 

Da domenica scorsa – dice l’intelligence britannica  – le forze russe sono avanzate per oltre 5 chilometri verso la città di Lysychansk, nel Donbass. «Alcune unità ucraine si sono ritirate, probabilmente per evitare di essere accerchiate, ma le forze russe stanno mettendo sotto pressione la sacca di Lysychansk-Severodonetsk».

L’approfondimento – Guerra in Ucraina, ora gli italiani hanno paura: 2 su 3 temono rincari e un calo dello standard di vita
Il documento – La deportazione dei bambini, in trecentomila strappati ai genitori. Così la Russia rischia il processo per genocidio
Il retroscena – 
Come donareFondazione Specchio dei Tempi

Gli aggiornamenti ora per ora

08.43 – Kosovo: “L’adesione Ue di Ucraina e Moldova rafforza anche noi”
Non vedo nessun danno nei confronti dei Balcani se la Moldova e l’Ucraina vanno avanti (nel percorso europeo), anzi l’opposto. Credo che aprendo le porte all’Ucraina e alla Moldova l’Ue manda un forte messaggio che ha un’importanza geostrategica e questo è esattamente quello di cui i Balcani hanno bisogno. Anche noi meritiamo di andare avanti come parte dell’Ue”. Così la presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, al suo arrivo al vertice Ue-Balcani occidentali a Bruxelles.

08.30 – Il leader ceceno Ramzan Kadyrov: “Preso il villaggio di Katerynivka nel Lugansk”
Il villaggio di Katerynivka nell’autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk (Lpr) «è stato preso, ed è sotto il nostro controllo». Lo ha annunciato su Telegram il leader ceceno Ramzan Kadyrov, citato da Interfax. «Le unità delle forze speciali di Akhmat, insieme alle forze alleate hanno liberato un’altra località della Repubblica popolare di Lugansk, il villaggio di Katerynivka», ha precisato Kadyrov. 

08.25 – Salvini: “Le armi a oltranza non sono la soluzione”
«Ieri Mario Draghi in Parlamento ha parlato di pace. Io spero che, non come dice Boris Johnson, non ci sia una guerra ad oltranza perché sarebbe un disastro». Lo dice a Rtl 102.5 il leader della Lega, Matteo Salvini. «Aiutare l’Ucraina – aggiunge – è stato l’obiettivo di tutto il mondo, ma dopo 4 mesi dall’inizio del conflitto il mondo ora chiede diplomazia, dialogo. Noi stiamo aiutando economicamente, accogliendo i profughi. Però le armi ad oltranza non sono la soluzione».

08.15 –  Il governatore di Lugansk: razzi sulla città e molte vittime
«Pesanti incendi nella città di Lysychansk causati dagli invasori russi» che hanno lanciato «più di cento razzi». Lo afferma il governatore dell’oblast ucraino estremorientale di Lugansk, Serhiy Gaidai, precisando che «interi quartieri sono sotto il fuoco dei russi» che utilizzano «artiglieria e mortai». Gaidai parla di «numerose vittime tra i civili», ma «nonostante gli incendi, la città continua ad essere in prima linea nella resistenza ucraina agli occupanti. Lysychansk si sta difendendo!».

07.40 – I russi conquistano due villaggialle porte di Severodonetsk
Le forze russe hanno conquistato due villaggi alle porte di Severodonetsk, città strategica situata nella regione di Luhansk, nel Donbass, da giorni obiettivo dichiarato dell’offensiva di Mosca. Lo ha reso noto lo Stato maggiore ucraino in un comunicato, sostenendo che «il nemico ha conquistato gli insediamenti di Loskutivka e Rai-Oleksandrivka e conduce operazioni d’assalto per prendere il controllo dell’insediamento di Syrotyne».

07.30 – Zelensky: Mosca vuole rendere il Donbass come Mariupol
«Nel Donbass ci sono massicci attacchi aerei e di artiglieria. L’obiettivo degli occupanti (russi) rimane lo stesso: vogliono distruggere l’intero Donbass passo dopo passo. Lysychansk, Slovyansk, Kramatorsk: mirano a trasformare qualsiasi città in Mariupol, un cumulo di macerie». Lo afferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella notte, esortando l’Occidente ad accelerare la fornitura di armi. 

07.20 – Intelligence di Londra: “Da domenica i russi avanzano verso Lysychansk
Da domenica scorsa le forze russe sono avanzate per oltre 5 chilometri verso la città di Lysychansk, nel Donbass. Lo sottolinea l’intelligence britannica in un nuovo aggiornamento della situazione sul campo di battaglia. «Alcune unità ucraine si sono ritirate, probabilmente per evitare di essere accerchiate», ha precisato l’intelligence britannica, sottolineando come i progressi militari russi in questo settore siano «probabilmente il risultato del recente rafforzamento delle unità e della forte concentrazione di fuoco». «Le forze russe stanno mettendo sotto pressione la sacca di Lysychansk-Severodonetsk», ha aggiunto l’intelligence, sostenendo tuttavia come non si possa ancora affermare che abbiano preso il controllo dell’intera parte occidentale dell’oblast di Donetsk.

06.50 – Zelensky chiede più armi pesanti e potenti
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha affermato che i massicci attacchi aerei e di artiglieria di Mosca mirano a distruggere l’intera regione del Donbas e ha esortato gli alleati dell’Ucraina ad accelerare la spedizione di armi pesanti per eguagliare la Russia sul campo di battaglia. La lotta per le città gemelle di Sievierodonetsk e Lysychansk nella regione ucraina di Luhansk sta «entrando in una sorta di terribile climax», ha affermato Oleksiy Arestovych, consigliere del presidente Zelensky. «Dobbiamo liberare la nostra terra e ottenere la vittoria, ma più rapidamente, molto più rapidamente», ha detto Zelenskiy in un discorso video diffuso nel giorno del Consiglio europeo – in cui gli Stati membri vareranno un documento di sostegno all’Ucraina – ribadendo le richieste di armi più potenti e più veloci. «Ci sono stati massicci attacchi aerei e di artiglieria nel Donbas – ha affermato ancora – l’obiettivo delle forze occupanti è sempre lo stesso, vogliono distruggere l’intero Donbas passo dopo passo». Questo è il motivo, ha proseguito, «per cui sottolineiamo ancora e ancora l’accelerazione delle consegne di armi in Ucraina. Ciò che serve rapidamente è la parità sul campo di battaglia per fermare questa armata diabolica e spingerla oltre i confini del Paese».

Rating 3.00 out of 5

Il razionamento del gas di Mosca e la morsa dell’inflazione in Europa: la scossa ai governi

giovedì, Giugno 23rd, 2022

di Federico Fubini

Magari occorreva che l’inflazione da energia entrasse brutalmente nella vita politica occidentale, perché l’Unione europea almeno provasse a giocare d’anticipo su Vladimir Putin. Joe Biden negli Stati Uniti affronta elezioni di mid-term dominate dal costo del carburante, in Francia Emmanuel Macron subisce una sconfitta elettorale da partiti radicali che cavalcano il carovita e persino la Banca centrale europea è per questo nella sua fase più difficile dal 2012. Le conseguenze economiche della guerra ormai incidono sugli equilibri di potere dei Paesi che non combattono, ma applicano sanzioni. Contro di essi — specie contro gli europei — Putin ha avviato il suo ultimo ciclo di razionamento del gas già da inizio di maggio (come mostra il grafico). Lo ha fatto non appena i primi quattro mesi dell’anno gli hanno garantito sui conti pubblici entrate in più pari a 44 miliardi di euro, rispetto a un anno prima. E come Putin stesso aveva già sperimentato fra dicembre e febbraio, i tagli alle forniture fanno salire i prezzi generando inflazione in Europa.

Rating 3.00 out of 5

Kaliningrad, la nuova Danzica pretesto per la guerra totale

giovedì, Giugno 23rd, 2022

Domenico Quirico

Kaliningrad, eccola pronta la Danzica di Putin. Se l’autocrate di Mosca scatenerà la Terza guerra mondiale il pretesto lo troverà qui, non nel Donbass o in Crimea. In questo frammento di seconda guerra mondiale, in quella che era la Koenigsberg di Kant e degli splendori dell’impero guglielmino. Nel genocidio toponomastico russo è stata intitolata a un eroe della rivoluzione d’Ottobre e zelante servitore dei tempi staliniani, diventando per i lunghi anni della guerra fredda una città proibita perché afflitta da basi navali e stabilimenti della industria militare, poi tagliata fuori da chilometri di Lituania e di Polonia. Il nome bolscevico è rimasto, perché questa città è per sempre Unione Sovietica. Ora una malaccorta, sciagurata decisione del governo di Vilnius (ma è possibile che sia soltanto sua, che abbia osato da sola?) ha bloccato il collegamento e l’ha isolata da Mosca offrendo un pretesto perfetto a Putin. Come la città baltica tagliata fuori dalle scempiaggini della pace di Versailles la offrì all’ennesimo, e quella volta fatale bluff di Hitler. Con le parole con cui Marx e Engels iniziarono «Il manifesto dei comunisti» si può mormorare «uno spettro si aggira per l’Europa». Dal corridoio di Danzica al corridoio di Kaliningrad: così nascono le guerre.

Sono stato a Kaliningrad nel 1998, un terribile, denso oceano da cui nessuno poteva tirarti fuori. La tomba di Kant era sempre lì, appoggiata alla cattedrale trecentesca ancora sventrata dalle bombe della Seconda guerra mondiale e dal furioso assedio dell’Armata rossa. Accanto c’era l’ex palazzo dei Soviet, un mostro cadente e arrugginito a cui i genieri russi fecero spazio con tonnellate di esplosivo necessarie per sventrare il palazzo reale. Era costato otto miliardi e settecento milioni di rubli degli Anni Sessanta, ma non è mai stato completato. Anche se le brochures dell’Inturist lo esaltavano come «un miracolo del cubismo sovietico».

Simboli e segni di una storia infausta: perché Kaliningrad è fisicamente una delle eredità maligne della seconda guerra mondiale e del disastro dell’Ottantanove sovietico. Era in quella tarda età eltsiniana che si preparava a scivolare in quella di Putin, al volgere del millennio, un monumento al disfacimento economico, politico, sociale, la prova di quanto male in termini di avidità e scempiaggine avevano lasciato i dieci anni di economia in caduta libera. Tutto si rarefaceva, appassiva, cadeva a brandelli.

Nulla era russo qui. Nessuna memoria, eredità, mitologia. decine di migliaia di tedeschi che abitavano in città fuggirono quando le truppe sovietiche cancellarono quella che si chiamava la Prussia orientale. Fuggirono su navi stipate all’inverosimile, in un esodo infernale, braccati dalle cannonate. Stalin realizzò uno dei suoi capolavori nelle manipolazioni da autocrate, vi trapiantò 300 mila russi, contadini prelevati con tartara disinvoltura nelle zone più devastate dalla guerra. Che occuparono case, terreni, negozi, fattorie.

Rating 3.00 out of 5

I dilemmi del campo largo, Letta: “Ora il magnete siamo noi”

giovedì, Giugno 23rd, 2022

Annalisa Cuzzocrea

La successione degli eventi lascia increduli. Martedì mattina il consiglio nazionale del Movimento 5 stelle si era riunito con almeno due vicepresidenti di Giuseppe Conte pronti a strappare, a dire «basta così non si può andare avanti, stare al governo ci danneggia». Stesso posto, via di Campo Marzio a Roma, 24 ore dopo: le dichiarazioni sono opposte. Il leader M5S si prepara ad andare in tv – lo ha fatto poi a Otto e mezzo – per dire che il suo sostegno al governo è pieno e soprattutto, è l’accusa che gli ha fatto più male, che il suo atlantismo non può essere messo in discussione. E così tutti i dubbi sulla risoluzione parlamentare che consente al governo di inviare armi all’Ucraina senza alcuna nuova autorizzazione delle Camere, sulla linea tenuta da Draghi nei consessi europei, sono scomparsi come per incanto nell’arco di una notte.

A compiere il miracolo sono stati, fuori da ogni previsione, lo strappo di Luigi Di Maio e la sanguinosa scissione preparata e portata avanti dal ministro degli Esteri. Perché il quadro dipinto dai fuoriusciti, quello di un partito politico che coltiva ambiguità sulla collocazione internazionale dell’Italia e che – per dirla senza troppi infingimenti – fa più gli interessi russi che quelli dell’Ucraina, è molto pericoloso per quel che resta del Movimento. Significherebbe consegnarlo alla posizione ribellista di Alessandro Di Battista (ancora fuori) e Virginia Raggi (ancora dentro). Di certo, lo allontanerebbe dal Pd e dalla coalizione che – per quanto con mille difficoltà – garantisce all’ex premier un orizzonte istituzionale.

E così ieri è andata in scena una sorta di indietro tutta, prima con le dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, poi con quelle della viceministra dello Sviluppo Alessandra Todde: «La permanenza nel governo non è in discussione». L’unico a esprimere dubbi è Stefano Buffagni, ma una nota del Movimento smentisce immediatamente le parole che il deputato M5S aveva consegnato ai cronisti e quelle filtrate dalla riunione. Che è stata, a detta di tutti i partecipanti, parecchio festosa: «Io non prego nessuno per restare – ha detto Conte – chi è andato via non crede nel progetto che abbiamo avviato ed è meglio non ci sia più». Anzi, aggiunge: «Se qualcuno vuole seguirli lo faccia subito». L’idea è quella di navigare più leggeri, senza la zavorra di chi remava contro.

Ma navigare verso dove? Il punto è questo e c’è una cosa che il leader M5S e i suoi – a partire dal presidente della Camera Roberto Fico che ieri lo ha volutamente raggiunto per un caffè – non vogliono farsi scippare: l’alleanza con il Pd. Così è partita in queste ore l’operazione: «Scegli me», sia da parte dell’ex premier che da quella del ministro degli Esteri. Il campo, più che largo, in questo momento è sbrindellato. Ma una cosa è certa: tutti cercano il Pd. Lo fa Di Maio, che guarda tanto al movimento del sindaco di Milano Beppe Sala che a figure di amministratori come Stefano Bonaccini in Emilia Romagna o Dario Nardella a Firenze. E lo fa Conte, che martedì ha sentito il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e che, nell’ultima riunione con i suoi, ha stabilito che non è lo strappo che bisogna cercare. Ma un modo di stare dentro l’alleanza e dentro il governo rafforzando la propria identità. «La verità è che il magnete è il Pd», diceva ieri Enrico Letta. Quel che pensano, al Nazareno, è che se l’operazione di Di Maio dovesse funzionare potrebbe venirne perfino del bene. Perché divisi i due mondi a 5 stelle – quello moderato e quello con venature populiste – potrebbero raccogliere più voti di quanti ne avrebbero raccolti senza scindersi. Considerato che stavano perdendo in media un punto al mese.

Un’emorragia a cui qualcuno pensava di porre rimedio uscendo dal governo e lasciando ai dimaiani tutti i compromessi necessari per restarci dentro, prima che intervenisse un nuovo senso di realtà. Se la legge elettorale non cambia in senso proporzionale, le alleanze sono vitali e l’unica possibile in questo momento è con il Pd. Stesso ragionamento tra i seguaci di Di Maio: avranno pure già incassato il sostegno di Toti e Brugnaro, ma non è a quello che puntano. C’è una vasta area di centro in cui pascolare. Con l’obiettivo dichiarato di sostenere il più possibile Mario Draghi, magari anche dopo la fine di questa legislatura.

Rating 3.00 out of 5

Previsioni meteo choc: caldo record per 15 giorni. Verso un inizio luglio infernale

mercoledì, Giugno 22nd, 2022

Roma – Temperature eccezionali: picchi di 43 gradi in Puglia, 41/42 a Caltanissetta ed Oristano, 40 a Cosenza, 38 a Firenze, 37/38 a Bologna, Ferrara e Terni: è quanto gli esperti di previsioni meteo annunciano per i prossimi giorni con la terza ondata di caldo dell’anno, che potrebbero portare a nuovi record per il mese di giugno. Il meteorologo de ilMeteo.it, Lorenzo Tedici, precisa come la durata dell’anticiclone ‘Caronte’ sarà da primato, dato che attraverserà il Mediterraneo con la sua vampata calda verso l’Italia per almeno 10 giorni. Alcuni record, sottolinea peraltro il meteorologo, “saranno probabilmente imbattibili, come ad esempio i 47 gradi del 25 Giugno 2007 a Foggia, quando incendi disastrosi spinsero vampate eccezionali verso le pianure pugliesi. Anche i 40 gradi dei Mondiali di Calcio ‘Italia 90’ a Firenze saranno probabilmente irraggiungibili, mentre i 39 gradi di Ferrara del 27 Giugno 2019 potrebbero essere ritoccati come tanti altri valori lungo tutta la nostra penisola”. 

Una veduta del fiume Po in secca (Ansa)
Una veduta del fiume Po in secca (Ansa)

Le città da bollino rosso

E quindi bollino rosso, che indica un livello massimo di allerta per le ondate di calore, è previsto per mercoledì 22 giugno a Bologna e Bolzano, mentre le città con afa a livelli critici saliranno a 5 nella giornata di giovedì 24 giugno, ovvero Ancona, Bologna, Bolzano, Firenze e Perugia. A indicarlo è il ministero della Salute sul portale dei bollettini sulle ondate di calore in Italia, che monitora 27 città italiane. Il bollino arancione è previsto domani in 9 città: Ancona, Campobasso, Firenze, Latina, Palermo, Perugia, Pescara, Rieti e Roma. Infine, per la giornata di giovedì, saliranno a 10: Brescia, Campobasso, Catania, Latina, Milano, Palermo, Pescara, Rieti, Roma e Verona. Le ondate di calore si verificano quando si registrano temperature molto elevate per più giorni consecutivi, spesso associate a tassi elevati di umidità, forte irraggiamento solare e assenza di ventilazione. Queste condizioni climatiche possono rappresentare un rischio per la salute della popolazione e soprattutto dei soggetti vulnerabili, ovvero anziani, malati cronici, bambini, donne in gravidanza. 

Previsioni meteo: ondata di caldo nei prossimi giorni
Previsioni meteo: ondata di caldo nei prossimi giorni

Allerta per i temporali

Ma sono in arrivo anche temporali, che potrebbero essere intensi, causare danni, e risultare comunque inutili sul fronte della siccità. Un flusso di aria umida, relativamente più fresca in quota, di provenienza sud-occidentale sta portando una corrente instabile che investirà progressivamente le zone pianeggianti del Nord. Allerta della Protezione civile in Lombardia. A Milano dalla tarda mattinata di domani e fino alla sera sono previsti temporali; per questo il Centro funzionale monitoraggio rischi ha diramato un’allerta meteo gialla, di rischio ordinario.

Anche in Veneto il Centro Funzionale Decentrato della Protezione Civile regionale ha emesso un avviso di criticità che aggiorna alla mezzanotte di domani la dichiarazione dello stato di attenzione per criticità idrogeologica nel bacino idrografico dell’Alto Piave bellunese e del Piave Pedemontano, nelle province di Treviso e Belluno. Stato di attenzione anche per la rete secondaria dei bacini Basso Piave-Sile- Bacino scolante in laguna e Livenza-Lemene-Tagliamento.

Rating 3.00 out of 5

Terremoto in Afghanistan, almeno 280 morti. Sos umanitario

mercoledì, Giugno 22nd, 2022

22 giugno 2022 –  Continua a salire il bilancio del terremoto di magnitudo 5.9 che ha colpito ieri sera il sudest dell’ Afghanistan: ci sarebbero almeno 280 morti e oltre 600 feriti. Lo riporta l’agenzia afghana Bakhtar. Ma secondo le autorità locali, il numero delle vittime è destinato a salire ancora. La scossa, secondo l’Istituto geofisico statunitense (Usgs), è stata registrata a 44 km a sudovest di Khost, vicino al confine con il Pakistan. L’ipocentro è stato localizzato ad una profondità di 10km. 

SoS del regime talebano: “Chiediamo alle agenzie umanitarie di fornire soccorsi immediati alle vittime del terremoto per prevenire una catastrofe umanitaria”, ha twittato il portavoce del governo, Bilal Karim. 

Il terremoto è stato avvertito anche nella capitale Kabul, così come nella capitale del Pakistan, Islamabad. E’ avvenuto a circa 500 km di distanza dall’epicentro del devastante sisma che ha colpito il Pakistan il 10 ottobre 2008: allora i morti furono 166. 

I movimento sismici in Afghanistan orientale e Pakistan occidentale e settentrionale sono ” il risultato dello spostamento della placca indiana verso nord a una velocità di circa 40 mm / anno (1,6 pollici / anno) – spiega l’Usgs – e della collisione con la placca dell’Eurasia. Lungo il confine settentrionale del subcontinente indiano, la placca indiana si sta subducendo al di sotto della placca eurasiatica, causando un sollevamento che produce le vette più alte del mondo, comprese le catene montuose dell’Himalaya, del Karakoram, del Pamir e dell’Hindu Kush”. 

Notizia in aggiornamento 

QN.NET

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.