Archive for Settembre, 2022

Draghi a Meloni: “Scelga alleati europei in linea con l’Italia. I pupazzi prezzolati dei nemici non batteranno la nostra democrazia”

sabato, Settembre 17th, 2022

Ilario Lombardo

ROMA. Questa volta non lascia alcun margine di ambiguità. Quando gli chiedono se è disponibile a un altro mandato, il «no» in risposta è secco, pulito. Sembra quasi che non aspetti altro, Mario Draghi, quando lo pronuncia per mettere una volta per tutte in chiaro che è meglio non tirarlo dalla giacchetta, come stanno facendo soprattutto Matteo Renzi e Carlo Calenda.

In politica non esistono i «mai» ma alla luce di quel «no», Draghi dopo Draghi è un progetto, di tanti, che il diretto interessato fa a pezzi. L’ex banchiere non sembra abbia voglia di tornare a Palazzo Chigi. Di parlare, però, ne ha molta. E nell’ultima conferenza stampa prima del voto non si sfila dal dibattito a tratti isterico della campagna elettorale. Né si sottrae quando si toccano i punti più delicati del confronto tra i partiti. Anzi, sembra quasi consegnare agli italiani il profilo di un partito ideale, che sia in grado di continuare l’opera del suo governo, il governo di «un Paese forte, leale all’Alleanza atlantica e all’Europa, che ha saputo fare una manovra di sostegno all’economia senza fare debito, che ha saputo far crescere il Pil».

Toni e parole sono diversi da quelli del suo discorso a Rimini di meno di un mese fa, davanti alla platea di Comunione e liberazione, quando nel tentativo di infondere ottimismo disse che l’Italia ce l’avrebbe fatta a superare le difficoltà, «di qualunque colore sarà il prossimo governo». Allora l’impressione generale fu quella di un passaggio di consegne a Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia che il 25 settembre potrebbe conquistare il palazzo di governo. Da allora però qualcosa è successo. Fatti che non possono essere ignorati. Il cablo dell’intelligence americana sulla corruzione russa di partiti e leader in giro per il mondo e poi il report del Parlamento europeo che espelle l’Ungheria dalla categoria dei Paesi democratici. Gli unici due partiti italiani ad aver votato contro la relazione sono Fratelli d’Italia e Lega, il primo e il secondo azionista della coalizione di centrodestra. Draghi ha sentito Meloni difendere Orbàn e vuol mettere in chiaro cosa pensi di una leader che si candida a prendere il suo posto. «Noi abbiamo una diversa idea di Europa, difendiamo lo Stato di diritto. I nostri alleati sono la Germania e la Francia che difendono lo stato di diritto. C’è da domandarsi come uno si sceglie i partner? Certamente sulla base di una comunanza ideologica ma anche sulla base della tutela degli interessi degli italiani. Bisogna chiedersi chi mi aiuta a proteggere gli italiani meglio? Chi conta di più tra questi partner? Datevi voi le risposte». Draghi mette in guardia Meloni dalla sua stessa tesi, scardinando il cuore della narrazione di Fdi sull’Unione, che non va divisa in un’Europa di serie A e una di serie B, mentre Enrico Letta sostiene che l’Italia dovrebbe prendere le distanze dal sovranismo autocrate di Budapest e stare con i suoi alleati naturali. Che anche secondo Draghi restano Francia e Germania. Gli alleati non sono tutti uguali, per valori, per rapporti di forza, per interesse.

Come su Orbàn, anche su Vladimir Putin dovrebbero essere spazzate via tutte le ambiguità, secondo il premier. E qui si apre l’altro capitolo delle considerazioni di Mario Draghi a nove giorni dal voto. Martedì sera il dipartimento di Stato americano ha rivelato l’esistenza di una lista di forze politiche di una ventina di Paesi destinatari dei finanziamenti occulti di Mosca. Il premier conferma che il segretario di Stato Usa Anthony Blinken gli ha assicurato al telefono che non ci sono partiti italiani, ma «si è anche riservato di verificare se ci fosse evidenza in altri documenti e si è impegnato di comunicarlo tramite canali istituzionali». Questa è solo la premessa. Perché, secondo Draghi, non serve aspettare le prove di questa montagna di soldi partiti dal Cremlino, per dimostrare che «negli ultimi venti anni il governo russo ha effettuato una sistematica opera di corruzione nel settore degli affari, della stampa, della politica, in molti Paesi europei e negli Stati Uniti».

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Scusate il disturbo

sabato, Settembre 17th, 2022

Massimo Gramellini

Il destino di chi marcisce in carcere, si sa, interessa solo ai soliti pochi. Quindi solo ai soliti pochi interesserà sapere che Roberto Vitale, un detenuto di ventinove anni condannato per rapina, è morto ieri in un ospedale di Palermo senza avere mai ripreso conoscenza, dopo che nei giorni scorsi aveva tentato di togliersi la vita appendendosi con un lenzuolo alle sbarre della sua cella. Roberto Vitale aveva un padre ex poliziotto che, nelle ore in cui il figlio entrava in coma, ha scritto una lettera dilaniata e dilaniante all’associazione Antigone. Racconta di come Roberto fosse distrutto per la mancanza di sostegno medico e per il caldo torrido, a cui non avevano potuto ovviare le scarse bottigliette d’acqua che era riuscito a procurarsi con il denaro passatogli dalla famiglia, pagandole a peso d’oro. E di come fossero stati gli altri detenuti, anziché le guardie, a soccorrerlo al momento del tentato suicidio. Un padre disperato non si giudica, si ascolta e basta, ma chissà se adesso qualcun altro, oltre ai soliti pochi, comincerà a trovare sconvolgente che dall’inizio dell’anno, nelle carceri italiane, di persone come il figlio del signor Vitale ne siano già morte più di sessanta. Che, in barba all’articolo 27 della Costituzione, le pene non tendano alla rieducazione, ma alla rimozione del reo. E che la pena di morte non sia ammessa, ci mancherebbe, ma troppi vengano posti nelle condizioni di autoinfliggersela.

CORRIERE.IT

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Ucraina Russia, news sulla guerra di oggi | Biden avverte Putin sull’uso di armi nucleari: «Non farlo, risposta sarà consequenziale»

sabato, Settembre 17th, 2022

di Francesco Battistini e Viviana Mazza

Le notizie di sabato 17 settembre, in diretta. L’Onu consente un videomessaggio di Zelensky nonostante le obiezioni di Mosca; il 99% dei corpi riesumati dal sito di Izyum presenta segni di morte violenta: lo sostiene l’Ucraina

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Soccorritori si preparano a esumare i corpi seppelliti nelle fosse comuni di Izyum (Epa)

• La guerra in Ucraina è arrivata al 206esimo giorno.
• Il segretario di stato americano Antony Blinken accusa la Russia di «azioni orribili».
• Sono oltre 400 i corpi ritrovati nelle fosse comuni a Izyum, molti con una corda al collo e le mani legate. Il presidente Zelensky: «La Russia lascia solo morte e sofferenza dietro di sé. La punizione sarà giustamente terribile».
• Il procuratore generale della autoproclamata repubblica di Lugansk, Sergei Gorenko, è rimasto ucciso dall’esplosione di una bomba nel suo ufficio.

Ore 4:23 – Kiev, in 3 giorni 13 missili da crociera su Kryvyh Rih

Le forze russe hanno lanciato negli ultimi tre giorni 13 missili contro Kryvyh Rih, la città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: lo ha reso noto su Telegram il capo dell’amministrazione militare della città, Oleksandr Vilkul, secondo quanto riporta Ukrinform. «Tredici missili da crociera in tre giorni. Iskander, Kh, e i più costosi missili russi, i Kinzhal, di cui hanno dispongono solo di alcune decine. Sembra una follia, ma questa è la nostra realtà», ha scritto Vilkul.

Ore 02:43 – Kiev, 25 camion con forniture verso centrale Zaporizhzhia

La società statale ucraina che gestisce tutte le centrali nucleari del Paese, Energoatom, ha inviato ieri 25 camion con pezzi di ricambio, carburante e altri materiali a Energodar, la città satellite della centrale nucleare di Zaporizhzhia: le forniture sono destinate all’impianto, ha reso noto Energoatom, secondo quanto riporta Ukrainska Pravda. «Un convoglio di 25 camion di Energoatom ha superato i posti di blocco nemici e ha raggiunto Energodar oggi, 16 settembre 2022 — si legge in un comunicato —. Energoatom ha consegnato i pezzi di ricambio urgentemente necessari per riparare le linee elettriche e i reattori danneggiati della centrale nucleare di Zaporizhzhia, che continua a essere terrorizzata dagli occupanti russi».

Ore 02:07 – A Izyum corpi con corde al collo. Onu indagherà su fossa comune

L’Onu ha annunciato che vuole inviare una squadra di esperti per indagare sulle fosse comuni ritrovate a Izyum, città dell’Ucraina appena riconquistata alle forze filo-russe. «Abbiamo visto le notizie di possibili fosse comuni con circa 400 corpi a Izyum. I nostri colleghi della Missione di monitoraggio dei diritti umani in Ucraina intendono condurre una visita sul posto per determinare le circostanze della morte di queste persone», ha detto la portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Elizabeth Throssell. Diversi corpi trovati nel sito della fossa comune di Izyum avevano corde intorno al collo e le mani legate, secondo quanto riportato sul sito della Reuters.

Una circostanza che fa pensare che potrebbero non essere rimasti uccisi in bombardamenti e attacchi aerei.

L’alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell, si è detto «profondamente scioccato dalle fosse comuni scoperte dalle autorità ucraine con oltre 440 corpi a Izyum, recentemente liberata dall’esercito russo. La leadership russa e tutte le persone coinvolte saranno ritenute responsabili. L’Ue sostiene ogni sforzo a tal fine».

Secondo un politico locale, «gran parte di Izyum, città nella regione di Kharkivr riconquistata dalle forze ucraine nei giorni scorsi, giace in rovina, fino all’80% delle infrastrutture della città è stato distrutto, i corpi vengono ancora ritrovati tra le macerie». Lo riferisce la Bbc. Il capo dell’ufficio presidenziale ucraino Andriy Yermak ha twittato una foto della fossa comune con centinaia di corpi trovata a Izyum (finora 440) affermando che «la Russia è uno Stato assassino». In alcune tombe sarebbero sepolti soldati ucraini. Yermak ha annunciato ulteriori informazioni sul ritrovamento per oggi.

Kiev ha fatto sapere di aver scoperto dieci camere di tortura nella regione di Kharkiv, nell’Ucraina nord orientale, riconquistata alle forze russe. Lo ha detto il capo della polizia nazionale Igor Klymenko. «A oggi, posso parlare di almeno dieci camere di tortura scoperte in diverse località della regione di Kharkiv», di cui due nella cittadina di Balaklia, ha riferito Klymenko citato dall’agenzia Interfax-Ucraina.

Ore 01:48 – Biden avverte Putin su uso armi nucleari: non farlo

Biden mette in guardia il presidente russo Vladmir Putin sulla guerra in Ucraina e sull’uso di armi nucleari o chimiche. «Non farlo, non farlo. Se lo facessi il volto della guerra cambierebbe», afferma Biden in un’intervista a «60 Minutes» di cui sono stati diffusi degli estratti. Il presidente americano non entra nei dettagli di quale potrebbe essere la risposta americana: «Sarebbe consequenziale». Se il Cremlino decidesse di usare armi chimiche o nucleari diventerebbe «ancora di più paria nel mondo».

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L’alluvione vista dall’alto: le campagne attorno a Senigallia sono un mare di fango

sabato, Settembre 17th, 2022

La bomba d’acqua nella serata di giovedì 15 settembre

CorriereTv

Immagini che fanno paura quelle che i cittadini hanno registrato nelle Marche nella serata di giovedì 15 settembre. In poche ore sono caduti tra i 300 e i 400 mm tra Cantiano, provincia di Pesaro e Urbino, e Senigallia nell’anconetano, un quantitativo che su quelle zone è mediamente atteso in 6 mesi.

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Presidenzialismo, riforme e i poteri (nascosti) di veto

venerdì, Settembre 16th, 2022

di Angelo Panebianco

Parlamentarismo, presidenzialismo: solo etichette su scatoloni vuoti. Ci sono buoni e cattivi parlamentarismi, buoni e cattivi presidenzialismi. È sbagliato scegliere, per partito preso, fra i suddetti scatoloni senza conoscere i dettagli. Ciò premesso, non nascondiamoci le grandi difficoltà che incontrano sempre in Italia i tentativi di intervenire sui rami alti della Costituzione (governo, rapporti fra governo,Parlamento e presidenza della Repubblica).

Difficoltà che hanno fin qui sempre fatto fallire i vari progetti riformatori. Si pensi a quante Bicamerali, dagli anni Ottanta ad oggi, ci sono passate sotto il naso concludendosi sempre con un nulla di fatto. Invece di discutere su scatoloni ed etichette, è meglio dirsi la verità. Perché sono fallite tutte le Bicamerali? Perché nei referendum costituzionali (2006, 2016) gli elettori hanno rispedito al mittente le proposte di riforma comunque congegnate? La ragione è questa: c’è una parte ampia del Paese (fino ad oggi è risultata maggioritaria) che non vuole in nessun modo un rafforzamento dell’esecutivo e, più precisamente, dei poteri del capo del governo. Presidenzialismo, cancellierato, sindaco d’Italia e qualunque altra formula si voglia immaginare, sono slogan dietro ai quali si intravvede la stessa aspirazione: mettere fine al vizio d’origine della Repubblica, fare dell’Italia una democrazia governante, accrescere i poteri di chi sta al vertice dell’esecutivo, dare più stabilità al governo.

È l’impossibilità di creare un consenso sufficientemente esteso per superare questo scoglio, per mettere fine al vizio d’origine, la causa di tutti i fallimenti delle continuamente tentate riforme costituzionali in Italia.

Il vizio d’origine nasce dal fatto che i costituenti , per ragioni note e che è inutile ripetere, vollero un esecutivo debole, con un primo ministro che, rispetto ai suoi ministri, fosse solo un primus inter pares , in balia di due Camere con eguali poteri. Nonostante l’assetto assembleare disegnato dalla Costituzione e le conseguenti, endemiche, instabilità governativa e breve durata dei governi, la democrazia potè reggere a lungo per la concomitante presenza di due fenomeni: un partito egemone (la Democrazia cristiana), sempre al governo. E la Guerra fredda che, avendo incastonato l’Italia nel blocco occidentale, la proteggeva dalle turbolenze internazionali. In seguito, nell’età del maggioritario, si è visto quante disfunzioni generasse la compresenza di democrazia assembleare e di competizione bipolare.

Che cosa si è sempre obiettato a chi voleva il rafforzamento del governo ? Che stava spingendo il Paese verso una deriva autoritaria. Ricordate le vignette con Bettino Craxi con gli stivaloni alla Mussolini? Chiunque voglia dare più poteri all’esecutivo si espone a campagne che lo dipingono come un golpista. Ed è fatica sprecata spiegare che le maggiori democrazie europee dispongono di esecutivi forti: il governo del premier in Gran Bretagna, il cancellierato in Germania e Spagna, il semi-presidenzialismo in Francia. Ciò che va bene, poniamo, in Gran Bretagna, qui da noi diventa fascismo o la sua anticamera. C’è chi ha criticato la proposta presidenzialista di Meloni praticamente con le stesse parole che aveva usato per criticare la proposta di riforma di Renzi nel 2016. Si può scommettere che domani userebbe ancora le stesse parole contro qualunque proposta di rafforzamento del governo, di superamento della democrazia assembleare.

Dietro al tradizionale fuoco di sbarramento ideologico contro le aspirazioni a irrobustire la figura del capo del governo dando contemporaneamente più stabilità al medesimo, si intravvede l’azione di diverse forze che riterrebbero pericoloso per i loro interessi e le loro rendite di posizione un accrescimento dei poteri e della durata degli Esecutivi. A costoro non interessa un equilibrato sistema di pesi e contrappesi. Interessa che ci siano, come ci sono, solo contrappesi senza pesi, i poteri di veto che si mangiano il potere di decisione.

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Con la crisi del petrolio a rischio la “fedeltà” Ue. Così Washington ha avvertito destre e sinistre

venerdì, Settembre 16th, 2022

Gian Micalessin

Cara Europa, «non c’è alcun soccorso in arrivo». Il messaggio dei produttori di gas e petrolio «shale» statunitensi riportato in prima pagina dal Financial Times di ieri è la chiave di lettura per comprendere il monito sui finanziamenti russi indirizzato dal Segretario di Stato Antony Blinken all’Italia e ad altri alleati europei.

Il messaggio anticipa lo scenario energetico del prossimo febbraio. In quel mese, secondo Bloomberg, l’embargo Ue sul greggio russo, al via il prossimo 5 dicembre, arriverà a pieno regime determinando carenze del 20 per cento nei fabbisogni energetici del Vecchio Continente. A questo s’aggiungerà il taglio di «50 miliardi di metri cubi di gas» annunciato ieri dal vice-primo ministro russo Alexander Novak. Lo scenario non sarà facile neppure per la Russia, assediata dalle sanzioni e non ancora in grado di dirottare sui mercati cinesi il gas sottratto all’Europa. «Power Of Siberia II», la conduttura progettata su misura per il Dragone, sarà operativa, infatti, solo nel 2030.

A breve termine Washington non ha, però, alcuna possibilità di compensare i fabbisogni energetici europei. Le compagnie statunitensi produttrici di energia «shale» escludono, infatti, qualsiasi fornitura supplementare al Vecchio Continente. «Non è che gli Usa possano pompare assai di più. non ci sono soccorsi in arrivo né sul fronte del gas, né del petrolio», spiega al Financial Times Wil Van Loh, responsabile della Quantum Energy Partners, una delle più grandi aziende del mercato «shale» Usa. Ma l’impossibilità di stare al fianco degli alleati mentre su Russia ed Ucraina si pretende un ancoraggio assai rigido a delle posizioni atlantiste senza più mezze misure è anche fonte di preoccupazione.

In questa chiave va letto l’anomalo altolà lanciato alle forze politiche italiane ed europee sospettate di muoversi su una linea atlantista incerta o traballante. L’avvertimento del Dipartimento di Stato prende lo spunto, per l’Italia, da alcune analisi d’intelligence politica che liquidano come ambigue le posizioni di chi alimenta dubbi sull’efficacia delle sanzioni o invoca un negoziato con Mosca. Si tratta di analisi senza riscontri oggettivi e senza elementi in grado di provare eventuali pagamenti in rubli a saldo di quelle ambiguità. Proprio per l’assenza di riscontri oggettivi quei documenti non sono stati passati alla nostra intelligence. Sono stati però considerati sufficienti per confezionare l’ avvertimento preventivo lanciato da Blinken. Una sorta di «consiglio» per il dopo-voto con cui l’amministrazione Biden fa capire ai partiti pronti a governare l’Italia di non avere preclusioni sulla loro linea politica, ma di non esser disposta a tollerare ambiguità sul fronte della contrapposizione a Mosca.

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La privacy degli studenti a scuola, tra rischi e tutele

venerdì, Settembre 16th, 2022

Ruben Razzante

Quello appena iniziato verrà ricordato come il primo anno scolastico post-pandemia, senza più mascherine né restrizioni di alcun tipo. È un vero ritorno alla normalità, dopo due anni contrassegnati da un regime eccezionale di divieti e vincoli nello svolgimento delle attività didattiche, spesso sospese in presenza e proseguite da remoto grazie al progresso tecnologico. Gli alunni, le famiglie, i docenti e il personale scolastico si stanno quindi riabituando alla situazione pre-Covid, con la piena riattivazione di tante iniziative accantonate nei periodi più bui della diffusione del virus. Questa ripartenza porta con sé problematiche legate al rispetto della privacy, che va protetta rispettando le leggi vigenti e alcune linee guida pratiche che il Garante per la protezione dei dati personali ha dettato proprio in occasione della riapertura delle scuole dopo le vacanze estive e che sono state recepite da molte circolari redatte da dirigenti scolastici.

Tutelare la riservatezza degli studenti

La sfera privata degli studenti dev’essere considerata intangibile ed è dovere degli insegnanti e di tutto il personale scolastico preservarla da indebite intrusioni da parte di terzi. Non sono ammesse, ad esempio, le condivisioni di fotografie, file audio e video, registrazioni e altri dati personali senza il consenso espresso degli interessati o dei loro genitori, se minorenni. Le riprese video e le fotografie scattate e raccolte dai genitori durante gite, feste, gare sportive non violano la privacy perché rimangono confinate nella cerchia ristretta di parenti e amici. Discorso diverso se le immagini finiscono su canali web e social. In quel caso occorre il consenso degli studenti o dei loro genitori, se minorenni.

Particolare attenzione ai dati sensibili

I dati riguardanti le condizioni di salute o quelli che rischiano di violare la dignità e di turbare l’equilibrio psichico dei minori godono di una protezione rafforzata. Sono certamente pubblici i voti degli scrutini e degli esami e l’istituto scolastico può inserirli nei cartelloni affissi alle bacheche. Tuttavia, eventuali dati sulle condizioni di salute degli studenti, ad esempio informazioni sulle prove differenziate sostenute da studenti con Disturbi specifici di apprendimento (Dsa) non vanno in alcun modo divulgati all’esterno ma esclusivamente indicati nell’attestazione da rilasciare al singolo studente. Stesso trattamento occorre riservare ai protagonisti di episodi di bullismo: sia le vittime che gli aggressori non devono essere resi identificabili nelle comunicazioni al pubblico ma tutelati nella loro riservatezza. Protezione massima anche per le informazioni sui ritardi nel pagamento della retta o del servizio mensa o su eventuali esenzioni accordate a studenti appartenenti a famiglie povere.

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La politica estera spacca la destra

venerdì, Settembre 16th, 2022

Marcello Sorgi

Alla vigilia, ormai, delle elezioni del 25 settembre, è destinato ad avere forti ripercussioni interne il voto dell’Europarlamento che ha preso posizione contro Orban e ha spaccato il centrodestra italiano, con Berlusconi nella larga maggioranza che ha stigmatizzato il leader ungherese, e Salvini e Meloni all’opposizione. Il problema è non tanto per il leader leghista, da sempre schierato con quello di Budapest senza ripensamenti, ma per l’aspirante presidente del Consiglio di Fratelli d’Italia, che ha scelto da tempo di vestire l’abito presidenziale, sposando la tradizionale collocazione internazionale atlantista ed europeista dell’Italia. Ma se sui rapporti con gli Usa Meloni ha più volte rassicurato gli osservatori internazionali, sull’Europa, in altre occasioni, ha lasciato intendere di non essere disposta più di tanto ad annacquare le posizioni sovraniste del suo partito. Inoltre, come presidente del gruppo dei Conservatori europei, la leader di FdI difficilmente avrebbe potuto accettare il severo giudizio su Orban naturato a Strasburgo. Anche se è la prima a sapere che questo non sarà senza conseguenze, nell’eventualità di dover assumere la guida del governo dopo il voto.

Dopo una campagna elettorale attraversata fin qui in carrozza, il centrodestra trova così serie difficoltà sulla politica estera. Berlusconi arriva a dire che non entrerebbe in un governo che mettesse in discussione i valori (europeismo, atlantismo) nei quali Forza Italia si riconosce dalle origini. Mentre Salvini, a parte Orban, può tirare un sospiro di sollievo dopo la telefonata tra Draghi e Blinken in cui il segretario di Stato americano ha ribadito che l’Italia non è nell’elenco dei 25 Paesi finanziati da Mosca. Quella stessa telefonata, che ha aperto la strada al viaggio in Usa del presidente del Consiglio, appuntamento conclusivo della sua esperienza a Palazzo Chigi in cui, a giudicare dalle parole del segretario di Stato, sarà ricevuto con tutti gli onori, con un pizzico di malizia si può anche leggere come la seconda puntata della vicenda dei finanziamenti russi che da tre giorni agita la fase finale della campagna elettorale.

Un messaggio rivolto, non solo a Salvini, al momento scagionato da qualsiasi sospetto, ma anche a Meloni, come possibile premier. Se quello di Draghi diventa il governo-modello per le relazioni con gli alleati occidentali, e in particolare con Washington, la leader di Fratelli d’Italia non potrà non tenerne conto. E non comprendere che non bastano generiche rassicurazioni sulla propria fedeltà atlantica per far sì che le relazioni si mantengano buone. Meloni insomma dovrà rispondere per sé e per il suo governo. Un esecutivo in cui, va ricordato, Salvini vorrebbe entrare di nuovo come ministro dell’Interno. Il campanello d’allarme è suonato proprio mentre dentro FdI è in corso una riflessione sul rischio che il ruolo di Salvini in un eventuale governo di centrodestra torni a essere più o meno quello che il leader leghista aveva avuto nell’esecutivo gialloverde: un continuo logoramento, svolto approfittando della piattaforma di visibilità concessa dal Viminale.

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Dl aiuti ter, cosa prevede il terzo pacchetto contro il caro energia: dal bonus sociale alla cassa integrazione scontata

venerdì, Settembre 16th, 2022

Luca Monticelli

ROMA. Il prezzo del gas continua ad essere molto volatile: ieri la borsa di Amsterdam ha chiuso a 214 euro al megawattora, dopo aver segnato un massimo di 244 euro. Il governo Draghi corre ai ripari e, a nove giorni dalle elezioni, porterà oggi in Consiglio dei ministri un terzo decreto aiuti del valore di 13,6 miliardi. Un pacchetto di risorse che si sommano ai 50 miliardi già messi in campo dall’esecutivo per affrontare la crisi energetica. L’obiettivo principale di questo provvedimento è realizzare uno scudo per le imprese con il potenziamento e l’estensione fino a fine anno del credito di imposta.

Il ministro Roberto Cingolani ha pronta una misura per la cessione a prezzi calmierati di uno stock di energia elettrica di 18 terawattora, grazie all’intervento del Gestore dei servizi energetici che attinge dagli impianti rinnovabili. Gli imprenditori, inoltre, avranno a disposizione una dilazione di tre mesi per pagare le bollette, ma è in bilico la cassa integrazione scontata. Nel decreto, anche misure per le famiglie a basso reddito, come il rafforzamento del bonus sociale.

Lanciano l’allarme gli amministratori dei condomini che temono rincari del riscaldamento del 300%. Secondo Consumerismo no profit, molti condomini rischiano l’interruzione della fornitura perché non riusciranno a ottenere sul mercato la quota di energia necessaria. Alcuni gestori, infatti, chiedono integrazioni delle garanzie fino a 30 mila euro contro eventuali morosi.

I governatori della Lega invocano «subito nuove e importanti risorse pubbliche per sostenere gli italiani». Un provvedimento immediato, è la loro proposta, «con l’attivazione del tetto al prezzo del gas, ora in mano a una speculazione su cui i Paesi europei non possono più tergiversare». Il presidente del Veneto Luca Zaia si dice preoccupato «perché la maggiore industria della mia regione, il turismo, vive di riscaldamento ed energia. È un inverno che ci viene prospettato come complicato, ed è importante intervenire subito. A questo Paese mancano l’autonomia energetica e quella alimentare. Quella energetica spero si possa risolvere nel giro di pochi mesi».

Intanto, la Conferenza Stato-città ha ripartito 400 milioni di euro del fondo istituito per far fronte ai maggiori costi delle utenze di luce e gas. Di questi, 350 milioni sono destinati ai comuni e 50 milioni alle città metropolitane e province. Sono risorse, spiega la vice ministra all’Economia Laura Castelli, che «consentono alle amministrazioni di operare con maggiore tranquillità, evitando di tagliare servizi essenziali per i cittadini».

  • LE IMPRESE – Rebus credito d’imposta costa oltre sei miliardi

Il credito d’imposta in scadenza il 30 settembre, per le aziende che hanno subito un aumento delle spese dell’energia superiore al 30%, è uno dei temi più complicati sul tavolo di Palazzo Chigi. L’idea è prorogarlo al 31 dicembre e alzarlo al 40% sia alle imprese gasivore (che attualmente usufruiscono di un bonus al 25%), sia a quelle energivore con consumi sopra i 16,5 chilowattora (oggi al 15%). La norma però costa più di sei miliardi e così l’aliquota potrebbe fermarsi al 30-35%.

Si ragiona anche sull’estensione del credito d’imposta ai piccoli esercizi con contratti che hanno una potenza inferiore, dai 4,5 kw o dai 6 kw in su. A beneficiarne sarebbero i negozi, i commercianti, gli studi professionali, i laboratori degli artigiani, e anche i supermercati e le micro-imprese. Tutte attività che erano rimaste escluse dalla prima edizione del bonus, pensato inizialmente per le aziende con grandi consumi di luce. Per le imprese si sta cercando di definire pure una rateizzazione delle fatture di tre mesi, una dilazione che rappresenterebbe una boccata d’ossigeno sul fronte della liquidità. 

  • I REDDITI BASSI – Il bonus sociale esteso agli Isee da 15mila euro

Uno dei piatti principali nel menù del decreto Aiuti Ter è il rafforzamento del bonus sociale per le utenze di luce e gas a favore delle famiglie a basso reddito: la platea interessata riguarda chi ha un reddito Isee fino a 12 mila euro (soglia già innalzata mesi fa rispetto agli 8.265), e ora si vorrebbe assicurare il sostegno anche ai nuclei che arrivano a 15 mila euro di Isee.

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I crediti del Superbonus restano bloccati. Le banche aspettano l’Agenzia delle Entrate

venerdì, Settembre 16th, 2022

Luca Monticelli

ROMA. L’emendamento sul Superbonus approvato dal Senato non sbloccherà d’incanto tutti i crediti incagliati. Come ha detto l’associazione bancaria, si tratta solo di «un primo passo importante», perché adesso toccherà all’Agenzia delle Entrate intervenire con una nuova circolare per definire meglio il concetto di «colpa grave», nei confronti di chi non ha controllato a dovere scongiurando le truffe. Una misura imprescindibile, spiegano gli esperti del settore, non solo per rassicurare le banche, ma anche e soprattutto i soggetti interessati ad acquistare i crediti proprio dagli istituti bancari. Il tema, quindi, sarà affrontato dal prossimo governo. Intanto, tra le modifiche votate al decreto Aiuti bis, che oggi approda in aula alla Camera, spunta una sorta di sanatoria per l’installazione nei giardini o sui balconi di vetrate panoramiche.

Veranda libera

All’articolo 33-quater del decreto aiuti bis i partiti hanno dato il via libera a una norma che modifica il testo unico dell’edilizia e consente «tra le attività di edilizia libera – ossia che sono eseguite senza alcun titolo abilitativo – anche l’installazione di vetrate panoramiche amovibili e totalmente trasparenti». L’emendamento, che ha suscitato i dubbi del governo, consente «la realizzazione e l’installazione di vetrate dirette ad assolvere funzioni temporanee di protezione dagli agenti atmosferici, miglioramento delle prestazioni acustiche ed energetiche, riduzione delle dispersioni termiche, di parziale impermeabilizzazione delle acque meteoriche, dei balconi aggettanti dal corpo dell’edificio o di logge rientranti all’interno dell’edificio», si legge nel testo. Gli interventi «possono essere eseguiti purché tali elementi non configurino spazi stabilmente chiusi, con conseguente variazione di volumi e di superfici, che possano generare nuova volumetria o comportare il mutamento della destinazione d’uso dell’immobile». Queste strutture, sottolinea l’emendamento, devono «favorire una naturale micro-areazione» ed avere un profilo estetico tale «da ridurre al minimo l’impatto visivo e l’ingombro apparente». Disposizioni che però, l’esperienza italiana insegna, diventano difficili da verificare «in regime di attività di edilizia libera».

L’incognita dello sconto

Le stime sul Superbonus indicano una quantità di crediti bloccati tra i 5 e i 20 miliardi. Il Movimento 5 Stelle aveva parlato di 40 mila aziende a rischio chiusura, perché impossibilitate ad incassare i rimborsi sui lavori di ristrutturazione fatti con lo sconto in fattura, ovvero senza far pagare il cliente, contando di recuperare i crediti sul mercato. Ma le banche hanno da tempo chiuso i rubinetti e ora vorrebbero cedere i loro crediti ad altri compratori (così da acquistarne di nuovi). Questi compratori, però, vanno rassicurati sulla normativa che riguarda la responsabilità stabilita dal Senato. Il concetto di «colpa grave», che circoscrive la responsabilità sui mancati controlli, viene ritenuto dagli operatori del settore poco concreto. Perciò gli istituti finanziari si aspettano una circolare dell’Agenzia delle entrate con una casistica della colpa grave e un chiarimento sulla «adeguata diligenza» che spetta alle banche. Insomma, il mercato della cessione dei crediti edilizi rischia di rimanere ancora fermo, con l’Agenzia delle entrate che a questo punto potrebbe agire su input del prossimo governo, viste le tempistiche elettorali.

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