Archive for Ottobre, 2022

Dalla moglie all'”inpiegato”: Fontana linciato in piazza

lunedì, Ottobre 17th, 2022

Michel Dessì

Niente da fare, neanche dopo tre giorni la sinistra è riuscita a digerire l’elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera dei deputati. Il leghista è letteralmente sotto attacco. Un assalto partito già prima della sua proclamazione dai banchi del Partito Democratico. Gli insulti arrivano da ogni direzione. Eppure, in molti, dimenticano o preferiscono ignorare il suo recente impegno politico. Per ben due volte Lorenzo Fontana ha ricoperto la carica di ministro. Prima alle Politiche per la Famiglia, Disabilità, Infanzia e Adolescenza e Politiche Antidroga poi, nel 2019, sempre nel governo Conte I, per tre mesi è stato anche ministro per gli Affari Europei. Ma non solo, fu anche vicepresidente della Camera che oggi presiede grazie ai 222 voti a favore. Ma questo non basta a fermare le valanghe di fango. Fango e bile che coinvolgono anche la famiglia del neo eletto presidente. Ad essere presa di mira e linciata è la moglie. Non da un semplice leone da tastiera, non da un hater qualunque ma da una giornalista. Sì, l’odio, a volte, fa perdere la testa. È successo ad Elisabetta Ambrosi, giornalista de Il Fatto Quotidiano che, sicuramente in preda ad un vero e proprio attacco d’odio, ha scritto sui suoi canali social: «Ammetto. Non dico più, ma come Fontana, disprezzo anche la moglie. Chi si accoppia a tali personaggi come minimo è connivente. Poi forse, magari, è povera, non può separarsi bla bla. Resta la disistima».

È proprio vero, la rabbia acceca. Fa perdere lucidità, cautela e buon senso. «Avviso. Tutti quelli che mi hanno insultato in merito al post su Fontana, o lo faranno, saranno denunciati alle autorità competenti» scrive la giornalista dopo essere stata presa d’assalto dai commenti. Dunque, nessun pentimento. Sulla vicenda è intervenuto anche Matteo Salvini che ha voluto Fontana alla guida della Camera: «Prendersela con la moglie (e mettere la foto della figlia) per attaccare il presidente della Camera è davvero una follia. A sinistra (giornalisti compresi) stanno veramente perdendo equilibrio, rispetto e buon senso».

Ma non è finita qui. Sempre sul web qualcuno è andato a ripescare dal sito della Camera una vecchia dichiarazione di Lorenzo Fontana in merito alle «cariche ricoperte e alle funzioni svolte» prima dell’elezione a deputato. Lì, in quel documento rimbalzato da una bacheca all’altra, si legge nero su bianco Inpiegato. Scritto con la «n» al posto della «m». Un errore di ortografia ripetuto per due volte. Uno sbaglio che non lo risparmia da altri attacchi. Un deputato a lui vicino ammette: «L’errore c’è, ma non è stato certo lui farlo. Sono documenti che molto spesso facciamo compilare ai nostri collaboratori. Sono pratiche burocratiche ed è uso comune farle sbrigare a loro. Lo ha fatto anche Lorenzo».

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L’analisi di Cacciari: “Vi spiego perché la Meloni ha vinto le elezioni”

lunedì, Ottobre 17th, 2022

Luca Sablone

La netta affermazione di Fratelli d’Italia in occasione delle elezioni politiche ha diverse motivazioni alla base. Da una parte figurano una serie di meriti da parte del partito guidato da Giorgia Meloni; dall’altra si trovano diversi errori politici commessi dagli avversari. L’analisi di Massimo Cacciari sul voto si è soffermata proprio su questo fattore, imputando agli avversari del centrodestra la spiegazione del trionfo della storica coalizione e in particolar modo di FdI.

L’analisi di Cacciari sul voto

Il filosofo, intervistato da Massimo Giletti a Non è l’arena su La7, è andato dritto al punto sostenendo che la Meloni “ha vinto per l’incapacità degli altri”. In tal senso ha fatto notare che la sinistra nelle sue varie forme (dal Partito democratico al Movimento 5 Stelle) non è stata in grado di raggrupparsi sotto un unico cappello per tentare di battere il centrodestra alle urne: “Non sono riusciti a trovare uno straccio di accordo”.

In effetti il Pd ha prima mollato il M5S e infine ha divorziato con Carlo Calenda. Da qui la critica di Cacciari: “Fallisce l’ipotesi con i 5 Stelle? Ma cerca uno straccetto di accordo con Calenda, fai qualcosa almeno per salvare qualche collegio…”. Invece il fronte rosso è andato in frantumi “e la Meloni ha vinto per questo”. Ovviamente tutto ciò non deve togliere meriti a Giorgia Meloni. Infatti Cacciari ha riconosciuto come la presidente di Fratelli d’Italia “si sia resa conto che un certo passato va abbandonato, va superato, va dimenticato”.

La profezia sul governo

Il prossimo governo sarà chiamato a farsi trovare pronto sulle tante sfide che attendono l’Italia. Gli ostacoli per il nuovo esecutivo non mancano: aumento dei prezzi, emergenza energetica, caro-bollette. E dal punto di vista politico ci sarà lo scoglio della Legge di bilancio. Ecco perché Cacciari ha posto l’attenzione sulle difficoltà in cui nasce il governo in relazione al peso politico di FdI: “La Meloni sa benissimo che se il governo non ce la fa, se va in tilt sulla Finanziaria e sull’energia, quei voti li perde domani”.

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Il doppio ricatto del Cavaliere

lunedì, Ottobre 17th, 2022

Alessandro De Angelis

Ancora non si è capito a che cosa si riferisse Giorgia Meloni col suo «non sono ricattabile» rivolto a Silvio Berlusconi. Se solo alla trappola di giornata brillantemente sventata, se a un altro ricatto indicibile (quale?) o se, conoscendo le abitudini della casa, ha rivendicato una più generale integrità che la rende libera e non esposta al metodo Boffo. Adesso però che la trattativa di governo è ripresa, solo la compagine del medesimo è destinata a sciogliere l’interrogativo: lo schiaffo formale si tradurrà in uno schiaffo sostanziale e fino a che punto? Inevitabile: con la posta alzata così, qualunque cosa sarà misurata secondo il metro del ricatto. Parola che, maliziosamente, si presta anche a una lettura nei termini di un avvertimento al contrario: io non sono ricattabile, e tu? E infatti si apprende che i vertici di Mediaset, a partire dai figli Berlusconi, oltre ad aver ricondotto il padre a consigli più miti hanno già avviato un loro canale di dialogo con la premier in pectore, preoccupati che il collasso politico del Cavaliere possa compromettere la roba.

Vecchia storia (ricordate Monti?): le aziende per definizione filogovernative, anche perché nessun governo ha mai intaccato l’assetto del duopolio televisivo. Che cosa comporterebbe la trasposizione di quella stessa frase “non sono ricattabile” applicata a questo dossier, sottraendolo allo scambio tra sostegno politico in cambio della tutela degli interessi di Mediaset? Il superamento della Gasparri? Figuriamoci. Una Rai più competitiva? Macché: è in arrivo una nuova lottizzazione. Il conflitto di interessi? Non lo ha fatto nemmeno la sinistra. La discussione, al momento, è se la delega sulle Comunicazioni sarà data a una figura indicata dal Cavaliere o se Giorgia Meloni avrà la forza di smarcarsi formalmente pur dando garanzie di tutela sostanziale dello status quo. Non è la stessa cosa però comunque ci si muove sempre nel ricatto implicito del conflitto di interessi. E lo stesso vale per la giustizia, dove Berlusconi, sotto processo per il Ruby ter e a rischio decadenza, in caso di condanna, chiede il ministero della Giustizia.

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133. I poster in camera

lunedì, Ottobre 17th, 2022

Alessandro D’Avenia

L’immaginazione è il motore del destino. A differenza degli animali per noi il destino non è iscritto nella necessità dell’istinto ma è una possibilità da scrivere creativamente. L’uomo è l’essere del possibile che infatti, sin da bambino, imita i modelli che gli vengono proposti. Come faccio a diventare ciò che sono se non so chi sono? Attraverso le immagini che mi offre il mondo. Per questo amiamo le storie, perché mostrano destini possibili, ipotesi narrative sulla vita (e la morte) che ci aspetta.

A Sparta l’immaginario dominante produceva soldati, ad Atene filosofi, poeti, politici e soldati. E noi che immaginario offriamo ai più affamati di possibilità, cioè bambini e adolescenti? Nel 2008 nella ricerca Eurispes su «che cosa vuoi fare da grande?», la maggioranza dei ragazzini rispondeva il calciatore, delle ragazzine la star dello spettacolo (la sovraesposizione mediatica di queste figure plasma l’immaginario). Anche io ricordo che, adolescente a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90, volevo diventare come Bono degli U2.

I poster che avevamo in camera erano le nostre ipotesi di destino e anche le fragilità che dovevamo affrontare. Con il tempo ho capito che quell’immagine era solo un miraggio, così l’ho sostituita, a poco a poco, con altre rispondenti alla mia vera chiamata. Nuove immagini hanno ispirato il mio destino: il professore di lettere del liceo, quello dell’Attimo fuggente, il giovane Tolkien che con i suoi amici e le storie voleva cambiare il mondo… L’educazione dell’immaginazione e la sua continua messa a punto diventa destino. In che modo? Le immagini diventano modelli che si strutturano in ideali che spingono all’emulazione.

Di anno in anno chiedo ai miei alunni, in un questionario, di riempire la casella: «vorrei essere come…». Se all’inizio delle superiori ci sono irraggiungibili star, a poco a poco compaiono nonni, scienziati, personaggi storici, «me stesso» o la casella rimane vuota (buon segno di ricerca). Se c’è una crescita, l’immaginario, da infantile desiderio dell’impossibile, esser tutto, matura in una più realistica conoscenza di sé (limiti, attitudini, passioni) che sceglie nuove immagini. Queste immagini-faro (la meta) si nutrono di più quotidiane immagini-segnale (la rotta) che incontriamo lungo il viaggio della vita. Di queste abbiamo bisogno per non perderci nelle mille sollecitazioni iconiche della vita quotidiana, ma richiedono attenzione come chiunque vada per mare.

Farò quattro esempi di immagini-segnale che ho incontrato negli ultimi giorni. 1. In una bellissima mostra milanese di 100 fotografie di Elliott Erwitt mi ha ipnotizzato una foto scattata a Pittsburgh nel 1950, in cui un bambino ride felice puntandosi alla tempia una pistola giocattolo. Perché proprio quella? In una sola immagine Erwitt mostra la contraddittoria storia dell’Occidente, così impegnato a risolvere i problemi che crea da non aver il tempo di occuparsi delle cose fondamentali. E infatti siamo tutt’ora invischiati nel nostro impossibile rapporto con l’atomica (Kubrick nel 1964 aveva intitolato la sua commedia: Il dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba). In quel bambino ho visto l’immagine di ciò che non voglio diventare: uno che crede di divertirsi, mentre in realtà è sottomesso e distrutto dalle cose che usa. Mi sono chiesto quali pistole giocattolo mi sto puntando alla tempia e ho trovato alcune risposte.

2. Qualche giorno fa, in un momento di preghiera a occhi chiusi in cui non riuscivo a dire nulla se non «mi manchi», mi si è presentata, per qualche istante, un’immagine: una farfalla sbatteva le ali rapidamente lanciando i suoi colori attorno. Il greco antico per dire farfalla usa la stessa parola dell’anima (psyché), come in Amore e Psiche stanti di Canova, all’Ermitage di San Pietroburgo, in cui la seconda offre una farfalla (se stessa) al primo. Quell’immagine mi confermava il percorso di trasformazione in direzione di una rinnovata libertà e creatività nell’amore.

3. Fra qualche giorno terrò un incontro sull’importanza della lettura. Dovevo scegliere un testo per condurre un esercizio di lettura dal vivo, e ho scelto una fiaba a me cara: L’amore delle tre melagrane, raccolta da Italo Calvino nelle Fiabe italiane, altresì nota come Bianca come il latte, rossa come il sangue. Ha nutrito il mio immaginario da quando ho 11 anni (ce la fece leggere il professore di italiano Aldo Viola che ricordo sempre con gratitudine) per poi diventare il centro del mio primo romanzo. Mentre riflettevo su ciò che avrei detto, qualche giorno fa una simpatica vicina di casa mi ha regalato delle melagrane (ne aveva ricevute un bel sacco da un parente). Me ne ha donate proprio tre, che ho messo in bella vista nella mia cucina. Era la conferma dell’immagine che porto dentro di me. La melagrana è simbolo di abbondanza per i suoi arilli, i succosi e dissetanti grani rossi, sorprendenti se si pensa che l’albero cresce in zone con pochissima acqua. Nella cultura ebraica rappresenta infatti il cuore, e gli arilli sono 613, quanti i precetti della Legge, immagine dell’alleanza tra Dio e l’uomo. In ambito cristiano, come nella splendida Madonna della melagrana di Botticelli agli Uffizi, il frutto indica la passione di Cristo che ama l’uomo fino a donare la vita. Per questo la melagrana è diventato segno di buon augurio tra Natale e Capodanno. Le tre melagrane mi ricordano che posso dare frutti succosi anche quando mi sembra di avere in e fuori di me un terreno arido, se coltivo il mio rapporto con l’Amore Creatore divento creatore anche io, nel mio piccolo.

4. Mi stavo godendo una passeggiata dai primi colori autunnali in un parco ricco di alberi provenienti da tutto il mondo, quando la mia amata mi ha fatto notare un grande albero con delle curiose radici che escono dal terreno in verticale come canne di un organo. Così ho fatto conoscenza del Cipresso calvo o delle paludi che, per procurarsi ossigeno nei terreni acquitrinosi, produce dei veri e propri «boccagli»: qualsiasi altro albero «annega». Anche questa immagine ha cominciato a lavorare dentro di me, confermando la rotta: quando sono sott’acqua c’è sempre una via per respirare. E così mi sono chiesto quali «radici verticali» devo produrre e proteggere nei momenti «paludosi».

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Cos’è “Opzione Uomo”: il sistema pensato da Meloni per andare in pensione a 58 anni

lunedì, Ottobre 17th, 2022

Via da lavoro a 58-59 anni con 35 di contributi. È questa l’idea di Giorgia Meloni per ripensare il sistema pensionistico italiano, superando la riforma Fornero senza però impattare pesantemente sui conti dello Stato. Questi i due obbiettivi che Meloni raggiungerebbe con questa manovra, ma allo stesso tempo dovrebbe vedersela con la Lega, che chiede di passare a Quota 41, oltre che con gli assegni dimezzati fino a un terzo per via del ricalcolo. 

Senza questa soluzione la Fornero potrebbe tornare in auge, visto che da gennaio non si potrà più parlare di Quota 102, la misura del governo Drgahi. La misura dell’ex ministra del governo Monti predeva di andare in pensione a 67 anni con almeno 20 di contributi, oppure a 42 anni e 10 mesi a prescindere dall’età, uno in meno per le donne. Opzione Uomo è stata mutuata da Opzione Donna, che scadrà il 31 ddicembre ma che il prossimo governo vorrebbe rendere strutturale insieme all’Ape sociale, la misura assistenziale-ponte per i lavoratori o disoccupati più in difficoltà. Già in campagna elettorale, Giorgia Meloni aveva detto che si sarebbe potuto pensare a un sistema simile anche per gli uomini. 

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Le lacrime di Paola Egonu: “Mi chiedono ancora perché sono italiana, è intollerabile”

lunedì, Ottobre 17th, 2022

Angelo Di Marino

INVIATO a APELDOOM. Finisce in lacrime il Mondiale di Paola Egonu. La migliore pallavolista del pianeta ha gli occhi lucidi prima di mettere al collo la medaglia di bronzo. «Mi chiedono perché sono italiana”: questo l’urlo sotto voce di una campionessa stanca. Perché si può essere stanchi anche a soli 23 anni, l’età di questa ragazza italiana che qualcuno ancora prende di mira. Il tutto racchiuso in un video di pochi secondi che fa il giro della rete con la velocità della luce. Per lei la solidarietà di tutto il mondo dello sport, a partire dalla Federvolley.

Volley, le lacrime di Paola Egonu: “È la mia ultima partita in Nazionale. Mi hanno chiesto perché sono italiana”

Ma gli occhi non mentono mai e quelli di Paola vorrebbero guardare un orizzonte migliore, senza razzismo, senza stupidità. «Non è stato facile scendere in campo, cantavo l’inno e piangevo per il dolore e per quanto sono ferita», lo sfogo rappresenta al meglio lo stato d’animo di chi in un momento come questo dovrebbe pensare solo a giocare e divertirsi. «Quando mi chiedono perché sono italiana, io mi chiedo perché rappresento persone del genere. Io ci metto l’anima e il cuore, non manco mai di rispetto, per questo fa ancora più male». Egonu è un bersaglio facile: donna giovane, di successo, elegante, mai banale, attenta ai diritti di tutti. Negli anni haters, razzisti, omofobi hanno seminato la sua strada di attacchi, insulti, schiaffi. Che fanno male, anche se sono virtuali. “È impensabile che nel 2022 possano accadere ancora cose del genere, uno che ti grida “perché sei italiana”. Non è possibile, è intollerabile». Deve far tanto male che quella maglia azzurra, portata fieramente sulle spalle in tante battaglie sportive, adesso le pesa. Troppo, tanto da pensare di toglierla, almeno per un po’. «Vorrei fermarmi, ci vuole una pausa. Spero che venga capito e non interpretato come una mancanza di rispetto. Mi serve una pausa per me stessa per poi tornare e dare il meglio in campo», dice a La Stampa nel bel mezzo di quello che sembra l’ultimo giorno di scuola. Il rompete le righe. Ci sarà tempo per riparlarne, anche perché il suo manager, Marco Raguzzoni, cerca di aggiustare il tiro: «Paola rispetta la maglia azzurra, per lei è un onore. Ma adesso è molto provata». Gli ultimi giorni sono stati i peggiori per lei, prima per gli errori commessi nel match con il Brasile e poi per il distacco dalle compagne di sempre. Quelle dell’Imoco e della Nazionale. Una per tutte Monica De Gennaro, il libero del team di Mazzanti, con la quale ha un rapporto speciale. Ieri anche De Gennaro piangeva.

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La pace non si fa con le armi

lunedì, Ottobre 17th, 2022

Massimo Giannini e Renzo Piano

È diritto e dovere di tutti chiedere ai grandi della terra di fermare il conflitto in Ucraina che non è solo la guerra di Putin ma un nuovo scontro di civiltà le autocrazie russe e cinesi si contrappongono alle democrazie euroatlantiche per distruggere l’Occidente.

In nome di Dio, fermate la guerra». La preghiera di Francesco squarcia questo buio dell’umanità, dove ci aggiriamo come i sonnambuli di Block, credendo incubo notturno una realtà quotidiana fatta di civili massacrati, di donne stuprate e di bambini torturati in Ucraina. Qualche giorno fa mi ha telefonato Renzo Piano – “il Geometra”, come lo chiamano gli amici, e non certo per dileggio – per non rimarcare troppo il fatto che in realtà lui è il più grande architetto-progettista italiano e uno dei più grandi del mondo. «Ho un peso immenso sul cuore – mi ha detto – e ne voglio parlare con te. Tu ed io eravamo amici di Gino Strada. Insieme a lui, ti ricordi, abbiamo fatto a Milano un bellissimo dibattito, tre anni fa, intitolato Di guerra e di pace. Mi piacerebbe riprendere il filo di quei ragionamenti». Sono partito subito per Genova, ospite di Renzo per un’intera mattinata, nella meravigliosa Punta Nave, un monumento alla grande bellezza dove ha sede la sua Fondazione, il suo studio, il suo buen ritiro. Dal nostro incontro è nato questo dialogo. Di guerra e di pace, appunto.

GIANNINI: «Caro Renzo, forse ha ragione il Papa, quando dice che la Terza guerra mondiale è già cominciata da mesi, frammentata in cento focolai “minori” ma figli di un unico incendio globale nel quale gli Imperi sono impegnati a ridefinire le rispettive sfere di influenza geostrategica, politica, economica. Ma certo la sporca guerra di Putin in Ucraina ci ha fatto compiere un salto ulteriore, portando il Pianeta sulla soglia dell’Armageddon nucleare, come si è lasciato sfuggire Joe Biden. A me, da quel maledetto 24 febbraio quando l’invasione russa è iniziata, colpisce una cosa: i Grandi della Terra parlano solo di guerra, nessuno parla più di pace. È questo il peso che ti porti nel cuore?».

PIANO: «Grande Papa Francesco. Io vivo una vita felice, come edificatore, come costruttore, vivo in mezzo ai giovani e facciamo progetti pubblici dappertutto in giro per il mondo. In questo momento stiamo lavorando per la John Hopkins University, per i grandi ospedali di Parigi. È una vita piena, una vita intensa. Ma mi devi credere: ogni giorno io la sento oscurata da questa terribile angoscia per quello che sta succedendo in Ucraina. E voglio raccontare questo mio tormento. Perché credo che in questo momento il mio stesso tormento lo vivano tante persone. E perché spero che se ti racconto in modo sincero di questo mio tormento, tanti altri facciano la stessa cosa, raccontando il loro».

GIANNINI: «E tu speri che la somma di questi tormenti, se resa pubblica, possa cambiare le cose? Ho paura che non basti».

PIANO: «Io non so se basta. Ma so che è la cosa più seria che posso fare. E so che tutte le persone con cui parlo, in qualche modo, mi spiegano che sentono dentro questo tormento. Nessuno lo esprime, perché forse siamo tutti annichiliti di fronte all’orrore che vediamo. Ma ora dico basta. Dobbiamo trovare la voglia e il coraggio di dire no a questa guerra. E mi auguro che anche gli altri lo dicano, che la massaia lo dica al marito, che il muratore lo dica al suo capocantiere, che tutti tirino fuori questo tormento. Ora mi dirai che questo è un discorso intimista. Ma ti chiedo: che altra forza abbiamo, noi cittadini normali, se non la parola? Il nostro unico potere è la voce. Bene, adesso tiriamola fuori, questa voce. Facciamola risuonare limpida, da persona a persona, nelle piazze, nelle strade, nei villaggi, nei paesi, nelle città di tutto il mondo».

GIANNINI: «Condivido la tua angoscia. Ma se mi guardo intorno, in verità, io almeno in Italia vedo un Paese frammentato. Da una parte c’è un’élite, politica, culturale e anche giornalistica, che si divide in un derby grottesco dove non c’è più spazio per ragionare e discutere, perché qualunque cosa dici viene risucchiata dal penoso tifo da stadio tra filo-ucraini e filo-russi. Dall’altra parte c’è un popolo che, comprensibilmente, è preoccupato soprattutto per il caro-bollette, per il costo del gas alle stelle che si porta dietro l’intera filiera dei prezzi delle materie prime e dei beni essenziali, dal pane al latte. La tua angoscia per la guerra, come la tua ansia di pace, sono così forti in te perché sei cittadino del mondo e perché costruisci le cose, e sai quanta passione, quanta fatica e quanto lavoro costino all’uomo».

PIANO: «Questo è sicuro, come ti ho detto io sono un architetto-costruttore, costruisco ponti dappertutto, non solo qui a Genova: l’ultimo l’abbiamo fatto a Los Angeles, unisce due edifici. Costruisco luoghi di pace, costruisco luoghi per la gente, università, biblioteche, scuole, ospedali, tribunali».

GIANNINI: «I luoghi del vivere civile. Tu costruisci luoghi di pace, laguerra li distrugge».

PIANO: «Esattamente. Vedi, per me costruire la pace è un po’ come costruire una città pietra per pietra, una città meravigliosa che non esiste, una città immaginaria, la città che descrive la Sacra Scrittura. Ci vuole tempo a edificare, e non è solo un atto fisico ma anche etico: non a caso da edificare viene l’aggettivo “edificante”, che vuol dire buono, bello, positivo, istruttivo. Perché poi quelli che costruisci diventano luoghi dove la gente condivide valori e impara l’arte dello stare assieme, del nutrirsi delle diversità. La guerra nega e distrugge tutto questo. L’altro giorno hanno bombardato il ponte di Kerch, in Crimea. Ci credi che mi è venuto un colpo al cuore? Subito dopo sì, ma lì per lì non mi sono neanche chiesto chi aveva colpito chi. Ho solo provato sofferenza. Una sensazione di lutto, che mi accompagna costantemente».

GIANNINI: «Mi torna in mente il Ponte di Mostar, ai tempi della guerra nella ex Jugoslavia».

PIANO: «Ci ho pensato anch’io, sai? Ma poi c’è un’altra cosa che ti voglio spiegare sul valore del costruire. Non c’è nulla di più solidale e, di fatto, anche pacifico di un cantiere. Io di cantieri di costruzione ne ho avuti di difficilissimi. Ricordo quello di Potsdamer Platz, a Berlino, quello lungo la Miljacka a Sarajevo, quello di Manhattan dove ho ricostruito il palazzo del New York Times subito dopo la caduta delle Torri Gemelle. Quando sei in un cantiere, sei in un luogo miracoloso dove la solidarietà e l’orgoglio del costruire qualcosa vincono su tutto. A Londra, nel cantiere della Torre Shard, avevo 1.500 operai di 70 nazionalità diverse. A Berlino avevamo 5.000 operai, solo 500 erano tedeschi, gli altri venivano da tutto il mondo, Turchia, Russia, ovunque. Un giorno venne a trovarmi Mario Varga Llosa, che abitava in Germania, proprio nella capitale, e mi disse: “Questa piazza, dove c’era il bunker di Hitler, è stata teatro della più grande ferocia della Storia moderna, e ora con questi 5.000 operai di tutte le nazionalità è diventata un luogo di tolleranza, di comprensione, di condivisione”».

GIANNINI: «La stessa cosa potremmo dirla della musica. Non a caso a Kherson i russi compiono il più insopportabile dei crimini: uccidono un direttore d’orchestra ucraino perché si rifiuta di suonare dopo l’annessione dei territori del Donbass».

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Decreto Rilancio 2020, la legge ha agevolato truffe per 6 miliardi di euro di cui 1,8 già spariti

lunedì, Ottobre 17th, 2022

di Marco Bonarrigo e Milena Gabanelli

Dieci miliardi di euro di fatture gonfiate, sei di crediti fiscali illegittimi di cui 1,8 già incassati e dileguati. I bonus Covid previsti dal Decreto Rilancio 2020, e in particolare quello sugli affitti non residenziali, bonus facciate e bonus sisma, hanno generato truffe vertiginose. Chi le ha ordite non ha nemmeno avuto bisogno di complicarsi troppo la vita con autorizzazioni e acquisti di materiali come per il Bonus 110%: qui un buon numero di abili truffatori, una rete intermediari e un plotone di prestanome hanno sfruttato una legge nata per essere aggirata con estrema facilità.

Truffatori e complici uniti

Solo così si può spiegare, ad esempio, come due micro società immobiliari hanno potuto fatturarsi a vicenda canoni di affitto e lavori di adeguamento sisma (non realizzati) per 2 miliardi prima che la magistratura le fermasse. A Rimini un’organizzazione ramificata in tutta Italia, è partita da contratti d’affitto esistenti, ma nessuno ha controllato gli importi, gonfiati di 1000 volte. Hanno maturato crediti per 400 milioni, 100 recuperati, 300 incassati e svaniti. Ad Umbertide (Pg) un’oscura concessionaria d’auto ha accumulato crediti d’imposta inesistenti per 103 milioni, di cui 23 comprati da Poste da soggetti che non avevano mai fatto la denuncia dei redditi, rapinatori o con precedenti per associazione a delinquere. Poste e Cassa Depositi e Prestiti hanno liquidato nel corso del 2021 centinaia di milioni senza fiatare, sostenendo di aver agito in buona fede e ora ne chiedono il rimborso allo Stato.

Art 121: la falla nel comma 1 lettera b e nel comma 4

Per capire il meccanismo bisogna partire dal Decreto Rilancio promosso a maggio 2020 dal governo Conte, che concede «un credito d’imposta del 60% dei canoni di locazione degli immobili commerciali o industriali, e fra l’80 e il 90% sui lavori di rifacimento facciate e adeguamento sisma» per aiutare le aziende in crisi, a fronte di spese sostenute per lavori realizzati. Il credito, detraibile dalle tasse, è per la prima volta girabile ad un numero infinito di soggetti, o incassabile subito vendendolo con sconto a istituti di credito. In particolare, l’articolo 28 sugli affitti è stato emendato 40 volte da maggioranza e opposizione per allargare i benefici a ogni tipologia possibile di affitto, dalle cabine balneari ai distributori automatici di bevande. Il guardasigilli ha vistato la legge (spesa stimata a carico dello stato di 1,5 miliardi, la sola truffa è costata sette volte tanto) e anche l’opposizione che non l’ha votata (il Governo aveva posto la questione di fiducia) ha applaudito.

La norma folle

Se decidi di fare questo però devi mettere dei presidi importanti, perché basta che due privati si mettano d’accordo su un credito inesistente e il danno è fatto. Durante l’iter la Ragioneria dello Stato avverte: troppe cessioni di credito d’imposta possono innescare un’economia parallela e fittizia. L’Agenzia delle Entrate il 12 maggio solleva la stessa obiezione, ma la direttiva politica è quella di far girare l’economia e i controlli si fanno dopo. La bozza circola fra i capigabinetto, il ministro Gualtieri dà l’assenso alla norma, passa alla Ragioneria che la avalla, quindi al preconsiglio dei ministri, e poi il Presidente del Consiglio per l’ok finale. Il Decreto Rilancio viene approvato il 9 luglio 2020. A settembre 2020 sul sito di Poste si legge: «Per poter accedere al servizio di cessione del credito di imposta di Poste Italiane gli interessati non dovranno presentare alcuna documentazione per istruire la pratica (..) chi ha maturato il credito riceverà la liquidità sul proprio conto».

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Ucraina Russia, news sulla guerra di oggi | Droni kamikaze su Kiev. Ucciso un foreign fighter italiano: combatteva con i russi

lunedì, Ottobre 17th, 2022

di Lorenzo Cremonesi, Andrea Nicastro, Marta Serafini, Redazione Online

Le notizie di lunedì 17 ottobre, in diretta. Il giovane (E.P. le sue iniziali) è morto durante un combattimento. L’Ue si prepara a sostenere l’Ucraina con altre armi per 500 milioni

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• La guerra in Ucraina è arrivata al 235esimo giorno
• Un foreign fighter italiano di 28 anni, che combatteva con i russi, è stato ucciso nella regione di Donetsk, in Ucraina
• Kiev è stata colpita da un nuovo massiccio attacco russo, condotto con droni kamikaze
• Kiev: i russi iniziano ad evacuare le istituzioni di Kherson. Trovato impiccato il responsabile della mobilitazione
• La direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino (Gur) ha annunciato l’intenzione di pagare una taglia di 100.000 dollari per la cattura di Igor Girkin, ex ministro della Difesa dell’autoproclamata Repubblica popolare del Donetsk
• Ministro Israele: giunto il momento del sostegno a Kiev

Ore 08:32 – Elia Putzolu, il foreign fighter italiano morto in Ucraina

(Fiorenza Sarzanini) Si chiamava Elia Putzolu il 27enne foreign fighter italiano morto nelle scorse ore nella regione di Donetsk, in Ucraina. A comunicarlo è la Farnesina.

Putzolu combatteva con le milizie russe dell’autoproclamata repubblica, che Putin ha formalmente annesso — con una misura condannata dalla comunità internazionale — nelle scorse settimane.

L’ambasciata italiana sta cercando di recuperare la sua salma.

(Qui l’articolo completo )

Ore 07:54 – Il punto sugli attacchi russi di questa notte, in Ucraina

(Marta Serafini)
DALLA NOSTRA INVIATA A ODESSA — Almeno nove droni kamikaze hanno colpito la capitale dell’Ucraina, Kiev, questa mattina. Le esplosioni si sono verificate in numerosi quartieri centrali della città. Il sindaco Vitalii Klitschko ha affermato che sono stati danneggiati edifici residenziali nell’area centrale di Shevchenkivskyi.

Klitschko, riferisce la BBC, ha detto che i soccorritori sono sul posto ed ha invitato i residenti a rimanere nei rifugi antiaerei. Negli attacchi di stamattina È stata colpita anche la sede della compagnia nazionale dell’energia ucraina Ukrenergo (Kiu).

«La capitale è stata attaccata da droni kamikaze. Abbiamo bisogno di più sistemi di difesa aerea e il prima possibile. Non abbiamo tempo per le azioni lente. Più armi per difendere il cielo e distruggere il nemico», ha scritto in un post su Telegram Andriy Yermak, il capo dell’ufficio del presidente ucraino.

Diverse esplosioni sono state avvertite nella notte nelle regioni di Odessa e Kharkiv e nella città di Mykolaiv dove si è sviluppato incendio in seguito ad un bombardamento su depositi di carburante. Lo riportano i media ucraini.

Inoltre, è stato lanciato un allarme per raid aerei nelle regioni di Poltava, Kharkov, Dnepropetrovsk e Kirovograd.

Ore 07:51 – Le infrastrutture colpite a Sumy, nell’Est del Paese

Mosca non si è limitata a bombardare la capitale ucraina, nella notte.

Il governatore della regione di Sumy Dmytro Zhyvytskyi ha riferito che le forze russe hanno distrutto alcune «infrastrutture critiche» nel distretto di Romenskyi.

Zhyvytskyi ha detto che ci sono vittime, ma non ha fornito ulteriori dettagli.

Ore 07:33 – L’attacco con i droni, a Kiev

Il centro di Kiev è stato colpito nella notte da un pesantissimo attacco, eseguito con droni kamikaze.

Le esplosioni sono state almeno una decina; alcune si sono verificate vicino alla stazione ferroviaria centrale.

Secondo l’Agenzia di stampa statale russa Tass, che cita media ucraini, pennacchi di fumo si stanno alzando sopra l’ufficio centrale della compagnia energetica nazionale ucraina Ukrenergo.

Nei giorni scorsi, il presidente russo Vladimir Putin aveva detto che «non erano in programma» altri bombardamenti a tappeto delle città ucraine — una frase risultata falsa, alla prova dei fatti delle scorse ore.

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Ecco come è nata la Luna: l’impatto tra la Terra e un pianeta grande quanto Marte

lunedì, Ottobre 17th, 2022

Lo studio della Nasa in collaborazione con i ricercatori della Durham University

Una collaborazione tra il Centro di ricerche Ames della Nasa e la Durham University potrebbe aver trovato la risposta su come sia nata la Luna. I due atenei hanno condotto una simulazione, con la risoluzione più alta mai realizzata, per spiegare come questo pianeta si sia formato 4.5 miliardi di anni fa. Le immagini mostrano uno scontro tra il pianeta Theia, delle dimensioni di Marte, e la Terra. Questo potrebbe spiegare come sia possibile che la Luna sia composta dal 60% di elementi simili alla Terra. «Abbiamo scoperto che impatti giganteschi possono dare immediatamente origine a un satellite con massa e contenuto di ferro equivalenti a quelli della Luna», spiegano i ricercatori del progetto. Il video mostra come siano bastate solo poche ore perché la Luna prendesse corpo. Le missioni future del programma Artemis potrebbero aiutare nell’analisi delle rocce lunari, per comprendere meglio le origini di questo pianeta.

Qui l’articolo che spiega tutto

CorriereTv

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