Jacopo Iacoboni
«Putin è disperato, e quando è disperato diventa ancora più
aggressivo e pericoloso». Capace di tutto. Chi parla così è Bill
Browder, finanziere britannico che fece fortuna in Russia nella
tumultuosa stagione degli anni novanta, prima di finire sulla lista nera
del regime. Browder da allora è diventato un attivista instancabile.
Uno dei più temuti da Putin. Ha visto assassinare il suo collaboratore
Sergey Magnitsky in una prigione putiniana, reo di aver scoperto
un’enorme truffa di apparati di stato di Putin. Magnitsky fu picchiato e
fatto morire in galera. Da allora Browder ha iniziato una battaglia per
imporre in più paesi possibili una legislazione che punisca con
sanzioni i funzionari rei di violazioni dei diritti umani nel mondo.
Parliamo con lui mentre esce la traduzione italiana del suo libro, in
cui racconta questa storia, un thriller agghiacciante, ma su una storia
tutta vera (Sfida allo Zar. Come ho smascherato Putin e colpito gli affari sporchi dei suoi oligarchi, in libreria l’11 ottobre da Chiarelettere).
Innanzitutto, Brodwer, perché l’Italia è così permeabile ai soldi di Putin, e chi lo è?
«Non
ho smoking gun riferite a politici italiani. Ho provato a portare un
Magnitsky act in Itala. Ho avuto contatti con i radicali. Ma a parte
loro c’era pochissimo interesse in Italia. La mia impressione è che,
prima della guerra, a convinzione prevalente del mondo del business in
Italia era: dobbiamo essere gentili e carini con la Russia. L’Italia
prende un sacco di gas russo… Credo sia il primo paese in Europa per
importazione di gas russo».
Il secondo, in ogni caso poco cambia.
«Ci sono
queste storie incredibili di Berlusconi con Putin, e di Salvini.
L’Italia è sempre stata una delle parti deboli dell’Ue, per quello che
riguarda l’atteggiamento verso la Russia».
Quello che Putin vuole: l’Italia anello debole d’Europa?
«Putin
ha degli impiegati full time, come Orban. Non penso che abbia lo stesso
tipo di controllo in Italia, per il semplice fatto che c’è un sistema
che cambia continuamente. Ogni anno c’è un nuovo premier, il paesaggio
politico cambia continuamente. Da questo punto di vista è più difficile
corrompere. Ma da voi c’è sempre stata questa corrente sotterranea di
profonda simpatia per la Russia, e l’Italia non è mai stata
particolarmente entusiasta delle sanzioni alla Russia. Questo mio libro
racconta una storia che Putin non vuole sentirsi raccontare: che Putin
non è solo un leader brutale e duro, ma è un criminale, un criminale
finanziario. Che uccide le persone per i soldi. E in questo senso è
differente dalla mafia italiana. Chiunque può dire questo, ma il libro
fornisce le prove. Il Magnitsky Act danneggia così tanto Putin perché
danneggia il mito che Putin ha costruito di se stesso. Lui vuole che le
persone pensino che lui è un nazionalista e un patriota, ma Sergey
Magnitsky era il patriota, era ossessionato dal fatto che il governo
russo rubasse ai suoi cittadini, si è ribellato ai ladri, Putin ha
permesso che venisse ucciso, e coperto i responsabili dell’omicidio, e
alla fine è venuto fuori che una parte dei soldi di quella truffa sono
finiti a Putin».
Ieri un altro eroe russo, Vladimir Kara-Murza, è stato
formalmente incriminato per tradimento. Il primo incriminato per
tradimento senza aver passato nessun segreto a nessuno stato estero.
«Incriminato
per aver dato uno speech, a Helsinki e Strasburgo! È una cosa del tutto
sconvolgente. Ma questo dimostra quanto Putin sia disperato, se si
riduce a incriminare Kara Murza per tradimento».
Perché Putin sarebbe disperato? Pensa che gli esiti della
guerra, in Donbass ma anche nel sud, possano spingerlo a atti disperati?
«Gli
ucraini l’hanno messo in un angolo molto difficile. Perché hanno
letteralmente fatto fuori, ammazzato o messo fuori gioco, quasi metà
delle forze combattenti russe. Quindi lui ha due scelte: può ritirarsi e
cedere, ma se lo fa perde ogni autorità. Non può farlo, perché se un
dittatore perde, perde ogni posizione. Non può arrendersi. La seconda
scelta è reclutare altri soldati, ma questi nuovi soldati non sanno come
combattere, non hanno training, e non vogliono combattere. E questo è
il motivo per cui ha creato questo situazione così divisiva in Russia, e
contrastata, nel popolo russo. È un uomo capace di tutto. Io ho
contatti con molti tipi differenti di russi. Quelli come Kara-Murza, ma
anche quelli a cui non frega niente della democrazia e dei diritti, a
cui va benissimo operare in un ambiente come la Russia di Putin. Li
trovo disgustosi, ma adesso, all’improvviso, si trovano con le decisioni
di Putin che li vengono a toccare direttamente, loro e i loro soldi.
C’è quella storia famosa sui nazisti, prima di tutto vennero a prendere
gli ebrei…».
… E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a
prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.
«Esatto.
Settecentomila uomini russi hanno lasciato la Russia, da quando è stata
dichiarata la coscrizione. Dunque, 700mila uomini sentivano che non
avrebbero potuto sopravvivere a una protesta».