Archive for Gennaio, 2023

Bonaccini sblocca il ritorno degli ex Ds ma i suoi provano a stoppare Bersani

giovedì, Gennaio 12th, 2023

Carlo Bertini

ROMA. L’accusa di frenare il rientro degli alleati di Articolo 1 nel Pd, per uno come Stefano Bonaccini che proviene dal Pci e che nel 2012 era schierato con Bersani alle primarie, è poco digeribile: ma i suoi ex compagni di strada, tra le righe e nemmeno tanto tra le righe, la lanciano tra uno sfogo e l’altro. Non tanto a lui, quanto ai suoi uomini, che fino a ieri avrebbero provato a ostacolare un accordo, poi chiuso in extremis, tra il braccio destro di Bersani, Nico Stumpo, e il braccio destro di Letta, Marco Meloni. Il quale, prima di dare il via libera all’intesa su come far confluire gli iscritti di Articolo 1 nel nuovo Pd, per poterli far partecipare a pieno titolo alle primarie, ha ricevuto un placet diretto dal governatore emiliano, il candidato più favorito nella salita al trono del Pd. Per nulla intenzionato dunque, così garantiscono i suoi uomini, a fare la parte del guastatore di una riconciliazione annunciata.

Fatto sta che l’accordo, dopo che dirigenti a lui molto vicini avevano chiesto che gli ex compagni si iscrivessero al Pd pagando la tessera per il 2022, è stato invece chiuso in questi termini: i tesserati di Articolo 1 entro il 31 gennaio firmeranno un impegno ad iscriversi al Pd quando partirà il tesseramento 2023. E in virtù di questa promessa, potranno votare con la tessera di Articolo 1, mentre gli iscritti del Pd al 2021 devono riscriversi entro il 31 gennaio al partito, altrimenti non avranno diritto di voto. Così facendo, Bersani, Speranza e compagni acquisiscono diritto di votare nei circoli per la scrematura dei candidati da quattro a due, così come alle primarie del 26 febbraio. Nonché il diritto – ed è questo il punto sensibile – a far eleggere loro delegati nella nuova Assemblea nazionale, massimo organo dirigente del partito.

Inutile dire che questa soluzione evita un danno di immagine per Letta, lo stop alla confluenza degli ex compagni di strada. Che avrebbe potuto essere causata – non solo da un mancato accordo sulle tessere – ma anche dallo stop al varo del nuovo Manifesto dei valori, a dopo le primarie: ovvero quando ci sarà il nuovo segretario. Gli accordi iniziali, siglati dalla Direzione del 28 ottobre, stabilivano invece che la nuova carta di identità del Pd sarebbe stata stilata dal comitato degli 87 saggi in modo da offrire alla sinistra di Bersani e compagni una ragione nobile per poter rientrare in un partito rinnovato. Invece l’Assemblea nazionale del 22 gennaio varerà solo un documento di indirizzo. Toccherà al nuovo segretario sviluppare o meno il dibattito per arrivare a un nuovo Manifesto dei valori.

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Massimo Giannini: “Crosetto sulla Bce sembra Fred dei Flintstones, c’è un vincolo esterno”

giovedì, Gennaio 12th, 2023

di Massimo Giannini

L’intervento del direttore de La Stampa Massimo Giannini durante la puntata del 10 gennaio 2023 del programma DiMartedì su La7.

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Accise, resa di Meloni: “La realtà è cambiata, aiuti ai più bisognosi”

giovedì, Gennaio 12th, 2023

Ilario Lombardo

ROMA. «Si fanno i conti con la realtà» dice Giorgia Meloni in un nuovo video organizzato in fretta e furia per giustificare la decisione di non confermare il taglio delle accise sulla benzina. La realtà non è più quella che la premier vedeva dall’opposizione. È cambiata, è più dura, più complicata da affrontare, i soldi sono pochi, sembrano non bastare mai, e vanno fatte scelte, che, in quanto tali, scontentano sempre qualcuno. Gli scontenti, in questo caso, sono tanti. Tantissimi cittadini e consumatori che hanno visto salire pericolosamente il costo del carburante. Ma lo sono anche i petrolieri, e i benzinai pronti allo sciopero, sottoposti a un atto di accusa che li ha fatti infuriare. Di essere «speculatori», di giocare sui prezzi, un teorema perlomeno curioso da sentire visto che proviene dai vertici del governo che ha rivendicato di non aver voluto prorogare lo sconto sulle accise decretato da Mario Draghi. I prezzi sono schizzati all’insù nel momento in cui le imposte sono tornate com’erano.

Meloni è spiazzata, investita da una valanga di polemiche e proteste. Sui social, la meta-realtà che i sovranisti tengono sempre in grande considerazione, i sostenitori si sfogano, si sentono traditi. Il video che circola da settimane, di lei che nel 2019 con toni irrisori prometteva l’accetta sulle accise, la inchioda alla responsabilità di spiegare se è cambiato qualcosa, e cosa è cambiato. L’elenco delle retromarce di questi mesi rispetto alle antiche convinzioni si sta allungando. Nel passaggio tra opposizione e governo succede spesso. Eppure, Meloni non pensa sia proprio così. O meglio: ha una spiegazione. E la offre nella nuova puntata degli “appunti di Giorgia”, la rubrica di auto-domande e risposte che questa volta la premier dedica esclusivamente al caso-accise.

La presidente del Consiglio difende il decreto, il pacchetto di misure varato in emergenza l’altro ieri, ma scatena la reazione delle opposizioni quando sostiene di non aver «mai promesso in campagna elettorale» il taglio delle accise. «Siccome sono una persona seria, quel video è del 2019. Da allora il mondo è cambiato». Pochi minuti dopo la pubblicazione della rubrica della premier, però, spunta ovunque sul web il programma elettorale di Fratelli d’Italia, che al punto 17 metteva nero su bianco la riduzione di Iva e accise. «Era il 2022, non il 2019», attaccano Giuseppe Conte e Alessandra Todde, presidente e vicepresidente del M5S, seguiti da Deborah Serracchiani del Pd, Angelo Bonelli dei Verdi, Mariastella Gelmini, portavoce di Azione, che torna a chiedere «di ripristinare» lo sconto di Draghi.

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Benzina, gestori in sciopero il 25 e 26 gennaio: “Basta a questa ondata di fango”

giovedì, Gennaio 12th, 2023

Sciopero dei benzinai a fine mese: dalle 19.00 del 24 gennaio 2023 alle 07.00 del 27 gennaio 2023. Nel mezzo di una settimana infuocata per il comparto dei carburanti – con il rialzo dei prezzi che ha fatto seguito alla fine degli sconti sulle accise, le accuse incrociate di speculazione e l’autogol della premier Meloni che ha escluso di aver promesso un nuovo taglio del prelievo fiscale dimenticando il suo programma – arriva l’annuncio dello sciopero dei gestori delle pompe.

Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio in una nota spiegano che «per porre fine a questa “ondata di fango” contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della Categoria, su tutta la rete; di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio». 

«Il Governo – si legge nella nota delle tre organizzazioni – aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui Gestori che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati. È stata avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa. Quindi è stato dichiarato lo stato di agitazione su tutta la rete e lo sciopero contro il comportamento del Governo. Si preannuncia un presidio sotto Montecitorio. Vengono beatificati i trafficanti di illegalità che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all’Erario oltre 13 miliardi di euro l’anno. Per porre fine a questa “ondata di fango” contro una Categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le Associazioni dei Gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della Categoria, su tutta la rete; di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio. L’impressione che la categoria ha tratto da questa vicenda è quella di un Esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l’Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l’Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull’affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria. È un imbroglio mediatico al quale le organizzazioni di categoria intendono dare risposte con la mobilitazione dei gestori».

Nella comunicazione alla Commissione di Garanzia dell’Attuazione della legge sullo sciopero nei servizi Pubblici Essenziali le organizzazioni parlano di «azioni politiche irresponsabili e di inusitata gravità nei confronti di una intera categoria di onesti operatori economici che basano la loro attività su un margine fisso pro litro di 3 centesimi lordi al litro, garantendo allo Stato, a proprio rischio e pericolo, in alcuni casi della vita, un introito di circa 40 miliardi l’anno di gettito».

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Bonus benzina da 200 euro per i dipendenti, proroga fino a marzo: cos’è, chi ne ha diritto

giovedì, Gennaio 12th, 2023

di Alessia Conzonato

Proroga al bonus benzina fino a marzo

Alla stretta sui controlli e obbligo di esporre il prezzo medio nazionale di benzina e diesel per ogni gestore, tra le misure del decreto sulla trasparenza dei prezzi sui carburanti varato durante il Consiglio dei ministri del 10 gennaio, si aggiunge la proroga del bonus benzina per il primo trimestre del 2023, fino alla fine di marzo. Si tratta di uno sconto del valore di 200 euro che i datori di lavoro offrono ai propri dipendenti. La norma stabilisce, inoltre, che l’incentivo economico non concorre alla formazione del reddito dell’impiegato che lo riceve.
Ecco come funziona la misura.

Leggi anche:Caro carburante, come risparmiare: dalle pompe bianche al self, cosa fare

Come funziona

Il voucher per sostenere una spesa di carburanti è stato introdotto a marzo scorso, a seguito dell’aumento della quotazione delle materie prime energetiche che ha fatto impennare i prezzi di benzina e diesel per gli autotrasporti e le bollette di luce e gas, creando una vera e propria crisi energetica. Lo scopo è di aiutare i lavoratori, in particolare i pendolari, con un incentivo fornito su iniziativa delle aziende private e dei datori di lavoro. Sul bonus benzina non vengono pagate imposte, tasse e contributi e lo sconto è deducibile ai fini Irpef e Ires, senza concorrere alla formazione del reddito del dipendente.

Non serve presentare una domanda

È importante specificare che non esiste alcun obbligo di aderire all’iniziativa, spetta all’azienda la decisione su come agire sia se offrire il bonus sia su come selezionare la platea. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate ha specificato che – per la medesima ragione – non c’è bisogno di presentare alcuna domanda. Nel caso in cui il dipendente venga selezionato, riceverà l’incentivo in maniera automatica.

Rivolto a tutti i lavoratori

Non esistono dei requisiti o dei limiti di reddito a cui è necessario aderire, proprio perché è compito e scelta del datore di lavoro individuare una platea di beneficiari, che può essere compresa tra un solo dipendente alla totalità della forza lavoro, optando per il criterio che ritiene più opportuno. Non è vincolante nemmeno il ruolo che ciascun lavoratore ricopre, quindi lo sconto è potenzialmente rivolto a tutti, coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato, a termine, parti-time, di smart working, apprendisti, stagisti o lavoratori a progetto.

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La truffa all’ereditiera Caproni: nel trolley gioielli, monete e lingotti d’oro per 4 milioni di euro

giovedì, Gennaio 12th, 2023

di  Pierpaolo Lio

La donna, di 88 anni, fa parte della dinastia Caproni: dopo la telefonata di un finto avvocato, un ragazzo sui 25 anni si è presentato al suo palazzo, e le ha sottratto beni per 4 milioni. La polizia indaga sulle immagini delle telecamere

La truffa all'ereditiera Caproni: nel trolley gioielli, monete e lingotti d'oro per 4 milioni di euro
Un modellino del «Capronissimo», il leggendario idrovolante Caproni Ca.60 Transaereo

La trappola è rodata, l’entità del bottino inaspettata

Il ragazzo che si presenta ai piedi di un palazzo nobile alle spalle del Duomo, nel cuore di Milano, descritto come un giovane italiano intorno ai 25 anni, se ne andrà via con un trolley stracarico. È il risultato dello spavento che il truffatore ha causato a una donna di 88 anni: «Tuo figlio è stato arrestato, ha bisogno di soldi». 

Riempirà quella valigia di gioielli, anelli, orologi di lusso, contanti, una preziosa collezione di monete rare, ma soprattutto un discreto numero di lingottini d’oro. Era il tesoretto custodito nella cassaforte di famiglia. 

A consegnarlo è una signora della dinastia Caproni, di quel Gianni Caproni, «ideatore e costruttore di ali italiane», come da una delle definizioni dell’ingegnere aeronautico che con le sue Officine fu un pioniere del volo

Il valore complessivo si aggirerebbe sui 4 milioni di euro. Una cifra che va oltre ogni possibile speranza della banda. La richiesta era stata molto più esigua: 12.500 euro, in contanti, ma non per forza.

Il canovaccio scelto per l’occasione è uno dei più gettonati per raggirare gli anziani. E l’abilità degli «specialisti» riesce spesso ad abbattere ogni barriera difensiva, anche in persone lucide e razionali. Inizia tutto con una chiamata. Quando la donna, in quel momento sola in casa, risponde a quel telefono che poco dopo le 14 di martedì inizia a squillare, scatta la trappola.

Da questo punto, le variazioni sul tema sono quasi infinite. Ma i malviventi sanno su quali tasti spingere. E quasi sempre — in questa tipologia di truffa su cui le forze dell’ordine sono da sempre impegnate anche con campagne di comunicazione preventiva — puntano forte sulla carta sentimentale dei figli, ovviamente alle prese con situazioni che impediscono di comunicare direttamente con i familiari, e soprattutto bisognosi di denaro per risolvere un guaio qualsiasi, che sia di salute o con la giustizia. Una traccia da cui anche questa volta i malfattori non si sono discostati.

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Quando il duce combatteva con la natura

giovedì, Gennaio 12th, 2023

di Ernesto Galli della Loggia

Un libro descrive il rapporto del fascismo con l’ambiente, senza considera l’atteggiamento degli altri Paesi nella stessa epoca

Quando il duce combatteva con la natura
Benito Mussolini (Ansa)

Lo so che per parlare di un libro (La natura del duce. Una storia ambientale del fascismo, Einaudi) bisognerebbe prima averlo letto. Ma dal momento che i suoi autori (Marco Armiero, Roberta Biasillo, Wilko Graf von Hardenberg) ne hanno fornito loro stessi una versione abbreviata in un articolo di giornale (Domani, 9 gennaio) mi sembra ovvio che possa parlarne anche io basandomi solo su quell’articolo. Il quale — evidentemente al pari del libro — è mosso da un antifascismo radicale così intessuto di cerebralismo concettoso e di argomentazioni sofistiche da sfiorare il ridicolo. Spesso da oltrepassarlo.

Qualche esempio. Il rapporto del fascismo con la natura all’insegna della «battaglia» (del grano, contro le mosche, ecc.) o della «trasformazione delle vallate alpine in motori idroelettrici» esprimerebbe in pieno la sua ideologia bellicista ed espansionista. La natura sarebbe «un nemico da sconfiggere e uno spazio da conquistare. La stessa bonifica era in fin dei conti una guerra contro la palude e la malaria, una guerra coloniale interna per conquistare lo spazio vitale necessario all’espansione di una prolifica Italia fascista»; dal suo canto «l’autarchia significava occupare ogni millimetro del suolo, del mare e del sottosuolo, era un’espansione in intensità e spesso in profondità, visto il ruolo cruciale della ricerca di minerali e combustibili, del controllo del regime sulla natura»; «come i nemici in guerra, così la natura sembra nascondere i suoi tesori; tutti gli eserciti sanno bene che nei territori occupati la ricchezza non è mai in mostra.

Bisogna perquisire, requisire, spaventare, costringere, estorcere fino all’ultima goccia; il tutto con una buona dose di violenza e. come è noto, la violenza era forse l’unica cosa di cui il fascismo non mancava». Una sola domanda: ma come mai in quegli anni Roosevelt e Stalin facevano con la natura a un dipresso le stesse cose del duce? Erano fascisti anche loro?

CORRIERE.IT

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Rincari, salari, bollette: il 60% degli italiani insoddisfatti per le misure sul caro prezzi

giovedì, Gennaio 12th, 2023

Emanuele Bonini

Bruxelles. Italiani ed europei fanno fatica a guardare con ottimismo all’immediato futuro. Sono preoccupati per i rincari del costo della vita, a cominciare dalle bollette e dagli scontrini al supermercato, per cui non vedono a livello politico quella risposta che pure si attendeva e auspicava. Il sondaggio Eurobarometro commissionato dal Parlamento europeo è un misto di preoccupazione per ciò che potrebbe essere e bocciature per ciò che è stato fin qui.

Caro-energia, europei ed italiani scontenti dei propri governi

In appena quattro Paesi su 27 (Malta, Lussemburgo, Irlanda e Danimarca) c’è una chiara maggioranza che approva l’operato della politica nazionale per cercare di rispondere ai rincari di energia e generi alimentari. Nel clima di generale insoddisfazione c’è anche l’Italia. Qui è il 60% a ritenere insufficienti misure e interventi di protezione economica e sociale. Il sondaggio, essendo stato condotto tra il 12 ottobre e 7 novembre 2022, è riferito all’azione del governo Draghi. L’attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha giurato il 21 ottobre, e non ha avuto tempo per poter gestire la questione del caro-vita in modo da poter raccogliere opinioni e umori.

Per quanto riguarda l’Italia almeno due osservazioni sono d’obbligo. La prima: l’operato di Mario Draghi di fronte alla crisi dei prezzi trova comunque un apprezzamento (37%) maggiore di quello espresso per il cancelliere tedesco (31%), del presidente francese (30%), e del primo ministro spagnolo (28%). Tra i capi di Stato e di governo delle principali economie dell’eurozona è dunque quello che, nella generale situazione di crisi, ha riscosso i maggiori riconoscimenti.

La seconda considerazione è il messaggio politico che arriva dall’indagine di Eurobarometro per il governo Meloni. A questo si chiede di lavorare per migliorare le cose e soprattutto la percezione. Certo lo stop al taglio delle accise sulla benzina non aiuta il compito della maggioranza di centro-destra.

Italia, allarme povertà e questione salari

Il governo tricolore ha anche tra le mani una bomba sociale a orologeria a cui deve far fronte. Praticamente tutti (98% degli intervistati) si dichiarano «preoccupati» per il costo crescente della vita, in particolare dagli scontrini della spesa e dalle bollette, ma tra chi già denuncia «alcune difficoltà con il reddito attuale» ad arrivare a fine mese (40%) e chi addirittura «molte difficoltà» (11%), c’è una persona su due (51%) a sollevare la questione degli stipendi. C’è mezza Italia a fare fatica, e l’aspetto della retribuzione se da una parte suona come invito ad una riforma del mercato del lavoro, dall’altra ripropone anche il dibattito sul reddito di cittadinanza, misura rimessa in discussione dalla coalizione Fdi-Lega-Fi.

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La Cina sta cambiando la sua politica estera? «A Pechino si sono convinti che Putin è pazzo»

giovedì, Gennaio 12th, 2023

di Guido Santevecchi

È possibile un riavvicinamento a sorpresa tra la Cina e l’Occidente? Dopo la videoconferenza tra Xi Jinping e Putin, al termine del 2022, sembrerebbe impossibile: ma il leader di Pechino ha di recente fatto diverse mosse interessanti. L’Ft: «Il governo cinese si è convinto che la Russia uscirà dal conflitto come una potenza minore»

La Cina sta cambiando la sua politica estera? «A Pechino si sono convinti che Putin è pazzo»

È possibile un riavvicinamento a sorpresa tra la Cina marxista-leninista di Xi Jinping e l’Occidente?

Non sembrerebbe, a giudicare dalla videoconferenza di fine anno del leader cinese con Vladimir Putin, nella quale ha detto di essere pronto ad alzare il livello della collaborazione strategica con la Russia. Ma poi Xi ha fatto diverse mosse interessanti che lasciano pensare a un tentativo di recuperare una relazione utile da un punto di vista politico (oltre che commerciale) con Stati Uniti ed Europa.

Anzitutto, ha promosso a ministro degli Esteri l’ambasciatore Qin Gang, 56 anni, chiamandolo dalla sede diplomatica di Washington. Qin in questi anni tesi e drammatici ha cercato di mantenere aperto il dialogo con gli americani, anche con gesti simbolici: il 28 dicembre, prima di partire per assumere il nuovo incarico di ministro, sua eccellenza è andato a vedere una partita di basket Nba degli Washington Wizards e si è esibito in alcuni tiri a canestro (dimostrando una discreta mano, a giudicare dal filmato che ha subito orgogliosamente postato su Twitter).

Sempre su Twitter, dove ha una presenza assidua e oltre 270 mila follower, Qin Gang ha selezionato per il pubblico americano una frase pronunciata da Xi nel discorso di Capodanno ai cinesi: «La nostra nazione è legata al mondo».

Infine, il nuovo ministro ha scritto un commento di saluto sul Washington Post nel quale ha ricordato che «il futuro del pianeta dipende da una relazione stabile tra Stati Uniti e Cina» e ha assicurato di aver vissuto momenti umanamente indimenticabili tra la gente americana. Gli analisti osservano che il ministro Qin Gang sta lavorando sodo per preparare la strada a un viaggio di Xi Jinping negli Stati Uniti: data ipotizzata novembre, quando a San Francisco Joe Biden ospiterà il summit annuale dell’Apec (Asia-Pacific economic cooperation).

Certo, Qin Gang è un diplomatico di professione, la sua missione è tenere i contatti, parlare amabilmente e con tono basso.

Ma negli ultimi tre anni il Ministero degli Esteri di Pechino era stato impegnato in una guerriglia con l’Occidente (e in particolare con gli americani).

Da qualche settimana si notano segnali di conciliazione. Forse non è un caso che con l’arrivo del nuovo ministro a Pechino sia stato spostato da portavoce degli Esteri il duro Zhao Lijian, che si era distinto come «capobranco dei lupi guerrieri» pronti ad ululare contro gli avversari.

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Benzina e accise, il fantasma dei gilet gialli

mercoledì, Gennaio 11th, 2023

di Francesco Bei

Alla fine la montagna ha partorito un topolino. Un monitoraggio dei prezzi alla pompa, con esposizione del costo medio del carburante. Le accise restano alte. È il populismo che mangia se stesso, una volta raggiunto il potere. È una smentita delle parole d’ordine usate come arma di propaganda in quella campagna elettorale permanente che ha portato un piccolo partito sovranista a conquistare la guida di una grande nazione europea. Parole come quelle usate da Giorgia Meloni nel 2019 sulle accise e che stanno riaffiorando in superficie in quel giacimento perenne della nostra memoria collettiva che sono diventati i social network. “Noi pretendiamo che le accise vengano progressivamente abolite, perché è uno scandalo che le tasse dello Stato italiano compromettano così la nostra economia”, tuonava allora Meloni in un simpatico sketch alla pompa di benzina, con un funzionario del Fisco che “sequestrava” 35 euro dei 50 che la povera “Giorgia” voleva mettere nel serbatoio della sua Mini. Ma è quando il sovranista lascia il volante della city car per quello di palazzo Chigi che le cose diventano dolorose. Si scopre che il provvedimento del governo Draghi, preso in un momento drammatico, con la necessità di raffreddare di 30 centesimi al litro il prezzo dei carburanti schizzati in alto per la guerra sporca di Putin, era popolare ma estremamente costoso. Chi dice 800 milioni, chi arriva a un miliardo al mese.
Costoso e magari necessario in quel frangente storico. Ma insostenibile nel lungo periodo per un Paese indebitato come il nostro e forse non così giusto se prolungato erga omnes, a favore di ricchi e poveri. Il problema è che su quella propaganda Fratelli d’Italia ha costruito parte del suo consenso e la retromarcia odierna sgretola uno dei capisaldi della narrazione della destra, quella del governo del popolo per il popolo. I paragoni storici sono sempre rischiosi, ma non sono passati molti anni da quando in Francia si alzò un’onda di mobilitazione antigovernativa proprio sulla questione del rialzo del prezzo del carburante.

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