Archive for Gennaio, 2023

Giuseppe Conte a Cortina, Renzi: «Se va in hotel a 5 stelle, poi però non aizzi il popolo del reddito»

mercoledì, Gennaio 4th, 2023

di Claudio Bozza e Massimo Spampani

Il dibattito sul leader del M5S Giuseppe Conte dopo le foto scattate a Cortina. Arrigo Sacchi: «Conte? È un po’ ondivago. Un po’ a destra, un po’ a sinistra». Il sindaco Lorenzi: «A me interessa che la politica sia tornata qui»

Giuseppe Conte a Cortina, Renzi: «Se va in hotel a 5 stelle, poi però non aizzi il popolo del reddito»

Quando non è presa d’assalto, Cortina non arriva a seimila abitanti. Ma quando i fanatici delle Tofane arrivano in massa, a Ferragosto così come per le feste natalizie, tra hotel, ville e case private si sfiorano le sessantamila presenze. Gli abitanti, insomma, si decuplicano in un lampo. E quest’anno, dopo una pandemia che non sembrava avere fine, la regina delle Dolomiti ha fatto registrare il tutto esaurito, tanto che più d’un vip è rimasto senza tavolo nei ristoranti più chic.

Si era diffusa pure la voce che arrivasse, con figlia e compagno, addirittura la premier Giorgia Meloni, grande appassionata di discese, ma l’attesa è stata delusa. Immancabili, invece, i due compagni di partito più noti: Daniela Santanchè e Ignazio La Russa, che a Cortina possiedono due splendide ville. Per la ministra del Turismo è stata una vacanza più lunga, per il presidente del Senato quasi una toccata e fuga, richiamato a Roma dall’agenda istituzionale per la morte di Benedetto XVI.

A tenere banco, però, nei conciliaboli che mischiano politica, alta finanza, imprenditoria e mondo dello spettacolo ci ha pensato l’inattesa presenza di Giuseppe Conte assieme alla compagna Olivia Paladino. L’ex premier ha soggiornato nel lussuoso hotel Savoia, con suite fino a 2.500 euro a notte. Dagospia ha pubblicato più di una foto: «Da quando è diventato un vero leader di sinistra, da avvocato del popolo si è trasformato in un viveur extra-lusso», ha chiosato il sito di gossip. Gli scatti sono finiti in pasto ai social e ne è scaturita una bufera, incentrata sul tema: «Pauperista sì, pauperista no». Il caso ha voluto che, quest’anno, a Cortina fosse presente anche Matteo Renzi. L’ex premier, costretto dalla moglie Agnese a sciare già dalle 8.30, si racconta non abbia fatto grandi serate tiratardi. Ma durante una delle cene vip, stuzzicato dalle immagini del suo acerrimo nemico Conte, avrebbe fatto più o meno questa riflessione: «È legittimo andare negli hotel 5 stelle. Quello che non è legittimo è giocare sulla rabbia della gente aizzando il popolo del reddito di cittadinanza contro gli altri politici che vanno negli hotel 5 stelle. Questo è moralismo senza morale». Ma il duello non si limita al pauperismo, anche perché Renzi starebbe per presentare una causa con richiesta danni in sede civile contro Conte per alcune dichiarazioni «totalmente false» sull’uso di jet privati da parte del leader di Italia viva.

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Autostrade, ecco tutti gli aumenti tratta per tratta

mercoledì, Gennaio 4th, 2023

Giuditta Mosca

Gli aumenti dei pedaggi autostradali sono entrati in vigore il primo gennaio del 2023 e Federconsumatori ha ribadito la necessità che l’allineamento delle tariffe non possa avvenire se non c’è un servizio migliorato.

Al di là delle diatribe, dopo l’aumento delle tariffe del 2018, i gestori hanno voluto ritoccarle nuovamente verso l’alto. Sono molteplici le tratte autostradali interessate dai nuovi prezzi ma alcune escono indenni, come le tratte gestite da Salt in Toscana (la A12).

Il governo ha rimandato, di almeno sei mesi, ulteriori ritocchi delle tariffe e approvato soltanto alcune delle richieste di aumento presentate dai gestori.

Gli aumenti sulle tratte autostradali Aspi

Autostrade per l’Italia (Aspi) gestisce circa il 50% delle autostrade sottoposte a pedaggio (3.000 dei 6.000 chilometri totali) e ha applicato un aumento dei pedaggi del 2% a cui, a partire dal primo luglio del 2023, si aggiungerà un ulteriore 1,34%.

In totale, durante l’anno in corso, i prezzi saliranno del 3,34%, meno del 5% previsto e fortemente osteggiato dall’esecutivo e dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.

Gli aumenti sulle tratte Gavio

Gavio è il secondo gestore a livello nazionale e, anche in questo caso, il governo ha rimandato al mittente parte delle richieste di aumento presentate. Tra quelle accettate figurano: l’Autovia Padana Piacenza-Brescia (+9,16%), la A4 Torino – Milano (+4,30%) e la A33 Asti-Cuneo (+4,30%). La Teem (Tangeziale est esterna di Milano, nota anche come A58) ha subito un aumento del 4,34%.

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Assalto senza fine. Altri 800 migranti sono già sbarcati in Sicilia e Calabria

mercoledì, Gennaio 4th, 2023

Valentina Raffa

Il 2023 inizia col botto di migranti: più di 800 soltanto nelle ultime ventiquattro ore. Gli ultimi sono 546 che erano a bordo di un peschereccio individuato dalla guardia costiera e dalle Fiamme gialle a circa 26 miglia a sud-est dalle coste di Siracusa. Sono stati fatti sbarcare ieri in 198 a Catania dalla nave Dattilo della Guardia costiera che li aveva presi a bordo, in 196 al molo Norimberga del porto di Messina, e i restanti 152 a Roccella Jonica. Sono di varie nazionalità (pakistani, egiziani, siriani, bengalesi, afgani e iraniani) e tra loro ci sono parecchi nuclei familiari, alcune donne incinte e con bambini a seguito e minori non accompagnati. Dopo circa due ore dal loro arrivo, a Roccella Jonica si è registrato un altro sbarco a seguito di un intervento in mare della Guardia di finanza che ha recuperato 78 migranti, iraniani e afgani. In questo gruppo ci sono una quindicina di donne, tra cui due incinte e una ventina di bambini piccoli. In attesa della destinazione definitiva, tutti gli approdati nello scalo calabrese sono stati sistemati nella tensostruttura all’interno del porto. Con questi due sbarchi sono già in 320 i migranti giunti a Roccella Jonica fino a ieri. Le strutture di accoglienza sono sotto pressione per l’alto numero di ospiti e le prefetture sono al lavoro per redigere i piani di trasferimento. Da Lampedusa, ad esempio, ieri sono partiti in due distinti viaggi in 200 per Porto Empedocle, da dove poi raggiungeranno la destinazione definitiva nei vari centri sparsi per lo Stivale. Ieri nell’hotspot dell’isola gli ospiti erano 1.208 a fronte di una capienza di 350 posti. Qui gli arrivi non hanno conosciuto sosta. Basti pensare che in 24 ore sono arrivati 500 migranti che viaggiavano su diversi barconi tutti partiti da Sfax, in Tunisia. A questi sbarchi si aggiungono quelli dalle navi Ong. Proprio stamattina è previsto l’arrivo a Taranto della Geo Barents di Medici senza frontiere. A bordo ci sono 85 migranti dei quali 41 sono stati raccolti in mare dalla nave Ong in un’operazione difficile visto che il barchino si è ribaltato durante l’intervento, mentre 44 sono stati trasbordati da un mercantile. Operazioni eseguite su richiesta dell’Imrcc, tiene a precisare la Ong, anche alla luce delle nuove regole sugli interventi delle Ong stabilite dal governo.«Un ragazzo ci ha raccontato di aver visto con i propri occhi persone essere uccise davanti a lui perché non avevano abbastanza soldi per pagare il viaggio», ha raccontato Fulvia Conte, responsabile dei soccorsi sulla Geo Barents.

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E’ finito il tempo della spesa facile

mercoledì, Gennaio 4th, 2023

Veronica De Romanis

Con il 2022 si è chiuso un lungo periodo di politica fiscale espansiva. Ossia di spesa facile. Necessaria per sostenere le famiglie e le imprese durante la pandemia prima e la crisi energetica poi. Dal mese di marzo 2020, l’indebitamento è aumentato di 180 miliardi, di cui oltre 140 durante il governo Conte 2. A ciò vanno aggiunti circa 60 miliardi stanziati dal premier Draghi per far fronte all’inflazione. Queste risorse non sono state usate sempre nel migliore dei modi. In diversi casi l’impatto è stato addirittura regressivo. Come certificato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, nel primo periodo della crisi Covid-19, oltre il cinquanta per cento degli aiuti è stato distribuito alla parte più abbiente della popolazione. Del resto, non c’è da stupirsi. I soldi sono stati elargiti a tutti. Vi ricordate i bonus bicicletta, monopattino, ecc.? Ma non solo. È stata persino introdotta una nuova fattispecie, il 110 per cento, in cui il cittadino riceve dallo Stato più di quando abbia speso: simili agevolazioni non esistono in nessun Paese al mondo. Situazioni tanto surreali sono il risultato di un racconto della realtà completamente distorto. La responsabilità – ovviamente – non è ascrivibile solo a chi ha governato. Anche le parti sociali hanno giocato un ruolo. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, reclamava a gran voce tamponi “gratis” visto che i vaccini – a suo avviso – lo erano. Se la richiesta di Landini fosse stata accolta, il governo dell’epoca avrebbe introdotto l’ennesima misura a rischio di regressività. Landini dovrebbe sapere, infatti, che beni “gratis” non esistono. Ci sono solo beni finanziati dalla collettività. Ossia dalle tasse dei lavoratori, coloro che la Cgil sostiene tutelare. E così, nel biennio 2020-2022, il legame tra tasse, spese e debito è diventato – se possibile – ancora più impercettibile.

Il contesto, non va dimenticato, era certamente favorevole. La Banca centrale europea aveva lanciato il più ampio programma di acquisiti di debito degli Stati dell’euro: il cosiddetto Pandemic emergency purchase programme (Pepp). L’Italia è stata l’economia che ne ha beneficiato maggiormente: oltre 250 miliardi di titoli sono stati venduti all’istituto di Francoforte. Con l’arrivo del governo Draghi ci si aspettava un’inversione di rotta. Almeno nel racconto. E, invece si è continuato sulla stessa linea. Ai cittadini è stato spiegato che “era il momento di dare e non di togliere”. E, poi, che si poteva contare sul “debito buono”, cioè quella parte di indebitamento volta a finanziare spese che hanno un forte impatto sulla crescita. Simili affermazioni non potevano che diventare un boomerang. Soprattutto, quando al governo vi è una maggioranza di unità nazionale. Come prevedibile, il sostegno è stato dato – in molti casi – a tutti. Incluso chi non ne aveva necessità. Anche perché, molto del nuovo debito è diventato “buono”. Basti pensare allo sconto sulle accise. Una misura iniqua perché avvantaggia soprattutto i ricchi, che non usano i trasporti pubblici. Ma anche inefficace visto che elimina il segnale dei prezzi e, di conseguenza, non limita la domanda in una fase in cui l’obiettivo dovrebbe essere proprio quello di consumare meno, non di consumare uguale a spese della collettività. La presidente Meloni ha, quindi, fatto molto bene a non rinnovare il provvedimento.

E qui veniamo all’anno che è appena iniziato. L’esecutivo ha davanti a sé un’intera legislatura per cambiare il Paese. Non sarà un obiettivo facile da raggiungere in un contesto caratterizzato da forte incertezza, legata – principalmente – all’evolversi della guerra in Ucraina. A ciò va considerato che la politica monetaria della Bce sta diventando sempre meno accomodante.

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Guerra Russia-Ucraina: bombe russe su Zaporizhzhia e Nikopol, esplosioni a Sebastopoli. Allerta per un Mig decollato dalla Bielorussia

mercoledì, Gennaio 4th, 2023

a cura della redazione

Putin ordina la proiezione di documentari patriottici nei cinema. Saranno dedicati all’invasione dell’Ucraina e alla lotta contro l’ideologia «neo-nazista» di Kiev. Lo riferisce Moscow Times, spiegando che il ministero della Cultura ha tempo fino al primo febbraio per mettere in pratica l’ordine. Al ministero della Difesa è stato ordinato di assistere i registi russi che realizzeranno documentari «sull’eroismo dei partecipanti all’operazione speciale». Il ministro della Difesa Sergei Shoigu dovrà rendere conto degli sforzi fatti in questo senso entro il primo marzo.

Ucraina, missile russo esplode dietro il giornalista della tv francese in collegamento, illeso. Il video

Putin ha anche ordinato al ministro della Difesa Serghei Shoigu di presentargli entro il primo febbraio un rapporto sulle forniture di armi, uniformi, equipaggiamento e altri mezzi alle truppe impegnate nell’operazione militare in Ucraina. Una sorta di test sulle reali condizioni in cui si trovano a operare i soldati russi in Ucraina. In questi mesi è stata molto criticata l’impreparazione delle truppe di Mosca, così come nel mirino sono finiti gli equipaggiamenti poco adatti a un fronte di guerra.

Soldato ucraino vivo per miracolo: il proiettile lo colpisce ma non lo uccide

Con fatica sembra tornare a muoversi la complessa macchina della diplomazia. Nelle prossime ore il presidente turco Erdogan parlerà al telefono sia con il russo Vladimir Putin che con l’ucraino Volodymyr Zelensky. I colloqui ovviamente saranno separati e in orari differenti. Qualcosa sul fronte del dialogo tra Occidente e Mosca si è mosso anche attraverso Israele.

Il Wall Street Journal: “Kiev ha creato una rete satellitare improvvisata esemplare”

L’Ucraina ha creato una rete improvvisata di comunicazioni satellitari e software che le consente di coordinare le unità combattenti sul campo di battaglia e che sta dando ai suoi soldati “inizialmente in inferiorità numerica” un livello molto alto di intelligence, coordinazione e precisione. Lo rivela il Wall Street Journal che, citando esperti di digitalizzazione militare, evidenzia come la rete si sia dimostrata più economica di quella americana, per la costruzione della quale il Pentagono ha speso decenni e miliardi di dollari. Il successo dell’Ucraina nella creazione di un sistema di comando e controllo virtuale veloce, osserva il quotidiano Usa, offre lezioni preziose per l’Occidente, in particolare sulla necessità di sperimentare e coinvolgere esperti non militari. Come ha notato la fonte del WSJ, la burocrazia militare occidentale è “troppo lenta e pesante” per applicare rapidamente nuove soluzioni tecniche per risolvere i problemi sul campo di battaglia. “In Ucraina, sede di una fiorente industria di outsourcing tecnologico e di hacker che operano al di fuori della legge – osserva il Wsj – le persone motivate sono spesso ingegneri del software che si connettono utilizzando servizi digitali come il segnale di messaggistica crittografato e le reti di aziende come SpaceX di Elon Musk . E i loro strumenti sono diventati app mobili, stampanti 3D e droni. 10:10

Zelensky a Pelosi: “Grazie per il fermo sostegno”

“Grazie Nancy Pelosi per il fermo sostegno al popolo ucraino e per la leadership nel prendere decisioni storiche da parte del Congresso degli Stati Uniti per aiutare l’Ucraina a lottare per la libertà e l’indipendenza!”. Lo ha scritto su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un messaggio alla speaker uscente della Camera del Congresso americano. 10:08

Allarme aereo nella capitale e a Mykolaiv

L’emittente statale ucraina Suspilne ha segnalato un allarme aereo nella capitale. L’allerta è scattata anche a Mykolaiv, nel Sud del Paese, ha reso noto il governatore Vitaliy Kim. Esplosioni sarebbero state sentite a Kherson, secondo i media locali. 10:01

Il Papa: non stanchiamoci pregare per popolo martoriato

“Esorto tutti a perseverare nella vicinanza affettuosa e solidale con il martoriato popolo ucraino che tanto soffre, e continua a soffrire, invocando per esso il dono della pace. Non stanchiamoci di pregare. Il popolo ucraino soffre, i bambini ucraini soffrono, preghiamo per loro”. Lo ha detto Papa Francesco al termine dell’udienza generale. 09:50

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Caltanissetta, sequestrano e torturano un tredicenne: in carcere due quindicenni. Sputi, schiaffi e minacce: “Ti diamo fuoco”

mercoledì, Gennaio 4th, 2023

CALTANISSETTA. Due quindicenni sono stati arrestati dai carabinieri di Caltanissetta per aver sequestrato in un garage e picchiato per un’ora e mezza un tredicenne. Il Tribunale per i minorenni ha disposto il carcere minorile al termine di un’articolata attività investigativa coordinata dal procuratore della Repubblica per i minorenni Rocco Cosentino e condotta dalla Sezione operativa dei carabinieri. I due quindicenni sono accusati, a vario titolo, di tortura, sequestro di persona, minaccia, lesioni aggravate e porto di oggetti atti ad offendere.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i due, a settembre, avrebbero attirato un tredicenne con l’inganno all’interno di un garage di proprietà di uno dei due aguzzini, bloccandolo su una sedia e legandogli caviglie, polsi e bocca con del nastro da imballaggio. Poi lo avrebbero preso a schiaffi su tutto il corpo, sputandogli sul volto e intimidendolo con attrezzi da lavoro e con un coltello, oltre a versargli addosso acqua intrisa di olio per motori e minacciando di dargli fuoco. Dopo circa un’ora e mezza il tredicenne sarebbe stato liberato con l’ulteriore minaccia di morte qualora avesse raccontato a qualcuno quanto accaduto.

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Virus e libertà, i cari prezzi pagati dai regimi

mercoledì, Gennaio 4th, 2023

di Angelo Panebianco

È al tempo stesso spaventoso e rassicurante il clamoroso fallimento cinese nella gestione della pandemia. È spaventoso per le conseguenze sanitarie: quel fallimento sta facendo ammalare milioni di cinesi e mette tutto il resto del mondo a rischio di una nuova ondata pandemica. È invece rassicurante per due motivi. Il primo è
geo-politico. I teorici dell’inevitabile tramonto dell’Occidente forse si sbagliano. Forse la Cina non riuscirà a diventare, nemmeno fra qualche decennio, una superpotenza così forte da poter davvero tenere testa agli Stati Uniti. Né, come hanno previsto alcuni, la Cina tornerà presto ad essere, come era nel Seicento e nel Settecento (prima che iniziasse la Rivoluzione industriale in Gran Bretagna), il Paese più ricco e prospero del globo. L’autocrazia ha un prezzo. Il prezzo è l’eccesso di rigidità che impedisce ai governanti di fronteggiare sfide impreviste con pragmatismo e capacità di correggere, in corso d’opera, gli errori.

Il secondo motivo è che il fallimento cinese dimostra urbi et orbi la superiorità delle società aperte e democratiche rispetto alle autocrazie. Una superiorità molto concreta, non astratta o ideologica: è impietoso il confronto fra il modo efficace — una volta superata la prima fase di disorientamento e di sbandamento — con cui il mondo occidentale ha saputo fronteggiare la pandemia e il fallimento cinese. Fallimento che i cinesi, a dispetto di ogni evidenza, si ostinano a negare.

Come mostrano anche le proteste delle autorità cinesi contro quei Paesi che, come l’Italia, sottopongono a controllo sanitario i viaggiatori in arrivo dalla Cina. Nonché il loro rifiuto di accettare i vaccini occidentali offerti dalla Ue.

Hanno una cosa in comune la mala gestione cinese dell’emergenza Covid e l’incapacità russa di sconfiggere l’Ucraina. Pur con le loro grandi differenze le autocrazie cinese e russa sono accomunate dalla incapacità/impossibilità di comprendere quale potente risorsa sia la libertà individuale, quale forza essa sprigioni e con quali benefici effetti per i gruppi umani in cui essa è sufficientemente tutelata. I paralleli storici sono sempre arditi ma si può dire che Putin sia incorso in un errore simile a quello commesso, all’inizio del Quinto secolo avanti Cristo, dal potente impero persiano quando invase la Grecia: venne sconfitto perché sottovalutò quanta energia potessero accumulare e spendere in battaglia gli uomini liberi delle città greche. Per le stesse ragioni, Putin ha sottovalutato gli ucraini. Nonché gli occidentali, ivi compresi i pacifici europei, consapevoli, fin dall’inizio del conflitto, del fatto che sostenendo l’Ucraina stanno proteggendo le proprie libertà.

Che le autocrazie non comprendano quali conseguenze benefiche per la collettività sia in grado di generare la libertà individuale è normale, scontato. Ma che dire di tutti quegli occidentali che pur da sempre abituati a godere delle libertà che le nostre società assicurano anche a loro, tuttavia le disprezzano o comunque non ne comprendono i vantaggi? Da dove nasce questa specie di blocco mentale? I nemici occidentali delle libertà occidentali, per lo più, non dicono oggi, come dicevano un tempo, che le democrazie liberali rappresentino il male. Ma, proprio come allora, la loro bestia nera è sempre il mercato. Come se, senza mercato, possano sussistere società aperta, democrazia, libertà individuali. Puntano il dito contro i «fallimenti del mercato» (che certamente, periodicamente, si verificano) ma vogliono curarli a colpi di Stato, espandendo il ruolo e la presenza dello Stato. Fingono di non sapere che i «fallimenti dello Stato» (da Pechino a Mosca, da Teheran a Caracas, e in tanti altri posti) provocano conseguenze infinitamente più gravi, più devastanti, e durature. Anche lasciando da parte i casi più drammatici ed evidenti, per limitarci a un esempio di casa nostra, quanto è servito fin qui l’eccesso di statualità che da sempre affligge l’economia del Mezzogiorno d’Italia per curarne i mali?

Dietro l’ostilità per il mercato si intravvede la diffidenza per la libertà individuale e per il mondo «caotico» che, apparentemente, essa alimenta. Un caos da curare, secondo certi medici, con dosi massicce di statualità, sostituendo il comando statale (inevitabilmente di pochi) alla libertà di azione dei tanti. Grazie a quella libertà d’azione le società aperte occidentali hanno un dinamismo che manca ad altre società e, in più, i loro sistemi democratici hanno la capacità di correggere gli errori e gli effetti perversi che le azioni dei tanti possono provocare.

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Covid in Cina, le vere cifre: si temono 1,7 milioni di morti in 4 mesi

mercoledì, Gennaio 4th, 2023

di Paolo Salom

La situazione Covid in Cina, dopo la cancellazione delle restrizioni, oggi sui social rimbalza l’allarme: «Pechino è deserta e anche io ho paura ad uscire». I Paesi occidentali temono l’arrivo di nuove varianti dall’Oriente

Covid in Cina, le vere cifre: si temono 1,7 milioni di morti in 4 mesi

La data che tutti ricordano, in Cina, è il 7 dicembre dell’anno appena terminato, quando il governo ha annunciato le «dieci nuove regole» sul virus: di fatto l’inizio del «liberi tutti» dopo tre anni di politica «zero Covid» e, soprattutto, lockdown continui quanto improvvisi. Nel giro di pochi giorni, sull’intero territorio della Repubblica Popolare tutte le restrizioni in vigore — inclusa la quarantena per i positivi nei «lebbrosari» istituiti ovunque — sono state cancellate.


La situazione
La vita ha ripreso il suo corso normale? Meno di un mese più tardi, tutto si
può dire tranne che la Cina sia tornata a una situazione vicina all’epoca pre-pandemia. Vediamo quali sono i dati disponibili considerando che l’opacità delle autorità cinesi nel diffondere statistiche sulla diffusione della malattia nel Paese ha suscitato non poche proteste e preoccupazioni a livello internazionale.

Innanzitutto, nonostante il silenzio del regime, scorrendo i social cinesi — per primo Weibo, il Twitter locale — si scopre che in pochi giorni dalla fine di lockdown e tracciamento, i casi di infezione sono aumentati esponenzialmente, mettendo in crisi il sistema sanitario nazionale. Ma i numeri? A dir poco scarne le cifre ufficiali da Pechino: avendo «sconfitto la malattia», nessuna informazione a riguardo è apparsa più «necessaria». Eppure qualcosa è trapelato: mentre alcuni responsabili cinesi avanzavano l’ipotesi di circa «4 mila nuovi casi giornalieri», per lo più asintomatici, gli esperti internazionali hanno offerto una cifra più verosimile, ovvero un milione di nuovi casi al giorno, considerando la popolazione totale di un miliardo e 400 milioni. Soprattutto, sono trapelati racconti su corsie ospedaliere vicine al collasso e bare accatastate negli obitori in attesa di essere smistate.

Forse è per questo che i cinesi hanno preferito evitare il più possibile uscite e contatti non necessari, nonostante la fine dei lockdown. «Pechino è deserta — scrive per esempio un utente su Weibo —. Potrei uscire ma, dico la verità, ho paura». Altri hanno criticato chi a novembre ha manifestato in piazza contro le chiusure, accusandoli «di non aver compreso quali sarebbero state le conseguenze delle loro azioni» in un Paese privo di adeguate strutture sanitarie. In verità, sembra che nei primi venti giorni dalla fine della politica «zero Covid», almeno 250 milioni di persone si sarebbero ammalate in Cina (una su sei). Secondo alcuni ricercatori dell’Università di Hong Kong, un milione di cittadini potrebbe morire a causa del virus «entro la fine dell’inverno». Altri dati suggeriscono proiezioni drammatiche: 1,8 milioni di nuovi casi e 11 mila decessi al giorno, con un possibile traguardo di 1,7 milioni di vittime ad aprile. Uno scenario davvero terribile.

A questo punto, i timori dei Paesi occidentali riguardo il possibile arrivo di nuove varianti dall’Oriente appare tutt’altro che peregrino. Ma, almeno su questo fronte, sembra che si possa stare relativamente tranquilli. L’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, segue — anche in maniera discreta — la situazione sul terreno e, sulla scorta delle sequenze fornite dagli scienziati cinesi — Pechino avrebbe condiviso nell’ultimo mese 384 campioni di virus — varianti e sottovarianti sono le stesse in circolo da noi, con prevalenza del tipo Omicron.

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Bollette del gas, quando caleranno? A febbraio la svolta, prezzo già ai minimi

mercoledì, Gennaio 4th, 2023

di Gianluca Mercuri

A luglio, l’Arera ha deciso di cambiare cadenza e metodo di tariffazione del gas, separandoli da quelli della luce: anziché bollette trimestrali «ex ante», arrivano bollette mensili «ex post». La tariffa del gas viene stabilita il secondo giorno lavorativo del mese successivo a quello di riferimento. Quindi ieri, 3 gennaio, si è decisa la tariffa in base a prezzi e consumi di dicembre. Quella in base ai prezzi di gennaio, che dovrebbe riflettere il calo del prezzo del gas al Ttf e quindi essere meno cara, sarà stabilita il secondo giorno lavorativo di febbraio, ovvero il 2.

1) Qual è l’obiettivo di questa variazione?
L’obiettivo è intercettare subito tutte le iniziative, a livello sia nazionale sia europeo, che mirino a contenere i prezzi del gas.


2) Ma allora perché il prezzo del gas è calato e le bollette no?
Lo ha spiegato il presidente di Arera, Stefano Besseghini, a Fabio Savelli: «Il prezzo è sceso solo a partire dal 17-18 dicembre, mentre nella prima metà del mese il valore si è tenuto strutturalmente alto attorno ai 135-140 euro a megawattora». domande e risposte

3) Quindi le prossime bollette saranno meno care?
Tenendo conto che il prezzo è sceso fino ai 76,3 euro a megawattora di ieri sul mercato europeo di riferimento, il Ttf di Amsteram, Besseghini propende per il sì: «È presumibile che se i prezzi si dovessero mantenere sui livelli attuali il mese di gennaio farà registrare una diminuzione delle tariffe». L’importante è che stia sotto gli 80 euro a megawattora.

4) Vuol dire che il nuovo sistema di calcolo sta funzionando?
A quanto pare sì, altrimenti il rincaro riferito a dicembre sarebbe stato ancora maggiore. Lo si è evitato, spiega Besseghini, proprio «perché abbiamo introdotto a luglio un nuovo metodo che aggiorna mensilmente le tariffe calcolando la media dei 30 giorni precedenti agganciandolo alla componente gas a copertura dei costi di approvvigionamento. Mentre prima questo avveniva su base trimestrale per cui l’impatto sul cliente non era immediato».

5) Cos’è il mercato tutelato?
È quello in cui le condizioni economiche e contrattuali sono regolate dall’Arera. Originariamente, la fine del mercato tutelato era prevista per il 1° gennaio 2023, ma il governo Meloni l’ha prorogata di un anno, allineandola alla scadenza fissata per il mercato elettrico. Attualmente, le famiglie ancora in condizioni di tutela-gas sono circa 7,3 milioni su un totale di 20,4 milioni, poco meno del 36%.

6) E cosa succede a chi è nel mercato libero?
Si tratta di 13 milioni di utenze, il 64% del totale. Ancora Besseghini: «Dipende dal tipo di contratto stipulato con l’operatore, se incorpora un prezzo fisso o variabile, o se, come è nella stragrande maggioranza dei casi, quel prezzo è indicizzato a un listino, come il Psv italiano o il Ttf olandese. Ci sono clienti, tra questi milioni di italiani, che stanno usufruendo di prezzi più bassi del mercato, altri che invece sono rimasti scottati. Ma è chiaro che se il prezzo scende sul mercato sono i primi a giovarsene in bolletta».

7) Il clima conta?
Conta, eccome: «Le temperature miti di queste settimane ci stanno aiutando molto di più della geopolitica. Nelle prime due settimane di dicembre le temperature erano più rigide e il prezzo del metano era alto perché gli operatori di mercato non potevano escludere che restasse tale. Poi sono salite e ora il grande lavoro fatto sugli stoccaggi di metano ci permette di essere relativamente più sereni. Perché abbiamo i depositi pieni di gas all’84%, l’anno scorso in questo stesso periodo eravamo al 68%. Se le temperature restassero queste potremmo non intaccare troppo i depositi». E i riflessi positivi sui prezzi sarebbero quasi automatici.

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Insieme al Papa se ne va un po’ di noi

mercoledì, Gennaio 4th, 2023

La nuova puntata della rubrica Fotosintesi dedicata alla scomparsa di Benedetto XVI

di Beppe Severgnini / CorriereTv

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