Archive for Gennaio 11th, 2023

Benzina e accise, il fantasma dei gilet gialli

mercoledì, Gennaio 11th, 2023

di Francesco Bei

Alla fine la montagna ha partorito un topolino. Un monitoraggio dei prezzi alla pompa, con esposizione del costo medio del carburante. Le accise restano alte. È il populismo che mangia se stesso, una volta raggiunto il potere. È una smentita delle parole d’ordine usate come arma di propaganda in quella campagna elettorale permanente che ha portato un piccolo partito sovranista a conquistare la guida di una grande nazione europea. Parole come quelle usate da Giorgia Meloni nel 2019 sulle accise e che stanno riaffiorando in superficie in quel giacimento perenne della nostra memoria collettiva che sono diventati i social network. “Noi pretendiamo che le accise vengano progressivamente abolite, perché è uno scandalo che le tasse dello Stato italiano compromettano così la nostra economia”, tuonava allora Meloni in un simpatico sketch alla pompa di benzina, con un funzionario del Fisco che “sequestrava” 35 euro dei 50 che la povera “Giorgia” voleva mettere nel serbatoio della sua Mini. Ma è quando il sovranista lascia il volante della city car per quello di palazzo Chigi che le cose diventano dolorose. Si scopre che il provvedimento del governo Draghi, preso in un momento drammatico, con la necessità di raffreddare di 30 centesimi al litro il prezzo dei carburanti schizzati in alto per la guerra sporca di Putin, era popolare ma estremamente costoso. Chi dice 800 milioni, chi arriva a un miliardo al mese.
Costoso e magari necessario in quel frangente storico. Ma insostenibile nel lungo periodo per un Paese indebitato come il nostro e forse non così giusto se prolungato erga omnes, a favore di ricchi e poveri. Il problema è che su quella propaganda Fratelli d’Italia ha costruito parte del suo consenso e la retromarcia odierna sgretola uno dei capisaldi della narrazione della destra, quella del governo del popolo per il popolo. I paragoni storici sono sempre rischiosi, ma non sono passati molti anni da quando in Francia si alzò un’onda di mobilitazione antigovernativa proprio sulla questione del rialzo del prezzo del carburante.

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Mosca completa le prove di Poseidon, il siluro dell’apocalisse

mercoledì, Gennaio 11th, 2023
Mosca completa le prove di Poseidon, il siluro dell'apocalisse

di Floriana Bulfon

Mosca prosegue lo sviluppo di nuove armi nucleari, con l’obiettivo di spostare l’equilibrio del terrore con gli Stati Uniti. La Tass ha comunicato che sono state completate le prove del Poseidon, il cosiddetto “siluro dell’Apocalisse”. L’agenzia ha citato una fonte vicina al ministero della Difesa per annunciare che “il sottomarino Belgorod ha concluso una serie di test del super siluro Poseidon. Lo scopo era verificare il funzionamento del sistema di lancio e sono stati effettuati per chiarire il comportamento del sottomarino a diverse profondità dopo l’espulsione dell’ordigno”. 

Non si sarebbe ancora trattato di un’arma operativa, ma soltanto di un simulacro “con massa e dimensioni del Poseidon”: si dovrebbe trattare dell’ultima fase di sperimentazione prima che il siluro venga introdotto in servizio con la Marina russa.

Repubblica era stata la prima lo scorso ottobre a rivelare la nuova campagna di prove del sottomarino K-329 Belgorod: una notizia confermata un mese dopo da fonti ufficiali americane alla “Cnn”. Ogni movimento di questo battello viene seguito con massima attenzione dalla Nato, perché si tratta del più grande e moderno sommergibile nucleare della flotta di Mosca. Ed è l’unico progettato per impiegare il siluro Poseidon, presentato da Vladimir Putin nel 2018 come uno dei sistemi che restituirà la supremazia strategica alla Russia: una testata atomica che viaggia sotto le onde per diecimila chilometri e poi esplode in vicinanza della costa per causare uno tsunami radioattivo. L’onda contaminata può cancellare metropoli come New York o Los Angeles. Gli esperti spiegano che lo stesso effetto può venire ottenuto con i missili balistici intercontinentali, che esistono dagli anni Sessanta. Ma gli Stati Uniti hanno creato una rete di satelliti con sensori infrarossi proprio per avvistare la partenza dei missili russi: l’accensione dei motori infatti causa un calore fortissimo. Invece i satelliti non vedono quello che accade nelle profondità del mare: il super-siluro sarebbe stato progettato per emettere pochissimo calore e viaggiare in modo silenzioso a oltre cento chilometri orari.

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Dal Msi ai migranti: la destra e il fascismo che ritorna

mercoledì, Gennaio 11th, 2023

di Furio Colombo

Avrò avuto undici anni e camminavo a caso per i viali deserti di Torino quando andai a sbattere contro il corpo di un uomo impiccato a un albero. Ho saputo in modo istantaneo che si trattava di un delitto fascista. I resti delle spedizioni di Salò venivano lasciati dovunque, un corpo sul marciapiede, uno dentro un portone, per essere certi che i cittadini sapessero, come si fa quando si lasciano in giro le tracce delle feste. Ricordo bene quel momento. Come un flash ho visto un pensiero proiettato ben chiaro in quel cielo invernale: “Ci sarà un dopo”.

Era un pensiero di rivolta, come per tutto il movimento partigiano che mi brulicava intorno. Ma non di vendetta. Prevaleva la persuasione che l’Antifascismo avrebbe liberato il mondo dal fascismo con una zampata definitiva e che le imprese sinistre del fascismo non sarebbero sopravvissute neppure nella memoria di chi non poteva ammettere di averle compiute. Il peso insopportabile di troppi morti avrebbe spinto altrove la storia, la vita, il sentimento italiano, nella appassionata ricerca di ritorno a un percorso umano.

Eppure adesso sono diventate chiare due cose in chi aveva vissuto dal vero, come me, l’incubo del fascismo. La prima è che in grande maggioranza i fascisti sono restati tra noi come reduci fra i reduci, a guerra finita. A nessuno di loro – ben motivati e organizzati – a suo tempo era sfuggito un solo ebreo e un solo antifascista (salvo i rifugiati di conventi e di case non infettate dal fascismo). Ma nessuno, dopo, ne ha chiesto conto, al punto che alcuni hanno ricoperto cariche.

La seconda, che si è fatta strada rapidamente, era che – in un Paese grigio e propenso a vedere come va a finire prima di decidere – è sembrato normale e civile riconoscere che se ci sono gli antifascisti è naturale che ci siano anche i fascisti. Non puoi zittirli a causa di fatti avvenuti in altre circostanze e in un altro tempo.

Ecco perché al presidente del Senato La Russa non è sembrato di avere detto niente di sbagliato, elogiando il fascismo tramite il Movimento Sociale Italiano (partito neofascista che aveva occupato il posto libero di una estrema destra ancora da definire). La Russa aveva ragione e comprensibilmente si è indignato per le critiche al suo elogio del fascismo tramite Msi, perché ha capito prima di altri che stava occupando un altissimo ruolo non nella rivoluzione ma nella continuazione.

Il fascismo non era mai andato via (si pensi alle stragi, dalla Banca dell’Agricoltura alla P2) e adesso è legittimato ad andare avanti da una poderosa vittoria di un partito di estrema destra che – salvo respingere fino alle lacrime ogni partecipazione alla Shoah – del fascismo e del Msi si è preso tutto, compresa l’emanazione di leggi, come quella che vuole eliminare le organizzazioni umanitarie che salvano i profughi in mare e punire gli autori dei salvataggi, come chi nascondeva quelli privi di fede nel fascismo.

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La traduttrice modenese del libro del principe Harry: “Nessuno doveva saperlo, avevo 3 password anche per cambiare una parola”

mercoledì, Gennaio 11th, 2023

di Emanuela Giampaoli

Il marito non ne sapeva nulla. E vabbé, può capitare. Ma nemmeno la mamma, l’amica del cuore, il figlio diciassettenne. Nessuno. Un segreto custodito gelosamente per mesi. Fino a ieri, quando finalmente “Spare – Il minore “(ed. Mondadori), l’autobiografia del principe Harry, è uscita in contemporanea nel mondo anglosassone e in quasi tutta Europa (16 le lingue in cui è stata tradotta). Solo allora la modenese Sara Crimi, classe 1974, ha confessato: a tradurre quella storia per i lettori italiani era stata lei insieme ad altre colleghe Manuela Faimali, Valeria Gorla e Laura Tasso. Così se a Buckingman Palace ieri pare tirasse una brutta aria, a casa Crimi hanno stappato una bottiglia di Lambrusco buono. “Ho firmato un accordo di riservatezza, non potevo rischiare in nessun modo”.

Crimi, come l’hanno presa i suoi?
“La più contenta è stata la mamma, fan della royal family, a lei regalerò la prima copia. Marito e figlio contenti nella norma. Nessuno dei libri da me tradotti ha suscitato tanta attenzione. Ho ricevuto messaggi da gente che non sentivo da anni”.
 

Ma in casa cosa raccontava?
“I miei sono abituati. Anni fa tradussi sempre con Laura Tasso “No easy day”, sul marine che ha ucciso Bin Laden. Di mezzo c’era addirittura il Pentagono, non doveva trapelare nulla. Quando mio marito mi chiedeva cosa traducessi, rispondevo “nulla”. Ma ero sempre davanti al computer. Adesso abbiamo un accordo: se non spiego, non posso”.
 

Un mestiere pericoloso…
“No, ma avevo tre password anche per cambiare una parola sola. In Mondadori fino a ieri nemmeno l’ufficio stampa aveva il permesso di leggerlo”.

Sara Crimi, traduttrice
Sara Crimi, traduttrice 

Come ha lavorato alla traduzione?
“È stato un lavoro di gruppo con le colleghe, i tempi e le attenzioni da avere erano tali che sarebbe stato impossibile per un solo traduttore. Sono più di cinquecento pagine, io avevo il compito di rileggere tutto, uniformare le diverse parti, verificare che le modifiche fossero apportate correttamente. Ci abbiamo lavorato da settembre, tutte insieme, al ritmo di dieci ore al giorno. Ad eccezione di due settimane all’inizio…”.
 

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Poltrone, valzer rinviato: girandola di conferme nella lotteria delle nomine

mercoledì, Gennaio 11th, 2023

ALESSANDRO BARBERA

Per dirla con le parole del ministro della Difesa (Guido Crosetto), il machete è rimasto nella fondina. La lotteria delle prime tre nomine importanti del governo Meloni è terminata con due conferme su tre. E che conferme. Ernesto Maria Ruffini, ai vertici della macchina fiscale dai tempi del primo governo Renzi, resta direttore dell’Agenzia delle Entrate. Alessandra Dal Verme, funzionaria di lungo corso del ministero del Tesoro e cognata del commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, continuerà a guidare la burocrazia che gestisce il patrimonio immobiliare pubblico. Al termine di lunghe discussioni nella maggioranza, l’unica sostituzione riguarderà Marcello Minenna, fino a ieri direttore delle Dogane e scelto per quella poltrona da Giuseppe Conte in quota Cinque Stelle. Sarà sostituito da Roberto Alesse, già capo dell’Autorità per il diritto allo sciopero e da poche settimane capo di gabinetto del ministro del Mare Nello Musumeci.

La conferma di Ruffini era nell’aria ormai da qualche settimana. A favore della riconferma hanno pesato almeno tre fattori. Il primo: i risultati. L’avvocato romano (tributarista ma anche esperto di diritti dei migranti) vanta il miglior gettito da lotta all’evasione di sempre, circa venti miliardi, nel 2017. Stimato al Quirinale e dal ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti, Ruffini chiede alla politica da anni di risolvere il problema dei quasi mille miliardi di tasse mai riscosse dallo Stato, gran parte delle quali inesigibili. Musica per le orecchie di Matteo Salvini e del viceministro alle Finanze, il tributarista Maurizio Leo. Chi è stata in bilico fino all’ultimo è Dal Verme: all’interno di Fratelli d’Italia la pressione per sostituirla è stata forte. L’unica decisione che non ha sorpreso i palazzi è quella di Minenna. Fonti governative raccontano che già qualche settimana fa Giorgetti aveva chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato sulla possibilità di anticipare il suo avvicendamento prima della scadenza naturale. Anche lui funzionario pubblico di lungo corso (proviene dalla Consob), Minenna era rincorso dalle polemiche e da più di un’inchiesta giornalistica sui metodi di gestione dell’Agenzia.

La prossima scadenza sulle nomine cerchiata nell’agenda della premier è il 24 gennaio, quando saranno scattati i novanta giorni previsti dalla legge Bassanini per il cosiddetto «spoil system», grazie alla quale il governo entrante ha il diritto di sostituire gran parte delle figure apicali dello Stato. L’attenzione è su due poltrone, delicatissime per la gestione dei conti pubblici e dunque i rapporti con la Commissione europea: la direzione generale del Tesoro e la Ragioneria generale dello Stato.

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L’aumento per le badanti non ricada sulle famiglie

mercoledì, Gennaio 11th, 2023

Chiara Saraceno

Dopo gli aumenti della benzina, delle bollette, dell’affitto, dei trasporti, per molte famiglie è in arrivo un nuovo aumento: quello del costo di colf e badanti, per adeguare i compensi all’inflazione. Un aumento di circa il 10 per cento. Ovviamente anche colf e badanti subiscono i costi dell’inflazione, soprattutto se non sono conviventi e non devono fronteggiare i costi di vitto e alloggio. Non solo, le loro famiglie appartengono al gruppo di quelle più colpite dell’inflazione, avendo bilanci modesti e perciò rigidi.

L’adeguamento sembra perciò equo e in qualche misura dovuto, come per altre categorie di lavoratrici e lavoratori a reddito modesto. Ma l’effetto che ciò può avere su di loro e sulle famiglie che le impiegano può essere molto pesante. Un aumento di 100 euro o più (considerando tredicesima e quota di TFR) al mese per una badante convivente può diventare insostenibile per alcune famiglie , certo non povere, ma non ricchissime, il cui stipendio o pensione non è sempre analogamente adeguato all’inflazione. Ricordo che una badante non è un lusso in un paese in cui le politiche, e i servizi, per la non autosufficienza, sono gravemente carenti, quando non del tutto assenti. Il rischio è duplice. Qualcuno rinuncerà alla badante, o alla colf a ore, sostituendone il lavoro pagato e regolare con il proprio ( o della moglie, figlia, nuora) lavoro non pagato, insieme creando disoccupazione e peggiorando la propria qualità della vita.

Qualcuno licenzierà la persona finora assunta regolarmente per riassumere lei o un’altra in nero, una situazione che si stima già ora coinvolga il 60 per cento di queste lavoratrici e lavoratori, la parte più fragile e sprotetta di una categoria che, anche quando contrattualizzata, gode di molti meno diritti degli altri lavoratori dipendenti. Altri cercheranno un compromesso, spostando parte dell’orario da regolare al nero. L’adeguamento all’inflazione, infatti, coinvolge ovviamente solo le lavoratrici contestualizzata, non le altre. Le associazioni di categoria hanno fatto in questi anni un lavoro importante per dare dignità e sicurezza alle lavoratrici domestiche, favorendone l’emersione.

Anche l’immigrazione ha favorito il processo, perché l’avere un contratto regolare è indispensabile per avere il permesso di soggiorno e le periodiche regolarizzazioni hanno favorito proprio colf e badanti, viste come “meritevoli” per l’indispensabile aiuto che forniscono alle famiglie in un contesto di servizi pubblici scarsi. Anche se le difficoltà ad ottenere il permesso di soggiorno a loro volta fanno delle migranti le più ricattabili tra le lavoratrici in nero. Nel riconoscere la legittimità delle richieste di adeguamento all’inflazione di colf e badanti occorre dunque tenere ben presenti i rischi di peggiorare invece la situazione per molte di loro in un mercato del lavoro in cui la quota di irregolarità è ancora maggioritaria.

Occorre trovare un compromesso che consenta a chi ha scelto di assumere regolarmente una collaboratrice familiare o una badante possa continuare a farlo anche nelle circostanze attuali e alle lavoratrici di avere una paga decente e contributi per la pensione e gli infortuni.

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Francesco Lollobrigida: “Troppo costoso tagliare le accise, useremo le risorse per la crescita”

mercoledì, Gennaio 11th, 2023

FRANCESCO OLIVO

L’aumento del prezzo dei carburanti mette per la prima volta Fratelli d’Italia davanti al rischio concreto di perdere consensi. Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e numero due del partito, però, non fa marcia indietro: «Le risorse sono poche servono misure per la crescita».

Ministro, cosa avrebbe detto Fratelli d’Italia qualche mese fa se il governo avesse deciso di non rinnovare gli sconti sulle accise dei carburanti, di fatto causando l’aumento dei prezzi?
«In questi anni abbiamo dimostrato che anche dall’opposizione si può essere responsabili. Quindi avremmo compreso che, come era giusto applicare degli sconti nell’epoca in cui i prezzi erano schizzati alle stelle, ora non è tempo di interventi orizzontali».

Come spiegate la decisione di non rinnovare gli sconti?
«Bisogna fare delle scelte. Ora che i carburanti sono tornati a prezzi più contenuti, le poche risorse che abbiamo vanno usate per interventi più mirati. Lo sconto sulle accise è molto costoso. Ora è tempo di investire sulla crescita».

Lega e Forza Italia chiedono di intervenire sui prezzi, farete qualcosa?
«Lo stiamo decidendo, ci potrebbero essere interventi mirati a specifici settori da salvaguardare, come peraltro già abbiamo fatto per l’agricoltura, la pesca e l’autotrasporto».

In questi giorni è stato ripubblicato un video d’archivio, dove Giorgia Meloni, allora all’opposizione, si indignava per il peso delle accise, chiedendone l’abolizione. Lo ha visto, immagino.
«Era una battaglia giusta, che rivendichiamo, ma ora viviamo in tempi eccezionali. Il conflitto in Ucraina e l’aumento dei prezzi dell’energia hanno mutato il quadro e questa congiuntura ci obbliga a scegliere. Noi siamo un Paese con un debito altissimo».

Quindi niente abolizione.
«Io parlerei di riduzione ed è un tema che andrà ripreso, in tempi diversi da questo».

Voi avete detto di mettere nel conto che, stando al governo, il consenso si possa perdere o ridurre, quello di questi giorni è il primo esempio di questo tipo?
«A giudicare dai sondaggi direi proprio di no. Fratelli d’Italia fa registrare una crescita importante e non a discapito degli alleati del centrodestra. I cittadini sono molto più maturi di quei pochi che ragionano con la pancia e ci chiedono di fare tutto e subito».

Il rapporto con l’Europa la preoccupa?
«Al contrario. In Europa il governo ha già ottenuto due risultati. Il primo è smentire la propaganda che voleva un’Italia isolata. Il fatto che la presidente della Commissione europea abbia già avuto due incontri in pochi mesi con Giorgia Meloni, l’ultimo dei quali molto proficuo, dimostra che quella narrazione era falsa. Poi c’è il successo nella partita del tetto al prezzo del gas».

Non è presto per cantare vittoria?
«Certo, sono solo i primi mesi, ma i segnali sono già molto buoni: da quando siamo al governo la Borsa è cresciuta, lo Spread non è certo aumentato come diceva qualcuno e il prezzo del gas è sceso. E l’ottimismo che si percepisce è importante, perché porta a far crescere i consumi».

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Benzina, scontro sulle accise tra FdI e Forza Italia. Meloni: «Non si va in tv a parlare di taglio, non è accettabile»

mercoledì, Gennaio 11th, 2023

Il boom sul prezzo dei carburanti divide la maggioranza. Meloni: «Che l’opposizione attacchi è normale; che nella maggioranza ci sia chi va in tv a parlare di taglio mi fa infuriare». Cattaneo (FI): «Misure da riorientare»

Benzina, scontro sulle accise tra FdI e Forza Italia. Meloni: «Non si va in tv a parlare di taglio, non è accettabile»

Lo stop al congelamento delle accise sui carburanti ha innescato un forte aumento dei prezzi ai distributori, con il diesel arrivato a 2,50 euro e la benzina sopra i 2 euro al litro. È la conseguenza della decisione del governo Meloni, che nell’impianto della manovra ha dirottato i miliardi dello scudo contro il caro carburanti verso misure a sostegno della crescita e di altri sostegni contro la povertà. A rivendicare l’obiettivo della «crescita» è il ministro Francesco Lollobrigida, braccio destro della premier. Una linea, questa, che pare condivisa in blocco da tutto Fratelli d’Italia; ma non da Forza Italia, dove monta la protesta.

Davanti al boom dei prezzi e al malcontento esploso tra cittadini e imprese, il partito di Berlusconi ha deciso di partire in contropiede. Ma a Palazzo Chigi, come raccontato dal Corriere, lo stato d’animo è quello dell’assedio e Giorgia Meloni, nel mezzo del Consiglio dei ministri, ammonisce la squadra: «L’opposizione ci attacca ed è normale, ma mi fa infuriare che anche nella maggioranza ci sia chi va in tv a dire che bisogna tagliare le accise. Questo non è accettabile». La premier è durissima e non tanto con i 5 Stelle, che l’accusano di non aver mantenuto le promesse, ma appunto con gli alleati.

Forza Italia è convinta che il problema non sia causato dall’avidità dei concessionari ma dalle accise, il cui taglio, appunto, non è stato prorogato in manovra. Alessandro Cattaneo, capogruppo dei Berlusconiani alla Camera, usa termini pacati, ma la sostanza non cambia: serve una misura per contenere il costo dei carburanti. «Siamo pronti a riorientare tutti i provvedimenti, un approccio dinamico in un mercato dinamico — ha spiegato Cattaneo al Corriere —. Ma rivendico le risposte puntuali di fronte all’evolversi della situazione».

Gli fa eco, però, il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (Fratelli d’Italia), che spiega in termini divergenti il dibattito interno alla maggioranza: «La scelta del governo di non prorogare il taglio delle accise è stata molto meditata e molto sofferta, una misura che però costa oltre un miliardo al mese. Il governo ha deciso di utilizzare quelle risorse per aumentare le pensioni minime, per tagliare il cuneo fiscale, quindi tutte misure sociali». E poi: «È chiaro — aggiunge l’esponente di FdI — che se ci sarà la possibilità , e i conti lo consentiranno, appena possibile potremo ridurre anche il costo della benzina. Ma ricordo che abbiamo impegnato 30 miliardi per ridurre il costo delle bollette».

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Parigi, attacco alla Gare du Nord, oggi: un uomo ha accoltellato sei persone

mercoledì, Gennaio 11th, 2023

di Redazione Online

L’accoltellamento alle 6.40 del mattino. L’aggressore è stato neutralizzato dalla polizia, ringraziata dal ministro dell’Interno Darmanin per l’intervento «efficace e coraggioso»

Parigi, attacco alla Gare du Nord, oggi: un uomo ha accoltellato sei persone
Afp

Mercoledì mattina, intorno alle 6.40, un uomo ha ferito sei persone a Parigi, alla stazione dei treni Gare du Nord. Uno è grave, secondo un portavoce della polizia citato dall’agenzia Reuters.

La polizia ha neutralizzato l’aggressore con colpi di arma da fuoco e lo ha arrestato. I treni stanno circolando normalmente. L’agente che ha sparato era fuori servizio, sempre secondo la Reuters. L’aggressore, colpito al torace, è stato trasferito in ospedale.

Il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin ha confermato su Twitter parte della notizia, inizialmente diffusa dai media francesi, e ringraziato le forze dell’ordine per l’intervento «efficace e coraggioso».

CORRIERE.IT

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Farmaci introvabili: cosa possiamo fare? Cosa può fare la farmacia? E che differenza c’è con gli «indisponibili»?

mercoledì, Gennaio 11th, 2023

di Maria Giovanna Faiella

I farmaci di uso comune diventati introvabili

Fare il giro delle farmacie pur di trovare il medicinale necessario: per tanti pazienti il problema dei farmaci «introvabili» non è nuovo.

Negli ultimi tempi, però, la situazione è peggiorata e gli stessi farmacisti hanno segnalato che fanno più fatica a reperire alcune categorie di medicinali di uso comune — e si sta allungando la «lista dei farmaci temporaneamente carenti».

Ecco allora cosa sapere e alcuni consigli.

Il «caso» dell’ibuprofene e del paracetamolo

Cosa sta accadendo? Ci sono diverse cause.

È aumentata notevolmente la richiesta di alcuni prodotti,come ibuprofene e paracetamolo. Nella maggior parte dei casi il farmaco carente può essere sostituito con l’equivalente (o generico) e, laddove possibile, le farmacie hanno contribuito e contribuiscono a sopperire alle carenze con preparati galenici, come nel caso dell’ibuprofene in versione sciroppo per i bambini.

Farmaci che «spariscono» a intermittenza

Ci sono, poi, altri motivi che stanno provocando un aumento della carenza dei farmaci.

A causa delle crisi internazionali, si è aggiunta la scarsità di alcune materie prime necessarie per produrre le confezioni ma anche di principi attivi che provengono dall’estero.

I provvedimenti

L’Agenzia italiana del farmaco monitora costantemente la temporanea irreperibilità sul mercato nazionale di medicinali, in particolare di quelli indispensabili per la cura di determinate patologie.

In base alle norme in vigore, le aziende farmaceutiche titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio sono tenute a segnalare all’AIFA, con un anticipo di quattro mesi, che si verificherà una carenza del farmaco, di solito dovuta a problemi di produzione o a un aumento imprevisto della richiesta, o a cessata commercializzazione del prodotto.

Quando l’AIFA riceve la comunicazione, verifica se c’è un problema di sanità pubblica in modo da adottare i provvedimenti necessari coinvolgendo, se è il caso, i professionisti sanitari e le componenti della filiera, produttori, grossisti, importatori, farmacie.

Se il medicinale non può essere sostituito, perché non esistono equivalenti in commercio, viene rilasciata l’autorizzazione per l’importazione al titolare dell’autorizzazione in commercio del farmaco o alle strutture sanitarie interessate (Asl, farmacie ospedaliere).

Cosa fare se non si riesce a trovare il farmaco?

In ogni caso, se non riuscite a trovare il vostro medicinale in farmacia, per non interrompere le cure, rivolgetevi sempre al vostro medico curante (o allo specialista) che vi prescriverà un medicinale equivalente, se esiste, o una terapia alternativa.

Potete anche verificare se il vostro medicinale è inserito nella lista dei «farmaci temporaneamente carenti», sul sito dell’Agenzia italiana del farmaco, che riporta in ordine alfabetico le informazioni sul prodotto mancante (sia principio attivo che nome commerciale), la data di inizio della carenza e quella prevista per il ritorno in commercio, i motivi per cui manca, i suggerimenti su cosa fare, l’esistenza o meno di un farmaco equivalente, cioè una «copia» del farmaco di riferimento (di marca) presente sul mercato già da molti anni e il cui brevetto sia scaduto, con lo stesso principio attivo, stessa forma farmaceutica e via di somministrazione (per esempio: compresse, sciroppo, soluzione iniettabile ecc), stesso dosaggio.

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