Archive for Febbraio, 2023

Sanremo, lo scudo del Quirinale: altri eventi pubblici seguiranno con al centro la difesa della Carta

giovedì, Febbraio 9th, 2023

Ugo Magri

ROMA. Grazie a Sanremo, la Costituzione fa tendenza. Tredici milioni di telespettatori sono stati sedotti da Roberto Benigni mentre martedì sera ne celebrava la bellezza non ancora sfiorita. La visita a sorpresa di Sergio Mattarella, per solennizzare i 75 anni della Carta, ha riscosso consensi social che si misurano nei quasi 800 mila like al selfie scattato da Chiara Ferragni col presidente, con Gianni Morandi, con Amadeus e con la figlia Laura (7 milioni e passa le visualizzazioni). L’ardito mix tra sentimento popolare e istituzioni, tra valori repubblicani e rassegna canora alla fine non ha deluso il capo dello Stato: tutti quanti gli hanno visto la felicità dipinta sul volto e anche l’emozione, specie quando Benigni con un colpo basso ha ricordato Bernardo Mattarella, il quale fu suo babbo ma anche padre costituente. Per cui ieri al Quirinale si respirava aria di soddisfazione o, se si preferisce ribaltare la prospettiva, di scampato pericolo; perché come tutte le prime volte anche quella di un presidente al teatro Ariston poteva rappresentare un rischio. Sarebbe bastato poco: una gag sopra le righe, una polemica fuori posto, una contestazione inattesa avrebbero sgualcito l’evento che invece è filato via liscio e resterà scolpito, se non nella storia d’Italia, almeno in quella del Festival.

Non le polemiche del consiglio d’amministrazione Rai, che lamenta di essere stato tenuto all’oscuro, e nemmeno le battute di Matteo Salvini (non gli piace la politica nel tempio delle canzonette) hanno turbato la serenità del Colle. Tornando indietro, lassù rifarebbero tutto daccapo e allo stesso modo. È falso, si precisa senza acrimonia, che Benigni avesse anticipato a Mattarella i contenuti del suo show; altrettanto falso che i vertici del servizio pubblico radiotelevisivo fossero stati tagliati fuori. Erano al corrente della visita ma, con molta correttezza, hanno tenuto la notizia segreta. Quanto alla tecnica del blitz, adottata da Mattarella, si è resa indispensabile per evitare i nidi di serpenti. A parte gli ovvi motivi di sicurezza, pubblicizzare in anticipo l’arrivo del presidente avrebbe scatenato una caccia alle poltrone di prima fila (anche per questo Mattarella si è rifugiato in un palco), con rimbalzi sul prezzo del biglietto accompagnato dal pressing di ministri e sottosegretari che avrebbero stravolto un cerimoniale volutamente semplice. La festa della Costituzione si sarebbe trasformata in una passerella di alti papaveri tradendo lo spirito dell’iniziativa di cui il conduttore Amadeus e il portavoce del Quirinale, Giovanni Grasso, ragionavano da mesi, chi dice addirittura da un anno.

Quanto alle critiche di Salvini, sono cadute nel vuoto come altre uscite del leader leghista in fase di luna storta. Nel governo nessuno gli ha dato seguito, idem nella maggioranza parlamentare; perfino la pubblicistica di centrodestra (salvo rare eccezioni) ha preso atto che la Costituzione non può diventare un bersaglio perché è patrimonio comune, appartiene a tutti senza distinzione di schieramento. Mattarella, che ne predica i valori, fa semplicemente il suo mestiere di Garante. Per l’attuale inquilino del Colle, la Costituzione del ’48 ha dimostrato di cavarsela egregiamente, tirandoci fuori dai guai quando l’Italia ha vissuto i suoi momenti più difficili. È viva e vegeta, ma soprattutto attuale.

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Meloni esclusa dalla cena all’Eliseo con Zelensky: “L’ennesimo sgarbo di Macron”

giovedì, Febbraio 9th, 2023

Ilario Lombardo

ROMA. È stato Emmanuel Macron a decidere chi invitare, ieri sera a Parigi, alla cena in onore di Volodymyr Zelensky. E tra gli invitati non figurava Giorgia Meloni. Erano solo tre i posti a sedere al tavolo dell’Eliseo: uno per il padrone di casa, uno per il presidente ucraino in arrivo da Londra, e l’ultimo per Olaf Scholz. La foto del treno di notte che attraversa l’Ucraina verso Kiev, con il presidente francese, il cancelliere tedesco e il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi sorridenti in una cabina del convoglio, sembra già sbiadire nei ricordi di un’altra era. Eppure, erano solo sette mesi fa. 

Meloni è stata esclusa dall’incontro di ieri sera. A Palazzo Chigi fanno poco o nulla per mascherare lo stupore e l’amarezza. Cercano di minimizzare e appena viene diffusa la notizia del vertice parigino a tre senza la premier italiana, dall’entourage di Meloni arriva l’annuncio che oggi ci sarà comunque un bilaterale con Zelensky, a Bruxelles, a margine del Consiglio europeo. Troppo poco, per il linguaggio della diplomazia. Anche perché nel suo tour europeo il presidente ucraino, nella stessa giornata, aveva già fatto visita al premier britannico Rishi Sunak.

La tesi di Giovanbattista Fazzolari, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che ha eletto la Francia a nemico storico, è che Macron stia peccando di «protagonismo» per coprire le difficoltà interne, con il Paese straziato dagli scioperi contro la riforma delle pensioni. È esattamente quello che lasciano filtrare gli uomini più vicini a Meloni. In realtà, secondo fonti diplomatiche, la scelta del presidente francese sarebbe il prodotto di mesi di gelo tra i due leader. Le ferite non sono sanate e, stando alla versione d’Oltralpe, la premier italiana non sta facendo molto per favorire un avvicinamento. Per esempio, non ha ancora risposto all’invito dell’Eliseo e fornito al cerimoniale della presidenza francese una data per la visita a Parigi. La capitale francese e quella tedesca sono solitamente le prime due tappe europee di un premier italiano appena nominato. Dopo Bruxelles, invece, Meloni è stata a Berlino e a Stoccolma, in omaggio alla presidenza di turno svedese dell’Ue. Una decisione che non è passata inosservata.

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Autocrati e intrecci letali

giovedì, Febbraio 9th, 2023

di Antonio Polito

In Occidente, dalla Rivoluzione Francese in poi, cittadini sono tutti coloro che abitano su un territorio; nelle autocrazie i sudditi meritevoli di soccorso sono solo quelli che fanno parte della gens del capo, o gli sono fedeli. E così è in Siria

«Filosofi che osate gridare tutto è bene,/ venite a contemplar queste rovine orrende:/ muri a pezzi, carni a brandelli e ceneri./ Donne e infanti ammucchiati uno sull’altro/ sotto pezzi di pietre, membra sparse;/ centomila feriti che la terra divora,/ straziati e insanguinati ma ancora palpitanti,/ sepolti dai loro tetti, perdono senza soccorsi,/ tra atroci tormenti, le loro misere vite».

Da quando Voltaire scriveva questi versi per le vittime del terremoto di Lisbona, nel 1755, abbiamo imparato a non dare più alla volontà di Dio la colpa dei disastri naturali. Ma ancora non abbiamo imparato a fare la nostra parte di esseri umani per alleviarne le sofferenze. Adesso, mentre leggete queste righe, ci sono ancora in Anatolia «centomila feriti che la terra divora». In questo momento, ancora, donne e infanti «perdono senza soccorsi le loro misere vite». Nell’immane tragedia dell’Anatolia ce n’è una perfino peggiore che sta colpendo i popoli che vivono nel Nord della Siria. Dopo una guerra brutale di dodici anni, intrappolati da un despota che ha usato ogni possibile arma contro la sua gente, in un panorama desolato dalla distruzione arrecata dalle bombe, quattro milioni e mezzo di civili, tre milioni dei quali profughi o sfollati, aspettano un soccorso che chissà se arriverà. Già da anni la loro vita dipendeva interamente dall’aiuto umanitario occidentale.

Grazie a una risoluzione Onu del 2014, presa contro il volere di Assad, gli aiuti passavano infatti dall’ormai unico varco aperto nella frontiera siriana a Bab al-Hawa.

In realtà una volta le porte d’ingresso in Siria erano tre, ma la Russia, alleata del dittatore di Damasco, ha usato il suo potere di veto nel Consiglio di sicurezza per chiudere le altre due. A lungo le macerie, la neve, gli aeroporti danneggiati, e la ferma intenzione di Erdogan di pensare prima ai turchi, che a primavera decideranno il suo destino nelle elezioni, hanno chiuso anche l’ultima via della speranza. Solo ieri, finalmente, si sarebbe riaperta. I siriani del Nord, in questa regione controllata da «ribelli» molto spesso curdi, sono ancora a migliaia sotto le macerie, denuncia su Foreign Policy un esperto di Medio Oriente, Charles Lister. I tremila eroici volontari civili di White Helmets hanno acquisito negli anni una grande esperienza nel tirar fuori i feriti dalle macerie dei palazzi e degli ospedali colpiti e distrutti dall’aviazione siriana e russa; ma il disastro ora è troppo immane, non hanno i mezzi, non hanno gli uomini e, anche quando riescono a raggiungere i sepolti vivi, non hanno i medici per curarli.

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Erdogan tra le rovine del terremoto: «Era impossibile prepararsi»

giovedì, Febbraio 9th, 2023

di Marta Serafini, inviata ad Antiochia

Ritardi, code, rabbia. Il presidente accusa i «provocatori» che protestano per la lentezza dei soccorsi

Erdogan tra le rovine del terremoto: «Era impossibile prepararsi»

«Andate anche voi verso Antakya (Antiochia, ndr)?». Si illuminano di speranza gli occhi di Murat Angay, 52 anni, mentre sente nominare nella hall dell’hotel la sua città. Nelle macerie di una delle città più colpite dal sisma , ci sono suo figlio Bahetan, 29 anni e sua moglie Makbuli, di 25. E Murat deve correre per arrivarci.

La strada da Adana, l’hub dei soccorsi, sembra corta. Ma non lo è dopo un sisma che ha ucciso più di 15 mila persone tra Siria e Turchia . Crepe nell’asfalto, mezzi di soccorso imbottigliati nel traffico che non riescono a passare, folle che assaltano i camion della protezione civile, il suono incessante delle sirene. Non c’è acqua, non c’è connessione Internet e non c’è luce dove la terra ha tremato. Mancano anche i sacchi per i corpi, dicono i soccorritori. Solo per fare benzina ci vuole un’ora, scarseggia già il carburante. Murat inizia a raccontare. «Sono partito appena saputo del terremoto dall’Olanda, dove vivo. Anche mio figlio ha passaporto olandese. Ma ha scelto di rimanere nella nostra città di origine almeno finché sua moglie non ottiene il visto». Si ferma, trattiene il respiro. «Sto parlando al presente….ma forse». L’auto riparte ma il gasolio è di cattiva qualità. Lungo la strada anche il fumo del porto di Iskenderun, dove bruciano ancora i container, sale dalla costa. Difficile non pensare al porto di Odessa. Sarà solo in serata che verrà estinto l’incendio.

Sembra la guerra. È il terremoto. Murat guida. E racconta. E piange. E risponde alle centinaia di telefonate e messaggi. «Mio figlio è uno studente di tecnologia. Un anno fa è uscito di prigione. Lo hanno accusato di far parte del Feto». È il movimento che fa capo al religioso Fethullah Gülen, lo stesso che, insieme al Pkk, è nemico giurato del Sultano, moneta di scambio con Svezia e Finlandia per l’ammissione nella Nato. «Ma lui non ha niente a che fare con quelle cose». Si morde le labbra Murat mentre pensa a quel passaporto olandese che poteva salvare Bahetan.«Quel palazzo dove vivevano è crollato perché era come tutto il resto, da queste parti. Era fatto male».


Intanto il presidente Recep Tayyip Erdogan fa il giro delle città colpite: Kahramanmaras, Hatay. Fa mea culpa per i ritardi nei soccorsi dopo le critiche in rete. «Inizialmente ci sono stati problemi negli aeroporti e sulle strade, ma oggi le cose stanno diventando più facili e domani sarà ancora più facile», afferma. Ma poi si giustifica: impossibile prepararsi ad una catastrofe del genere e punta il dito contro i «provocatori», proprio mentre i giornalisti turchi segnalano che Twitter è di nuovo irraggiungibile nel Paese.

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Le banche più «sicure» d’Europa (secondo la Bce): Credem e le altre italiane al top

giovedì, Febbraio 9th, 2023

di Andrea Rinaldi

Le banche più «sicure» d'Europa (secondo la Bce): Credem e le altre italiane al top

Le banche europee e anche quelle italiane superano le criticità innescate dalla guerra in Ucraina e la Bce ne promuove la solidità. La vigilanza dell’Eurotower segnala il buono stato di salute dei nostri istituti di credito nel commento ai punteggi relativi allo Srep (Supervisory Review and Evaluation Process, qui la lista completa presentata dalla Bce) negli stress test condotti nel 2022, aggiungendo che questo risultato è stato conseguito malgrado il deterioramento delle condizioni economiche globali. Venendo agli istituti di casa nostra, i requisiti di capitale richiesti dalla Bce per il 2023 sono ampiamente sufficienti come dimostra il computo pubblicato da Francoforte e i parametri forniti dalle banche a dicembre in Consob. Infatti anche i Pillar 2 in termini di Cet1 (cioè capitale calcolato con le regole prudenziali parametrato alle attività ponderate per i rischi) sono rimasti di fatto uguali all’1,1% per quest’anno.

Le banche italiane al top

Per il gruppo Credem, ad esempio, il Pillar 2 Requirement è pari all’1,0%, «parametro migliore in Italia ed al primo posto in Europa tra le banche commerciali», dice la banca emiliana, all’interno del panel di istituti vigilati direttamente da Francoforte che ne hanno dato diffusione. In realtà il Pillar 2 è una parte delle capacità richieste alle banche per coprire i rischi prevedibili. Per stabilire la robustezza nei confronti dei risparmiatori, entrano in gioco anche altre considerazioni come l’essere una Istituzione Finanziaria Sistemicamente Rilevante (Sifi) locale o globale (S) o requisiti aggiuntivi sui leverage finance come quelli domandati a Bnp Paribas o Deutsche Bank. A dicembre per altro Intesa e Unicredit avevano comunicato di aver rispettato ampiamente i requisiti patrimoniali, valori per altro del Cet1 cresciuti ancora con i risultati annuali.

GUARDA IL GRAFICO
Le banche più «solide» in Europa: ecco la classifica completa della Bce
Crediti deteriorati

La strada per una piena solidità però è ancora lunga: va migliorata la gestione rischi, la governance, la digitalizzazione, il business model e il trattamento delle tematiche ambientali. Per questo il numero uno della vigilanza Bce Andrea Enria chiede «un approccio prudente» delle banche in tema di «gestione rischi e accantonamenti», vista la crescita dei crediti deteriorati che «è già iniziata in alcuni specifici portafogli come il credito al consumo». Le banche europee, di fronte agli sviluppi del 2022, hanno pianificato una distribuzione degli utili agli azionisti in linea con l’anno precedente e «sulla base delle informazioni ad oggi disponibili distribuiranno quest’anno il 51% degli utili lordi del 2022», informa Enria. Lo Srep 2022 ha comportato miglioramenti dei requisiti patrimoniali «per esposizioni deteriorate per 24 banche che non hanno soddisfatto le aspettative di copertura della Bce relative a crediti deteriorati (Npl) concessi prima del 26 aprile 2019», riporta il bollettino Bce. Lavoro

Il posto fisso torna di moda: stipendio, equilibrio vita-lavoro, pensione, le ragioni di un successo (senza fine)

di Diana Cavalcoli

Strategie compatibili con le cedole

Una maggiore dotazione di capitale non frena ma «favorisce nel lungo termine, come dimostrato da alcuni studi» la capacità di prestiti delle banche, argomenta il presidente del Consiglio di Vigilanza bancaria Andrea Enria. La Vigilanza, nell’analizzare i piani e le traiettorie del capitale delle banche, «ha trovato che virtualmente tutti sono compatibili con la distribuzione pianificata degli utili». Tuttavia, ha spiegato Enria, «in un numero limitato di casi le banche hanno ridotto la distribuzione dopo il dialogo con la Vigilanza», e «alcune banche che avevano pianificato una notevole distribuzione hanno saggiamente scelto di scaglionare nel corso dell’anno diverse tranche dei buyback di azioni pianificati, per restare flessibili in risposta agli sviluppi macroeconomici». credito

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di Daniela Polizzi

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Sanremo 2023, “Anna Oxa non c’è”: bomba sul Festival

martedì, Febbraio 7th, 2023

Roberto Tortora

Come un sassolino nella scarpa, quando ci si appresta a fare una lunga passeggiata. Una passeggiata di cinque giorni in questo caso. Così Amadeus comincia la “settimana santa” sanremese, con un piccolo fastidio da dover subito gestire. Si tratta della mancata presenza al primo red carpet di tutti i big in gara (tradizionalmente prevista il giorno antecedente alla prima serata ufficiale) di Anna Oxa. La cantante pugliese sarà la prima a salire sul palco dell’Ariston questa sera, aprirà ufficialmente la gara canora 2023, eppure è stata l’unica a non presentarsi al pubblico e a lanciarsi in pose e sorrisi per i paparazzi.

Perché Anna Oxa non c’era? L’artista è stata l’ultima a provare la sua esibizione nell’ultima session prima della sfilata esterna, prove che sono andate anche per le lunghe. Da qui probabilmente il ritardo e, visto anche il clima di freddo pungente che imperversava sulla città dei fiori, la Oxa potrebbe aver preferito preservare la voce ed evitare brutti scherzi di salute proprio nell’imminenza dello start del Festival. Per Anna Oxa è la quindicesima volta che si esibisce sul palco più famoso d’Italia, una vera e propria senatrice della musica italiana. Nelle precedenti quattordici edizioni, ha vinto in due occasioni: la prima nel 1989 con Ti lascerò, in duetto con Fausto Leali, e la seconda nel 1999 in qualità di solista con Senza pietà. Quest’anno si presenta con il brano pop-soul Sali (Canto dell’anima) scritto in collaborazione con altri tre importanti autori come Fabrizio Zanotti, Kaballà (nome d’arte di Giuseppe Rinaldi) e Francesco Bianconi (leader della band toscana Baustelle). 

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Il boss davanti alla tv

martedì, Febbraio 7th, 2023

di Massimo Gramellini

Dall’affollata solitudine del suo 41 bis, Matteo Messina Denaro sostiene che su di lui la tv racconta soltanto balle. Più o meno è quello che della tv (e dei giornali) dicono tutti coloro che ci finiscono in mezzo.

Nel caso di Messina Denaro, però, alcune decine di sentenze sembrano suffragare il ritratto fornito dai media. Quindi, o il capomafia ha scordato i delitti che ha commesso, oppure pensa che, nel suo sistema distorto di valori, non siano delitti ma opere di bene. In entrambi i casi, abbiamo la prova di quanto sia difficile, persino per un cattivo certificato, accettare di esserlo e soprattutto di essere raccontato come tale.

Il cattivo preferiamo immaginarlo come nei film di James Bond, gongolante per la sua perfidia e orgoglioso della patente di mostro che gli viene attribuita. Mentre, nella vita vera, per poter frequentare la cattiveria senza impazzire ci si deve convincere di essere in missione per conto di Dio, dell’umanità o almeno della propria comunità (quella mafiosa, in questo caso).

D’altro canto, a distinguere l’eroe negativo da quello positivo è la sua incapacità di evolvere nel corso della trama. Il principio-cardine di ogni sceneggiatura mi è tornato alla mente ascoltando lo sfogo telefonico di Messina Denaro bloccato in un ingorgo nei pressi di Capaci durante le commemorazioni di Falcone: sembrava il personaggio di «Johnny Stecchino» quando rivela a Benigni che la piaga di Palermo è il traffico.

CORRIERE.IT

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Multe da annullare, la sentenza che cambia tutto sull’autovelox mobile

martedì, Febbraio 7th, 2023

Alessandro Ferro

Chi ha beccato multe per eccesso di velocità da un autovelox mobile può contestarle se i dispositivi non sono prontamente segnalati e l’automobilista non ha, quindi, la possibilità di decelerare: a quel punto le sanzioni saranno annullate come ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 2384 del 26 gennaio 2023.

Cosa dice la sentenza

Nel dettaglio, la Seconda Sez.Civ. del Palazzaccio ha dato ragione a un automobilista di Reggio Emilia che aveva considerato “illegittima” la sanzione per aver toccato i 98,80 Km/h invece dei 50 km/h consentiti in un dato tratto stradale perché l’autovelox mobile non era segnalato da nessuna parte. Ecco che, come scrive IlMessaggero, il Giudice di Pace ha dato ragione al guidatore per “violazione dell’obbligo di presegnalazione della postazione di controllo della velocità, costituita nel caso di specie dal cosiddetto Scout speed”. La parole inglese indica un rilevatore di velocità che si trova all’interno delle auto della polizia più o meno all’altezza dello specchietto retrovisore con la funzione di beccare chi supera i limiti consentiti nei due sensi di marcia e anche di notte con l’ausilio dei raggi infrarossi.

Cosa prevede il Codice stradale

In questo caso i cittadini alla guida hanno ragione perché viene violato, automaticamente, anche il Codice della Strada che stabilisce come “le postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità siano preventivamente segnalate e ben visibili”. Il Tribunale, in secondo grado, ha confermato la sentenza perché è già la legge che stabilisce “un obbligo di preventiva segnalazione di carattere generale, riferito a tutte le postazioni di controllo sulla rete stradale” e serve per mettere in guardia gli automobilisti e “orientarne la condotta di guida”.

Viceversa, l’Unione dei Comuni della Pianura reggiana aveva fatto ricorso il Cassazione perché l’obbligo non fosse esteso agli autovelox che si trovano all’interno dei veicoli della polizia come prevederebbe un decreto del ministero: il ricorso è stato prontamente respinto perché quella parte del decreto si trova in antitesi con quanto previso dal Codice della strada che “contempla tale obbligo per tutte le postazioni presenti sulla rete stradale dedicate a siffatti controlli, rimettendo al decreto ministeriale la mera individuazione delle relative modalità attuative”, afferma la Cassazione.

Come vanno segnalati

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Quei bimbi sotto le macerie

martedì, Febbraio 7th, 2023

Esma Cakir*

«Voglio tornare a casa» . Sono queste le parole strazianti di una bambina di 6 anni riprese dalla telecamera di un operatore televisivo subito dopo essere stata estratta dalle macerie e salvata a distanza di 8 ore dalla terribile scossa di terremoto avvenuta a Kahramanmaras, nella parte centro-meridionale della Turchia.

Coperta da una coltre di polvere e completamente sotto choc pensava magari di essere ancora dentro al suo letto a dormire, pensava di essere svegliata dai genitori. O forse aveva capito, aveva paura di non avere più una casa. Come la mia piccola nipote di 5 anni, Ayca.

Ieri mattina quando ho acceso il telefono decine di messaggi hanno attirato il mio sguardo lasciandomi interdetta perché tutti mi avvisavano di chiamare immediatamente i miei famigliari in Turchia, mi avvisavano che c’era stato un grosso terremoto.

Non sapevo ancora dell’immane tragedia e già brividi incontrollabili invadevano tutto il mio corpo: per noi che viviamo all’estero è soprattutto in momenti come questo che ci rendiamo conto di cosa significhi vivere cosi lontani dai nostri cari, è in momenti come questo che tutto diventa più difficile. Così sono scoppiata a piangere senza riuscire a smettere pensando a mia sorella che abita proprio in quella zona, con due piccole bimbe, precisamente nella città di Adana, una delle 10 città più colpite dal secondo grande terremoto degli ultimi 100 anni in Turchia, uno squasso che è stato paragonato alla potenza di 130 bombe atomiche.

Sono le 4,17 del mattino quando mia nipote Ayca grida lasciandosi alle spalle la casa, subito dopo la prima, spaventosa, scossa: «Mamma, in questa casa abbiamo vissuto tante belle cose… Torneremo ancora qui, vero?».

Quanti bambini hanno perso i loro giocattoli, le loro memorie raccolte dentro il loro micromondo, nelle loro stanze colorate dove dormivano e creavano le loro storie, sognando paradisi immaginari. Quanti ne perderanno ancora?

I miei cari fortunatamente stanno bene. Ora so che sono in salvo. Ma la mia preoccupazione per il mio paese devastato rimane intatta.

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Il Festival cancella il video di Zelensky: solo un messaggio. Sberleffo di Mosca: “Poteva vincere…”

martedì, Febbraio 7th, 2023

Laura Rio

Sanremo Dietrofront. Un mezzo passo indietro. Un po’ di Zelensky ma non troppo. Niente video messaggio, ma una letterina letta da Amadeus. Insomma, la solita soluzione all’italiana. Dopo tutte le polemiche, le prese di posizione, le raccolte di firme, le petizioni di intellettuali contro l’intervento del presidente ucraino al Festival di Sanremo, la Rai ha trovato una soluzione che accontenta tutti e nessuno. Lo ha annunciato ieri mattina il direttore dell’intrattenimento prime time Stefano Coletta nella prima conferenza stampa che dà il via alla settimana festivaliera.

«Siamo in contatto quotidiano con l’ambasciatore ucraino Melnyk – ha spiegato il direttore – Siamo giunti alla definizione dell’intervento del presidente ucraino: non invierà un video, ma un testo scritto» che sarà letto sul palco dal presentatore Amadeus. L’ipotesi iniziale, ovvero che Zelensky intervenisse con un collegamento o con un messaggio registrato come già accaduto in altre occasioni simili (ai Golden Globes, alla Mostra del Cinema di Venezia e a quella di Cannes) e come annunciato da Bruno Vespa che ha fatto da intermediario, è stata quindi accantonata. Secondo la versione ufficiale dei vertici Rai, sarebbe stato il leader in guerra con Putin a preferire inviare una lettera. «Così ci è stato comunicato dall’ambasciatore nel pomeriggio del 2 febbraio», ha precisato Coletta. Ma è evidente, anche se i vertici di viale Mazzini smentiscono, che si è trovato di comune accordo questa soluzione dopo le fortissime polemiche – da Salvini a Grillo a un gruppo di intellettuali che si sono schierati contro – suscitate dall’intervento.

«Quindi Zelensky non vincerà questo concorso con un rap», interviene sarcastica la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Insomma, la guerra tra i due paesi passa anche per le canzoni: il Festival è sempre stato ascoltatissimo in Russia, anche ai tempi dell’Unione Sovietica. E si riesce pure a scherzare su una situazione così drammatica. Amadeus – ribattezzato da Fiorello «lo Swiffer delle polemiche» – commenta la vicenda sorridendo: «Leggerò il testo in ucraino» e aggiungendo che «una lettera è più romantica».

La brutta figura, in tutta questa storia, la fanno i vertici della tv di Stato che per tenersi in equilibrio, cedono alle pressioni. L’impatto di un testo letto e contestualizzato da Amadeus ovviamente avrà un impatto meno violento sul pubblico rispetto al faccione di Zelensky che sarebbe apparso in mezzo alle canzoni a chiedere armi e sostegno all’Occidente.

Su quanto scriverà nella lettera il leader ucraino è ancora riserbo, ma il direttore Coletta assicura che non ci sarà alcun controllo preventivo sul testo inviato, come era stato paventato dopo che i consiglieri del Cda Rai avevano chiesto chiarimenti sulla questione. «Mi sembra complicato poter censurare il presidente – ha risposto a una domanda – Il controllo di noi dirigenti è preventivo alla messa in onda di ogni programma, ma sorrido all’idea di un dirigente Rai che possa censurare un presidente».

Comunque sia, la soluzione non piace a nessuno. «Stiamo parlando di un contesto completamente diverso rispetto a quello dove ha già parlato, cioè il Parlamento, che era la sede più opportuna e giusta», ha commentato il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. «Resto convinto che il massacro degli ucraini non meritava di essere mischiato con il televoto», ha commentato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri.

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