Archive for Febbraio, 2023

Doppio spot per Majorino. Sala vuole più immigrati e fa appello al voto utile

giovedì, Febbraio 2nd, 2023

Chiara Campo

Doppio spot per Majorino. Sala vuole più immigrati e fa appello al voto utile

Un doppio assist per il candidato Pd-M5S in crisi nei sondaggi. Mancano undici giorni al voto e Pierfrancesco Majorino deve scalare una montagna per recuperare i punti che lo separano dal governatore uscente del centrodestra Attilio Fontana, che incasserebbe a seconda delle società di rilevazione tra il 45 e il 50% delle preferenze. Beppe Sala ieri ha lanciato un video-appello al voto disgiunto: «il presidente della Regione verrà eletto in un’unica tornata elettorale, non esiste il ballottaggio – ricorda -. Ciò rende fondamentale la scelta che farete il 12 e 13 febbraio. I sondaggi non sono oro colato ma c’è una significativa convergenza nelle rilevazioni dei principali siti di ricerca: se la giocheranno Fontana e Majorino», Letizia Moratti in campo con il Terzo Polo è terza. E quindi il sindaco senza citarla prova a scippare i suoi elettori: «Invito al voto utile – continua -. Chi vuole che la guida della Regione cambi deve votare Majorino, è possibile anche il voto disgiunto, potere mettere la ics su un candidato presidente e una ics sul partito a cui vi sentite più vicini, anche se non è collegato».

Tanto per non far imbufalire del tutto il leader di Italia Viva Matteo Renzi e di Azione Carlo Calenda, in arrivo domenica a Milano per chiudere la campagna elettorale al fianco della Moratti. Majorino ovviamente ringrazia: «Sala che è un pragmatico fa un ragionamento di buon senso. La corsa ormai a due è evidente. Con massimo rispetto verso Moratti, diciamo a quelli che vogliono cambiare di votarci e di votarmi perchè oggettivamente noterete il cambiamento». E non l’ha presa affatto bene Moratti, che invece ribatte a Sala: «Ha ragione, il voto utile è a due, e io credo di essere uno dei voti utili».

E il sindaco ha dedicato la puntata di ieri del suo podcast quotidiano «Buongiorno Milano» a un altro tema tanto caro a Majorino, quello dell’immigrazione. Il candidato Pd-M5S da assessore milanese al Welfare nel 2019 lanciò una marcia antirazzista e sfilò accanto a Sala dietro allo striscione «People». Ieri il sindaco ha ripreso un recente articolo del Corriere per motivare perchè «è indispensabile» favorire l’immigrazione, ma visto che dal 2019 ad oggi si deve essere reso conto che la gestione del fenomeno è complicata, «dirotta» i nuovi arrivi nel Mezzogiorno. Fa un ragionamento «non ideologico, non buonista, non populista ma semplicemente razionale» è la premessa. Ricorda che nel 2022 l’Italia ha perso duecentomila abitanti e sarebbero stati il doppio senza il movimento migratorio di 200mila persone. E l’Italia è il Pese con la più bassa natalità d’Europa e uno dei Paesi al mondo col più basso numero medio di figli per donna.

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41 bis, perché è una trappola della sinistra contro il governo

giovedì, Febbraio 2nd, 2023

Fausto Carioti

Vale in generale: «Penso che in questo momento storico il 41-bis sia indispensabile e sia necessario mantenerlo». E vale per il detenuto Alfredo Cospito: «Lo sciopero della fame non deve incidere sul 41-bis, le condizioni di detenzione non cambiano. Se lo facessimo, potremmo trovarci domani con centinaia di mafiosi che fanno lo stesso». Le parole di Carlo Nordio sono quelle di tutto il governo. E la lista delle ragioni è più lunga di quanto raccontino il guardasigilli e i suoi colleghi Matteo Piantedosi e Antonio Tajani, ieri mattina insieme in conferenza stampa per cementare la “linea della fermezza”.

Cospito, infatti, non è da solo sulla scena. Attorno a lui si muovono la mafia e gli insurrezionalisti armati in Italia e all’estero, mentre i reduci del terrorismo rosso stanno seguendo la sua storia con interesse. È lo stesso detenuto in sciopero della fame che intende costringere il governo ad accettare richieste che vanno oltre la sua vicenda personale: ad aprire quella che si potrebbe chiamare la “trattativa Stato-Cospito”.

Il messaggio arriva dalla prima pagina di Repubblica, e dall’articolo in cui si spiega che l’anarchico «vorrebbe che il regime di detenzione impermeabile riservato a mafiosi e terroristi», ossia il carcere duro, «fosse “completamente abolito”». Non solo per lui: per tutti. Posizione alla quale è arrivato scambiando «idee e analisi» con i detenuti con cui ha condiviso le ore d’aria, ossia un camorrista e due mafiosi, uno dei quali è un boss palermitano, ovviamente contrario al 41-bis. Cospito, dunque, si è fatto consapevolmente “portavoce” di una richiesta che appartiene anche ai vertici di Cosa nostra. Prendere in considerazione la sua richiesta sarebbe come trattare con la mafia.

IL PREZZO DA PAGARE

E qui occorre fare un salto indietro al 16 gennaio, il giorno cui è stato arrestato Matteo Messina Denaro. Subito sono fioccate le dietrologie. In particolare quella rilanciata, tra i tanti, dall’ex procuratore Roberto Scarpinato, ora senatore dei Cinque Stelle, in un’intervista a Repubblica. Secondo lui, la latitanza dello stragista è finita perché «i boss all’ergastolo stavano esaurendo la pazienza», e far passare il messaggio che con la sua cattura Cosa nostra può considerarsi sconfitta è la premessa «per il definitivo smantellamento delle leggi speciali antimafia, incluso il 41-bis».

Una parte dell’opposizione, insomma, è convinta che la cancellazione del 41-bis sia il prezzo che il governo prima o poi pagherà per l’arresto di Messina Denaro. E da qualche giorno, proprio in favore dell’abolizione dell’ergastolo ostativo e del carcere duro, si stanno battendo una parte della sinistra, La Stampa e Repubblica. Quest’ultima, ieri, ha ospitato un’intervista in cui Gherardo Colombo, ex magistrato di Mani Pulite, spiega che «l’articolo 41-bis è incostituzionale» e che «la linea della fermezza ha portato all’assassinio di Aldo Moro».

Facile, a questo punto, immaginare cosa accadrebbe se il governo prendesse sul serio certi appelli: Meloni, Nordio e Piantedosi sarebbero accusati di aver adempiuto alla propria parte del baratto con Cosa Nostra, chiudendo così il cerchio della “trattativa”. «Se qualcuno di noi cambiasse idea all’improvviso e iniziasse a prendere sul serio l’ipotesi di abolire il 41-bis», spiega una fonte di governo, «questo pensiero da solo basterebbe a farlo desistere».

LA “SALDATURA”

L’altro soggetto che appare sempre più spesso nelle discussioni tra i ministri è il terrorismo degli anni di piombo. Rispetto ai gruppi armati di allora, Cospito e i suoi compagni a piede libero sono in uno stadio embrionale. Nessuno, però, esclude più la possibilità di una “saldatura” tra la violenza ancora disorganizzata degli anarchici di oggi e quella, strutturata e militarizzata, dei brigatisti di allora. «Tutti i nemici dello Stato e della democrazia, che siano anarchici, terroristi neri o rossi», ha spiegato Nordio, «tendono a coalizzarsi contro quello che ritengono il nemico comune. Quindi questo rischio c’è». Però, assicura, «in carcere è molto limitato, perché rivolgiamo la massima attenzione ad evitare queste forme di contatto e complicità».

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Decreto Ong, il Consiglio d’Europa a Piantedosi: “Ritirarlo o cambiarlo”

giovedì, Febbraio 2nd, 2023

L’Italia deve valutare il ritiro o la revisione del Decreto Ong: è quanto si legge in una lettera indirizzata al ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi, dalla Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic. Le disposizioni del decreto, si legge nella missiva, “potrebbero ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso delle Ong e, quindi, essere in contrasto con gli obblighi dell’Italia ai sensi dei diritti umani e del diritto internazionale.

La Commissaria rileva inoltre che, in pratica, alle navi delle Ong sono stati assegnati luoghi sicuri lontani per sbarcare le persone soccorse in mare, come i porti del Centro e Nord Italia”. “Il decreto e la pratica di assegnare porti lontani per lo sbarco delle persone soccorse in mare rischiano di privare le persone in difficoltà dell’assistenza salvavita delle Ong sulla rotta migratoria più mortale del Mediterraneo“, scrive la Commissaria. Inoltre, Mijatovic ribadisce il suo invito alle autorità italiane a sospendere la cooperazione con il governo libico sulle intercettazioni in mare. 

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Linea dura della Fed per tutto il 2023 tassi Bce, oggi è il giorno dei falchi

giovedì, Febbraio 2nd, 2023

Fabrizio Goria

Un rallentamento. Non uno stop. La Federal Reserve non abbandona la sua lotta all’inflazione e alza ancora il costo del denaro, ma con un ritmo più cauto. Più 25 punti base invece che il rialzi dei tassi da 50 punti che aveva contraddistinto il percorso della Fed nell’ultima parte del 2022. Al termine della due giorni del Federal open market committee, il braccio operativo della banca centrale statunitense, i Fed Funds passano alla fascia obiettivo del 4,5%-4,75%. Ora la soglia di un tasso d’interesse del 5% è sempre più vicina. Duro il presidente Jerome Powell: «Abbiamo ancora del lavoro da fare». Vale a dire, nuove strette. Analogo percorso per la Banca centrale europea (Bce), che oggi incrementerà i tassi dello 0,50%, salvo sorprese. Tanto per Washington quanto per Francoforte, la priorità è contrastare la persistenza delle fiammate dei prezzi. A ogni costo.

«Avremo probabilmente bisogno di un altro paio di rialzi». Messaggio perentorio, quello di Powell. «Ridurre l’inflazione implicherà una crescita economica sotto gli standard e un rallentamento del mercato del lavoro. Ma la stabilità dei prezzi è il fondamento dell’economia» e va «raggiunta», ha aggiunto il numero uno della Fed. «Andremo avanti fino a quando il lavoro non sarà terminato», ha chiarito ai mercati finanziari. Al momento le chance che la Fed non alzi i tassi in marzo sono limitate al 15%, a fronte di un 85% di possibilità di un nuovo rialzo, probabilmente dell’ordine dello 0,25%. «Se l’economia si comporterà in linea con le aspettative, non sarà opportuno tagliare i tassi quest’anno» e allentare la politica monetaria introdotta nel 2022. «Il nostro compito è quello di riportare l’inflazione verso l’obiettivo e lo faremo, ma credo che saremo cauti nel dichiarare la vittoria e nel mandare segnali che ci fanno pensare che la partita sia vinta. La strada da percorrere è ancora lunga. Siamo nelle prime fasi della disinflazione», ha spiegato Powell.

Il messaggio della Fed è stato accolto in modo positivo da Wall Street, con l’indice S&P 500 che ha chiuso in aumento dell’1,05% e con il Nasdaq che è salito del 2,00 per cento. A fare le spese dell’atteggiamento di Powell è stato in prevalenza il dollaro, che si è deprezzato contro l’euro. La valuta unica si è subito rinforzata dell’1,26% a 1,0996 dollari per un euro. Come se non bastasse, il Bloomberg Dollar Spot Index è sceso dello 0,7 per cento. Importante sarà comprendere la risposta degli investitori internazionali nei prossimi giorni.

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L’inflazione scende al 10%: il caro-vita frena ma un italiano su 5 deve ridurre l’acquisto di alimentari

giovedì, Febbraio 2nd, 2023

PAOLO BARONI

ROMA. Il forte calo dei prezzi dei beni energetici regolamentati (che per fortuna è destinato a proseguire) fa scendere al 10,1% l’inflazione di gennaio contro il +11,6% del mese precedente, anche se i livelli restano alti. L’Istat, che ieri ha diffuso le stime preliminari riferite al mese appena passato, parla di «netta attenuazione»: il calo è infatti doppio rispetto a quello fatto segnare dall’Eurozona, il cui indice però è sceso all’8,5% dal +9,2 di dicembre. La flessione, come detto, si deve principalmente all’inversione di tendenza dei prezzi dell’energia, con le tariffe regolamentate che su base annua sono passate dal +70,2% di 12 mesi prima a -10,9% (-24,7% a gennaio rispetto a dicembre 2022) e a quelle non regolamentate che hanno rallentato (da +63,3% a +59,6%).

Si tratta di un trend che potrebbe proseguire grazie al calo delle quotazioni dell’ultimo mese e mezzo. Giusto oggi l’Arera comunicherà le tariffe del gas da applicare ai consumi di gennaio per il mercato di tutela e stando al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti la riduzione sarà «molto vicina» al 40%. «Credo che la politica che abbiamo adottato per le bollette inizi a dare i primi frutti» ha spiegato, certo che poi, a febbraio ci sarà un’ulteriore riduzione in modo da portarci «auspicabilmente verso un sentiero di normalità a beneficio delle famiglie».

Anche il cosiddetto carrello della spesa il mese scorso ha rallentato la corsa: la dinamica dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona su base annua è infatti passata da un +12,6% a +12,2. Al contrario però si è accentuata quella dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto che da +8,5 salgono a +9%.

L’inflazione acquisita per il 2023 (ovvero la crescita media che si avrebbe se i prezzi rimanessero stabili nella restante parte dell’anno) è pari a +5,3%. Secondo i calcoli dell’Unione consumatori per una coppia con due figli il +10,1% di gennaio si traduce in 3.188 euro in più di spese (1.328 euro per la casa, 984 per alimentari e bevande e 324 per i trasporti).

Secondo una indagine svolta da «Altroconsumo» il carovita crea problemi economici per un italiano su 3: il 42% del campione ha difficoltà a pagare le bollette, il 20% acquista meno prodotti alimentari, mentre il 37% attinge attingere ai risparmi per affrontare le incombenze quotidiane, arrivando a dover chiedere una mano ad amici e parenti nel 13% dei casi.

Da Confcommercio a Confesercenti a Federdistribuzione, tutte le associazioni hanno accolto positivamente i nuovi dati «decisamente migliori delle attese». Ma dal momento che restano ancora molte incognite chiedono al governo di sostenere potere d’acquisto delle famiglie e consumi. «Che l’orizzonte si rassereni sul versante dei costi dell’energia – sostiene Confcommercio – non significa che i problemi per la crescita dell’anno in corso siano automaticamente risolti».

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Cara Premier, ci può dire se sapeva?

giovedì, Febbraio 2nd, 2023

Lucia Annunziata

Ahi! È toccato ancora una volta a un fiorentino, col piglio del ragazzo, entrare nella cristalleria romana e fare un po’ di macerie. Esponendo una falla dentro il partito del nuovo presidente del Consiglio. Caso Donzelli, il giorno dopo. Il ministro della Giustizia Nordio, celebrato come un uomo di marmo, non critica il deputato/coordinatore del partito nazionale/responsabile del partito romano. Rimanda la decisione allo studio di documenti. Palla in angolo. Attendiamo chiarimenti. Sul versante Chigi si segnala invece che “Giorgia è furiosa”, dicono alcuni delle prime file del partito. È la prima reazione, che mette in moto il meccanismo di protezione che ha fin qui tenuto al sicuro la Presidente. La narrazione di questi primi 100 giorni, è che, qualunque valutazione se ne voglia fare, Giorgia Meloni fin qui non ha mai sbagliato. Errori, retromarce, decisioni non condivise, temi anticipati in modi non del tutto soddisfacenti dagli altri partiti o da alcuni membri della coalizione.

Giorgia no, non ha mai avuto parte in causa. Anzi, continua la narrazione, Giorgia in tutti i casi è intervenuta facendo una ramanzina a chi è uscito dai binari, e ha resettato tutto.

Ma il caso Donzelli che pure dovrebbe essere trattato nello stesso modo (“Giorgia lo difenderà fino in fondo e alla fine non succederà nulla”) è troppo sgangherato, e l’uomo è troppo vicino alla premier, per escludere dal suo grande flop la stessa Meloni. Per cui, il tavolo su cui ora arrivano un bel po’ di domande, è quello di Palazzo Chigi. Davvero possiamo immaginare che uno dei personaggi politici col maggior numero di incarichi nel partito al governo non abbia riportato a Chigi le “informazioni” ricevute dal sottosegretario alla Giustizia dello stesso governo, sui rapporti fra l’anarchico, la mafia e la sinistra? Ancora: possiamo immaginare che un deputato che finora si è presentato come il fedelissimo difensore di una esperienza istituzionale – come vuole se ne parli la premier – abbia deciso da solo di accusare in Parlamento, con toni esagerati e sovraeccitati, la sinistra, sul suo tasso di fedeltà fra Stato o mafia?

Tutto porta a pensare che quello di Donzelli sia stato un intervento scelto, e programmato, a livello di vertice, anche se poi non attentamente calibrato. Se così fosse perché il governo avrebbe scelto di dar via libera a questo intervento? Per la stessa ragione per cui il governo non riesce a procedere nella sua azione di governo. Dopo la approvazione della finanziaria – operazione già difficile in sé, per tempi e risorse – l’esecutivo Meloni è sostanzialmente bloccato su se stesso. La prova di questo stallo è dentro le stesse dichiarazioni fatte dalla premier per celebrare i suoi primi 100 giorni. Basta rivedere il video del messaggio, che ha un favoloso incipit, in cui la Presidente sostiene di aver fatto “100 azioni in 100 giorni”, Bum!

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Guerra Russia-Ucraina, grosso incendio nella notte a Sebastopoli in Crimea, morti almeno sette dei costruttori della nuova autostrada di Kerch

giovedì, Febbraio 2nd, 2023

A CURA DELLA REDAZIONE

Un attacco missilistico russo su un edificio residenziale di Kramatorsk ha ucciso almeno tre persone e ne ha ferite sette. Lo ha riferito il governatore dell’Oblast di Donetsk Pavlo Kyrylenko, come riporta il Kyiv Independent. Secondo Kyrylenko, è probabile che altre persone siano rimaste sotto le macerie del condominio, situato nel centro della città. II separatisti sostenuti dal Cremlino controllano parzialmente la regione industriale dal 2014, compresa la sua città principale, Donetsk. Dopo aver decretato l’anno scorso che la regione era russa, Mosca sta cercando di conquistarla completamente.

Sul terreno è sempre più difficile la situazione a Bakhmut. La città resiste ma paga il prezzo di sangue forse più alto della guerra, non solo tra i difensori ucraini barricati tra le macerie ma anche, soprattutto, tra i russi. I soldati di Mosca «stanno radendo al suolo» la città, «è una rovina totale, stanno uccidendo chiunque riescono a trovare», ha denunciato il capo dell’amministrazione militare ucraina della regione di Donetsk Pavlo Kyrylenko.

Intanto, gli Stati Uniti stanno per autorizzare aiuti militari per più di 2 miliardi di dollari da destinare all’Ucraina. Questo pacchetto dovrebbe includere per la prima volta missili a lungo raggio. Il presidente Joe Biden potrebbe incontrare Volodymr Zelensky in Polonia alla fine di febbraio, in occasione del suo viaggio in Europa per l’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina. La replica di Mosca. «Così aumenterà il livello di escalation», spiega il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è detto disponibile a mediare tra la Russia e l’Ucraina se entrambe le parti, e gli americani, glielo domandassero.

L’ombra della corruzione torna a minacciare l’amministrazione di Kiev. Il Consiglio dei ministri ucraino ha infatti licenziato i vertici dell’agenzia doganale, tra cui il capo ad interim Vyacheslav Demchenko e i suoi due vice. A riferirlo il deputato Oleksiy Honcharenko su Telegram. All’interno dell’agenzia doganale sono stati scoperti schemi di corruzione in cui i crimini doganali hanno causato perdite per quasi 400 milioni di grivne (circa 9 milioni di euro) allo Stato.

Punti chiave

Intelligence britannica: “La guerra ha compromesso l’export russo di armi”

L’invasione dell’Ucraina e le sanzioni internazionali hanno minato l’export russo di armi. Lo scrive l’intelligence britannica, nel suo ultimo rapporto sulla situazione in Ucraina, divulgato dal ministero della Difesa di Londra. “Anche prima dell’invasione – vi si legge – la quota della Russia nel mercato internazionale delle armi era in declino. Ora la Russia quasi certamente darà la priorità al dispiegamento di armi di nuova produzione alle proprie forze in Ucraina rispetto alla fornitura per i destinatari delle esportazioni”. È probabile inoltre che una carenza di componenti incida sulla produzione di mezzi destinati all’esportazione, come veicoli blindati, elicotteri d’attacco e sistemi di difesa aerea, prosegue il rapporto. E’ verosimile infine che la capacità della Russia di garantire il supporto per i contratti di esportazione esistenti, ossia la fornitura di pezzi di ricambio e la manutenzione, sia gravemente compromessa per almeno i prossimi tre-cinque anni, conclude. ( 09:03

Rapporto Eiu: “Dopo invasione Russia verso la dittatura”

Gli standard democratici in tutto il mondo sono leggermente migliorati nel 2022 dopo la revoca delle restrizioni Covid-19, ma sono ulteriormente crollati in Russia dopo la sua invasione dell’Ucraina, ha affermato giovedì l’Economist Intelligence Unit (EIU). Complessivamente, meno della meta’ – il 45,3% – della popolazione mondiale vive in una democrazia, ha affermato il gruppo di analisi con sede a Londra. “Più di un terzo della popolazione mondiale – il 36,9 per cento – vive sotto un regime autoritario, gran parte dei quali si trova in Cina e Russia”, ha affermato l’EIU, pubblicando il suo Democracy Index annuale. Poco meno dell’otto per cento vive in una “piena democrazia” in un gruppo di oltre 20 paesi come Canada, Svezia e Uruguay. “Dopo la sua invasione dell’Ucraina, il punteggio della Russia ha mostrato il calo piu’ drammatico di qualsiasi paese al mondo”, ha affermato il gruppo di analisi. Le autorita’ russe hanno intrapreso una repressione senza precedenti dei media e dell’opposizione da quando il presidente Vladimir Putin ha inviato truppe in Ucraina nel febbraio 2022. 08:58

Ex diplomatico russo Bondarev: “Se Putin perde regime può crollare”

“Voglio che l’Ucraina vinca questa guerra. Non solo perché sarebbe giusto. Sarebbe anche l’unico modo per far cadere Putin e permettere la costruzione di un sistema più aperto in Russia. Ma perché accada, l’Occidente deve smettere di fornire armi all’Ucraina con il cucchiaino, poco per volta”. Così in un’intervista al Corriere della Sera, Boris Bondarev, ex diplomatico russo che lavorava presso l’Onu a Ginevra. Quanto al rischio di un’escalation ” Questa esitazione non ha senso. I governi occidentali devono sapere che saranno loro a decidere come finirà la guerra e se Putin resterà al potere. Possono far sì che perda, se riforniranno l’Ucraina come possono fare. Ma finora non si sono mossi in modo da portare alla sconfitta di Putin. Dovrebbero insistere, da subito, anche se lui ricorrerà ad altre minacce nucleari. Devono svelare il suo bluff e dar prova di forza per fermarlo. È l’unico linguaggio che capisce”, conclude. 08:53

Borrell: “Da Ue aiuti all’Ucraina per 50 miliardi e continueranno”

“Arrivato a Kiev per trasmettere il più forte messaggio di sostegno dell’Ue a tutti gli ucraini che difendono il loro paese. L’assistenza dell’Ue ha raggiunto i 50 miliardi dall’inizio della guerra della Russia. L’Europa è rimasta unita all’Ucraina fin dal primo giorno. E starà ancora con voi per vincere e ricostruire”. Così in un tweet l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, appena arrivato nella capitale ucraina. 08:49

Von der Leyen a Kiev con i commissari Ue

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen è arrivata a Kiev, insieme al collegio dei commissari, per incontrare il governo ucraino. Lo comunica il portavoce capo, Eric Mamer, via social. Nella giornata di oggi sono previsti anche dei bilaterali tra i commissari e i ministri ucraini. Domani si terrà, sempre nella capitale, il summit Ue-Ucraina, cui partecipa anche il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. 08:47

Danilov: “Guerra non durerà, Putin è in un angolo”

“La guerra non durerà cinque o dieci anni. Il mondo oggi è rapido. Nel 2024 ci saranno elezioni in molti Paesi, e la campagna elettorale inizierà già la prossima estate. Anche la nostra guerra parteciperà, in modo indiretto: voglio vedere coi miei occhi chi dirà di sostenere Putin, negli Usa o in Gran Bretagna o negli altri Paesi. E ci sono molti altri elementi che influiscono sulla guerra, e tutto quello che accade nel mondo è collegato: Putin si è chiuso da solo nell’angolo morto”. Lo ha spiegato il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa ucraino, Oleksiy Danilov, in un’intervista a Repubblica. Quanto a una eventuale nuova offensiva russa a un anno dall’inizio del conflitto. “Certamente sì, e sono evidenti. Ma siamo preparati – dice – sono sicuro che la decisione definitiva sarà presa all’ultimo. L’anno scorso la fase attiva dell’invasione iniziò il 22 febbraio, ma è scattata il 24. Dopo due giorni. Abbiamo le prove. Per questo siamo pronti a ogni scenario, sappiamo che tentano di depistarci”. 08:27

Usa: Boeing, megacontratto per gestione missili Minuteman =

La Boeing ha ottenuto un contratto da 1,6 miliardi di dollari per fornire supporto al sottosistema di guida per i missili balistici intercontinentali Minuteman III degli Stati Uniti. Lo ha fatto sapere il Pentagono. I lavori saranno eseguiti presso la Hill Air Force Base nello stato dello Utah e dovrebbero essere completati entro il 14 febbraio 2039, ha dichiarato il Dipartimento della Difesa in una nota. Il Minuteman III, in servizio da 50 anni, e’ un missile dotato di testata che puo’ trasportare una bomba nucleare in tempo di guerra. Il 7 settembre il Pentagono ha effettuato un test di routine del missile. L’operazione era stata annunciata in anticipo per evitare il riaccendersi delle tensioni con la Russia nel bel mezzo della sua guerra in Ucraina. Il missile disarmato e’ stato lanciato dalla base aerea di Vandenberg in California e ha percorso 4.200 miglia (6.760 chilometri) sul Pacifico prima di schiantarsi in mare vicino all’atollo di Kwajalein nelle Isole Marshall. Il Minuteman III e’ l’unico missile balistico intercontinentale (ICBM) lanciato a terra nell’arsenale nucleare degli Stati Uniti. E’ installato in silos di lancio distribuiti su tre basi militari americane, nel Wyoming, nel North Dakota e nel Montana, nel nord degli Stati Uniti. 08:24

Oggi Putin festeggia l’anniversario di Stalingrado

Il presidente russo Vladimir Putin presiederà oggi alle commemorazioni per celebrare l’80 anniversario della vittoria sovietica nella battaglia di Stalingrado, una delle più sanguinose della seconda guerra mondiale. Le celebrazioni, di alto profilo, che si terranno nella città meridionale di Volgograd arrivano mentre il Cremlino sta raccogliendo le forze per la sua offensiva in Ucraina, lanciata quasi un anno fa per “denazificare” il vicino, i cui soldati hanno combattuto al fianco della Russia contro la Germania nazista. Putin dovrebbe recarsi a Volgograd, precedentemente noto come Stalingrado, per prendere parte a una cerimonia di deposizione di ghirlande in un monumento ai caduti e parlare a un concerto, ha fatto sapere il Cremlino. La battaglia di Stalingrado durò più di sei mesi, terminando con la resa delle truppe tedesche il 2 febbraio 1943, dopo che furono uccise piu’ di un milione di persone 08:21

Zelensky: “Abbiamo bisogno di più armi per frenare l’invasione russa”

Nelle ultime ore si sono intensificati gli attacchi russi nelle regioni di Lungansk e Donetsk, nell’est del Paese, dove da giorni le truppe ucraine perdono territorio. E lo stesso presidente ucraino, Volodymyr Zelensky – che insiste sul fatto che ha bisogno di più armi per frenare l’invasione russa- nelle ultime ore ha riconosciuto che la situazione sul fronte orientale si è fatta “più difficile”. Il dettaglio delle incursioni russe è stato fornito dall Stato maggiore delle forze armate ucraine, nel suo consueto aggiornamento mattiniero. Le truppe russe hanno lanciato due attacchi missilistici, altri due attacchi aerei e un totale di 24 attacchi MLRS, con i droni, i velivoli senza pilota. I russi hanno attaccato con i missili le infrastrutture civili delle città di Slovyansk e Kramatorsk, località strategiche del Donetsk, una delle quattro regioni che la Russia ha annesso unilateralmente e che ancora non controlla del tutto. In quella stessa regione, e “nonostante le pesanti perdite (riportate dai russi), il nemico continua a compiere tentativi offensivi nelle zone di Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Novopavlivka”, ha precisato lo Stato Maggiore ucraino. In particolare, “il nemico ha colpito le aree di Verkhniokamyanske, Spirne, Bilohorivka, Vesele, Bajmut, Ivanivske, Stupochky, Druzhba e Nuova York con carri armati e artiglieria”. 08:19

Media, per Pentagono riconquista Crimea è improbabile. Lo scrive Politico

È improbabile che le forze ucraine riescano a riconquistare la Crimea dalle truppe russe nel prossimo futuro: lo hanno detto quattro alti funzionari del Dipartimento della Difesa statunitense ai parlamentari della Commissione per i Servizi Armati della Camera in un briefing riservato. Lo riporta Politico. Non è chiaro cosa abbia spinto i funzionari a fare questa valutazione, ma secondo tre persone a conoscenza dei contenuti del briefing avvenuto giovedì il Pentagono non crede che l’Ucraina abbia attualmente – né l’avrà presto – la capacità di costringere le truppe russe alla ritirata dalla penisola che Mosca ha conquistato quasi 10 anni fa. Una quarta fonte ha detto che il briefing è stato più ambiguo, ma che la vittoria dell’Ucraina in un’offensiva per riprendere il territorio illegalmente annesso non è assicurata. Al briefing hanno partecipato tra gli altri la vice assistente del Segretario della Difesa per la Russia, l’Ucraina e l’Eurasia, Laura Cooper, e il tenente generale Douglas Sims, direttore delle operazioni dello Stato Maggiore. 08:11

Austin:”F16? Stiamo facendo il possibile per aiutarli”

“Siamo facendo tutto quello che possiamo per dare a Kiev le capacità di cui (le forze ucraine) hanno bisogno perché siano efficaci sul campo di battaglia nell’imminente, prevista controffensiva in primavera”: così il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, quando – nel corso della conferenza stampa a Manila, seguita all’accordo sulle basi filippine- gli è stato chiesto se gli Stati Uniti vogliano riconsiderare il loro “no” al trasferimento alle truppe di Kiev dei caccia F-16. 07:51

Grosso incendio nella notte a Sebastopoli in Crimea, morti sette dei costruttori della nuova autostrada russa di Kerch

Come riporta Novaya Gazeta – e viene confermato da una serie di altri giornali e siti indipendenti russi, da Baza a Sota – questa notte a Sebastopoli, Crimea, è scoppiato un grave incendio in un edificio residenziale a due piani in Neftyanaya Street, come è stato riferito anche dal Ministero delle situazioni di emergenza. A seguito dell’incendio, sette persone sono morte, almeno due sono state ricoverate in ospedale, riferiscono TASS e RIA Novosti. Nel condominio vivevano alcuni dei costruttori dell’autostrada federale “Tavrida”. L’area dell’incendio è stata di 200 metri quadrati. L’incendio è stato segnalato alle 2:19 e è stato estinto solo intorno alle 7:47. I soccorritori stanno smontando la struttura dell’edificio. Più di 100 lavoratori vivevano nel modulo dell’edificio. È stato avviato un procedimento penale, perché cosa abbia causato l’incendio non è specificato. L’autostrada Tavrida collega Kerch, Feodosia, Belogorsk, Simferopol, Bakhchisaray e Sebastopoli. Successivamente, si è deciso di costruire un altro tratto della strada Tavrida che porta da Sebastopoli alla città di Inkerman nel sud-ovest della Crimea. 07:46

Il mea culpa dell’ex comandante del Gruppo Wagner

Un ex comandante del gruppo di mercenari russi Wagner che si è rifugiato in Norvegia ha dichiarato a Reuters di volersi scusare per aver combattuto in Ucraina e di voler parlare per assicurare alla giustizia i responsabili delle atrocità commesse nel conflitto. 07:42

Combattimenti più aspri in Ucraina orientale

La situazione in prima linea nell’Ucraina orientale “si è inasprita”, mentre le forze russe spingono per conquistare il primo anniversario della loro invasione, il 24 febbraio, ha dichiarato il presidente Volodymyr Zelensky. Un missile russo ha distrutto un edificio di appartamenti nella città ucraina orientale di Kramatorsk nella tarda serata di mercoledì e almeno due persone sono state uccise e sette ferite, ha dichiarato il governatore regionale. Le forze russe stavano manovrando per cercare di circondare la città orientale di Bakhmut, dove le truppe stavano combattendo edificio per edificio per guadagnare appena 100 metri tra i costanti bombardamenti russi, un soldato di un’unità ucraina di volontari bielorussi ha detto dall’interno della città. 07:16

Oggi Putin a Volgograd festeggia l’anniversario di Stalingrado e il monumento di Stalin

Il presidente russo Vladimir Putin presiedera’ oggi alle commemorazioni per celebrare l’80 anniversario della vittoria sovietica nella battaglia di Stalingrado, una delle piu’ sanguinose della seconda guerra mondiale. Le celebrazioni, di alto profilo, che si terranno nella citta’ meridionale di Volgograd arrivano mentre il Cremlino sta raccogliendo le forze per la sua offensiva in Ucraina, lanciata quasi un anno fa per “denazificare” il vicino, i cui soldati hanno combattuto al fianco della Russia contro la Germania nazista. Putin dovrebbe recarsi a Volgograd, precedentemente noto come Stalingrado, per prendere parte a una cerimonia di deposizione di ghirlande in un monumento ai caduti e parlare a un concerto, ha fatto sapere il Cremlino. 07:10

Il ministro della Difesa ucraino: “I russi preparano l’offensiva per l’anniversario del 24 febbraio”

Per il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, i russi «tenteranno un’offensiva attorno al 24 febbraio», giorno in cui cade il primo anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Intervistato dall’emittente francese BFM-TV, Reznikov ha aggiunto: «non sottovalutiamo il nostro nemico», i russi «hanno già mobilitato 500.000 soldati. Ufficialmente ne hanno annunciati 300.000 ma quando vediamo le truppe ai confini, secondo le nostre valutazioni sono molti di più». 00:57

Almeno tre i morti nell’attacco a Kramatorsk

Almeno tre persone sono state uccise e circa 20 ferite quando un missile russo si è abbattuto contro un condominio a Kramatorsk, nell’Ucraina orientale. «Tre persone sono state uccise e altre venti ferite» e «almeno otto condomini sono stati danneggiati, di cui uno completamente distrutto. Le persone potrebbero essere sotto le macerie», ha detto la polizia di Donetsk. «Più di un centinaio di agenti di polizia sono al lavoro sulla scena dell’attacco», ha aggiunto. I giornalisti dell’Afp hanno visto due corpi dove i soccorritori stavano ripulendo le macerie. 00:28

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Delmastro: «Io e Donzelli? Oggi dividiamo la casa, da giovani ci punzecchiavamo. Non mi dimetto. Le carte su Cospito non erano secretate»

giovedì, Febbraio 2nd, 2023

di Virginia Piccolillo

Il sottosegretario alla Giustizia: «Meloni non sapeva: Donzelli mi ha chiesto, io ho risposto e poi è intervenuto»

Delmastro: «Io e Donzelli? Oggi dividiamo la casa, da giovani ci punzecchiavamo. Non mi dimetto. Le carte su Cospito non erano secretate»
Giovanni Donzelli e Andrea Delmanstro

Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, lei e il suo collega e amico Giovanni Donzelli pensate di dimettervi come chiede l’opposizione?
«No. Perché?».

Per quei colloqui che lei ha rivelato e lui ha reso pubblici tra Alfredo Cospito e un camorrista e un killer della ‘ndrangheta, nei quali i criminali incoraggiavano l’anarchico ad andare avanti nel digiuno contro il 41 bis, auspicando un intervento dell’Europa «che magari ci toglie anche l’ergastolo ostativo». Non dovevano restare segreti?
«No. Erano in una relazione basata sull’osservazione degli agenti penitenziari che fanno bene il loro lavoro, ponendo attenzione ai detenuti in 41 bis».

Il ministro Nordio ha parlato di informazioni «sensibili» delle quali occorre sapere il livello di segretezza. Qual è?
«Nessuno. Non sono classificati, né secretati e nemmeno riservati».

Perché lui non l’ha detto?
«Credo verificherà lo stenografico. Gli si chiede una valutazione non un atto di fede».

Bonelli (Avs) ha denunciato Donzelli per rivelazione di notizie riservate. Dice il falso?
«Credo sia in buona fede: parla di intercettazioni. Ma non lo sono. E nemmeno captazioni ambientali».

Giorgia Meloni sapeva di ciò che sarebbe accaduto?
«No, nemmeno io. Donzelli mi ha chiesto. Io ho risposto, e poi è intervenuto».

E non ha sentito la premier dopo questa bagarre?
«Oggi (ieri, ndr). Mi ha chiesto se erano informazioni segrete. Le ho risposto di no. Aggiungo: in un Paese in cui si denuncia che vengono apposti troppi segreti di Stato perché, in un caso in cui i cittadini possono sapere, avrei dovuto comportarmi come chi li vuole tenere all’oscuro?».

Il sottosegretario Mantovano si è irritato?
«Assolutamente no. Ci siamo sentiti e gli ho confermato che non sono documenti classificati».

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Cuneo fiscale, l’effetto del taglio arriva in busta paga: come cambiano gli stipendi e chi ci guadagna

giovedì, Febbraio 2nd, 2023

di Redazione Economia

Il taglio del cuneo fiscale 2023

In busta paga arriva il taglio del cuneo fiscale previsto dalla legge di Bilancio. Si tratta della proroga rafforzata del taglio introdotto dal governo Draghi e riguarda l’esonero sulla quota dei contributi previdenziali «per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti» a carico del lavoratore. Un modo per ridurre il peso di contributi e delle tasse sulle buste paga dei lavoratori dipendenti con differenze però importanti per chi ha un reddito fino a 20 mila euro rispetto a chi guadagna fino a 35 mila euro lordi l’anno. Ma vediamo chi avrà la busta paga (leggermente) più pesante da gennaio e quali sono i conti da fare.

Taglio del cuneo fiscale 2023, come funziona

Lo sgravio, che si traduce in un lieve aumento dello stipendio, sarà riconosciuto per i periodi di paga dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 ed è valido per tutti contratti di lavoro subordinato (fatta eccezione per il lavoro domestico) ma con differenze legate alla retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità: se si guadagnano 2.692 euro la riduzione è al 2%, se se ne guadagnano 1.923 euro la riduzione sarà al 3%. Nel dettaglio, il taglio al 3% interessa i lavoratori con reddito fino a 25 mila euro che sono oltre 15 milioni in Italia. Facendo i calcoli per un dipendente con reddito imponibile a 20 mila euro si ha un beneficio netto di circa 32 euro in più al mese, che salgono a 41 per chi guadagna fino a 25 mila euro. Questo è l’incremento più elevato per la fascia di reddito con decontribuzione al 3%.

Il taglio al 2%

Per chi ha una retribuzione più alta, quindi tra i 25 mila e i 35 mila euro il taglio è, come detto, al 2%. Un lavoratore dipendente, ad esempio un impiegato, che vanta un reddito lordo di 30 mila euro avrà un aumento in busta paga da gennaio di 32 euro mensili così come un lavoratore con 35 mila euro di retribuzione lorda annua.

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Big Tech: utili record, ma licenziamenti di massa. A rischio un milione di posti di lavoro

giovedì, Febbraio 2nd, 2023

di Milena Gabanelli e Massimo Sideri

Come è possibile che le Big Tech, l’industria più potente del mondo, mentre festeggiano uno dei bienni migliori di sempre, licenzino 200 mila persone? Le borse vanno male, è vero. Ma a guardare i bilanci i ricavi continuano ad essere record. Meta ha chiuso il 2021 a 117,9 miliardi rispetto agli 85,9 del 2020. Per il 2022 le attese sono di 118,1 miliardi. Alphabet (Google) ha guadagnato 257 miliardi nel 2021: +40% sul 2020. L’ultimo dato disponibile per il 2022 è quello del terzo quadrimestre chiuso a 69 miliardi (+6% sullo stesso periodo dell’anno precedente). Amazon ha guadagnato nel 2021 469 miliardi, un fatturato quasi raddoppiato rispetto al pre-pandemia. Nel terzo trimestre del 2022 (ultimo dato) il ricavi sono saliti del 15%. Risultato? Licenziamento massicci. Certo è che il patto sociale fra le aziende dove l’imprenditore si prende il rischio e i grandi guadagni, ma preserva l’occupazione è storia di un altro secolo. Vediamo i numeri per capirli bene.

Chi non ricorda le drammatiche fotografie del crac di Lehman Brothers del 15 settembre 2008? I dipendenti che uscivano dalla sede di New York con gli scatoloni e la scritta «Iron Mountain» sono il simbolo della crisi mondiale della finanza partita dai mutui subprime. Quel giorno, secondo il documento sulla bancarotta della società nata da un negozio di cotone nel 1844 in Alabama, le persone che finirono per strada furono 25 mila. Solo negli ultimi mesi, a cavallo tra il 2022 e il 2023, le grandi società americane della tecnologia hanno buttato fuori 100 mila persone, 50 mila nelle ultime settimane. Da inizio 2022 il conto, secondo un documentato sito di statistiche sui licenziamenti, Layoffs.fyi, sale a 200 mila.

Chi sta tagliando

Meta, la società che gestisce la piattaforma Facebook, a fine novembre ha annunciato 11 mila posti in meno, il 13% del totale della forza lavoro. Google sta mandando a casa 12 mila persone nel mondo (lo ha annunciato con una semplice email del Ceo della società Alphabet, Sundar Pichai, dove si legge che «negli ultimi due anni abbiamo visto un periodo di crescita drammatica». Non è un refuso: quando si dice la forza della psicologia). Elon Musk, appena entrato in Twitter(7.500 dipendenti), ha annunciato di voler dimezzare la forza lavoro e ha iniziato a far spedire email per far sapere alla cerchia più stretta di collaboratori dei vecchi vertici che possono cercarsi un’altra occupazione. Senza contare che in molti hanno preferito andarsene da soli visto il nuovo clima aziendale. A poche centinaia di metri dalla sede di Twitter a San Francisco è difficile non notare da Market Street il grattacielo più alto della costa Ovest degli Stati Uniti, la piramide moderna di Salesforce, simbolo della potenza del CRM (sistema di gestione relazioni con i clienti). I tagli in questo caso sono 8 mila, il 10% del totale. Microsoft ha annunciato che entro il 31 marzo 10 mila dipendenti nel mondo non saranno più nei loro libri paga. Peraltro negli stessi giorni, come se fosse naturale, la stessa società ha annunciato un investimento di dieci miliardi di dollari in ChatGPT, la chat di intelligenza artificiale specializzata nella comprensione del linguaggio naturale dell’uomo. Spotify sta licenziando il 6% della propria forza lavoro mentre la musica è più ascoltata che mai. Coinbase, la piattaforma per le criptovalute, lascia senza scrivania 950 persone, il 20%. Stesso messaggio da Amazon, magnitudo diversa: 18 mila persone a casa, senza contare gli stagionali. La lista è lunga: Ibm, 3.500, Sap, 3.000. In sostanza tra i grandi colossi solo la Apple non ha annunciato tagli. Cosa sta succedendo?

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