Archive for Marzo, 2023

Emergenza siccità: pioggia da salvare, solo l’11% dell’acqua piovana viene conservato

martedì, Marzo 14th, 2023

FRANCESCO MOSCATELLI

MILANO. Caldo record, scarsità di precipitazioni, falde acquifere sotto i livelli di guardia, reti distributive e invasi insufficienti. Sono queste le componenti della grande emergenza idrica che sta colpendo l’Italia e che rischia di trasformare il 2023 nell’annus horribilis della siccità. I dati parlano chiaro: nei primi due mesi dell’anno il Cnr ha rilevato temperature di 0,76 gradi sopra la media degli ultimi due secoli, con punte di +1,44 gradi nelle regioni del Nord, mentre a gennaio sono caduti appena 24 millimetri di pioggia (ne erano attesi 63) dopo un 2022 che già aveva fatto registrare un calo complessivo delle precipitazioni del 30%. I picchi di aridità sono stati registrati in Piemonte con il 53,10% del territorio in sofferenza, Sicilia (48,70%) ed Emilia Romagna (38,60%). Non va meglio in Friuli Venezia Giulia, con il Tagliamento ridotto a «un’autostrada di ghiaia» per molti dei suoi 170 chilometri come di solito accade soltanto in piena estate. E neppure nei laghi prealpini: il Lario è pieno al 19% del suo potenziale, il Garda al 36% e il Maggiore al 40%, mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca (Pavia) è a -3,2 metri.

E se dal resto dell’Europa arrivano informazioni altrettanto scoraggianti – in Francia a gennaio sono caduti 20 millimetri d’acqua rispetto ai 78 previsti e per il Bureau des recherches géologiques et minières l’80% delle falde è a livelli di riempimento «tra il moderatamente basso e il molto basso» – in Italia, in attesa che il governo nomini l’annunciato commissario ad hoc, le Regioni si stanno già muovendo. «Non voglio arrivare a consigliare di tenere in considerazione quante volte si deve usare lo sciacquone, come ha fatto qualcuno, ma si capisce da soli che meno acqua usiamo meglio è» spiega con la sua consueta schiettezza il presidente del Veneto Luca Zaia, anticipando l’ordinanza anti-sprechi che presenterà nei prossimi giorni e ammettendo di osservare con interesse Paesi come Israele ed Emirati che desalinizzano l’acqua di mare. Anche in Piemonte, dove la Regione sta già aiutando con le autobotti 10 Comuni, si valutano divieti e limitazioni come nel 2022. «Non siamo ancora a questo livello ma se la situazione dovesse proseguire in questa direzione siamo pronti a farlo» chiarisce il governatore Alberto Cirio.

Anche al Sud la preoccupazione è tanta. «Il tema dell’acqua è davvero una priorità assoluta – dice il presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio -. È uno sforzo senza precedenti che stiamo facendo per mettere al riparo un sistema irriguo, è il caso di dirlo, che faceva acqua da tutte le parti». Sul tema delle reti colabrodo, ieri, si è mosso anche il Codacons, con un esposto alla Corte dei Conti sulla «mala gestione» degli acquedotti di Toscana, Emilia-Romagna e Umbria. Secondo l’associazione dei consumatori si registrano dispersioni d’acqua superiori alla media, in particolare, sulle reti cittadine di Massa (62,9%), Prato (51,6%), Grosseto (49,4%), Pistoia (48,5%), Terni (47%), Firenze (44,8%), Ferrara (40,2%), Parma (38%), Modena (36,7%).

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Sandro Veronesi: “Cancellano secoli di storia di soccorsi, adesso Salvini e Piantedosi stiano zitti”

martedì, Marzo 14th, 2023

Maria Berlinguer

«Quello che penso di Piantedosi vale anche per Salvini. Non hanno il senso dello Stato e non hanno umanità, ma almeno imparino a stare zitti. Altrimenti disonorano tutto il Paese». Il due volte premio Strega Sandro Veronesi, in libreria con “Comandante”, scritto con Edoardo De Angelis, confessa di provare rabbia davanti a un governo che tradisce secoli di tradizioni della marina e non soccorre i migranti.

C’è una scelta politica dietro i naufragi di questi giorni?
«Che siano stati fatti degli errori tragici è un dato di fatto. A Cutro non si è considerato quanto fosse pericolosa la situazione con un mare che ha indotto la Finanza a rientrare per la burrasca. Ora la Finanza non ha le barche della Guardia costiera, ma certamente sono più sicure di quella dove erano i migranti. E nessuno ha accolto l’appello lanciato dalle Ong, lasciando affogare decine di migranti davanti alla costa libica. Errori ne sono stati fatti tanti, che siano stati fatti apposta non sono in grado di dirlo. Ma provo rabbia a vedere questi corpi di bambini che continuano a uscire dal mare».

Cosa l’ha turbata delle parole del ministro Piantedosi?
«Le parole miserabili diventano oscene quando il ministro dell’Interno anziché coordinare il salvataggio accusa i migranti. Sarebbero state parole inopportune ma non oscene se le avesse dette dopo averli salvati. È talmente facile, persino demagogico, essere pietosi. Non sei in grado di mostrarti sinceramente affranto, ma almeno stai zitto. Quando rappresenti il Paese devi portarne sulle tue spalle la tradizione e la storia italiana, soprattutto per quanto riguarda il soccorso in mare, è diversa da questa. È come se Piantedosi stesse cancellando secoli di storia raccontando una verità che non è vera, perché a Crotone gli abitanti sono tutti disperati nel vedere questi corpi».

Giorgia Meloni in Ucraina si è commossa davanti all’orrore. In Calabria è arrivata molti giorni dopo la strage ed è apparsa nervosa.
«Può essere che fosse nervosa perché sentiva la responsabilità, però non ha mostrato empatia. E c’è un altro tema agghiacciante: nessuno del governo si è interessato delle condizioni nelle quali vengono accolti i superstiti: sono detenuti come delinquenti. Il naufrago è sacro nella storia della marineria, perché è accompagnato da qualche dio al quale si è raccomandato: se tu non omaggi quel naufrago, offendi quel dio che si vendicherà. Questa è la storia della marineria, non possono arrivare e riscriverla. A persone che magari hanno perso i figli tu devi riservare un trattamento che non riservi ai capi di Stato, a meno di essere un Paese feroce e che quelli che arrivano sulle tue sponde sono nemici. Allora li tratti come nemici e te ne freghi dei loro dei, ma civiltà di questo tipo sono durate poco e non hanno segnato la storia. Ripeto: l’Italia non è così».

Il nervosismo è passato presto con un karaoke sulle note di De Andrè.
«Credo che De André si sia rivoltato nella tomba. Ma poi Marinella… Marinella no, lei muore per annegamento! Come fanno a non capirlo? Però attenzione, la storia il giudizio lo darà. Vorrà dire che vogliono quel giudizio lì».

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Cara Elly, basta silenzi sulla Costituzione

martedì, Marzo 14th, 2023

Montesquieu

Con la tenue speranza di non sbagliare (quella di sbagliare, la preferita nel merito, è ancora più tenue), risulta che il debutto pubblico di Elly Schlein nella nuova veste di segretario del Partito democratico abbia toccato molti temi, tutti o quasi importanti e direttamente connessi all’anima politica e sociale del partito. Forse anche qualcosa in memoria delle singolari origini del partito, dei suoi affluenti per lungo tempo incompatibili. Partiti, altro che correnti. Lettura, rapida, e ascolto altrettanto rapido delle informazioni al riguardo, non danno traccia di notizie, opinioni, rassicurazioni sugli argomenti che seguono. Nulla sul permanere del rapporto genetico simbiotico con la nostra Costituzione, con la difesa della stessa da eventuali (certi) progetti di intaccarla, animati da inesperti più qualche vandalo della materia, in punti tutt’altro che marginali. Nella sua anima di impianto parlamentare.

Più ancora, e prima ancora, nessuna priorità alla verifica dello stato di conservazione della Carta dalla manipolazione subdola della stessa: soprattutto proprio laddove continua a fare bella mostra di sé nella sua apparente integrità, essendo invece maciullata quotidianamente, per comune convinzione e singolare acquiescenza. Quest’ultima, l’acquiescenza, la forma più grave di tradimento nella relazione, praticata, senza essere professata, proprio dal partito costituzionale per definizione e oltre la sua stessa volontà: vedi la riduzione brutale della taglia delle due Camere.

Nulla di tutto ciò, in sintesi, a quanto risulta, nella precarietà delle fonti. Un punto, forse: la caccia a cacicchi e capobastone (una bella immagine, come esordio, se non altro come gergo). Basta con le correnti, anche se le più astute stanno già al riparo. Detto non con riferimento alla degenerazione correntizia, sempre presente ma meno appariscente via via che la crescente mediocrità delle figure personali toglie visibilità alle articolazioni. Ma come punto da cui partire. Qualcosa (le correnti, come articolazioni che proteggono da rischio del pensiero unico, come arricchimento, come misura della democrazia del capo), se non spiegata – e c’è tutto il tempo per farlo -, che esiste solo nel Partito democratico, e che lo distingue dai partiti personali, la piaga purulenta e contagiosa della nostra politica a partire dal 1994, o giù di lì. Qualcosa che si trova e resiste nella profondità della formula dell’articolo 49 della Costituzione, quando si parla della democrazia interna come del requisito essenziale dei partiti costituzionali. La nostalgia è ineluttabile. Poi venne la stagione renziana, il primo a parlare del Pd (e poi di Italia viva) come partito senza correnti: non come forma di autodisciplina dei militanti, ma come imposizione del capo.

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Ue, 130 eurodeputati chiedono una tassa sugli ultra-ricchi: ecco di cosa si tratta

martedì, Marzo 14th, 2023

Ci sono più di 130 eurodeputati che chiedono la tassa per gli ultra ricchi. Così hanno firmato una petizione su scala internazionale per partecipare alla “transizione ecologica e sociale”. Di che si tratta? Alla guida di questa vera e propria battaglia contro i miliardari europei, ci sono l’europarlamentare francese Aurore Lalucq (Socialisti e Democratici, sinistra) e l’economista Gabriel Zucman. Se ne parla in un articolo pubblicato oggi sul quotidiano Le Monde: «Quello che siamo riusciti a ottenere per le multinazionali, dobbiamo farlo ora per i ricchi» scrivono. L’accordo di riferimento per una tassa globale minima del 15% sulle imprese multinazionali dovrebbe entrare in vigore quest’anno.
La proposta
«La nostra proposta è semplice: introdurre un’imposta progressiva sulla ricchezza degli ultra-ricchi su scala internazionale per ridurre le disuguaglianze e contribuire a finanziare gli investimenti necessari per la transizione ecologica e sociale», hanno spiegato l’eurodeputata e l’economista, esperto di evasione fiscale e tassazione dei redditi elevati. Gli autori accennano all’idea di un’imposta dell’1,5% su patrimoni di almeno 50 milioni di euro, ma affermano che il livello esatto dell’imposta dovrebbe essere deciso “collettivamente e democraticamente».

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Milano, stop del prefetto al sindaco Sala: «Bloccare i riconoscimenti alla nascita dei figli delle coppie lgbt»

martedì, Marzo 14th, 2023

di Elena Tebano

A luglio scorso il Comune aveva ricominciato a rilasciare certificati anagrafici ai bambini con genitori dello stesso sesso, ma ora la prefettura, dopo la sentenza della Cassazione sulla maternità surrogata, impone di interrompere

Milano, il prefetto Saccone blocca il sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti dei figli di due madri nati in Italia»
Il prefetto di Milano Renato Saccone e il sindaco Beppe Sala

Il prefetto di Milano ha chiesto al Comune di interrompere il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie gay e lesbiche, avvertendo che in caso continuino dovrà essere richiesto l’intervento della Procura per annullarle. Lo stop riguarda i nuovi atti di nascita. Il sindaco Beppe Sala aveva ricominciato a formare (così si dice in termini tecnici) certificati anagrafici con due madri a luglio scorso, come aveva annunciato dal palco del Pride milanese, spiegando che aveva deciso di intervenire in prima persona, usando i suoi poteri di capo dell’ufficio di stato civile, perché parlamento e governo non avevano colmato il vuoto di legge sulle famiglie gay e lesbiche, nonostante le ripetute sollecitazioni della Corte costituzionale: «Quando gli altri non si muovono, devo sentire il dovere di fare la mia parte» aveva detto. 

Adesso il nuovo stop, imposto dal prefetto su impulso del ministero dell’Interno, che recepisce la sentenza n. 38162 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del dicembre scorso. In quel pronunciamento i supremi giudici avevano stabilito che i bambini nati all’estero con la maternità surrogata dovessero essere riconosciuti in Italia come figli di entrambi i genitori con l’adozione in casi particolari, che richiede l’approvazione di un giudice, e non con la trascrizione diretta all’anagrafe (che è un semplice atto amministrativo). Il 19 gennaio il Ministero dell’Interno, in una circolare diretta ai prefetti, ha sottolineato lo stop della Cassazione alle trascrizioni dei certificati dei figli di due padri nati all’estero con maternità surrogata e li ha sollecitati a «fare analoga comunicazione ai Sigg.ri Sindaci, al fine di assicurare una puntuale ed uniforme osservanza degli indirizzi giurisprudenziali espressi dalle Sezioni Unite negli adempimenti dei competenti uffici». 

La circolare del prefetto di Milano Renato Saccone però non si limita a trasmettere le indicazione del governo sui bambini nati con la surrogata all’estero: sollecita a interrompere i riconoscimenti dei figli di due madri nati in Italia e si riserva di dare indicazioni su quelli nati all’estero sempre da due donne. «È stato effettuato, da parte di questa Prefettura, un approfondimento – quanto a casi rilevati e ad orientamenti amministrativi e giurisprudenziali – relativo alle iscrizioni e alle trascrizioni degli atti di nascita, riportanti dati di genitori dello stesso sesso», si legge nella circolare della Prefettura. «Alla luce del divieto per le coppie composte da soggetti dello stesso sesso di accedere a tecniche di procreazione medicalmente assistita, il solo genitore che abbia un legame biologico con il nato può essere menzionato nell’atto di nascita che viene formato in Italia. Parimenti esclusa è la trascrizione di atti di nascita formati all’estero riconducibili alla fattispecie della maternità surrogata, attestanti il riconoscimento di filiazione nei confronti del genitore d’intenzione, privo di legame biologico col minore».

Secondo la prefettura «la preclusione alla menzione del genitore intenzionale» (cioè quello non biologico) nell’atto di nascita vale anche per i bambini nati all’estero da coppie lesbiche, ma «in ragione dell’assenza di indicazioni normative, su tale specifica fattispecie, l’Amministrazione ha richiesto un parere all’Avvocatura Generale dello Stato, le cui valutazioni saranno rese note alle SS. LL., una volta portate a conoscenza di questa Prefettura». 

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Wagner contro Crosetto sul tema migranti: il ministro aveva accusato il gruppo dell’aumento degli sbarchi

martedì, Marzo 14th, 2023

di Marco Galluzzo

Il capo dei mercenari Prigozhin: non ce ne preoccupiamo. La premier: non gli lasceremo l’Africa. Oggi misure Ue sui rimpatri e mutuo riconoscimento

Wagner contro Crosetto sul tema migranti: il ministro aveva accusato il gruppo dell’aumento degli sbarchi
Il capo della brigata Wagner Yevgeny Prigozhin e Guido Crosetto, ministro della Difesa (Ansa)

Il luogo della riflessione è la sede a Roma de La Civiltà cattolica , storica rivista dei gesuiti, dove si presenta il libro di padre Antonio Spadaro su dieci anni di politica estera del Santo Padre. E ovviamente, quando interviene Giorgia Meloni, che ha accanto a sé il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, la parte più attuale è quella che riguarda l’Africa, i tanti viaggi che ha compiuto Bergoglio, ma anche l’attenzione che questo governo sta dedicando alla sponda Sud del Mediterraneo da quando si è insediato.

La presidente del Consiglio fa una riflessione che cerca di staccarsi dalle polemiche di questi giorni, che fa leva su quella cooperazione allo sviluppo che non è mai stata veramente efficace, sia da parte dell’Italia sia da parte dell’Unione europea: «Molti africani mi hanno detto che non vogliono scappare dalle loro terre e io penso che, su questo, si può fare di più: questo è l’approccio più umano che si può avere, l’approccio più misericordioso».

Nel libro L’atlante di Francesco la parola misericordia ricorre più volte, come tratto distintivo della politica estera vaticana. E il concetto che «è filosofico, e che è difficile coniugare con il nostro quotidiano piano politico», rimarca Meloni, non può comunque esimere dal fare uno sforzo di riflessione: «Non si può lasciare — continua il capo del governo — che chi arriva da noi si ritrovi spesso a non avere la vita che gli era stata promessa o fare da manodopera alla criminalità organizzata o alla prostituzione, con riti voodoo fatti sulla testa dei propri figli, finché non si ripagano con la prostituzione decine di migliaia di euro».

Meloni prima e dopo il suo intervento ha un colloquio privato con Parolin, ed è in primo luogo di migranti che si discute, di flussi, corridoi umanitari e ovviamente anche della tragedia di Cutro. E su questi punti la premier torna anche in pubblico: «Sono stata e siamo stati accusati di cose raccapriccianti ma la mia coscienza è a posto. Più persone partono, più persone si mettono nelle mani di cinici trafficanti, più c’è il rischio che qualcosa vada storto. Non si può mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che siano mafiosi e trafficanti a decidere chi debba entrare nel nostro Paese, lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti», dice Meloni (che indica nella Santa Sede la «più idonea per i negoziati di pace» per l’Ucraina).

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La falla nei controlli delle banche Usa: ma non c’è il panico della Lehman Brothers

martedì, Marzo 14th, 2023

di Federico Fubini

Il fuoco è circoscritto, non sedato. E le fonti sotterranee che lo alimentano sono individuate, ma non sono state né raggiunte né tantomeno rimosse. Questa crisi bancaria emersa negli Stati Uniti con il fallimento di Silicon Valley Bank (Svb) non ha il carattere sistemico del disastro partito nel 2007 dai mutui subprime ed estesosi l’anno dopo ai grandi nomi di Wall Street. Non ci sono terribili perdite sul credito come a quei tempi, almeno non ora. Che questa almeno sia l’impressione prevalente lo dimostra il fatto che ieri i principali listini di New York, S&P500 e Nasdaq, si sono mossi in terreno lievemente positivo: non c’è il panico da collasso sistemico e l’America non rivive il crash di Lehman, sicuramente non adesso. Le grandi banche oligopoliste non sono più circondate dal sospetto, da Jp Morgan, a Bank of America, a Citigroup, a Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley. Questo non sembra un remake del 2008. Eppure il fuoco cova. E né la Federal Reserve né il Tesoro Usa sono ancora riusciti a estirparlo.

Del resto non è difficile capire perché. Soprattutto negli anni di Donald Trump alla Casa Bianca, dal 2017 al 2019, molti vincoli sulle banche regionali americane sono saltati. Non hanno i requisiti sulla liquidità da tenere a disposizione che le banche europee osservano e spesso superano nettamente (per esempio, Monte dei Paschi viaggia al doppio di quanto richiesto, Intesa Sanpaolo a una volta e mezza e anche Unicredit è molto sopra le soglie). Né le banche americane minori hanno una revisione di vigilanza periodica, come in Europa: basta che si auto-valutino e poi scrivano alle autorità. Con questo retroterra e anni di tassi zero che hanno spinto tutti a prendere sempre più rischi, ora che è arrivata la stretta monetaria della Federal Reserve era solo questione di tempo. Le incoerenze sono emerse: Svb aveva bloccato anni fa i depositi dei clienti in titoli pubblici su cui era in perdita; al primo vento di sfiducia, non ha avuto la liquidità per evitare di fallire. Il punto ora è che probabilmente il suo non è un caso isolato, né è sufficiente ciò che hanno fatto domenica sera la Fed e il Tesoro per renderlo tale. l’intervista

Il mercato ieri lo ha detto chiaramente, devastando fino a meno 84% i titoli di First Republic Bank e Western Alliance, fino a meno 80% quello di PacWest Bancorp e trattando in modo appena meno brutale Zions Bancorp, Regions Financial and Charles Schwab. Tutti cercano di annusare dove si trova il prossimo cadavere che cammina. È logico, data l’insufficienza della risposta istituzionale finora. Il Tesoro ha fatto sapere che coprirà tutti i depositi — anche oltre la soglia massima di assicurazione da 250 mila dollari, anche quelli dei miliardari incauti e immeritevoli di un salvataggio — ma solo delle due banche già saltate: Svb e Signature. E la Fed ha aperto uno sportello di prestiti dove finanzia le banche a valore pieno anche contro titoli di Stato il cui prezzo è caduto, così avranno sempre liquidità per i loro clienti. Ma non è una gran prospettiva, se un depositante sa che avrà diritto a tutti i suoi soldi solo dopo che la sua banca è fallita: continuerà a correre a ritirarli prima. E non è una gran prospettiva per una banca rivolgersi allo sportello d’emergenza della Fed («bank term funding program») se sa che sul mercato ciò l’avvolgerà di un alone di sospetto.

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Stabilimenti balneari, l’albergo di lusso da 230 euro a pasto che versa 520 l’anno di canone per il lido

martedì, Marzo 14th, 2023

di Gian Antonio Stella

Manca una mappa completa. Le gare pubbliche non sono più rinviabili

Stabilimenti balneari, l’albergo di lusso da 230 euro a pasto che versa 520 l’anno di canone per il lido

«L’hotel Cala di volpe, a puro titolo di esempio, versa quale canone demaniale 520 euro all’anno…». E meno male che i clienti non leggono le denunce degli ambientalisti del Grig, il Gruppo intervento giuridico! Una coppia di stranieri, per dire, ha lasciato tra i commenti messi online dall’albergo, della catena Mariott, parole estasiate per il lusso e la bellezza del posto, ma santo cielo, «ci è stato consegnato un menu che mostrava un prezzo di 250 dollari a persona per il pranzo a buffet. Che shock pensare a 500 dollari per il pranzo!». Fate voi i conti. Certo, il depliant virtuale magnifica una «cucina per epicurei», al canone balneare probabilmente ne vanno aggiunti altri (non è così facile individuare i dettagli) per il pontile o chissà cos’altro e magari qualche ritocco all’insù ci sarà pure stato. Ma certo non incoraggia leggere sull’ultimo rapporto di Legambiente che «nel Comune di Arzachena ci sono 41 stabilimenti balneari con canone annuale inferiore a 1.000 euro, mentre degli altri 23 non esistono dati». E parliamo della Costa Smeralda.

Possibile? Spiega Legambiente che secondo il Sistema informativo demanio marittimo (S.I.D.) le concessioni balneari nel 2019 erano 10.812. Da allora, nonostante il Covid, sono salite ad almeno 12.166. Più quelle delle tre regioni autonome marine: Friuli, Sicilia e Sardegna. E sono talmente tante che è occupato dai «bagni» quasi il 70% delle spiagge in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, e quasi il 90% in luoghi come Pietrasanta, Camaiore, Laigueglia e Diano Marina dove «rimangono liberi solo pochi metri, spesso agli scoli di torrenti in aree inquinate». Una politica di sviluppo insensata, impensabile nel resto d’Europa a partire dalla Francia: «L’80% della lunghezza e l’80% della superficie della spiaggia deve essere libera da costruzioni per sei mesi l’anno: gli stabilimenti vengono quindi montati e poi smontati». Magari!

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Le borse crollano, e i nostri soldi?

martedì, Marzo 14th, 2023

Borse in rosso e tonfo dei titoli bancari : l’analisi

CorriereTv

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Voli di Stato, Tajani e Crosetto al top. E per Nordio tappa fissa a Treviso

lunedì, Marzo 13th, 2023

di Antonio Fraschilla

ROMA – I ministri del governo Meloni sembrano preferire l’aereo di Stato ai voli di linea: non solo per partecipare a incontri all’estero, ma in alcuni casi anche per trasferte in territorio nazionale. I componenti del governo Meloni, con la presidente stessa che nei suoi viaggi si è portata al seguito le delegazioni più corpose e con molti esterni, nei primi tre mesi del loro incarico hanno utilizzato voli di Stato 39 volte: nello stesso iniziale arco di tempo più dei componenti dei governi Draghi, Conte II, Conte I e Renzi. Meno solo dei ministri del governo Gentiloni.

Per fare un raffronto, nei primi tre mesi del governo Draghi i voli di Stato dei ministri sono stati 20, nel governo Conte II 25, nel Conte I 11 e nel governo Renzi 15. Fuori quota solo il governo Gentiloni: nei primi tre mesi i suoi ministri hanno utilizzato 65 volte l’aereo di Stato e spesso anche per tratte nazionali ben coperte da aerei di linea.

Tornando al governo Meloni, la classifica dei ministri che hanno utilizzato di più aerei della flotta statale vede in testa il titolare degli Esteri Antonio Tajani (12 volte), seguito dal collega della Difesa Guido Crosetto (7) e poi dal ministro della Giustizia Carlo Nordio insieme a quello degli Interni Matteo Piantedosi (5 entrambi). E, ancora, segue il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto (4), quello dello Sviluppo economico Adolfo Urso (3) e poi i ministri Paolo Zangrillo, Matteo Salvini ed Elvira Calderone con un volo a testa da novembre a gennaio scorso.

Non mancano le curiosità. A esempio il ministro Nordio nei suoi voli anche all’estero fa quasi sempre scalo nell’aeroporto della sua città, Treviso. In due occasioni ha utilizzato voli di Stato per tratte interne: il 12 novembre per andare a Palermo alla cerimonia d’intitolazione a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino dell’aula bunker dell’Ucciardone e il 15 novembre per andare a Catanzaro (atterrando a Lamezia Terme) per partecipare all’inaugurazione della nuova sede della procura guidata da Nicola Gratteri: nel primo volo atterra a Treviso al ritorno, nel secondo parte invece da Treviso. Dal ministero della Giustizia sottolineano che il ministro ha avuto innalzati tutti i protocolli di sicurezza per la vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito. Anche se non mancano comunque i voli di linea per Lamezia e Palermo. Come anche per Bari: il 4 novembre per la giornata dell’Unità nazionale il ministro della Difesa Crosetto ha utilizzato un volo di Stato per andare nel capoluogo pugliese. Mentre il ministro pugliese Raffaele Fitto il 21 novembre è partito con un volo di Stato da Brindisi per andare a Berlino e incontrare la ministra tedesca per gli Affari europei e il clima Anna Luhrmann. Davvero esigenze di Stato e sicurezza per voli anche interni o per destinazioni di capitali europee come Parigi, Berlino o Bruxelles molto coperte da voli di linea?

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