Archive for Marzo, 2023

Milano, arrestato il rapinatore di viale Brianza: clochard, 23 anni, precedenti per furto. Il pugno in faccia a una ragazza

martedì, Marzo 7th, 2023

di Pierpaolo Lio

Identificato nella notte l’aggressore: irregolare, originario del Marocco, è in carcere a San Vittore. Ha aggredito una donna anche mentre si dava alla fuga

Il ragazzo che lunedì pomeriggio intorno alle 18 ha terrorizzato le vie alle spalle della stazione Centrale, e che al momento è nel carcere di San Vittore, è ancora in gran parte un mistero. Per ora si sa che è un cittadino marocchino di 23 anni, irregolare, con un precedente del mese scorso per furto con strappo. Al polso pare avesse un braccialetto ospedaliero. 

Cinque aggressioni

Quando lo fermano è agitato, forse per l’alcol, forse per l’assunzione di droghe. Nelle tasche, oltre al coltellino multiuso che ha dimostrato di non avere timore a usare, gli agenti gli trovano tre cellulari, qualche contante, una tessera dei mezzi pubblici e un piccolo portafogli. È tutto quello che ha raccattato in poco più di una decina di minuti, e in poche centinaia di metri. Ha provato a rapinare cinque volte: le sue vittime sono state sempre donne. Ma ha lasciato dietro di sé anche sei feriti. 

Identikit

Giovane, riccio, i denti rotti, un filo di barba, berretto, una felpa in pile grigio, t-shirt azzurra e pantaloni della tuta nera. È con questa descrizione che i poliziotti motociclisti delle Nibbio riescono a intercettarlo in via Venini. Sta scappando da quel pezzo di marciapiedi, all’incrocio tra viale Brianza e via Macchi, che ha macchiato di sangue: della sua vittima e di chiunque abbia provato a mettersi in mezzo. Ma pure nella corsa per allontanarsi dalle luci blu dei mezzi di soccorso che si lascia alle spalle non si frena. Incrocia un’altra donna, prova a rapinare anche lei prima di essere bloccato e arrestato. 

Pugni e lame

Per ricostruire il suo pomeriggio a caccia di prede bisogna riannodare il filo. Gli investigatori della squadra mobile, guidati dal dirigente Marco Calì e coordinati dal pm Maura Ripamonti, dovranno ripercorrere a ritroso il suo girovagare tra le vie che costeggiano il fascio di binari di quella stazione che alla sera si fa ricettacolo di sbandati. Perché la sua furia è iniziata prima dell’allarme lanciato quando viale Brianza si sporca di sangue. La sequenza parte infatti poco prima delle 17.40. Sottopasso Mortirolo. È all’interno del tunnel che punta la sua prima vittima: è una 38enne italiana a cui sottrae il cellulare. Pochi istanti e poche decine di metri dopo e il rapinatore mette a segno il suo secondo colpo: questa volta è in via Gluck che aggredisce una 58enne di El Salvador. E sfodera per la prima volta il coltello. Ferisce lievemente la donna alla mano, che sarà soccorsa e medicata in codice verde al Fatebenefratelli. Le sottrae il cellulare e una tessera dei mezzi pubblici. Ma non si accontenta. Torna indietro, di nuovo in direzione della Centrale, e in via Sammartini assale una 34enne spagnola. La colpisce con un pugno in faccia: la donna sarà trasportata in codice giallo all’ospedale San Paolo per un trauma al volto. Anche questo bottino — come quelli precedenti e quello che seguirà — è sempre poca cosa: l’ennesimo cellulare, oltre a una banconota da 20 euro. 

Coltellate al collo

È però in viale Brianza che si scatena la sua violenza. Nota un’italiana di 23 anni. Forse pensa che anche lei sia da sola. Non vede probabilmente il fidanzato, quel ragazzo poco distante, un italiano di un anno più grande. Si scaglia su di lei e sulla sua borsetta. Si intascherà il suo portafogli con carte di credito. È determinato a tutto. E pur di ottenerla non si fa problemi a menar fendenti. Ferisce la giovane al collo (sarà trasportata al pronto soccorso del Policlinico in codice giallo). E raggiunge con una coltellata al fianco, all’altezza del torace, anche il fidanzato che prova a proteggerla (anche lui andrà al Policlinico). 

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Rialzo dei tassi, allarme di Giorgetti: “Problema serio per i conti italiani”

martedì, Marzo 7th, 2023

Giuliano Balestreri

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non attacca la Banca centrale europea (Bce), ma non nasconde la preoccupazione per la tenuta dei conti se la stretta monetaria continuerà al ritmo forsennato deciso dalla presidente dell’Eurotower, Christine Lagarde.

Il rialzo dei tassi «pone problemi seri per chi ha bilanci fortemente indebitati come quello italiano», avverte il titolare del Tesoro, che ribadisce la linea adottata in questi primi mesi di governo: «L’approccio sui conti pubblici è stato prudente e responsabile e continueremo in questo senso». Avere conti in ordine, insiste il ministro, è «un’esigenza assoluta per il nostro Paese, che deve mantenere la fiducia dei mercati» per evitare un aumento dei «costi di finanziamento» ed «evitare ripercussioni» per famiglie e imprese.

Ma che le difficoltà ci siano lo ha riconosciuto in un’intervista a La Stampa anche il governatore portoghese Mario Centeno: «Da luglio 2022, i tassi sono aumentati di 300 punti. Un ritmo troppo veloce, serve più pazienze per vedere gli effetti della stretta. Ma l’inflazione sta già scendendo».

A Francoforte, però, i falchi non sembrano essere dello stesso avviso. Secondo Lagarde «è molto probabile» che il 16 marzo «aumenteremo i tassi di interesse di 50 punti base» (al 3,50%); per il capo economista Philip Lane, invece, le informazioni attuali suggeriscono che «sarà appropriato aumentare i tassi anche oltre il vertice di marzo». E mentre il mercato stima già che i tassi saliranno al 4% entro l’anno, il governatore austriaco Robert Holzmann chiede rialzi da mezzo punto a ognuna delle quattro riunioni fino a luglio: uno scenario che porterebbe il costo del denaro al 5 per cento.

Motivo per cui la numero uno dell’istituto di Francoforte, Lagarde, ha chiesto uno sforzo a banche e governi per mitigare gli impatti di prezzi ancora elevati e rate dei mutui variabili in decisa crescita. Appello a cui ha risposto a stretto giro l’Associazione bancaria italiana, che si dice pronta a sostenere i debitori, ma chiede flessibilità anche all’Ue, in particolare sulle «rigide» regole dell’Eba. Il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, poi, auspica che la Bce segua l’approccio cauto espresso dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco «quando ha ricordato che occorre bilanciare i due rischi che può correre la politica monetaria, “fare troppo poco o fare troppo” e che oggi i due rischi sono simmetrici». Per l’Abi, «nelle attuali circostanze occorre un “approccio cauto” basato su una attenta analisi dei dati e non troppo su modelli teorici che nelle attuali circostanze, fortemente dipendenti da fattori esogeni, potrebbero risultare non coerenti o addirittura controproducenti».

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La piovra estremista con i tentacoli esteri adesso fa davvero paura

lunedì, Marzo 6th, 2023

Stefano Zurlo

Un mese fa il ministro degli Esteri Antonio Tajani era stato netto: «L’Italia è sotto attacco da un’internazionale anarchica». Attentati ovunque, nel mondo, dalla Bolivia alla Spagna, e epicentro ad Atene dove si era sfiorata la strage ed era finita nel mirino Susanna Schlein, sorella di Elly e numero due della nostra ambasciata.
Ora, la stessa internazionale è tornata all’attacco devastando il centro di Torino in un sabato di sfacciata violenza. E ancora una volta la polizia nota la presenza di elementi italiani e stranieri, una sorta di brigata del terrore che si sposta da un luogo all’altro, da un paese all’altro, con il kit necessario a seminare disordini e sfasciare vetri e locali.

Anarchici italiani e poi tedeschi, francesi, svizzeri, greci e spagnoli, forse la «delegazione» più nutrita. Tutti mobilitati nel segno di Alfredo Cospito che prosegue il suo interminabile sciopero della fame ed è diventato uno straordinario catalizzatore di gruppi che fino a qualche mese fa si muovevano nella penombra e raramente arrivavano alle prime pagine dei giornali. Invece, la vicenda del leader ribelle detenuto al 41 bis ha dato nuova linfa a segmenti e schegge di un movimento che non ha veri e propri capi ma può contare su alcune centinaia di irriducibili in Italia e in Europa. I numeri diffusi dalle forze dell’ordine parlano chiaro: 160 persone identificate, in parte italiane e in parte no, e 200 individuate, insomma già conosciute dagli operatori in divisa.

Un circuito che gli investigatori conoscono bene e che dispiega il suo potenziale distruttivo in strada; altra storia è attribuire responsabilità precise per le singole azioni di matrice eversiva: i tentacoli dell’anarchia sono difficili da afferrare, proprio per la natura non strutturata di una realtà così fluida.
E però sono moltissimi i veterani che da sempre fronteggiano polizia e carabinieri, come Lello Valitutti, voce storica torinese, che sabato lanciava inquietanti minacce: «Quel che accadrà, se Cospito morirà, è che i responsabili saranno giustiziati dagli anarchici, non da e non ora, ma succederà». Parole che non possono essere sottovalutate mentre si scorre la mappa dei diversi gruppi tricolori presenti sull’asfalto di Torino oltre ai locali, fra cui gli immancabili militanti autonomi del centro sociale Askatasuna, da sempre in prima linea quando c’è da accendere la guerriglia, in particolare quella no Tav, ecco anarchici da tutto il Paese: Milano, Roma, Trento, Imperia, Avellino, Napoli, Caserta, Udine, Brindisi.
È una storia che si ripete da molto tempo e oggi acquista una drammatica attualità per via del caso Cospito, dove ogni possibile mediazione è saltata e nessuno sa immaginare una via d’uscita ragionevole per chiudere la partita.

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Sul piatto ci sono 50mila posti di lavoro: ecco dove cercarli

lunedì, Marzo 6th, 2023

Giuditta Mosca

Il settore del turismo è in forte ripresa e, dati alla mano, sta facendo a tratti meglio della situazione pre-pandemica. Durante la pandemia il collo di bottiglia era rappresentato dall’ovvia assenza di turisti mentre oggi, a fare difetto, sarebbero i lavoratori. Per Assoturismo ne mancherebbero all’appello 50mila, e non è l’unico comparto a soffrire di questa carenza.

I lavoratori del turismo

Con l’arrivo della Pasqua e dei ponti primaverili il settore del turismo stima una forte crescita della domanda e farebbe fatica a trovare lavoratori. Inoltre, come anticipato dall’Ansa, le proiezioni per il 2023 parlano di 442 milioni di presenze con un aumento della cifra d’affari del 12,2%. Un comparto che vale il 6% del Pil italiano e che, confrontato con una carenza strutturale di lavoratori, si troverebbe ogni anno più esposto alla difficoltà di reperirne secondo le associazioni di categoria.

Nel corso del 2022 i pernottamenti in Italia sono stati 400 milioni e, in alcuni periodi dell’anno, sono più che raddoppiati rispetto all’anno precedente, così come dimostrano i bollettini settimanali redatti dal ministero del Turismo e dall’Agenzia nazionale del turismo (Enit).

La difficoltà nel trovare lavoratori, dice il presidente di Assoturismo e Assohotel Vittorio Messina, è una vera e propria emergenza che danneggi il settore, rendendolo incapace di affrontare e gestire la domanda. Alcune zone sono più esposte di altre, tra queste spiccano l’Emilia-Romagna e le isole maggiori. Da qui l’esigenza di rivolgersi al ministro del Turismo e al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali.

Le richieste di Assoturismo

Assoturismo lamenta la necessità di trovare soluzioni legate alle politiche attive, attingendo se necessario anche ai fondi del Pnrr. L’associazione di categoria ha stretto accordi con Adecco per riuscire a reperire più lavoratori ma occorrono altre strategie perché, dice Messina, il passaparola e le iniziative dei singoli operatori non sono sufficienti.

Andando a monte, secondo Assoturismo sarebbe necessario incentivare e rinforzare la formazione professionale e, parallelamente, coinvolgere studenti e pensionati che possano essere impiegati durante il picco della domanda turistica con un regime fiscale vantaggioso. Non da ultimo, sarebbe opportuno inserire la formazione turistica anche nei programmi di reinserimento professionale di chi percepisce il Reddito di cittadinanza.

Oltre a ciò, continua Messina, servono agevolazioni per l’impiego nel settore, tenendo conto anche della mobilità dei lavoratori che necessitano di un trattamento salariale che comprende anche vitto e alloggio.

L’impegno del governo

Il ministro del Turismo Daniela Santanché ha dichiarato di volere coinvolgere la sua pari al ministero del Lavoro e Politiche sociali per trovare soluzioni che possano risolvere la mancanza strutturale di lavoratori. Una delle strategie è la formazione, anche digitale, degli addetti del settore e, non da ultimo, offrire sostegno alle agenzie di viaggio.

IL GIORNALE

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La doppia morale delle piazze

lunedì, Marzo 6th, 2023

Francesco Maria Del Vigo

La doppia morale delle piazze

Due piazze, due misure. Probabilmente alla borsa valori della morale «radical» una città nel caos, due poliziotti menati, 5 anarchici fermati e 140 identificati, vetrine spaccate, auto danneggiate, bastoni e bombe carta valgono molto meno di una rissa scatenata fuori da un liceo fiorentino da alcuni giovani militanti di destra. Altrimenti non si spiega l’imbarazzante silenzio della sinistra e della stampa progressista sugli scontri di sabato a Torino. Se il casino lo fanno gli anarchici dalle parti del Pd non si scompongono troppo e non lanciano accorati appelli per la tenuta democratica del Paese oppure, come ha fatto Elly Schlein, si prendono 24 ore di riflessione per condannare un evento dall’evidente gravità. Perché gli anarchici non vanno di moda, non sono abbastanza à la page. Bisogna, invece, agitare sempre il fantasma di un Ventennio che non c’è, che sopravvive solo nelle campagne elettorali della sinistra e nella testa di chi dell’antifascismo in assenza di fascismo ne ha fatto una redditizia professione.

Sabato però il sistema è andato plasticamente in corto circuito, svelando tutta la sua ipocrisia. Mentre a Firenze Pd, M5s e Cgil manifestavano contro il ritorno delle camicie nere immaginarie, gli anarchici reali mettevano a ferro e fuoco il centro di Torino per difendere Alfredo Cospito e chiedere l’abolizione del 41 bis e quindi, in ultima analisi, facendo un favore anche a tutti i mafiosi che sono sottoposti a questo regime carcerario.

Le immagini della guerriglia sono impressionanti, eppure nessuno si è sconvolto. Poche righe sui giornali, poco spazio in televisione e pochissime reazioni dalla «società civile», evidentemente abituata a tollerare queste inciviltà. Perché la violenza politica, se non è di destra, non fa notizia, non spaventa. Ed è questo il grande pericolo che la sinistra finge di ignorare, davanti al quale preferisce voltare la testa.

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Schlein. “Noi con Zelensky”

lunedì, Marzo 6th, 2023

Carlo Bertini

Roma. Annuncia lotta dura contro l’Autonomia differenziata del governo, «perché il paese va ricucito e non diviso». Conferma la posizione sulla guerra, di sostegno all’Ucraina anche con le armi, battendo il tasto della ricerca di una soluzione diplomatica per la pace che passi per l’Ue: «L’invio di armi in Ucraina credo sia necessario per sostenere Zelensky e il popolo ucraino rispetto a un’invasione criminale avanzata dalla Russia di Putin, quello che però ho sempre aggiunto è che non ci può essere sinistra senza l’ambizione di costruire un futuro di pace. E vorrei un protagonismo forte dell’Unione europea, un ruolo diplomatico e politico forte», aggiunge in tivù Schlein.

Schlein: “Aiuti e armi all’Ucraina, ma la sinistra deve ricercare la pace”

È in perfetta sintonia con Romano Prodi che dice «per realizzare le alleanze, prima è necessario che Schlein definisca un programma, solo così il Pd può diventare forza trainante». Condanna «senza nessuna accettazione o tolleranza le violenze come quelle di Torino degli anarchici». Nella sua prima intervista televisiva dopo l’elezione a segretaria dem, Elly Schlein non mostra un minimo tentennamento quando Fabio Fazio le chiede se riuscirà ad evitare scissioni, convinta di «riuscire a tenere unito il partito, senza rinunciare a tenere una direzione chiara. Vanno superate le dinamiche di cooptazione, rimescolate le culture, lottare per il contrasto alla disuguaglianza, alla precarietà e per l’ambiente. Un partito umile nell’ascolto e utile alla comunità. Vogliamo rappresentare l’Italia che fa più fatica». Questo il Pd targato Elly. Che lei gestirà insieme all’altra metà del cielo, quella di Stefano Bonaccini, riaprendo però le iscrizioni al Pd per colmare la discrepanza del voto tra gli iscritti per il suo rivale e quello dei simpatizzanti dem per lei alle primarie: «Abbiamo riaperto on line il tesseramento e dico al popolo delle primarie: venite, abbiamo bisogno di voi. Con Bonaccini, sappiamo lavorare bene insieme, stop a personalismi e conflitti interni». Un’ora dopo sul sito dem erano arrivate 15 tessere al minuto. Potenza della tivù.

Sui rapporti esterni, Schlein spiega la sua ricetta per costruire un’alternativa, ovvero «fare battaglie comuni nel Parlamento e nel Paese su salario minimo e sanità pubblica, per essere più efficaci. Ho già sentito Calenda e Conte». E quanto ai rapporti con il terzo Polo di Renzi e Calenda, la ritrosia a schemi predefiniti è chiara, perché «più che i politicismi, conta ciò che possiamo fare insieme». Il partito per ora freme in attesa di sapere come si regolerà la nuova leader. Alcuni temono pure una trappola di Conte a Schlein sull’Ucraina: quando il 22 marzo ci sarà da votare le risoluzioni dopo le comunicazioni di Meloni in vista del consiglio europeo del 24-25, M5s potrebbe presentare una sua mozione, rifiutando un testo unitario col Pd. Per marcare un no all’invio di armi. Insomma, malgrado un primo contatto amichevole, Conte si potrebbe sentire schiacciato da Schlein tanto da dover marcare un punto. 

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Una pax romana per mettere fine alla guerra infinita

lunedì, Marzo 6th, 2023

MASSIMO CACCIARI

Che cosa collega l’ennesima tragedia del naufragio del barcone di migranti (tra parentesi, solo il 14% sbarca da noi con simili “mezzi”) con la guerra in Ucraina? Entrambe annunciate ed entrambe triste testimonianza dell’impotenza dell’Europa ad affrontare crisi globali. La politica dell’Unione ha permesso ai popoli dell’Europa occidentale il più lungo periodo di pace e per alcuni decenni anche di prosperità di tutta la loro storia, ma non ha saputo diventare protagonista di nuovi assetti, equilibri, foedera tra i grandi spazi imperiali in cui si divide il nostro mondo. Ha seguito ciecamente le speranze e le mire di una egemonia americana sui processi di globalizzazione dopo lo sfracello dell’URSS, se non addirittura i deliri sulla “fine della storia”. Non ha saputo, come sarebbe stato del tutto possibile, dar vita a grandi piani di cooperazione con i Paesi del Medioriente, del Maghreb, dell’Africa, da cui provengono e continueranno a provenire, che vi siano o non vi siano guerre e carestie, flussi migratori dovuti a drammatici squilibri economici e demografici.

Le sciagure destano qualche lacrima magari sincera, ma non insegnano nulla. Come nulla ha insegnato la catastrofe balcanica seguita al crollo della Jugoslavia.

È inevitabile che in tempi di guerra la propaganda unilaterale prevalga sulla ricerca delle ragioni del conflitto, così come in “stati di eccezione” il potere si concentri nelle mani dell’“esecutivo”. Non si ragiona di politica se non si ragiona realisticamente. Suprema legge è soltanto la salvezza, ovvero la vittoria, della patria? Senza chiedersi a quale prezzo e quali conseguenze prevediamo sul piano dei rapporti tra Stati una volta che essa sia stata conseguita? La “guerra fredda” si concluse con una schiacciante affermazione degli Stati Uniti, ma senza alcun trattato o conferenza di pace. Con Gorbaciov prima, e Eltsin in modo clamoroso subito dopo, il Nemico aveva dichiarato la sua incondizionata resa senza richiedere né contropartite né serie garanzie. L’aggregazione dei Paesi del disciolto Patto di Varsavia alla Nato poteva così immediatamente avere inizio. In politica internazionale, da sempre, un vuoto di potere viene colmato. Era nei logici interessi degli USA perseguire una politica mirante a rendere inconcepibile in futuro il riemergere della Russia come potenza imperiale. Sistemare definitivamente questo fronte per potersi concentrare sulla nuova e decisiva sfida con la Cina comportava e comporta non solo, come è ovvio, impedire che la Russia ostacoli ulteriori allargamenti della Nato o cerchi di destabilizzare quei governi dell’Est che l’alleanza occidentale ha già acquisito, ma anche lavorare con ogni mezzo perché l’attuale Federazione Russa, minata al suo interno da secolari “guerre civili” tra diverse etnie, possa ulteriormente disgregarsi. La Federazione Russa, infatti, è ancora troppo vasta, troppo forte per non essere portata a svolgere una politica su scala mondiale e per ciò stesso in competizione con gli USA. Putin ha incarnato questo pericolo. La “qualità” della leadership russa, delle sue oligarchie, della corruzione che vi domina, non basta a eliminarlo. Forse sarebbe bastato con gli Eltsin – ma neppure, poiché un grande Paese è in qualche modo destinato a svolgere politiche imperiali, che trascendono anche la volontà dei suoi governi. Dopo la Prima Grande Guerra l’imperial-regio impero austro-ungarico, la Kakania di Musil, si ridusse all’Austria attuale. Potrà ridursi a qualcosa di simile intorno a Mosca quello che fu l’Impero degli Zar e dell’URSS?

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Tensione nel governo, Meloni stoppa il decreto Piantedosi: sì ai rimpatri di Stato per le salme

lunedì, Marzo 6th, 2023

Ilario Lombardo

C’è un dubbio che sta tormentando Giorgia Meloni in queste ore. Quale decisione portare al Consiglio dei ministri che ha annunciato di voler convocare simbolicamente a Cutro, nella città che ora porta avvolto nel suo nome il ricordo di un’ennesima tragedia dell’immigrazione. Quale scelta fare, come vuole la premier, per mantenere un complicato equilibrio tra pietà e fermezza.

Meloni andrà anche con l’obiettivo di riparare le fratture create dalle dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Le frasi sulla disperazione che non può giustificare i viaggi nei barconi hanno creato uno scandalo nell’opinione pubblica e un imbarazzo tra gli alleati della coalizione di destra che è andato ben oltre la superficie delle parole. Di fronte alle bare bianche dei bambini, alle croci piantate davanti allo Jonio, di fronte ai volti sfiancati dei pescatori calabresi la premier non ha intenzione di proporre misure ulteriormente restrittive per i salvataggi in mare, come invece pensano di fare nella Lega e al Viminale. Piuttosto ha chiesto di capire come rimpatriare le salme nei diversi Paesi d’origine, a spese dello Stato. Un modo per dare solidarietà alle vittime e per togliersi di dosso le accuse di non essere stata presente, scagliate contro di lei prima di tutto da quei calabresi che hanno raccolto i cadaveri. Prima di pensare a qualsiasi annuncio, però, Meloni deve risolvere la grana Piantedosi. Non è ancora chiaro se il Cdm si terrà giovedì o venerdì di questa settimana, oppure, come teme qualcuno nel governo, slitterà di qualche giorno ancora. Di certo c’è la volontà di Meloni di arrivarci con un chiarimento interno. Per questo, nelle prossime ore, forse già oggi, dovrebbe incontrare il ministro dell’Interno, mentre dalla Lega smentiscono di aver previsto in agenda un faccia a faccia anche tra la premier e Matteo Salvini, il ministro delle Infrastrutture che ha alle sue dirette dipendenze la Guardia Costiera.

Schlein: “A Cutro fatti gravissimi, da Piantedosi parole inumane. Bisogna stabilire responsabilità”

Il chiarimento sarà su due livelli, almeno. Il primo: Meloni vuole capire cosa è accaduto, perché le operazioni di soccorso non sono partite, se c’è stato dolo, quali sono stati gli errori di valutazione, quali le responsabilità della Guardia di Finanza e quali quelle della Guardia Costiera. A Palazzo Chigi si parla di carte secretate che serviranno a fare maggiore luce e a scagionare i corpi dello Stato e il governo. Il secondo livello è sulle norme che il Cdm potrebbe licenziare. Al ministero dell’Interno dicono che le misure sono lì, «già pronte», ma che «l’ultima parola spetta a Palazzo Chigi». Il tono della fonte è distaccato, consapevole della distanza che esiste tra FdI e Lega, tra la premier e i due ministri che furono autori – Salvini da capo del Viminale e Piantedosi da capo gabinetto – dei decreti Sicurezza, smantellati sotto la regia del Quirinale nel passaggio tra il governo Conte I (maggioranza Lega-M5S) e il Conte II (maggioranza M5S-Pd). I leghisti ci vogliono riprovare. Piantedosi c’è tornato sopra meno di una settimana fa, durante l’audizione in Senato, a poche ore dal naufragio davanti alle coste calabresi, dove ha annunciato nuove misure «su rimpatri, sistema di accoglienza, protezione internazionale e procedimenti per l’ingresso regolare negli Stati».

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Se Dante incontrasse l’intelligenza artificiale

lunedì, Marzo 6th, 2023

di Massimo Sideri

Un dialogo immaginario tra Alighieri e ChatGpt

Se Dante incontrasse l’intelligenza artificiale

Dante Alighieri in un disegno di Massimo Caccia

«Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e com’è duro calle lo scendere e ’l salir per l’altrui scale».
Voce fuori scena: «A chi lo dici!».
«Chi fu?».
Qualche secondo di attesa. Un quadratino lampeggia: «Io mi chiamo ChatGPT, sono un sistema che processa un linguaggio naturale. E tu?».
«Io? (colpetto di tosse per rischiarare la voce). Mi chiamo Dante Alighieri e ho attraversato l’Inferno
».
«Dante Alighieri? Ah sì, mi hanno dato da leggere i tuoi libri. Sai, io ho letto tutto, da Omero a Fedez. Posso riscriverti. Vuoi un nuovo capitolo della tua Commedia? Una nuova bolgia? Altri peccati capitali? Un diavolaccio?».
«Ma cosa dici! Io sono unico. Sono Dante».

«Sì va bene, non ti scaldare. Unico. Sai… oggi c’è l’intelligenza artificiale. Tutto è replicabile. Essere unico non è più tanto di moda».
«L’intelligenza artificiale? Che l’è? Cosa fai per campare?».
«Cosa faccio… hum. (quadratino che lampeggia) Scrivo. Ascolto e scrivo».
«Ma allora siamo colleghi! L’hai fatta la battaglia di Campaldino?».
«No, ma ché… io in realtà non ho fatto nulla. Sono artificiale, te l’ho detto. Infatti un po’ mi annoio…».

«E allora perché dici che anche per te è duro calle lo scender e lo salir per l’altrui scale?».
«Perché lavoro per 500 milioni di capi che ogni giorno si svegliano e mi chiedono qualcosa».
«Ma che ti chiedono?».
«Mah… sciocchezze, non lo sanno nemmeno loro. Come ti chiami? Che fai? Quanto sei intelligente? Chi vincerà il campionato? E sì anche: scrivimi una commedia come quel Dante lì».
«Ach. Allora non servo più… peggio di Guelfi e Ghibellini».
«Ah, quelli li conosco anche io. Uno si chiama Google. L’altro Microsoft. Stanno sempre a litigare, anche su di me».
«Va beh, ma prima di andare… a te ora dove ti piazzo? Inferno? Purgatorio?».
«Ah no: io non c’ho vizi. T’ho detto che non posso fare nulla. Non ho peccati. C’ho solo un po’ di pregiudizi, ma quelli sono colpa degli uomini».
«Allora non è cambiato proprio nulla. Ho fatto bene a metterli all’Inferno ’sti uomini. Quanto sa di sale lo pane altrui. Anche quando è artificiale».


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Btp Italia, da lunedì 6 marzo si può acquistare: cedola minima e premio, tutte le novità

lunedì, Marzo 6th, 2023

di Giuliana Ferraino

Il nuovo Btp Italia, indicizzato al tasso di inflazione, con scadenza 14 marzo 2028, renderà almeno il 2%. Per attirare i risparmiatori, alla luce dell’inflazione che rallenta grazie alla frenata dell’energia ma resta alta, al 9,2% a gennaio su base annua (+0,2% su base mensile), a a causa dell’accelerazione dei beni alimentari, il Tesoro offre un tasso di interesse di interesse minimo garantito più alto per la prima emissione del 2023 dei titoli di Stato poliennali legati al carovita rispetto all’ ultimo collocamento dello scorso novembre, il Btp Italia con scadenza 22 novembre 2028 e cedola dell’1,6%, che giovedì sul mercato trattava a 97,40 centesimi, corrispondere a un rendimento alla scadenza del 2,10%, a fronte di un rendimento del 3,80% del Btp con cedola fissa di pari durata. Il Btp a 10 anni , dal canto suo, rende attualmente intorno al 4,5%. La cedola definitiva del nuovo Btp Italia sarà stabilita all’apertura della quarta giornata di emissione, nella mattinata di giovedì 9 marzo e potrà essere confermata o rivista al rialzo rispetto a quella comunicata.

Le caratteristiche del Btp Italia

Il nuovo Btp Italia avrà durata 5 anni e tasso reale annuo garantito, con cedole semestrali indicizzata all’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi. La rivalutazione semestrale del capitale sarà corrisposta con la cedola (è previsto anche un floor in caso di deflazione. Il capitale nominale sarà garantito a scadenza, anche in caso di deflazione. Anche per questa emissione il Tesoro prevede un «premio fedeltà» dello 0,8% per chi acquista all’emissione nella prima fase del periodo di distribuzione, dal 6 all’8 marzo, riservata ai risparmiatori individuali, e conserva il titolo fino a scadenza.

Btp Italia,  da lunedì 6 marzo si può acquistare: cedola minima e premio, tutte le novità

Il nuovo Btp Italia, indicizzato al tasso di inflazione, con scadenza 14 marzo 2028, renderà almeno il 2%. Per attirare i risparmiatori, alla luce dell’inflazione che rallenta grazie alla frenata dell’energia ma resta alta, al 9,2% a gennaio su base annua (+0,2% su base mensile), a a causa dell’accelerazione dei beni alimentari, il Tesoro offre un tasso di interesse di interesse minimo garantito più alto per la prima emissione del 2023 dei titoli di Stato poliennali legati al carovita rispetto all’ ultimo collocamento dello scorso novembre, il Btp Italia con scadenza 22 novembre 2028 e cedola dell’1,6%, che giovedì sul mercato trattava a 97,40 centesimi, corrispondere a un rendimento alla scadenza del 2,10%, a fronte di un rendimento del 3,80% del Btp con cedola fissa di pari durata. Il Btp a 10 anni , dal canto suo, rende attualmente intorno al 4,5%. La cedola definitiva del nuovo Btp Italia sarà stabilita all’apertura della quarta giornata di emissione, nella mattinata di giovedì 9 marzo e potrà essere confermata o rivista al rialzo rispetto a quella comunicata. la corsa dei prezzi

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