Archive for Aprile, 2023

Meloni e gli imbarazzi del 25 Aprile. Forza Italia si smarca: noi in piazza

mercoledì, Aprile 19th, 2023

Francesco Olivo

Nessuno nella maggioranza si sente chiamato in causa dalle parole del presidente della Repubblica di condanna dei regimi fascisti. «Ha detto una verità storica e quindi non ci crea alcun imbarazzo – dice uno dei massimi dirigenti di Fratelli d’Italia -. In nessun modo può essere visto come un richiamo a noi». Nessuno vuole commentare apertamente, la consegna in FdI è secca e soprattutto non nuova: nessun controcanto al Quirinale. Vale per questo tema ma anche per le questioni dell’azione di governo, a partire dal Pnrr. Non sfugge a nessuno che fra meno di una settimana sarà il 25 aprile e quindi ogni parola, ogni reazione rischia di essere amplificata. Un antipasto si avrà già domani, quando al Senato si discuterà la mozione dell’opposizione che chiede di rispettare «la verità storica e il 25 aprile». Come voterà il centrodestra? FdI e Lega dicono di non aver deciso, ma pensano a una mozione alternativa nella quale vengano condannati «tutti i totalitarismi». Mentre Forza Italia sarebbe propensa a votare il testo del centrosinistra. L’obiettivo, però, dicono fonti azzurre, è di non rompere l’unità della coalizione.

L’equilibrio sottile su cui vive il rapporto tra Giorgia Meloni e l’inquilino del Colle resiste. I due, dicono fonti di governo, hanno persino una certa sintonia, malgrado le enormi differenze politiche e generazionali. Così, si tende ad escludere che il presidente della Repubblica possa in qualche modo aver voluto metterla in difficoltà, pronunciando con nettezza parole che difficilmente si sentono da esponenti del partito della premier. Eppure, è impossibile non notare che, magari senza un’intenzione specifica, il presidente abbia giocato un ruolo di supplenza, laddove Meloni non è pervenuta. L’esempio dell’omaggio alle bare della strage di Cutro, che Mattarella ha pensato di dover fare a differenza della presidente del Consiglio, sta lì a dimostrarlo. Per il momento però il Quirinale ci tiene a non essere rappresentato come un contro potere e Palazzo Chigi conosce l’importanza di andare d’accordo. La prova sta anche nell’attenzione con la quale sono stati presi i richiami, più o meno formali, arrivati dal Colle: quello sul decreto maxiproroghe e, in parte, sul decreto Cutro. Così si spiega, infatti, la prudenza con la quale Meloni procede rispetto alla disinvoltura di Matteo Salvini.

Anche se è difficile trovare qualcuno che lo confermi pubblicamente, l’avvicinarsi della festa della Liberazione viene vissuta con una certa preoccupazione in Fratelli d’Italia. «È chiaro che si userà per cercare di indebolirci – spiega un fedelissimo di Meloni – ma chi pensa di togliere credibilità al nostro governo si illude». «Il nostro augurio è che il 25 aprile sia un giorno condiviso, senza polemiche strumentali, senza pensare che ciò che appartiene alla Storia sia un fatto di attualità», dice Alfredo Antoniozzi vicecapogruppo di FdI alla Camera.

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“Sostituzione etnica”, bufera su Lollobrigida. Schlein: “Parole da suprematista”

mercoledì, Aprile 19th, 2023

Antonio Bravetti

ROMA. Per contrastare la denatalità che rischia di far scomparire il popolo italiano bisogna aiutare chi vuole mettere su famiglia», perché «non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica» secondo cui «gli italiani fanno meno figli quindi li sostituiamo con qualcun altro: non è quella la strada».

Bufera sulle parole del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. «È un linguaggio da suprematista bianco», attacca la segretaria del Pd Elly Schlein. «Siamo a dei livelli brutali», dice Romano Prodi. Tutte le opposizioni criticano le frasi del dirigente di Fratelli d’Italia, che dopo ore di fuoco incrociato si difende e accusa «la sinistra, priva di argomenti ed in evidente difficoltà, di alzare un polverone mediatico».

Ospite del congresso della Confederazione dei sindacati autonomi (Cisal), Lollobrigida ribadisce l’esigenza di favorire l’immigrazione regolare di lavoratori stranieri: «Io ritengo l’immigrazione un fatto naturale fisiologico, non un problema. Se ci sono richieste di forza lavoro, quando hai esaurito la domanda interna, ti devi dotare di forza lavoro che venga anche da altre nazioni».

Poi, spiega che la crisi demografica va contrastata con un welfare che permetta alle lavoratrici di essere madri. Un ragionamento che si conclude col passaggio incriminato: «Le nascite non si incentivano convincendo le persone a passare più tempo a casa perché si intensificano i rapporti, il modo è costruire un welfare che permetta di lavorare e avere una famiglia, sostenere le giovani coppie a trovare l’occupazione. Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica, gli italiani fanno meno figli quindi li sostituiamo con qualcun altro».

Teoria da «suprematista bianco – sostiene Schlein – parole disgustose, indegne di un ministro della Repubblica. Mi auguro che Giorgia Meloni e il suo governo vogliano prendere le distanze con forza. Perché quando tutti i giorni, ministri o alte cariche dello Stato, fanno dichiarazioni di questo tipo smettono di essere incidenti e diventano uno schema». Parole «tipiche della destra complottista – le fa eco il segretario di +Europa Riccardo Magi – pronunciate il giorno in cui il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella è in visita ad Auschwitz». «Il governo ha sposato la teoria della sostituzione etnica altrimenti detta piano Kalergi?», domanda su Facebook Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi Sinistra.

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Dichiarazione dei redditi, il nuovo 730: addio scontrini e nuove aliquote, cosa cambia

mercoledì, Aprile 19th, 2023

di Diana Cavalcoli

Modello 730, addio scontrini, nuove aliquote: le novità

Dalla riforma dell’Irpef con le nuove aliquote all’Assegno unico universale passando per la rimodulazione delle detrazioni e le modifiche al quadro dei familiari a carico. Oltre alle semplificazioni per Caf e commercialisti con la possibilità di non conservare ricevute e scontrini relativi alle spese sanitarie non modificate. Sono diverse le novità per il modello 730 del 2023 che cambia in alcune sue parti. Ecco cosa sapere.

Irpef, detrazioni e bonus

Da gennaio 2022 sono state introdotte le nuove aliquote Irpef, che hanno rimodulato la distribuzione dei redditi nei vari scaglioni. Cambiano quindi le detrazioni per il lavoro dipendente, per la pensione e per il lavoro autonomo. Da Altroconsumo ricordano che: «Nell’ambito del reddito da lavoro trova spazio nel 730 anche il trattamento integrativo del 2022 cioè la misura che prevede un’integrazione alla retribuzione di 1.200 euro ai lavoratori il cui reddito massimo sia di 15 mila euro e la cui imposta, determinata tenendo conto solo dei redditi da lavoro dipendente e di alcuni assimilati, sia superiore alle detrazioni per lavoro dipendente. Lo stesso contributo, calcolato come differenza tra queste detrazioni e l’imposta lorda, viene riconosciuto anche ai lavoratori che hanno un reddito fino a 28 mila euro». Tra le nuove voci: il bonus barriere architettoniche e la detrazione per i canoni di locazione dei giovani fino a 31 anni. Misura che prevede il recupero del 20% del canone di locazione fino a un massimo di 20 mila euro.

Addio agli scontrini per le spese mediche

Importanti novità anche per chi invia il 730 tramite Caf o commercialista. Sono infatti esclusi dai controlli i dati relativi alle spese sanitarie che non sono stati modificati nel precompilato. Per queste spese non ci sarà più bisogno di conservare scontrini o altra documentazione. Una semplificazione importante dato che in precedenza bisognava conservare centinaia di carte e documenti per il contribuente.

L’Assegno unico

Tra le novità più importanti c’è l’Assegno unico universale (Auu). Introdotto a marzo 2022 (qui le novità 2023) ha preso il posto delle detrazioni per i figli a carico. Ecco quindi che il quadro dei familiari a carico nel frontespizio ha cambiato veste, introducendo delle colonnine che spariranno dal prossimo modello e che servono per indicare la situazione familiare fino al 28 febbraio 2022.

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Il valore dell’acqua: pericolose (e costose) trappole

mercoledì, Aprile 19th, 2023

di Ferruccio de Bortoli

Il Figliuolo dell’acqua non c’è ancora ma come commissario all’emergenza siccità dovrà lavorare più duramente — e molto più a lungo — del generale degli alpini protagonista della campagna vaccinale.
Il decreto legge, varato il 6 aprile dal Consiglio dei ministri, ha un solo, non secondario, problema: quello delle coperture finanziarie. Le risorse indispensabili per adeguare le infrastrutture e potenziare il servizio idrico nazionale vanno trovate rimodulando i piani di spesa di altri investimenti già messi a bilancio. Non semplice. Il provvedimento è comunque entrato in vigore il 15 aprile. Istituisce una cabina di regia, presieduta dalla presidente del Consiglio, che potrà avvalersi di cinque esperti (pagati fino a un massimo di 50 mila euro lordi l’anno). Il nuovo commissario, che verrà nominato probabilmente alla fine della settimana, dovrà completare entro un mese un’attenta ricognizione delle opere più urgenti. Eserciterà poteri sostitutivi nei confronti di amministrazioni locali e non solo. Semplificherà le procedure. Un compito titanico. In Italia vi sono 30 mila enti, 10 mila uffici. Un intreccio diabolico di competenze locali e nazionali. E, come segnala il rapporto Water Economy in Italy, non esiste una mappatura di tutti gli usi. Il servizio idrico integrato, ovvero acquedotti, fognature e depurazione, su cui esercita la propria sorveglianza l’Arera l’autorità di settore, riguarda solo il 20 per cento del totale dei prelievi.

L’urgenza è assoluta perché la mancanza di acqua è drammatica; i segni della desertificazione di intere aree dolorosamente visibili; le condizioni di alcune filiere agricole potenzialmente disastrose. Eppure nel dibattito pubblico – e ciò interroga la nostra coscienza civica – prevale un colpevole e inspiegabile fatalismo che rasenta l’irresponsabilità collettiva e individuale. Basta che piova un po’ e subito l’emergenza scompare. Il dissesto idrogeologico purtroppo no, peggiora. Secondo l’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) viviamo in una delle aree, nelle quali le anomalie climatiche saranno, nei prossimi anni, superiori alla media mondiale.

Siamo il Paese con il consumo pro capite (215 litri a testa al giorno) più alto della media europea (125). La perdita dei nostri acquedotti, seppur lievemente migliorata, è del 42 per cento. L’acqua piovana — ne abbiamo il 20 per cento in meno rispetto al secolo scorso — la raccogliamo e la sfruttiamo solo al 10 per cento. Gli invasi sono pochissimi. La loro realizzazione non piace alle comunità. Disturbano come le pale eoliche e gli impianti fotovoltaici. L’articolo 6 del decreto prevede che le vasche di raccolta dell’acqua piovana a uso agricolo, fino a un volume massimo di 50 metri cubi, possano essere eseguite liberamente. L’irrigazione in agricoltura è quasi tutta a scorrimento e per canali in terra. Inefficiente a dir poco. Non si potrà andare avanti a lungo così, pena la sopravvivenza di tante colture e il destino commerciale di molti prodotti tipici. Solo il 5 per cento delle acque reflue depurate è impiegato a fini agricoli o industriali. L’articolo 7 ne favorisce l’uso. È sufficiente un’unica autorizzazione che certifichi la sostenibilità sanitaria e ambientale. L’acqua desalinizzata è riutilizzata solo per lo 0,1 per cento contro il 7 per cento della Spagna. L’articolo 10 prevede minori ostacoli agli impianti di desalinizzazione, assai difficili da realizzare in base alla cosiddetta legge «Salvamare».

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Emissioni zero 2035: le falsità degli Efuel e dei biocarburanti

mercoledì, Aprile 19th, 2023

di Domenico Affinito e Milena Gabanelli

Chi nei prossimi anni deve acquistare un’auto cosa sceglierà? Le previsioni del settore non lasciano dubbi, mentre a seminarli ci pensano i portatori di interessi e le loro rappresentanze politiche. Partiamo da due dati certi: 1) il settore auto da solo è tra le principali fonti di emissioni climalteranti in Europa, 2) dal 2035 non si potranno più immatricolare auto con il motore a scoppio. Il 28 marzo, infatti, i ministri europei dell’Energia hanno ratificato il regolamento a maggioranza: astenute Italia, Bulgaria e Romania, contraria la Polonia. Chieste due deroghe: la Germania per gli Efuel e l’Italia per i biocarburanti. La prima è stata accettata perché i carburanti sintetici sono considerati neutri in termini di CO2. La seconda respinta. Il nostro Paese però tornerà alla carica, soprattutto dopo aver incassato un’apertura al ruolo dei biocarburanti nel processo di decarbonizzazione del settore dei trasporti da parte del G7 che si è svolto a Sapporo in Giappone domenica 16 aprile. Il tema in discussione è: Efuel e biocarburanti si possono considerare green? Ci aiutano i professori del Politecnico di Milano Marcello Colledani, Simone Franzò, Carlo Giorgio Visconti e il dirigente del Centro Ricerca del Cnr Nicola Armaroli.

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Gli Efuel oggi non esistono

Efuel sta per electrofuel: sono combustibili sintetici ricavati da monossido di carbonio e idrogeno, che non esistono in natura. Il monossido si ricava catturando la CO2 (per esempio dalle ciminiere delle centrali a carbone) e l’idrogeno dall’acqua con l’elettrolisi: servono 9 kg di acqua per ogni kg di idrogeno e 55 kWh di energia elettrica, pari al consumo elettrico settimanale di una famiglia italiana. Si tratta quindi di un processo molto energivoro. Il prodotto finale è un carburante liquido che, bruciando, ha più o meno le stesse emissioni inquinanti della benzina. Si possono dunque considerare neutri a livello di emissioni di CO2? No, secondo uno studio di Transport & Environment, think tank europeo creato da 61 organizzazioni senza scopo di lucro che osserva gli impatti dei trasporti su ambiente e salute. Considerando l’intero ciclo di vita un’auto alimentata a carburanti sintetici prodotti utilizzando il 100% di energia rinnovabile produrrebbe l’82% di emissioni di CO2 in meno di una a benzina tradizionale, rimanendo comunque più impattante di un’auto elettrica a batteria, alimentata al 100% con energia rinnovabile, che ne produrrebbe l’87% in meno. Ma è una tecnologia ancora di là da venire, e sulla quale le tedesche Bosch e Porsche stanno investendo da anni, motivo per cui la Germania spinge e protegge questo ipotetico segmento di mercato. Qualora si arrivasse a una produzione su vasta scala, sono combustibili che andranno bene soprattutto per i mezzi pesanti, come navi ed aerei.

Biocarburanti, l’interesse dell’Eni

Allo stesso modo l’Italia punta sui biocarburanti perché c’è l’interesse dell’Eni. Si ricavano dal processo di fermentazione del mais, colza, olio di palma, canna da zucchero. Oggi il 90% arriva da colture dedicate, che significa consumo di suolo e acqua. Vanno bene anche gli olii esausti della ristorazione, che però andrebbero importati: in Italia ogni anno se ne recuperano 40.000 tonnellate e, anche trasformandole tutte in carburante, stiamo parlando dello 0,25% del consumo annuo nazionale. Bruciando emettono meno CO2, ma non sono neutri perché quella emessa dai processi produttivi e dal motore non si bilancia con quella assorbita dalle piante in fase di crescita.

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L’economia “alla cubana” di Landini

lunedì, Aprile 17th, 2023

Gian Maria De Francesco

Ci sono due notizie cattive e una buona nell’intervista concessa ieri al Corriere dal segretario della Cgil, Maurizio Landini (in foto). Partiamo da quest’ultima, il leader del sindacato di Corso Italia sembra aver abbandonato l’idea della patrimoniale come strumento prioritario per redistribuire i redditi in Italia. La prima notizia cattiva è che è solo cambiato il soggetto d’imposta: dalla tassa sulle rendite finanziarie e immobiliari delle persone fisiche si passa a «un contributo straordinario di solidarietà sui profitti». L’idea è la medesima: se le imprese si avvantaggiano prima della discesa dei prezzi delle materie prime, dovranno simultaneamente «restituire» questo vantaggio al consumatore. L’effetto perverso è lo stesso. La patrimoniale impoverisce gli individui e ne deprime i consumi, quindi meno fatturato per le aziende, meno utili, meno investimenti e meno occupazione. Il contributo sugli extraprofitti (ammesso per assurdo che in un’economia di mercato si possa stabilire se un profitto è «extra») determina gli stessi risultati: meno utili all’inizio meno occupazione e meno reddito alla fine. Non è un caso – e questa è la seconda notizia cattiva – che Landini proponga «un maggiore controllo su prezzi e tariffe». D’altronde, lo dice la matematica: i trasferimenti di reddito provocano sempre un aumento, seppur minimo, dell’inflazione. Secondo quest’impostazione di matrice castrista, i prezzi devono necessariamente essere controllati.

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La Schlein già si mobilita per il 25 Aprile e suona la grancassa dell’antifascismo

lunedì, Aprile 17th, 2023

Massimo Malpica

Manca ancora poco più di una settimana, ma le polemiche per le celebrazioni del 25 aprile già incombono sull’esecutivo. Ad aprire il fuoco di fila, dopo l’annuncio della sindaca di Marzabotto di non invitare i presidenti di Senato e Camera né la premier, anche l’Anpi e la segretaria Dem Elly Schlein. Quest’ultima, in tour in toscana per la campagna elettorale, ha approfittato del calendario e della location per polemizzare con l’esecutivo. «Alla vigilia del 25 aprile lo dico a questo governo, non permetteremo a nessuno di riscrivere la storia antifascista di questo Paese», spiega Schlein, che poi insiste: «Lo faccio con un pensiero commosso ai nostri nonni che in questa terra, con le nostre nonne, hanno fatto una vera resistenza al fascismo, alla privazione della libertà, alla privazione di futuro che quel passato purtroppo ha causato, e che qualcuno oggi cerca di rispolverare facendo negazionismo di quanto accaduto». E poche ore dopo, a Pisa, è tornata a calcare sugli stessi temi: «Continueremo a mobilitarci anche dichiarandoci apertamente e convintamente antifascisti. Bisogna dirlo di questi tempi perché purtroppo c’è chi ha giurato sulla Costituzione che è antifascista e non lo dice». Anche l’associazione partigiani si era portata avanti sulla scadenza, con l’Anpi milanese che già lo scorso primo aprile aveva annunciato che per il 78° anniversario della Liberazione, in piazza Duomo, non avrebbe invitato il presidente del Senato La Russa, per aver definito l’attentato di via Rasella «pagina non tra le più nobili» della Resistenza. Anche il presidente dell’Anpi nazionale, Gianfranco Pagliarulo, venerdì è sceso in campo nelle schermaglie. Lo ha fatto per schierarsi al fianco di Valentina Cuppi, ex presidente Pd e sindaca di Marzabotto, che aveva escluso la presenza di La Russa, Fontana e Meloni sul luogo dell’eccidio: «Non ci sarà mai posto sul palco di Monte Sole per persone che hanno preso posizioni discriminatorie o che hanno manifestato nostalgia per il fascismo, perché celebriamo appunto la liberazione dal nazifascismo».

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Protezione speciale e migranti, protesta dei sindaci di sinistra contro Meloni

lunedì, Aprile 17th, 2023

Pierpaolo La Rosa

L’esame da parte del Senato del cosiddetto decreto legge Cutro entra nel vivo e, puntualmente, alcuni sindaci di centrosinistra provano a mettersi di traverso. Domani, infatti, l’Aula di palazzo Madama sarà impegnata prima con le questioni pregiudiziali di costituzionalità, poi con la discussione del provvedimento recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare, varato dal Consiglio dei ministri tenutosi lo scorso 9 marzo, a Cutro, in seguito al naufragio avvenuto il 26 febbraio, di fronte alle coste calabresi, con oltre 70 vittime accertate.

In un documento congiunto, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, quello di Milano, Beppe Sala, i primi cittadini di Napoli, Gaetano Manfredi, di Torino, Stefano Lo Russo, di Firenze, Dario Nardella, e di Bologna, Matteo Lepore, sferrano un attacco frontale al governo ed alle forze politiche che lo sostengono, mettendo sul banco degli imputati il subemendamento presentato dalla maggioranza al decreto, che introduce una stretta alla protezione speciale.

«Come sindaci, come amministratori, come cittadini che quotidianamente si impegnano nei territori per cercare di garantire le migliori risposte alle criticità che le nostre comunità esplicitano, siamo molto preoccupati per le proposte in discussione relative alle modifiche all’unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale che abbiamo in Italiasi legge nel testo – La preoccupazione delle città è massima a fronte di emendamenti proposti da alcuni partiti al decreto legge 591, dopo le tante evidenze a cui il nostro ordinamento ha dovuto porre rimedio in questi anni. Non bisogna ragionare in ottica emergenziale, ed è secondo noi sbagliato immaginare l’esclusione dei richiedenti asilo dal Sistema accoglienza integrazione (Sai), precludendo loro qualunque percorso di integrazione e una reale possibilità di inclusione ed emancipazione nelle nostre comunità. Non condividiamo la cancellazione della protezione speciale, misura presente in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, mentre circa il 50% dei migranti presenta vulnerabilità ed è in parte significativa costituito da nuclei familiari. Queste scelte, qualora adottate – concludono i sei sindaci non potrebbero che procurare infatti una costante lesione dei diritti individuali e innumerevoli difficoltà che le nostre comunità hanno già dovuto affrontare negli anni scorsi, a fronte di un importante aumento di cittadini stranieri condannati appunto all’invisibilità».

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Maxi sequestro droga oggi: 2mila chili di cocaina recuperati in mare dalla Finanza

lunedì, Aprile 17th, 2023

Maxi-sequestro di cocaina in mare: quasi due tonnellate recuperate che, una volta sul mercato, avrebbero fruttato circa 400 milioni di euro. È l’esito dell’operazione della Guardia di Finanza di Catania, che ha messo a segno un durissimo colpo al narcotraffico. L’operazione congiunta dei militari del Comando Provinciale del capoluogo etneo e dei finanzieri del Gruppo Aeronavale di Messina ha portato alla scoperta dell’ingente quantitativo di droga, recuperata in mare al largo della costa orientale della Sicilia dopo una ricognizione aerea.

La cocaina era imballata in una settantina di colli galleggianti, legati con reti, con un dispositivo luminoso di segnalazione. Si tratta probabilmente di un carico di droga lasciato in mare dalle navi cargo per essere successivamente recuperato e trasportato sulla terraferma.

La droga era in oltre 1.600 panetti, per un peso lordo complessivo di quasi due tonnellate. È uno dei più ingenti ritrovamenti di sostanza stupefacente mai effettuato sul territorio nazionale e la sua successiva commercializzazione avrebbe fruttato, secondo stime degli investigatori, guadagni per oltre 400 milioni di euro al dettaglio. 

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Giorgia va veloce, ora Elly si muova

lunedì, Aprile 17th, 2023

Alessandro De Angelis

Come evidente, l’annuncio dell’abolizione della “protezione speciale”, tanto utile per gasare la curva, è del tutto ininfluente sul controllo degli arrivi. Come lo è stato – altra misura bandiera – l’inasprimento delle pene per dare la caccia agli scafisti su tutto “l’orbe terraqueo”. Chissà come mai gli scafisti non consultano il codice penale. E i seicento disperati soccorsi al largo di Porto Palo o gli oltre duecento a Lampedusa non si informano sulla legislazione nazionale prima di intraprendere i viaggi della speranza.

E il sole di maggio, con una crescita esponenziale degli sbarchi, è destinato a illuminare il cortocircuito della propaganda messo in campo per supplire al non governo della situazione. Non governo icasticamente raffigurato dalla dichiarazione della premier che da Addis Abeba promette il famoso piano Mattei in autunno, ampiamente a babbo morto, quando cioè la Commissione sarà già in ordinaria amministrazione perché si vota. Il cortocircuito è questo: l’assenza di una strategia, in Europa e in Italia, ha aperto uno spazio alla radicalizzazione su cui Salvini si è infilato, supportato dai giornali di destra che menano la gran cassa dell’invasione (come se i loro beniamini fossero all’opposizione). E Giorgia Meloni, entrata nella dimensione dell’inseguimento in quanto esposta sul tema (nonostante Salvini non sia al Viminale), sceglie, per non subirlo, di intestarsi la radicalizzazione, prima col varo dello stato di emergenza, poi con l’abolizione della protezione speciale. Come a dire: sono pronta allo scontro e guido io (nell’anno delle Europee).

Se ci fosse un’opposizione degna di questo nome, incalzerebbe il governo, disvelandone le contraddizioni. Prima tra tutte che la misura introduce un pericoloso principio di insicurezza nazionale: il non riconoscimento della protezione crea un “esercito di invisibili” che non vengono censiti, alimentando il rischio che diventino massa di manovra della delinquenza nelle periferie. L’opposto (qui il cortocircuito è con la realtà) di come viene presentata. Peccato che invece, di fronte a un’evidente difficoltà del governo, il miglior alleato sia proprio l’opposizione, ognuna persa dentro i fatti suoi. Chi in una lite da “comari” che ne ha sancito l’implosione, chi (i M5s) impegnato solo a ordire trappole al Pd (su guerra e termovalorizzatore), chi scomparso dal discorso pubblico se non per qualche incursione, anch’essa solo propagandistica: “Where is Elly?”.

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