Archive for Aprile, 2023

Sanità: i soldi al Servizio nazionale e la verità che il governo nasconde

lunedì, Aprile 17th, 2023

di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

Se la «lista d’attesa» appartenesse a una corporazione, sarebbe certamente più corta. Ma qui si tratta di una lista senza rappresentanza, formata da milioni di cittadini dove ognuno subisce in solitudine il proprio disagio o si arrangia come può. Chi può. Eppure nessun governo ha mai dichiarato di voler tagliare la spesa sanitaria, al contrario sono sempre stati snocciolati miliardi di investimenti. Per capire se lo Stato ne tira fuori abbastanza gli esperti usano un indicatore: il rapporto tra i finanziamenti pubblici al servizio sanitario nazionale e il Pil. Se l’incidenza percentuale rispetto al valore di tutti i beni e servizi prodotti nel nostro Paese è bassa, vuole dire che lo Stato non investe a sufficienza per la salute dei propri cittadini. Con 114,4 miliardi messi nel 2019, l’Italia arriva alla pandemia con un livello di finanziamento rispetto al Pil del 6,4%, contro il 9,8% della Germania, il 9,3% della Francia e il 7,8% del Regno Unito (dati Ocse). Il 2020 è l’anno della spesa record: 120,5 miliardi, pari al 7,3% del Pil. La grande lezione del Covid è quella dell’impegno solenne: mai più risparmi e tagli sulla sanità. Cosa è successo dopo?

Costi Covid rimasti scoperti

Nel 2021 le Regioni spendono 8,3 miliardi in più per coprire i costi extra: ricoveri in ospedale di chi ha contratto il virus, tamponi, reclutamento di medici, infermieri, e vaccinazioni di massa. Lo Stato a oggi gliene ha rimborsati solo 4,45: vuol dire che le Regioni hanno accumulato un buco da 3,86 miliardi. Alla Lombardia è stato rimborsato un miliardo in meno di quello che ha speso; al Lazio 442,8 milioni; all’ Emilia-Romagna 436; al Piemonte 288; al Veneto 277; alla Toscana di 239; alla Puglia 205,5; alla Campania 216; all’Abruzzo 61,6; all’Umbria 59,4; alla Sardegna 50; alla Basilicata 13.

Caro energia non rimborsato

Nel 2022 le Regioni continuano a sostenere spese extra legate al Covid: i ricoveri, la sanificazione obbligatoria degli ambienti ospedalieri, le uscite per il personale aggiuntivo, oltre alle visite e gli esami da recuperare. Con la fine dello stato d’emergenza del 31 marzo, però, lo Stato di fatto non riconosce più i finanziamenti aggiuntivi. In più si sommano 1,4 miliardi di costi per l’impennata delle bollette di luce e gas. Con il decreto del 10 gennaio 2023 il governo Meloni mette 1,6 miliardi alla voce «maggiori costi delle fonti energetiche e per il perdurare della pandemia». I fondi vengono distribuiti in percentuale alla popolazione delle singole regioni. Risultato: solo in bollette l’Emilia-Romagna spende 188,2 milioni e ne prende 120,9; la Toscana 153 e ne prende 101; l’Umbria 31 e ne prende 23,8; la Basilicata 21, e gliene danno 14,7. E poi: l’Abruzzo va sotto di 19,3 milioni; la Puglia di 2,6; la Sardegna di 3,6; Liguria e Friuli di 2.

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Contratti a termine, bonus giovani, Gal e Gil, pensioni anticipate, assegno unico: ecco le novità del Decreto Lavoro

lunedì, Aprile 17th, 2023

di Enrico Marro

Il decreto legge su lavoro: tutti i contenuti

Contratti a termine più semplici; bonus sulle assunzioni dei giovani; proroga fino al 2025 dei contratti di espansione; maggiorazione dell’assegno unico estesa ai minori orfani con un solo genitore lavoratore. Il decretone legge sul Lavoro che sarà approvato in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri contiene una corposa parte su lavoro e pensioni, oltre al cuore del provvedimento, rappresentato dalla riforma del Reddito di cittadinanza, con l’introduzione, dal prossimo primo gennaio, di due misure: la Gil, Garanzia per l’inclusione lavorativa, che potrà essere chiesta dalle famiglie, con Isee fino a 7.200 euro, al cui interno vi sia almeno un minore, un disabile, un anziano con più di 60 anni o un invalido civile; la Gal, Garanzia perl’attivazione lavorativa, che potrà essere richiesta dalle famiglie con Isee fino a 6 mila euro, composte solo da adulti tra 18 e 59 anni, senza la presenza quindi di persone appartenenti alle categorie che danno diritto alla Gil. La Gil avrà, come l’attuale Reddito, un importo base per un single di 500 euro al mese più un contributo fino a 280 per l’eventuale affitto e durerà 18 mesi, rinnovabili, ma per 12 mesi. L’importo della Gal sarà 350 euro per un single e 525 per una coppia.
Leggi anche:
– Decreto Lavoro: come cambiano reddito, pensioni, assegno unico, contratti a termine

Incentivi alle aziende: a chi assume under 30 uno sconto del 60%

N ella bozza del decretone Lavoro (una quarantina di articoli) è previsto un robusto incentivo per le aziende che assumono giovani under 30 che non lavorano e non studiano (Neet). Si tratta uno sgravio contributivo applicabile sulle assunzioni dal primo giugno al 31 dicembre di quest’anno con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato. Lo sconto è pari al 60% della retribuzione lorda e ha la durata di un anno. L’incentivo è cumulabile con altri sgravi sulle assunzioni già vigenti, compresa la decontribuzione totale per tre anni di giovani con meno di 36 anni. In questo caso però l’incentivo previsto dal nuovo decreto scende dal 60% al 20% della retribuzione. Secondo le valutazioni contenute nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento del bonus under 30 potranno essere sostenute circa 70 mila assunzioni di giovani. Del resto l’incentivo è finanziato entro il limite di 80 milioni nel 2023 e di 52 milioni nel 2024. Finiti i fondi l’Inps cesserà di accettare le domande delle aziende. Il decreto prevede incentivi anche sulle assunzioni dei percettori del sussidio di povertà: fino a 8 mila euro l’anno per due anni.

IL Reddito di cittadinanza cambia così: arrivano Gal e Gil

Il cuore del provvedimento è rappresentato dalla riforma del Reddito di cittadinanza, con l’introduzione, dal primo gennaio 2024, di due misure: la Gil, Garanzia per l’inclusione lavorativa, che potrà essere chiesta dalle famiglie, con Isee fino a 7.200 euro, al cui interno vi sia almeno un minore, un disabile, un anziano con più di 60 anni o un invalido civile; la Gal, Garanzia perl’attivazione lavorativa, che potrà essere richiesta dalle famiglie con Isee fino a 6 mila euro, composte solo da adulti tra 18 e 59 anni, senza la presenza quindi di persone appartenenti alle categorie che danno diritto alla Gil.
La Gil avrà, come l’attuale Reddito, un importo base per un single di 500 euro al mese più un contributo fino a 280 per l’eventuale affitto e durerà 18 mesi, rinnovabili, ma per 12 mesi.
L’importo della Gal sarà 350 euro per un single e 525 per una coppia.

Contratti a termine, causali più «morbide» per i rinnovi

I l decretone Lavoro interviene sul decreto legge Dignità, voluto nel 2018 dai 5 Stelle. Quel provvedimento aveva posto diversi paletti, stabilendo che il contratto a termine si poteva fare senza causali per non più di 12 mesi e si poteva prorogare al massimo per altri 12 solo in presenza di motivazioni dettate dalla legge riferite a esigenze oggettive di aumento dell’attività. Con la riforma, ferma restando la possibilità di stipulare liberamente i contratti per i primi 12 mesi, per andare oltre scatteranno nuove casuali che fanno riferimento a: esigenze previste dai contratti, anche quelli aziendali; motivi di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuati da accordi tra aziende e sindacati; esigenze di sostituzione di altri lavoratori.I contratti potranno essere così più facilmente prolungati.

Si potrà arrivare fino a 36 mesi con i nuovi contratti a termine ma servirà l’ok degli uffici territoriali del ministero del Lavoro. Il nuovo decreto, inoltre, rimuove i vincoli per le aziende introdotti l’anno scorso col decreto Trasparenza: esse non dovranno più, all’atto dell’assunzione, consegnare tutta una serie di documenti sul rapporto di lavoro, ma potranno rimandare alla consultazione dei contratti.

Pensioni, si potrà lasciare il lavoro prima per altri due anni

C ol decreto Lavoro arriverà anche la proroga dei contratti di espansione, introdotti per il biennio 2019-20 e poi prorogati fino alla fine del 2023 ed estesi dalle aziende con più di mille dipendenti a quelle con più di 50. Il contratto di espansione è un accordo tra impresa e sindacati per il prepensionamento fino a 5 anni di anticipo sul raggiungimento della pensione di vecchiaia (67 anni d’età e 20 di contributi) o della pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, indipendentemente dall’età, un anno in meno per le donne). Il lavoratore che accede al prepensionamento riceve un’indennità mensile pari all’importo della pensione maturata fino a quel momento.
In cambio della possibilità di prepensionare l’azienda si impegna a nuove assunzioni (in quelle con più di mille dipendenti almeno una ogni tre prepensionamenti). I lavoratori più distanti di 5 anni dalla pensione possono, a fronte di una riduzione di orario, accedere a un’indennità a carico dello Stato per 18 mesi. Il decreto Lavoro prevede la proroga di due anni, fino alla fine del 2025, dei contratti di espansione, stimando di coinvolgere 100 mila lavoratori.

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Gli Usa ci ignorano, Europa allo sbando

lunedì, Aprile 17th, 2023

Lucio Caracciolo

Ma chi comanda in Europa? Fino al febbraio dello scorso anno, la risposta suonava ovvia: gli Stati Uniti sul piano strategico e militare, con la Germania a mettere insieme una politica economica per l’Eurozona compatibile con i propri interessi mercantili e con la propria cultura monetaria. L’egemonia americana si esprimeva via Nato, sulla base del motto originario: «Americani dentro, russi fuori, tedeschi sotto». La subegemonia economica tedesca, sotto ombrello atlantico ovvero protettorato americano, verteva sulla vestizione europea delle priorità germaniche. L’invasione russa dell’Ucraina e l’inasprirsi della sfida fra Washington e Pechino hanno travolto queste certezze. E prodotto interessanti paradossi. Dei quali l’Italia dovrà tener conto per non finire fuori gioco. Cominciamo dagli Stati Uniti. Non passa giorno senza che da Casa Bianca e dintorni ci si comunichi che noi europei non siamo in cima ai loro pensieri (con la simpatica eccezione irlandese, fissazione di Biden per via di sangue).

Perché la bussola è il contenimento della Cina. Gli apparati a stelle e strisce si preoccupano di noi quasi solo per impedire che l’influenza cinese in Europa diventi troppo pervasiva. Vale soprattutto per la competizione tecnologica – ossessione americana – meno per i commerci.

La guerra in Ucraina viene dopo. Per l’ottima ragione che Washington ha già raggiunto il suo obiettivo strategico: rompere l’interdipendenza energetica fra Russia e Germania. Il 7 febbraio 2022, tre settimane prima dell’inizio della guerra, Biden aveva pubblicamente proclamato davanti al silente cancelliere Scholz: «Noi porremo fine ai gasdotti Nord Stream 1 e 2. Prometto che saremo in grado di farlo». Che siano stati direttamente sabotatori americani a eseguire la volontà del presidente o altri che ne condividessero i propositi, alla fine il risultato è Usa batte Germania-Russia due a zero.

Il secondo obiettivo era dare una lezione a Putin tenendo unita la Nato. La partita è in corso. Il risultato incerto. Il sostegno alla resistenza ucraina ha sventato la presa russa di Kiev, ma la guerra di attrito nel Donbas continua. Il Pentagono lamenta che sta esaurendo gli stock di munizioni. Ed è in ritardo di quattro anni nelle forniture di armi a Taiwan perché le deve stornare verso l’Ucraina, teatro secondario. Molti negli apparati americani vorrebbero chiudere entro l’anno la guerra in stile coreano: una «Corea del Nord» – i territori ucraini in mano ai russi – concessa a Mosca e una «Corea del Sud» – il grosso del paese, sotto Kiev, «garantita» (si fa per dire) dalle maggiori potenze. Con gli europei a pagare il grosso della ricostruzione. Due utopie difficilmente fanno una realtà.

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Wojtyla, lo scudo di Francesco

lunedì, Aprile 17th, 2023

Domenico Agasso

Città del Vaticano. Il monito di Francesco è perentorio: giù le mani dalla figura e dalla storia di Karol Wojtyla. «Rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate», con allusioni a un suo potenziale coinvolgimento nella scomparsa di Emanuela Orlandi. Il Papa lo scandisce al Regina Coeli, affacciato alla finestra del Palazzo apostolico, in mondovisione, rispondendo così duramente alle recenti affermazioni di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazza d’Oltretevere sparita nel nulla 40 anni fa. E l’applauso immediato di piazza San Pietro può rappresentare simbolicamente il pensiero della Chiesa schierata in difesa del Pontefice polacco, come premette lo stesso Bergoglio, che si dice «certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo». Italiani compresi, assicura una nota della Conferenza episcopale in cui i vescovi sostengono che «non ci possono essere mezzi termini per definire i recenti attacchi». Nel frattempo sul sito Vatican News la Santa Sede parla di «accuse infamanti legate al caso Orlandi, mosse sulla base di anonimi “si dice”, senza testimonianze o indizi». Pietro reagisce immediatamente, ribadendo che «mai ho accusato Giovanni Paolo II» di abusi e pedofilia, e considerando «giusto che Francesco lo difenda».

Come ricordano – con disapprovazione – i Media vaticani, Pietro Orlandi e il suo avvocato Laura Sgrò hanno «raccolto le “voci” sulle presunte abitudini di Papa Wojtyla che, secondo quanto raccontato dal fratello di Emanuela durante la trasmissione di Martedì, “la sera se ne usciva con due suoi amici monsignori polacchi” e “non andava certo a benedire le case”». Parole che «Pietro Orlandi ha pronunciato in diretta su La7 la sera dell’11 aprile, dopo essere stato lungamente ascoltato dal Promotore di Giustizia, lasciando così intendere di voler in qualche modo asseverare il contenuto di un audio nel quale un membro della Banda della Magliana faceva pesanti allusioni sul Pontefice polacco».

Pietro Orlandi garantisce all’agenzia LaPresse che «delle presunte uscite serali del Papa me ne hanno parlato molte persone, ma la principale che me lo ha riferito è morta. Quell’audio è uscito il 9 dicembre, questo casino è un pretesto». Mentre su Facebook scrive di considerare «giusto che papa Francesco abbia difeso Wojtyla dalle accuse fatte attraverso un audio. Per questo ho deciso di depositarlo al promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, affinché convocasse Marcello Neroni, autore di queste accuse». E poi precisa che «non può spettare a me dire se questo personaggio abbia detto il vero oppure no. L’unico nostro intento è quello di dare giustizia a mia sorella Emanuela e arrivare alla verità qualunque essa sia».

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Migranti, il capo del Ppe Weber: «L’Italia va aiutata. Muri a difesa dell’Europa»

lunedì, Aprile 17th, 2023

di Francesca Basso

Il presidente del Partito popolare europeo: «Subito un intervento per la Tunisia. Senza altre soluzioni, pronti a costruire i muri ai confini della Ue»

Migranti, il capo del Ppe Weber: «L’Italia va aiutata. Muri a difesa dell'Europa»

«Sulla migrazione servono misure concrete di solidarietà verso l’Italia da parte degli altri Paesi Ue. Per questo il gruppo del Ppe ha chiesto questa settimana un dibattito speciale al Parlamento Ue per cercare solidarietà verso l’Italia». Parla Manfred Weber , presidente e capogruppo al Parlamento Ue del Partito popolare europeo, che da mesi si sta spendendo in prima persona per l’alleanza guidata da Giorgia Meloni.

Roma ha dichiarato lo stato di emergenza. L’Ue come può aiutare l’Italia?
«Stiamo andando incontro a un’altra grande crisi migratoria in Europa. Ed è per questo che il Ppe sostiene pienamente il governo italiano nel dare priorità a questo tema a livello europeo. Abbiamo bisogno di azioni comuni e ci rammarichiamo molto del fatto che da parte della Commissione e degli Stati Ue non ci siano molta consapevolezza, né ascolto né molta azione verso un problema serio».

Pensa che il piano presentato da von der Leyen in febbraio non sia abbastanza?
«Il piano è buono, ma siamo in ritardo nell’attuazione. La gestione congiunta del fenomeno con i Paesi del nord Africa non deve essere vista solo come uno sforzo italiano per fermare la partenza dei barconi. Servono subito accordi di riammissione chiari con i Paesi di origine. Per anni la Commissione li ha promessi, deve accelerare. Se un migrante non ha diritto alla protezione deve tornare a casa».

Roma è stata lasciata sola?
«A livello Ue la solidarietà non funziona. Ringrazio il governo italiano per il modo in cui accoglie i migranti e cerca di salvarli e aiutarli. Quando abbiamo un numero così alto di arrivi e il governo italiano cerca di gestire le cose in modo serio, gli altri Paesi come la Germania e la Francia devono aiutare. Il governo tedesco e francese, ma anche gli altri, non possono stare a guardare, devono portare volontariamente i migranti con un diritto di asilo sul loro territorio».

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Inflazione, denuncia di Landini: “Profitti esagerati sul carrello della spesa”

domenica, Aprile 16th, 2023

“Sul carrello della spesa si stanno facendo profitti esagerati, perché negli ultimi mesi i costi di produzione sono molto scesi, pensiamo al prezzo del gas, mentre gli aumenti per le famiglie hanno continuato a correre”. A denunciarlo è il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in un’intervista al Corriere della Sera. Intanto, “i salari – evidenzia Landini – devono aumentare. Dall’inizio di quest’ondata d’inflazione si sente parlare solo del rischio che i rinnovi dei contratti inneschino una spirale prezzi-salari. Quel che si è visto è diverso, salari fermi e profitti delle imprese in crescita, che ora non ritirano gli aumenti anche se producono a costi molto minori di sei mesi fa. E investimenti delle imprese comunque deboli. A fronte di imprese che non moderano i rincari diventa indispensabile – rimarca – un contributo straordinario di solidarietà sui profitti”. 

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Se a sinistra l’insulto si chiama arte

domenica, Aprile 16th, 2023

Francesco Maria Del Vigo

Non fa ridere, non fa riflettere, non provoca e non ha niente a che fare con l’arte. Fa schifo. Punto e basta. Parliamo del quadro – ammesso che si possa chiamare così una roba del genere – esposta nella Zona rossa del Torino comics. Rossa perché vietata ai minori ma, evidentemente, anche per passione politica.

Scusate il linguaggio, più consono alla descrizione di un video di Youporn, ma è necessario per descrivere il contenuto e la levatura dell’opera: un fallo che eiacula sul viso di Matteo Salvini mentre fa un saluto romano. Capite bene che più che nel campo artistico siamo in quello psichiatrico. L’illustrazione è di tale Luis Quiles, disegnatore spagnolo semi sconosciuto e del quale non sentivamo la mancanza. L’immagine è stata rilanciata sui social network, con più che legittima indignazione, dallo stesso ministro dei Trasporti che la ha commentata così: «Opera “d’arte” esposta a Torino. A me, con tutto il rispetto, pare solo una schifezza disgustosa. Direi penosa». Poco dopo arriva la controrisposta del pittore che si compiace beotamente della reazione del vice primo ministro.

Il problema è ovviamente tutto politico. Non se ne può più di questi presunti artisti di sinistra che pretendono che tutte le loro frustrazioni diventino provocazioni, che le loro ossessioni psichiatriche si trasformino in capolavori. Erano, sono e resteranno delle mediocri schifezze. Ed è ancora più irritante che proprio quella parte politica che sventola in continuazione la propria superiorità morale, squaderna i sacri testi del politicamente corretto e finge di difendere tutte le possibili minoranze poi faccia esplodere la sua violenza bestiale e volgare contro i politici di destra. Sono gli alfieri di un falso e viscido buonismo che poi diventano cattivissimi con chi non la pensa come loro. E, in particolare, con Matteo Salvini che è diventato il parafulmine di tutte le isterie progressiste.

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Lavoro, le aziende cercano 10mila tecnici. Come candidarsi

domenica, Aprile 16th, 2023

Da uno studio condotto da Distretto Italia è emerso che il maggior fabbisogno di unità lavorative in ambito tecnico è al Nord. A seguire ci sono le Isole, il Centro e il Sud Ignazio Riccio 1

Lavoro, le aziende cercano 10mila tecnici. Come candidarsi

L’analisi a campione condotta dal Centro Studi di Distretto Italia sul fabbisogno lavorativo delle imprese italiane ha fornito un dato interessante: le aziende sono alla ricerca di oltre 10mila tecnici nell’ambito dei settori energia, telecomunicazioni, costruzioni e digitale. Si tratta di un’opportunità da cogliere al volo per quei tanti giovani in cerca di un’occupazione, i quali potrebbero trovare la strada giusta per inserirsi nel mondo del lavoro. Ma come si può fare per candidarsi ai ruoli ricercati dalle imprese?

I corsi

L’opportunità è data dai corsi organizzati a livello nazionale. Le persone interessate possono già iscriversi alle prime quattro Scuole dei Mestieri che avvieranno la formazione per posatori di fibra ottica, responsabili di cantiere e impiantisti e per programmatori software. Per i primi due corsi le lezioni dureranno cinque settimane, dopodiché si potrà accedere al mercato del lavoro, mentre per i programmatori la durata della formazione è di venti settimane. È possibile candidarsi accedendo alla piattaforma web www.distrettoitalia.elis.org.

Gli enti coinvolti nel progetto

Sono trentaquattro i soggetti coinvolti nel progetto di formazione di nuovi tecnici. A capo della cordata, per i primi sei mesi, c’è Autostrade per l’Italia. Gli altri enti partecipanti sono: A2A, Acciaierie d’Italia, Adecco, Bain & Company, Bnl Bnp Paribas, Boston Consulting Group, Cisco, Confimprese, Enel, Engineering, Eni Corporate University, Ferrovie dello Stato, Fincantieri, FMTS Group, Fondazione Cassa Depositi e Prestiti, Generali Italia, Gi Group, Gruppo FNM, Made in Genesi, ManpowerGroup, Milano Serravalle – Milano Tangenziali, OpenEconomics, Open Fiber, Orienta, Poste Italiane, Randstad, SITE Spa, Skuola.net, Soft Strategy, Synergie, TIM, Trenord e Umana.

I numeri del fabbisogno lavorativo

Dallo studio condotto da Distretto Italia è emerso che il maggior fabbisogno di unità lavorative in ambito tecnico è al Nord, con il 31% delle richieste. A seguire ci sono le Isole, con il 12%, il Centro, con il 6%, e il Sud, con il 4%. La restante domanda, pari al 47%, è spalmata su tutto il territorio nazionale. I profili di tecnici più richiesti sono: addetti alla posa di cavi di fibra ottica (35%), responsabili di cantiere (8%), tecnici operativi (6%), tecnici programmatori (7%).

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Sergio De Caprio, la cattura di Riina e le polemiche con i politici: “Ora prepariamo la pizza per i senzatetto”

domenica, Aprile 16th, 2023


di Marco Menduni

Difficile strappare qualche minuto nell’agenda fittissima di impegni di Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che trent’anni fa ha ammanettato il capomafia Totò Riina: «Gestiamo una casa famiglia per dieci persone che non possono vivere nelle loro abitazioni per i problemi dei familiari. Poi ci sono la mensa per i poveri e le docce. Ancora, ospitiamo otto senza fissa dimora, gratis». Ti guardi intorno e non è finita: «C’è l’orto sociale, altre persone preparano il pane nel forno a legna, facciamo da mangiare».

Preghiera e impegno sociale, nella periferia sud-est della Capitale. «Qui c’è una capanna aperta, un altare, padre Max che ogni domenica celebra la funzione. E la fontana con cui regaliamo quel che chiamiamo canto dell’acqua». Non sono religiosi. Sono carabinieri, affiancati da comuni cittadini, a far andare avanti da 12 anni questo esperimento di solidarietà.

Sulla figura del Capitano Ultimo, quello che alla testa di un manipolo di «soldati straccioni» il 15 gennaio 1993 riesce ad arrestare nel centro di Palermo la “belva” Riina e in caserma lo fa fotografare sotto la foto del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, poi interpretato da Raoul Bova in una fiscion di successo, è uscito il libro di Pino Corrias Hanno fermato il Capitano Ultimo (Chiarelettere). Un volume utile per riconnettere logicamente le fasi della lotta alla mafia. Dopo l’arresto di Riina, per De Caprio c’è la gratitudine del Paese intero. Poi arriva una serie di accuse, di processi. Una carriera distrutta. Nulla potrà mai risarcirlo, nemmeno l’assoluzione nel processo per la mancata perquisizione del covo di Riina, con l’accusa di favoreggiamento a Cosa Nostra, finito con l’assoluzione.

Per molti, Ultimo è una leggenda. Per altri un soldato fuori controllo. Così gli viene pure revocata la scorta, nel 2019. Gli verrà restituita dal Consiglio di Stato. Ma intanto 120 carabinieri si erano già messi a disposizione: «Gliela garantiamo noi, nel nostro tempo libero».

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Giletti, il ricatto di Baiardo e il mistero della foto di Berlusconi con il boss

domenica, Aprile 16th, 2023

Giuseppe Legato, Grazia Longo

Esiste davvero la foto di Silvio Berlusconi accanto al boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano? Di quell’immagine – fin qui mai trovata dagli inquirenti della Dda di Firenze nemmeno nel corso dell’ultima perquisizione datata 27 marzo 2023 – che ritrarrebbe il fondatore di Forza Italia, l’allora generale dei carabinieri Francesco Delfino e Giuseppe Graviano prima che si alzasse il sipario sulla stagione delle stragi continentali, Salvatore Baiardo – considerato dagli investigatori alla stregua di un ventriloquo dei boss stragisti – non ne ha parlato solo con Massimo Giletti, ma anche con Report.

Ha detto di averla, l’ha fatta vedere da lontano, ma non l’ha consegnata a nessuno. «C’è un’indagine in corso e non posso scendere nei dettagli – afferma il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci – posso solo dire che noi non abbiamo mai pagato una fonte in 25 anni di storia».

Ma perché Baiardo voleva piazzare a tutti i costi quella foto, di cui ancora oggi non sappiamo se fosse reale o se si trattasse di un fotomontaggio? L’idea che comincia a farsi largo, per ora solo come ipotesi ma pur sempre al vaglio degli investigatori, è che dietro questo atteggiamento di Baiardo ci sia un intento ricattatorio. Verso chi, non è noto nella forma ufficiale, ma non sarebbe complicato intuirlo per un uomo, già condannato per favoreggiamento dei mafiosi, che da mesi sproloquia profetizzando clamorosi arresti (vedi Matteo Messina Denaro, le cui chat nella clinica privata di Palermo sarebbero state vendute a «Non è l’Arena» da Fabrizio Corona), augurandosi – o chiedendo palesemente – la concessione di benefici per membri di spicco di Cosa Nostra detenuti al 41 bis diventati, nel suo pericoloso lessico «bravi ragazzi che hanno fatto degli errori». Il bersaglio è la magistratura? Il conduttore Massimo Giletti, convocato (non auto-presentatosi) come persone informata sui fatti e quindi come testimone e sentito già due volte dal procuratore Luca Tescaroli è stato tra i primi a introdurre il tema del ricatto: «Me l’ha fatta vedere (la foto ,ndr), senza consegnarmela, tenendola lontana da me, eravamo in un luogo scuro in un bar a Castano, vicino a Milano».

Ma il conduttore tv, non sa se l’uomo ritratto insieme a Berlusconi e Delfino fosse Graviano perché, come ha spiegato ai magistrati, «non avevo una sua immagine in mente. Poteva essere chiunque, fu Baiardo a dirmi che si trattava del boss mafioso, ma io non potei riconoscerlo». «Baiardo – aggiunge Giletti – accennò, inoltre, che avrebbe potuto mandare la foto ai magistrati. Mi disse “questa potrebbe un domani arrivare ai pm, se le cose non vanno in un certo modo” . Da quanto mi ha riferito, ho compreso che la foto è stata scattata di nascosto e che dunque non era stata fatta con il consenso di Berlusconi. Era dunque stata effettuata per fini di ricatto».

E ancora: «Durante l’incontro che ho avuto con Baiardo mi ha detto che la foto c’è e che, se le cose non dovessero andare in un certo modo, me la potrebbe dare». L’anchorman ha poi chiarito agli inquirenti come quella fotografia «mi è parsa una foto del tipo di quelle autoscatto macchinetta usa e getta. Ho visto tre persone sedute a un tavolino. Berlusconi l’ho riconosciuto, era giovane, credo fosse una foto degli Anni 90, sono certo fosse lui anche perché in quel periodo lo seguivo giornalisticamente. Ho riconosciuto anche Delfino, ma non so se fosse autentica, se Berlusconi fosse consapevole che il terzo uomo ritratto fosse Graviano e se quest’ultimo fosse realmente il boss».

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