Renzi arruola Borghi, l’ira dem: “Un attacco cinico a Elly Schlein”
giovedì, Aprile 27th, 2023Carlo Bertini
ROMA. Sarà pure «un’operazione di Renzi per far capire a Calenda che lui ha preso in mano il terzo polo», sospetto confermato dalla citazione di Gigi Proietti fatta in conferenza stampa dal leader di Italia Viva: «Io so’ come il cavaliere nero…» con la chiusa fulminante «e al cavaliere nero non gli devi rompere il…». Anche se tutto si iscrive nella competizione tra Renzi-Calenda e Letta, l’arrivo in Iv di Enrico Borghi, senatore vicino all’ex segretario, membro del Copasir, solida cultura di matrice cattolico democratica, esperto di sicurezza e difesa, segnala un problema per la neo segretaria dem.
«I silenzi in politica contano più delle parole», è l’accusa di Borghi a Elly Schlein, che non lo ha degnato di risposta dopo i quesiti da lui sollevati. «I cattolici non possono sentirsi a casa con chi è d’accordo con la Gestazione per altri (GPA)», sostiene Renzi. «Ho posto un disagio dei cattolici democratici, nessuna risposta», gli fa eco Borghi. La leader continua a tacere, intervengono Francesco Boccia, capogruppo al Senato, («amareggiato e deluso») e Marco Furfaro. Che – intervistato da Sky Start – replica così a Borghi, che parla di mutazione genetica del Pd: «L’unica mutazione è che cresciamo nei sondaggi: vuol dire che il Pd è tornato ad essere quello che gli elettori vogliono, netto sulle cose che dice». Tranchant anche Peppe Provenzano: «Borghi usa le stesse argomentazioni della destra contro Schlein».
Se la segretaria tace, i suoi spargono veleni: «E’ un attacco cinico a Schlein, Borghi è al terzo mandato col Pd, Renzi gli avrà promesso di ricandidarlo, alle politiche o alle europee o come presidente del Piemonte l’anno prossimo». Ma l’uscita di Borghi è la terza dopo quelle dell’ex ministro dell’Istruzione Beppe Fioroni e dell’ex capogruppo, il liberal Andrea Marcucci. E altre sarebbero in arrivo, come quella dell’europarlamentare Caterina Chinnici verso Forza Italia.
Quando poi Renzi scommette che «la prossima uscita del Pd non sarà in direzione di Italia Viva», il pensiero corre a Carlo Cottarelli, che potrebbe raggiungere Carlo Calenda in Azione. Insomma tra i dem si comincia a temere un’emorragia dell’area moderata del Pd.
Un tipo sempre prudente con le parole come Lorenzo Guerini, tira la corda: «Non sono d’accordo con Borghi, però non si può risolvere la questione con un’alzata di spalle, qualche valutazione sarebbe opportuna. C’è qualche malessere che va compreso politicamente», dice il presidente del Copasir. Confermando la tesi di Borghi, che rifiuta di dimettersi dal Comitato come gli intima il Pd: «Per il Copasir non cambia niente. La legge dice che i membri devono essere cinque di maggioranza e cinque di opposizione, da questo punto di vista è in regola».