Archive for Aprile, 2023

Dopo sessant’anni risolto il mistero dei Quasar

mercoledì, Aprile 26th, 2023

di Romualdo Gianoli

Sono gli oggetti più potenti conosciuti dell’universo: ora sappiamo che nascono dallo scontro di galassie

Dopo sessant'anni risolto il mistero dei Quasar
Render grafico di un quasar. Credit NASA:CXC:M.Weiss

I quasar sono gli oggetti più potenti che si conoscano nell’universo ma un mistero li avvolge da quando sono stati scoperti sessant’anni fa: possono brillare come un trilione di stelle ma racchiuse in un volume delle dimensioni del nostro Sistema Solare. In proporzioni «astronomiche» vuol dire racchiudere una potenza enorme in uno spazio ridottissimo. Che cosa possa essere a innescare un’attività così potente è, però, rimasto sempre un mistero per gli scienziati in questi decenni. Almeno fino a ora. Perché oggi, dopo aver osservato 48 galassie che ospitano quasar e averle confrontate con oltre 100 galassie senza quasar, alcuno scienziati dell’Università di Sheffield hanno scoperto qual è il fenomeno all’origine dei quasar: uno scontro fra galassie.

Buchi neri e gas

La maggior parte delle galassie presenta buchi neri supermassivi al centro e anche notevoli quantità di gas. Nella maggior parte dei casi questi gas si trovano a grandi distanze dal centro galattico, quindi fuori dalla portata dei buchi neri. Quando invece avvengono delle collisioni tra galassie i gas vengono spinti verso i buchi neri centrali e poco prima che vengano «consumati» da questi ultimi, rilasciano quantità straordinarie di energia sotto forma di radiazione dando vita, così, a quella brillantezza caratteristica dei quasar. L’accensione di un quasar può avere conseguenze drammatiche, come l’espulsione del resto del gas dalla galassia, con il risultato di impedire la formazione di nuove stelle per miliardi di anni.

Il possibile destino della Via Lattea

Dunque, confrontando le osservazioni di 48 quasar e delle loro galassie ospiti con le immagini di oltre 100 galassie senza quasar, i ricercatori hanno concluso che le galassie con i quasar hanno circa tre volte più probabilità di interagire o scontrarsi con altre galassie e questa è la prima volta che un’analisi del genere viene condotta con un tale livello di sensibilità. 
Come ha spiegato il professor Clive Tadhunter, del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Sheffield che ha condotto lo studio, «i quasar sono uno dei fenomeni più estremi dell’Universo e ciò che vediamo è probabilmente ciò che attende anche la Via Lattea, la nostra galassia, quando si scontrerà con la galassia di Andromeda tra circa cinque miliardi di anni. È emozionante osservare questi eventi e capire finalmente perché accadono. Anche se, per fortuna, la Terra non si troverà in vicinanza di nessuno di questi episodi apocalittici ancora a lungo».

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Reddito di cittadinanza, arriva la stretta: in bilico Gal e Pal, i sussidi per gli «occupabili»

mercoledì, Aprile 26th, 2023

di Enrico Marro

Reddito di cittadinanza, arriva la stretta: in bilico Gal e Pal, i  sussidi   per gli «occupabili»

Nemmeno l’ultima bozza di riforma del Reddito di cittadinanza è chiusa. Palazzo Chigi considera il testo messo a punto sotto la regia della ministra del Lavoro, Elvira Calderone, ancora morbido e spinge per togliere del tutto o quantomeno stringere ancora le norme sulla Gal, Garanzia per l’attivazione lavorativa, cioè la prestazione da 350 euro al mese per i cosiddetti occupabili.
La riforma del Reddito dovrebbe far parte del menù del consiglio dei ministri che Giorgia Meloni ha convocato, con un colpo a effetto, il primo maggio, festa del lavoro. Obiettivi della premier: annunciare un nuovo taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni fino a 35 mila euro lordi; smontare il decreto legge Dignità, rendendo più facile per le imprese assumere a termine; abolire il Reddito di cittadinanza e sostituirlo con un sussidio per le famiglie povere non accessibile a single e coppie abili al lavoro.

La Gal

Per gli occupabili l’ultima bozza prevede una prestazione ad hoc, la Gal appunto, di appena 350 euro al mese, al massimo per 12 mesi non ripetibili, contro i 500 euro più eventuali 280 euro per l’affitto previsti per il sussidio ordinario di povertà, ribattezzato Gil, Garanzia per l’inclusione, che inoltre ha una durata massima di 18 mesi ripetibili. Ma anche la Gal non soddisfa Palazzo Chigi, dove la linea è sempre stata: «Niente sussidio a chi può lavorare».

L’idea iniziale, infilata nella legge di Bilancio, era che gli occupabili sarebbero stati coinvolti in corsi di formazione per aiutarli a trovare un lavoro quando, da agosto, cesserà per loro il Reddito di cittadinanza. Ma il piano è fallito. Che fare allora? Meloni e il sottosegretario alla presidenza, Giovanbattista Fazzolari, non vogliono più correre il rischio di erogare la Gal a occupabili che stanno sul divano. Di qui la tentazione di far saltare la Gal. Del resto, secondo i falchi, i potenziali richiedenti la Gal, che la bozza di relazione tecnica stima in 426 mila nel 2024, in realtà spesso un lavoro ce l’hanno, ma in nero e finora lo hanno cumulato illecitamente con il Reddito di cittadinanza.

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I conservatori si occupino del futuro, non del passato

mercoledì, Aprile 26th, 2023

di Ernesto Galli della Loggia

Il compito di un partito di destra-centro dovrebbe essere quello di provare a cambiare la narrazione del presente, sottraendola alle vulgate progressiste

I conservatori si occupino del futuro, non del passato
Giorgia Meloni (LaPresse)

Diventare un grande partito liberal-conservatore: sembra essere questo l’obiettivo di medio termine che si prefigge Giorgia Meloni in vista delle elezioni europee del prossimo anno. Un partito, cioè, capace di proporsi due traguardi ambiziosi. In Italia occupare non più una posizione di destra ma di destra-centro, e dunque presidiare un’area (quella di centro appunto) abbastanza consistente elettoralmente e politicamente strategica; in Europa cercare di diventare protagonista di una nuova maggioranza tra i popolari e il variegato universo delle destre continentali. Preliminarmente, tuttavia, bisognerebbe forse rispondere a una domanda: che cosa deve e/o può proporsi oggi di conservare un partito conservatore per essere fedele al suo nome? E come mai ogni volta che qualcuno si mette a difendere ad esempio valori riconducibili alla formula Dio-Patria-Famiglia — valori dopo tutto pur meritevoli di qualche attenzione — come mai però una tale difesa non solo cade regolarmente nel vuoto, non sposta nulla, ma mostra sempre un che di goffo e di stantio meritandosi l’ironica noncuranza della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica? Perché, insomma, una posizione conservatrice appare specialmente in Italia sempre fautrice di un che di retrivo, di ottusamente legato al passato?

La risposta è facile: perché nella società italiana il pensiero dominante è portato a giudicare sempre e comunque positivo ogni cambiamento, a salutare con soddisfazione ogni distacco da pratiche e principi del passato. Perché qui da noi occupa una posizione egemonica una narrazione progressista nella quale si riconosce la stragrande maggioranza della comunicazione, dei media e della cultura che ha più voce, inclusa quella cattolica.

Ma il punto è che i tempi sono in straordinario e rapidissimo mutamento, e tutto ciò che ci siamo abituati finora a pensarne è sul punto di rivelarsi irrimediabilmente superato. Il progresso scientifico-tecnico che continua a conseguire successi mirabili sul piano, ad esempio, medico-farmacologico è però lo stesso progresso che con la robotica e l’Intelligenza artificiale già oggi minaccia di sconvolgere e annichilire interi universi di senso, modelli di azione, capacità, emozioni, intorno alle quali da millenni è venuto costruendosi la nostra soggettività e insieme il modo d‘essere delle nostre società. Mille segni indicano insomma che vacilla il convincimento finora incontrastato che il progresso tecno-scientifico debba necessariamente dar luogo a una vita più soddisfacente per il maggior numero, vale a dire al progresso sociale, a qualcosa che si possa ancora definire in questo modo. Appare sempre più probabile, all’opposto, che quel progresso sta mettendo capo a un mondo duramente gerarchizzato nelle competenze e nel lavoro, sempre più dominato dall’ineguaglianza, nella sostanza antidemocratico.

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Dichiarazione dei redditi: 128 metri di guida e modelli. Una follia tutta italiana

mercoledì, Aprile 26th, 2023

di Milena Gabanelli

Perfino i commercialisti si lamentano. Proprio loro che hanno tutto da guadagnare: più è complessa la dichiarazione dei redditi e più i cittadini sono costretti a transitare dai loro uffici e pagare parcelle. Eppure da anni si dice: «Stiamo semplificando». Che non è vero si capisce guardando le istruzioni del 2023 relative alla dichiarazione dei redditi del 2022. Partiamo dal 730, che dovrebbe essere il più semplice perché riguarda i dipendenti e i pensionati: sono 144 pagine di istruzioni e 16 di modello, in totale 160 pagine. Quello delle persone fisiche (modello che possono utilizzare i professionisti e i lavoratori autonomi): sono 383 pagine di istruzioni (divise in tre fascicoli) e 51 di modelli. In totale 434 pagine. Provando a misurarli sono rispettivamente 47 metri per il 730 e 128 metri per le persone fisiche. Nel 2013 si chiamava «Unico», ed erano 277 pagine totali. Quasi un raddoppio in 10 anni.

La giungla delle detrazioni

Il quadro più pesante del modello redditi persone fisiche (ma vale anche per il 730) è quello degli oneri e delle spese deducibili, che da anni ogni legge di bilancio sforna a getto continuo. Sulle 167 pagine totali di istruzioni del primo fascicolo, ben 54 sono costituite dal quadro RP (oneri e spese).
Nei nostri modelli non ci sono guide, bisogna fare riferimento alla normativa, che è enormemente complessa. Per esempio le spese sanitarie sono divise per patologie, per familiari a carico, per disabilità, per i cani guida, e spese veterinarie. E poi il Caf o commercialista devono conservarle per la verifica per 5 anni. Per spiegare come interpretare ogni singola casistica relativa a oneri e spese deducibili delle persone fisiche, l’Agenzia delle Entrate ha inviato a luglio 2022 due megacircolari (la n. 28 e la n. 24) per un totale di 549 pagine.
Il problema (che la riforma fiscale dice di voler risolvere) è proprio questa giungla di deduzioni e detrazioni, e se non si procede con un’opera di razionalizzazione e semplificazione non ne usciamo più.

Francia e Germania

In Francia le spese mediche stanno in una riga, e riguardano anche il coniuge più 2 familiari. Il contribuente deve indicare solo l’importo. In Italia invece il modello «redditi persone fisiche» è solo per singoli. La congiunta non si può fare. In Germania si compila online. Il contribuente (o chi per esso se autorizzato) entra nel sito dell’agenzia tedesca, si identifica fornendo le credenziali, e trova la compilazione guidata.

Nessuno di questi due Paesi produce una quantità di pagine di istruzioni e modelli lontanamente paragonabile a quella italiana In Francia la dichiarazione dei redditi delle persone fisiche è decisamente semplificata, in Germania un po’ meno. Per questa ragione le spese del commercialista o del Caf si possono detrarre.

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Dal Golfo agli Usa, gli assist a Di Maio che hanno blindato la nomina

martedì, Aprile 25th, 2023

dal nostro corrispondente Claudio Tito

LUSSEMBURGO – “Noi non bloccheremo la nomina di Luigi Di Maio anche perché non possiamo farlo. Noi vogliamo sottolineare che non è una nostra scelta”. Al termine del Consiglio dei ministri Ue degli Esteri, Antonio Tajani torna a spiegare la posizione del governo sull’incarico di inviato speciale dell’Unione per il Golfo Persico. È un via libera. Amaro ma ormai formale. Perché l’Italia non poteva più dire “no”.

Dunque nessun veto e nessuna battaglia sulla designazione dell’ex responsabile della Farnesina. Anche l’esecutivo Meloni, alla fine, ha deciso di non alzare le barricate. Ma perché? Nelle ultime settimane sono intervenuti tre fattori “esterni” e uno “interno”.

Il primo: nei contatti intrattenuti dall’alto rappresentante per la Politica estera Ue, Josep Borrell, – l’unico soggetto a cui spetta la nomina – è emerso un primo elemento fondamentale. Tutti i Paesi del Golfo hanno espresso un parere favorevole all’incarico per Di Maio. Compresi gli Emirati e il Qatar, due “partner energetici” fondamentali per l’Italia e per l’Europa. Hanno dato il loro via libera non per i rapporti diretti con l’ex esponente grillino, ma per il dialogo tessuto negli ultimi due anni con Mario Draghi.

Sostanzialmente i vertici di quell’area si sono convinti che Di Maio sia un uomo dell’ex presidente della Bce. O almeno che abbia caldeggiato la sua indicazione. E i Paesi del Golfo Persico sono abituati a replicare i rapporti che hanno giudicato positivamente. Una sorta di elemento di stabilità che prescinde dalle capacità dell’inviato speciale. Per la Commissione europea sapere che il suo inviato è ben accetto non rappresenta una questione secondaria.

Secondo fattore: in questo quadro anche gli Usa, che guardano sempre con particolare attenzione a quella parte di mondo, si sono sentiti tranquillizzati per lo stesso motivo. E come se ci fosse ancora l’azione di Draghi o il suo ombrello protettivo anche fuori da Palazzo Chigi. Anche in questo caso, il benestare di Washington non è ininfluente né a Bruxelles né a Roma.

Terzo fattore: l’irritazione dei due principali partner europei, la Francia e la Germania, nei confronti di Giorgia Meloni. Le posizioni ostative di Palazzo Chigi su troppi fronti hanno indotto Parigi e Berlino a lanciare un messaggio e a chiudere il discorso. Un modo per far capire che in Europa si ottiene con il dialogo e non i pugni sul tavolo.

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Il coraggio di schierarsi

martedì, Aprile 25th, 2023

di Maurizio Molinari

Il 25 aprile è la festa di tutti quegli italiani che 78 anni fa si unirono per liberare l’Italia dalla brutale occupazione tedesca sostenuta dai collaborazionisti della Repubblica di Salò. L’alleanza fra la Germania di Adolf Hitler e i fascisti di Benito Mussolini rappresenta uno dei momenti più bui della Storia italiana ed europea. Ricordare chi allora nel nostro Paese scelse di battersi, schierarsi, agire o anche solamente pensare contro il Male significa rendere omaggio ad una moltitudine di eroi antifascisti, tanto diversi nell’identità quanto accomunati dall’anelito per la libertà.

A unirsi quel 25 aprile 1945 furono non solo tutte le fazioni partigiane, di ogni colore e fedeltà politica, ma anche gli operai e le operaie che non andavano più nelle fabbriche, i giovani e gli anziani che avevano visto i loro centri urbani travolti dalla brutale ferocia nazifascista. E quei militari che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 avevano scelto di non aderire alla Repubblica di Salò, decidendo da soli – con la forza della ragione e senza l’ausilio di alti comandi spesso fuggiti – di abbandonare la folle alleanza con Hitler che aveva portato Mussolini a sposare il razzismo biologico nel 1938, ad entrare in guerra nel 1940 facendo subire all’Italia immani devastazioni ed a collaborare attivamente dal 1943 nella deportazione degli ebrei, sposando la teoria della superiorità della razza ariana per inseguire il folle miraggio di un ritorno al dominio imperiale. All’Italia che si libera dal nazifascismo appartengono anche molti – tanti – ex-fascisti che dal 1922 avevano creduto alle false promesse di Mussolini e dei suoi gerarchi ma poi, anno dopo anno, ne avevano pagato un prezzo sempre più caro a causa di povertà, distruzione, violenza e morte che il regime aveva imposto all’intera nazione. Mandando in frantumi leggi, valori e istituzioni dello Stato Unitario frutto del sacrificio dei patrioti del Risorgimento e dei caduti della Grande Guerra.

Fu proprio la moltitudine di identità della sollevazione dell’Italia antifascista contro il nazifascismo a porre le basi della Repubblica e della sua Costituzione che, nella XII disposizione transitoria e finale, “vieta la riorganizzazione del Partito nazionale fascista”. Con un divieto immanente che vale, oggi più che mai, da antidoto contro la tentazione da parte di chiunque di tornare a legittimare il fascismo in qualsiasi forma e declinazione.

Da qui il dovere di ognuno di noi, di generazione in generazione, di ricordare coloro che scelsero il Bene contro il Male: le ragioni che li spinsero, i sacrifici che affrontarono, le pene che patirono. Perché è a loro che dobbiamo ciò che abbiamo di più importante e vitale: le nostre libertà.

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Talenti in campo a RomeCup: la sfida tra capitale umano e intelligenza artificiale

martedì, Aprile 25th, 2023

Dal 3 maggio panel di esperti e competizioni tra studenti al campus Biomedico. I vincitori saranno premiati in CampidoglioMario Benedetto 25 aprile 2023

L’interazione tra capitale umano e «macchina» rappresenta l’asse portante delle riflessioni sul nostro futuro, da quello più prossimo sino agli scenari più distanti. L’innovazione, infatti, parla sempre più il linguaggio dell’intelligenza artificiale, ricorrente nel dibattito quotidiano, ma necessita di seri approfondimenti sul suo utilizzo e sulle sue implicazioni, in ogni ambito della nostra vita.

In questo scenario diventa determinante il contributo offerto dalla RomeCup, manifestazione dedicata all’ecosistema dell’innovazione, che sin dal 2007 avvicina i giovani allo studio e alle carriere in ambito Steam, della robotica e dell’intelligenza artificiale stessa. L’evento è promosso dalla Fondazione Mondo Digitale e dall’Università Campus Bio-Medico di Roma, che ne ospiterà i lavori in questo emblematico anno che vede ricorrere il suo trentesimo anniversario.

La 16ª edizione di RomeCup che si appresta a partire è dedicata al tema «Intelligenza artificiale e intelligenza umana. Le sfide cruciali per un mondo migliore. L’apertura è fissata per il 3 maggio alle ore 10 con i saluti del ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini e del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. A seguire previsto un fitto programma con interventi di personalità di primo piano tra scienziati, studiosi, educatori, decisori pubblici e manager. Tutti chiamati a interrogarsi sulle sfide per lo sviluppo sostenibile tra intelligenza artificiale e umana, nonché sulle implicazioni etiche della loro interazione. Molti gli interrogativi cui il dibattito intende fare luce, a partire dalla relazione tra intelligenza artificiale a confronto con la versatilità dell’intelligenza umana, con l’obiettivo di comprendere se e come l’intelligenza artificiale potrà contribuire a salvare il pianeta o sostituire il lavoro umano. E ancora se, come sostiene Raymond Kurzweil, in questo secolo la parte «non biologica» della nostra intelligenza supererà di molto l’intelligenza umana. Quale sarebbe la nostra reazione? C’è poi l’affascinante questione del rapporto uomo-macchina a confronto con il disegno divino: un rapporto di continuità o antagonismo? Tante le domande, con un confronto qualificato finalizzato a fornire le migliori risposte possibili, in termini di applicazioni tecnologiche e implicazioni etiche. Le giornate di dibattito culmineranno nella chiusura del 5 maggio in Campidoglio, dove si terranno le fasi finali delle competizioni, con le premiazioni dei team vincitori e dei giovani ricercatori da parte del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

Previsti numeri importanti: oltre 3 mila partecipanti, 120 team in gara per il Trofeo internazionale Città di Roma di Robotica e per le qualificazioni alla RoboCup Junior 2023, 10 team nei contest con le università per la prototipazione di robot e la creazione di interfacce software, 25 organizzazioni nello spazio espositivo con i prototipi innovativi progettati da scuole, aziende, startup, università e centri di ricerca. In programma anche 12 talk di orientamento universitario a cura dei vari atenei presenti, sui temi della robotica legata alla cybersecurity, scienze del mare e medicina, ingegneria e digital humanities. Tra i partecipanti anche speaker internazionali come Hermano Igo Krebs, uno dei padri nel campo della robotica riabilitativa del Mit, Massachusettes Institute of Technology). L’Università ospitante Campus Bio-Medico esporrà il robot TIAGo, in grado di interagire autonomamente nell’ambiente. L’IRCCS San Raffaele di Roma presenterà, tra le varie tecnologie anche Atlas, un’innovazione di particolare valore scientifico e «sociale» quale l’esoscheletro «overground» indossabile in età pediatrica. L’Università Politecnica delle Marche porterà «Guizzo», un pesce robotico programmabile dotato di una coda motorizzata. Tra le istituzioni dell’area espositiva anche gli atenei romani Sapienza, Università Telematica San Raffaele, Roma Tre, Tor Vergata e Rome Technopole.

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Dal Piano Mattei alla riduzione delle tasse: le sfide del governo

martedì, Aprile 25th, 2023

Dario Martini

Quali sono le direttrici principali su cui si sta muovendo l’azione del governo Meloni? Difficile dare una risposta univoca, anche se probabilmente ne dobbiamo indicare tre: riduzione delle tasse per famiglie e imprese, rilancio delle infrastrutture, e il cosiddetto Piano Mattei in politica estera, che si lega intrinsecamente con il contrasto dell’immigrazione illegale. A marzo l’esecutivo ha approvato il disegno di legge delega sulla riforma fiscale. I tempi saranno per forza di cose lunghi. L’obiettivo è una riforma complessiva del sistema. Il punto principale riguarda la riduzione delle aliquote, che dovranno passare da quattro (23%, 25%, 35% e 43%) a tre. Si punta soprattutto ad ampliare il primo scaglione che oggi sconta il 23% di Irpef per i redditi fino a 15.000 euro. Difficile al momento quantificare con esattezza chi e quanto ci guadagnerà. La stessa riforma fiscale prevede tre possibile gruppi di aliquote e ancora non sappiamo quale sarà realmente applicato. Il traguardo di fine legislatura è ancora più ambizioso. Come hanno sottolineato più volte gli esponenti di governo e i documenti di presentazione della riforma fiscale l’obiettivo è una flat tax per tutti. Al momento, con la legge di bilancio il governo ha già innalzato da 65mila a 85mila euro la soglia entro cui applicare la tassa piatta del 15% per le partite Iva. Adesso, invece, con il decreto Lavoro in fase di ultimazione, che andrà in Consiglio dei ministri il primo maggio, si appresta ad assestare un’ulteriore sforbiciata al cuneo fiscale. Il budget a disposizione, messo nero su bianco nel Def, è pari a 3,4 miliardi.

L’altro fronte principale su cui si misurerà l’azione di governo riguarda le grandi opere. È indiscutibile che il Ponte sullo Stretto, voluto con forza dal ministro Matteo Salvini, sia la sfida più affascinante e ambiziosa. Il decreto che definisce la società e il progetto è stato approvato a marzo. Il costo complessivo è di 13,5 miliardi, più un altro miliardo circa di opere complementari. Se tutto andrà come previsto, i cantieri prenderanno il via nel giugno del 2024. Il progetto piace molto anche alla Commissione europea, che si è detta pronta a farsi carico di una parte dei costi. Salvini ha fatto sapere che illustrerà l’opera in giro per l’Europa, una “roadshow” per spiegare vantaggi e ricadute concrete a potenziali investitori.

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“Un progetto di unità nazionale. La Liberazione non è di un partito”

martedì, Aprile 25th, 2023

Massimo Malpica

Poteva essere la consacrazione di un 25 aprile davvero di tutti, una festa della Libertà, quella riconquistata e quella da difendere ogni giorno. Il discorso per l’anniversario della Liberazione che Berlusconi tenne a Onna nel 2009, appena venti giorni dopo il terremoto che aveva raso al suolo la frazione dell’Aquila e colpito duramente l’Abruzzo, torna di prepotente attualità nei giorni delle reiterate polemiche su una data che, da sempre, tende più a dividere che a unire il Paese. E a parlare di quel discorso, ospiti di Giuseppe Brindisi a Zona Bianca, su Rete4, domenica sera c’erano il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il direttore del Riformista e della ri-nascente Unità Piero Sansonetti, e il direttore di Libero, Alessandro Sallusti. Il titolare della Farnesina ha ricordato come quel discorso fosse il «messaggio di un uomo di Stato che guardava e guarda al futuro, facendo un prezioso bagaglio del passato». A Onna, quel giorno, tra le rovine, Berlusconi pronunciò, per Tajani, un «discorso di unità nazionale e di pacificazione, sempre ricordando chi stava dalla parte giusta e sbagliata, però riconoscendo a tutti coloro che si erano battuti la dignità». Per il ministro degli Esteri, proprio «il fatto che ci fossero italiani di ogni colore politico a combattere per la libertà dimostrava, e dimostra ancora oggi, che la Liberazione è frutto di una scelta nazionale, non è il patrimonio di un partito o di un altro. È un patrimonio italiano». Qualcosa che Berlusconi disse chiaramente. Anche per Sansonetti, che attribuisce a La Russa e a Fdi la responsabilità delle polemiche di questi giorni, c’è da avere nostalgia per la primavera del 2009 e per le parole dell’allora premier. Un discorso «molto saggio, di ricordo della Resistenza e di analisi di quegli anni assolutamente condivisibile», il discorso «di un leader liberale, che in quel momento era il capo assoluto e incontrastato di una destra che era a fortissima maggioranza liberale, e che aveva piccolissime frange reazionarie». Ma proprio Sansonetti centra il punto, ricordando come, inequivocabilmente, «dopo quel discorso inizia l’attacco frontale a Berlusconi», l’attacco giustizialista scatenato da sinistra, che spariglia le carte e porta a indebolire «la componente liberale del centrodestra», fino a renderla minoritaria. Una lettura condivisa, quanto al finale, da Sallusti. Che definisce Berlusconi «l’uomo più democratico, antifascista e liberale che abbia mai conosciuto», e del leader di Forza Italia ricorda «l’ossessione della pace». Berlusconi, spiega Sallusti, «non concepisce la libertà staccata dal concetto di pace», tanto da aver raggiunto Bush alla Casa Bianca pregandolo di non fare la guerra all’Iraq, «non per difendere Saddam, ma perché era convinto che non sarebbe stata la guerra a risolvere il problema», per vivere ancora la stessa angoscia quando, prosegue Sallusti, «uno sciagurato Sarkozy, con l’appoggio dell’allora Capo dello Stato Napolitano, decise di bombardare la Libia».

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Messaggio del Cav dall’ospedale: “La nostra Carta è basata sulla Resistenza”

martedì, Aprile 25th, 2023

Alberto Giannoni

«Siamo un grande popolo, capace di rimanere unito di fronte alle emergenze e che, all’occorrenza, oggi come ieri, è capace di superare ogni divisione». In un passaggio delicato della storia italiana sono parole da statista, quelle pronunciate ieri da Silvio Berlusconi, ricoverato da 20 giorni al San Raffaele per una polmonite insorta come conseguenza della leucemia.

Si richiama, l’ex presidente del Consiglio, alla capacità di unirsi del popolo italiano di unirsi. Unirsi superando «ogni contrasto», «per conseguire il bene dell’Italia e degli italiani». «Questo – dice – è un patrimonio, un principio fondante della nostra convivenza civile, che appartiene a tutti gli italiani, senza esclusione alcuna».

Parole da statista che rimandano al discorso di Onna 2009, e prima ancora allo spirito di riconciliazione con cui nell’immediato Dopoguerra aveva immaginato la Festa un padre della patria, un leader ispirato da sentimenti antifascisti e anti-totalitari: Alcide De Gasperi. Sono passati 78 anni ma quel sentimento di riconciliazione fatica a radicarsi. Ed era stata, la vigilia di questo 25 aprile, un’altra giornata difficile per le istituzioni, dilaniate da polemiche interminabili, alimentate da una qualche avventatezza degli esponenti di FdI, e da una sinistra intenzionata a indebolire il governo guidato da Giorgia Meloni. Il quadro istituzionale pareva sfibrato, bisognoso di un richiamo. E Berlusconi ha deciso di dare il suo contributo.

Al San Raffaele era stata una giornata tranquilla per l’ex premier. Le visite dei familiari – i figli, il fratello – poi in serata inaspettata è arrivata la nota, che si ricollega proprio al 2009: «Poche settimane dopo il terribile Terremoto che colpì l’Aquila – ha ricordato Berlusconi – mi recai a Onna per celebrare la Festa della Liberazione. Avevo scelto quel piccolo Comune d’Abruzzo, che era stato teatro di una tremenda strage operata dai nazisti durante la guerra e che aveva subito profondi danni e gravi perdite per il terremoto, perchè avevo visto nello slancio di solidarietà che aveva unito tutti gli italiani alle popolazioni colpite, lo stesso spirito che tanti anni prima aveva consentito all’Italia di risorgere dalle rovine della guerra. In quella occasione avevo rievocato lo spirito di unità nazionale che animò tutti i protagonisti della Resistenza che seppero accantonare le differenze più profonde, politiche, religiose, sociali, per combattere insieme una battaglia di civiltà e di libertà per se stessi e per i loro figli». «I cattolici e i comunisti – ha proseguito – i liberali e i socialisti, i monarchici e gli azionisti, e con loro i Militari rimasti fedeli non ad un’idea politica ma all’onore della Patria, pur mossi da ideali profondamente diversi e da una diversa visione del futuro della Nazione, di fronte a un dramma comune, scrissero, ciascuno per la propria parte, ma con eguali dignità e passione, una grande pagina della nostra storia. Una straordinaria pagina sulla quale si fonda la nostra Costituzione, baluardo delle nostre libertà e dei nostri diritti».

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