Archive for Aprile 21st, 2023

“Dementi”, “fascisti” e ministri “maiali”. Il vizio della sinistra di insultare i nemici

venerdì, Aprile 21st, 2023

Paolo Bracalini

C’è una lunga e consolidata tradizione dietro la vignetta sulla sorella della Meloni. La base di partenza è l’inferiorità morale della destra, che autorizza espressioni altrimenti considerate insulti, intollerabili se fatte a parti inverse. Molto recente il «demente» affibbiato dall’ingegner De Benedetti alla premier, senza suscitare particolari reazioni. Da sinistra il disprezzo per l’avversario politico rasenta volentieri l’odio, legittimando attacchi violenti anche sul personale. Senza rievocare la stagione antiberlusconiana e lo sdoganamento delle ingiurie ai suoi ministri (vedi Brunetta, ferocemente sfottuto per la statura) e ministre (normalmente ritratte come sgualdrine), ci si può limitare a tempi più recenti. Il Fatto è una delle più affermate palestre per colpi bassi, con i suoi manganellatori per mezzo di matita Vauro, Natangelo, Mannelli e affini. Uno dei soggetti preferiti è Matteo Salvini, accostato di volta in volta a escrementi, parti del corpo poco nobili, animali tipo asini o maiali (vignetta di qualche tempo fa: si vede il leader della Lega con le sembianze del porco e la scritta «Peste suina focolaio a Roma»). In un’altra Salvini è una «metastasi». In un’altra ancora, di Vauro, è direttamente un «coglione», e via così. Vauro ha trovato ispirazione sempre dal gabinetto per commentare l’elezione del leghista Lorenzo Fontana a presidente della Camera lo scorso ottobre: un enorme escremento fumante da cui spunta la testa di Fontana, titolo: «Mancava la ciliegina sulla torta».

Le donne sono soggetti facili, vulnerabili sul piano sessuale. C’è stato un periodo in cui era in voga Maria Elena Boschi, che per quanto di sinistra, essendo renziana è considerata di destra, quindi trattabile con le stesse maniere. Sempre una vignetta sul Fatto, quand’era ministra, la ritrae con le gambe accavallate, il testo recita «Riforme: lo stato delle cos(c)e». Poi ovviamente la Meloni, rappresentata come una burina fascista, o anche peggio (in una vignetta del solito Natangelo sul tema «bonus facciata» lei si è rifatta il viso, a forma di sedere). Di mezzo ci è finita anche Elly Schlein, raffigurata come un mostro con il naso adunco, evidente riferimento alle origini ebraiche.

Frequente è anche l’appellativo «pescivendola» per la Meloni, metafora usata per esempio dal giornalista Alan Friedman in tv per commentare un discorso della leader Fdi («Urla come una pescivendola»), che poi per risposta fece un video con una cassetta di pesce per dire che non lo riteneva affatto un insulto, anche se l’intento era quello. Lo scrittore Roberto Saviano ha dato del «mediocre» e «servo» al ministro Gennaro Sangiuliano, giornalista di destra ed ex direttore del Tg1.

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Caracciolo inchioda l’Ue: “Eccesso di ipocrisia”, come si fermano gli sbarchi

venerdì, Aprile 21st, 2023

Francesco Forgione

Al centro dell’ultima puntata di Agorà, programma in onda su Rai3 condotto da Monica Giandotti, c’è il tema dell’immigrazione. Recentemente il capogruppo del Partito Popolare Europeo Manfred Weber, ha prospettato l’utilizzo di muri a difesa dei confini europei per arginare il flusso migratorio nei paesi UE. Le parole del rappresentante del più numeroso gruppo nel Parlamento europeo hanno fatto discutere e non poco, sull’argomento si è espresso ai microfoni di Agorà Lucio Caracciolo, direttore della rivista geopolitica Limes: “C’è un eccesso di ipocrisia, si pensa che l’immigrazione di massa si possa risolvere costruendo la Grande Muraglia cinese”. E continua: “non funziona così e fortunatamente in Italia non è una soluzione praticabile”. Secondo il direttore di Limes il problema è l’egoismo degli stati europei: “Ciascuno cerca di scaricare sugli altri il problema, ognuno protegge i propri interessi provocando conflitti”. Insomma, da quello che emerge, l’Italia si trova isolata senza la solidarietà delle altre nazioni: “O il problema delle migrazioni lo affrontiamo noi, oppure se aspettiamo che ci aiutino gli altri si fa notte”. Ma cosa può fare l’Italia per gestire i numerosi sbarchi? Caracciolo spiega che: “Dobbiamo cambiare una legge vetusta come la Bossi-Fini e creare dei percorsi per entrare regolarmente in Italia”.

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Arianna Meloni, tutti contro il Fatto Quotidiano: la vignetta dello scandalo

venerdì, Aprile 21st, 2023

Tutti contro il Fatto quotidiano, tutti all’attacco della vignetta di Mario Natangelo pubblicata sulla prima pagina del giornale che ritrae la sorella di Giorgia Meloni e moglie del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, Arianna, a letto con un uomo di colore. Un’illustrazione satirica che in poche ore raccoglie lo sdegno bipartisan, con la premier durissima via social. “Quella ritratta nella vignetta è Arianna. Una persona che non ricopre incarichi pubblici, colpevole su tutto di essere mia sorella – ha scritto su Facebook la leader di Fratelli d’Italia -. Sbattuta in prima pagina con allusioni indegne, in sprezzo di qualsiasi rispetto verso una donna, una madre, una persona la cui vita viene usata e stracciata solo per attaccare un Governo considerato nemico”.

Vomitevole. Vignetta contro Arianna Meloni: alla Camera esplode il caos

“Vomitevole”. Vignetta contro Arianna Meloni: alla Camera esplode il caos

La polemica innescata dal fumetto di Natangelo, accusato da più parti di essere sessista, offensivo e volgare, non è però un inedito nel rapporto tra satira e politica. Già in passato il Fatto è finito nel mirino a causa di alcune vignette con protagonista Maria Elena Boschi, che sul caso odierno non ha mancato di scagliarsi contro il giornale (“Non condivido una parola di ciò che ha detto Lollobrigida ma questa vignetta del Fatto Quotidiano è disgustosa. È il solito vergognoso stile del giornale di Travaglio che aggredisce le persone e le famiglie”).

Schlein in silenzio, la difesa di Conte. La solita ipocrisia sinistra

Schlein in silenzio, la difesa di Conte. La solita ipocrisia sinistra

La parlamentare di Italia Viva, d’altronde, in due occasioni è stata attaccata attraverso le vignette del quotidiano: la prima nell’agosto del 2016 quando un disegno di Mannelli la ritraeva con microfono in mano e gambe accavallate in evidenza, complice un vestito corto, e sopra la scritta ‘Riforme: lo stato delle cos(c)è; la seconda nel dicembre 2017 con un’illustrazione ad opera sempre di Natangelo che metteva in risalto il ‘cosciometro’, ovvero un ‘utile strumento che, misurando l’altezza della gonna, permette di capire a che livello di difficoltà è la Boschi’.

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Scuola, il piano di Valditara: professori subito in cattedra e guerra alla burocrazia

venerdì, Aprile 21st, 2023

Valentina Conti

Più cattedre coperte dal primo giorno di scuola. La promessa del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è contenuta nel «Piano di semplificazione per la Scuola», il documento, concertato con i sindacati, che il titolare del dicastero di viale Trastevere ha presentato ieri sera in Consiglio dei ministri. L’impegno, nero su bianco, per affrontare uno dei problemi di peso della scuola è mettere il turbo ai procedimenti di assegnazione dei docenti, assicurando maggiore trasparenza. Gli incarichi individuali affidati dalle scuole agli esperti interni ed esterni seguiranno, inoltre, un processo di selezione digitale uniforme da Nord a Sud dello Stivale, cosa che permetterà di concludere i conferimenti più velocemente. Venti i punti per semplificare la scuola: l’avvio del Piano ministeriale è, di fatto, una dichiarazione di guerra alla burocrazia. Si traduce in più servizi e in una forte riduzione della macchinosità delle procedure scolastiche. In primis con l’adozione di un’unica piattaforma a disposizione di studenti e famiglie per consultare informazioni utili ad orientare ad una scelta consapevole del percorso scolastico e post-scolastico, fruendo dei servizi digitali in materia in modo organico e «a misura di studente» e consentendo di avere sott’occhio agevolmente l’intero ciclo scolastico.

In maniera altrettanto semplice, sul fronte visite e viaggi di istruzione, viene assicurata alle scuole l’attivazione dell’iter di individuazione dei destinatari di specifiche misure indirizzate ad allievi più svantaggiati, anche per mitigare gli effetti post-emergenza Covid. A tutti i servizi digitali del ministero e delle scuole si potrà accedere mediante un’unica login. Una sorta di passe-partout in grado di garantire privacy e trattamento dei dati personali. Sulla piattaforma unica potranno incontrarsi in rete scuole italiane e straniere, per confrontarsi e condividere esperienze formative. Altra novità per le famiglie: le soluzioni digitali integrate con l’AppIO per gestire le varie tipologie di pagamento, potenziando così l’interazione sui servizi e preventivando un miglioramento delle attività amministrative delle scuole troppo spesso oberate dai numerosi compiti da svolgere.

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La battaglia del 25 aprile in Senato

venerdì, Aprile 21st, 2023

ANTONIO BRAVETTI

ROMA. Altro che pacificazione e memoria condivisa. A pochi giorni dal 25 aprile è scontro in Senato sulle date fondative della Repubblica. Il voto su due mozioni divide centrodestra e centrosinistra. Finisce con la maggioranza che urla «vergogna», e le opposizioni che accusano gli avversari di non riuscire nemmeno a scrivere la parola «antifascismo», figurarsi celebrarlo. «Nella Costituzione non c’è alcun riferimento alla parola “antifascismo”», osserva a fine giornata, alla buvette il presidente Ignazio La Russa, annunciando che nell’anniversario della Liberazione farà «una cosa che metterà d’accordo tutti».

A Palazzo Madama si votano due mozioni sul 25 aprile. Quella delle minoranze (Pd, M5S, Az-Iv, Autonomie e Avs) s’ispira al discorso con cui la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta allo sterminio nazista, ha inaugurato la legislatura, e si conclude impegnando il Senato «ad adottare le iniziative necessarie affinché le commemorazioni delle date fondative della nostra storia antifascista si svolgano nel rispetto della verità storica condivisa».

Ma quali sono queste date? Solo tre vengono riportate in entrambi i testi delle mozioni di maggioranza e opposizione: 25 aprile (Festa della liberazione), Primo maggio (Festa del lavoro), e 2 giugno (Festa della Repubblica). Il centrodestra chiede di non dimenticarne altre, tra cui «il 17 marzo, proclamazione del Regno d’Italia» o «il 9 novembre, Giorno della libertà, quale ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino». E cita la risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 che si è espressa «contro ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia, contro il nazismo, il fascismo, il comunismo». Ma più delle date e delle dittature, il Pd nota un’assenza: «È un peccato che questa parolina così importante, antifascismo, non sia entrata neanche di striscio nella mozione della maggioranza sul 25 aprile – sottolinea Alfredo Bazoli – un’inaccettabile omissione».

In aula i toni della discussione si fanno subito tesi. «Nel nostro Paese c’è stato un regime fascista. E i comunisti italiani si sono battuti per la libertà. Se oggi tutti noi siamo qui – osserva Walter Verini (Pd) – è perché in Italia ci sono stati la resistenza antifascista e il 25 aprile». Raffaele Speranzon (FdI) va giù duro: «Credo che l’antifascismo sia stato oggetto di una appropriazione indebita e di uno stravolgimento del suo significato originale, che nella sua storia ha condotto ad atti di efferata violenza come il rogo di Primavalle». Il senatore dem Francesco Verducci attacca La Russa, accusandolo di «negazionismo subdolo»; Peppe De Cristofaro (Avs) ricorda che «furono solo i partigiani a riscattare l’onore e la dignità di tutto il Paese».

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Giorgetti: piano choc per la natalità, il taglio del cuneo vale 15 euro al mese

venerdì, Aprile 21st, 2023

Luca Monticelli

ROMA. «Non possiamo tassare allo stesso modo single e famiglie con figli». Secondo Giancarlo Giorgetti i 50 euro a figlio previsti come contributo minimo dall’assegno unico non possono certo risolvere il problema della denatalità in Italia. «Serve un’azione choc», ribadisce il ministro dell’Economia davanti ai parlamentari delle commissioni Bilancio di Camera e Senato nel corso di un’audizione sul Def. Giorgetti non fornisce dettagli sulla sua proposta di tagliare le tasse a chi fa almeno due figli, ma ribadisce l’urgenza di invertire la rotta dell’inverno demografico italiano, «una delle maggiori sfide da affrontare». Vanno eliminati i «disincentivi e gli ostacoli» che impediscono alle coppie di mettere su famiglia, ma «non sono così sciocco da pensare che soltanto un bonus fiscale possa produrre un effetto», ammette il ministro che aggiunge: «Non possiamo tassare allo stesso modo chi è single e chi ha una famiglia con figli perché, evidentemente, chi ha figli ha dei costi che in qualche modo alterano il concetto della progressività del carico fiscale».

Sul tavolo ci sono diverse proposte, come ad esempio quella della Lega sulla maxi detrazione di 10 mila euro l’anno per ogni figlio e senza limiti di reddito; oppure il taglio dell’Irpef che piace a Fratelli d’Italia che può superare addirittura il 60% dell’imposta lorda dovuta da uno dei due coniugi. Ci deve essere «un’idea condivisa», insiste Giorgetti, «perché questo tema non riguarda una parte politica ma il futuro dell’Italia». Non si parla di coperture perché i margini sono stretti: l’incertezza regna sovrana a livello internazionale, l’inflazione potrebbe mettere a rischio la crescita e, inoltre, il rialzo dei tassi da parte delle banche centrali potrebbe non essere finito. In più, in attesa della riforma del Patto di stabilità, la prossima legge di Bilancio «dovrà essere compatibile» con la regola del 3% del deficit. Quindi, sottolinea il responsabile del Tesoro, occorrerà «attendere l’evoluzione del quadro macroeconomico per capire il reale perimetro della prossima manovra di Bilancio». La Cgil va all’attacco: «Le proposte del governo sui figli sono infattibili, irrazionali e pericolose, se calcoliamo 10 mila euro per i 10 milioni di minori che ci sono in Italia non basterebbero 100 miliardi», sostiene la vice segretaria Gianna Fracassi. Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico difende l’assegno unico: «Spero non ci sia la volontà di cancellarlo perché funziona benissimo, va integrato con i servizi e la detassazione».

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È la satira bellezza, anche quando è volgare

venerdì, Aprile 21st, 2023

Luca Bottura

La politica che spiega alla satira cos’è la satira non è mai un bello spettacolo. Anche in presenza di satira disgustosa. Forse soprattutto: altrimenti si è Charlie solo quando qualcuno arma il Kalashnikov. Lo fu persino Daniela Santanché, per dire.

È che in democrazia ciò che non è diffamatorio, è permesso. Anche al netto del nitore artistico o persino morale della vignetta. E cosa sia diffamatorio lo stabilisce un giudice, non la seconda carica dello Stato coram populo.

Così, il disegno contro la sorella di Giorgia Meloni, anzi: soprattutto contro suo marito, apparso ieri sul Fatto Quotidiano, può legittimamente apparire greve, irricevibile, sessista, eccetera. Ma non è il Parlamento il luogo per discuterne. Non è la sede di partito il posto giusto per indignarsi. Non è, l’opposizione, il Malaussène virtuale che deve scusarsi per ciò che non ha commesso, facendosi schiacciare come sempre nella narrazione che la vede colpevole delle guerre puniche, del terrorismo, forse anche dei 15 punti restituiti alla Juve.

Specie se, per scomodare Debord a casaccio, ha assistito (quella politica che oggi indossa le gramaglie) al progressivo smantellamento delle barriere di opportunità tra potere, informazione, appunto satira. Contribuendo al loro sfaldamento. Non solo il mezzo non è più il messaggio: il mezzo si sovrappone al messaggio in un turbinio di sciocchezze a favore di camera. E di Camera. E di Senato. In un doppiopesismo che la politica ha sempre avuto ma, da qualche decennio, (facciamo quattro), da quando cioè abbiamo inventato a Milano due un format per cui la Fox dovrebbe pagarci la Siae, è diventato programma di Governo.

Fratelli d’Italia, la Lega, la Destra italiana tutta, compresi, per primi, i Cinque Stelle a trazione Casaleggio, utilizzano nei confronti degli avversari politici una logica di fideismo Qanonista che prevede lo strepitio contro qualcuno, categoria o persona: basta che non possa difendersi, come volàno del consenso. Per quella discutibile vignetta prendono cappello gli stessi che hanno crocifisso “la Boldrina”, chi ne esibiva la bambola gonfiabile sui palchi, quelli che davano degli oranghi agli avversari di colore, quelli per due voti parlano per anni di sostituzione etnica e poi dicono che non sapevano e che si riferivano al ristorante indiano sotto casa.

Di più: Arianna Meloni è comprensibilmente risentita per l’improntitudine grossier applicata alle cose di famiglia, ma oltre che dell’agguato satirico è vittima di una società dello spettacolo che le è toccato cavalcare “autodenunciandosi” per smentire gossip conosciuti solo nell’inner circle del generone romano.

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Lo Stato che non premia il merito

venerdì, Aprile 21st, 2023

di Sabino Cassese

Si pensa a nuove assunzioni invece di retribuire meglio quelli che ci sono, anche per migliorare il servizio

Autorevoli esponenti di governo continuano ad annunciare cospicue assunzioni nel settore pubblico. Già altre ne sono state disposte con il piano di ripresa. Si aggiungono le immissioni in ruolo dalle graduatorie provinciali degli insegnanti di sostegno e la stabilizzazione dei precari con 36 mesi di servizio, anche non continuativo, nonché dei precari degli enti locali. Il Dipartimento della funzione pubblica è al lavoro per fare una ricognizione del personale da stabilizzare e un fondo sarebbe stato costituito al ministero dell’Economia e delle finanze per coprire parte dei costi di queste assunzioni. Poi, ci si può attendere che, nel 2026, si dovranno stabilizzare le persone assunte a tempo determinato dalle amministrazioni e dagli uffici giudiziari per il piano di ripresa. Infine, un decreto legge approvato dal governo il 6 aprile scorso ha dettato «disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche», disponendo cospicui aumenti delle dotazioni organiche. Solo nel 2023 sono programmate 170 mila assunzioni. È questo il modo per rafforzare la capacità amministrativa del settore pubblico?

Sgombriamo il campo dall’illusione che le assunzioni vogliano dire più voti. Coloro che nutrono questa speranza saranno presto disillusi. Si tratta di un pessimo calcolo. S i creerà un altro esercito di scontenti a causa delle condizioni di lavoro negli uffici pubblici, che, per essere generosi, possono essere definite subottimali.

L’argomento usato da chi sostiene la necessità di assumere altro personale pubblico è quello del blocco del «turn-over» durato almeno un decennio. Ma questo non tiene conto dello Stato-arcipelago, di quanti nuovi organismi esterni alla pubblica amministrazione si sono aggiunti in questi anni, autorità, agenzie, istituti ausiliari, che fanno parte del settore pubblico perché operano con risorse pubbliche. Se la Ragioneria generale dello Stato curasse le statistiche del settore pubblico, dovrebbe calcolare anche il personale addetto alle funzioni che sono state esternalizzate.

Bisognerebbe, invece, cogliere la duplice occasione di un mercato del lavoro con minori tensioni e della disponibilità di risorse che derivano dal piano di ripresa e dalla denatalità, che diminuisce la richiesta di alcuni servizi pubblici, in particolare di quello scolastico, per una cura dimagrante che serva ad aumentare la produttività, ma specialmente le retribuzioni del pubblico impiego.

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Sergio Mattarella: «Per un Rinascimento europeo partiamo dalla cultura»

venerdì, Aprile 21st, 2023

di Marzio Breda

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«Leggere è condividere conoscenza e valori: così il continente rinsalda la sua unità e si apre al mondo». Il capo dello Stato, all’avvio del Festival du Livre di Parigi dove l’Italia è ospite d’onore, riflette su letteratura, diritti, convivenza

Sergio Mattarella: «Per un Rinascimento europeo partiamo dalla cultura»
Particolare della «Scuola di Atene» di Raffaello Sanzio (1509-1511; foto Getty)

Signor presidente, si apre un biennio nel quale l’Italia sta avendo un ruolo da protagonista nella cultura europea. «Paese Ospite d’Onore» al Festival du Livre di Parigi, omaggio che si ripeterà nel 2024 alla Buchmesse di Francoforte, e ciò conferma l’interesse verso la nostra narrativa, poesia, filosofia e saggistica… Saranno presentati autori contemporanei e della tradizione, che ci legano all’identità dell’Europa. Possono essere anche eventi come questi gli «antidoti» di cui l’Ue ha bisogno per superare fragilità e riscoprirsi unita? Con una cultura certo plurale, ma su valori comuni?

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Sergio Mattarella (foto Paolo Giandotti)

«La partecipazione dell’Italia in veste d’ospite d’onore a due tra le più prestigiose occasioni culturali europee, oltre a riconoscere il contributo recato dalla civiltà italica al sentire globale, rappresenta una grande occasione per proseguire sulla strada di una osmosi che consolidi sempre più la piattaforma comune di valori sui quali si fonda la Casa europea.
L’incontro e il dialogo tra culture offre l’opportunità di conoscersi al di fuori di consolidati stereotipi e crea, nel confronto, le condizioni per superare la fragilità di una interpretazione dell’identità basata sulla chiusura e il rifiuto dell’altro. Il rispecchiarsi in uno spazio largo è ciò che ha consentito il crescere delle civiltà. Il sapere si è affermato come un valore democratico, anzi come condizione della stessa vita democratica. Non a caso l’accesso all’istruzione è divenuto uno dei diritti contemporanei. Un bagaglio di studi limitato è una barriera che, oltre a creare divari, genera incomprensioni e, dunque, conflittualità e, soprattutto, ci impedisce di progettare il futuro con chiavi interpretative adeguate a comprendere la complessità del nostro vivere contemporaneo.
Il libro, come ogni altra modalità di espressione della creatività umana, rappresenta uno strumento di condivisione della conoscenza.
Leggere è essenziale. Bisognerebbe leggere di più e, forse, la lettura del Milione di Marco Polo potrebbe aiutarci a comprendere lo spirito con cui va guardato il mondo.
Lo scambio apre le menti, tanto più per una cultura solida e ammirata come quella italiana. Consente di rimuovere pregiudizi e nozioni artefatte che ostacolano la conoscenza, ricacciandoci in recinti neo-tribali. Il progresso del mondo è avvenuto anche, se non soprattutto, grazie agli scambi con le culture “altre”.
Le trasformazioni repentine dei modelli di convivenza indotte dalle innovazioni tecnologiche, gli effetti dei cambiamenti climatici e della stessa crisi pandemica, i conflitti in atto, ci interrogano oggi profondamente nella nostra personalità. La cultura ci sorregge nella nostra capacità di immaginare fin d’ora il tempo nuovo, offrendoci criteri divenuti universali. La sfida è caratterizzata anche dal saper far migrare e incarnare i valori dei patti fondativi delle società contemporanee nelle architetture informatiche, che disegnano e influenzano in modo determinante le nostre società».

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Concessioni balneari, cosa prevede la sentenza europea e cosa farà il governo Meloni

venerdì, Aprile 21st, 2023

di Marco Galluzzo

Il governo già al lavoro: si pensa a un decreto a un ddl di iniziativa governativa

Concessioni  balneari, cosa prevede la sentenza europea e cosa farà il governo Meloni
Imagoeconomica

Ufficialmente, venerdì scorso, nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi fra Giorgia Meloni e il commissario Ue al Mercato unico, Thierry Breton, non si è parlato di concessioni balneari. Eppure ieri mattina una portavoce della Commissione ha dichiarato di fronte alla stampa europea — anche se poi ha parzialmente ritrattato — che la presidente del Consiglio, nel corso di quel faccia a faccia, ha assicurato al commissario che l’Italia adeguerà presto la sua legislazione alle direttive europee sulle concessioni balneari.

Di sicuro in tanti aspettavano l’apertura di una procedura di infrazione per l’Italia, due giorni fa: una lettera sarebbe stata già scritta dalla Commissione, ma sembra che all’ultimo istante le autorità di Bruxelles abbiano preferito soprassedere. Forse perché il governo italiano ha dato garanzie che entro l’estate la questione sarà chiusa una volta per tutte. Forse perché è stato direttamente il capo del governo a impegnarsi. A Palazzo Chigi non confermano, ma nemmeno smentiscono.

Di sicuro nella staff della presidente del Consiglio dicono che la sentenza della Corte di Giustizia europea era ampiamente attesa per i contenuti e che a questo punto al governo italiano non resta che intervenire con un provvedimento ad hoc. Ci si sta già lavorando, anche se non è chiara la formula che verrà scelta, quella del decreto legge o del disegno di legge di iniziativa governativa. I nodi aperti sono i tempi e il modo.

Di sicuro occorre fare in fretta, anche per il caos normativo che al momento domina la materia: la sentenza della Corte infatti si applica direttamente, fa premio sulla legislazione nazionale e invita in modo esplicito gli enti locali italiani a disapplicare le norme interne che risultano in contraddizione con la direttiva europea e l’esigenza di mettere a gara le concessioni balneari. Da 13 anni Bruxelles prova ad allineare l’Italia agli altri Paesi europei, finora senza successo.

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