Archive for Maggio, 2023

Troppi disoccupati, serve una vera riforma

martedì, Maggio 2nd, 2023

Elsa Fornero

Se il governo non avesse, un po’ furbescamente, scelto proprio il Primo maggio per decidere provvedimenti che, a suo avviso, dovrebbero rilanciare l’occupazione (e di certo ne abbiamo bisogno!) si sarebbe forse potuto, per una volta, alzare lo sguardo per cercare, tutti insieme, la strada da percorrere per rendere il lavoro motore non soltanto di crescita economica ma anche di coesione sociale, come raccomandato dal Presidente Mattarella. L’occasione sembra purtroppo persa con il governo che non vede l’ora di celebrare lo smantellamento del reddito di cittadinanza (nelle parole assai più che nei fatti) e inventa ogni giorno nuove, fantasiose sigle per interventi, spesso di breve durata, che sembrano destinati più ad affrontare emergenze che non a disegnare un serio percorso di medio periodo. E con l’opposizione che finisce nella trappola della polemica continua, senza presentare una vera e propria “agenda per la piena occupazione e per salari dignitosi”, inclusiva di un nuovo welfare per il lavoro in grado di integrare marginalizzati ed esclusi (giovani e donne, soprattutto). Certo, non è facile da costruirla, e ancor meno realizzarla ma frenerebbe lo scivolamento del Paese nella spirale di povertà e diseguaglianza crescenti e consentirebbe un’inversione di rotta.

Occorre guardare lontano. Il che significa anzitutto domandarsi se e quanto siamo preparati ad affrontare il cambiamento che già investe il mondo del lavoro, e che accelererà in futuro. Un primo tassello è dato dall’elenco delle nuove professioni, impensabili all’inizio del Millennio e divenute oggi lavori ben remunerati e socialmente considerati, in campi non più confinati nei laboratori di ricerca, come la robotica, l’intelligenza artificiale, le biotecnologie, la genomica, lo sviluppo di materiali avanzati. Dal vertice annuale di Davos alla McKinsey, le più note analisi delle nuove professioni citano (spiace per Rampelli ma qui le traduzioni dall’inglese sono spesso carenti): social media manager, influencer, data analyst, esperti di cyber-security o di bitcoin, piloti di droni, tecnici dell’auto senza conducente (manca l’armo-cromista ma è solo questione di tempo); senza dimenticare, però, all’altro estremo dello spettro, i nuovi sfruttati del lavoro su piattaforma digitale, come i “riders”, per i quali mancano contratti adeguati e spesso anche minimi salariali. Sempre per gli analisti del futuro, più di due terzi dei bambini nati nell’ultimo decennio, svolgeranno un lavoro oggi ancora inesistente oppure largamente ignorato.

Le transizioni tecnologiche, soprattutto quando affrontate sulla difensiva e con scarsa competenza, lasciano sul campo molti perdenti e provocano lacerazioni sociali. E’ compito della politica cercare di mitigarle, senza tuttavia perdere di vista l’obiettivo finale di accompagnare il cambiamento, facendo in modo che esso porti benefici al maggior numero di persone, attraverso una loro adeguata partecipazione alla vita economica e un reddito dignitoso.

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Re Carlo, dall’olio di Gerusalemme al trono, dalle due carrozze al “caso Harry”: tutti i dettagli della “Operazione Globo” tra tradizione e novità

martedì, Maggio 2nd, 2023

Antica più di mille anni, la cerimonia di incoronazione di Carlo III e la regina consorte Camilla, durerà circa due ore e sarà officiata dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, nella solenne cornice dell’abbazia di Westminster.

I cinque momenti dell’incoronazione
Sono previste cinque fasi distinte: il riconoscimento, il giuramento, l’unzione, l’investitura e l’intronizzazione. Il rito rispetterà pienamente la tradizione, ma con alcune novità per sottolineare il rispetto di tutte le fedi e comprenderà un giuramento corale di fedeltà al re, che potrà essere pronunciato da tutti i britannici.

L’ingresso di Carlo alle ore 11
Carlo III entrerà nell’abbazia poco prima delle 11 del 6 maggio (mezzogiorno in Italia) attraverso la Great West Door. Si prevede che indosserà un’uniforme militare, invece dell’abito regale con scarpini e calze di seta di suo nonno re Giorgio VI.

Una processione reale accompagnerà il sovrano sino al Coronation Theatre in fondo all’abbazia. Fra i paggetti vi saranno il principino George, primogenito di William e Kate, destinato un giorno a diventare re, assieme ai nipotini di Camilla, Lola, Eliza, Gus, Louis e Freddy.

La musica scelta dal sovrano
La musica dell’intera cerimonia è stata scelta personalmente dal re e comprende 12 brani creati per l’occasione, fra cui una composizione di Andrew LLoyd Webber e un’altra di musica greco ortodossa, in memoria del padre del sovrano, principe Filippo, nato in Grecia. Per la prima volta non vi saranno inni solo in inglese, ma anche in gallese, gaelico scozzese e gaelico irlandese, altre lingue parlate nel Regno Unito.

Le fasi più importanti della cerimonia
La cerimonia vera e propria inizierà con il «riconoscimento». Re Carlo verrà presentato «al popolo» dall’arcivescovo di Canterbury, che lo proclamerà «indubbio re».

La congregazione risponderà con il grido: «Dio salvi il re», seguito dal suono delle trombe. Successivamente Carlo giurerà sul Vangelo di rispettare la legge e la Chiesa d’Inghilterra. Il testo dei tre giuramenti, compreso l’impegno a mantenere «la religione riformata protestante», non cambierà, ma l’arcivescovo sottolineerà che la Chiesa d’Inghilterra vuole creare un contesto in cui «le persone di tutte le fedi possono vivere liberamente».

Il trono
A questo punto il sovrano siederà sulla Coronation Chair, un sedile di legno risalente al 1300, sul quale sono stati incoronati 26 monarchi. Fu realizzato per ordine di re Edoardo I per contenere la Pietra del Destino, antico simbolo della monarchia scozzese.

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Fisco, precompilata 2023 online da oggi con la novità della delega: invio dall’11 maggio

martedì, Maggio 2nd, 2023

Sandra Riccio

Prende il via da oggi la Dichiarazione dei Redditi Precompilata 2023. Da questo pomeriggio le dichiarazioni già compilate dall’Agenzia delle Entrate potranno essere consultate. Il passo successivo arriverà giovedì 11 maggio quando sarà possibile accettare, modificare e inviare il 730 e il modello Redditi.

Quest’anno la Precompilata è accompagnata da importanti novità: la Precompilata sarà più semplice da utilizzare, grazie alla possibilità di delegare una persona di fiducia sia online che in videocall. Si tratta di una novità che in molti aspettavano.

Da quest’anno l’Agenzia delle Entrate dispone di nuovi dati, oltre a quelli che raccoglie per la compilazione, come spese mediche e sanitarie, premi assicurativi e certificazioni uniche di lavoratori dipendenti e autonomi, dati sui mutui e così via. L’elenco è lungo ci sono anche spese veterinarie e i contributi versati alle forme di previdenza complementare fino alle spese funerarie. Quest’anno saranno utilizzati nuovi dati: corsi post-diploma presso istituti statali di alta formazione e specializzazione artistica e musicale, spese per canoni di locazione, spese di intermediazione per l’acquisto di immobili adibiti a prima casa. Tutte informazioni che si aggiungono a quelle già presenti negli anni scorsi, come ad esempio i contributi previdenziali e assistenziali, quelli versati per i lavoratori domestici, le spese universitarie, per gli asili nido, le spese per gli interventi di ristrutturazione e di efficentamento energetico.

Il consiglio è di controllare sempre tutte le spese inserite nella Precompilata. Il rischio è di perdere detrazioni o deduzioni.

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Il video di Meloni (al posto della conferenza stampa) in cui nulla è lasciato al caso: gli oggetti, i gesti, lo sguardo

martedì, Maggio 2nd, 2023

di Monica Guerzoni

Girato con i consulenti social e la supervisione del capo ufficio stampa Sechi dopo il Consiglio dei ministri

Inedito il Consiglio dei ministri convocato nel giorno della Festa dei lavoratori e inedito anche il video. Per tre lunghi minuti una Giorgia Meloni in blazer nero senza maniche e camicia bianca attraversa le stanze di Palazzo Chigi, guarda fisso in macchina e cerca di bucare lo schermo, entrando direttamente nelle case degli italiani.

Uno spot senza domande, al posto della tradizionale conferenza stampa che molti rimproverano alla premier di non fare (quasi) mai. Questa volta senza alcun rimpianto. E non è, a sentire la premier, paura delle domande, è che «il 2 maggio i giornali cartacei non escono e qualcuno avrebbe polemizzato se avessi fatto una conferenza stampa senza stampa…».

Eccolo, allora, il video in cui la presidente del Consiglio si dice «profondamente fiera» delle nuove norme sul lavoro, che mandano in archivio il reddito di cittadinanza e tagliano per sei mesi il cuneo fiscale per gli stipendi fino a 35 mila euro. Meloni solca con passo cadenzato il parquet scricchiolante di ben quattro sale, si lascia alle spalle marmi, affreschi e arazzi, apre porte stuccate d’oro e loda con tono enfatico il governo per «il più importante taglio delle tasse degli ultimi decenni».

Ecco lo studio del capo dell’esecutivo, con le tre pigne verde bianca e rossa sulla scrivania, il ritratto di Meloni in cornice e la copia di un capolavoro di Raffaello Sanzio, la celebre Madonna della seggiola. Si vede anche la prima pagina di Libero, del giorno dopo l’insediamento a Palazzo Chigi a ottobre, col titolo «È successo davvero».

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Carlo Rovelli contro Guido Crosetto sulle armi e le scuse di Ambra al Concertone del Primo Maggio

martedì, Maggio 2nd, 2023

di Redazione Online 

Il fisico sul palco del Concertone attacca il ministro della Difesa: «È stato vicinissimo a una delle più grandi fabbriche di armi nel mondo, Leonardo. Stiamo andando verso una guerra che cresce»

carlo rovelli

Carlo Rovelli è stato il protagonista degli interventi “parlati” del Concertone. Il fisico, nell’unico passaggio veramente polemico della giornata, solitamente contraddistinta dal dibattito, è si è scagliato contro le spese militari in Ucraina e i «piazzisti di strumenti di guerra» che costruiscono strumenti di morte «per ammazzarci l’un l’altro. Stiamo andando verso una guerra che cresce e, invece, di cercare soluzioni i Paesi si sfidano, invadono, soffiano sul fuoco della guerra e la tensione internazionale non è mai stata così alta come adesso». 

Nel suo lungo messaggio pacifista, Rovelli ha puntato il dito contro il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che in passato è stato presidente della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza: «In Italia, il ministro della Difesa è stato vicinissimo a una delle più grandi fabbriche di armi nel mondo, Leonardo. Il Ministero della Difesa deve servire per difenderci dalla guerra, non per fare i piazzisti di strumenti di morte». 

«Tutti dicono pace – ha continuato il divulgatore che non è mai stato d’accordo con la fornitura di armi all’Ucraina -,  ma aggiungono che bisogna vincere per fare la pace, volere la pace dopo la vittoria vuol dire volere la guerra. E il Governo italiano sta decidendo di mandare una portaerei a fare i galletti davanti alla Cina, queste sono le scelte che rischiano di distruggere le nostre vite 

«Questo non è il mondo che ci piace – conclude Rovelli con un invito ai giovani -: il mondo non è dei signori della guerra, ma vostro, perché siete tantissimi e il mondo potete cambiarlo, insieme, potete fermare la distruzione del Paese, potete fermare i signori della guerra, costruire un mondo lavorando assieme per risolvere i problemi. Sognate un mondo migliore e costruitelo, non vivete nell’attesa di sogni irrealizzati. Non abbiate paura di imbrattare i muri, cambiate questo mondo»

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Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 2 maggio | Casa Bianca: 100 mila soldati russi morti da dicembre

martedì, Maggio 2nd, 2023

di Lorenzo Cremonesi, inviato, Paolo Foschi e Redazione Online

Le notizie sulla guerra di martedì 2 maggio, in diretta. Kyiv Independent: «Uccisi due cittadini canadesi vicino a Bakhmut»

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 2 maggio | Casa Bianca: 100 mila soldati russi morti da dicembre
Soldati ucraini in addestramento a Kharkiv (Afp)

• Secondo gli Usa è disastroso il bilancio per la Russia della guerra: come riferito da John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Mosca ha perso da dicembre, centomila uomini, di cui 20 mila del gruppo Wagner . E l’offensiva nel Donbass sarebbe da considerarsi ormai fallita.
• La notte di missili russi su tutta l’Ucraina non scoraggia Kiev: «Pronti alla controffensiva»
• I sabotatori delle ferrovie russe arrestati: la battaglia dietro le linee.

Ore 08:28 – Yermak: «Intere generazioni di russi pagheranno per i danni provocati all’Ucraina»

In un post su Telegram, Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino, ha affermato che le future generazioni di russi dovranno pagare per le azioni compiute dalla loro nazione durante la guerra, includendo i danni ambientali causati al territorio ucraino. Yermak ha sottolineato che la Russia dovrà rispondere per tutto ciò che ha causato, compresi i danni alle infrastrutture e le perdite umane, nonché per i rapimenti di bambini. Inoltre, ha avvertito che le generazioni future di russi non avranno scelta se non quella di pagare il prezzo delle azioni del loro paese, e saranno gravati dalla responsabilità di essere discendenti dei terroristi russi che hanno commesso il genocidio del popolo ucraino. Yermak ha concluso dicendo che non ci sarà modo per i discendenti dei terroristi russi di nascondersi da questa vergogna in qualsiasi parte del mondo.

Ore 08:22 – Isw: Mosca informa la popolazione degli attacchi in Ucraina per ridurre l’ansia nel Paese

Secondo quanto riportato da Ukrainska Pravda, l’Istituto per lo studio della guerra (Isw), ha riferito che il ministero della Difesa russo ha iniziato a fornire informazioni sugli attacchi missilistici in territorio ucraino, al fine di ridurre l’ansia nel paese riguardo alla prevista controffensiva di Kiev. L’Isw ha citato l’esempio dell’attacco russo contro Pavlograd nella notte tra il 30 aprile e l’1 maggio, affermando che il ministero della Difesa russo ha dichiarato che l’attacco ha preso di mira le strutture militari-industriali ucraine e ha interrotto la produzione di risorse militari. Gli esperti del think-tank hanno inoltre osservato che il ministero della Difesa russo ha recentemente cambiato la sua retorica, pubblicizzando ampiamente le sue campagne di attacchi, probabilmente per mostrare un approccio proattivo a fronte della crescente preoccupazione nel media russo riguardo a una possibile controffensiva ucraina.

Ore 08:20 – Scholz: «Le armi tedesche in Ucraina non devono essere utilizzate per attaccare la Russia»

L’Ucraina non deve utilizzare le armi che ha ottenuto dalla Germania per attaccare la Russia. È quanto dichiarato dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz, come riferisce il quotidiano «Handelsblatt». Il capo del governo federale ha evidenziato come la stessa posizione sia tenuta dagli altri Stati che forniscono aiuti militari all’ex repubblica sovietica. Per Scholz, è necessario «fare di tutto» al fine di evitare una guerra tra la Russia e la Nato.

Ore 07:54 – Dalla Russia: «Le forze ucraine hanno bombardato la regione russa di Bryansk»

Il governatore di Bryansk, Alexander Bogomaz, ha riferito su Telegram che in mattinata le forze armate ucraine hanno bombardato il villaggio di Kurkovichi, situato nella regione russa di Bryansk vicino al confine con l’Ucraina. Ciò è accaduto un giorno dopo che un’esplosione ha fatto deragliare un treno merci nella stessa regione. Bogomaz ha precisato che non ci sono state vittime nel bombardamento, ma un’abitazione è stata colpita dal fuoco. Le operazioni di soccorso sono in corso sul luogo dell’incidente.

Ore 07:53 – Kyiv Independent: «Uccisi vicino a Bakhmut due cittadini canadesi»

Il Kyiv Independent ha riportato su Twitter che due cittadini canadesi sono stati uccisi in una azione nei pressi di Bakhmut, una città dell’oblast di Donetsk che da tempo è al centro dei combattimenti tra le forze ucraine e quelle russe d’invasione.

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“I 40mila sbarcati? Un amaro antipasto. Il peggio arriverà con il bel tempo”

lunedì, Maggio 1st, 2023

Fabrizio De Feo

Ministro Nello Musumeci, lei a Catania ha detto che sull’emergenza sbarchi «ancora non abbiamo visto niente».

«Spero di sbagliarmi ma l’allarme nasce da due considerazioni: lo storico degli ultimi 10 anni conferma come i movimenti maggiori si determinino tra luglio e settembre. Poi la condizione della Tunisia che è particolarmente grave, la nuova rotta della Cirenaica e il grande punto interrogativo della rotta turca perché non è da escludere che il calvario di Cutro possa diventare una nuova rotta. Senza dimenticare la rotta dei Balcani. Tutti questi elementi fanno pensare che i 40mila arrivati dal primo gennaio siano soltanto un antipasto amaro».

Lei invoca anche una reale collaborazione dell’Unione Europea. Pensa che Bruxelles questa volta si muoverà?

«Essere diffidenti o scettici è un diritto più che giustificato. Inutile nasconderci dietro un dito. Da 20 oltre anni l’Europa non ha una politica seria per il Mediterraneo. Abbiamo consentito che i veri padroni dell’Africa diventassero i cinesi e i russi. Sarebbe scorretto non prendere atto che da Bruxelles sono arrivati segnali verso gli appelli lanciati dal presidente Meloni. Che si possano tradurre in azioni concrete lo vedremo nelle prossime settimane».

Non sarebbe interesse dell’Europa intervenire?

«Certamente, se vuole riprendere un minimo di protagonismo nel Mediterraneo. Sottoscrivere accordi con i Paesi di partenza anche con impegni finanziari come fatto con la Turchia, rivedere il trattato di Lisbona, ormai vecchio di 33 anni, impedire la partenza di questi nostri fratelli disperati dopo avere neutralizzato la mafia degli scafisti significa definire un nuovo metodo di flussi. Gli immigrati possono arrivare in Europa in sicurezza senza pagare la tangente e con un minimo di abilità professionale con cui inserirli nei cicli produttivi delle imprese non solo italiane».

Lo stato di emergenza può essere utile?

«L’11 aprile si è determinato un ingolfamento assolutamente preoccupante che ha rischiato di determinare un collasso del sistema dell’accoglienza. Dichiarare lo stato di emergenza nazionale per calamità umanitaria è stata una necessità. Non è un toccasana, non è la soluzione, è uno degli strumenti operativi di cui c’è bisogno per evitare che queste persone disperate debbano vivere negli hotspot in condizioni di ulteriore disagio. Spero, anzi sono certo che i presidenti di regione faranno rete per offrire, ove necessario, strutture di accoglienza, senza più grandi concentramenti tipo Cara di Mineo, ma con una distribuzione più diffusa».

Pnrr, revisione del Patto di stabilità, immigrazione. È nel rapporto con l’Europa la chiave del futuro del governo Meloni?

«No, non sarei così drastico. Giorgia Meloni è riuscita a conquistare attenzione da parte dell’Ue molto meglio e più di alcuni suoi predecessori. Tanto il Pnrr quanto il Patto di Stabilità sono temi assai delicati al tavolo europeo su cui stiamo operando d’intesa con i colleghi Giorgetti e Fitto. Serve grande senso di responsabilità perché si tratta per il Pnrr di denaro ottenuto in prestito le cui rate di rimborso peseranno sulla testa dei nostri figli e nipoti».

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Decreto Lavoro, taglio del cuneo fino al 7%: nella busta paga 100 euro in più

lunedì, Maggio 1st, 2023

Filippo Caleri

Taglio del cuneo fiscale, cioè della differenza tra il salario lordo in busta paga e quello effettivamente percepito, salirà al 7% per i redditi fino a 25 mila euro. E del sei per chi guadagna da questa soglia a 35mila euro annui. Un risparmio che sarà garantito da luglio a dicembre. Ma anche norme più stringenti per la sicurezza degli occupati e la riforma del reddito di cittadinanza. Sono le misure che ieri il premier Meloni ha illustrato ai sindacati convocati a Palazzo Chigi sul dl e ddl dedicati all’occupazione che saranno stamani sul tavolo del consiglio dei ministri.

Un confronto giudicato dal capo del governo «molto importante» su interventi che «variamo in un giorno simbolico e sui quali riteniamo utile un confronto preventivo con le organizzazioni sindacali». Quello del 1 maggio, ha aggiunto, «non è un appuntamento una tantum ma un ulteriore segnale del fatto che il governo ritiene il confronto con le parti sociali molto importante, in un momento particolare in cui abbiamo tante sfide da affrontare per la nostra nazione». Non è stato però un incontro molto facile. Buona parte dell’introduzione è stata dedicata alla polemica tra il segretario della Cgil Maurizio Landini e il presidente del consiglio sull’opportunità di varare i testi il primo maggio.

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Palazzo Chigi, si tratta ma è solo propaganda

lunedì, Maggio 1st, 2023

Alessandro De Angelis

Difficile che potesse andare diversamente l’incontro del governo con i sindacati, viste le premesse, compresa la nota polemica del premier rivolta a Maurizio Landini. La convocazione, alle sette di sera del giorno antecedente al consiglio dei ministri, non è per confrontarsi, ma per raccontare ciò che si è già deciso. Insomma, da un lato c’è una classica presa in giro con l’idea (propagandistica) di proporre una “narrazione” del governo sul tema lavoro, alla vigilia del Primo maggio. Dall’altro, per le modalità con cui si è svolto, un suo utilizzo dalla controparte col medesimo scopo, in questo caso per dare una scaldatina alla piazza. La lettura alla premier dei tweet con cui, in questi anni, ha insolentito i sindacati, la presenza di una giovane precaria insieme ai segretari confederali: rispetto all’ormai desueta dinamica novecentesca, la dimensione dominante è quella esclusivamente comunicativa.

Di essa fa parte l’ennesimo proposito di una “mobilitazione”, più predicata che praticata finora, sin dal congresso della Cgil, di cui tuttavia continua a mancare una precisa piattaforma rivendicativa, fatta di proposte precise su cui gestire il conflitto, misurando su questo la propria soggettività sociale nel paese, in primis verso i datori di lavoro, vero punto debole del sindacato attuale. Che, a differenza dei sindacati francesi, tedeschi e inglesi, da “controparte” levatrice del conflitto sociale, in Italia è diventato, non oggi, “istituzione”. E quindi parte dello Stato sociale in crisi. Infatti sposta la questione redistributiva e salariale tutta sul tema del fisco, e dunque del rapporto col governo anche in un paese in cui negli ultimi dieci anni ha visto quintuplicare il numero dei poveri e decuplicare quello dei ricchi.

Si vedrà se questo pezzo di controriforma del lavoro possa rappresentare l’inizio di una nuova stagione sindacale (di lotte, si sarebbe detto una volta). Che non sia solo la richiesta di “ascolto” rivolta a chi non ha alcuna intenzione di farlo. Dietro la mancia di cinque mesi sul cuneo, il punto centrale delle misure messe in campo è un allargamento della precarietà, ovvero la piena accettazione del punto di vista delle imprese e del mercato, dal sapore quasi luterano in quanto a ostilità ai poveri. Quel primato della compatibilità sul bisogno che rappresenta il cuore del conflitto sociale risvegliatosi in Europa a colpi di scioperi generali: in Francia contro Macron, in Gran Bretagna sin da quelli di Natale, in Germania recentemente paralizzata come non si vedeva da trent’anni. Proprio sulla parola “sciopero” e sulla parola “salario” si misura uno scarto, rispetto al quadro europeo, tutto italiano.

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Pietro Orlandi: “Su Wojtyla non mi scuso, lui sapeva la verità su Emanuela. Se il Vaticano vuole, l’inchiesta può durare pochissimo”

lunedì, Maggio 1st, 2023

«Se il Vaticano vuole, l’inchiesta può durare pochissimo»: Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, cittadina vaticana scomparsa nel 1983 a 16 anni, non si arrende e oggi a Verissimo ha nuovamente sollecitato una indagine che faccia luce, dopo 40 anni, su quello che può essere successo alla sorella. «La sento viva», dice. «Quella cosa che Wojtyla uscisse di nascosto la sera – dice Pietro Orlandi – era una frase che dicevano tutti quanti. Io non ho offeso nessuno e per questo non mi sono mai scusato. Ho riportato le parole di un audio, non mie, in cui si fanno dichiarazioni pesanti su Papa Wojtyla e sulla questione di Emanuela. Ho ritenuto opportuno farle ascoltare al promotore di giustizia affinché sentano questa persona». Lo ha detto Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, a Verissimo su Canale 5. «Quando vado a trovare mia madre lei mi chiede sempre “ma allora Emanuela l’hai trovata?” Lei aspetta sempre la bella notizia, che prima o poi arriverà, sono sempre ottimista».

Orlandi si riferisce a un dossier, sulla cui autenticità ci sono opinioni molto discordanti, che racconterebbe nel dettaglio quello che è accaduto alla sorella Emanuela fin dai primi momenti della scomparsa: «Lo vide il cameriere del Papa, Paolo Gabriele che era amico mio, e lo stesso padre Georg lo disse al mio avvocato, le disse “il dossier c’è ma sta in segreteria di Stato”, quindi quando ora dice che lui non ce l’ha è vero».

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