Archive for Maggio, 2023

È morta Maria Giovanna Maglie, la giornalista aveva 70 anni

martedì, Maggio 23rd, 2023

di Redazione Online

Maglie aveva parlato della sua malattia lo scorso dicembre. È morta oggi a Roma, al San Camillo Forlanini

È morta Maria Giovanna Maglie, la giornalista aveva 70 anni

Maria Giovanna Maglie è morta martedì 23 maggio: la giornalista e opinionista aveva 70 anni. A dare l’annuncio, su Twitter, Francesca Chaouqui: «Ero accanto a lei, ha lottato fino alla fine come sempre».

Lo scorso dicembre Maglie aveva parlato della sua malattia e degli interventi chirurgici a cui era stata sottoposta.

Il lungo calvario della giornalista era iniziato a dicembre dello scorso anno. «Ero in tv, la notte della maratona elettorale, ospite a Quarta Repubblica… A un certo punto mi si è come spenta la luce». Maglie raccontò così in una intervista al Corriere. dal suo letto d’ospedale, il momento più difficile della sua vita. Il cuore della giornalista stava per cedere. Un intervento d’urgenza all’European hospital di Roma le salvò la vita. Sembrava tutto risolto, poi sono arrivate le complicazioni: «Una dopo l’altra, una maledizione».

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E nessuno parlò

martedì, Maggio 23rd, 2023

di Massimo Gramellini

Se fosse vero, ma non può esserlo, ci sarebbe da uscirne pazzi. Il manager Gianni Mion ha dichiarato in tribunale che nel 2010, otto anni prima del crollo, si tenne una riunione con i massimi dirigenti del gruppo Autostrade, durante la quale i tecnici rivelarono l’esistenza di un difetto che metteva a repentaglio la stabilità del ponte di Genova. Nessuno dei presenti batté ciglio.

Nessuno tranne Mion, che volle sapere a chi spettasse certificarne la sicurezza. E quando gli fu risposto «ce la certifichiamo da soli», non aggiunse nulla per paura di perdere il posto. Se fosse vero, ma non può esserlo, toccherebbe aggrapparsi alla speranza che fosse lui, Mion, l’unico reprobo. E che tutti gli altri non avessero sentito niente, persi dentro gli smartphone o nei loro pensieri.

Perché la notizia che il ponte, il tuo ponte, rischia di spezzarsi come un grissino dovrebbe terrorizzare persino il più cinico degli amministratori, non foss’altro perché lì sopra potrebbe passarci anche l’auto dei tuoi figli. O la tua. Se fosse vero, e non ne hanno parlato prima del crollo, ci sarebbe già da uscirne pazzi. Ma, se fosse vero, come reggere alla scoperta che non ne hanno parlato neanche dopo?

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Crollo del ponte Morandi, Gianni Mion e la rottura con i Benetton: «Eravamo incompetenti»

martedì, Maggio 23rd, 2023

di Andrea Pasqualetto

Lo storico braccio destro della famiglia di Ponzano: «Gli avvocati chiedono che io venga indagato per quel che ho detto? Facciano pure, è solo la verità». Il procuratore: «Valuteremo»

Crollo del ponte Morandi, Gianni Mion e la rottura con i Benetton: «Eravamo incompetenti»

«Sono a Strasburgo, ho letto anch’io di queste dichiarazioni e devo dire che la cosa non passa inosservata, almeno nei termini in cui sono state riportate. Parlerò con i miei colleghi venerdì prossimo, chiederò la trascrizione integrale della deposizione del testimone e decideremo il da farsi». Il procuratore di Genova Nicola Piacente vedrà cioè se ci sono davvero i presupposti per indagare Gianni Mion, lo storico braccio destro della famiglia Benetton che ha riconosciuto di aver sentito parlare di rischio crollo fin dal 2010. L’aveva già detto ai pm nel corso delle indagini preliminari ma ieri, in aula, ha circostanziato la cosa, ci ha aggiunto un paio di aggettivi e l’effetto è stato dirompente.

Il rapporto

Mion e i Benetton, un rapporto strettissimo fin dai tempi in cui il core business del gruppo di Ponzano era l’abbigliamento. «Entrai nel 1986 in Edizione e la volontà era quella di diversificare il portafoglio», ha ripercorso velocemente la storia finanziaria della quale è stato uno dei protagonisti. Maglioni, sport, Piazza Affari e quel pallino di Gilberto Benetton: Autostrade. «Ma la verità è che eravamo incompetenti e le cose migliori le abbiamo fatte quando avevamo dei soci che ci aiutavano a capire». Questo pensiero d’incompetenza era emerso in modo chiaro dalle intercettazioni disposte dalla Procura di Genova dopo il disastro del Morandi, che hanno messo a nudo un quadretto familiare e del management non proprio idilliaco. «C’è poco da fare, il clima è questo e adesso bisogna inventarsi qualcuno che affianchi i Benetton perché il vero problema è la loro inettitudine… non c’è stata la minima presa di coscienza», sottolinea Mion in una chiacchierata. Nelle conversazioni si parla di Franca Benetton che «dice delle cose e dopo cinque minuti dice l’opposto, non stimola gli investimenti, le piacciono anche i dividendi…»; di suo cugino Alessandro che «adesso vuole i soldi perché lui ha un progetto, dice che è imprenditore e che gli altri non capiscono niente, mamma mia, pensano solo ai c… loro»; di Sabrina che scalpita e «incontra Franca ma i loro discorsi non sono mai molto concreti».

«Ero un surrogato»

L’anima finanziaria del gruppo era Gilberto, padre di Sabrina, deceduto due mesi dopo la tragedia. Era lui il collante, l’artefice della crescita esponenziale delle attività. Fra Gilberto e gli amministratori gravitava Mion, ad di Edizione, poi consigliere di Atlantia e di altre società, un po’ ufficiale di collegamento con le varie realtà aziendali. «Monitoravo il lavoro dei cda, indicavo consiglieri, direttori… — ha spiegato ieri — mi sono sempre considerato un surrogato dell’azionista, che cercavo di supportare in tutti i modi. In alcuni frangenti ritenevo di avere più mestiere io… Ma Autostrade era una cosa troppo difficile per noi e per i miei azionisti».
In un’intercettazione Mion parlava così del Morandi: «Quando io ho chiesto all’ingegner Castellucci e ai suoi dirigenti chi certificasse la stabilità e l’agibilità di questo ponte, mi è stato detto: ce lo autocertifichiamo». I dubbi erano nati durante una riunione di vertice: «Noi sapevamo che il ponte aveva un problema di progettazione, lo sapevamo. A quella riunione c’erano proprio tutti: i consiglieri di amministrazione di Atlantia, gli ad, il direttore generale, il management e loro hanno spiegato che quel ponte aveva una peculiarità di progettazione che lo rendeva molto complicato. Un ponte molto originale ma problematico».

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“Questi attivisti ripetono solo banalità. I veri ambientalisti? Quelli che spalano”

lunedì, Maggio 22nd, 2023

Francesco Curridori

«Non credo che queste azioni siano utili al Paese. Sarei felice di sentirli affrontare il problema discutendo di contenuti scientifici e non di slogan prefabbricati a buon prezzo al mercato delle banalità». Alberto Prestininzi, professore di previsione, prevenzione e controllo dei rischi geologici dell’università La Sapienza di Roma, che nel corso di una puntata di Piazza Pulita era stato contestato dall’attivista Chloe Bertini, commenta così l’azione di eco-vandalismo compiuta dai ragazzi di Ultima Generazione a Fontana di Trevi.

Cosa pensa di questi ragazzi?

«Questi giovani sono, in parte, il prodotto dei talk show. Se questi importanti temi, caratterizzati da un forte connotato scientifico, fossero affrontati nei luoghi deputati al confronto accademico probabilmente questi ragazzi sarebbero costretti a studiare e, quasi certamente, potrebbero dare un contributo vero alla soluzione di questi problemi. Questi ragazzi che vengono invitati nei talk show e, per la maggior parte, sono in buona fede. Per questo ritengono che la soluzione sia quella di partecipare a questi spettacoli dove il contenuto tecnico è inesistente. Per aumentare la loro visibilità fanno queste manifestazioni, forse mal consigliati da cattivi maestri. Di certo con queste attività non forniscono alcun contributo al Paese e non fanno fare bella figura ai giovani. Le attività giovanili da additare come esempio sono, a mio avviso, quelle di quei volontari che abbiamo visto in questi giorni in Emilia-Romagna. Ai miei tempi, molti di noi, hanno partecipato al dopo alluvione di Firenze, una lezione di vita formidabile».

Cos’è successo in Emilia-Romagna?

«È successo ciò che succede dal 1900, da quando si possono registrare dati pluviometrici. Secondo questi dati, in Italia cadono mediamente 282 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno e siamo uno dei Paesi più piovosi d’Europa. Questa pioggia, però, non è distribuita uniformemente nei dodici mesi dell’anno, come succede in Gran Bretagna. Questo tipo di comportamento, interagendo con le naturali condizioni geologiche, ha creato in molti millenni un reticolo idrografico fatto da corsi d’acqua molto brevi, con alveo molto acclive che, dall’Appennino, porta l’acqua al mare percorrendo poche decine di chilometri con una velocità elevata.

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Assalto dei vandali alla Fontana di Trevi. Ma stavolta protesta anche la sinistra

lunedì, Maggio 22nd, 2023

Massimo Malpica

Assalto dei vandali alla Fontana di Trevi. Ma stavolta protesta anche la sinistra

Ultima generazione colpisce ancora, ma le azioni degli eco-attivisti sono sempre più impopolari. E ora anche la sinistra se la prende con gli ecovandali, chiedendo di lasciar perdere i monumenti. Ieri nove attivisti del movimento sono entrati nella Fontana di Trevi versando carbone vegetale e annerendo in parte l’acqua del celebre monumento, per poi esporre lo stesso striscione «noi non paghiamo il fossile» già utilizzato nel blitz alla Barcaccia di piazza di Spagna, ad aprile. Stavolta però i romani e i turisti presenti hanno manifestato a loro volta la propria disapprovazione per la protesta degli attivisti contro il cambiamento climatico, facendo partire insulti e bordate di fischi, proseguiti finché i vigili urbani hanno interrotto il blitz entrando in acqua e portando fuori i manifestanti.

E, come detto, pure la sinistra sembra essersi stancata dei metodi scelti dai giovani attivisti di Ultima generazione. A cominciare dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che pur sollevato per la presenza nella vasca di un impermeabilizzante che avrebbe messo al sicuro dal colorante il marmo, che invece è poroso («Non dovrebbero esserci danni permanenti», ha spiegato), ha preso di mira gli autori della protesta. «Basta con queste assurde aggressioni al nostro patrimonio artistico. Oggi imbrattata la Fontana di Trevi. Costoso e complesso il ripristino, sperando che non ci siano danni permanenti. Invito gli attivisti a misurarsi su un terreno di confronto senza mettere a rischio i monumenti», ha commentato a caldo il primo cittadino, che ha poi spiegato come l’assalto ai monumenti sia «del tutto controproducente anche rispetto a una battaglia ambientale» perché, ha continuato il sindaco, «si danneggia l’ambiente per ripristinare, e quindi dal punto di vista comunicativo la contraddizione è evidente». Nello specifico, Gualtieri ha ricordato che ripulire la celebre fontana «costerà molto tempo ed impegno». «Tante persone dovranno lavorare per rimuovere la vernice, appurarsi che non ci siano danni permanenti, come noi speriamo», ha aggiunto Gualtieri, per ricordare infine che l’intervento «costerà anche acqua, in quanto la fontana è a riciclo e quindi ora va svuotata, buttando via così 300mila litri d’acqua, pari alla sua capienza». Anche più duro l’assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor, che parla di «ennesima puntata della stucchevole telenovela che riguarda le fontane storiche di Roma imbrattate». «La città attacca Gotor è stanca di questi comportamenti sterili e autoreferenziali che danneggiano gravemente rendendola impopolare una battaglia giusta a favore dell’ambiente».

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Renzi: “Meloni riapra l’Unità di Missione, se vara norme sensate, le voteremo”

lunedì, Maggio 22nd, 2023

Carlo Bertini

Matteo Renzi salva (per ora) Giorgia Meloni, che in questa emergenza «si sta muovendo bene, come pure Stefano Bonaccini»; frusta Giuseppe Conte, che «si dovrebbe vergognare per aver chiuso l’Unità di Missione», iniziativa che «la premier dovrebbe copiare» invece di perdere tempo a cercare altri modi di prevenire i disastri. E liquida Carlo Calenda come «non adatto a fare il leader del Terzo Polo». Anticipando, in questa intervista, che oggi Italia Viva farà mettere ai voti un documento nell’assemblea del gruppo al Senato, per chiedere ad Azione una moratoria agli attacchi personali. Insomma, come sempre il leader di Italia Viva ne ha (quasi) per tutti.

Come si è mossa la premier sull’alluvione nelle more dei suoi impegni internazionali? Tempestiva o lenta?

«Nell’emergenza si stanno muovendo tutti bene. Meloni, Bonaccini, i sindaci. E soprattutto si stanno muovendo bene i professionisti del soccorso, i volontari e i cittadini. L’Italia nelle emergenze tira fuori sempre il meglio. Il nodo è un altro: qual è la strategia contro il dissesto. Noi avevamo fatto Casa Italia con Renzo Piano e le Unità di Missione, chiuse dallo sciagurato governo Conte Uno. Il mio suggerimento a Meloni è semplice: non ti inventare nulla, copia quello che ha funzionato. Se oggi Seveso, Bisagno e Arno sono fuori pericolo è perché c’è stato il lavoro dell’Unità di missione».

Ne ha parlato con Meloni o con qualcuno del governo?

«Per il momento non ho visto idee del Governo in materia. Siamo pronti ad ascoltare, ma esiste già un modello che funziona, quindi, perché aspettare?».

Se la premier propone cose sensate, le votate?

«Assolutamente sì e aggiungo che c’è una profonda differenza tra Pd e 5stelle: riconosco che sull’Unità di Missione ho sempre sentito un appoggio totale di tutto il Pd, nessuno escluso, così come fu sulle unioni civili, in cui il Pd fu compatto a favore. Loro sono stati dalla mia parte, i 5stelle sono sempre stati contro. C’è stato un asse “giallo-verde” inspiegabile…».

I Verdi di Bonelli chiedono di usare i miliardi destinati al Ponte, il Pd quelli del Pnrr. Concorda?

«Sono idee che vanno bene per prendere tre like sui social, ma tradiscono un concetto semplice: i soldi ci sono già. Per il dissesto ce ne sono persino più del necessario. Non si spendono solo perché regna una burocrazia asfissiante. L’unità di missione serviva a bypassare i lacci e lacciuoli. E lo stava facendo bene prima della chiusura».

L’ex ministro Costa di M5s ricorda il rapporto della Corte dei Conti sui ritardi delle procedure dell’Unità di missione e rilancia il loro schema di Strategia Italia, chiedendo di rivedere il codice degli appalti. Sbaglia?

«Costa e Conte dovrebbero vergognarsi. Purtroppo per loro “la rete non perdona”, come amavano dire i grillini della prim’ora. Sul web c’è la diretta di Sergio Costa che da Palazzo Chigi brinda per la chiusura dell’unità di missione, dicendo che il suo ministero adesso può scrivere la storia. Averla chiusa è l’atto più assurdo dei grillini al governo, persino più assurdo delle truffe sul reddito di cittadinanza e sul superbonus. Perché quelle truffe sono truffe singole: aver chiuso l’Unità di missione significa aver truffato il Paese».

La destra attacca la regione rossa per eccellenza, addebitando responsabilità al governatore Bonaccini sulla cementificazione. Il solito scaricabarile?

«Attaccare Bonaccini e sindaci in questo momento in cui non dormono e lavorano 24 ore su 24 per salvare il salvabile, significa andare oltre lo sciacallaggio e avventurarsi nella meschinità più totale. Il fango va spalato, non sparso in giro».

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Antonella Viola interrotta da un No Vax: “Sto pagando un prezzo molto alto. In Italia ogni volta che una donna competente parla c’è un uomo meno competente che la corregge”

lunedì, Maggio 22nd, 2023

DI ANNALISA CUZZOCREA

«Sono stata otto mesi sotto scorta. Sto pagando un pezzo davvero molto alto, ma le strade sono solo due. La prima è darla vinta a chi non sopporta che la scienza e soprattutto le donne di scienza parlino. Allora la soluzione è smettere di parlare e chiudersi in laboratorio. La seconda invece è esserci, con il coraggio di dire la verità. In Italia ogni volta che una donna competente parla, c’è un uomo meno competente che la corregge». Al Salone del Libro di Torino, durante la presentazione del suo nuovo libro “La via dell’equilibrio, Scienza dell’invecchiamento e della longevità”, edito da Feltrinelli, la ricercatrice e divulgatrice Antonella Viola è stata interrotta da un uomo che dal pubblico ha iniziato a contestarla per il suo sostegno alle vaccinazioni durante la pandemia di Covid.

Antonella Viola: “In Italia, se una donna competente dice qualcosa c’è sempre un uomo meno competente che la corregge”

«Antonella Viola è una donna coraggiosa, perché quando quell’uomo ha iniziato a urlarle contro lei ha fatto quello che ha sempre fatto in questi anni, ha ripetuto con calma le ragioni della scienza» ha commentato la vice direttrice Annalisa Cuzzocrea durante l’intervista nello stand de La Stampa. «Questa situazione mi costa molta fatica, molta energia che viene sottratta al mio lavoro, alla mia famiglia – continua Viola -. Ma è una scelta che ho fatto, e così la porto avanti».

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Pace e difesa, partita doppia in Europa

lunedì, Maggio 22nd, 2023

di Angelo Panebianco

Rileggere adesso la politica di Angela Merkel verso la Russia aiuta a capire quale è stata la vera «colpa» dell’Occidente, la sua vera responsabilità, nella guerra in Ucraina

Il summit del G7 in Giappone è stato soprattutto una presa d’atto. Ha registrato i radicali cambiamenti ormai da tempo in corso nel rapporto fra the West and the Rest, fra l’Occidente e il resto del mondo. Chiusa la parentesi, durata solo pochi decenni, dopo la fine della Guerra fredda, dell’incontrastato predominio statunitense, tutti dobbiamo fare di nuovo i conti con la tradizionale, aspra, competizione fra le grandi potenze. Come è sempre stato. C’è la volontà della Cina di riscrivere le regole della convivenza internazionale in coerenza con il suo ormai raggiunto status di superpotenza. Anche usando la forza (Taiwan) se lo riterrà necessario. E c’è la sfida russa all’Occidente (Ucraina). Si può dire che nel caso degli europei, assuefatti, grazie alla protezione americana, a una lunga pace, una pace che dura dalla fine della Seconda guerra mondiale, non ci sarebbe stata alcuna sveglia, alcuna presa d’atto, senza l’aggressione all’Ucraina. Il 24 febbraio del 2022 (inizio dell’invasione russa) gli europei scoprirono improvvisamente di essersi svegliati, quella mattina, in un nuovo mondo.

Niente dimostra più efficacemente il cambiamento di percezioni e di giudizio da parte degli europei della vicenda di Angela Merkel. Parlarne aiuta a comprendere quali siano i problemi che gli europei devono fronteggiare oggi.

Possiamo riassumere con una formula la parabola dell’ex cancelliera tedesca: da «santa subito» a «Merkel chi?». Ricordate? Sia quando era al potere sia, ancor più, quando lo lasciò, Angela Merkel venne celebrata da tanti europei (italiani in testa) come una delle grandi statiste del secolo, una leader che, per tanti anni, aveva guidato con saggezza non solo la Germania ma anche l’Unione europea nel suo complesso. Ma la sua tanto celebrata statura politica, la sua grande reputazione, andarono in pezzi quando Putin diede il via all’invasione dell’Ucraina. Improvvisamente si capì ciò che, colpevolmente, non si era capito prima: se abbracci una belva (come fece Merkel con Putin) nel tentativo di ammansirla, quella prima o poi ti sbranerà. La politica di Merkel verso la Russia aiuta a capire quale fu la vera «colpa» dell’Occidente, la sua vera responsabilità, nella guerra in Ucraina. Secondo i teorici dei due imperialismi equivalenti (russo e americano), è la Nato, con la sua politica di espansione ad Est, la causa della guerra in Ucraina. Ma la colpa dell’Occidente (che c’è) è tutt’altra, è quella di non avere messo in atto per tempo le misure dissuasive che avrebbero forse scoraggiato il risorgente imperialismo russo: non è abbracciandola, ma agitando sotto il suo naso un grosso bastone, che si può impedire a una belva di azzannarti. Merkel non fu la sola responsabile. La responsabilità più grande, ovviamente, spettò agli Stati Uniti. E anche gli altri europei, come francesi e italiani, fecero la loro parte contribuendo al verificarsi del disastro. Ma Merkel, proprio perché a capo del più potente Stato europeo, ebbe un ruolo decisivo.

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Intelligenza artificiale e stupidità naturale

lunedì, Maggio 22nd, 2023

Vito Mancuso

Spesso un fenomeno lo si capisce analizzando il suo opposto e così, ragionando sull’intelligenza artificiale, è utile considerare la stupidità naturale. Lo faccio alla luce di due pagine straordinarie del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer scritte poco prima di essere arrestato dalla Gestapo (due anni dopo verrà impiccato per ordine di Hitler) e proprio nello stesso anno, il 1943, in cui due studiosi americani (McCulloch e Pitts) progettavano il primo neurone artificiale. Per Bonhoeffer la stupidità è «un nemico più pericoloso della malvagità» perché, mentre contro il male è possibile protestare e opporsi con la forza, contro di essa non si hanno difese, le motivazioni non servono a niente, dato che lo stupido è tale esattamente perché si rifiuta a priori di prendere in considerazione argomenti che contraddicono le sue convinzioni. Lo stupido, a differenza del malvagio, è soddisfatto di sé. Tentare di persuaderlo con argomentazioni è insensato, può essere anche pericoloso. Da qui un’acquisizione essenziale: la stupidità riguarda «non l’intelletto, ma l’umanità di una persona». Ci sono uomini molto dotati intellettualmente che sono stupidi e altri intellettualmente inferiori che non lo sono affatto.

Si comprende così che l’intelligenza è uno strumento a servizio di qualcosa di più prezioso. Di cosa, precisamente? A questa domanda oggi non siamo in grado di rispondere, il che significa che non sappiamo in cosa consiste la nostra essenza e quindi non sappiamo proteggerci a dovere.

Bonhoeffer intitolava il suo scritto “Dieci anni dopo”. Dopo che cosa? Dopo l’ascesa al potere di Hitler avvenuta nel 1933. Sorge quindi in me la seguente domanda: l’intelligenza artificiale prefigura un nuovo totalitarismo o è la liberazione finale dalla stupidità naturale quando non ci saranno più medici che sbagliano diagnosi e giudici che condannano innocenti perché al loro posto vi saranno robot umanoidi superperformanti? Di certo, non basta avere informazioni per essere intelligenti, e non basta essere intelligenti per non essere stupidi. Si può essere intelligentissimi, dotati di tutte le informazioni, e tuttavia cadere preda della stupidità che non riguarda l’intelligenza ma l’umanità.

Per questo non è detto che l’intelligenza artificiale segni l’arrivo di un’epoca in cui la stupidità naturale sarà finalmente superata grazie all’efficienza della macchina umanoide, con l’inizio di una nuova era planetaria: prima Olocene, oggi Antropocene, domani la radiosa Mechanocene. Nella nuova efficientissima era delle macchine a forma di uomo dominata dall’intelligenza artificiale e persino dalla “coscienza” artificiale, non è detto che la stupidità verrà definitivamente eliminata, visto che ci sono ignoranti per nulla stupidi ed eruditi completamente tali. Torna quindi la domanda: come si chiama quella dimensione rispetto a cui l’intelligenza è al servizio e che è la nostra più preziosa ricchezza?

Gli antichi greci la chiamavano Sophía, i latini Sapientia, gli ebrei Hokmà, altre civiltà in altri modi. Per attingerla e coltivarla dentro di sé non servono macchine ma silenzio, voglia di studiare, amore del vero. Servono le quattro virtù cardinali elencate per primo da Platone: saggezza, giustizia, forza, temperanza. Chi oggi le insegna, chi le conosce?

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La Duesemberg Sj Speedster del Maharaja vince il Concorso di Eleganza Villa d’Este 2023

lunedì, Maggio 22nd, 2023

di Edoardo Nastri

L’appariscente sportiva extralusso del 1935 si è aggiudicata il riconoscimento più importante della giuria. La sua storia unica tra Usa e India

La Duesemberg Sj Speedster del Maharaja vince il Concorso di Eleganza Villa d'Este 2023
La Duesemberg Sj Speedster del Maharaja vince il Concorso di Eleganza Villa d’Este 2023

Cernobbio (Como) – Troppo bella per non trionfare. La Duesemberg Sj Speedster Gurney Nutting del 1935 di William Lyon nera e arancione ha vinto il Concorso d’Eleganza Villa d’Este 2023, aggiudicandosi il Trofeo Bmw Group “Best of Show”: il premio più ambito assegnato dalla giuria presieduta da Lorenzo Ramaciotti (già capo del design Pininfarina e del gruppo Fiat Chrysler). Duesemberg oggi è un marchio sconosciuto ai più, ma negli Anni 30 costruiva le auto più costose del mondo.

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L’auto dei grandi divi

Gary Cooper, Clark Gable, Greta Garbo, James Cagney e molte altre star guidavano una Duesenberg in quel periodo. L’esemplare vincitore del Concorso d’Eleganza ha anche una storia molto speciale che si divide tra Stati Uniti e India. Durante gli anni della Grande Depressione, Duesenberg consegnò questa SJ, l’ultima delle sole 36 costruite, a John Gurney Nutting a Londra, per far installare una spettacolare carrozzeria Boat-Tail Speedster (letteralmente con la coda ispirata alle barche) creata per il Maharaja Holkar di Indora.

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