Francesco Curridori
L’uscita dell’economista
Carlo Cottarelli, il rapporto con la Cgil di Maurizio Landini e il no
alle riforme. Il Pd di Elly Schlein continua a far parlare di sé e a
dividere i sondaggisti. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo raccolto le opinioni di Carlo Buttaroni (Tecné) e Antonio Noto (IPR Marketing).
Quello di Cottarelli è solo l’ultimo di una lunga serie di addii dal Pd. La Schlein non è in grado di tenere unito il partito?
Buttaroni:
“Le posizioni di Elly Schlein rendono difficile tenere unito un partito
come il Pd che ha molte anime al suo interno. C’è una sinistra più
radicale che convive con un riformismo temperato alla Blair e queste
anime così diverse e devono trovare sintesi in un segretario che riesca a
rappresentarle tutte. La Schlein oggettivamente ha qualche difficoltà
sotto questo punto di vista per le sue posizioni che spostano il
baricentro della sua segreteria molto a sinistra. Questo rende difficile
la convivenza con quelle anime che hanno una posizione più riformista e
moderata o che guardano al centro di stampo macroniano. Il Pd, forse,
ora, avrebbe bisogno veramente di un Congresso politico più che di un
Congresso basato su un procedimento elettorale come sono le primarie”.
Noto:
“Il problema è un altro, ossia quanto Cottarelli effettivamente è linea
con questo Pd. Oltretutto, il Pd di Cottarelli, alle urne, è uscito
abbondantemente sconfitto e oggi il Pd della Schlein vale molto di più
del PD. Al di là ovviamente della bravura e del know how di Cottarelli
probabilmente il profilo di Cottarelli non è in sintonia con quello
dell’elettorato che invece vorrebbe votare il Pd o che già vota Pd”.
Da
quando la Schlein è diventata segretaria il Pd è cresciuto di 3-4
punti, ma poi si è fermato intorno al 20%. Secondo lei, perché?
Buttaroni:
“Con la sua elezione è sicuramente il Pd cresciuto e adesso viaggia
intorno al 20%. La quota di consensi che i sondaggi registrano oggi è
grossomodo poco più quello delle Politiche. I 3-4 punti a cui spesso ci
si riferisce sono quelli che si registravano in un periodo in cui il Pd
era di fatto senza leadership. Con le elezioni politiche e le dimissioni
conseguenti che ci sono state del segretario Letta il Pd è stato un
partito senza una leadership e non in grado di giocarsela sul piano
politico e raccogliere consensi. Oggi questa crescita deriva anche dal
fatto che il Pd ha di nuovo un leader. Non abbiamo però una controprova
cioè noi non sappiamo se con un altro segretario il Pd avrebbe raggiunto
gli stessi consensi per cui è difficile dire che con la Schlein il Pd
ha guadagnato molto. Ha recuperato sicuramente una quota importante di
consensi. Che questi consensi derivano da un ampliamento della base
elettorale è ancora troppo presto per dirlo”.
Noto:
“Secondo i nostri risultati è cresciuto di 4-5 punti. Alle primarie era
crollato intorno al 16 e, ora, è intorno al 21%. È normale che non può
crescere in maniera esponenziale però è risalito c’è tutta una parte di
ex elettori che negli anni ha abbandonato il Pd e che oggi sta valutando
se ritornare a votare Pd oppure no. È un elettorato che non si ferma al
semplice cambio del capitano, ma vuole vedere i contenuti e, quindi,
vuole capire nel tempo se i contenuti del PD della Schlein sono in
sintonia con i propri bisogni e le proprie attese. Sta lì a guardare, ma
per ora non si schiera ancora col Pd”.
La strategia di strizzare l’occhio a Landini e alla sinistra radicale, nel lungo periodo, può portare più benefici o danni?
Buttaroni:
“In Italia tradizionalmente una sinistra che non è riuscita a parlare
con un’area moderata non ha avuto diciamo esiti elettorali tali da
competere effettivamente per il governo del Paese. In questo momento
bisognerebbe capire se Elly Schlein può puntare a un’area che può
arrivare anche al 30%, ma che deve saper attrarre anche il centro e quei
moderati con proposte che devono essere eccessivamente radicali.
Bisogna, dunque, vedere se la Schlein sarà capace di mettere in campo
una proposta di questo tipo perché in questo momento le forze più
moderate della società fanno fatica a trovare nel Pd guidato dalla
Schlein un interlocutore affine proprio perché gli estremismi di
sinistra radicale spaventano quell’area moderata, non tanto per la
questione dei diritti ma più le politiche economiche”.
Noto:
“Il Pd ha un problema storico per cui per aumentare i suoi consensi
deve puntare ad altri target, ma negli anni scorsi gli operai hanno
votato Fratelli d’Italia mentre alle Europee votarono più per la Lega
che per il Pd. La scommessa della Schlein è proprio recuperare quella
classe sociale che si è sentita abbandonata, ma deve mantenere anche le
classi sociali che oggi le danno il 20%. È una scommessa che va misurata
tra uno o due anni”.