Archive for Maggio, 2023

La società dei consumi e quel male oscuro chiamato isolamento che soffoca i più fragili

venerdì, Maggio 5th, 2023

Massimo Recalcati

Sappiamo che esiste una forza e una poesia nella solitudine. Sappiamo che senza la «capacità di restare solo», come si esprimeva un grande psicoanalista come Winnicott, non si dà alcuna possibilità di generare legami sociali fecondi. Sappiamo anche che nella solitudine l’Altro resta sempre presente, pur nella forma dell’assenza. È la solitudine che spesso accompagna la sublimazione artistica o quella spirituale che, come tali, sono esperienze altamente creative. Totalmente diversa appare invece la fisionomia dell’isolamento. Qui non c’è alcuna forza né alcuna poesia. Qui non c’è più nessun Altro, se non la spinta al suo azzeramento. Qui non c’è all’orizzonte alcuna esperienza creativa ma solo una mortificazione della vita. L’isolamento annienta, infatti, la dimensione sociale della nostra esistenza.

Mentre la solitudine può scaturire da una scelta vitale, l’isolamento appare piuttosto come una condizione subita, l’esito di una impossibilità di scegliere, di un naufragio, di una derelizione dell’esistenza. Nel nostro tempo l’isolamento è divenuto una vera e propria piaga sociale. Questo significa che la nostra condizione di vita che appare così più esposta agli stimoli e ai contatti sociali rispetto al passato, rischia di essere solo apparenza. In una società dove la vita media si è straordinariamente allungata, l’aumento della popolazione anziana si associa molto frequentemente al ritiro dai legami sociali, dalla comunità, dalla vita. Dato che si potenzia ulteriormente se lo si associa alle condizioni di precarietà economica e di fragilità soggettiva che spesso accompagna la vita dei nostri anziani. Con l’aggiunta tragica che l’aggressività darwinana del Covid li ha colpiti con particolare virulenza decimandoli letteralmente, esasperando la loro condizione di abbandono. Ma non sono solo gli anziani a sperimentare il laccio mortale dell’isolamento. Il circo della società dello spettacolo e dei consumi, dell’individualismo e del profitto, tende ad isolare tutti coloro che non sono in grado di sostenere un livello adeguato di prestazione.

L’isolamento diventa allora una sorta di prigione-rifugio che ripara dalle ferite e dalle umiliazioni imposte da una vita sociale concepita come una gara senza esclusione di colpi. Non a caso sono moltissimi i giovani che rinunciano alla loro libertà per appartarsi, per uscire fuori dalla giostra infernale di una vita obbligata a vincere. La terribile esperienza della pandemia ha esasperato questa tendenza che era però già presente in tutto l’Occidente. L’isolamento non colpisce solo anziani e giovani ai margini del ciclo produttivo, ma anche coloro che appaiono come dei suoi protagonisti. È, per esempio, l’isolamento di chi vive strenuamente impegnato nel proprio lavoro, ma che non è più in grado di coltivare legami generativi di nessun tipo. È l’isolamento di molti – uomini e donne – , che avendo consacrato la loro vita alla propria professione si accorgono di avere fatto terra bruciata attorno a se stessi.

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‘Ndrangheta: “I criminali calabresi? Più famosi di Pablo Escobar”. Ecco le carte che spiegano come si sono presi l’Europa

venerdì, Maggio 5th, 2023

Giuseppe Legato

L’intercettazione è un romanzo breve sul potere della ‘ndrangheta nel mondo. Parlando di traffico di cocaina «i calabresi sono più famosi di Pablo Escobar, hanno più soldi loro di lui». Così, l’imprenditore (colluso) Pasquale Bevilacqua – rientrato in un paesino della costa jonica reggina dopo decenni trascorsi a Canberra in Australia – raccontava alle famiglie Nirta e Strangio, enclave di altissimo rango mafioso originarie di San Luca, il suo profilo di emigrante di ritorno: «Calabria hai capito? Non Sicilia se vuoi fare business». Calabria come ponte verso il mondo, col ventre gonfio di soldi sporchi, con una mafia geneticamente portata a espandersi in ossequio a una logica darwinistica. Di evoluzione continua. Per conquistare mercati e territori.

Ed effettivamente la dimensione europea della malavita calabrese trasuda in tutte le migliaia di pagine che raccontano i 200 arresti eseguiti l’altroieri dai carabinieri del Ros, dalle procure di Reggio Calabria (guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri), Milano e Genova e dagli investigatori belgi e tedeschi. Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, ha introdotto l’immagine «del network internazionale». Con cellule in Portogallo, Olanda, Francia, Belgio, Spagna, Nordreno Vestfalia, Turingia, Saarland in Germania. E casa madre in Aspromonte (o alle sue pendici). Eccoli gli estremi di una retta criminale che supera i confini, parla una lingua universale, quella dei soldi, vuole scrollarsi di dosso, quasi come un’ossessione «il rischio – si legge agli atti dell’inchiesta, dove un gregario intercettato introduceva il tema dell’infiltrazione nella politica – di rimanere una mafia agricola». Lo diceva anni fa un boss di Gioia Tauro a un giovane rampollo sulla strada dell’apprendistato: «Ricordati che il mondo si divide in due: quello che è Calabria e quello che lo diventerà». Una profezia.

E allora eccole le tonnellate di cocaina – 20 solo quelle sequestrate, molte di più quelle transitate nei porti – che viaggiano da Ecuador e Brasile verso Olanda e poi Italia. Le cosche calabresi, moderne e solvibili, hanno rilanciato quando il mondo sembrava crollare intrappolato nella pandemia da Covid. Le hanno comprate a partire da maggio 2020 dal clan del Golfo, formato da ex paramilitari dell’Auc che nel 2004 non accettarono accordi di pacificazione con l governo colombiano e si presero il mondo del narcotraffico partendo dal distretto di Antioquia. O dai membri dell’Oficina de Envigado, erede dello storico cartello di Medellin. O infine da gruppi (sempre paramilitari) di matrice leninista e marxista. Prezzi imbattibili, guadagni immensi. Con agganci nei porti di destinazione: due gli arresti di uomini delle cosche che avevano “avvicinato” portuali di Gioia Tauro. In Olanda ci pensavano gli albanesi a condurre fuori dal porto i borsoni da 300 chili per volta destinati alle famiglie di San Luca e Africo. Ristoranti e locali le lavatrici dei cartelli che a Lisbona, Braga e Vila Nova de Gaia aveva messo su «un indefinito numero di intestazioni fittizie anche su cinque ristoranti». Cognomi vecchi (Morabito, Giorgi, Bruzzaniti) che richiamano faide in mondovisione (Duisburg) e omicidi brutali, ma capaci di rigenerarsi di continuo per non perdere il monopolio di un traffico che vale ogni anno, decine di miliardi di euro: una manovra finanziaria. E che per ricambiare i favori (olandesi) alle mafie dell’Est con le quali hanno stabilito una inusuale (per la ‘ndrangheta) joint-venture “sbloccano” i loro carichi nei porti calabresi. I pagamenti viaggiavano su canali cinesi: una sorta di Hawala sulla quale sono stati documentati passaggi per 22 milioni di euro in due anni.

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Meloni e Macron, amici mai. Congelata la visita a Parigi: “Senza scuse non parto”

venerdì, Maggio 5th, 2023

Ilario Lombardo

ROMA. Antonio Tajani ha atteso inutilmente un comunicato di scuse. La macchina ferma, in aeroporto, a Firenze, nella speranza che qualcosa si muovesse a Parigi, dopo le bordate durissime del ministro dell’Interno Gérald Darmanin contro Giorgia Meloni e il governo italiano, «incapace di risolvere i problemi migratori». Alle 15.20 di ieri era previsto il volo che doveva portare il ministro degli Esteri italiano nella capitale francese, per una cena con l’omologa Catherine Colonna. Alle 19,30 di sera i due dovevano essere seduti a tavola al Quai d’Orsay, uno di fronte all’altro, per un incontro organizzato con cura da settimane e che avrebbe dovuto preparare la visita, a breve, di Giorgia Meloni all’Eliseo.

Tajani è incredulo. Fa trapelare che la sua missione è a rischio. Gli serve per sollecitare un intervento, una sconfessione, che però non arriva. Nei minuti di attesa, di fronte all’aereo pronto per decollare, lo staff del ministro si mette in contatto con l’ambasciata italiana Parigi, quella francese a Roma, con il gabinetto della ministra Colonna. Un comunicato del ministero degli Esteri francese arriva, vorrebbe essere una presa di distanze da Darmanin, seppure in una formula più generica, meno diretta, che richiama «al rispetto reciproco», «allo spirito del Trattato del Quirinale», contratto fondativo della nuova collaborazione tra i due Paesi. Ma non basta. Non basta che Colonna, per ridimensionare il ruolo del collega dell’Interno, richiami la centralità degli scambi tra ministri degli Esteri nella composizione della strategia europea. Meloni vuole le scuse, «ora, subito». E le considera una precondizione per lasciare che Tajani voli a Parigi, in quella che doveva essere la tappa cruciale di un riavvicinamento che, nei piani di entrambi i Paesi, entro un mese sarebbe dovuto culminare nella stretta di mano a Parigi con Emmanuel Macron. Il comunicato agli occhi di Tajani è «scialbo». Troppo. Sente Meloni e concordano la linea. L’auto del ministro lascia Firenze in direzione di Milano, dove lo attende la convention di Forza Italia. Non andrà più a Parigi.

Dopo l’annuncio, la ministra Colonna gli telefona due volte. Tajani le spiega l’enorme problema che Darmanin ha creato, le confessa che «sarà complicato ricucire», «ci vorranno settimane». Il ministro italiano al telefono coglie l’imbarazzo della collega, presa come tutti alla sprovvista. Colonna prova ancora con un tweet, in cui racconta di aver parlato con Tajani e spera «di vederlo presto a Parigi».

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Le lacrime di Spalletti dopo lo scudetto e la dedica al fratello Marcello morto

venerdì, Maggio 5th, 2023

di Monica Scozzafava, inviata a Udine

L’allenatore del Napoli si commuove quando dedica lo scudetto: «A mia figlia Matilde, alla famiglia, che è sempre lì a spingere. A tutti gli amici, a mio fratello Marcello», morto quattro anni fa

Le lacrime di Spalletti dopo lo scudetto e la dedica al fratello Marcello morto

Lo ha vinto sul campo, come voleva. Non nel suo, e il finale è stato incandescente. Spalletti, il visionario, l’allenatore geniale, distende la fronte, libera il sorriso, abbraccia chiunque gli capiti a tiro. Molla i freni dopo una gara tiratissima, si rivolge a Napoli:«Questo traguardo è per te». Ha tutti i giocatori attorno, nello stadio friulano i tifosi dell’Udinese (qui 117 panchine e la qualificazione ai preliminari di Champions) lo hanno offeso per tutta la durata della partita. Agli insulti lui risponde alzando le braccia: il calcio sa essere ingrato, il suo è anche lo scudetto della rivincita. Al triplice fischio di Abisso non si aprono le danze alla Dacia Arena, la festa è rovinata dall’invasione di campo: lo scudetto è servito in trasferta, il finale è rissa. De Laurentiis è a Napoli tra la sua gente: «Una gioia immensa», la sua gioia è incontenibile. Sciarpa azzurra al collo, dice ai tifosi del Maradona: «Mi avete sempre detto noi vogliamo vincere, lo abbiamo fatto tutti insieme. Lo rifaremo ancora, ci manca la Champions e la conquisteremo. Stasera ci vorrebbe Modugno per cantare: Meraviglioso».

Napoli campione d’Italia, la festa scudetto e le reazioni in diretta

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APPROFONDIMENTI

Luciano Spalletti ha 64 anni: 1000 panchine, Totti e 8 segreti. Dai quaderni al vino e alla quercia, la filosofia del mister

L’interminabile attesa è finita, capitan Di Lorenzo urla: «Siamo campioni d’Italia» con l’ultima vocale ripetuta oltre l’inverosimile. Gli vanno incontro gli altri compagni: braccia al cielo, sorrisi, applausi come se non ci fosse un domani. L’euforia tocca picchi altissimi, nonostante la tensione. Lui, il grande vincitore Spalletti resta in campo. «La felicità è un attimo fugace» ripete, ed è talmente forte l’emozione che stavolta un po’ si lascia andare. È l’ottavo allenatore dell’era De Laurentiis in serie A, il primo a vincere. Risponde così, con la gioia esagerata, a quell’etichetta di uomo spigoloso che pure a Napoli si era portato addosso. «Il problema per quelli abituati a lavorare duramente sempre, come me — dice — è che non riescono a gioire totalmente nemmeno delle vittorie. Bisogna di nuovo lavorare». Quando vinse allo Zenit con una temperatura polare sfilò in campo a torso nudo. La sua prima volta a 64 anni in Italia è il traguardo della maturità e della commozione («ho dedicato tutto il mio tempo a questi ragazzi»), soprattutto quando alla fine arriva la dedica agli affetti più cari: «A mia figlia Matilde, alla famiglia, che è sempre lì a spingere. A tutti gli amici, a mio fratello Marcello». E a quel punto Spalletti, nominando il fratello scomparso 4 anni fa, si commuove e in lacrime lascia la postazione dell’intervista. Riavvolge il nastro e per una notte vive intensamente e senza limiti. Il bagno di spumante nello spogliatoio è un rito inedito per questo Napoli, viene ripetuto più e più volte mentre sui cellulari arrivano le immagini dal Maradona: una città impazzita. IL NAPOLI È CAMPIONE D’ITALIA 2022/2023

Alla Dacia Arena festeggiano gli oltre 13 mila napoletani arrivati in mattinata, poi quando a tarda sera la squadra torna in hotel (rientrerà a Napoli in mattinata) anche lì è un via vai di amici friulani, si tira tardi e arrivano davanti all’ingresso un migliaio di tifosi. Spalletti fa fatica a ricomporre il puzzle del campionato che resta: ci sono altre cinque partite da giocare, vuole (ancora) il massimo, deve stravincere, lui è così. «Questa è una vittoria extralusso. Napoli è una città unica, inimitabile. Bellissima, passionale» aveva detto prima della partenza. Nella notte dello scudetto l’elogio è ancora più forte: «I napoletani lo sanno che è bella ma quanto lo sia veramente lo può dire meglio chi come me ne è ospite e ne resta folgorato».

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Scudetto Napoli, la gioia De Laurentiis e la commozione di Spalletti. Scontri a Udine

venerdì, Maggio 5th, 2023

di Paolo Foschi, Monica Scozzafava e Redazione Online

Il Napoli di Spalletti va sotto con l’Udinese, poi pareggia grazie a un gol di Osimhen: vince così aritmeticamente il terzo scudetto della sua storia, con 5 giornate di anticipo. Al fischio finale tensione a Udine

Scudetto Napoli, la gioia De Laurentiis e la commozione di Spalletti. Scontri a Udine

• Il Napoli è Campione d’Italia per la terza volta nella sua storia.
• La squadra allenata da Luciano Spalletti ha vinto lo scudetto dopo il pareggio di giovedì sera contro l’Udinese, gol di Victor Osimehn.
• L’urlo liberatorio al fischio finale si è levato dallo stadio Maradona, dove 50 mila tifosi hanno assistito alla sfida.
• La festa ufficiale sarà il 4 giugno, ultima gara di campionato.
Il pagellone della stagione: lode a Spalletti, Kvara e Osimhen da 10

Ore 02:39 – È morto uno dei feriti nei festeggiamenti

È morta una delle quattro persone ferite a Napoli da colpi d’arma da fuoco durante i festeggiamenti per lo scudetto. Lo si apprende dalla Polizia. Si tratta di un giovane di 26 anni che era stato ricoverato all’ospedale Cardarelli in gravi condizioni. La dinamica è in corso d’accertamento.

Ore 02:16 – Napoli: 4 feriti da arma da fuoco, uno è grave

Sono quattro le persone ferite da arma da fuoco stasera a Napoli, mentre erano in corso i festeggiamenti per la conquista dello scudetto. È quanto si apprende dalla Questura. Una delle quattro persone ferite è in gravi condizioni ed è ricoverata all’ospedale Cardarelli. La dinamica è attualmente in fase di ricostruzione.

Ore 02:05 – L’ex moglie di Maradona: «Il cielo è in festa»

Claudia Villafane, ex moglie di Diego Maradona e madre di Dalma e Giannina, ha pubblicato una storia su Instagram per celebrare lo scudetto ottenuto dal Napoli. Un’immagine mostra un cielo azzurro con le scritte «Napoli Campione d’Italia» e «di sicuro state festeggiando, il cielo è in festa», riferendosi al campione scomparso quasi tre anni fa che aveva guidato la squadra azzurra alla conquista dei primi due titoli.

Ore 01:37 – Udine, folla di tifosi davanti all’Hotel del Napoli

Centinaia di tifosi azzurri stazionano ancora davanti all’albergo Là di Moret di Udine, dove è alloggiata la squadra del Napoli per la seconda notte consecutiva. Adulti, giovani ma anche molti bambini sventolano bandiere e ogni tanto intonano cori per i loro beniamini, nonostante l’ora tarda. I giocatori sono usciti per qualche momento a ringraziarli e a fare qualche selfie insieme. Qualcuno ha acceso fumogeni in una atmosfera pacificamente festosa. Le forze dell’ordine non consentono comunque che la folla si avvicini troppo all’albergo, tenendola a distanza.

Ore 01:36 – Napoli: spari e petardi, cinque feriti

Cominciano a registrarsi purtroppo i primi feriti – cinque – dei festeggiamenti per il Napoli campione d’Italia. Secondo quanto apprende l’ANSA da fonti dell’Asl Napoli 1, due persone sono rimaste ferite da colpi d’arma da fuoco nella zona di piazza Garibaldi ed altre tre dall’esplosione di petardi. I primi due sono stati trasportati all’Ospedale del mare e al Cardarelli, mentre gli altri tre – tutti feriti alle mani – sono stati ricoverati al Vecchio Pellegrini.

Ore 01:29 – Il prefetto di Udine: 8 feriti (non gravi) nella calca allo stadio

È di otto feriti non in gravi condizioni il bilancio della calca provocata alla Dacia Arena, alla fine della partita tra Udinese e Napoli, dai tafferugli in campo: lo ha riferito all’ANSA il prefetto di Udine, Massimo Marchesiello. «Da quanto abbiamo registrato – ha fatto sapere – non si tratta di feriti da scontri o da colluttazione, ma di traumi da caduta provocati dalla calca». Il direttore della Sores Fvg, Amato De Monte, ha confermato il bilancio spiegando che in totale il servizio di emergenza si è occupato di 15 persone prima durante e dopo la partita: non ci sono casi gravi salvo alcune fratture provocate da cadute dall’alto nel momento in cui i tifosi stavano entrando in contatto e c’è stata calca.

Ore 01:23 – Il sindaco Manfredi: «Lo scudetto ha mostrato la città, quella vera»

«C’e’ un messaggio positivo che va al di là del calcio. Io non credo sia stato lo scudetto del riscatto ma lo scudetto che ha mostrato la città, quella vera, organizzata, di competenze, di capacita’ e che ha raggiunto un risultato vincente»: così il sindaco Gaetano Manfredi parlando dalla terrazza di Palazzo Reale dopo il terzo scudetto conquistato dal Napoli. Dal punto di vista della sicurezza «finora non abbiamo avuto grandi criticità, siamo in contatto con le forze dell’ordine, è stato esploso qualche mortaretto, questo fa parte della festa. Il centro di controllo in prefettura ha rilevato minime criticità».

Ore 00:54 – Nation: «È successo, primo titolo dopo era Maradona»

«È successo! Esattamente 33 anni e cinque giorni dopo che Diego Armando Maradona portò il Napoli all’ultimo titolo in Serie A, la squadra del Sud d’Italia ha finalmente conquistato il suo terzo scudetto». La partita pareggiata dal Napoli con l’Udinese apre il sito online del giornale argentino La Nation, dove la foto dello stadio di Udine in festa campeggia nell’Homepage. La partita nel paese latino americano, patria del campione storico del Napoli, è stata trasmessa in diretta da Espn-Star+ che al termine ha mostrato l’invasione festante di campo dei tifosi napoletani alla squadra e all’allenatore.

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IA, i lavori a rischio e i nuovi mestieri

giovedì, Maggio 4th, 2023

Giuditta Mosca

Le Intelligenze artificiali (IA) non ruberanno impieghi, ma sconvolgeranno il mercato del lavoro così come lo conosciamo oggi. Questo aspetto, che ormai appare chiaro e persino banale, è però un discorso a tendere perché non sappiamo dire quando questo scombussolamento – in parte già in atto – si manifesterà in modo dirompente. È però verosimile che, tra posti di lavoro a rischio e nuovi mestieri il saldo potrebbe essere quasi pari, considerazione alla quale giunge anche uno studio curato dall’Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche (Inapp).

Secondo uno studio redatto dall’Università della Pennsylvania (uno tra i tanti), ripreso da vari media, c’è un elenco di professioni destinate a scomparire nei prossimi anni, tra queste figurano i cassieri, i fotografi, scrittori, ma anche matematici, ingegneri e web designer.

Il paradigma da prendere con le pinze

L’assunto da cui parte la ricerca dell’Università della Pennsylvania può essere riassunto così: il 20% dei lavoratori può vedere le proprie funzioni ridimensionate in favore di un’IA e l’80% degli impieghi cambieranno grazie alle Intelligenze artificiali. Al di là delle percentuali, la seconda parte dell’assunto è più realistica della prima. Lo dimostra, ad esempio, un assunto che si diffonde nei corridoi dei reparti di radiologia degli ospedali (soprattutto americani), secondo la quale non varrebbe più la pena formare radiologi perché le IA sono molto più performanti rispetto all’uomo.

Un mito ampiamente sfatato: i radiologi servono ancora (e sono anche sotto stress per il super-lavoro) ma occorre che sappiano lavorare sfruttando le IA, usandole come assistenti. Nessuno è disposto a farsi leggere una diagnosi da una macchina né, tanto meno, si può lasciare libera un’IA di formulare diagnosi senza la supervisione umana.

I nuovi mestieri

Possiamo stilare un elenco dei nuovi mestieri, forse ben più lungo di quello delle professioni a rischio o sul viale del tramonto, ma non potrà mai essere esaustivo.

Partiamo dal presupposto che le IA vanno addestrate, testate, revisionate e aggiornate. Oggi basta scattare una fotografia con lo smartphone per accorgerci che viene etichettata: alla fotografia di un albero viene associata l’etichetta generica “albero”, alla fotografia di uno stadio può essere associata l’etichetta del nome dello stadio stesso (per esempio, San Siro) e alla fotografia di un cane viene associata l’etichetta “animali” o “cane”. Tutto ciò è possibile grazie al lungo lavoro di persone che hanno istruito le IA e, più queste ultime prenderanno piede, più sarà necessario addestrarle e gestirle. Migliaia, se non persino decine di migliaia, di posti di lavoro.

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“Basta con l’Italia ventre molle del Mediterraneo”

giovedì, Maggio 4th, 2023

Alberto Giannoni

Riccardo De Corato, da sempre esponente della destra, dirigente di Fratelli d’Italia fin dalla sua fondazione, a settembre è tornato alla Camera, vicepresidente di commissione Affari costituzionali e ora relatore del decreto Cutro, passato ieri. Avete posto la fiducia per evitare sorprese?
«C’erano decine e decine di iscritti a parlare e 900 emendamenti. La sinistra era pronta a dar battaglia con i suoi interventi cliché, dopo i danni che ha fatto. Perfino l’assessore milanese Granelli ha dichiarato che i Cpr devono essere adeguati, i suoi l’hanno sconfessato. Ma dovranno prendere atto della realtà, anche Sala è intervenuto sui minori stranieri che strabordano nei centri».
Sono tutti a carico dei Comuni.
«Che non ce la fanno più. Anche il sindaco di Cremona ha denunciato questo problema. Majorino (l’eurodeputato Pd responsabile Immigrazione della segreteria Schlein, ndr) che non conosce la situazione dice: “Redistribuirli”. Ma come? Quando ero assessore regionale ricevevo proteste da tutti i Comuni. Mi scrisse una ong che li assisteva: “E chi l’ha detto che sono minori?” mi chiedevano. Non solo, nei centri spesso compiono atti pesanti, delinquono.
Perfino il sindaco Sala ha riconosciuto questi problemi».

Nel decreto c’è questo?
«C’è il tema immigrazione. Il tema è bloccare gli arrivi, e gli scafisti, altrimenti pestiamo l’acqua nel mortaio. Ma vi sembra normale che siano partiti dalla Turchia, a poche ore dalla Grecia, per arrivare fino in Calabria impiegando due giorni in più?
Perché? Sanno che la Grecia non li prende più e che l’Italia li ospita».
È stata ventre molle d’Europa.
«Lo è, e il decreto interviene su questo. Altro tema è sensibilizzare l’Europa che, fino a Lamorgese, ci ha preso per i fondelli, anche con quel vertice di Taormina. Redistribuire?
Ma quando? La premier Giorgia Meloni ha incontrato il cancelliere austriaco ed è il primo tema che è stato questo. Pensi che la Francia ha mandato 150 uomini a Ventimiglia.
Al Brennero lo stesso. La Svizzera non ne parliamo. Li fanno scendere al binario 1 e li ricaricano sul 2».
Dicono che la destra è razzista.
«Io abito in una parallela di via Padova. Se esci, o prendi un mezzo pubblico, dici: “Sono a Milano?”.
Venga in periferia chi lo dice. E Sala che ora pone quel problema, è razzista pure lui? Ma ci rendiamo conto?
E i Cpr: non sono carceri, hanno una funzione. Costano, ma insomma, in Italia ci sono 6 milioni di immigrati, nel Milanese 493mila regolari, più 50mila irregolari. L’illegalità è un problema o no? Ci sono quartieri persi nelle città. A San Siro sono tutti abusivi ormai».
C’è appena stata la prima sentenza sulle molestie in Duomo. Lei per primo le denunciò.
«Da dove arrivavano? Dobbiamo ringraziare la pm Mannella per il suo lavoro».
Tornando al decreto sarà un passo avanti decisivo, garantisce lei.

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Lavoro e reddito di cittadinanza. Il decreto della discordia

giovedì, Maggio 4th, 2023

Francesco Curridori

Il decreto Lavoro, varato dal governo Meloni il primo maggio in occasione della Festa dei Lavoratori, continua a dividere il mondo politico. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo raccolto le opinioni dei giuslavoristi Pietro Ichino e Maurizio Sacconi.

Come giudica il decreto lavoro nel suo complesso?

Ichino: “I contenuti pratici del decreto sono molto modesti. C’è qualche cosa di positivo e qualche cosa di negativo, ma in entrambi i casi in piccole dosi: la quantità del cambiamento effettivo è limitata. Ho trovato invece decisamente non buona la qualità del testo legislativo: ne risultano aumentate la complessità del quadro normativo e la sua difficoltà di lettura”.

Sacconi: “Il mio giudizio è sostanzialmente positivo anche se sarà necessaria una lettura attenta perché ‘il diavolo può nascondersi nei dettagli’. Appropriatezza dei sostegni al reddito, difesa del potere d’acquisto dei salari, incoraggiamento ad assumere sono obiettivi necessari ancorché non sufficienti. Penso che sarà utile un continuo monitoraggio sui prezzi dei prodotti più sensibili, su affitti e mutui nelle città, sugli andamenti della contrattazione collettiva per sostenere i redditi da lavoro. Come ritengo importante una svolta nelle politiche di accompagnamento al lavoro scatenando attraverso i voucher ai disoccupati una pluralità di intermediari. Pubblici, privati e privato-sociali”.

Lei crede che l’abolizione del reddito di cittadinanza fosse necessaria?

Ichino: “Guardi che non è stato abolito: è stato soltanto ridotto il sostegno ai cosiddetti ‘occupabili’. Bene che il godimento del beneficio venga condizionato alla frequenza di un corso di formazione; ma nel decreto la nozione di «occupabile» resta avvolta nella nebbia; ed esso non dedica una parola al controllo circa la qualità ed efficacia dei corsi di formazione che i beneficiari dovrebbero frequentare”.

Sacconi: “Si. Il sussidio per la povertà deve essere distinto da quello per la disoccupazione. Nel primo caso deve essere gestito in prossimità da comuni e volontariato per promuovere l’uscita dal disagio sociale. Nel secondo caso deve essere funzionale al lavoro”.

Il decreto aumenta la precarizzazione del mondo del lavoro?

Ichino: “Nella nuova norma sui contratti a termine, francamente, non vedo né una semplificazione né un cambiamento sostanziale. Viene conservata la disciplina attuale, che consente l’assunzione a termine senza «causale» per un massimo di 12 mesi; si prevede che la determinazione delle causali per una maggiore durata del rapporto a termine sia affidata ai contratti collettivi, i quali dovranno provvedere entro la fine del 2024; in attesa che questi vengano stipulati, si ripropone il vincolo delle «esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva», cioè il cosiddetto «causalone» del decreto n. 368/del 2001, che allora servì soltanto a gonfiare il contenzioso giudiziale”.

Sacconi: “Non mi pare proprio. I contratti a termine comprendono tutte le tutele e preludono spesso alla trasformazione in rapporti di lavoro duraturi. L’importante è incoraggiare le assunzioni in un tempo di incertezze”.

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Se il clima spinge l’inflazione

giovedì, Maggio 4th, 2023

Mario Deaglio

Nella giornata di ieri sui mercati finanziari mondiali si è ripetuta una sceneggiata che abbiamo visto troppe volte negli ultimi dodici mesi: occhi tutti puntati sulla Fed che deve decidere se, e di quanto, aumentare ancora il costo del denaro, dato che l’inflazione sembra seguire un andamento altalenante, troppo lentamente orientato al ribasso. Quando prevale l’aspettativa che la Fed (e con essa, a tempo debito, la Bce e le altre banche centrali) non rialzi più i tassi – o li rialzi meno che nei nel recente passato – i mercati brindano in anticipo e i listini azionari salgono fortemente; nel caso contrario, i listini scendono, spesso in maniera rilevante. L’inflazione, intanto, prosegue un suo corso che punta verso il basso ma in maniera assai più lenta e più contrastata delle attese e il Pil dei paesi avanzati prosegue a salire a passi lentissimi, dando l’impressione di non sapere tirarsi fuori dalle difficoltà.

Perché non riusciamo a uscire da queste sabbie mobili, rese più insidiose dall’andamento sempre più incerto del conflitto ucraino e dall’esplosione improvvisa di altri conflitti di grandi dimensioni come quello che sta sconvolgendo il Sudan? La risposta potrà sembrare strana, perfino paradossale: le banche centrali non soltanto non sono onnipotenti ma soprattutto non possono nulla contro alcune delle cause dell’inflazione mondiale. In particolare si rivelano del tutto inefficaci di fronte a un cambiamento climatico che genera inflazione perché devasta la più basilare delle catene globali del valore, quella alimentare. Il circuito contro cui le medicine finanziarie non riescono a produrre effetti rilevanti si compone di tre fasi: 1) il riscaldamento globale genera siccità 2) la siccità riduce la produzione alimentare 3) i prezzi dei generi alimentari salgono fortemente. Vi è poi una quarta fase che riguarda soprattutto il Sud del mondo, ossia l’Africa sub-sahariana, parte dell’Asia Meridionale e l’America Latina: una porzione non indifferente della popolazione agricola fugge dalle campagne divenute meno produttive e si incammina verso le aree urbane, cercando di raggiungere quelle più ricche, quasi sempre all’estero.

Nei paesi ricchi, Italia compresa, le cose non arrivano a punte di drammaticità ma il meccanismo continua a procedere nello stesso modo: l’inflazione acquisita ad aprile, quella che si realizzerebbe se da maggio alla fine del 2023 l’aumento dei prezzi fosse pari a zero, è pari al 9,2 per cento per i generi alimentari e le bevande analcoliche (che sono in cima a questa poco edificante classifica) contro una media generale del 5,4 per cento. A questo punto, il fenomeno da statistico diventa sociale: beni alimentari, infatti, incidono maggiormente sui bilanci delle famiglie meno abbienti e quindi le variazioni dei loro prezzi peggiorano soprattutto la situazione dei poveri e allargano il divario dei redditi.

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Apparizioni mariane, una task force vaticana contro imbroglioni e bufale dei falsi veggenti

giovedì, Maggio 4th, 2023

Domenico Agasso

CITTÀ DEL VATICANO. In Vaticano nasce l’Osservatorio internazionale sui fenomeni collegati alla Madonna. È una task force allestita per scongiurare le bufale, gli imbrogli e le fake news nell’ambito delle apparizioni della Vergine. La squadra anti-truffatori del sacro sorge dalla Pontificia Accademia Mariana: protezione dei più fragili e formazione sono le principali linee guida. E in occasione della presentazione, suor Daniela Del Gaudio, direttore del comitato scientifico, si esprime sul caso di Trevignano puntualizzando che «non è di nostra competenza, c’è una commissione che sta lavorando», ma, sottolinea, i veri mistici «non lucrano»; e la moltiplicazione degli gnocchi? «È meglio non scherzare».

Di solito «i veggenti sono semplici perché questo, ed è un dato scientifico, favorisce meglio la comunicazione del messaggio» divino; non è un caso infatti che nelle apparizioni mariane riconosciute dalla Chiesa i veggenti sono spesso dei bambini, afferma suor Del Gaudio. I bimbi «non elaborano, sono una tabula rasa. La semplicità, per fare un esempio, è di per sé una garanzia di veridicità».

Altro criterio, per capire se ci si trova di fronte a un fenomeno mistico o a una «bufala», è il guadagno. Se c’è vantaggio economico si può sospettare sulla veridicità, «ed è un criterio stabilito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede». Suor Del Gaudio non si sofferma su Trevignano perché «c’è una Commissione che sta lavorando sul caso». Ma, sollecitata rispetto ai presunti miracoli di Gisella Cardia, come la presunta moltiplicazione degli gnocchi, commenta: «È meglio non scherzare su queste cose. Quando i santi lo facevano era in tempo di fame, per un bisogno concreto. E lo facevano in umiltà». Una dote che Cardia pare conoscere poco – osservano alcuni prelati Oltretevere – come i suoi seguaci che, in fila per salutare e baciare la sedicente veggente, ripetono: «La Madonna qui ci parla da anni».

L’Osservatorio internazionale sulle apparizioni e i fenomeni mistici si pone come obiettivi «fornire un supporto accademico interdisciplinare che coinvolga teologia, mariologia, comunicazione, medicina e legge – spiega il sito della Santa Sede Vatican News – Formare operatori pastorali e mondo dei media e, soprattutto, porsi al servizio delle persone più fragili e che più facilmente possono essere ingannate».

Solo in Italia «sono state migliaia negli ultimi decenni le persone che hanno riferito di avere avuto rivelazioni private della Madonna, ma solo poche di queste sono state riconosciute dalla Chiesa». Del Gaudio afferma che «la nostra ambizione è quella di aiutare a formare una conoscenza critica. Quando la Madonna appare migliora la nostra vita cristiana», ma c’è anche «una devozione popolare che nasce su una base non corretta, quindi che va dietro a queste false credenze e non è ancorata biblicamente e ecclesiologicamente».

Le persone «vanno tutelate dagli imbrogli, dalle truffe e anche dal tentativo di plagio perché alle volte un falso veggente con la scusa di dare un messaggio da parte della Madonna o di Dio, può plagiarle veramente le persone e condizionarle – avverte la Suora – Noi vogliamo creare questa coscienza critica, anche per i fedeli laici, non solo per gli operatori pastorali e i sacerdoti perché tutti possano essere veramente autonomi nel saper discernere le vere dalle false apparizioni».

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