Archive for Maggio, 2023

Cinquestelle irrilevanti, Conte già nel mirino. I suoi lo abbandonano e Grillo medita lo sfratto

martedì, Maggio 30th, 2023

Domenico Di Sanzo

E uno: «Siamo irrilevanti». Poi due: «Così aiutiamo solo la destra». Mentre arrivano i dati dello spoglio dei ballottaggi e del primo turno in Sicilia e Sardegna, il barometro dell’umore grillino segna un aumento del malcontento. Sotto accusa la strategia di Giuseppe Conte di smarcarsi dall’abbraccio con il Pd di Elly Schlein. Nell’unica città dove vince il centrosinistra, Vicenza, i pentastellati correvano da soli e hanno rifiutato anche l’apparentamento con una coalizione dall’impronta riformista che comprendeva il Terzo Polo. Impalpabili. Ad Ancona, città decisiva in cui Conte ha rifiutato l’accordo, il centrodestra vince. Il risultato nel capoluogo marchigiano fa storcere il naso a chi, nel M5s, pensa che l’autonomismo contiano stia aiutando la maggioranza. Ida Simonella, del centrosinistra, si piazza tre punti percentuali dietro al vincitore Daniele Silvetti. Segnale di un astensionismo tra gli elettori del Movimento, che al primo turno si era attestato proprio al 3%. Mentre a Brindisi il candidato grillino appoggiato dal Pd, Roberto Fusco, regala la città pugliese al centrodestra. Fusco, non eletto dal M5s al Senato alle ultime politiche, doveva essere il fiore all’occhiello di Conte, ma è stato staccato di dieci punti percentuali dall’avversario di centrodestra Pino Marchionna. Invisibili anche a Catania, un’altra città laboratorio dell’alleanza Pd-M5s. Nel capoluogo etneo Maurizio Caserta è stato addirittura più che doppiato dal centrodestra, che ha eletto Enrico Trantino al primo turno. A Pisa perde Paolo Martinelli, il candidato appoggiato dai giallorossi. La nuova Stalingrado degli stellati è Campi Bisenzio, cittadina di 48mila abitanti in provincia di Firenze, dove vince Andrea Tagliaferri con una coalizione formata da Sinistra Italiana e M5s contro il candidato «ufficiale» del Pd Leonardo Fabbri. E poi c’è sempre Cercola, paesone di 17mila abitanti in provincia di Napoli, comune in cui il M5s ha eletto il nuovo sindaco, battendo il Pd.

Decisamente troppo poco per festeggiare, per un Movimento scosso dai dubbi sulle ultime mosse di Conte. I contiani dicono che «non si è visto l’effetto-Schlein». L’avvocato non commenta. Ma l’ex premier è al centro delle critiche sottotraccia di molti eletti sia per la gestione del partito, sia per l’atteggiamento ostile tenuto nei confronti del Pd. Dal punto di vista interno, c’è già chi denuncia i ritardi nella strutturazione territoriale del M5s. Il corpo degli eletti è un mostro silente pronto a risvegliarsi. Da questo punto di vista, sono da annotare le indiscrezioni sul malumore che circola perfino tra qualche rampante della nuova generazione contiana. Prendiamo l’ambiziosa deputata Vittoria Baldino, volto televisivo ormai noto al grande pubblico, che secondo i bookmakers del M5s starebbe cominciando a mostrare insofferenza per l’approccio poco decisionista di Conte.

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Maltempo Emilia-Romagna, il generale Figliuolo verso la nomina a commissario

martedì, Maggio 30th, 2023

Un secco no. È quello arrivato da Matteo Salvini nei confronti di Stefano Bonaccini per il ruolo di commissario straordinario per l’emergenza in Emilia-Romagna causata dal forte maltempo. E il leader della Lega e vicepremier del governo Meloni ha dato un nome alternativo a quello del governatore regionale e candidato sconfitto alle primarie del Partito Democratico: Francesco Paolo Figliuolo.

L’ipotesi del generale viene fatta da Repubblica, che spiega come sia arrivata un’indicazione dal ministro per le Infrastrutture: “È una persona che stimo”. Ma Salvini non vuole partecipare al totonomine, anche perché alla fine si potrebbe anche decidere per “più commissari”, invece che per uno solo. “Figliuolo? L’ho conosciuto come commissario durante l’emergenza sanitaria ed è una persona assolutamente degna, però io in questi giorni ho letto almeno una decina di nomi diversi. Non ne so nulla e non commento nulla” il discorso di Salvini in merito alla figura che già aveva guidato la struttura per affrontare il Covid.

IL TEMPO

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La destra travolge una sinistra suicida

martedì, Maggio 30th, 2023

MARCELLO SORGI

Si dice cappotto quando in una partita la vittoria di una delle due squadre è talmente forte, sproporzionata, da lasciare senza speranze l’altra. Esattamente così è andata tra destra-centro e centrosinistra nei ballottaggi che, segnati da una scarsissima, sotto il 50 per cento, affluenza ai seggi hanno chiuso la tornata amministrativa di maggio, e nel primo turno del voto in Sicilia, dove in molti casi i sindaci sono risultati subito eletti. Si sa: ogni test locale, per quanto esteso – e questo, sulla carta, coinvolgeva oltre dieci milioni di elettori, anche se domenica e ieri se ne sono presentati molti di meno – vale fino a un certo punto per disegnare un nuovo quadro nazionale. Ma una tendenza, a otto mesi dalla vittoria del destra-centro, quella sì: il consenso alla coalizione di governo guidata da Meloni, non solo è ancora molto forte, ma se possibile s’è accresciuto. E, con la sola eccezione di Vicenza, la sconfitta del centrosinistra, in tutte le versioni in cui s’è presentato – Pd-5 stelle, Pd-Terzo polo, con o senza liste civiche -, è perfino più cocente di quella di settembre 2022.

La spiegazione di tutto ciò è chiara ed è una sola: le opposizioni non sono riuscite in questo periodo a costruire un’alternativa credibile, né ci hanno provato. L’illusione del Pd di contrapporre Schlein, con il suo notevole tasso di novità, alla prima donna premier, s’è rivelata artificiosa. Anche in caso di dubbi, gli elettori, quei pochi che vanno a votare, preferendo esprimersi nelle urne piuttosto che nell’astensione, se cambiano, cambiano all’interno del centrodestra. Si vede soprattutto nel voto siciliano, dove le liti interne all’alleanza di governo hanno aperto la strada a sindaci “centristi” sostenuti da liste civiche e vittoriosi senza simboli di partito, ma riferiti sempre alle stesse maggioranze di destra.

Nel dettaglio, nella sfida di Ancona, il centrosinistra è stato battuto dove tentava di mantenere l’amministrazione per cambiare di segno la regione già passata al centrodestra. La premier Meloni aveva accettato la sfida, andando lì a chiudere la campagna elettorale, e ha vinto la scommessa. Lo stesso è accaduto a Pisa, Siena e Massa, dove il Pd puntava a riprendersi i sindaci sull’onda della vittoria in Toscana alle ultime regionali, e a Brindisi dove aveva riposto le sue speranze nell’unico asse con i 5 stelle riconosciuto da Conte, grazie al fatto che il candidato proveniva dalle file del Movimento.

Non serve qui ripercorrere la mappa dei risultati comune per comune, dato che si votava in 41 differenti realtà: basta annotare che il destra-centro ha prevalso dappertutto; e che a Vicenza, la sola eccezione, il neo-sindaco ha vinto quasi a dispetto, più per le sue apprezzate qualità personali che per il sostegno del Pd e del Terzo polo. I cui due leader, Calenda e Renzi, hanno passato a litigare e a coprirsi di insulti e accuse reciproche le due settimane che separavano il primo dal secondo turno elettorale. Non va poi ignorato che in Sicilia nella maggiore città in cui si votava, Catania, la vittoria del centrodestra ha raccolto i due terzi dei voti, e in molti casi non saranno necessari i ballottaggi, grazie alla legge elettorale regionale che dichiara vincitore chi supera il 40 per cento.

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La polveriera balcanica, nuovo fronte della guerra in Europa

martedì, Maggio 30th, 2023

DOMENICO QUIRICO

Mai dimenticare le guerre, soprattutto quelle che abbiamo venduto come “umanitarie”, giustissime, sacrosante. I Balcani per esempio, il Kosovo. Tutto archiviato per noi. Anche se il Kosovo non è riconosciuto da un gran numero di Stati, se ci sono sul terreno ancora le forze di interposizione Nato, se i conti da saldare tra serbi e albanesi in realtà sono tanti. Le guerre, queste guerre che trasudano impuntature etniche e vendette antiche, non hanno mai fretta di tornare a far parte del passato. Noi, invece, dimentichiamo volentieri “i dettagli”, o almeno quello che vogliamo siano tali. Abbiamo fretta di passare ad altro. Suvvia: il Kosovo non è stata una operazione riuscita della Nato? L’alleanza non ha ben altro di cui occuparsi in questo momento che le piccole truci stagioni balcaniche? È il genere di parole, queste, con cui noi impacchettiamo ciò che non sappiamo risolvere fino in fondo. Mantenere lo status quo, congelare risentimenti faziosi e voglia di rivincite: ecco la linea che abbiamo adottato in questa parte complicata e furente del mondo. Ma la sua efficacia, purtroppo, si stinge con il passare del tempo.

Infatti un giorno, nel novembre scorso, il dettaglio maledetto si presenta sotto forma di oggetti banali, le targhe delle automobili e i documenti di identità kosovari; il governo di Pristina esige vengano riconosciuti da Belgrado, campo semantico minato. Ecco tutto comincia così: un dettaglio che cigola, poi si aggiunge dentello dopo dentello, protesta dopo protesta, qualche “dettaglio” più esplosivo: per esempio il fatto che contrariamente agli accordi i kosovari non hanno dato vita alle Comunità municipali previste dagli accordi nella zona Nord dove sono maggioritari i serbi. I sindaci si dimettono per protesta. Si comincia a sentire odore di rivolta e di polvere. E poi ancora una “provocazione”: nelle zone serbe per controllare la rivolta il governo di Pristina spedisce contingenti di polizia speciale kosovara. I serbi che non riconoscono l’indipendenza proclamata nel 2008, legati come sono a Belgrado e al sogno di un ritorno alla madre patria perduta, denunciano “la repressione”.

Segnali dal sapore asprigno, scricchiolii, la pentola della crisi comincia a bollire: ma nessuno ci bada in Europa e oltre Atlantico, c’è l’Ucraina in fiamme, bisogna aiutare gli ucraini a fermare l’invasione putiniana. Intanto tra le montagne kosovare la temperatura tra le due comunità torna a livelli da altoforno: I serbi boicottano le elezioni amministrative di aprile e cercano di impedire agli eletti kosovari, che definiscono illegittimi, di insediarsi con la scorta della polizia nei comuni del boicottaggio. Non hanno torto visto che gli elettori sono stati una minuscola minoranza, 1.500 su 45 mila iscritti al voto. Arrivano i blindati da Pristina, gli scontri per strada si accendono, auto vanno in fumo, lacrimogeni e armi spianate, feriti. Fino agli incidenti di ieri, con gli italiani feriti mentre cercano di interporsi, di fermare i manifestanti.

Intanto la Serbia mette l’esercito in stato di all’erta, spedisce truppe al confine come avviene ogni volta che la tensione cresce, chiede al contingente Nato di proteggere i 120 mila serbi (su una popolazione di quasi due milioni) o altrimenti provvederà da sola. La Serbia tradizionale, storica sponda della Russia nei Balcani, il fratello slavo a cui Putin non vede l’ora di offrire appoggio aprendo un fronte meridionale nella nuova guerra europea e mondiale. Moltiplicare i fronti: una tattica perfetta per il Cremlino che deve ricambiare l’usura che gli occidentali gli impongono con la disinvolta guerra per procura in Ucraina.

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Manovra stipendi: la Juve trova un accordo che oggi verrà portato in tribunale

martedì, Maggio 30th, 2023

Antonio Barillà

TORINO. Già condannata a 10 punti di penalizzazione per il caso plusvalenze e scivolata di conseguenza al settimo posto in classifica, la Juventus sceglie la strada del patteggiamento per il secondo filone, quello sulla doppia manovra stipendi, sui rapporti con gli agenti e le partnership sospette con altre società. Ieri, dopo una lunga trattativa, è stato raggiunto il fatidico accordo, così si prospetta una multa senza ulteriore sottrazione di punti e il club bianconero si impegna a non ricorrere. Il provvedimento, lasciando immutata la classifica, permette di scontare anche un’eventuale sanzione Uefa senza ripercussioni sulla prossima stagione: in base al regolamento, infatti, un’esclusione da parte di Nyon dalle sue competizioni deve essere scontata alla prima qualificazione, così la Juve, nell’eventualità, rinuncerebbe subito alla Coppa ma avrebbe la possibilità di accostarsi senza handicap al prossimo campionato e disputare quindi, nel 2024-25, la competizione cui dovesse qualificarsi.

Alternativa alla multa, nel trattare l’accordo, era un’ammenda sommata a un’ulteriore lievissima sottrazione di punti, due o tre al massimo perché avrebbero permesso di conservare almeno l’accesso alla Conference League. Il calcolo era basato sulla posizione della squadra di Massimiliano Allegri, settima a 59 punti, dietro la Roma sesta con 60 e davanti alla coppia Torino-Fiorentina, ottavo posto a quota 53. Se i bianconeri fossero stati penalizzati di due punti, vincendo a Udine all’ultima giornata, avrebbero potuto agguantare i giallorossi se sconfitti dallo Spezia ma sarebbero rimasti comunque settimi perché in svantaggio negli scontri diretti; con tre punti di penalizzazione avrebbero potuto invece essere raggiunti da granata e viola rispetto ai quali però sono favoriti negli scontri diretti: in entrambi i casi la Juve avrebbe comunque avuto accesso alla Conference, traguardo minimo per assicurare la conclusione dei procedimenti in questa stagione senza rischio di strascichi che potessero compromettere la prossima, in ogni caso l’intesa sulla multa ha azzerato tutto.

Alla luce dell’accelerata nella trattativa e dell’accordo raggiunto, il processo che era in calendario il 15 giugno è stato anticipato a stamani: tocca quindi ai giudici del Tribunale federale nazionale ratificare oggi l’intesa, teoricamente respingibile se non ritenuta congrua.

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La Ferrari, la droga e lo strip club: le ultime ore dell’imprenditore trovato morto nel bagagliaio del suv

martedì, Maggio 30th, 2023

IRENE FAMÀ, LODOVICO POLETTO

Lo hanno trovato domenica, che era già notte. Pioveva. L’auto, una Range Rover grigio metallizzata era parcheggiata lì, in via Rovigo. Messa male. L’applicazione del cellulare era stata precisa. Quartiere Aurora, una delle zone più complicate di Torino: area di spaccio, di prostitute.

C’era già la polizia, chiamata dalla ex moglie dell’imprenditore sparito da cinque giorni. Da martedì, dopo un’ultima cena con un gruppo di amici, in centro. A due passi dalla chiesa della Gran Madre. Auto chiusa. I poliziotti si sono fatti dare le chiavi da Serena, l’ex moglie di Marco Conforti, 56 anni. Hanno aperto il bagagliaio e lui era lì. Rannicchiato. Morto da giorni.

Dalla sera della sparizione, o magari poco dopo. Gli stessi vestiti: pantaloni chiari e una t-shirt nera. I rilievi della scientifica dicono che non c’erano segni di violenza sul corpo. Non ci sono tracce di botte. Di ferite. Di spari. Niente di niente. Com’è morto Marco Conforti? E perché lo hanno caricato nel bagagliaio della sua auto e abbandonato lungo una strada di mezza periferia? Che cosa c’era di così orribile per nascondere un cadavere in quel modo?

Per capire qualcosa di più bisogna andare indietro. Arrivare a martedì. C’era il sole quel giorno. Marco Conforti e un amico vanno in Liguria. Guida lui la sua Ferrari Portofino, destinazione Varazze. C’è da trovare un posto barca per l’estate. Alle cinque sono già di ritorno. Duecento all’ora sulla Savona – Torino: Marco era così, esagerato e vivace. E con tanti vizi. Ma sul lavoro diventava un altro. Gestiva una cinquantina di autoscuole consorziate in tutto il Piemonte. Un giro d’affari milionario. Poi però c’era il suo lato oscuro: la droga.

Ecco, la cena dopo quella gita al mare è il punto di partenza delle indagini della squadra mobile di Torino.

Si ritrovano in cinque. A mezzanotte è tutto finito. Marco Conforti se ne va con un amico, un carrozziere. Destinazione uno strip club dalle parti della stazione Porta Nuova. Gli altri se ne vanno a casa.

L’ultima notte brava di Marco Conforti tra Varazze e il night club Samara

lodovico poletto 30 Maggio 2023

Vicky, l’ex fidanzata russa, ha un ricordo nitido: «Quella sera mi ha abbracciata. Mi ha detto “ci vediamo quando, e se, riesco ad uscire da questa merda”. Ha detto proprio così». Che cosa Vicky? «La droga. Marco si calava di tutto, ogni tipo di sostanza. Ma, penso, più che altro cocaina».

Eccolo qui il lato oscuro dell’imprenditore. La polizia ha imboccato questa pista per capire com’è morto. Ha chiesto esami tossicologici. Mercoledì ci sarà l’autopsia e qualche cosa di più di certo lo dirà.

E allora bisogna ritornare allo scorso martedì. Era davvero una serata da concludere al night, oppure Marco e l’amico cercavano uno spacciatore?

Gli investigatori hanno acquisito i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona. Chissà che quel suv non sia stato immortalato e non si riesca a intuire chi c’era a bordo. Per capirlo servono esami tecnici. Serve tempo.

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Elezioni: Spagna laboratorio per l’Europa

martedì, Maggio 30th, 2023

di Aldo Cazzullo

La Spagna può diventare il laboratorio del ribaltone europeo, della nuova alleanza tra popolari e conservatori, che è poi lo schema di Giorgia Meloni. Di più: con il leader di Vox, Santiago Abascal, la premier ha una dichiarata sintonia personale; e l’alleanza con Vox è la chiave della vittoria del Partido popular nelle amministrative di domenica. Impressionato dalla sconfitta, il premier socialista Pedro Sanchez ha deciso di drammatizzare la situazione. E ha convocato nuove elezioni generali per il 23 luglio, con quasi cinque mesi di anticipo sulla scadenza della legislatura.

Un conto è il voto amministrativo, che l’altro ieri ha premiato nettamente la destra. Un altro è il voto politico, in un Paese dove la memoria della dittatura non è così remota. Sanchez e i suoi alleati di sinistra faranno tutta la campagna sul fantasma dell’«España negra», la Spagna nera. Tenteranno di spostare il confronto su una guerra culturale, come già in passato quando il governo ha traslato prima il corpo di Franco poi quello di José Antonio capo della falange dal monumentale Valle de los Caìdos a un cimitero privato, tra le proteste di Vox e l’imbarazzato silenzio del Pp. Saranno due mesi di fuoco.

Il verdetto amministrativo è stato netto. La destra vince in tutti i quartieri di Madrid, compreso Vallecas, irriducibile roccaforte rossa anche durante il franchismo. E prevale in tutti i capoluoghi dell’Andalusia, tradizionale granaio socialista, la terra di Felipe Gonzalez. A Barcellona la sinistra si è divisa in tre: i socialisti, i radicali dell’ex sindaca Ada Colau, arrivata solo terza, e i separatisti dell’Esquerra republicana; risultato, ha vinto l’uomo della destra catalanista, e Vox per la prima volta è entrata in consiglio comunale. Sanchez perde anche il bastione dell’Estremadura.

L’uomo nuovo è Alberto Núñez Feijóo, il leader popolare. Gallego come Francisco Franco, come Manuel Fraga Iribarne, come Mariano Rajoy, ma anche come il padre di Fidel Castro (Castro e il Caudillo ebbero sempre un buon rapporto personale, e la Spagna franchista non ruppe mai le relazioni con Cuba). Quel che unisce politici tanto diversi è la storica «retranca gallega», lo spirito taciturno e sornione dei galiziani, così distanti dalla calorosa e passionale Spagna mediterranea. Núñez Feijóo non è un estremista, è un centrista che ad esempio mal sopporta l’esuberanza della presidenta della comunità di Madrid Isabel Díaz Ayuso. Ma dovrà allearsi con il leader di Vox Santiago Abascal, l’amico della Meloni. Neppure Abascal è tecnicamente un franchista; è un nazionalista spagnolo, un basco avversario dei separatisti, vissuto sotto scorta negli anni del terrorismo dell’Eta. Il voto per il suo partito non è tanto nostalgico quanto metropolitano, giovane, social – il massimo storico lo raccoglie nel quartiere più ricco di Madrid, Salamanca -, populista; non ha sfondato, ma si è rafforzato proprio grazie al rigetto verso gli indipendentisti baschi e più ancora catalani.

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«Schlein agisce troppo da sola, una disfatta»: lo psicodramma del Pd dopo le elezioni

martedì, Maggio 30th, 2023

di Maria Teresa Meli

La segretaria apre il confronto interno parlando dell’alluvione. Gli sfoghi nelle chat dem: «Surreale». Malumori dalle correnti avversarie: «Serve collegialità»

«Schlein agisce troppo da sola, una disfatta»: lo psicodramma del Pd dopo le elezioni
La segretaria del Pd Elly Schlein

La sconfitta elettorale del centrosinistra è di quelle che fa male. Nessuno nel Pd la nega, a cominciare dalla leader. A metà pomeriggio Elly Schlein convoca la segreteria. Una riunione fiume che prende il via in un clima a dir poco irreale dal momento che la numero uno dem non affronta sin da subito, come tutti si erano aspettati, il capitolo dell’insuccesso elettorale, ma comincia parlando dell’alluvione dell’Emilia-Romagna.

Ne discute con Igor Taruffi, che guida l’Organizzazione del partito e con Davide Baruffi, responsabile degli Enti locali. Qualcuno nella stanza sgrana gli occhi. Qualcun altro sul cellulare digita un messaggio per raccontare quanto sta avvenendo e chiosa: «Surreale». Ma tant’è. Quando finalmente Schlein prende di petto il tema non nasconde che sia andata «male». «La destra è ancora molto forte», sospira. E, soprattutto, il campo largo non esiste: «Ma della costruzione di un’alternativa devono farsi carico tutti, non possiamo occuparcene solo noi», lamenta la leader, riferendosi agli alleati del Movimento 5 Stelle e del Terzo polo.

Tutti i dati, Comune per Comune

La prima vera batosta elettorale dell’era Schlein alimenta il malumore dei dem, che già non vedevano di buon occhio la linea di condotta della segretaria che agisce in perfetta solitudine, comunicando quasi esclusivamente con quello che è stato ribattezzato il «tortellino magico», ossia il giro stretto dei suoi fedelissimi, provenienti per la maggior parte dall’Emilia-Romagna. Nessuno o quasi sa quale sia l’agenda della segretaria: nei giorni dell’alluvione era scomparsa e tutti si chiedevano dove fosse. «Ci vuole maggiore collegialità, conviene anche a Elly, perché sennò in casi come questo rischia di intestarsi la sconfitta da sola», osservano da Base riformista.

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I risultati definitivi delle Comunali 2023, con la nettissima vittoria del centrodestra

martedì, Maggio 30th, 2023

di Gianluca Mercuri

A Imperia, Latina, Sondrio e Treviso, vinte due settimane fa, la coalizione guidata da Giorgia Meloni aggiunge Ancona, Pisa, Siena, Massa e Brindisi. Perdono il Pd (che vince solo a Vicenza) e i 5 Stelle. Tutti i risultati, punto per punto

I risultati definitivi delle Comunali 2023, con la nettissima vittoria del centrodestra

(Questa analisi è stata pubblicata su PrimaOra, la newsletter del Corriere: per riceverla basta iscriversi a Il Punto, e lo si può fare qui)

Una vittoria nettissima per il centrodestra: dopo il 4-2 del primo turno, i ballottaggi di questa tornata di Amministrative hanno assegnato alla coalizione meloniana almeno altri 5 successi, contro uno solo per quello che per semplificare continuiamo a chiamare centrosinistra, ma che in realtà è una schiera di opposizioni che faticano a concepire l’idea stessa di una alternativa comune.

Dunque: a Imperia, Latina, Sondrio e Treviso vinte due settimane fa, il centrodestra aggiunge Ancona, Pisa, Siena, Massa e Brindisi. Tenendo da parte l’esito anomalo di Terni, dove ha vinto una lista civica, il centrosinistra aggiunge a Brescia e Teramo soltanto Vicenza.
E siamo 9-3.

Ma ieri si è tenuto anche il primo turno in importanti capoluoghi siciliani, oltre che in molti comuni sardi. Contando Catania e Ragusa che vanno a destra e Trapani a sinistra, con Siracusa al ballottaggio, siamo 11-4. Gioco, set e incontro, si direbbe a tennis.

Se il primo turno aveva dunque fatto intravedere la possibilità di una polarizzazione anche personale tra le principali leader dei due schieramenti, oggi quella polarizzazione va intesa solo come distanza (enorme) di prospettive e non come espressione di una contesa plausibile tra loro: il risultato dice infatti che «al momento Giorgia Meloni non ha rivali» (Francesco Verderami) e per questo «è una doccia gelata per Elly Schlein» (Roberto Gressi). Questo esito si proietta poi sul prossimo appuntamento elettorale importante, le Europee previste tra poco più di un anno, tra il 6 e il 9 giugno 2024: un anno in politica è tanto, ma se il vento non cambierà direzione in Italia e nel resto del continente — e che sia un vento di destra lo ha confermato il voto locale spagnolo, che ha portato alle dimissioni del premier Pedro Sánchez — non sarà più l’Unione europea che abbiamo conosciuto in questi decenni.

Tutti i dati, Comune per Comune

Il voto, città per città

Ancona al centrodestra per la prima volta da quando si vota direttamente per i sindaci, le città toscane per nulla tinte di rosso, l’eccezione parziale di Vicenza, conquistata più dal candidato del Pd che dal Pd.

Punto per punto:

•Ancona al centrodestra
Daniele Silvetti, 49 anni, ha battuto Ida Simonella, assessora uscente del centrosinistra, con il 51,7% contro il 48,3.
Il dato politico
È un successo tardoberlusconiano, col vincitore forzista che annuncia il pellegrinaggio ad Arcore. Ma in realtà è un dato nuovissimo: Ancona non era mai stata né azzurra né nera, solo rossa: dopo la Regione Marche nel 2020, cade anche il capoluogo. Il Pd, qui alleato col Terzo polo, perde nel disinteresse dei 5 Stelle, nemmeno apparentati al secondo turno.

•Vicenza al centrosinistra
Giacomo Possamai ha battuto il sindaco uscente Francesco Rucco con il 50,54% contro il 49,46%.
Il dato politico
Ce ne sono tanti in questo successo definito «incredibile» dallo stesso protagonista, un 33enne di stampo «democristiano», anche se la Dc non l’ha neanche mai vista: un dem moderato, «lettiano», che non ha voluto Schlein a sostenerlo. Un successo simile a quello di Damiano Tommasi un anno fa a Verona, il che vuol dire che il centrosinistra ha smarrito la chiave in molti posti ma forse la sta trovando nel Veneto leghista, ma un tempo, appunto, ultra-dc. Segnarsi questi strano cognome: quello di Possamai è solo un inizio.

•Pisa al centrodestra
Il sindaco uscente Michele Conti ha battuto Paolo Martinelli con il 52,33% contro il 47,67.
Il dato politico
Conti aveva fallito la vittoria al primo turno per soli 15 voti, ora da Pisa lancia la sfida per la conquista della Regione Toscana. Qui il patto Pd-5 Stelle c’era, ma non è bastato.

•Siena al centrodestra
Nicoletta Fabio è la nuova sindaca, dopo aver battuto Anna Ferretti con il 52,16% contro il 47,84%.
Il dato politico
Non è stata una vittoria semplice, con Fabio candidata all’ultimo momento al posto di un massone sgradito a Meloni, e con un centrodestra diviso e segnato dalla polemica con il suo (ex) sindaco uscente De Mossi, schierato coi centristi. La neo sindaca dice che preferisce essere chiamata sindaco: un puntiglio lessicale tradizionalista che è già un programma.

•Massa al centrodestra
Francesco Persiani ha battuto Enzo Romolo Ricci con il 54,36% contro il 45,64.
Il dato politico
Persiani, sindaco uscente, ha ottenuto una riconferma larga nonostante la crisi della sua coalizione, con Fratelli d’Italia che lo aveva sfiduciato e aveva presentato un suo candidato.

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Riforma del Fisco, dalla Flat Tax per i giovani a tredicesima esentasse e superbollo: le novità che resistono (e quelle accantonate)

martedì, Maggio 30th, 2023

di Redazione Economia

La riforma del fisco entro l’estate

Addio al superbollo auto, sì alla flat tax per i professionisti under 35 e riforma dell’Irpef instradata. Il governo punta al primo via libera in Parlamento della legge delega sulla riforma fiscale entro l’estate. Nel mentre sono arrivati oltre 600 emendamenti al ddl dai partiti alla commissione Finanze della Camera. Con alcune proposte condivise tra le forze di maggioranza e l’esecutivo. Vediamo le misure che potrebbero sopravvivere all’iter.

Flat tax alle associazioni professionali di under 35

Si prevede nel testo l’estensione della flat tax alle associazioni professionali e società di professionisti composte da giovani. Il regime forfetario si applicherebbe anche alle associazioni professionali, alle società tra professionisti, alle società di persone e imprese familiari composte al massimo da tre professionisti under 35 anni. Realtà che abbiano dichiarato ricavi o percepito singolarmente compensi non superiori a 85 mila euro l’anno. Per questi soggetti la tassazione dovrebbe attestarsi quindi al 15%.

Addio al Superbollo

Si va verso l’addio al superbollo, il contributo dovuto dai possessori di auto di potenza superiore a 185 Kw. Una tassa che costa 20 euro per ogni Kw oltre i 185. Secondo i dati di Federcarrozzieri, l’associazione delle autocarrozzerie italiane, dalla sua introduzione il superbollo è costato circa 1,2 miliardi di euro agli automobilisti italiani.

Riduzione delle aliquote Irpef e Irap

Una delle principali misure della riforma fiscale a cui sta lavorando il governo riguarda la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre su cui c’è accordo nelal maggioranza. Interventi previsti anche per Irap e Ires. Dice il vice ministro all’economia Maurizio Leo intervenendo al Festival dell’Economia di Trento:«Per l’Ires ad esempio, è prevista una norma specifica. Per l’Irap invece, si passerà ad una riduzione graduale, che si differenzierà in base al soggetto giuridico».

Più tempo per pagare le tasse e F24

Fra le proposte depositate anche la rateizzazione dell’acconto di novembre all’anno successivo e l’ampliamento nell’utilizzo dell’F24 come mezzo di pagamento unico di qualsiasi imposta, tassa o contributo ad Enti pubblici.

Tassa di laurea

Nella lista dei tagli dovrebbe rientrare anche la tassa sulla laurea, ovvero un contributo da versare al momento dell’immatricolazione e per l’iscrizione agli anni successivi al primo. Un’ imposta che ad oggi vale circa 1 milione di euro l’anno. Nell’esecutivo si discute anche sull’azzeramento delle micro-imposte per il rilascio dei diplomi, per gli esami di idoneità e per l’iscrizione a scuola. Tasse che valgono circa 44 milioni di euro.

Tasse giù sulla tredicesima

Il viceministro Leo ha parlato anche dell’ipotesi di ridurre le tasse sulla tredicesima per i lavoratori dipendenti. Non escludiamo, ha detto, di «pensare che una retribuzione straordinaria – è tutto da valutare in base alle risorse – come ad esempio la tredicesima» venga assoggettata «ad una tassazione più bassa per mettere più soldi nelle tasche degli italiani nell’ultimo mese dell’anno. È una cosa che già c’è nella delega, che dobbiamo sperimentare e vedere come costruirla».

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