Archive for Giugno, 2023

Sostituzione etnica: che cos’è e chi l’ha fatta davvero

lunedì, Giugno 5th, 2023

di Milena Gabanelli e Giuseppe Sarcina

La «sostituzione etnica» è l’incubo che turba il sottobosco razzista e xenofobo dell’Occidente: i bianchi sono destinati a diventare una minoranza, minacciata, nei loro stessi Paesi, da orde di immigrati. L’ultimo in ordine di tempo a rilanciare lo spettro è stato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida il 18 aprile scorso. Parlando all’assemblea della Cisal (Confederazione sindacati autonomi dei lavoratori) Lollobrigida ha detto: «Dobbiamo pensare anche all’Italia di dopodomani. Vanno incentivate le nascite. Non possiamo arrenderci al tema della sostituzione etnica». Pochi giorni dopo il ministro ha spiegato di essere stato frainteso e di non conoscere le teorie del complotto che da anni fioriscono negli ambienti dell’estrema destra. A dire il vero ne parla anche il sito della presidenza del Consiglio, richiamando il cosiddetto «piano Kalergi». Vale la pena riportare integralmente il testo: «La teoria del complotto del piano Kalergi è la credenza secondo la quale esiste un piano d’incentivazione dell’immigrazione africana e asiatica verso l’Europa al fine di rimpiazzarne le popolazioni. Prende il nome dal filosofo austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972), cui viene attribuita la paternità di tale piano; la teoria trova credito soprattutto in ambienti di estrema destra (nazionalisti, sovranisti e separatisti)».

«Il piano Kalergi» è una manipolazione

In realtà Kalergi predicava la necessità di allargare l’identità dei singoli Stati per dar vita ad una comunità europea. Ma non fece mai alcun riferimento al pericolo che le «nazioni dei bianchi» potessero essere «inquinate» dai migranti. Il suo pensiero fu travisato fra gli anni 90 e 2000 in particolare da Gerd Honsik, autore neonazista austriaco che nel 2009 fu condannato a cinque anni di reclusione per aver negato l’Olocausto. Nel suo libro, «Addio Europa», attribuì a Kalergi l’idea che l’uomo di città, cosmopolita e frutto della mescolanza delle etnie, fosse più propenso all’unione fra i diversi Stati e quindi da preferire all’abitante delle campagne, dal sangue più puro, ma meno disponibile all’integrazione. Da questa manipolazione è nato il famigerato «piano Kalergi».

I sostenitori del complotto contro i bianchi

In passato anche Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno usato spesso l’espressione «sostituzione etnica». Nel 2011 lo scrittore francese Renaud Camus ha rilanciato il teorema nel suo libro «Le Grand Remplacement», affascinando il fondatore del Front National, Jean-Marie Le Pen. La figlia Marine, invece ritiene che la massiccia immigrazione non sia alimentata da un complotto, ma, più pragmaticamente, dalle imprese europee che cercano manodopera a basso costo. Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen, ha lasciato il Front National, adottando in pieno le tesi di Camus, così come il suo nuovo leader, Éric Zemmour, candidato per il partito di estrema destra «Reconquete» alle presidenziali del 2022. L’idea «dell’uomo bianco minacciato da orde di stranieri» viene evocata in Olanda dal «Partito per la libertà», guidato da Geert Wilders; in Austria troviamo Herbert Kickl, a capo dell’FPÖ, autore dello slogan: «Il sangue deve essere viennese, quello straniero non va bene per nessuno». In Europa oggi il più convinto e rumoroso sostenitore della «sostituzione etnica» è il presidente dell’Ungheria Viktor Orbán. Ma l’ondata più massiccia di intolleranza xenofoba è partita dall’altra parte dell’Atlantico nel 2014, ed ha accompagnato l’ascesa di Donald Trump.

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Il perdente di successo habitué al Tavoliere del Potere

lunedì, Giugno 5th, 2023

Luigi Mascheroni

Il perdente di successo habitué al Tavoliere del Potere

Per capire lo spessore politico di Francesco Boccia, gran puparo di Pulzelly Schlein, si può citare la celebre dichiarazione: «Elly rappresenta la speranza di un cambiamento epocale che la sinistra aspetta da tempo. Con lei alla guida del Pd torneremo a vincere». Voto alla spocchia: 10. Alla preveggenza: 2.

Eterno Numero 2, sempre braccio destro di qualcuno di sinistra, intramontabile assistente civico del capo di turno, una vita sotto il sole di Puglia all’ombra del potere e un cursus honorum che eccelle nel ricicciarsi – da cui il soprannome: «Ciccio» Francesco Boccia, da Bisceglie, Vescégghie, circoscrizione elettorale Barletta-Andria-Trani, terra di santi, polipetti in pignata e di Don Pancrazio Cucuzziello, è probabilmente il più grande perdente di successo della storia della Seconda Repubblica. Mai preso un voto, mai vinto un’elezione, mai guidato una corrente ma infilandosi in tutte, fra massimalisti, riformisti, clan e famigghie. Come il sughero, e gli strunzi, sta sempre a galla. Negli anni Ottanta, ancora studente, sedeva già al Tavoliere della Dc. Poi, Sta ci ha vìnde, sta ci ha pèrse, è stato con D’Alema (che lo candidò alle primarie per la presidenza della Regione Puglia contro Vendola, che straperse due volte…), con Prodi (che lo fece Commissario liquidatore del Comune di Taranto), con Letta (che è stato il suo demiurgo), poi renziano («Io amico di Letta scelgo Renzi: è lui la sintesi tra Ulivo e futuro»), a lungo controfigura di Michele Emiliano, zingarettiano quando è servito, moderatamente draghiano, ponte pericolante fra Pd e CinqueStelle («Conte è un alleato serio e affidabile», cioè il contrario di lui) e poi tra i primissimi a scommettere su Elly Schlein. La quale lo ha ripagato delegandolo a trattare le nomine in Rai, dimenticandosi chi è la moglie e cosa fa in tv… È giust. Meta-morfosi e metà opportunista. Come si dice dalle sue parti, Ci cangia ddefrisca. «Chi cambia sta meglio». Difficile trovare qualcuno, a parte il rider che consegna le pizze al Nazareno, che ha fatto più giri di Francesco Boccia attorno alla Sinistra. E ogni volta rimangiandosi quello che aveva detto prima. «È solo a Bocce ferme che si vede chi ha fatto il punto». Sarà per questo che si muove tanto.

Chi ha detto che la capacità di contenere moltitudini è nel Dna di Francesco Boccia?

Dna apulo, apolide (dalla Puglia imperiale a Milano, da Londra a Roma), biscegliese a metà strada fra la Volturara Appula di Giuseppe Conte e la Ceglie Messapica di Rocco Casalino – la gauche alle cime di rapa – 55 anni e in politica dai tempi del Dolmen della Chianca, una giovinezza dorata come la panatura delle cozze fritte, quando i Boccia guidavano con mano capitalistica una fiorente azienda tessile e «Ciccio» giocava felice in un villone con decine di stanze e campi da tennis, una Laurea minore a Bari e poi però un master alla Bocconi, università della quale gli sono rimaste le camicie Oxford e l’occhialino da professore tendenza London school of Economics; quindi il matrimonio di larghe intese e dialetto stretto con Nunzia De Girolamo, Nostra Madonna del Sannio, Forza Italia e un debole per la tv (e non staremo a fare la battuta che il camaleontismo politico di Boccia è affinato dall’abitudine di andare a letto tutte le sere con la destra), una crisi di mezza età brillantemente superata col solito selfie nudo in bagno, deputato della Repubblica dal 2008, tre sinistre fa, e oggi Senatore; una passione per i calcio che gli ha riservato persino più delusioni della politica (è juventino e attaccante della Nazionale di calcio dei Parlamentari, ma i gol fatti sono come le preferenze prese: pochi), attico terrazzato alla Balduina, col Cupolone a vista, Francesco cicc’ cott’ Boccia dopo 35 anni in politica è incredibilmente percepito come il nuovo che avanza. Inteso come «avanzo», non come verbo di moto. Ciao Maschio…

Maschio con un debole per le bedde mujere, ambizioso come solo i provinciali del Sud sanno essere e fedele al proverbio salentino per cui Senza Santi nu sse ae am Paraisu, non si capirebbe che Frankenstein sia Francesco Boccia se non si spiega chi è il suo Santo e da quale ircocervo politico-antropologico provenga. Il primo è Enrico Letta, il secondo è il think tank estivo che si tenne dal 2005 al 2012 nella cittadina trentina di Dro, da cui il nome «veDrò», sul lago di Garda, da cui l’espressione «Ma Garda un po’ chi c’è…», noto appuntamento politico-lobbistico, un po’ felice comitiva dei post-Boomers in carriera, un po’ setta salottiera, un po’ prova generale di un futuro Grand Rassemblement senza pregiudiziali ideologiche, al di là della destra e della sinistra, anzi: che tenga dentro la destra e la sinistra. Voluto da Enrico Letta, nipote di suo zio, e organizzato dalla sua factotum Benedetta Rizzo, già fidanzata di Boccia lei porta lui, lui porta i salumi di Bisceglie, poi lui conosce Nunzia De Girolamo e da quel momento, berlusconiana lei, antiberlusconiano lui, fanno coppia fissa ogni anno alla convention bipartisan «veDrò», tra un working group trasversale e un cocktail sul prato della ex centrale elettrica di Fies, raccolse il meglio del peggio della finanza, della comunicazione e della politica. Tra cui: il piddino Ernesto Carbone, inventore del «Ciaone»; Andrea Orlando, Maurizio Lupi e Beatrice Lorenzin; Giovanni Floris; il montiano Lelio Alfonso; Corrado Passera e Della Valle quando vollero «fare delle cose» in politica; Angelino Alfano e l’azzeccagarbugli del Cavaliere Maurizio Paniz; Dino Giarrusso quando era solo una Iena, Roberto Cingolani et alii…

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Rai, dopo Annunziata cambia tutto: chi prende il suo posto. E Merlino-Giletti…

lunedì, Giugno 5th, 2023

La Rai dell’era del governo di centrodestra prende forma via via che ci si avvicina alla presentazione dei palinsesti, i primi di luglio. Ma le mosse di Viale Mazzini hanno ripercussioni sulle altre reti, Mediaset e La7 in testa. Oggi, domenica 4 giugno, è andata in onda una delle ultime puntate di Mezz’ora in più, su Rai3, e le ultime indiscrezioni sul tele-mercato riguardano il futuro dello spazio di Lucia Annunziata che ha dato l’addio alla Rai poco dopo l’uscita di Fabio Fazio, sbarcato sul Nove. La pista più accreditata porta a Monica Maggioni, l’ex direttrice del Tg1 (guidato ora da Gian Marco Chiocci) dovrebbe approdare alla domenica pomeriggio ma con una novità, si legge in un retroscena di Leggo: “Si torna al format originale, ossia a un programma di mezz’ora secca, senza le lungaggini dell’Annunziata”.

Nel borsino del tele-mercato sono sempre alte le quotazioni di Luisella Costamagna, dopo l’esperienza a Ballando con le stelle potrebbe anche condurre un programma di intrattenimento, oppure restare nell’ambito più usuale dell’informazione (per la gioia del Movimento 5 stelle). Il tris di donne si conclude con Myrta Merlino, data sulla strada per viale Mazzini ma cercata, secondo quanto riportato, anche da Mediaset.

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Ucraina, Fabbri gela tutti: “Territori sconosciuti”. Controffensiva e incubo nucleare

lunedì, Giugno 5th, 2023

La controffensiva ucraina “è già iniziata” e, dato sorprendente, non si sta concentrando nelle zone contese del Donbass ma punta direttamente nel territorio russo. Dario Fabbri analizza così la situazione inedita della guerra in Ucraina, con raid e incursioni continue nell’oblast di Belgorod, in Russia, da parte delle forze di Kiev e da gruppi anti-Putin. Il direttore di Domino è intervenuto lunedì 5 giugno ad Agorà, il programma d iRai3, e non ha nascosto le preoccupazioni per un risvolto bellico che nessuno aveva preventivato. L’operazione, spiega Fabbri, ha l’obiettivo di “minare la centralità e la stabilità di Putin”. Tra gli scenari c’è quello di portare la guerra sul suolo russo. Insomma, siamo in una fase di “territori non tracciati, come dicono gli americani, non si conoscono gli sviluppi possibili perché mai accaduto prima” afferma l’esperto di geopolitica che sottolinea come torni d’attualità in queste ore il possibile uso delle armi nucleari tattiche da parte della Russia.

A Belgorod sono in corso scontri e veri e propri tentativi di invasione, mentre gruppi di cosiddetti partigiani russi anti-Putin hanno preso prigionieri. Kiev non rivendica ufficialmente queste azioni. “Lo lasciano intendere esplicitamente, se lo facessero apertamente sarebbe come dire ai russi come sarà la controffensiva” che per Fabbri è già iniziata. Gli ucraini devono lasciare però “una patina di ambiguità, per confondere i russi” dare la possibilità agli americani di dire che non c’entrano niente con gli attacchi sul suolo russo.

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Lo scaricabile sul Pnrr che non c’è

lunedì, Giugno 5th, 2023

Alessandro De Angelis

L’ultima è la Corte dei Conti eletta, al tempo stesso, capro espiatorio per giustificare le proprie inefficienze e nemico pubblico, in quanto establishment che «rema contro». Prima c’erano stati «la pubblica amministrazione», il «governo Conte» per come aveva negoziato il Pnrr e pure «l’inflazione». La sostanza politica del film (titolo: Lo scaricabarile), su cui si registra un crescendo di nervosismo – neanche Casalino ai tempi d’oro aveva vergato un documento in otto punti contro il portavoce della Commissione europea – è che sta fallendo il Pnrr. «Arriverà a ore», disse il ministro dell’Economia a proposito della terza rata, i cui obiettivi furono raggiunti da Mario Draghi. Le ore sono diventate settimane e i soldi non sono arrivati. Mentre sono avvolti da una coltre di mistero sia gli obiettivi della prossima rata su cui il governo, per la prima volta, ha chiesto all’Europa modifiche, sia il più ampio negoziato sulla scadenza del 2026, con l’idea di spostare una parte dei progetti sui fondi di coesione che hanno una scadenza più lunga.

La vicenda è seria, perché rivela il cuore del problema su un dossier dove governo e paese si giocano la ghirba: il cortocircuito tra propaganda e realtà. Per carità, probabilmente sarebbe stato complicato per tutti, come si dice in gergo, mettere a terra il Pnrr. Ma proprio i mesi persi dietro a misure spot e propagandistiche hanno dato alla macchina pubblica, già poco abituata a spendere, l’impressione di un allentamento della tensione attorno ad esso. Giorgia Meloni – a proposito di interessi dell’Italia – avrebbe potuto fare di esso la principale questione nazionale: mettere alla stanga governo e Parlamento, coinvolgere le migliori energie del paese, intestarsi un cambiamento dell’Italia grazie ai soldi dell’Europa perché di certo la crescita non la fai con gli zerovirgola delle manovre di bilancio. E invece si è data l’idea che fosse un obiettivo burocratico, che arrivava da solo, mentre la politica si occupava di rave, soglia del contante, reati inesistenti, emergenze farlocche, figlie delle coppie omogenitoriali date in pasto alla curva.

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Pnrr, mancano i migranti

lunedì, Giugno 5th, 2023

Fabrizio Goria

Senza i migranti sarà difficile completare il Pnrr. Il Recovery dovrebbe creare, a regime, 120mila occupati nella transizione energetica. Ovvero nel 2025, l’anno di massima spesa del Fondo. Il problema, come evidenzia la Banca d’Italia nella sua relazione annuale, è che nell’ultimo triennio l’invecchiamento della popolazione ha causato una perdita di 500mila persone dal mercato del lavoro. I flussi migratori netti, sottolinea Bankitalia, «non sono stati sufficienti a compensare tale decremento». Mentre non aumenta l’occupazione stabilizzata e regolarizzata delle giovani generazioni, il Paese rischia di trovarsi nelle sabbie mobili, tra lungaggini burocratiche e salari meno competitivi.

La transizione ecologica ed energetica può generare valore. Non solo a livello produttivo, ma anche sul piano occupazionale. Il problema, secondo Banca d’Italia, è che il Paese è indietro. E ha un significativo bisogno di immigrazione per fronteggiare le sfide che ha di fronte. Da un lato, aumenta la domanda di unità lavorative nel segmento delle costruzioni e in quello dei servizi, che chiedono sempre più competenze qualificate in ambito green. Dall’altro, sottolinea Palazzo Koch, è sempre più complicato trovare addetti su base domestica. Questo perché servono più specificità. «La quota di occupati nella produzione di beni e servizi ambientali espressamente volti a una riduzione delle emissioni è ancora bassa: nei quattro principali Paesi dell’area dell’euro era inferiore al 2% nel 2020 e solo in lieve aumento rispetto al 2014», spiegano gli economisti di Via Nazionale. Il problema è che non si trovano, come sottolineato più volte da Via Nazionale.

Il ruolo del Recovery non è minoritario. Secondo l’ultimo rapporto della Banca d’Italia, «gli investimenti pubblici forniranno un impulso potenzialmente rilevante alla transizione ecologica». Nello specifico, «il Pnrr, da realizzare nel periodo 2021-26, destina a questo scopo il 37,5% delle risorse complessive». Si stima, sottolinea Palazzo Koch, «che il Piano attiverebbe nel 2025, l’anno di massima spesa, circa 120.000 posizioni lavorative a tempo pieno limitatamente ai progetti con finalità verdi». Di queste, circa 51mila sarebbero «riconducibili a misure per cui è esplicitamente indicato nel Piano un obiettivo di abbattimento delle emissioni climalteranti». Il problema è che non ci sono lavoratori abbastanza formati per far fronte a questa domanda. Che improvvisa non è, visto che si discute del Recovery da un biennio.

A livello generale, gli investimenti del Pnrr possono produrre una domanda aggiuntiva di 375mila occupati, il 79% del quale è previsto nel settore privato. A spingere sarà l’edilizia, dove secondo le stime di Banca d’Italia ci si attende una domanda di 95.600 lavoratori a regime. Più o meno un decimo in più rispetto al livello pre-Covid. Segue il segmento “Ricerca & sviluppo” con 16.600 nuovi occupati attesi entro il 2024. E poi i 12.700 stimati al 2025 per il comparto elettrotecnico.

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Piantedosi: “Braccialetto elettronico, maggiore prevenzione e più poteri ai questori”. Il piano del governo contro i femminicidi

lunedì, Giugno 5th, 2023

Grazia Longo

Ogni tre giorni in media nel nostro Paese viene uccisa una donna. E abbondano anche i casi di violenza, stalking, minacce, lesioni personali e atti persecutori. Per tutelare maggiormente le vittime, il governo sta studiando un disegno di legge che rafforzi le misure in loro difesa. Un lavoro di squadra tra il Guardasigilli Carlo Nordio, la ministra della Famiglia, delle Pari opportunità e Natalità Eugenia Roccella e il titolare del Viminale Matteo Piantedosi. Proprio quest’ultimo fa con noi il punto della situazione.

Il femminicidio è un’emergenza?

«La violenza di genere e i femminicidi rappresentano un fenomeno particolarmente grave e odioso, intollerabile tanto più in una società avanzata come la nostra».

Per questo avete optato per un’azione interministeriale?

«Sì, con i colleghi di governo, in particolare con i ministri Nordio e Roccella, stiamo lavorando a una ipotesi di intervento normativo da portare all’attenzione di uno dei prossimi Consigli dei ministri. Ma non ci limiteremo a questo».

A cosa allude?

«A un’azione più collegiale. Quando il governo interverrà, in Parlamento ci sarà l’opportuno confronto tra le forze politiche. Sono sicuro che non mancherà un concreto spirito di condivisione e collaborazione».

Il femminicidio, peraltro, è in costante crescita…

«I dati sono sicuramente preoccupanti. I casi sono stati 119 nel 2020, 120 nel 2021, 126 nel 2022. Nel corso di quest’anno, dal 1 gennaio al 28 maggio sono stati registrati complessivamente 129 omicidi volontari di cui 45 vittime sono donne. Trentasette sono state uccise in ambito familiare-affettivo e tra queste sono 22 le donne che hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner».

In che modo pensate di potenziare l’attività di prevenzione?

«L’obiettivo è evitare che la violenza o addirittura l’omicidio sia commesso. Le pene severe servono, sono necessarie ma non riportano in vita la vittima e non esauriscono il problema. Per quanto di competenza del Viminale, stiamo ipotizzando un rafforzamento delle misure di prevenzione personali a partire dall’ammonimento nei confronti degli autori delle condotte violente e di informazione alle vittime, estendendo le possibilità e i casi di intervento del questore».

Informazione delle vittime in che senso?

«È importante comunicare alle donne vittime di abusi la presenza dei centri antiviolenza che operano sul territorio, mettendole in contatto con queste strutture».

E nei confronti degli uomini a cosa pensate?

«Innanzitutto al potenziamento dell’uso del braccialetto elettronico nel caso in cui l’autorità giudiziaria decida l’adozione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, nei confronti dei soggetti indiziati di delitti, consumati o tentati, nell’ambito della violenza di genere e domestica».

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Rai, scoppia il caso Damilano. Via ai colloqui con i conduttori

lunedì, Giugno 5th, 2023

di Antonella Baccaro

Alessandro Cattelan si sfila per la fascia di Fazio; Monica  Maggioni in pole per sostituire Lucia Annunziata. Damilano è accusato di aver orchestrato, ai tempi della direzione dell’Espresso, lo scandalo dei fondi russi alla Lega in funzione anti-Salvini

Rai,  via ai colloqui con i conduttori. E c’è il caso Damilano

Si apre una settimana impegnativa per la Rai alle prese con un’assemblea di bilancio, un’audizione dei vertici in commissione di Vigilanza e i colloqui dei direttori dei generi con i personaggi televisivi per mettere a punto il palinsesto autunnale

Mercoledì scorso nel comitato editoriale sono stati scelti alcuni criteri. Primo: accelerare perché manca un mese alla presentazione dei palinsesti. Per questo molte trasmissioni verranno confermate, mentre potrebbe cambiare la loro collocazione e conduzione. 
Secondo: le trasmissioni da confermare devono essere quelle competitive con la concorrenza, anche per trasmettere l’immagine di un’azienda meritocratica. 
Terzo: va attuata la riforma delle direzioni di genere che è stata soltanto introdotta dalla precedente gestione, attribuendo alle reti caratteri precisi. La prima sarà quella generalista, la seconda dell’intrattenimento e dello sport, la terza dell’informazione. Se così sarà, la terza rete perderà il suo storico riferimento culturale di sinistra. Ciascun direttore di genere dovrà fare i colloqui con i personaggi televisivi e verificare disponibilità (sono da sciogliere ancora molti nodi di conduttori che potrebbero lasciare e altri che potrebbero arrivare) e concordare cachet e modalità dell’impiego.

Non è ancora deciso come verranno sostituiti Fabio Fazio (Alessandro Cattelan ieri si è tirato fuori) e Lucia Annunziata (in pole position Monica Maggioni che potrebbe lasciare la trasmissione di approfondimento del lunedì sera a Francesco Giorgino), che si apre il caso Damilano. Il conduttore de Il cavallo e la torre su Rai3 è accusato dalla Lega di aver orchestrato, ai tempi della sua direzione a l’Espresso, lo scandalo dei fondi russi al Carroccio per sfavorire il leader Matteo Salvini alla vigilia delle Europee.

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Imu, entro il 16 giugno si paga l’acconto: ecco chi deve farlo e chi no, i calcoli e le novità

lunedì, Giugno 5th, 2023

di Stefano Poggi Longostrevi

Le date e le novità

La stagione del modello 730 è appena iniziata ed è gia tempo di passare alla cassa per soddisfare l’appetito dei Comuni. Entro il 16 giugno, infatti, i proprietari immobiliari devono versare l’acconto 2023 dell’Imu. È confermata per fortuna l’esenzione per le abitazioni principali e relative pertinenze, escluse quelle di lusso. Resta in vigore anche la riduzione del 25% dell’Imu per gli immobili affittati a «canone concordato». Tra le novita del 2023 l’esenzione per gli immobili occupati abusivamente e quindi non utilizzabili né disponibili, a condizione che sia stata presentata denuncia all’autorità giudiziaria per violazione di domicilio o sia iniziata l’azione giudiziaria penale per occupazione abusiva. Per i soggetti che, al 1° maggio 2023, hanno residenza ovvero sede legale od operativa in uno dei Comuni alluvionati dell’Emilia Romagna (elenco allegato al decreto legge «alluvioni»), sono sospesi i termini dei versamenti tributari in scadenza fino al 31 agosto 2023 e quindi anche l’acconto Imu. L’imposta municipale sugli immobili, come è ormai consuetudine, va pagata in due rate. Entro il 16 giugno si versa l’acconto del 50%, mentre il restante 50% va versato entro il prossimo 18 dicembre (il 16 scadenza naturale cade di sabato). Per l’acconto il conteggio è semplice, se non ci sono state variazioni nella consistenza immobiliare basta sommare l’Imu pagata nel 2022 tra acconto e saldo e versare il 50% di tale importo, per ciascuna tipologia di immobili, utilizzando il relativo codice tributo (vedi grafico a fianco). Se ci sono state variazioni nella situazione patrimoniale nel corso del 2022 o del 2023, come acquisti o vendite o successioni, è opportuno tenere conto della situazione attuale, ma applicando per l’acconto ancora l’aliquota deliberata dal comune per il 2022.

Leggi anche:
– Imu, tutte le informazioni utili per fare bene i calcoli

I criteri e gli obblighi

Nel caso di un immobile acquistato nel 2023 il contribuente può utilizzare la nuova aliquota eventualmente approvata per il 2023, se già pubblicata sul sito www.finanze.gov.it. In tutti gli altri casi è preferibile utilizzare le aliquote decise per il 2022 e poi fare il conguaglio a dicembre con quelle nuove. L’Imu si versa su base mensile applicando questa regola: il mese è computato per intero se il possesso si è protratto per più della metà dei giorni di cui il mese stesso è composto. Il giorno di trasferimento del possesso si computa in capo all’acquirente e l’imposta del mese del trasferimento resta interamente a suo carico nel caso in cui i giorni di possesso risultino uguali a quelli del cedente. Devono versare l’Imu tutti i proprietari di immobili situati in Italia e tutti coloro che su di essi sono titolari di un diritto reale di godimento: come l’usufruttuario o chi ha un diritto d’abitazione (come il coniuge superstite sulla casa di famiglia, ma se l’abitazione non è classificata come di pregio è esente), di uso, enfiteusi e superficie. In caso di separazione o divorzio, obbligato al versamento è il coniuge assegnatario dell’immobile, anche se non proprietario, ma in genere ha l’esenzione se la casa è assegnata con provvedimento del giudice e se vi dimora abitualmente e risiede anagraficamente. L’imposta va versata anche dalle società per tutti gli immobili posseduti di qualsiasi categoria, anche se utilizzati nell’esercizio dell’attività. Sono esonerati gli immobili-merce, costruiti o ristrutturati per la vendita e rimasti invenduti. Si sono concluse le esenzioni temporanee previste per far fronte all’emergenza sanitaria e che riguardavano le imprese dello spettacolo, quindi quest’anno dovranno tornare a versare l’Imu. Nel caso di più comproprietari — o di più contitolari di un diritto reale — l’imposta è pagata da ciascuno in proporzione alla propria quota e con versamenti separati. L’esenzione per l’abitazione principale si applica solo a chi vi dimora e ha la residenza anagrafica; gli altri comproprietari che non vi risiedono devono invece pagare l’Imu.

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Il discorso di Ibrahimovic: «Sarò milanista per sempre, voglio dire “ciao” al calcio ma non a voi»

lunedì, Giugno 5th, 2023

Zlatan nel suo saluto d’addio sul prato di San Siro: «Forza Milan, arrivederci»

Un video celebrativo e tante lacrime da parte dei tifosi unite ai cori. Così il Milan ha voluto celebrare Zlatan Ibrahimovic nel suo saluto d’addio sul prato di San Siro al termine della vittoria del Milan sul Verona.

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