Archive for Giugno 10th, 2023

La cura della Bce è l’unica giusta, il governo pensi alle riforme

sabato, Giugno 10th, 2023

Stefano Lepri

Doveva succedere. O meglio, era probabile che succedesse, questa gelata brusca dell’economia italiana segnalata dalla produzione industriale, pur se si sperava di poterla evitare. Dopo il forte aumento dei tassi di interesse che la Bce ha deciso da dieci mesi a questa parte, le imprese hanno cominciato a risentirne, e hanno ridotto l’attività.

Piaccia o no, è questa l’unica cura disponibile contro l’inflazione che corre, e che ha ridotto il potere d’acquisto di noi tutti. Si era sperato che questa volta potesse essere meno dolorosa: ovvero, che calibrando bene, si potesse realizzare un rallentamento capace di allentare le pressioni sui prezzi senza arrivare a una recessione vera e propria, dove qualche posto di lavoro andrà perso.

È difficile trovare la misura giusta per 20 Paesi diversi tra di loro. Basti pensare che a fronte di questo cattivo andamento della produzione in aprile in Italia la dinamica del costo della vita è rallentata meno che nei Paesi vicini. Lo stesso fattore che finora ci aveva sostenuto, il buon afflusso di turisti, ha probabilmente contribuito all’aumento dei prezzi.

Va detto che il governo non ha nessuna colpa diretta. Si è però fatto male da solo, sopravvalutando il significato di alcuni dati congiunturali positivi di inizio anno: ancora ieri mattina, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni vantava che il nostro Pil era cresciuto oltre la media europea. E nelle settimane scorse il Tesoro aveva fatto circolare critiche contro certi previsori non abbastanza ottimisti.

Siamo tutti nella stessa barca, nell’area euro. Entriamo in una fase delicata perché si cominciano ad avvertire gli effetti negativi della stretta sui tassi quando ancora l’inflazione non è discesa abbastanza. Anche questo era prevedibile: gli studi sul passato mostrano che occorre circa un anno e mezzo prima che il caro-denaro si rifletta in pieno sull’andamento degli affari.

Sbagliare è facile proprio a questo punto. Milton Friedman, maestro del neoliberismo, pur essendo del tutto convinto che la cura contro l’inflazione siano gli alti tassi, esortava a non comportarsi come “lo sciocco nella doccia” a rischio di scottarsi o gelarsi perché non si rende conto che occorrono parecchi secondo prima che il gesto sul rubinetto modifichi la temperatura dell’acqua.

Proprio per evitare questo pericolo, le banche centrali agiscono sui tassi con mosse successive (sette finora per la Bce, in 10 mesi) valutando nel frattempo tutti i segnali disponibili. Sotto la doccia si può provare e riprovare per ottenere il risultato voluto; e qui il paragone cessa di essere utile, perché se si fa una pausa troppo lunga si rischia di dover stringere molto di più, e più dolorosamente, dopo.

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Di Battista sulle orme di Grillo. Ora ci prova con il teatro

sabato, Giugno 10th, 2023

Pasquale Napolitano

Dibba trova finalmente la sua strada: farà l’attore. L’enfant prodige del M5s segue le orme del suo mentore Beppe Grillo e si dà al teatro. Le ha provate tutte, prima di salire sul palcoscenico: è stato politico, barista, giornalista, scrittore, opinionista, cooperante, reporter, insegnante, attivista, pacifista, ambientalista. Alla fine ha capito di aver un talento innato, come il comico Grillo, per lo spettacolo. Per il cabaret, insomma. Alessandro Di Battista, nato animatore nei villaggi e portato in Parlamento nel 2013 dagli italiani per fare la rivoluzione, sembra aver imboccato la strada dello showman. Senza indugi. È questo il futuro che attende il Che grillino, andato via dal Movimento sbattendo la porta dopo l’appoggio al governo Draghi. Ora si prepara a girare l’Italia, passando da un teatro all’altro, per promuovere il suo spettacolo. Una vocazione confermata dal successo di pubblico e incassi nelle prime due serate nella Capitale: il primo e il 5 giugno Di Battista si è esibito al teatro di Tor Bella Monaca, quartiere romano. Sold out. Tutto esaurito per «l’attore Dibba». Il botto. Emozione. Il suo agente sta già pianificando le prossime tappe. Sarà un successo. L’ex grillino è raggiante: «1200 persone hanno assistito il 1 ed il 5 giugno al monologo Assange, colpirne uno per educarne cento. È un monologo che ho scritto e che ho messo in scena grazie ad una squadra fantastica. 1200 persone non sono poche, segno che il tema (contrariamente a quel che sostengono i giornalisti mainstream che celano la loro pavidità dietro alla scusa degli ascolti) interessa eccome. È un monologo che ripercorre la storia di Wikileaks ricordando tutto quel che l’organizzazione giornalistica creata da Assange e da altri attivisti ha pubblicato. Scoop sensazionali, notizie sconvolgenti, informazioni di indubbia utilità pubblica. «Molte cose le abbiamo dimenticate. È stato il gioco del sistema del resto. Distruggere Assange con accuse false, con complotti mediatici, con distrazioni di massa per farci scordare quel che ci ha permesso di conoscere. Nel monologo parlo di Iraq, Afghanistan, Libia, del complesso militare-industriale Usa, della sorveglianza di massa da parte della Nsa, dei memorandum di propaganda mediatica realizzati dalla Cia, dell’industria delle armi e della finanza che la controlla», commenta l’ex parlamentare. È davvero la volta buona. Di Battista sfonderà. Tony Servillo è nel panico. Dibba vuole rubargli la scena e il pubblico. La tentazione di ritornare in pista in politica c’è ancora: prima di sposare la nuova passione del teatro, Di Battista ha fondato l’associazione Schierarsi, riallacciando i rapporti con gli ex grillini delusi. L’ipotesi di una candidatura alle Europee non è definitivamente tramontata. Vorrebbe puntare tutto sulla battaglia pacifista. Dopo l’addio al Parlamento, Di Battista si è cucito l’abito del rivoluzionario in viaggio con zainetto e felpa. Per le strade di Roma o al salone del libro di Torino il dress code è lo stesso.

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Dai tempi di accoglienza al diritto di asilo. Svolte e nodi del patto europeo sui migranti

sabato, Giugno 10th, 2023

di Gian Micalessin

Se anche il Parlamento darà il via libera, saranno finalmente scardinate le regole di Dublino che limitavano le ricollocazioni negli altri Paesi dell’Ue Avatar

È la prima e unica vittoria conseguita in dieci e passa anni da un governo italiano nel difficile confronto con l’Europa sul tema dei migranti. Ed è oltremodo importante e significativa. Nella complessa partita giocata giovedì durante il vertice dei ministri dell’Interno europei riuniti nel Lussemburgo la delegazione italiana, guidata da Matteo Piantedosi, è riuscita a cancellare due storici tabù. Il primo è quello di Dublino che c’imponeva la gestione permanente dei migranti irregolari. Il secondo è quello sul respingimento dei migranti illegali verso il Paese di partenza o d’origine. Il tutto in un clima d’intesa con Paesi come l’Olanda e l’Austria inflessibili, in passato, nell’affossare le richieste italiane Un’operazione diplomatica in cui è stato cruciale il ruolo del premier Giorgia Meloni impegnata parallelamente in un confronto con il cancelliere tedesco Olaf Scholz sui movimenti «secondari», gli spostamenti degli «irregolari» sbarcati in Italia e transitati illegalmente in Germania. Ma partiamo dalle regole di Dublino, il trattato che impone al Paese di primo arrivo il rimpatrio o la gestione dei migranti privi del diritto all’asilo. Fin qui le uniche possibilità concesseci dalle norme europee erano il (complesso) rimpatrio degli irregolari o il loro mantenimento vita natural durante. D’ora in poi, se anche il Parlamento Europeo darà il suo assenso, la responsabilità esclusiva del Paese di primo arrivo durerà solo 15 mesi. Che scenderanno a 12 se il migrante «irregolare» sarà arrivato dopo un salvataggio in mare. E se scaduti questi due termini il migrante sarà in un altro Paese non varrà più la norma, assai utilizzata da Berlino, che ci costringeva a riprenderci i cosiddetti «dublinanti». Ma sul fronte di Dublino la vera svolta è la rimozione della norma che limitava le ricollocazione negli altri paesi europei ai soli migranti meritevoli d’asilo. La dimensione italiana degli sbarchi, caratterizzati da oltre il 70% di irregolari, rendeva inutili, se non ridicole, le quote di redistribuzione concesseci dal 2015 ad oggi. La svolta consente anche di sfruttare al meglio l’obbligo giuridico alla solidarietà varato nel Granducato e inserito per la prima volta nei regolamenti Ue. Quell’obbligo garantirà un minimo di 30mila redistribuzioni annue fra migranti «regolari» e «irregolari» che il paese europeo di destinazione non potrà più rifiutare. E se la quota minima di 30mila ricollocamenti non sarà rispettata l’Italia potrà opporsi alla restituzione di un pari numero di «dublinanti», gli irregolari sbarcati in Italia, ma transitati in altri Paesi. Ma la vera rivoluzione cartesiana sarà la possibilità di concordare immediati rimpatri verso paesi terzi «sicuri» un’operazione considerata fin qui alla stregua dei «respingimenti».

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Elly Schlein riunisce il Pd ma il suo punto fermo è solo il Gay Pride

sabato, Giugno 10th, 2023

Claudio Querques

Crisi economica, guerra in Ucraina, alluvioni. Ma nell’agenda di Elly l’unità certezza, l’unico punto fermo, per ora è la partecipazione al prossimo Roma pride. Appuntamento da non perdere, specie ora che il tema dei diritti è diventato centrale anche per il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri che proprio ieri ha proceduto alla trascrizione dei primi due atti di nascita di figli di due mamme. Ad entrambi, sindaco e segretaria dem, è arrivato il plauso incondizionato di Alessandro Zan, paladino di questa e altre battaglie, l’unico a parlare di «compatezza del Pd». Un piccolo primato.

In realtà mai come in queste ore la direzione impressa al partito disorienta i riformisti e confonde l’area dei moderati. «Il partito radicale c’era già, non c’è bisogno di un doppione», si rumoreggia dietro le quinte. La riunione della segreteria, durata poco meno di 5 ore, è servita a toccare vari argomenti. La segretaria dietro la scrivania del Nazareno, gli altri componenti in modalità online. «Forse faccio in tempo a non perdere il treno», ha salutato, alle 14.20, gli uscieri Elly. In tempo per rispondere alla Meloni («si preoccupi del Paese prima che ci porti a sbattere») e poi via a preparare la direzione nazionale in programma lunedì prossimo.

Non sarà una passeggiata. La linea ondivaga, lo scontro con i De Luca padre e figlio, il disagio della componente cattolica, la scelta di dare la prima intervista a Vogue – magazine certamente non nazional popolare- l’uscita maldestra sull’armocromia: l’elenco delle gaffe che hanno creato sconcerto si allunga. Da qui la richiesta di «stringere i bulloni, riannodare i fili del partito dando spazio alle pluralità delle posizioni purché non diventino cacofoniche», ha detto Elly ai suoi. La liste delle voci critiche però si allunga. Bonaccini vuole evitare «una deriva minoritaria che ci metterebbe in un angolo».

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Incendio Colli Aniene, ci sono i primi indagati. In Procura 40 ore di filmati

sabato, Giugno 10th, 2023

Massimiliano Gobbi e Augusto Parboni

Superbonus sotto accusa nelle indagini sull’incendio di Colli Aniene, il rogo che lo scorso 2 giugno ha coinvolto una palazzina di 7 piani in via Edoardo d’Onofrio provocando un morto e 16 feriti. Dopo aver ricevuto da parte dei vigili del fuoco 40 ore di registrazioni e una montagna di immagini riguardo al rogo scoppiato a Colli Aniene, la procura ha deciso di iscrivere i primi nomi sul registro degli indagati. Gli investigatori che hanno ricevuto la scorsa settimana la delega dalla procura, hanno infatti consegnato al procuratore aggiunto Giovanni Conzo una serie di informative contenenti, tra l’altro, materiale video e fotografico, che, dopo essere stato esaminato dagli inquirenti, hanno portato alla decisione di indagare i primi nomi sul «modello 21». Una scelta presa per poter svolgere nei prossimi giorni una serie di accertamenti tecnici.

Inviate le prime relazioni in procura, sul fronte delle indagini si continua a lavorare per capire da dove sia partito l’innesco, concentrando tutto il lavoro sul cantiere, in particolar modo nell’area del deposito dove si trovava gran parte dei materiali da utilizzare per completare i lavori del super bonus sulla palazzina.

La lente degli investigatori si sta soffermando proprio sul materiale usato per realizzare il cappotto termico al fine di stabilire il rispetto della certificazione dei pannelli in merito al grado di infiammabilità, la pericolosità del ponteggio andato in fiamme, ma soprattutto il punto di innesco, se interno o esterno della facciata. Dal comando dei vigili del fuoco di Roma e dal Nia, il nucleo investigativo anticendio, intanto, sono partiti tutti i rilievi sul materiale con «prove tecniche» che in questi giorni verranno analizzate presso il laboratorio dei vigili del fuoco di Capannelle.

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Giorgia Meloni nel mirino di Lucia Annunziata: “Istituto Luce”

sabato, Giugno 10th, 2023

“Scandalizzata” dal presunto piano di Giorgia Meloni. Lucia Annunziata dopo l’annuncio dell’addio alla Rai per mancanza di condivisione “su tutto” con il governo, spara a zero sulla premier nel corso di Repubblica delle idee, l’evento organizzato dal quotidiano diretto da Maurizio Moloinari. La conduttrice di Mezz’ora in più, su Rai3, a Lucia Annunziata meette insieme riforme costituzionali e della Rai, partendo dalla polemica sui “controlli concomitanti” sul Pnrr. “La democrazia è fatta di pesi e di contrappesi, di istituzioni che difendono anche il cittadino dallo Stato, la trasformazione di questo Paese è istituzionalmente permessa e fino a che punto? Perché dovrei essere a favore del ridimensionamento della Corte dei Conti?”, è l’affondo di Annunziata.

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Nella masseria del potere. La regia di Vespa sullo show di Meloni tra orecchiette, bollicine rosate e manager

sabato, Giugno 10th, 2023

dal nostro inviato ILARIO LOMBARDO

MANDURIA (TARANTO). Bruno Vespa è fermo sulla ghiaia, con un’impazienza ben mascherata. «Ma come? Sono ancora tutti in piedi? Non va bene, non va bene. Avevo detto che dovevano essere pronti. Portateli ai tavoli, subito. Devono essere tutti seduti ai loro posti. Appena lei arriverà, si alzeranno per salutarla». La notte è abbastanza afosa, a pochi passi dalla piscina illuminata, tra cactus e ulivi, il conduttore tv impartisce ordini al telefono mentre attende che Giorgia Meloni esca dalla suite per la cena. È giovedì sera, la premier è atterrata in ritardo, l’intervista con Vespa che avrebbe dovuto aprire la rassegna nella masseria salentina del conduttore Rai è stata rinviata all’indomani. Sono un paio d’ore che gli ospiti bighellonano, incuriositi e affamati. Qui li chiamano tutti sponsor.

Sono manager, dirigenti di azienda, banchieri. Seguono la rotta del nuovo potere, affidandosi al suo regista. Bruno Vespa è tante cose. Un giornalista con la passione del ragazzo di bottega, il rumore delle rotative ancora nelle orecchie e il fiuto del cronista (la memoria gli riporta a galla un viaggio a Madrid con Sandro Viola e Bernardo Valli – «Erano inseparabili» – e quella volta in cui la madre a L’Aquila gli portò il caffè a letto e il giornale, Il Tempo, con il suo pezzo terminato a notte inoltrata: «Avevo 17 o 18 anni»). Il maestro di cerimonia della politica italiana, padrone unico e assoluto di un salotto televisivo che si è guadagnato il nome di Terza Camera, dove si sono seduti tutti. Persino Beppe Grillo: «Ma ancora Elly Schlein non è venuta». Con Meloni c’è un grande feeling, e lei lo ha preso un po’ da consigliere. «Studia, e lo fa ad ampio spettro. Poi sapete quale è la sua forza a livello internazionale?». Quale? «Sa le lingue». È un vignaiolo, proprietario di un masseria a cinque minuti di macchina da Manduria, orgoglioso delle sue etichette che qui spuntano ovunque e che sono protagoniste di un libro lasciato in bella mostra, dove ogni vino della casata è abbinato a un piatto di uno chef italiano rigorosamente tristellato (si parte con il Brut Rosé Noitre per accompagnare il rognone con sorbetto di senape di Massimiliano Alajmo): un libro scritto da Vespa, sui vini di Vespa, per gli ospiti di Vespa. Ma Vespa è soprattutto una cosa quando lo vedi in azione, dal vivo, anche nella sua Masseria, con un caldo che scioglie la concentrazione a chiunque, non a lui. È un regista. Ha il montaggio in testa. Taglia e cuce con gli occhi e con gli occhi controlla ogni cosa, e ogni cosa deve essere funzionale a questo teatro all’aria aperta e in movimento.

Al suo fianco c’è sempre il suo storico autore Maurizio Ricci. «Sono con lui dal secondo anno di Porta a Porta. Prima ho fatto un po’ di film con Ermanno Olmi». Ma la vera curatrice dei dettagli e della messa in scena finale è Donna Augusta Iannini, sua moglie dal 1975. Sceglie la fragranza melogranata che assale gli ospiti in soggiorno, si lamenta che le telecamere impallano la vista del palco dove il marito intervista Meloni, cambia all’ultimo le tovagliette per la cena, vigila sui giornalisti non accreditati sospettati di scrocco aggravato, «Se non glielo dici tu, prendo il microfono io e mi sentono…». «Non lo fare, per carità», la ferma Vespa.

Tutto è pronto, tutto deve funzionare perfettamente. Ovviamente sono le sbavature a dare profondità alla giornata, l’ironia di una terrazza romana “ettorescoliana” in trasferta in Salento, fatta di sudore, sbuffate, noia, caccia al piatto di orecchiette pomodoro e cozze, e dove spunta anche una principessa con uno splendido corallo al collo. È Carolina Theresa Pancrazia Galdina zu Fürstenberg: in breve Ira von Fürstenberg, è qui in qualità di zia di Ernesto Fürstenberg Fassio, presidente di Banca Ifis. Nobili e contado. Un fuori programma sono i coltivatori di ciliegie che entrano nella tenuta e si fiondano su Meloni prima dell’intervista. «Venga presidente, una foto con le nostre ceras’». In fondo, anche loro hanno bisogno di uno sponsor, non hanno esperti a disposizione e si attrezzano come possono: urlano.

Gianluca Comin, fondatore e guida di Comin&Partners, si rallegra: l’organizzazione sta andando liscia, i manager e gli imprenditori che ha portato in Puglia sembrano soddisfatti. Ha solo un cruccio: nessuno si fila il ministro della Salute Orazio Schillaci, l’unico presente prima dell’arrivo del ministro-cognato Francesco Lollobrigida e di Guido Crosetto. Il clima sarebbe disteso e informale, se non fosse per lo zelo degli agenti che su ordine dello staff di Meloni, eternamente in ansia per i giornalisti, blindano entrate e uscite del labirinto di tufo della masseria seicentesca che fu delle monache benedettine e che a fine Ottocento il neonato Stato italiano sequestrò e mise all’asta. Il bisticcio con la polizia avviene di fronte a una signora in bikini e panama che prende il sole su una sdraio di fronte alle piccole piscine in stile termale. È la signora Palenzona. Il marito, Fabrizio, un passato nella Margherita, ex Unicredit e oggi presidente di Aiscat Servizi, è in prima fila a sorridere e ad applaudire alle battute di Meloni. Gli applausi e le risate sono ripetute. Quando attacca Schlein, quando difende i Paesi di Visegrad e accenna qualche smorfia contro Bruxelles (qui la battuta migliore su Polonia e Ungheria è di un collega cronista: «Sta dicendo che è colpa del comunismo se sono fascisti»).

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Bonaccini: “Nessuna corrente contro Schlein, il Pd continuerà a sostenere Kiev”

sabato, Giugno 10th, 2023

Annalisa Cuzzocrea

Sul profilo whatsApp Stefano Bonaccini ha una foto del 1990 che lo vede giovane mentre imbraccia una pala. Non è un caso che l’abbia ritirata fuori ora che la sua Regione scava per venir fuori dal fango delle alluvioni. Sulla maglietta c’era scritto: What. Erano i giorni de “la cosa”, del passaggio dal Pci ai Ds, di una sinistra da reinventare. «Mi sembra un’immagine perfetta anche adesso», dice il presidente del Pd e dell’Emilia-Romagna.
Presidente, come sta andando?
«È stato un nuovo terremoto, ma la reazione è stata altrettanto forte. La caparbietà dei romagnoli, la grande solidarietà degli italiani, l’abnegazione dei nostri sindaci: è anche grazie a tutto questo che l’Emilia-Romagna si rialzerà, ancora una volta, più forte di prima».
È fiducioso.
«Pensate alle spiagge subito aperte. Pressoché tutta l’area coinvolta è stata ripulita dall’acqua e procede lo smaltimento di detriti e rifiuti».
Cos’è urgente fare ora?
«Resta critica la situazione che riguarda frane, mille quelle più significative, e strade, 755 quelle comunali e provinciali chiuse o seriamente danneggiate. Bisogna reagire immediatamente: indennizzi per le famiglie e le imprese per riparare ai danni e ripartire subito, lavori immediati per mettere in sicurezza i fiumi e riaprire le strade. Al Governo abbiamo indicato priorità e strumenti operativi condivisi con sindaci, associazioni economiche, organizzazioni sindacali. Noi siamo pronti».
Quante persone sono ancora fuori casa?
«Sono 684 le persone accolte nelle strutture allestite da Comuni e Protezione civile. Numeri che diminuiscono ogni giorno».
Avete aggiornato la stima dei danni?
«Parliamo di diversi miliardi di euro: la prossima settimana porteremo al Governo una stima ancora provvisoria, ma già piuttosto precisa».
A molti amministratori è sembrato che Meloni e Salvini addirittura litigassero, all’incontro sulla ricostruzione. Li ha visti anche lei?
«Onestamente no, ma ero concentrato su altro: insieme a sindaci e presidenti di Provincia eravamo a Palazzo Chigi a indicare cosa, secondo il territorio, serve per ripartire: ripeto, abbiamo idee piuttosto precise su norme, strumenti e governance necessari. La ricostruzione deve ripartire adesso».
Con lei commissario, come sarebbe naturale? Ha capito cosa impedisce a Meloni di affidarle questo ruolo?
«Mi vien da dire una sola cosa: basta polemiche. E lasciamo fuori interessi di parte e partito. La priorità è una sola: far ripartire la Romagna al più presto. Come hanno detto i nostri sindaci a Palazzo Chigi, qui nessuno cerca alibi: servono strumenti straordinari e risorse adeguate. Non Bonaccini, ma l’intero sistema regionale – enti locali, imprese, sindacati, Terzo settore, professioni – ha indicato un modello, quello della ricostruzione post sisma 2012: andate a vedere, oggi ci sono più imprese, più lavoro e un Pil più alto di prima. Siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità, come sempre. E lavorare assieme al Governo».
La ostacolano perché ha battuto Salvini alle Regionali?
«Non voglio nemmeno pensarlo».
L’ Emilia-Romagna ha ecceduto con cementificazione e consumo di suolo?
«Chiedo sempre di mostrarmi una legge regionale più avanzata della nostra in materia. Ma non c’è, perché siamo i primi ad aver affrontato il problema approvando cinque anni fa una norma sul consumo di suolo a saldo zero, che ci ha già permesso di tagliare 11mila ettari destinati a nuova urbanizzazione, e altrettanti ne salveremo. Oltre ad aver avviato 126 progetti di riqualificazione e recupero dell’esistente per un investimento complessivo di 160 milioni di euro».
Non vede un’ansia della maggioranza di governo di occupare qualsiasi posizione? Penso alle nomine, a Inps, Inail, Rai, oltre che al ruolo di commissario nella sua Regione.
«Spero non sia così. E comunque qui non si tratta di accaparrarsi un posto, ma di garantire l’assetto più efficace alla ricostruzione. Spero che nessuno pensi lo si possa fare da Roma, magari improvvisando una struttura tecnica e burocratica scollegata dal territorio e dalle istituzioni locali».

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Quattro bimbi trovati vivi nella giungla della Colombia: sopravvissuti da soli per 40 giorni dopo un incidente aereo

sabato, Giugno 10th, 2023

Quattro bambini sono stati ritrovati vivi nelle foreste della Colombia dopo essere sopravvissuti per circa 40 giorni in seguito a un incidente aereo. Hanno 13, 9, 4 e un anno. Originari del gruppo indigeno Uitoto, i piccoli vagavano soli nella giungla dopo lo schianto del Cessna 206 su cui viaggiavano con la madre, il pilota e un parente. Tutti e tre gli adulti sono morti e i loro corpi sono stati trovati dai militari sul luogo dell’incidente.

Erano dispersi dai primo maggio nelle giungle a Sud del Paese. «Una gioia per tutto il Paese! I 4 bambini che si erano persi 40 giorni fa nella giungla colombiana apparivano vivi», ha annunciato sul suo account Twitter il presidente colombiano Gustavo Petro, che ha confermato la notizia annunciata pochi minuti prima da Radio Caracol. I protagonisti di questo miracolo di sopravvivere nella giungla per 40 giorni sono i minorenni Lesly Mukutuy, 13 anni; Soleiny Mukutuy, 9 anni; Tien Noriel Ronoque Mukutuy, 4 anni, e la piccola Cristin Neruman Ranoque di un anno. I minori, fratelli tra loro, sono stati trovati in un punto sperduto tra i dipartimenti di Caquetà e Guaviare che sono stati perlustrati senza sosta per settimane da circa 200 soldati, tra cui commando delle Forze Speciali dell’Esercito, e indigeni di varie tribù che conoscevano la giungla.

Le forze armate colombiane hanno pubblicato le foto del ritrovamento dei quattro bambini sopravvissuti ad un incidente aereo e a 40 giorni da soli nella giungla. «L’unione degli sforzi ha reso possibile questo momento di gioia per la Colombia», si legge in un post sull’account attribuito al generale Giraldo. «Gloria ai soldati delle Forze militari, alle comunità indigene e alle istituzioni che hanno partecipato all’Operazione speranza», si esulta.

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Pirati del Mediterraneo sequestrano una nave turca al largo di Ischia: bloccati dalle forze speciali italiane

sabato, Giugno 10th, 2023

FRANCESCO GRIGNETTI

La notizia è arrivata all’ora di pranzo ed era una di quelle per cui la Marina si esercita sempre, da anni, ma che finora non si era mai verificata: al largo di Ischia una nave mercantile chiedeva aiuto perché a bordo si erano appalesati dei pirati che stavano tentando di prendere il controllo. La nave era un mercantile turco del tipo Ro-Ro, cioè un grande traghetto, il «Galata Seaway», con 19 marinai di equipaggio e 3 passeggeri, presumibilmente autisti di Tir. Era in navigazione da due giorni, salpata da Topcular e diretta al porto francese di Setè. E tutto sembrava filare liscio finché una quindicina di clandestini, armati di coltelli, non sono venuti allo scoperto. Chissà, forse pensavano di dirottare il traghetto verso un porto italiano. Forse li hanno scoperti e non sapevano più che fare.

Il capitano è riuscito a dare l’allarme alla sua sala operativa. Ed è subito scattato il dispositivo militare italiano. Dalla Spezia è partito un team di incursori del Comsubin, proprio quelli che erano stati al centro della polemica durante la sfilata del 2 Giugno. Da Brindisi allo stesso tempo salivano su due elicotteri una squadra di fucilieri del reggimento San Marco. Sono due forze speciali che operano in simbiosi e una delle loro missioni è esattamente questa: riprendere con la forza il controllo di grandi navi. E così è stato. A sera la Difesa lasciava filtrare che la nave turca era tornata sicura e poteva fermarsi nella rada di Napoli.

In verità la pirateria è tornata da qualche anno. E che dei pirati tentino di impossessarsi di una nave mercantile succede nel Golfo di Guinea, al largo della Somalia, in certe aree dei Caraibi. Mai era accaduto finora nel cuore del Mediterraneo. Dentro il «Galata Seaway» devono essere stati attimi di terrore. Hanno funzionato le difese passive, però, che ormai tutti gli armatori hanno adottato: porte blindate per chiudersi in sala comando, comunicazioni satellitari continue, pulsanti d’allarme. Da quel che si sa, il grosso dell’equipaggio si è precipitato dentro la zona blindata. E lì hanno aspettato i soccorsi.

I nostri sono arrivati con due elicotteri. È una manovra che questi team misti incursori-fucilieri provano e riprovano di continuo. E dunque l’elicottero più piccolo e agile dapprima ha volato rasente le onde avendo il sole alle spalle, e solo all’ultimo istante si è alzato sul ponte della nave. Da lì, fulmineamente, due alla volta, gli incursori si sono calati con le cime e hanno poggiato i piedi sulla nave. Quando i primi si sono allargati e hanno creato un perimetro, il secondo elicottero è arrivato con più uomini a bordo, sono scesi lungo le funi, e tra questi un paio di loro portavano imbragato al petto anche il proprio cane. Sono cani utilissimi perché aiutano l’uomo a sentire il pericolo di possibili esplosivi, ma anche a sentire le tracce di presenze ostili.

Il tutto si è svolto in pochissimi minuti attorno alle 18. In quello stesso momento, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, reduce da una celebrazione in onore della Marina proprio a La Spezia, era sul palco di Bruno Vespa, in Puglia, nella masseria dove per tre giorni si alterneranno politici e imprenditori chiamati alla corte del conduttore tv. Vespa lo intervistava sull’Ucraina, le forze armate del futuro, le sfide tecnologiche. E invece Crosetto di continuo sbirciava il cellulare. A un certo punto s’è reso conto di sembrare un po’ scortese. «Sapete – ha detto – c’è in corso un’azione delle nostre forze speciali al largo di Napoli e il capo di stato maggiore mi tiene al corrente con questi messaggi. Scusatemi se vi sembro distratto».

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