Il 2017 ci porti elezioni e proporzionale
Abbiamo gettato via un anno inseguendo i sogni di gloria di un uomo solo, Matteo Renzi, apparso sulla scena per unire gli italiani e uscito a mani vuote dopo aver spaccato il Paese in una inutile guerra civile politica, per di più sul nulla.
È stato l’anno delle dolorose macerie del terremoto dell’Italia centrale, ma anche delle macerie bancarie, di quelle del lavoro che non c’è, degli immigrati che vagano pericolosamente e impunemente per le nostre città e tante altre ancora.
Vien da chiedersi come faccia questo Paese a essere ancora in piedi, tutto sommato ritto e ottimista. Non saprei se è perché siamo incoscienti o semplicemente perché siamo italiani, che qualche cosa vorrà pur ben dire. Adesso però basta cavolate.
Il renzismo si è rottamato da solo, la sinistra storica non ha più faccia né attributi, il grillismo si è schiantato al via del gran premio di Roma, il centrodestra, tra esperimenti e strappi, non si è capito cosa vuole fare da grande. Quindi, apparentemente, non c’è via d’uscita. Eppure, se solo cambiassimo gli occhiali coi quali abbiamo osservato il 2016 che per fortuna si sta per chiudere, il panorama potrebbe apparirci meno confuso. Non più la ricerca affannosa, e purtroppo inconcludente, dell’uomo della provvidenza ma un patto tra uomini di buona volontà. Detto altrimenti, dobbiamo sperare in una nuova legge elettorale sostanzialmente proporzionale: ogni partito si presenta alle urne da solo, senza l’ossessione di dover indicare un candidato leader, e poi, in base al responso degli elettori, un governo di coalizione in base a programmi chiari e condivisi.
Dobbiamo prendere atto della realtà: l’azzoppamento vigliacco di Berlusconi, il fallimento di Renzi e l’inaffidabilità di Grillo rendono impossibile e masochista proseguire sulla strada del maggioritario puro (o me o lui). Per ricostruire le macerie che cinque anni di governi – ben quattro – non eletti ci hanno lasciato serve uno sforzo comune che sia rappresentativo di una larga fetta di elettori, un Parlamento che legiferi non a colpi di fiducia, un governo che non prometta la luna per mantenere le poltrone ma che faccia poche ma decisive cose. Devono farlo, possiamo farlo perché la buona notizia è che nel 2017 si andrà a votare, cosa sgradita a chi vorrebbe mantenere in piedi questo inconcludente sistema.
È gente che ha fatto, male, il suo tempo. Mettiamoci una pietra sopra e auguri a tutti noi.
IL GIORNALE