“Ma adesso isolare Istanbul sarebbe un errore”
Una forte condanna del «terribile attentato» di Istanbul e l’accorato appello a «risolvere presto la situazione in Siria e in tutta la regione del Medio Oriente, per sradicare questo potere malefico».
«L’Europa è stata troppo tempo a guardare alla finestra, ora si agisca in fretta». A parlare è monsignor Paolo Bizzeti, gesuita, vicario apostolico di Anatolia (Turchia), all’indomani dell’attacco al Reina di Istanbul che ha provocato 39 morti.
«Siamo addolorati, con tutto il popolo turco, per questi terribili attentati. Si tratta di fatti indiscriminati, che colpiscono tutti, senza distinzione di razza, cultura, religione. In Europa si pensa a smarcarsi dalle vicende della Turchia, ma non possiamo. Siamo tutti nella stessa barca. Siamo tutti nel mirino. Quella dei terroristi è una strategia per mostrare come siano più forti, ma non è così. Si tratta di poche persone che però con il tempo sono diventate una forza. L’Isis andava combattuta con efficacia da tempo. Invece siamo strati per troppo tempo a guardare».
A cosa si riferisce?
«In Siria, ad esempio, siamo stati tanti anni prima di intervenire. Nel frattempo, con il malcontento e la rabbia per una situazione sempre più instabile, le persone si sono trasformate nei terroristi di oggi. Serve un intervento forte e un lavoro coordinato per sradicare questo potere malefico. La violenza è possibile grazie ad armi accessibili a tutti, grazie alla complicità internazionale, ai troppi silenzi della comunità e dell’Unione europea. In Turchia, così come in tutta Europa, il problema dell’Isis è stato sottovalutato per troppo tempo, non c’è stato il giusto impegno per combatterlo».
Come fare per sconfiggere l’Isis?
«Prima di tutto risolvere seriamente il problema della Siria, stroncando il commercio di armi. È l’Occidente stesso che invia container carichi di armi. E poi occorre sedersi intorno a un tavolo per una negoziazione vera. L’Europa sia più attiva, non si può più permettere un genocidio indiscriminato dei civili. Ogni giorno in Siria e in Iraq accadono stragi come quella avvenuta a Parigi, a Berlino, a Istanbul, ma non se ne parla. Anche la questione dei rifugiati va affrontata in maniera decisa, non solo innalzando muri in casa propria. Bisogna lavorare per risolvere la situazione in Medio Oriente, non si può più continuare a ignorarla. Per vincere il terrorismo la soluzione non è aumentare l’apparato di sicurezza, bisogna risolvere la situazione in Siria e Medio Oriente».
Che clima si respira in Turchia?
«Tutti hanno paura. Il Paese si sta fermando, il turismo internazionale è in tracollo. La gente è impaurita».
L’intervento armato in Siria, così come quello in Iraq, può essere la soluzione?
«L’intervento armato in Iraq da parte degli americani ha creato più problemi che altro. Servono interventi più intelligenti. Bisogna che l’Europa riprenda il suo ruolo di mediatore».
Il processo di ingresso della Turchia in Ue subirà conseguenze?
«Gli attentati non pregiudicano il percorso di ingresso della Turchia in Ue. Pensare di ignorare o alzare muri con la Turchia è ingiusto e dannoso. Il negoziato va avanti da oltre 35 anni. Non ci dobbiamo isolare, sarebbe un’illusione».
IL GIORNALE