Profughi, la stretta del Viminale Ma è polemica contro i Cie

ROMA Una lettera di richiamo ai prefetti per distribuire i profughi in tutti i Comuni ed evitare «enclave etniche con numeri troppo alti di richiedenti asilo». Si muove su un doppio binario la politica del Viminale in materia di immigrazione. Mentre il ministro dell’Interno Marco Minniti vola in Tunisia e rinnova l’accordo bilaterale sugli «irregolari», in Italia si cerca di ampliare il sistema di accoglienza per evitare rivolte dei migranti come accaduto a Cona, ma anche proteste degli abitanti che — dopo il precedente di Goro di qualche settimana fa — alzano barricate contro l’arrivo degli stranieri. E dunque dovranno essere i rappresentanti del governo sul territorio a far rispettare l’accordo siglato con l’Anci, l’associazione dei Comuni, che prevede l’invio di 2,5 migranti ogni mille abitanti. Coinvolgendo così tutti gli 8 mila sindaci e non solo i 2.600 ora disponibili a mettere a disposizione le strutture temporanee.

L’accordo con Tunisi

Manutenzione dei mezzi per il pattugliamento delle coste e del territorio, corsi di formazioni per la polizia, forniture di apparecchiature per i controlli, aiuti nel settore del turismo: Tunisi accetta di continuare la cooperazione con l’Italia e dunque il rimpatrio degli irregolari. Si chiude così la prima tappa del viaggio di Minniti che oggi sarà a Malta proprio per concordare le politiche europee per profughi e irregolari. L’obiettivo è riuscire a mantenere la media di un volo charter a settimana con 50 persone a bordo per Tunisi. Ma il vero risultato passa per il negoziato in corso con la Libia e dalla possibilità di concedere al governo di Al Serraj aiuti e materiali in cambio di uno stop alle partenze.

I Cie e gli arrivi

Ieri sono state salvate nel Mediterraneo circa 400 persone, altri migranti sono già pronti ad imbarcarsi per raggiungere l’Italia. Minniti ha già deciso l’apertura di un Cie in ogni Regione: una scelta vista con favore dal centrodestra, ma criticata duramente proprio dalla sua parte politica. Se la governatrice del Friuli e vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani si dice «contraria perché sono stati un fallimento», altre voci in opposizione si levano dal partito, come quella della vicepresidente Sandra Zampa che parla di «posti disumani» e Sinistra italiana li definisce «una bomba a orologeria». Più cauto il sindaco di Milano Giuseppe Sala che spiega di non essere «contrario in modo preconcetto, ma è necessario predisporre un piano nazionale serio».

Lettera ai prefetti

È firmata dal capo del Dipartimento Mario Morcone la lettera indirizzata ai prefetti per chiedere «il rispetto pieno dell’accordo con l’Anci che prevede l’accoglienza di 2,5 migranti per ogni mille abitanti» perché, è questo il punto chiave, «le maggiori problematiche derivano da dimensioni di centri che non consentono un percorso di integrazione e che marginalizzano d’altra parte una sorta di enclave etnica con numeri troppo alti di richiedenti asilo». Nella lettera si evidenzia che si tratta di un «piano di fondamentale importanza che richiede il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti istituzionali interessati affinché possa esplicare appieno i propri effetti sull’intero territorio nazionale e garantire così il conseguimento dell’obiettivo di un’accoglienza equilibrata e diffusa dei migranti condivisa con il sistema degli enti locali». L’obiettivo è chiaro, sia pur senza essere esplicitato: i Comuni che continueranno a rifiutare i migranti potranno essere obbligati con la requisizione delle strutture.

CORRIERE.IT

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