Le Questure in allarme per il pericolo droni: “L’Isis ci può attaccare”
«Viene segnalata la possibilità del compimento di un attacco terroristico in Italia, di matrice islamista, contro obiettivi civili, tra il 2 gennaio ed il 6 gennaio, anche con l’utilizzo di droni e/o mezzi di trasporto o autovetture già oggetto di furto».
Con queste parole in un documento del primo gennaio la Questura di Venezia ha messo in guardia da un imminente attentato jihadista nel nostro Paese. Il Foglio di Servizio sollecita gli operatori di polizia ad una «ulteriore sensibilizzazione di tutte le misure di ordine, vigilanza e sicurezza in atto» per assicurare fino all’Epifania gli stessi sistemi di sicurezza schierati a Capodanno.
La notte di San Silvestro è scivolata via senza registrare particolari minacce, ma l’allerta non diminuirà fino al 6 gennaio. E forse c’era da aspettarselo. Tuttavia per la prima volta in una circolare delle forze dell’ordine viene ufficializzato il rischio di attacchi aerei da parte dell’Isis. Non più soltanto raid armati in luoghi di aggregazione, cinture esplosive o tir. Ora la Guerra Santa contro l’Occidente potrebbe conoscere un nuovo capitolo simboleggiato da un’arma innovativa: il drone. I servizi segreti europei da tempo stanno tenendo in forte considerazione la possibilità che i soldati delle bandiere nere arrivino a sganciare bombe chimiche sulle metropoli d’Europa proprio grazie all’uso di droni. Si tratta di ipotesi formulate sulla base di dati reali e accertamenti ben precisi raccolti dalle intelligence occidentali.
E una ulteriore conferma, come riportato dall’HuffingtonPost, è arrivata anche dal Mossad: gli 007 israeliani avrebbero segnalato alcuni droni in ingresso in Italia via mare, modificati appositamente in modo da essere armati. Per questo ai poliziotti italiani è stato chiesto di «mantenere un elevatissimo e costante livello di attenzione nello svolgimento dei servizi» e di realizzare un «accurato controllo delle persone che, in luogo pubblico, risultino in possesso di droni».
L’allarme non riguarda solo il Veneto. Tutte le Questure dislocate nel Belpaese hanno infatti redatto allo stesso modo circolari di allerta da distribuire agli agenti schierati sul territorio. A Fiumicino l’ufficio polizia di frontiera aerea ha protocollato una circolare in cui si segnala lo stesso pericolo e si chiede ai responsabili delle varie sezioni di «sensibilizzare il personale dipendente» a tenere gli occhi aperti, di esercitare una «assidua vigilanza nei confronti di persone con comportamenti anomali e sospetti» e soprattutto di intensificare le misure di sicurezza «in relazione alla minaccia terroristica».
Difficile dire quanto sia realistico lo scenario di un imminente attentato islamico nelle nostre città. Ad ispirare gli uffici delle questure nella formulazione delle note informative, infatti, è stato il Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo. Si tratta di un tavolo permanente, composto dai vertici delle forze di polizia e dei servizi segreti, al cui interno vengono condivise e valutate le informazioni sulla minaccia terroristica interna ed internazionale. Il «Casa» potrebbe essere stato mosso dal desiderio di mettere le mani avanti e coprirsi col più classico dei «noi l’avevamo detto». Un eccesso di prudenza? Probabile. Di certo c’è che dopo l’uccisione a Sesto San Giovanni di Anis Amri, l’autore della strage natalizia di Berlino, anche il nostro Paese è entrato nel mirino del terrorismo islamico. Gli investigatori stanno cercando di capire se nell’hinterland milanese, a Roma, ad Aprilia o in altre città dove Amri ha abitato nel corso del suo soggiorno in Italia siano attive cellule capaci di dare in qualche modo sostegno logistico ai jihadisti. Ma sopratutto si cerca di captare «notizie e segnali» sul desiderio di lupi solitari o gruppi silenti di fare quel «salto di qualità» finora mai realizzato nel Belpaese. Magari con l’uso di droni.
IL GIORNALE