L’allarme degli agenti: “Solo in 190 su 100mila sanno sparare in corsa”
Gli agenti di polizia preparati al tiro dinamico, in Italia, sono solo 190 su 100mila. Finché il terrorismo era confinato in Afghanistan o Irak, nel nostro Paese non c’era la necessità di addestrare gli uomini a sparare a un soggetto in movimento.
Ma dopo l’attentato di Charlie Hebdo, nello Stivale, come in altre nazioni europee, si è creata l’esigenza di un addestramento continuo, in stile Nocs o Gis, che consenta ai rappresentanti delle forze dell’ordine, ovvero quelli che ogni giorno garantiscono la sicurezza per strada, di rispondere a un eventuale attacco di attentatori che cercano il martirio mirando a uccidere.
Ecco perché, a inizio 2015, il segretario generale del Sap, Gianni Tonelli, inviò all’allora premier Matteo Renzi, all’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano e all’ex capo della polizia Alessandro Pansa, un piano di addestramento che, a suo dire, avrebbe risolto, in buona parte, questa carenza non di poco conto. Il Cat (corso anti terrorismo), sarà inviato nuovamente da Tonelli, nei prossimi giorni, all’attuale premier, Paolo Gentiloni, al ministro dell’Interno, Marco Minniti e al capo della polizia, Franco Gabrielli.
«La situazione dell’apparato della sicurezza – spiega Tonelli – è molto complessa e serve intervenire in maniera veloce ed efficace. Oggi abbiamo organici depauperati dai tagli lineari che hanno portato a un vuoto di 45mila unità nelle forze di polizia, di cui 17mila della polizia di Stato. Ecco perché servono arruolamenti straordinari che possano, anche se in parte, rimpiazzare il vuoto. La strada assolutamente sbagliata sarebbe quella della chiusura degli uffici per recuperare uomini, mascherata da una falsa razionalizzazione. Gli equipaggiamenti, poi, vanno necessariamente adeguati alle nuove esigenze: servono armi nuove e idonee ai giubbotti antiproiettile ed equipaggiamenti per eventuali attacchi nucleari, biologici o chimici. Infine – conclude – bisogna predisporre una serie di corsi full immersion per tutti coloro che operano su strada e un corso e potenziare la cyber security, anziché chiudere uffici di polizia postale».
Il corso, del costo di circa 6 milioni all’anno, in tre anni consentirebbe l’addestramento di 12mila poliziotti impegnati nell’attività di controllo del territorio, di cui 10mila delle volanti e 2mila di reparti di prevenzione del crimine. I moduli prevedono lezioni su «Armi e tecniche di tiro» con parti teoriche e pratiche che contemplano il tiro sia in poligono esterno sia interno (ad esempio ingaggio di una sagoma posizionata tra altre da non colpire o ancora tecnica per neutralizzare una persona che indossa un giubbotto antiproiettile). Lezioni, quindi, su tecniche operative (tra le quali autodifesa, studio dell’occhio umano per vedere come reagisce in caso di attacco al buio, sfruttamento di potenzialità delle torce, simulazioni di fermi a posti di blocco e così via). E, ancora, Tecniche di autodifesa (utilizzo dei taser elettrici, difesa da attacco con pugno, bastone, coltello), Guida operativa sicura, Esplosivistica (studio degli ordigni, tecniche di innesco e disinnesco) e Difesa Nbcr (Nucleare, biologico, chimico e radioattivo). Le scuole idonee ai corsi sarebbero quelle di Nettuno, Spoleto, Pescara, Spinaceto e Abbasanta. Un addestramento diverso, insomma, adeguato ai tempi che cambiano.
IL GIORNALE