Le mille vite del «re dei peones» Domenico Scilipoti
Se uno vale uno, quanto vale Scilipoti? Il senatore di Forza Italia Domenico Scilipoti è stato nominato vicepresidente della commissione Scienze, Tecnologia e Sicurezza della Nato. Dovrà pure occuparsi di Ucraina. Proprio lui, Mimmo Scilipoti, il «re dei peones» (come recita una sua biografia), il ginecologo che definì l’omosessualità una patologia, «atti animaleschi» che possono portare all’«estinzione della razza umana».
Scilipoti e la Nato! La notizia ha fatto scalpore. Su Scilipoti esiste un’aneddotica stramba da far invidia ai grandi capolavori del Surrealismo. Un politico che ha combattuto contro scie chimiche e signoraggio bancario, con consulenti del calibro di Alfonso Luigi Marra e Sara Tommasi. Un politico che con il sodale ed ex dipietrista Antonio Razzi voleva rappresentare l’Italia nel mondo.
Un bel giorno, Mimmo si è fatto aggiungere il cognome del padre, Isgrò, quasi per uscire dalla corte dei miracoli dei peones e proporsi come aspirante statista. È fin troppo facile ora cedere allo sghignazzo, usare Scilipoti Isgrò come sinonimo di «traditore» (nel 2010 salvò il governo Berlusconi cambiando casacca), prendersela con uno cui in Parlamento urlavano «Munnizza, munnizza» («Ma io sono una risorsa per il governo», ribatteva l’interessato).
Vero, è facile, ma è anche vero, come ci ricorda il saggio, che le marionette bramano di trasformarsi in impiccati. Visto che le corde sono già lì, bell’e pronte.
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