Così i soldi per i bimbi siriani finiscono in tasca ai jihadisti
Ti chiedono soldi per i poveri bambini martoriati dalla guerra in Siria, ma poi si scopre che servono a finanziare i terroristi.
Lo Stato islamico avrebbe incassato 50 milioni di dollari di «donazioni private» dai ricconi del Golfo soprattutto attraverso organizzazioni umanitarie non governative. I più spudorati neppure mascherano l’aiuto agli estremisti chiedendo di «donare 100 dollari al mese per appoggiare la famiglia di un mujahed», che combatte in Siria.
I finti buoni che aiutano il terrore sono una piaga internazionale. Solo in Gran Bretagna i casi segnalati di abusi a fini terroristici, che riguardano le associazioni no profit «molte delle quali operanti in Siria o altre zone a rischio» sono 630, triplicati negli ultimi tre anni.
Uno degli ultimi casi riguarda l’organizzazione benefica Didi Nwe, con base a Birmingham, che in realtà raccoglieva soldi per i terroristi islamici. Il testimonial era niente meno che mullah Krekar, un noto predicatore jihadista, che ha avuto recenti guai giudiziari anche in Italia. In luglio è finito sotto i riflettori Adeel Ul-Haq, un finto buono che raccoglieva via Twitter fondi «per aiutare a popolazione nelle città in guerra in Siria, ma in realtà li inviava ai combattenti dell’Isis» secondo la Commissione inglese sul no profit.
Site, che monitorizza la propaganda jihadista, ha scoperto il 3 gennaio una clamorosa raccolta fondi benefica. L’organizzazione «I tuoi figli al vostro servizio» lancia un appello per «donare 100 dollari al mese» per adottare la famiglia di un mujahed che combatte in Siria. Nell’annuncio c’è la foto di un miliziano di spalle, in mimetica e fucile mitragliatore tracolla con in braccio un bambino. Per versare l’obolo basta chiamare un numero di cellulare siriano.
Un caso di finte «adozioni a distanza» dei poveri bimbi vittime della guerra ha riguardato l’Italia. Sul conto di una banca del Nord affluivano bonifici «per attività di carità» a favore dei piccoli siriani. In migliaia hanno abboccato versando piccole somme. I fondi venivano poi inviati in Turchia a disposizione di un volontario della guerra santa, che dall’Italia è andato a combattere e morire in Siria. Secondo le indagini «aveva utilizzato la Onlus come mezzo insospettabile di trasferimento fondi per finanziare la sua organizzazione terroristica». La task force finanziaria intergovernativa (Fatf), nel rapporto dello scorso anno sull’Italia, ha segnalato «che dal 2010 sono stati ricevute 26 segnalazioni di transizioni sospette» tutte a carico di organizzazioni benefiche islamiche. «Molte erano di interesse investigativo – secondo le nostre autorità – e diversi casi sono ancora aperti».
Vicino a noi, il Kosovo, è una centrale di associazioni no profit colluse con l’estremismo islamico. Il governo di Pristina ne ha già chiuse una ventina in gran parte finanziate da turchi o sauditi per i collegamenti con il terrorismo internazionale. L’Akea, «Associazione per la cultura, l’educazione e la scuola» reclutava volontari per lo Stato islamico. L’ultimo caso eclatante riguardante Hamas, il gruppo integralista palestinese, ha coinvolto la potente Ong cristiana, World vision. Grazie al suo rappresentante, Mohammed Halabi, arrestato dagli israeliani, «milioni di dollari» sono stati utilizzati non per opere di bene, ma per costruire i tunnel dove passano le armi per Gaza o pagare i militanti di Hamas.
La Fondazione per gli aiuti umanitari di Istanbul (Ihh), un colosso non governativo turco, è stata accusata più volte di portare armi nascosti nei carichi umanitari ai ribelli in Siria. I caccia russi hanno dirittura bombardato un convoglio della ong, che Israele aveva messo al bando da tempo. L’Ihh nega tutto, ma suoi membri hanno aderito alla ribellione in Siria o sono stati arrestati nelle retate dell’antiterrorismo in Turchia.
La Task force internazionale (Fatf) ha raccolto 102 casi nel mondo, senza rivelare nomi e paesi, che dipingono un quadro incredibile. Un’associazione caritatevole internazionale ha utilizzato gran parte dei fondi raccolti nel sociale per acquistare «missili terra aria, fucili d’assalto, droni, visori notturni, sistemi Gps e di comunicazione satellitare» per i terroristi. Un’altra ong riceveva donazioni «per progetti umanitari in un’area di conflitto», ma gli inquirenti hanno scoperto che sono servite a finanziare campi di addestramento del terrore.
IL GIORNALE